home                    torna a "Chi è Mara Maryl"                      torna a "i racconti di Mara"

LE SFERE FLUTTUANTI 

(La stirpe degli dei)

 

Liam, Bryan, Jiri e Werner hanno il volto sfigurato dall’accelerazione. La scialuppa si stacca dall’astronave con uno scatto a 9 g.

Appena in tempo.

L’esplosione silenziosa alle loro spalle scaglia intorno brandelli di quella che è stata la loro casa negli ultimi cinque anni.

Werner urla un nome ma le sue corde vocali sono bloccate dall’accelerazione. Il suono che esce dalla sua bocca è quello di un corpo che si lacera.

- Bryan, guarda spento! – ordina Liam, e Bryan deve liberarsi dai pensieri di morte e pensare l’ordine mentale che impone al computer di bordo di bloccare l’immissione di atomi nei motori all’iridio.

Non c’è più bisogno di ordinare con lo sguardo come nelle navi del XXI secolo, basta pensare l’ordine e i sensori stampati nel casco trasformano il pensiero in segnale radio per i computer di bordo, ma i comandi verbali sono rimasti quelli di una volta.

Anche il cervello umano è rimasta quelle di una volta, e dopo una tragedia in cui sono morti tutti i tuoi amici, dissolti i nuclei di convivenza, pensare comandi tecnici non è facile.

L’accelerazione cala bruscamente a zero e Werner chiude gli occhi per uno spasmo doloroso alla gola, come se una mano assassina l’avesse artigliata.

Jiri e Bryan sono immobili. Bryan sembra di cera. Jiri ha una sfumatura grigia sulla sua pelle scura.

Werner gira la testa e vede spegnersi, come in un film senza sonoro, l’ultimo bagliore del fuoco d’artificio che fu la loro astronave.

- Sheena …- singhiozza. Serra le palpebre e le lacrime si staccano dai suoi occhi e fluttuano, perline acquose di dolore, nell’abitacolo, aspirate lentamente dai convogliatori.

Liam guarda in alto: enorme nel cielo c’è un pianeta verde rigato da colonne di vapori candidi.

- Guarda tre. – dice atono a Bryan che muove il capo dando un’occhiata ai sensori che captano il comando mentale. La scialuppa ha una vibrazione lieve e il pianeta ora è sotto di loro.

-  Angolo 32 –

Pensieri involontari dilagano nei lobi frontali di Bryan: nessuno ha avuto il tempo di soffrire. E poi che cos’è la morte? Il tempo? lo spazio? Più si affonda in quelle distanze e più perde di senso.

Il meteorite che ha colpito la grande astronave "Universe Explorer VII", bucando gli schermi protettivi, non era più grosso di un pallone da basket ma ha avuto l’effetto di una piccola atomica.

Loro quattro, i soli superstiti, sono riusciti a salire sulla scialuppa di salvataggio e tentare quella disperata manovra di atterraggio su uno dei pianeti che ruotano intorno a Sirio. Gli altri son tutti morti…. ma lui, Bryan, deve pensare "angolo 32"…

- Stiamo entrando nell’atmosfera del pianeta. - dice Liam.

La scialuppa sgroppa come un cavallo al rodeo.

Jiri spalanca gli occhi, ammucchiando il dolore in un angolo remoto del cervello. Controlla lo schermo del controllo giroscopico e annuncia il problema:

-  Destra bloccata. Orbita automatica impossibile. –

Il pianeta verde è sotto i loro piedi e la scialuppa vi sta precipitando.

Liam sgancia il calcolo automatico dell’orbita:

-  Uso i comandi manuali. Qual è la finestra di ingresso? –

Ora la scialuppa salta nell’impatto dell’atmosfera del pianeta come un sasso sull’acqua di uno stagno e a ogni sobbalzo un lampo accecante di un sole bianco crea sui volti dei quattro astronauti un effetto stroboscopico.

- Undici gradi. Sotto i dieci rimbalziamo fuori dall’atmosfera. Fino a tredici potrebbe reggere, poi diventiamo cenere.-

Liam annuisce. Una fastidiosa goccia di sudore supera le sopracciglia e gli brucia in un occhio. Scuote la testa per staccarla dal volto.

La densa atmosfera in cui stanno precipitando diventa rossa. Un suono lamentoso fa vibrare la scialuppa come fosse la vecchia scatola di una giostra.

- Sistema warp fuori uso. Si è staccato uno dei razzi di frenata.- riesce a dire Jiri con voce chiara sentendo allentarsi le cinghie di trattenuta poiché sono in caduta libera. La sua pelle diventa ancora più grigia.

- Pronti per l’impatto…- dice Liam come se annunciasse un manovra di routine, mentre una palla di fuoco avvolge la scialuppa - La gravità è più bassa che da noi, ci fracasseremo più dolcemente…buona fortuna a tutti! - riesce ancora a dire Liam ma gli occhi degli astronauti gridano un terrore senza suono, perché non c’è fortuna bastante nell’universo per sperare di salvare la pelle. Poi lo scoppio.

Big bang e big crunch si baciano fuori dal tempo e dall’entropia.

Silenzio.

Dalla nuvola di polvere che si leva con lentezza dal cratere, i resti della scialuppa sono contorti e semifusi dall’attrito. Difficile immaginare dei superstiti.

*****

Ma in un altro dove, i quattro astronauti riaprono gli occhi: sono vivi, sono nudi, non hanno ferite.

Si intravedono l’un l’altro, chiusi in bolle iridescenti, sospesi dentro una grande sfera trasparente oltre cui fluttua un mondo acqueo che pare senza confini. Una specie di acquario alla rovescia.

Fuori, in quella luce opalescente, verdastra, ondeggiano alghe di vari colori e si innalzano strutture, che potrebbero essere coralli, in un gioco di riflessi che vanno dal rosa al rosso fuoco, all’azzurro al cobalto. Milioni di piccoli animali dalle forme bizzarre giocano a nascondino nel fluttuare delle alghe.

In mezzo a quella nuvola di vita, nuotano umanoidi con minuscole narici e con grandi occhi stellati turchese e oro, e si affollano contro la parete trasparente, guardandoli con curiosità. Hanno teste ovoidali e bocche stupite ma prive di denti. Si fanno avanti muovendo con grazia le loro mani parzialmente palmate e le loro lunghe criniere verdi fluttuano nell’acqua.

Liam si accorge che uno di quegli esseri è in piedi accanto alla sua bolla: ha la criniera bianca con un vago ricordo di verde e occhi intelligenti al centro di una rete di minuscole rughe. Il corpo, alto e sottile, è avvolto in un velo, ricamato con tre grossi cerchi: di cui due bianchi, uno grande e uno piccolo, e un terzo, ancora più piccolo, di un rosso cupo, quasi viola.

L’alieno sembra trovarsi benissimo fuori dall’acqua e infila la cannula di quello che a Liam pare un narghilè nella bolla dell’astronauta, poi mima il gesto del succhiare.

Liam ha qualche difficoltà a tenere a fuoco le immagini. Muove le dita delle mani, come per provarle.

L’alieno ripete il gesto, invitandolo a succhiare dal tubicino che ha introdotto nella bolla.

Liam esita, poi si porta il tubicino alle labbra e aspira. Un liquido fresco e profumato gli riempie la bocca.

I suoi compagni, nelle bolle vicine, lo fissano immobili. Solo Werner sembra ben sveglio e gli fa disperati segni negativi, urla "non farlo" ma il suono non supera il muro trasparente della bolla.

Liam, capisce, ma si stringe nelle spalle e ingoia. Il liquido rinfrescante gli scende nello stomaco e si diffonde in lui una sensazione di benessere.

Altri umanoidi dal crine verde, i corpi sottili avvolti in veli, si avvicinano, camminando leggeri, con una grazia dondolante favorita dalla bassa gravità del pianeta. Bucano le bolle offrendo ai compagni di Liam delle cannule per succhiare.

