In: La Civiltà Cattolica n. 3817, 2009http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2009/3817/index_3817.html


Caro collega ed amico. Lettere di Étienne Gilson ad Augusto Del Noce (1964-1969).

Con una lettera di Augusto del Noce a Étienne Gilson, a cura di Massimo Borghesi,

Siena, Cantagalli, 2008


I due protagonisti di questa corrispondenza, E. Gilson (1884-1978) e A. Del Noce (1910-89), si conoscono personalmente ai primi di settembre del 1964 in occasione di un convegno a Venezia. In quel momento Gilson ha 80 anni ed è considerato tra i massimi studiosi del pensiero medievale ed uno tra i principali maestri del pensiero cattolico del Novecento. Del Noce, invece, che ha 54 anni, è appena diventato docente di Filosofia morale a Trieste ed ha pubblicato un testo che poi si rivelerà molto importante nel dibattito filosofico italiano: Il problema dell’ateismo.

Dal loro incontro scaturisce questo scambio epistolare, analiticamente introdotto ed annotato da M. Borghesi, professore di Filosofia morale all’università di Perugia. Le lettere, scritte dal 1964 al 1969, sono quattordici: tredici di Gilson, una di Del Noce.

I due sono innanzitutto accomunati dall’interesse per il filone franco-italiano del pensiero moderno, un filone «agostiniano» che va da Cartesio a Malebranche e a Rosmini. Non mancano differenze di valutazione fra i due pensatori, ad esempio sulla natura «filosofica» del marxismo, sul significato dell’ontologismo cristiano odierno, su Cartesio. Contrariamente a Gilson, Del Noce considera Cartesio come la fonte unitaria dei due itinerari del moderno, quello cattolico e quello laico che sfocia nell’ateismo del XIX secolo.

Le riflessioni di Gilson si spostano poi sulla crisi del pensiero cattolico nel periodo postconciliare. In tale contesto occorre ricordare la sua condivisione delle tesi di H. de Lubac contenute nel volume Il Mistero del soprannaturale. Gilson si sente ormai isolato da quella Chiesa che pure lui ha servito con impegno. Denuncia a Del Noce il suo pessimismo: «D’altronde, per quello che mi riguarda, io ho finito. Non mi sento tenuto a battermi per una Chiesa che non mi vuole come soldato. Mi ritirerò nell’asilo della storia delle idee e della filosofia pura» (p. 97). Diverse le cause di tale pessimismo, tra cui il declino del tomismo nella Chiesa e il credito riservato dal mondo cattolico al gesuita Pierre Teilhard de Chardin, largamente valorizzato durante il Vaticano II.

Il gesuita è oggetto di critica nelle lettere a Del Noce, così come in diverse lettere a H. de Lubac, nonché in un apposito saggio contenuto in Problemi d’oggi, del 1967. A uno specifico concetto di Teilhard, Gilson fa più volte riferimento: il «metacristianesimo» che, a suo parere, lascerebbe spazio all’idea che il cristianesimo sia qualcosa che debba essere superato. Per Gilson, allora, non ci sarebbe alcun dubbio: si tratterebbe di gnosi cristiana. Nell’ottica dell’opposizione al progressismo ideologico che impregna parte della cultura cattolica del tempo, Del Noce condivide il legame Gilson-de Lubac, così come il giudizio su Teilhard de Chardin. Nel suo itinerario intellettuale, progressivamente il filosofo italiano valorizza sempre più il pensiero di Gilson, fino a ritenerlo come un punto di riferimento per fronteggiare criticamente lo spirito del tempo.

Il libro riporta le lettere sia in traduzione italiana, a cura di M. Borghesi, sia in lingua originale francese. C’è pure la riproduzione anastatica degli originali per il controllo e la verifica degli studiosi. La corrispondenza permette di conoscere un po’ meglio due protagonisti del pensiero del XX secolo e la loro relazione culturale, spesso troppo pessimistica, e offre un interessante quadro della situazione culturale e spirituale del cattolicesimo postconciliare.

RecensioniGiuseppe_Esposito%3A_Recensioni.html