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CRIMINE CONTRO CRIMINE

S C E N A 1

BANCHINA STAZIONE OSTIENSE. Esterno giorno

 

Lungo la banchina del primo binario è tutto un muoversi di suore, barellieri, e infermieri: sul binario è in arrivo il lungo Treno Bianco di ritorno dal pellegrinaggio a Lourdes.

S C E N A 2

VAGONE TRENO BIANCO. Interno giorno

Sul volto stanco e sofferente di un tetraplegico, già pronto sulla barella, si poggia lieve la carezza di una mano femminile, mentre l’ultimo scossone del treno avverte che si è fermato. Una voce femminile lo esorta affettuosa:

MATE’ (off)

Siamo arrivati, Piero. Coraggio. Tra poco saremo a casa.

Piero alza lo sguardo verso la donna che gli sorride di incoraggiamento:

MATE’

Portatelo giù, ma con attenzione.

I due sollevano la barella con il tetraplegico e vanno verso l’uscita. Matè si china davanti allo specchio e si sistema in testa la cuffia dell’uniforme e ordina ad un giovanottone che, nell’altro lato dello scompartimento, sta indossando la fondina ascellare con pistola

MATE’

Raul, si occupi lei dei bagagli.

uscendo Matè passa davanti al guardaspalle e aggiunge infastidita dalla vista dell’arma

Si metta la giacca, per favore!

RAUL

Subito contessa. Mi scusi.

 

S C E N A 3

BANCHINA STAZIONE OSTIENSE. Esterno giorno

Dalle carrozze scendono donne completamente vestite di bianco, dalle scarpe alla cuffia, che aiutano i malati. Sono le Sorelle di Assistenza Volontaria dell’UNITALSI che, malgrado la fatica del lungo viaggio, danno ancora una mano a sistemare sulle lettighe e sulle sedie a ruote gli invalidi loro affidati.

Anche Matè, nella divisa delle Sorelle Volontarie, scende dal treno seguita da Raul che si tiene a due passi dietro di lei: malgrado il rigore dell’uniforme ha un aspetto da "sophisticated lady". Si avvia verso la lettiga sulla quale i due barellieri stanno sistemando Piero.

Le si fa incontro LUISA, giovane ed efficiente segretaria, seguita da un secondo

LUISA

Ben tornata contessa. Fatto buon viaggio?

MATE’

Noioso come al solito. Tutto pronto fuori?

LUISA

Tutto.

Matè controlla con un’occhiata Raul che sta sistemando i bagagli con un facchino e rivolto a barellieri li esorta

MATE’

C’è un’autoambulanza sul piazzale. Svelti, noi vi seguiamo.

La lettiga si avvia seguita da Matè a cui si affianca LUISA: qualche passo dietro seguono i due guardaspalle e il facchino coi bagagli.

Matè alludendo alla mise un po’ demodè che castiga l’aspetto giovanile della sua segretaria, l’apostrofa ironica

MATE’

Possibile Luisa che, almeno fuori lavoro, non ti riesca di apparire un pochino più... gioiosa?

Imbarazzata LUISA evita di rispondere al discorso evidentemente abusato e cambia

LUISA

Qualche miracolo a Lourdes?

MATE’

E' già tanto se con questi viaggi riusciamo a dare un po' di speranza a questi poveretti. Dimmi della faccenda Sintex piuttosto.

LUISA

Il giudice ci ha dato ragione. Avremo il rimborso ma c'è costato....

MATE’

...un miliardo di mazzetta. Era nei patti. E il consiglio di amministrazione?

LUISA

Si è riunito stamattina.Non potevano che vendere.  Hanno falsificato documenti con lo scanner.

MATE’

Dilettanti. Al nostro prezzo?

LUISA

Certo, però...

MATE’

Però?

LUISA

Barzini si è sparato due ore fa.

MATE’

Un cretino di meno. Notizie da Mosca?

Luisa si guarda intorno e abbassa la voce

LUISA

Stamattina ha chiamato il generale.

MATE’

Da Washington?

LUISA (annuendo)

Vogliono il suo okay per quel giroconto in rubli tramite la banca delle Caymans.

MATE’

Ci devo pensare.

Matè cammina dietro ai barellieri incitandoli ad accelerare il passo con un gesto

MATE’

Chiamami il cavalier Ghelfi.