Liam aspira un’altra sorsata e sorride ai compagni facendo loro cenno di bere.

Bryan e Jiri assaggiano il liquido, Werner rifiuta, diffidente, poi, vedendo che i compagni sembrano trarre beneficio da quel succhiare, beve anche lui.

L’euforia si impadronisce dei quattro terrestri che tentano di rompere le pareti delle bolle che li separano, per correre a riabbracciarsi, ma la sottile pelle traslucida delle bolle è troppo resistente.

L’alieno dalla bianca criniera leva alte le sue mani palmate e i terrestri si fermano. Le batte cinque volte una contro l’altra con una particolare cadenza. Si accende un luce cremisi nella sala e le bolle appassiscono, afflosciandosi ai piedi degli astronauti che corrono ad abbracciarsi e a scambiarsi manate per felicitarsi di essere ancora vivi.

L’alieno dal crine bianco si porta una mano sul petto e pronuncia con una voce sottile, quasi lo squittio di un delfino, una parola che a Liam suona come : Ki-li-li. Risponde con lo stesso gesto e sillabando il proprio nome "Li-am".

Due alieni offrono ai terrestri delle tuniche simili alle loro e i quattro si coprono sentendosi un po’ meno a disagio. Poi uno degli alieni offre loro, a palme aperte, quattro grosse perle. I terrestri le prendono con cenni di ringraziamento. Jiri scherza:

-  Se noi siamo gli Esploratori dell’Universo, ambasciatori del pianeta Terra, questa è corruzione…-

Gli risponde una voce flautata e gradevole:

-  Devi premerla sulla fronte.-

E’ l’alieno dalla criniera candida che ha parlato: ha sulla fronte una di quelle perle che però ora pulsa leggermente in tonalità blu. Continua:

- Benvenuti. Ripeto il mio nome, mi chiamo Kai-lo-lo. Noi emettiamo suoni che vanno oltre la vostra scala di percezione auditiva e voi invece emettete suoni che sono in parte sotto la nostra soglia auditiva. La perla risolve i problemi. E’ un traduttore dei pensieri volontari. Il sistema più facile per usarlo è parlare la propria lingua. Io sento i tuoi pensieri volontari nella mia lingua e tu senti i miei nella tua. Da dove venite? Abbiamo faticato molto per rimettere insieme i vostri corpi e spero di non aver fatto errori importanti. -

I terrestri si scambiano un’occhiata.

Liam pensa che Bryan sembrava meno peloso e forse Werner… non aveva una cicatrice sul volto? Certo che l’aveva, ma adesso è liscio come un neonato. Jiri si guarda le mani: nero era e nero è rimasto. Dice a Liam, ironico:

-  Liam, tu mica avevi tutti quei bei capelli rossi! Eri molto più stempiato e… mi sa che ci hanno ricomposti e migliorati…-

-  Amici - la voce di Kailolo è morbida e calda – il nostro ricostruttore cellulare è stato costretto a fare copie di copie molte volte. Non può farlo senza qualche infinitesimo errore. E’ una legge di natura che spero conosciate.-

- E’ alla base del mutare della vita…- azzarda Liam e Kailolo annuisce soddisfatto.

-  Tu sei il re? -

-  Che vuol dire "re"? – chiede il vecchio.

-  Voglio dire, tu sei il capo qui? Quello che comanda?-

-  Qui nessuno comanda, qui tutti obbediamo ai codici dell’amicizia e della collaborazione. Ognuno porta in sé una parte di quello che la nostra civiltà è riuscita a capire dell’universo, più si invecchia più quella parte aumenta. Io sono il più vecchio quindi ho diritto al titolo di "grande saggio", colui che sa tutto. Ovviamente "tutto" significa "tutto quello che sappiamo noi, adesso"…- la bocca senza denti si stende in un sorriso – ma non ci avete ancora detto da dove venite.-

-  C’è una stella a otto anni e otto mesi luce da qui che noi chiamiamo "Sole". Intorno a Sole girano molti pianeti. Noi proveniamo dal terzo, partendo dalla stella. Lo chiamiamo "Terra".-

-  Forse so di quale stella parli: è una doppia di lungo periodo.-

-  No. La vostra stella è doppia, la nostra no.-

-  Il nostro sistema è triplo. La compagna bianca di Farakai, il nostro sole, è molto piccola ma molto densa. Noi la chiamiamo Pi-tolo e compie 5 giri intorno a Farakai nel tempo in cui Nommo, completa una sola orbita. La seconda compagna è una stella rossa che ci ha aiutato a stabilizzare l’orbita di Nommo.

-  Nommo è il nome di questo pianeta? –

-  Certo, sì. Se vuoi, è la nostra… come dici tu? ah sì, Terra. Venite che vi mostro…-

Kailolo fa strada ai quattro astronauti in un tunnel trasparente ma flessibile, circondato da ogni lato dall’acqua e nell’acqua si vedono molti volti umanoidi che fissano i terrestri coi loro grandi occhi curiosi, le criniere verdi fluttuanti.

-  Quel liquido è acqua, vero? H2O. Ossia la molecola con un solo elettrone che…-

Liam si interrompe: ha incontrato gli occhi grandissimi e dolci di uno di quegli alieni che, al di là della barriera trasparente, lo fissa con amore. Quei corpi sembrano asessuati, sono belli ma efebici, eppure Liam sente che quell’alieno dev’essere femmina.

-  Sì, ho capito. Acqua. Noi diciamo "uela" che qui vuol dire anche "vita". Siamo anfibi, respiriamo sia questa miscela di gas, "aria" dite voi, che uela, cioè acqua.-

Anche Kailolo si interrompe e seguendo lo sguardo di Liam arriva al volto dell’alieno che sorride. Il Grande Saggio gli fa un lieve cenno di saluto.

-  Chi è? - chiede Liam.

- Il mio miglior uovo… - sorride Kailolo mentre il volto si illumina di affetto paterno.

-  Figlio o figlia? – chiede ancora Liam. Kailolo lo guarda divertito:

-  E’ ancora giovane, non vedi? Ovviamente nessuno dei due per ora. Tra poco sarà la notte della riproduzione e allora i corpi sessueranno. -

-  Scusa, Kailolo, vuoi dire che non nascete maschi o femmina ma lo diventate solo a un certo punto della vita? –

-  Certo che sì. Perché voi… uh, sesso fisso dalla nascita! Come mai tutti maschi?-

-  Siamo naufraghi. Le nostre donne sono morte. – risponde Werner cupo.

-  Scusate l’osservazione sciocca di uno straniero. – e china il capo.

Si allontanano lungo il tunnel e Liam guarda un’ultima volta quei grandi occhi che lo seguono e quel corpo sottile, diafano e sinuoso che pinneggia lento nell’acqua e si sente sicuro che quella è una femmina.

*****

Il planetario è spettacolare, la volta celeste sembra così lontana che per un attimo gli astronauti credono di trovarsi all’aperto. Le stelle sono disposte a formare disegni diversi da quelli che si vedono da Terra.

- Anche voi avete disegnato figure nel cielo, seguendo i puntini delle stelle? – chiede Jiri.

-  Oh, sì, nei tempi antichi. Da allora Nommo ha compiuto più di cinquemila orbite intorno a Farakai. Eravamo primitivi e non sapevamo che le stelle fossero immerse in un universo a più dimensioni, e che quei disegni sono solo frutto della prospettiva. Eravamo così sempliciotti che usavamo quei disegni apparenti per fare delle predizioni sulla nostra vita…-

-  Anche su Terra! Uguale! – ridacchia Liam – La stupidità è universale come l’intelligenza…-

-  Io sono nato sotto il segno della Vergine… - interloquisce Bryan.

