In: La Civiltà Cattolica n. 3750, 2006http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2007/3750/index_3750.html


Bruno Forte – Vincenzo Vitiello, Dialoghi sulla fede e la ricerca di Dio,

Roma, Città Nuova, 2005


A cavallo tra il 2003 e il 2004, sulla base della domanda dei giovani impegnati nel «Laboratorio della Fede» a Napoli, si sono tenuti cinque dialoghi sulla fede e la ricerca di Dio. Due gli interlocutori: B. Forte, già ordinario di Teologia dogmatica e ora arcivescovo di Chieti-Vasto, e V. Vitiello, ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università di Salerno. Il primo dialogo ha riguardato: La ricerca di Dio. Si è messo in evidenza come, contro le pretese del nichilismo, l’uomo continui ad avere sete di Dio, e Dio continui a cercare l’uomo e a lasciarsi trovare da chi lo cerca al di sopra di tutto.

In tale ricerca, conoscenza e amore interagiscono ma, alla fine, il primo posto viene preso dall’amore. Dopo l’incontro, la relazione con Dio esige cura, radicalità e costanza. E l’incontro avviene in Gesù Cristo, argomento del secondo dialogo. È un incontro che interpella in modo radicale, che inquieta soprattutto la ragione onnipotente. Riconosciuto nella fede come il Dio incarnato, presa coscienza del suo incredibile amore, Gesù diventa l’unica vera speranza dell’uomo, il senso della sua esistenza, di una vita che non si chiude con la morte.

Il terzo dialogo ha avuto come oggetto: La Chiesa, forse l’argomento più controverso, anche fra i due interlocutori. Diverse le questioni in campo: le divisioni, l’ecumenismo, il papato, la Chiesa visibile e quella invisibile, la Chiesa come istituzione, i suoi obiettivi nel nuovo millennio, la distanza di molti credenti dalla Chiesa, le questioni di alcune categorie come i divorziati e gli omosessuali. Nel quarto dialogo i due interlocutori si confrontano su Il valore della vita, i valori della vita: l’etica. Diversi gli argomenti affrontati: il fondamentalismo, il relativismo, la possibile oggettività del vero e del bene, il perdono, il rapporto tra etica e religione, lo specifico dell’etica cristiana. L’ultimo dialogo si intitola Il mendicante del cielo: la Via della preghiera. Si riflette sulla preghiera come correlata al bisogno di speranza, alla solitudine, alla parola e al silenzio, e come contemplazione, stupore, lotta. Ci si chiede, infine, quale possa essere il senso della preghiera oggi.

I cinque dialoghi pongono in evidenza la complessità della fede, forse ancor più per l’uomo di oggi. I due interlocutori, non sempre d’accordo su tutto, non schivano le questioni: ambedue vengono allo scoperto, anche con aspetti personali, come difficilmente può avvenire nella loro attività di scrittori. Questo arricchisce ulteriormente i dialoghi, li rende vivi, incarnandoli nella realtà storica ed esistenziale. In effetti i due interlocutori, nella comune tensione verso Dio, finiscono col rappresentare due diverse modalità del vivere, oggi, la ricerca di Dio e la relazione con lui.

B. Forte dà voce a chi, senza rinunciare alla ragione ma senza lasciarsi frenare da questa, rischia e fa la scelta di Dio, si tuffa nella relazione con tutte le conseguenze e le relative incertezze umane. E il credente non ingenuo, che non semplifica la complessità della fede, ma prende una decisione, si definisce, contrariamente alla «indefinizione» crescente, e non solo nei confronti della religione. Nelle dotte parole di V. Vitiello, invece, potrebbe riconoscersi prevalentemente chi non può o non vuole rinunciare mai fino in fondo alle esigenze di una ragione che più volte rimane spiazzata, come di fronte all’«irrazionale» amore di Dio.

È quasi come l’ultima difesa per evitare il pieno coinvolgimento nella relazione con Dio, nel timore di essere così amati e, aprendosi all’amore, dover correre gli stessi rischi che si incontrano nei rapporti umani. È il problema della «fiducia», dell’«affidarsi» completamente all’Altro. È il problema di chi cerca, per quanto possibile, di coniugare fede e ragione, ma alla fine non riesce a coniugare amore e conoscenza e, su diversi punti, rinuncia almeno in parte all’amore per le esigenze della ragione. Sono coloro che, senza negare Dio e mostrando anche un vero rispetto per la vita cristiana autentica, non riescono a compiere il passo finale decisivo e, se non dicono «no» a Dio, comunque preferiscono «dire Dio in segreto».

Oltre a sollecitare riflessioni, questi interessanti dialoghi lasciano un’impressione finale: paradossalmente l’uomo, Dio e la loro relazione, vengono descritti con maggiore relativismo e comprensione dalle parole «teologiche» che non da quelle «filosofiche», dove diversi aspetti appaiono forzati in un modello ideale che ha poco a che vedere con la realtà incarnata.

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