Luisa estrae dalla borsetta un cellulare, schiaccia uno dei numeri in memoria mentre Matè le chiede

MATE’

E’ pronto l’aereo?

LUISA

A Ciampino. Basta preavvisare il pilota per il piano di volo.

passa il telefono a Matè che lo prende

MATE’

Cavaliere? Matè. Sono tornata adesso. Per quel versamento dalle Bahamas, mi raccomando, la solita copertura araba. Con la Svizzera ho risolto, come vuole Sua Eccellenza. Lo so, lo so. Non importa se han trovato i conti esteri...

(ascolta)

Sì... sì, ho capito. Non decida niente. Riporto il mio malato a destinazione, salto sull’aereo e fra due ore sono a Milano.

chiude la telefonata e ridà il telefonino a Luisa che le chiede

LUISA

Non passa da casa? Suo marito voleva parlarle...

MATE’

No. Filippo può aspettare, gli affari no. Avvisa il pilota. Fra quarantacinque minuti siamo lì.

 

S C E N A 4

PIAZZALE OSTIENSE. Esterno giorno

Fuori dalla stazione sostano alcune autoambulanze. Due infermieri si fanno avanti per

Con tutti i riguardi i due caricano l’invalido che però si lamenta ugualmente. Matè accorre subito

MATE’ (ai barellieri)

Non potete far più attenzione?

(all'infermo)

Sono qui io, Piero, non ti preoccupare.

L'uomo le sorride e chiude le palpebre.

Matè sale sull'autoambulanza insieme ai due infermieri mentre Luisa e Raul, caricati i

L’ambulanza parte affrontando il traffico cittadino senza usare la sirena. La Mercedes segue a breve distanza.

 

S C E N A 5

AMBULANZA E STRADE. Interno ed esterni

Matè, seduta accanto a Piero, gli dedica la sua attenzione, asciugandogli il sudore che

I due infermieri, seduti ai loro posti, guardano indifferenti.

 

S C E N A 6

INCROCIO CON SEMAFORO. Esterno giorno

Ad un incrocio l'autoambulanza frena per il semaforo che diventa giallo e l’autista controlla con lo specchietto la posizione della Mercedes che frena, immediatamente dietro a lui.

Il semaforo scatta sul rosso.

Un innesto della prima, un colpo sull’acceleratore, una sgommata stridente e l’autoambulanza taglia a sirena spiegata il traffico che si è avviato in senso trasversale costringendo molte auto a brusche frenate.

Colto di sorpresa, l’autista della Mercedes tenta a sua volta di passare ma non ce la fa perché dietro all’autoambulanza il traffico è immediatamente ripreso e l’incrocio è pieno di auto.

Luisa si sporge a guardare esterrefatta, mentre l'autoambulanza sparisce in una traversa a tutta velocità.

 

S C E N A 7

AUTOAMBULANZA. Interno Esterno giorno

Matè, sbatacchiata contro una delle pareti dell'autoambulanza dall'accelerazione brusca

La donna colpisce uno dei due con un calcio all’inguine facendolo piegare in due per il dolore. Il secondo la afferra da dietro stringendole la gola con un braccio mentre cerca di premerle sul volto un batuffolo di cotone impregnato di cloroformio.

Matè gli morde rabbiosamente la mano. L’uomo colpito dal calcio si raddrizza e colpisce Matè al capo col calcio di una pistola.

La donna si sente venir meno e piega le gambe. Il secondo aggressore riesce a premerle

 

S C E N A 8

CAMPO DI POLO. Esterno giorno

La mazza da polo colpisce con violenza la palla.

Uno dei due cavalieri precede l'avversario di un soffio e poi si lancia in un furioso è il conte Filippo Maria De Fonseca Balmas, sulla sessantina, col fiatone.

C'è del movimento ai bordi del campo, un'auto della Polizia. Facce stupite, allarmate tra gli scudieri del conte che lo indicano al Commissario Ferla appena sceso dall’auto.

 

S C E N A 9

VILLA DEFONSECA-BALMAS.STUDIO DEL CONTE. Interno giorno

Filippo, ancora in tenuta da polo, entra come una furia nello studio seguito dal

FILIPPO

Bravi, molto bravi! Ve la siete fatta portar via da sotto il naso come due...

LUISA (tentando un’improbabile difesa)

Chi poteva immaginare...