-  Se lo dici così sembri nato sotto il segno del …- ride il nero,  toccandosi i testicoli appena velati dalla tunica.

- Non capisco. Che significa? – chiede il vegliardo scuotendo la criniera bianca.

I tre ridono. Solo Werner resta scuro e assorto in se stesso e nel suo dolore.

Liam indica il suo sesso:

-  Noi abbiamo due ghiandole maschili, dove si forma la nostra discendenza, però, non so perché,  usiamo il loro nome anche come sinonimo di stupido.-

Kailolo dà un’occhiata a Werner e poi di nuovo a Liam che fa una smorfia a significare "sofferenza". Kailolo capta il senso della smorfia, nonostante la loro diversità, le espressioni del viso comunicano sufficientemente i reciproci sentimenti. Fa un gesto con le mani e il cielo ingrandisce con un effetto quasi pauroso, come se la Via Lattea scendesse a schiacciarli.

Ora ci sono meno stelle nella proiezione sulla volta scura. Una di esse è molto più grande delle altre, molto più vicina.

-  Quella è la nostra stella Prossima. – dice l’alieno, indicandola.

Liam medita un poco sulla nuova mappa e poi punta un dito su una stellina di modesta grandezza quasi all’orizzonte dello schermo semisferico:

-  Noi veniamo di là. Quella è Sole. La vostra Prossima noi la chiamiamo Epsilon Eridani, e quella a destra è Tau Ceti e poi UV Ceti e laggiù Alfa Centauri, che è la nostra Proxima, anche se c’è la stella di Barnard che è più vicina ma è stata scoperta dopo. Noi Farakai lo chiamiamo Sirio ed è una delle stelle più belle del nostro cielo. Nei tempi antichi aveva una luce rossa, probabilmente per una nuvola di polvere interstellare che passò tra i nostri due sistemi solari.-

Kailolo annuisce come se le parole di Liam confermassero un suo sospetto:

-  Sì, temevo che veniste da Mosh. Noi così chiamiamo il vostro sistema solare. Una decina di pianeti inabitabili e uno troppo abitato…

-  Conosci il nostro mondo? – Werner esce dalla sua cupa meditazione, ma la sua è una domanda dal tono ostile, aggressivo.

-  Non è possibile che io lo conosca com’è ora. – lo scruta Kailolo mentre risponde con grande lentezza - Non ci può essere correlazione di tempo tra due sistemi lontani, però l’hanno conosciuto i nostri padri e hanno vietato il sistema alle nostre navi.-

-  Avete navi interstellari? – Werner ora è fin troppo interessato.

-  Sì. Dieci orbite di Nommo fa le nostre navi arrivarono al sistema Mosh, ma quello che trovammo non piacque ai Saggi. Una leggenda dice che in quel sistema vivevano umanoidi che si massacravano continuamente in preda a una follìa genetica, collettiva e permanente. Così è un’area proibita per noi e se venite di là temo che non potremo lasciarvi tornare: Mosh è in quarantena.-

-  Ma è quasi un secolo che non ci sono più guerre su Terra! – interviene Liam -Le ultime furono quelle atomiche limitate e preventive del XXI secolo! Dimezzarono la popolazione terrestre e fu la lezione che ci fece rinsavire. –

-  Potete tranquillamente rimandarci a casa! Non trasmettiamo più la peste. – dice Werner con sarcasmo.

-  Abbiamo un governo mondiale, una polizia mondiale e nessun esercito.- precisa Liam che dà un’occhiataccia a Werner..

-  Questa è una buona notizia. La comunicherò agli altri Saggi e prima o poi organizzeranno una spedizione di controllo. – è la serafica risposta di Kailolo.

-  Prima o poi, quando? – insiste Werner, contrariato. Kailolo gli sorride:

-  A che velocità avete viaggiato per arrivare fino a Farakai? -

-  Sirio dici?- chiede Werner. Interviene Liam

-  A 0,98 la velocità della luce. -

-  Che sistema usate per contare? -

- Decimale. – risponde Liam e solo ora si accorge che le delicate mani palmate di Kailolo hanno solo quattro dita. Kailolo indovina il pensiero che sta dietro a quello sguardo e annuisce:

-  Noi abbiamo ovviamente un sistema ottale. Ma è facile la trasformazione… e comunque in questo caso è vicino all’unità. Allora avete già la risposta. -

-  Sì, ma…- tenta di interloquire Jiri-… almeno per radio…-

-  Sappiamo che mentre noi stiamo parlando qui gran parte della gente che conoscevamo su Terra è morta di vecchiaia, anzi Sole potrebbe essere esploso e lo sapremmo solo fra otto anni e dispari, tuttavia non credo giusto che ci impediate di tornare. - dice Liam.

-  Forse hai ragione. Sottoporrò la questione ai saggi. -

-  Quando? – chiede ancora Werner, aggressivo, e Liam lo calma rispondendo al posto di Kailolo

-  Te l’ha detto: prima o poi.-

Kailolo scuote la criniera bianca ed emette una squittio che forse è una risata.

Ancora gocciolante d’acqua, l’alieno dallo sguardo dolce che ha colpito Liam, entra nel planetario e porge le palme a Kailolo che le sfiora con le proprie. I due squittiscono suoni rapidi dai toni molto alti, poi Kailolo si volta verso Liam :

-  Kai vuole conoscerti.-

Liam si sente colmare il cuore di emozione, è attratto da quella creatura. La sente femmina, è attratto dal velluto buio che vede in quelle pupille verticali che suggeriscono qualcosa di felino.

Kai allunga le sue piccole mani palmate verso Liam che ci appoggia sopra le proprie che nel confronto sembrano zampe primitive ed enormi. Le mani di Kai sono calde. Forse è un’impressione dell’astronauta ma gli sembra che il verde soffuso della pelle umida dell’alieno sia diventato più intenso.

Kailolo squittisce qualcosa e Kai si ritira con un lieve inchino. Il Grande Saggio torna a rivolgersi agli astronauti:

-  Questi giovani d’oggi fanno cose molto poco educate. Non ci si presenta bagnati a un ospite asciutto. Doveva essere ansioso di toccare le tue mani perché non si fermato a sufficienza nell’asciugatore. -

Bryan sogghigna dandogli di gomito:

-  Attento, hai sentito, potrebbe diventare un lui… -

Kailolo continua a spiegare: il pianeta ha una sola grande massa continentale che ha lo stesso nome del pianeta, ma poiché gli Oannes, come gli abitanti anfibi di Nommo chiamano se stessi (almeno nella traduzione sonora che ricevono i terrestri), possono vivere nell’acqua come nell’aria, le loro città sono in parte emerse e in parte sommerse, tranne alcuni santuari sui monti e alcune stazioni scientifiche costruite nelle fosse dell’oceano.

*****

Sirio tramonta sulla linea sfumata dell’oceano, ancora accecante nel cielo che incupisce la sua sfumatura verde dovuta al cloro nell’alta atmosfera. Molto vicino alla grande stella splende un secondo sole, più piccolo ma altrettanto brillante, mentre un terzo sole rosso cupo aumenta la sua luce mano a mano che si addensa l’oscurità della notte. La nana bruna non riesce a far giorno, ma bagna tutte le cose di una luce fredda color sangue. Tutto sembra mutare forma e senso in quest’ombra cupa..

La città degli Oannes si estende in altezza e in larghezza superando la linea della spiaggia formata da fine sabbia verde e immergendosi nell’oceano tranquillo, dando l’impressione ai quattro terrestri di una città allagata da un bradisismo.

Dall’oceano si leva una brezza fresca e Liam rabbrividisce: il suo corpo è appena velato, avvolto dal velo ricamato che indossano gli abitanti anfibi di Nommo, "i ranocchi" come li chiama con disprezzo Werner che ora sta ritto sugli scogli a un passo da dove si frangono le onde tranquille della sera.

