In: La Civiltà Cattolica n. 3815, 2009http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2009/3815/index_3815.html


Edmund Power, In viaggio con San Paolo. Riflessioni dell’Abate di San Paolo fuori le Mura,

Roma, Lateran University Press, 2008


Nel lungo elenco dei lavori pubblicati in occasione dell’anno paolino voluto da Benedetto XVI, fa piacere poter segnalare anche un piccolo contributo dell’Abate di San Paolo fuori le Mura. Il fatto è tanto più significativo se si considera che all’A. è affidata la cura pastorale nella Basilica in cui si venerano le spoglie mortali dell’Apostolo delle genti, custodite ininterrottamente da 1300 anni dalla comunità benedettina.

L’A., monaco benedettino, dopo aver ottenuto il Ph.D. in teologia nell’Università di Londra e aver insegnato per alcuni anni, è stato priore del Collegio benedettino internazionale di Sant’Anselmo a Roma, ed è abate della Basilica paolina dal 2005.

Per l’A., Paolo è stato sempre di fondamentale importanza nel personale percorso biblico, spirituale e omiletico. Possiamo allora comprendere cosa abbia significato per lui il poter vivere stabilmente nel luogo della principale memoria paolina. Lui stesso ne parla come di un fatto che ha avuto un «effetto travolgente» nella sua vita, costringendolo a entrare “esistenzialmente” nel suo insegnamento, a leggere l’esperienza quotidiana personale e comunitaria attraverso gli occhi di Paolo. Ma l’A. ricorda che, pur in tanta ammirazione e affetto nei suoi confronti, Paolo non è il fine, ma soltanto un «mezzo»: «Paolo è il nostro compagno, la nostra guida, egli ci fornisce il linguaggio con cui possiamo rivolgerci a Dio […]. Ma mentre meditiamo su Paolo, egli stesso sparisce, e vediamo Cristo» (p. 6).

L’A. legge e prega le Scritture, e quindi Paolo, secondo l’antica tradizione monastica, vissuta alla costante presenza della parola di Dio. Il metodo, inevitabilmente, è quello della lectio divina: le parole di Paolo, ponderate nella preghiera, che generano pensieri collegati tra loro non necessariamente in modo conseguenziale.

In 12 brevi capitoli l’A. cerca di spiegare come egli vede Paolo oggi. La sua riflessione si poggia continuamente su brani delle Scritture, in particolare sulle lettere di Paolo, senza che questo interrompa la fluidità della lettura. La semplicità espositiva lascia trapelare una lunga consuetudine con gli scritti di Paolo, ma soprattutto un vero e proprio coinvolgimento relazionale. Le riflessioni prendono spunto dalle Scritture, dalla storia, dai luoghi, dall’arte. Leggendo, senza accorgersene scompare la distanza temporale tra Paolo e noi, fra i suoi tempi e i nostri. Si ha l’impressione non di leggere qualcosa «su» Paolo, ma di stare «con» Paolo.

Ci si immerge in un’atmosfera che si direbbe monastica, resa ancora più evidente dalle numerose citazioni di san Benedetto. Ma non si rimane mai rinchiusi in una sorta di intimismo spirituale disincarnato, distaccato dalla realtà quotidiana del nostro tempo. Tutt’altro: sulla falsariga di Paolo ci si sente stimolati sì alla relazione intima con la Trinità, ma sempre contemporaneamente aperti al mondo, all’annuncio, alla missione, al servizio ecclesiale. Alla fine della lettura si scopre che, nel fare questo «viaggio con San Paolo» guidati da un monaco benedettino, ci si rifornisce di serenità e di speranza.

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