FILIPPO

Loro dovevano immaginare! Questi due stronzi, pagati a bizzeffe per la sicurezza di mia moglie! Altrimenti che ci stanno a fare?

Suona il telefono. Il maggiordomo accorre a sollevare la cornetta mentre la voce di Filippo continua fuori campo:

FILIPPO (off)

Gliel’avevo detto a Matè: andiamocene da questo Paese di merda. Il nostro posto è in Svizzera: ordine, pulizia, civiltà. La gente che conta sta in Svizzera e non so perché i Savoia tornino in questo bordello...

MAGGIORDOMO

Casa de Fonseca Balmas.

(poi solerte)

E’ qui. Subito dottore.

il maggiordomo porta al conte il telefono

FILIPPO (al telefono)

Sì? Oh Mario, ciao, grazie per aver chiamato, stavo per farlo io. Sai già tutto?

 

S C E N A 10

UFFICIO QUESTURA. Int. giorno

Il Capo della Polizia è al suo tavolo di lavoro. Davanti a lui due funzionari.

CAPO DELLA POLIZIA

Tutto. Appena giunta la notizia me ne sono interessato personalmente.

inserisce il "viva-voce" per dar modo ai due funzionari di ascoltare

FILIPPO (voce al telefono)

E’ incredibile che si possa rapire una donna nel centro di Roma in pieno giorno. Mario, ma che Paese di merda è mai questo?

CAPO DELLA POLIZIA (severo)

Il nostro FILIPPO Maria, il nostro. Nel bene e nel male. Calmati ora, sono già stati messi posti di blocco su tutte le strade...

chiede conferma con un cenno del capo a uno dei due funzionari che annuisce

...specialmente quelle che portano al sud.

FILIPPO (voce al telefono)

Ma non prendiamoci in giro, Mario. E’ mai successo che si sia riusciti a bloccare il trasferimento di un sequestrato?

CAPO DELLA POLIZIA (seccato)

Qualche volta. Per adesso è il massimo che possiamo fare.

FILIPPO (voce al telefono)

Quello che dovreste fare è mandare l’esercito sulle montagne, rastrellarli e fucilarli tutti questi delinquenti. Come facevano i tedeschi coi partigiani

CAPO DELLA POLIZIA

Beh, non è proprio la stessa cosa. Senti, chi c’è lì dei miei?

FILIPPO (voce al telefono)

Il commissario Ferla.

ancora una volta il Capo della Polizia chiede conferma con lo sguardo ai due funzionari

CAPO DELLA POLIZIA

Ferla. Lo conosco, ottimo elemento. Sei in buone mani. Passamelo.

nell’attesa copre il microfono con la mano

CAPO DELLA POLIZIA (continua)

Questo eminentissimo coglione ha sempre fatto solo e soltanto il principe consorte e adesso vorrebbe fare la guerra perché gli hanno portato via la gallina dalle uova d’oro...

COMM. FERLA (voce al telefono)

Pronto, dottore, sono il commissario Ferla.

CAPO DELLA POLIZIA

Ferla, è tuo l’incarico?

COMM. FERLA (voce al telefono)

Sì, stiamo indagando. L’unica traccia per ora è l’ambulanza abbandonata sul Raccordo, ma è stata rubata un’ora prima del rapimento... Dal tetraplegico che c’era dentro non c’è speranza di indicazioni utili. Oltre al suo handicap è anche sotto shock...

CAPO DELLA POLIZIA

Metticela tutta Ferla. Hai già capito in che razza di vespaio siamo cascati, vero? Non mi deludere.

 

S C E N A 11

VILLA DEFONSECA-BALMAS. STUDIO DEL CONTE Interno giorno

COMM. FERLA

Stia tranquillo, dottore, dovere mio. Certo, riferirò costantemente. La ossequio.

chiude il collegamento e passa la radiocornetta al maggiordomo, poi si rivolge a Filippo

Ho già messo i telefoni sotto controllo, sia qui in villa che negli uffici di Milano. Quando i sequestratori telefoneranno, chiunque risponda dovrà tirare in lungo il più possibile: ci può essere utile per l’ubicazione della chiamata.

FILIPPO

Proveremo, ma dubito che ci cascheranno. E’ gente che sa fare il suo mestiere quella.

COMM. FERLA

Ci può essere utile ogni tempestiva informazione su cose o fatti di qualsiasi genere riguardanti il sequestro. Sa, anche a noi riesce far bene il nostro mestiere... se c’è collaborazione, signor conte.