Liam si muove verso di lui ma è fermato dalla voce sensuale di Kai:

-  Perché quel tuo compagno sembra arrabbiato con noi? –

-  Perché gli avete ridato la vita. Era morto e preferiva restarlo. Ha perso la sua donna nella distruzione dell’astronave. –

- Oooh…. – mormora Kai e Liam vede quei grandi occhi allagarsi di lacrime. Un colpo rapidissimo della membrana nittitante cancella quel pianto – Ora capisco. -

Liam è imbarazzato da quel dolore. Nessuno di loro ha pensato davvero alla perdita subita da Werner, troppo lieti di non essere morti. Guarda il cielo.

-  Tre soli… stupendo. – cambia discorso Liam – specie per noi poveri terrestri che ne abbiamo uno solo…-

-  Mi hanno detto che anche la tua stella è doppia, però la compagna secondaria ha un’orbita molto ellittica che la porta nel vostro cielo solo una volta ogni 25 mila delle orbite del tuo pianeta intorno al suo sole. –

-  Nemesi… - mormora Liam - Abbiamo una leggenda che ne parla: avvicinandosi a Sole disturberebbe l’alone di comete e asteroidi che precipiterebbero su Terra tanto da provocare estinzioni di massa. Ma è solo un’ipotesi, non siamo mai riusciti a vederla, neppure uscendo dal sistema solare.

Kai si è fatto più vicino a Liam mentre le stelle Farakai e Pitolo tramontano sparendo nell’oceano in una luce cremisi. Il terzo sole rosso cupo è alto nel cielo e tutto il panorama acquista una tonalità color rubino, l’oceano si fa iridescente e persone e cose paiono dipinte coi colori improbabili di un computer ubriaco.

-  Non la potete vedere perché è una stella nera. –

-  Però voi l’avete vista. -

-  La nostra civiltà è più antica, Li-am -

E’ la prima volta che Kai pronuncia il nome del terrestre e il suono che sente Liam ha una risonanza erotica che lo coglie di sorpresa.

-  Ripeti il mio nome, per favore.-

- Li-am…- sussurra Kai e i suoi occhi sembrano fondersi in quelli del terrestre che prende fra le sue cinque dita, le quattro dita sottili e palmate di quell’anfibio verde chiaro.

- Ma … hai la febbre, Kai… - L’alieno sorride e impallidisce un poco, forse è un segno di imbarazzo. Sussurra:

-  La nostra temperatura di base è più alta della vostra e poi si avvicina la notte della riproduzione, la notte del grande amore universale…-

-  Ah sì. Me ne ha parlato Kailolo… è lui tuo padre, vero? –

-  Oh sì, è padre mio e di tante altre uova…

Liam si sente a disagio, lascia la mano palmata di Kai e cerca un terreno più neutro di chiacchiera:

-  Cos’è? Una cerimonia? -

-  Anche …- sussurra Kai.

-  E’ la notte in cui ognuno di voi diventa maschio o diventa femmina. Così mi ha detto tuo padre. -

-   Sì…- annuisce Kai e la sua criniera al vento della sera sembra percorsa da un brivido.

- E tu sai che cosa diventerai…? - Liam sente che la sua voce è diventata roca. Si irrita per le emozioni che il corpo manda suo malgrado al cervello: mica starà innamorandosi di un ranocchio, no?

- Se stai vicino a me, diventerò femmina…- dice Kai, ed è la più strana dichiarazione d’amore che il veterano Liam abbia mai sentito.

Dopo un lungo silenzio, Kai mormora:

-  Dopo la cerimonia, all’alba dei tre soli, noi giovani dovremo partire.-

-  Per andare dove? –

Kai fa un gesto vago indicando il cielo:

-  Nessuno chiede a un seme portato dal vento dove vuole andare…-

Liam guarda quella bella creatura con la criniera mossa dalla brezza che sembra invasa da una struggente nostalgia per qualcosa che è nel suo futuro e non nel suo passato. Il terrestre leva gli occhi al cielo dove iniziano ad apparire le stelle più luminose che il sole rosso non riesce a cancellare. Intorno a quelle stelle ruotano pianeti: miliardi di miliardi di mondi in attesa di un seme…

*****

La mattina seguente, con i tre soli di Nommo alti nel cielo, gli alieni guidano i terrestri verso il luogo in cui è caduta la loro scialuppa.

Il pianeta Nommo ha una massa di circa 2/3 di quella terrestre e quindi i quattro astronauti si sentono più leggeri e spiccano balzi impossibili sulla Terra, cosa che diverte particolarmente Bryan che dieci anni prima aveva partecipato ad una olimpiade di salto in alto senza arrivare ad alcuna medaglia.

Arrivati sul bordo del cratere scavato dall’impatto, la vista del relitto della scialuppa di salvataggio avvilisce i quattro naufraghi: non si è salvato nulla e certamente anche i loro corpi dovevano essere a brandelli in mezzo a quelle lamiere che già iniziano a corrodersi per la componente di cloro che c’è nell’aria.

-  Vi dobbiamo la vita, a quanto pare…- borbotta Werner che scende in mezzo ai resti semifusi.-

Kailolo scuote la testa:

-  Noi abbiamo solo rimontato i vostri corpi. La vita che era in voi non ve l’abbiamo certo data noi. –

- Però dovete conoscere bene la nostra biologia. – risponde Werner scostando i pezzi di ceramica cotti dal fuoco dell’attrito. Qualcosa attira la sua attenzione: c’è un dito semicarbonizzato rimasto incollato al montante di quello che forse era un seggiolino da pilota, e ha un anello di diamante, sporco di fuliggine, ma intatto. Werner si china e con mano tremante recupera quell’anello, lo accarezza con amore, pulendolo, baciandolo.

Jiri attira l’attenzione i Liam:

-  Werner ha trovato l’ MR… gliel’aveva dato Sheena e lei aveva quello di lui.-

Il Grande Saggio li guarda con aria interrogativa e Liam spiega, sottovoce:

-  Si chiama MemoRing. Molti di noi lo portano. Registra tutto quello che uno vede e sente. I pensieri e le sensazioni. C’è un software nell’anello che mantiene il costrutto della personalità. Quando il suo portatore muore l’anello prende il posto della persona: lo si può interrogare, parlarci, ragionarci, come se la persona registrata fosse ancora viva.-

-  Interessante… - sorride il vecchio – Così potete parlare con i vostri grandi pensatori come se fossero vivi. –

-  Sì, è una specie di immortalità sociale. Va benissimo per consultare le menti migliori della Terra dopo la loro morte, ma è negativo se usato per parlare con i famigliari scomparsi. Impedisce di elaborare il lutto…

Infatti Werner sta singhiozzando mentre davanti a lui, alta appena trenta centimetri c’è l’immagine olografica di Sheena che gli parla:

-  Non devi piangermi. Ci siamo scambiati gli anelli per essere una sola cosa e se siamo una cosa sola io sono viva in te, Werner.-

Kailolo prende per un braccio Liam e lo distoglie da Werner incamminandosi. Liam fa cenno agli altri di seguirlo e lasciare Werner solo.

Il vecchio sorride mostrando il filo delle sue gengive color pisello:

-  Non siete mica speciali: possiamo capire anche noi il dolore per la perdita di una compagna. –

-  Non solo non siamo speciali, ma mi sembra che siamo uguali in un modo quasi imbarazzante. Ci aspettavamo di incontrare forme di vita molto diverse da noi, invece…-

-  Tutta la vita che noi abbiamo incontrato finora è basata sulla chimica dell’elemento sei.-

-  Su Terra lo chiamiamo "carbonio". –

-  Va bene, carbonio. L’elica genetica è sempre la stessa sui mondi che abbiamo visitato, probabilmente la vita si è trasmessa da un pianeta all’altro con le polveri, le comete, gli asteroidi e i meteoriti. Oppure è un processo automatico in tutto l’universo. Voi avete un po’ più di carbonio e un po’ meno dell’elemento numero 21… no, un momento, sto contando in ottale, per voi che siete decimali è il numero 17. –

-  Cloro. Per questo avete una sfumatura verde.-

-  Sì, e in certe circostanze emaniamo anche una lieve fluorescenza. -

- Abbiamo la stessa genetica? – chiede con interesse Liam suscitando il sogghigno di Bryan che da di gomito a Jiri.

-  Sì.- annuisce Kailolo facendo ondeggiare la criniera. - Molti dei nostri geni sono identici ai vostri, molti sono alleli perfettamente compatibili e le diversità negli introni non sono tali da renderci aspecifici.-

-  Anche le vostre basi sono adenina, guanina, citosina e timina? -

-  Sì. Noi abbiamo dato loro altri nomi e dai confronti fatti coi vostri corpi una delle nostre basi è diversa, però voi l’avete nella molecola che funge da messaggero, e codificano per gli stessi aminoacidi e quindi formiamo proteine uguali. -

-  Potrò dare un’occhiata in un laboratorio? Forse la vostra base diversa è quella che noi chiamiamo uracile.

-  Quando vuoi. I nostri laboratori sono il miglior luogo per fare amicizie.-

-  E’ stupefacente. Un viaggio nell’infinito per trovare le stesse cose che ci sono a casa…-

-  Non capisco il tuo stupore: la vita sembra essere una sola in tutto l’Universo perché è soltanto l’atomo sei, come dite? Carbonio, ecco. Solo il carbonio ha facilità nel creare lunghe catene molecolari. La vita intelligente poi ha bisogno di gambe per spostarsi, di mani prensili per maneggiare gli oggetti e i sensi di input collocati in alto e vicino al cervello.-

-  Mmh. Sì, però avreste potuto essere polpi… - sorride Liam.

-  Oh sì. Prima di noi si stava evolvendo una specie di polpi intelligenti, ma ci fu una catastrofe che prosciugò il nostro oceano e i polpi morirono tutti. Si salvarono alcuni anfibi semplici e noi discendiamo da essi. Polpi o umanoidi la vita è una nell’universo e noi siamo e vogliamo stare in armonia con essa. Per questo il vostro sistema è stato isolato. Ho rievocato l’accaduto nella nostra memoteca. I nostri avi atterrarono sul vostro pianeta tra le otto e le dodicimila orbite prima che voi lasciaste il vostro mondo.-

-  Anni…-

-  Sì, fra gli otto e i dodicimila dei vostri anni fa. Eravate primitivi ma ci accoglieste bene in una piccola città che si chiamava Eridu. Vi insegnammo la rotazione delle colture agricole, a fondere il rame e farne bronzo. Ma subito ne faceste armi per uccidervi tra di voi. E non solo: anche alcuni dei nostri vennero sgozzati e vi ornaste con le nostre criniere poste sugli elmi da guerra.-

- Parli di tempi primitivi. Qualcosa è cambiato in questi millenni, non credi?- tenta Liam per scusarsi. Kailolo scuote la criniera.

-  Avevamo lasciato degli osservatori nel sistema Mosh. Siete arrivati a sterminarvi fondendo e trasmutando il primo atomo nel secondo. –

-  Tu dici l’idrogeno in elio. No. Le bombe atomiche a fusione non sono state mai usate contro nessuno. Purtroppo abbiamo usato quelle a fissione, spezzando l’ultimo atomo esistente allo stato naturale… ma anche questi avvenimenti sono lontani nel tempo, ormai.. -

-  Tutto quello che è accaduto, accade. Il passare del tempo è un’illusione della termodinamica. Abbiamo dato un’occhiata ai vostri motori, usate anche voi i circuiti distorsori, sia pure primitivi, quindi sapete che lo spaziotempo non esiste, ma esistono solo i campi gravitazionali e li distorcete per muovervi in essi.-

-  Sì, sì…- sbuffa Liam – ma questo vale per la fisica di base, noi siamo esseri termodinamici e per noi il tempo passa. –

-  Vero. Però passa in modo diverso a seconda dei diversi sistemi inerziali. Non c’è un "adesso" che ci possa collegare con il vostro pianeta. "Ora" qui non è "ora" là. Ve lo insegnano a scuola, vero?-

Liam annuisce e il vecchio alieno gli dà un colpetto su una spalla:

-  Ma dobbiamo affrettarci perché si avvicina la notte della riproduzione e le nostre astronavi devono essere pronte. –

Werner si infila al dito l’anello e segue con lo sguardo i tre compagni che si allontanano con il vecchio Kailolo.

-  Non farlo… - gli dice l’icona di Sheena, come e gli leggesse nel pensiero.

- Tu sei morta per questa esplorazione e con te tutti gli altri. Terra deve sapere, Sheena, non ho il diritto di fare altrimenti- Werner spegne l’anello prima che l’icona della donna possa replicare.

*****

 

Gli Oannes guidano veicoli anfibi in grado di correre sia sulle strade asciutte che immergersi nelle acque del mare.

Kai ride, criniera al vento, sfiorando le onde con il grande ovale trasparente privo di comandi e di meccanismi evidenti, che riflette e rifrange le luci dei soli di Farakai in marcia verso l’orizzonte.

Liam, seduto accanto a lei, la guarda con un sorriso da innamorato, che da al suo volto un’espressione intontita.

- Peccato che non ti posso far visitare il nostro museo storico! Tu respiri solo aria purtroppo…- esclama Kai mentre la perla che ha incastonata sul volto muta varie volte di colore.

Liam ha notato che quando la perla traduce le parole, le emozioni di chi parla si riflettono balenando sulla sua superficie.

Il mezzo uovo vola rasente il suolo e rallenta avvicinandosi ad alcuni grandi edifici dalle linee dolci e curve com’è nello stile architettonico degli Oannes.

- E quelli che fanno? – Liam indica un centinaio di alieni seduti in grandi poltrone con grandi caschi calati sulla testa e sulla criniera. Liam ride:

-  Va bene che avete la criniera, ma come mai tutti insieme al parrucchiere? –

-  Par-ruc-ciere…? - ripete sillabano Kai.

-  No, parrucchiere, quello che pettina i capelli… il pelo.. insomma il criniere…il crinierologo o come cavolo lo chiamate!-

-  Ca-vo-lo… oh, abbiamo anche noi una verdura simile… ma che c’entra?-

Liam scoppia a ridere e fa un gesto per dire che non importa.

Kai gli dà un’occhiata, esita e poi dice in tono leggero ma sotto cui si avverte una certa paura:

-  I saggi dicono che voi potreste essere ancora pericolosi. Loro hanno trovato nel vostro DNA un particolare concerto di geni che si esprimono insieme, diverso da tutti gli altri esseri viventi che conosciamo. –

-  Un concerto? –

-  Sì, insomma alcuni geni che abbiamo anche noi, in voi a volte "suonano" insieme e aumentano il metabolismo, l’adrenalina e alcuni neurotrasmettitori. E quando succede voi vi massacrate e massacrate chiunque abbiate davanti…-

Liam ride.

-  Non siamo mica scimmie assassine! – e capisce dalla sua stessa voce di aver detto una bugia, ma continua la difesa della propria razza – Voglio dire, forse lo siamo anche stati, ma adesso siamo personcine civili! – cerca di girarla in scherzo ma negli occhi di Kai non svanisce quell’ombra di preoccupazione che li ha appannati.

*****

Jiri si sente scuotere e apre gli occhi. La faccia di Werner è chino su di lui, con un dito sulle labbra. Jiri apre la bocca per parlare ma Werner gliela chiude con l’altra mano. Ha un bigliettino e, accertatosi che Jiri abbia capito, si tira indietro e glielo mostra.