 

S C E N A 12

STRADA. Esterno giorno

Una vecchia betoniera corre lungo una strada provinciale dal fondo irregolare facendo un frastuono assordante. ZOOM a chiudere sul cassone rotante che di tanto in tanto compie un mezzo giro seguendo i sobbalzi della betoniera.

 

S C E NA 13

CASSONE BETONIERA. Interno non illuminato

Matè, ancora priva di sensi, è legata e imbavagliata con del nastro adesivo per imballaggi. Gli scossoni e il movimento della betoniera la sbatacchiano a tratti da un lato e dall’altro.

Il rumore è assordante. Matè geme in preda ad un incubo.

 

S C E N A 14

STAZIONE. Interno/esterno notte con effetti

INCUBO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

-FLASH: l’abito di una suora vola vuoto nella polvere gonfiato da un’esplosione SENZA SUONO e della quale vediamo l’effetto RALLENTATO.

-FLASH: alcune bambine in divisa corrono ad accalcarsi divertite su una panca in una sala d’aspetto, controllate da due suore.

-FLASH: Matè, molto giovane, corre verso la stazione che, con effetto onirico angoscioso, sembra lontanissima in fondo ad un EFFETTO CANNOCCHIALE ROVESCIATO, urlando

MATE’

Nooo!

la mano di un uomo, resa immensa da un EFFETTO FISH EYE, cala sulla bocca di Matè bloccandola. E’ Monzi, sui 25 anni, eskimo scuro addosso, che blocca Matè con brutalità. Matè con gli occhi sbarrati di divincola invano con EFFETTO RALLENTATO DA INCUBO.

Riesce a liberare la bocca e la spalanca di un nuovo urlo che però NON SENTIAMO.

 

S C E N A 15

BUCA. Interno non illuminato

Matè, nel buio di una buca scavata nella roccia, scatta a sedere, occhi sbarrati, sudata,

urlando

MATE’

Nooo!

si porta le mani sulla faccia, ancora preda dell’incubo.

Lentamente la realtà ha il sopravvento. Il buio che la avvolge, il duro del vecchio materasso su cui giace. Si alza per muoversi ma inciampa in una catena che le blocca una caviglia e cade in avanti. Le sue mani impattano su un fondo di terra battuta, vicino a un secchio. Lo tasta, ci mette dentro una mano: è mezzo pieno d’acqua. Beve, assetata, con le mani a coppa. Si rimette in piedi, leva le mani in alto: tocca un assito grezzo che fa da soffitto. Spinge le assi nel tentativo di sollevarle ferendosi le mani. Si succhia il graffio e si ferma a pensare.

E' ancora vestita da Sorella di Assistenza Volontaria. Si leva la cuffia con rabbia e scuote i capelli. Si china verso la catena, la afferra e la tira con tutta la sua forza, senza alcun risultato. Allora la segue a tentoni e scopre che è saldata ad un anello di ferro fissato in una parete di roccia. La catena le permette di fare pochi passi fin quasi all  parete di fronte, allungando le braccia riesce a toccarla, fa scorrere le mani sulle rocce e sul tufo alla ricerca di un'apertura che non trova. Matè si rende conto di essere sepolta in una buca scavata chissà dove.

MATE’(con rabbia)

In trappola come una stronza.

Si accoccola sul pagliericcio e si abbraccia le ginocchia. Rabbrividisce per il freddo, la stanchezza, la paura.

 

S C E N A 16

VILLA DE FONSECA BALMAS. STUDIO E STANZA. Interno giorno

Suona il telefono nella villa di Filippo Maria e scatta l’ascolto automatico nella stanza accanto allo studio del conte. Uno dei due poliziotti in servizio si pone all’ascolto. Si sente la voce del MAGGIORDOMO che risponde

MAGGIORDOMO (voce al telefono)

Casa De Fonseca Balmas...

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Voglio parlare col conte.

MAGGIORDOMO (voce al telefono)

Attenda, vedo se il signor conte è disponibile.. Chi parla prego?...

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Siamo quelli che hanno la contessa.

Il conte termina di infilarsi una vestaglia di seta e risponde dallo studio prendendo l’apparecchio dal maggiordomo

FILIPPO

Pronto!

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Tu sei Filippo Maria?

FILIPPO

De Fonseca Balmas. Mia moglie?