"Vieni fuori tra cinque minuti, in silenzio."

Jiri legge e Werner stropiccia il bigliettino nel pugno e se ne va.

Cinque minuti dopo Jiri esce dal dormitorio: il cielo è nero e pieno di stelle. La scia bianca della via Lattea è l’unica cosa uguale al cielo terrestre in quel caos di soli scintillanti.

Werner lo prende sottobraccio e gli sussurra in un orecchio:

-  Ho scoperto dove questi ranocchi tengono le astronavi. Non c’è nessuno di guardia. Possiamo prenderne una e tornare a casa.-

-  Con un’astronave aliena che non sappiamo guidare?-

-  Vieni con me. Andiamo a vedere se ci capiamo qualcosa. Almeno per lasciare il pianeta, poi, una volta nello spazio troveremo le coordinate di casa.

Jiri è incerto, vorrebbe avvisare anche Brian e Liam, ma Werner lo trattiene e gli sussurra che è meglio prima che verifichino loro due se è possibile.

Jiri si lascia convincere e segue Werner.

*****

Le astronavi non sono immense come quelle che Terra monta nel punto di Lagrange, vicino alla Luna. Sono navi che devono vincere la gravità di Nommo, che per quanto più debole di quella di Terra, rende illogiche dimensioni troppo grandi.

Però sono decine di migliaia. Tutte già puntate verso il cielo stellato, come boccioli d’argento in attesa di fiorire.

Jiry si ferma stupito. Werner ridacchia:

- Non male per dei ranocchi, eh?- e si dirige verso una delle astronavi della prima fila.

Jiri lo segue, intimidito. Avvicinandosi ai grandi fusi argentei, si avvede che hanno delle sezioni trasparenti. Non ci sono giunzioni di alcun tipo, sembrano coltivate più che costruite. Accanto ad ogni astronave c’è lo scheletro di una torre con un montacarichi.

Werner fa cenno a Jiri di salire e poi sale anche lui e il montacarichi parte e li innalza verso una bocca ovale che si sta aprendo nell’astronave. E’ talmente violenta la sensazione che sia viva e che quella bocca si appresti a ingoiarli che Jiri grida.

Werner lo zittisce furioso:

- Merda! E’ solo uno sportello! -

Tutto rimane silenzioso. Nessuno sembra aver udito il grido di Jiri. Il montacarichi si ferma davanti alla "bocca" e l’interno dell’astronave si illumina di una debole luce verde.

- Una luce da ranocchi… - commenta Werner, spingendo dentro l’astronave Jiri, la cui pelle nera sta diventando grigia e quella luce spettrale gli dà un’aria da zombi.

-  Ma tu ci sei già stato…? –

-  Sì. due volte. Voi vi fate menare per il naso dai ranocchi ma io non ci casco e mi son dato da fare. Non credi che sulla Terra debbano sapere che qui ci sono questi ranocchi sapienti? –

-  Non hanno niente del ranocchio. Ce l’hai con loro? Perché?

-  Non ce l’ho con loro. Ce l’ho con voi che vi fate portare in giro come dei imbecilli. Ecco, guarda lì: quello dev’essere un comando warp. E quello là, con quella nicchia per 4 dita dev’essere il comando manuale di qualcosa. Forse l’accensione dei motori.-

-  Ah. Forse dici? O forse è un congegno di autodistruzione… Senti Werner, mi sa che sei diventato matto. Se i "ranocchi" come dici tu non ci spiegano come si fa non potremo certo guidare questi cosi. -

- Giusto. Infatti me ne sono procurato uno. – Werner batte le mani tre volte e si apre una porta, prima invisibile, nella parete della cabina di comando. Dentro, legata e imbavagliata, coi grandi occhi sgranati di paura, c’è Kai!

Jiri si precipita verso l’alieno per liberarlo. Leva il bavaglio a Kai che resta con le mani legate da un nastro adesivo.

- Kai! Werner è matto… gli è girato il …-

Jiri cerca qualcosa per tagliare il nastro che serra gli esili polsi di Kai e si trova un coltello puntato contro. Lo impugna Werner:

- Non voglio far del male a quel ranocchio, Jiri. Voglio solo che ci dica come si guida l’astronave. Dev’essere semplice. Qui tutto è semplice. -

-  Werner, per favore. Libera Kai. –

Werner annuisce e con un colpo di lama taglia il nastro che lega le mani all’alieno.

- Spiega come si parte. – ordina.

Jiri ne approfitta per buttarsi addosso a Werner e fargli perdere l’equilibrio. Urla:

-  Kai, scappa! –

L’alieno esita e poi corre verso il montacarichi. Werner colpisce brutalmente Jiri dietro al collo e il nero crolla sulle ginocchia.

Werner cerca di fermare Kai ma ormai il montacarichi sta scendendo. Furibondo si volta e vede Jiri che si sta rimettendo in piedi, fuori controllo per la rabbia, Werner lo colpisce al volto. Grida:

- Tu sei un bastardo traditore! Ma io non mi arrendo… io, piuttosto…- Werner si aggrappa al comando manuale e lo aziona.

Tutta l’astronave inizia a brillare e a vibrare. La vibrazione fa oscillare la torretta del montacarichi.

Jiri colpisce a mani unite Werner alla nuca che crolla come un toro al mattatoio e rimette il comando manuale nella posizione di partenza. Con un ultimo scossone la nave torna buia e silenziosa.

Werner si rialza a fatica e vede Jiri inginocchiato sull’orlo dello sportello che singhiozza. Alza un pugno per colpirlo, ma Jiri volta verso di lui un volto rigato di lacrime:

-  Guarda cos’hai fatto… - grida e indica il buio davanti a sé. La torretta è caduta e a terra si intravede il corpo sfracellato di Kai.

*****

I saggi di Nommo sono in riunione. Si tengono per mano e tacciono, immersi in meditazione.

Viene l’alba.

Werner è in piedi davanti a Liam. L’ira ha lasciato il posto allo sgomento. L’icona di Sheena, chiamata con il memoring, gli è apparsa ma gli ha detto di non chiamarla mai più, perché è un assassino.

Liam, gli occhi rossi per il pianto, guarda il compagno.

-  Sono come noi, Werner, meglio di noi. Se uno di loro fosse venuto sulla Terra ad ammazzare un essere umano adesso sarebbe in una cella forse in attesa di una condanna a morte. Tu invece sei qui, come se nulla fosse…-

- Se vuoi mi suicido. – risponde cupo Werner, restando immobile, insensibile come una statua.

- Abbiamo deciso! – annuncia la voce di Kailolo. I terrestri si voltano a guardarlo.

-  Kai era tuo figlio. Io amavo Kai. Qualunque decisione sarà accettata. –

-  Abbiamo deciso di non decidere nulla – conclude Kailolo. Poi guarda Liam: Stiamo riregistrando Kai e tra poco sarà di nuovo tra noi. Però la sua ultima registrazione risale a prima del vostro incontro, quindi non si ricorderà né di te, ne degli altri, né… - da un’occhiata a Werner – …dell’incidente…-

Liam fatica a capire. Werner si avvicina a Kailolo:

-  Avevi ragione tu. Noi siamo ancora pericolosi. Perché non mi condannate?-

-  Ti abbiamo condannato. Devi restare qui con noi. Non puoi tornare sulla Terra.-

-  Non ci voglio più tornare. – sussurra Werner.

-  Kailolo, portami da lei! –

-  Pronome femminile, mi pare…- ridacchia il vecchio scuotendo la criniera.

Il corpo nudo di Kai è immerso in una sacca come un feto nel liquido amniotico. E’ bellissima, integra, nuova.

" …nuova…" non riesce a impedirsi di pensare Liam. Kailolo gli sfiora un braccio:

-  Anche tu sei nuovo, se ci pensi. Eppure sei sempre tu.-

Il liquido viene drenato e la bolla si affloscia e scompare a un battere di mani di Kailolo.

Kai apre gli occhi, pieni di stupore, come quelli di un neonato. Due alieni la trasportano verso una macchina formata da una poltrona con un casco che calano sulla testa di Kai, simile a quelli che Liam ha veduto in città.

- Non erano parrucchieri… - sussurra Liam, affascinato. Il casco si illumina per pochi secondi e si spegne.

-  Kai! – la chiama il padre e di nuovo l’alieno apre gli occhi e sorride a Kailolo.

Dice qualcosa nella sua lingua dai toni acuti e Liam guarda verso il vecchio per avere una traduzione. Kailolo prende una delle perle traduttrici e la fa aderire alla fronte di Kai che dice:

-  Padre! – guarda intorno – che mi è successo? Chi è quello…?

- Kai…- sussurra Liam prendendole una mano. L’alieno è percorso da un brivido di piacere e sorride:

-  Non so chi sei ma… ma… -

- Mi chiamo Liam. Vengo da Terra un pianeta a otto anni luce da qui. E…- voleva dire "ti amo", ma si blocca.

Kai scende dalla poltrona e si stiracchia. Chiede al padre:

-  Quanto ho perduto?-

- Due mesi. Ti avevo raccomandato di non mancare l’appuntamento mensile alla registrazione, ma era arrivato questo… questo diversivo…- e indica Liam che sorride impacciato.

Kai torna a guardare Liam: i suoi grandi occhi diventano di velluto e i loro sguardi si fondono.

*****

I tre soli sono molto vicini uno all’altro, alti nel cielo e il sole Pitolo entra nel disco di Farakai e la somma della luce cala. Anche la piccola stella rossa sta lambendo il bordo della gigantesca Farakai.

Gli Oannes stanno celebrando quello che chiamano "il primo pranzo" e le tavolate si estendono per la pianura a vista d’occhio. I quattro terrestri siedono ad una di esse, senza che nessuno dedichi a loro particolari attenzioni.

Liam e Kai siedono uno accanto all’altro e mangiano da un piatto comune colmo di alghe azzurre. Liam le mastica con qualche perplessità, poi il suo volto si illumina:

-  Mmmh, ma sono buone… sanno, sanno di… di acciughe! –

-  "acciughe" è un "pesce"? – chiede Kai e Liam annuisce masticando con gusto.

-  Li-am, poi mi racconti tutto quello che abbiamo fatto insieme e che io ho perso nella riregistrazione? –

Liam annuisce, sogghigna e fa un gesto a significare "cose grosse", poi smette di masticare e chiede:

-  Una cosa non ho capito, Kai. Quella che chiami riregistrazione è durata si è no sei o sette secondi….-

-  Oh sì, i caschi sono veloci. Dopo tutto si tratta solo di circa 88… voi contate per dieci… non so come dirlo…-

Liam fa schioccare le dita:

-  Se questo e un bit, otto di questi – e prende le due mani di Kai – sono un byte.

Kailolo, che siede quasi di fronte ai due, interviene:

-  Cento terabyte, Liam. Voi direste cento terabyte. Centomila miliardi di byte. E’ tutta la memoria che in media sta in un cervello nostro, struttura compresa. Più o meno dovrebbe valere anche per i cervelli vostri. –

-  Quello di Bryan non arriva a un giga. – scherza Jiry. E Bryan di rimando:

-  Se il tuo è nero anche dentro farà sì e no un mega… infatti dici sempre megacretinate…- Ridono.

L’unico che mangia in silenzio e non partecipa al divertimento dei compagni è Werner. Siede accanto a Kai che non osa guardare, sopraffatto dai sensi di colpa.

Kai prende dei filetti quadrati da un grande vassoio e ne porge uno a Liam:

- Questo forse è come "pesce"… - Liam lo infilza col tridente che usano come forchetta e lo assaggia. Kai si volta e offre a Werner, che le siede accanto, un altro pezzo di filetto:

-  Assaggia Werner. Credo proprio che assomigli tanto a quello che voi chiamate "pesce"…-

Werner, imbarazzato, lo accetta e lo mastica annuendo.

Kai si gira verso Liam con uno sguardo interrogativo e Liam le sussurra in un orecchio:

-  E’ lui che ti ha ammazzato…-

Ah…- sorride Kai e torna a girarsi verso Werner – Senti, amico, è stato un incidente. Mi hanno raccontato tutto. Non l’hai fatto apposta.-

Werner la guarda commosso, poi si china a baciarle una mano. Kai si sottrae ridendo:

- Non ti sembra la zampa di un ranocchio? – gli chiede aprendo bene le quattro dita in modo da evidenziare la delicata membrana verde che le unisce fino alla penultima falange.

Werner vorrebbe negare, ma poi scoppia a ridere e annuisce, semisoffocanandosi col boccone che sta masticando.

Gli Oamnes si ridicono l’un altro l’accaduto e la risata scuote, come una chilometrica ola, le tavolate che rigano la pianura.

*****

I tre soli di Nommo volgono al tramonto e il piccolo sole rosso entra anch’esso nel disco di Farakai, avvicinandosi a Pitolo. In cielo si sta componendo una gemma splendente.

Suoni acuti e melodiosi fanno voltare Bryan che si trova di fronte a un alieno sorridente che gli indica qualcosa che brilla sotto l’acqua dell’oceano. L’alieno indica e fa il gesto di mangiare e poi ride. Bryan si tocca la perla che ha attaccata alla fronte e l’alieno annuisce e ne estrae una simile dalle pieghe del velo ricamato che lo avvolge e se la mette in fronte.

- Ciao. Mi chiamo Eosin e ti dicevo che quello laggiù sott’acqua è il miglior ristorante della città, ma tu non ci puoi pranzare…- Bryan sorride e mostra i suoi 32 denti:

-  Però posso mordere…-

- Selvaggio… - dice l’alieno fissandolo sospettoso coi suoi occhi stellati, poi si tuffa nelle acque trasparenti nuotando verso le luci subacquee. Bryan, intrigato, segue le flessuose movenze di quel corpo da sirena.

- La festa sembra essere là… - fa notare Jiri indicando un enorme anello pieno d’acqua che scavalca la città come un arco gigante e in cui guizzano miriadi di animaletti di ogni colore e fosforescenza. Luci cangianti lo illuminano e sotto di esso capannelli di giovani scherzano e ridono chiassosi passandosi dei "narghilè" da cui succhiano qualche sostanza inebriante.

Uno degli alieni si avvicina a Jiri, è allegro, ogni tanto aspira ebbrezza dalla cannula del suo "narghilè", e canta. Il suono che giunge alle orecchie dei terrestri è simile a quello di un violino. L’alieno si ferma davanti a Jiri e gli offre la cannula affinché aspiri una sorsata.

Jiri nota la piccola stellina nera che l’alieno ha in mezzo ai grandi occhi, quasi un neo e lo sfiora con un dito. L’alieno si ritrae ridendo, si tocca il petto e dice:

-  Pìrìsì -

Jiri si tocca la perla del traduttore che all’altro manca . L’alieno alza le spalle in un gesto talmente umano che Jiri resta a bocca aperta per la sorpresa e Pìrìsì riesce quasi a infilarci dentro la cannula del suo "narghilè".

Jiri scuote la testa facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli bruni e Pìrisì sembra estasiato da quella criniera nera e allunga la sua delicata mano palmata per toccarla. Jiri lascia fare e quando quella mano passa ad accarezzargli il volto sente un brivido di eccitazione.