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Sta bene. E se sarai ragionevole non le capiterà niente.

FILIPPO

Che significa ragionevole?

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Significa trenta miliardi.

Filippo Maria ha una reazione rabbiosa e urla:

FILIPPO

Trenta? E perché non cinquanta?

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Perché le nostre valutazioni sono precise. Fino a trenta ci arrivi, a cinquanta forse no. O paghi o te la rimandiamo a casa un pezzo per volta.

avvertita dal maggiordomo, entra nello studio Luisa che resta in piedi a tormentarsi nervosamente le mani.

FILIPPO

Senta, sono minacce inutili. E’ chiaro che...

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Non fare il furbo. Lo sappiamo che ci stanno registrando.

la comunicazione viene interrotta.

LUISA

Quanto hanno chiesto?

FILIPPO

Trenta miliardi. Li abbiamo trenta miliardi?

vedendo la faccia basita di Luisa, che non risponde, Filippo insiste perentorio

FILIPPO

Lei conosce tutti i segreti di mia moglie. Li abbiamo o no?

LUISA

Non in contanti. Nessuno ha trenta miliardi pronta cassa.

FILIPPO ci pensa su e poi le ordina

FILIPPO

Mi chiami il cardinale.

 

S C E N A 17

BUCA. Interno non illuminato

Matè ispeziona a tentoni la sua cella per l’ennesima volta. Non c’è altro che il secchio, ormai quasi vuoto e il pagliericcio.

La donna si torce per il mal di pancia, non può più trattenersi ma non sa come fare. L’abitudine radicata dell’igiene, della pulizia, sembra essere più forte del bisogno. Alla fine strappa un pezzo di fodera della gonna e lo stende in terra.

Quel gesto, quel buio, l’impellenza corporale, le suscitano un prepotente ricordo. Il rumore di un tuono, seguito da uno scroscio di pioggia, che già appartengono al ricordo man mano che si riverbera.

 

S C E N A 18

CAMERATA DEL BREFOTROFIO. Int. notte non illum.

RICORDO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

Una camerata buia con molte brandine, in un ambiente buio, dalle finestre piccole e dai rumori misteriosi.

Un lampo saetta oltre i vetri sporchi rigati di pioggia, poi esplode un altro tuono. Matè bambina, in camicione da notte, si comprime il ventre, rannicchiata sul suo lettino. Deve andare in bagno, ma ha paura del buio. Scende tremando dal letto e inizia la traversata della camerata. Un lampo illumina spettrale l'ambiente disegnando contorni inquietanti. Un tuono rantola lasciandosi dietro una porta che cigola e sbatte ritmica in una lontananza buia.

Matè torna di corsa verso il lettino, gli occhi sgranati di terrore che si vanno riempiendo di lacrime. Si comprime il ventre con le mani. Si guarda intorno alla ricerca di una soluzione.

C'è una copia del Corrierino dei Piccoli sul suo sgabello, ne strappa la pagina centrale e la stende sul pavimento, solleva la camiciona e si libera in un attimo. Poi afferra i lembi del giornale e ne fa un pacco e lo va a depositare, in punta di piedi, sotto uno dei lettini della fila di fronte, poi corre a rifugiarsi nella sicurezza del suo letto, sotto le coperte.

 

S C E N A 19

BUCA. Interno non illuminato

Nella sua cella Matè annoda lo straccio nero, ne fa un fagotto e lo spinge il più lontano possibile dal pagliericcio.

VOCE SUORA (riverberata)

Te la dovrei far mangiare per punizione!

 

S C E N A 20

CAMERATA DEL BREFOTROFIO. Interno giorno

RICORDO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati:

Tutte le bambine sono allineate davanti ai loro lettini e assistono alla punizione della bambina sotto il cui letto Matè ha messo le proprie feci.

SUORA BISBETICA

Vergogna! Vergogna! Vergogna!

La bacchetta di salice impugnata dalla suora si abbatte sulle natiche nude della bambina segnandole di rosso. Davanti a lei c'è la copia del Corrierino e accanto, ben spalancata e sporca di escrementi, la pagina centrale che Matè ha usato per soddisfare il suo impellente bisogno.

Matè stringe le labbra forte resistendo alla voce della sua coscienza che spinge dentro per farle dire la verità. Sta per parlare ma la brutalità della suora la blocca e si impone il silenzio. I suoi occhi fissi sulla suora esprimono odio.