L’alieno lo guarda incuriosito e poi guarda gli altri tre terrestri. Sfrega delicatamente con uno delle sue quattro dita la guancia color cioccolato di Jiri che ride e gli blocca il polso. L’alieno ha una smorfia di dolore per la stretta troppo energica dell’astronauta che si scusa e lo lascia.

L’alieno scuote la criniera verde e con una certa fatica riesce a trovare nelle pieghe della sua veste ricamata il trasmettitore e lo fa aderire sulla stellina che ha in mezzo alla fronte.

- Non sei tinto. Tu sei proprio così. La tua pelle ha proprio questo splendido colore…- sussurra Pìrìsì reso comprensibile dal traduttore e Jiri si sente illanguidire dal piacere.

-  Sì…- sussurra Jiri – sono un bellissimo sporco negro….-

Pìrìsì non capisce e ripete:

-  Sporco? Perché, non ti lavi? –

Jiri scoppia a ridere e il candore dei suoi denti spicca sulla sua faccia come l’orlo della schiuma di un onda illuminata dalla luna.

L’alieno emette uno squittio di ammirazione e poi nuovamente allunga un dito a sfiorare quei denti bianchi.

-  Quante zanne hai…-

Jiri spalanca la bocca e afferra quel dito con le labbra, per scherzo, ma l’alieno, spaventato, arretra e Jiri deve sorreggerlo mentre il suo "narghilè" rotola a terra.

La stella rossa entra in Pitolo. Adesso nel cielo brilla un gioiello di luce: la grande Sirio, che tende al cremisi per il tramonto, e al suo centro il diamante Pi-tolo che manda raggi arcobaleno in ogni direzione avendo a sua volta, al centro, il rubino rosso cupo del terzo sole.

E’ il segnale per l’inizio del rito della fecondazione. Una musica lenta e profonda fa vibrare l’oceano.

La città subacquea si illumina come un gigantesco albero di natale e fasci di luce colorata si intrecciano creando sempre nuovi colori in un enorme caleidoscopio liquido.

Anche sui volti dei terresti giocano luci colorate in un’armonia artistica che induce all’estasi.

Accordi lunghi e bassi come canti di balene fanno tremare le acque tranquille mentre dal fondo marino alghe e coralli rilasciano spore e uova che salgono verso la superficie assumendo tutti i colori dell’iride, come infinite piccole lucciole di vita.

Anche Kai fiorisce e il suo corpo sfiora quello di Liam, diventando più aggraziato, più sinuoso, più femminile. Emana profumo intenso, come se l’essenza di tutti i fiori della Terra si fossero concentrati sulla pelle dell’alieno. Liam aspira con voluttà cominciando ad accarezzarla. Perché Kai è certamente femmina ora e le sue mani delicate scorrono sulla pelle dell’astronauta eccitandolo come mai gli era successo prima.

Liam la stringe a sé mentre esplora il suo delicato corpo senza peli, dalla pelle vellutata come una pesca e quando arriva al sesso di Kai il desiderio esplode in lui con violenza.

E’ la grande notte dell’amore universale dove il sesso è il grido sacro della vita.

Bryan con Eosina, Jiri con Pìrìsì.

Werner è rimasto solo e il Grande Saggio lo consola: tra un anno tornerà a ripresentarsi la stessa configurazione stellare e potrà ritentare l’accoppiamento. Werner alza le spalle, poi si blocca:

-  Un anno di Nommo? Ma… sono centinaia dei nostri anni terrestri! –

- Tutto è relativo, figliolo, non te l’hanno insegnato nel tuo mondo? – i vecchi occhi del Grande Saggio brillano di ironia e di affetto.

*****

E’ l’alba dei tre soli.

Sulla pianura di un verde intenso, le astronavi d’argento sembrano gusci pronti a schiudersi.

Gli Oannes camminano due a due, mano nella mano, in lunghissime colonne, diretti alle navi: un maschio e una femmina. I montacarichi salgono e scendono senza sosta mentre i grandi gusci si schiudono e ognuno di essi ingoia centinaia di coppie.

Liam, Jiri e Bryan devono decidere: possono partire o restare, ma se restano obbligheranno a restare anche Kai, Pìrìsì e Eosina, perché solo coppie fertili possono intraprendere il viaggio.

Il Grande Saggio incoraggia Liam che stringe fra le sue le mani di Kai che lo guarda con occhi stellati:

-  Il tuo seme sta già germogliando dentro il ventre di mia figlia. Avrete splendida progenie che unendo la parte oannes a quella umana un giorno potrà tornare sul pianeta Terra e porre fine all’isolamento di quel sistema. -

-  Nonostante il gesto di Werner, non meritiamo già più l’isolamento. –

-  Vedremo. L’isolamento è cosa orribile, poiché solo la collaborazione e l’armonia fra i viventi dà un senso all’universo. Giorno verrà che l’intelligenza ingoierà il cosmo invertendo la barriera dell’entropia: quel giorno si saprà tutto ciò che si può sapere, e spazio e tempo non avranno più il significato di separazione. L’intelligenza sarà dovunque e quandunque. Quindi è già qui e adesso, è già là sulla Terra. –

-  Questa è l’idea di immanenza. Da noi molti lo chiamano dio.-

-   Dio è la sua personificazione puerile, ma un nome vale l’altro. Nei popoli primitivi nasce dalla paura e si trovano sempre preti o stregoni che la sfruttano. Tu ormai sei oltre e il tuo futuro l’avevi già scelto tra le stelle. -

Anche Jiri e Bryan hanno sentito le parole del vecchio alieno e si stringono a Pìrìsì e Eosina, tuttavia aspettano la decisione di Liam, che guarda Werner, solo, al fianco di Kailolo.

-  Se è per me che vi preoccupate, potete andare. Sono certo che Kailolo ha da insegnarmi tante cose. –

Liam guarda Kailolo che annuisce e sorride, passando un braccio sulle spalle di Werner:

-  Sì, fratello. Tutto quello che so. – e scuote la bianca criniera.

Liam è ancora incerto: qualunque pianeta gli è estraneo e al contempo è la sua patria. Il giorno in cui scelse di viaggiare fra le stelle, scelse di diventare cittadino dell’universo. Guarda Kai che lo fissa con occhi umidi di pianto represso, ora, da femmina fertile, gli sussurra:

-  Vuoi venire con me e continuare il tuo viaggio? Mi hai detto che il nome della tua nave significava: "Esploratore dell’Universo". –

Kai leva un dito al cielo e sorride tra le lacrime che brillano nei suoi bellissimi occhi:

- L’universo è là. -

Liam si decide, prende per mano Kai e si incammina. Dietro a lui, felici le altre due coppie: Jiri con Pirisì e Brian con Eosina.

Uguali agli altri, in fila con gli altri, vanno incontro al destino.

Le astronavi si illuminano, vibrano un poco, poi si staccano dalla pianura come se avessero perso peso. Nessun suono, nessun segno di fuoco, nessun motore apparente. Salgono nel cielo come le spore dei coralli nell’acqua.

 

E’ uno sciame argenteo che brilla alla luce dei tre soli, sempre più in alto fino a fondersi in quella luce, e sparire alla vista di Werner e di Kailolo, unici due viventi rimasti ai bordi della pianura verde.

- Vieni, Werner. Si stanno schiudendo le uova. Hai ancora tanto da scoprire. – gli sussurra il Grande Saggio.

Werner ha un sorriso amaro:

-   Questa frase mi ricorda il finale triste di un vecchissimo film del mio mondo. Diceva all’incirca: è la fine di un’avventura, speriamo almeno che sia l’inizio di una grande amicizia. –

Il vecchio alieno sorride e guarda in alto. Anche Werner alza di nuovo lo sguardo: adesso il cielo di Nommo è di un terso tenue verde e senza un segno.

fine

          home                    torna a "Chi è Mara Maryl"                      torna a "i racconti di Mara"