Le compagne assistono spaventate.

 

S C E N A 21

BUCA. Interno non illuminato

Echeggia, nitida, la voce di tanti anni prima

VOCE SUORA

Vergogna!

Matè si rannicchia sotto la coperta grigia, di quelle da cavallo, che sta sul pagliericcio, gli occhi sgranati nel buio, ancora sconvolta dal ricordo infantile.

 

S C E N A 22

STUDIO DEL CARDINALE. Interno giorno

Sua Eminenza il CARDINALE, nel suo studio arredato con grande lusso, lascia cadere due zollette nel proprio tè usando un paio di pinzette d'argento e guarda con un sorriso affettuoso Filippo Maria, seduto su una comoda poltrona di cuoio, con una tazza di tè fumante fra le mani. Il conte rifiuta l'offerta di pasticcini che un giovane prete gli porge su un vassoio istoriato.

FILIPPO

Eminenza, vogliono trenta miliardi.

CARDINALE

Figliolo, tu lo sai che non dispongo di cifre del genere. Ma non devi disperare. Pregherò per la nostra Matè

affidandola alla Madonna.

Filippo Maria beve il tè senza levare gli occhi dal cardinale che continua a sorridergli con dolcezza.

FILIPPO

Senza Matè va tutto a rotoli. Io non mi sono mai interessato degli affari di mia moglie. La segretaria mi dice che ci sono cose urgenti da decidere. Da Washington chiedono di una delicata faccenda con Mosca di cui non so proprio niente. Per caso, lei ne sa qualcosa, Eminenza?

CARDINALE

Brutta domanda figliolo.

FILIPPO

Per favore! Non m’intendo di denaro ma non sono mica un imbecille.

CARDINALE

Che vuoi dire, Filippo?

FILIPPO

Credo che alla banca vaticana converrebbe prestarmi i soldi del riscatto. Se Matè...

CARDINALE

Non ti lasciare sviare dalle calunnie.

FILIPPO

L'autorità giudiziaria ha bloccato i conti correnti, i depositi, la straordinaria amministrazione, che poi per me è tutta straordinaria...

CARDINALE

Prega, figliolo, prega. Siamo tutti nelle mani del Signore.

FILIPPO

Già e siamo troppi. Ogni tanto qualcuno cade giù da quelle mani.

CARDINALE(alzandosi)

Filippo, non sei venuto nel posto giusto. E' ad altri santi che ti devi rivolgere.

 

S C E N A 23

BUCA. Interno non illuminato

Una botola del soffitto si apre e il fascio di una torcia illumina Matè, ancora accoccolata sul pagliericcio. La donna leva la faccia di scatto, strizzando gli occhi per superare il dolore delle pupille: un uomo, Rocco, dalla figura snella e atletica, fa scivolar giù una scala a pioli e poi scende portando con sé un fagotto. Ha il volto nascosto da un passamontagna nero.

Matè si scherma gli occhi con la mano. L'uomo posa a terra il fagotto, la fissa un attimo attraverso la feritoia del passamontagna: due occhi nerissimi e intelligenti, poi illumina il fagotto fatto con la fodera della gonna e si china a prenderlo.

MATE’

In qualche posto dovevo farla...

L’uomo torna ad arrampicarsi su per la scala, portando con sé il fagotto maleodorante.

Oltre il quadrato luminoso della botola, Matè vede la sagoma di un secondo uomo, anch'esso col passamontagna calato sul viso.

MATE’

Dove sono?

L'uomo snello si ferma sulla scala e volge la testa verso Matè, quasi volesse risponderle, ma il compagno da sopra gli fa un imperioso cenno di sbrigarsi e lui sale velocemente gli ultimi scalini della scala a pioli che l'altro ritrae chiudendo poi la botola e reimmergendo Matè nel buio.

La donna apre a tentoni il fagotto del cibo: dentro c'è una mezza pagnotta di pane casareccio e una grossa fetta di formaggio. Matè si accorge di avere fame e mangia..

 

S C E N A 24

UFFICIO DI BIAGIOTTI. Interno giorno

Sul piano della scrivania le prime pagine di molti quotidiani che parlano del rapimento di Matè, due mani li passano in rassegna. Vediamo i titoli:

Il Giornale: Grande caccia ai rapitori. Esemplare la vita della contessa Matè.

Il Messaggero: Dal brefotrofio alle vette della finanza mondiale. Ombre sul passato della contessa.

La Repubblica: Rapimento Matè: chiesti trenta miliardi. Indagini di Mani Pulite sui conti svizzeri della contessa. Sospetto riciclaggio di denaro sporco.

La Repubblica è nelle mani dell’onorevole Biagiotti, capelli brizzolati, camicia azzurra e cravatta reggimentale, che commenta divertito la lettura del sottotitolo con un sua collaboratrice, belloccia e provocante

ON. BIAGIOTTI

Senti che roba: riciclaggio, fondi neri, falso in bilancio, traffico di armi, società offshore per frodi fiscali... manca solo il mostro di Firenze...

Si apre la porta e un’altra bella segretaria fa passare Filippo.

L’atteggiamento dell'onorevole Biagiotti cambia di colpo e va incontro al conte Filippo con le mani tese.

ON. BIAGIOTTI

Siamo tutti sconvolti per la nostra cara Matè. Sai quanto sia apprezzata, soprattutto da me.

FILIPPO

Certo, certo, però mi serve un prestito, poi penserà Matè a saldare. Tu hai sempre avuto mano nelle banche e...

Biagiotti si fa cauto, untuoso

ON. BIAGIOTTI

Dobbiamo muoverci con cautela. Finché non rimettiamo la museruola a quel branco di giudici scatenati rischiamo la galera.

FILIPPO

Matè c'è già e se non esce non potrò più pagare neppure lo stipendio alla servitù. La vogliamo fare uscire o no?

ON. BIAGIOTTI

Certo che vogliamo! Cioè, io vorrei.

Biagiotti apre un cofanetto offrendo un cioccolatino al conte che nega col capo. Biagiotti se ne infila uno in bocca, mastica con gusto e assume un tono confidenziale

ON. BIAGIOTTI

Senti, Filippo... il solo fatto che si è fatta rapire le ha acceso i riflettori addosso. Non è colpa sua, certo, ma... Se torna la mettono sotto torchio, capisci?

FILIPPO

E allora?

ON. BIAGIOTTI

E allora, e allora! Non sono più ministro, no?

FILIPPO

Di politica non parlo. Mi fa schifo. Ho visto decine di miliardi passare sul tavolo di Matè. Me ne servono trenta in prestito per poche settimane e tu mi dici di no?

ON. BIAGIOTTI

Filippo Maria, sei uomo di mondo e ci conosciamo da tanti anni. Ti voglio dire la verità: per come si son messe le cose, Matè è troppo esposta. Se torna la costringeranno ad accusare gli amici, capisci? Uso politico della giustizia.

FILIPPO

E piantala, Biagiotti, non siamo mica in televisione.

ON. BIAGIOTTI

Ti voglio aiutare. Vai a Milano, ti mando là una persona fidata, il dottor Monzi, lo conosci anche tu, no? E’ al corrente degli affari della Nord Money perché ha collaborato con Matè in molte occasioni. Potrà farne le veci e risolvere ogni problema .

Filippo sospira deluso ma annuisce per accettazione.

 

S C E N A 25

BUCA. Interno non illuminato

Il tempo per Matè perde significato. Ha freddo fame e sete. Torna a trascinarsi verso il secchio e beve con le mani. Si fruga nelle tasche e allinea sul pagliericcio tutto quel che trova: un fazzolettino, due caramelle e un santino della Madonna di Lourdes. Le hanno tolto tutto, anche l'orologio. Ha una crisi di sconforto che gira in rabbia, strattona la catena e urla più forte che può.

La botola si apre. Si affaccia Rocco col passamontagna calato sul viso. Le parla a voce bassa, senza minaccia

ROCCO

Se urli è peggio. Dovremo imbavagliarti e legarti anche le mani.

Matè guarda quell'uomo, sollevata per l'interruzione del buio e della solitudine.

MATE’

Dove sono?

l'uomo scuote la testa e torna a chiudere la botola, lentamente, di malavoglia.

Non chiudere. Voglio solo parlare...

ROCCO

Meglio di no.

 

S C E N A 26

UFFICIO PERSONALE DI MATE’. Interno giorno

Dalla finestra si vedono le guglie del Duomo di Milano. FilippoMaria sta guardando fuori. Alle sue spalle, la voce di LUISA

LUISA (off)

Il dottor Monzi vuole parlarle, signor conte.

Filippo si volta.

Monzi, una quindicina d’anni più vecchio di come l’abbiamo visto nell’incubo di Matè, ma perfettamente in forma, elegante, entra tendendogli la mano

MONZI

Signor conte come sta? E’ sempre un onore per me incontrarla anche se stavolta le circostanze sono infauste.

Filippo stringe la mano di Monzi senza alcun entusiasmo e subito la lascia.

MONZI

Ho dato un’occhiata alle situazioni bancarie... venga, le faccio vedere..

fa strada verso una stanza adiacente, seguito dal conte e da LUISA.

 

S C E N A 27

UFFICIO DI LUISA. Interno giorno

L’ufficio ha alcuni tavoli al centro, con sopra tre computer accesi e con gli schermi pieni di colonne di cifre.

Monzi indica gli schermi a cui Filippodà un’occhiata distratta, senza avvicinarsi

MONZI

Vede? Paschi e Comit sono in passivo. E anche con la BNL siamo al tetto dello scoperto. Almeno per ciò che riguarda la contabilità ufficiale non andiamo bene.

FILIPPO

Come non andiamo bene? Ma andiamo benissimo, così mi ha sempre detto mia moglie. Solo sul conto svizzero di famiglia dovremmo avere... si interrompe vedendo la faccia contrariata di Luisa. Monzi guarda Filippo, poi Luisa poi scuote la testa e sorride

MONZI

Mi hanno mandato perché avete bisogno di aiuto. O mi dite tutto oppure la mia presenza qui è inutile.

FILIPPO

Ma per carità! E poi Biagiotti ne è perfettamente al corrente. Quel conto ce lo ha fatto aprire proprio lui, non è così Luisa?

La segretaria è a disagio, incerta. Balbetta

LUISA

Sì, ma... non vedo la necessità... è un conto molto riservato e la signora non autorizzerebbe mai un estraneo...

FILIPPO

Questa è un'emergenza e poi Monzi è persona di fiducia dell’onorevole Biagiotti.

Luisa fa una smorfia di mal celato disprezzo

LUISA

Lei me lo ordina, signor conte?

FILIPPO (seccato)

Oh quante storie! Sì, glielo ordino!

Luisa, rigida, apre uno dei tiretti chiusi a chiave e prende un floppy infilandolo nel driver del computer.

MONZI (off)

Non dobbiamo farci prendere dal nervoso.

Monzi si rimette alla tastiera

Vogliamo tutti la stessa cosa, no?

nuove schermate di numeri passano sul monitor: totali espressi in dollari e tutti di sette cifre. Ora Monzi sorride e continua a battere sulla tastiera mentre Luisa si torce le mani per la sofferenza.

FILIPPO

Quanto c'è?

MONZI

Non è così semplice, conte. Ci sono bonifici e rimesse da molti Paesi... Luisa, questi sedici milioni di dollari dal Banco di Sicilia..?

Suona il telefono. Luisa evita di rispondere a Monzi e solleva la cornetta. Ascolta, non dice nulla, impallidisce e tende il telefono a Filippo, gli occhi tondi come piattini. Il conte la prende.

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Hai preparato i soldi?

Filippo passa la conversazione in "viva voce" amplificandola

FILIPPO

Io non posso disporre di niente. E' mia moglie che...

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Hai una settimana, poi cominceremo ad affettare la signora.

FILIPPO

Ma è una cifra impossibile...

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Una settimana al massimo e poi riceverai indietro pezzi della signora.

Riattaccano. Filippo posa la cornetta. Monzi ci posa sopra la sua mano per dargli coraggio.

MONZI

Quelli bluffano sempre per spuntare il massimo. Ho una certa pratica perché fui incaricato di fare da tramite per il sequestro Annicini.

FILIPPO

Annicini, l'industriale di Varese?

MONZI

Sì, delle scarpe. Una piccola impresa.

FILIPPO

Ma non è mai tornato!

MONZI

No... ci fu un contrattempo coi soldi e... quando chiedemmo una prova recente che fosse ancora vivo non ce la diedero. E allora.... perché pagare? Volevano dieci miliardi, che sarebbe stata la rovina per la fabbrica, la moglie e i tre figli. Invece l'azienda adesso ha raddoppiato il fatturato, i figli si sono sposati e...

FILIPPO

E?

MONZI

Conte, non mi dia del cinico, ma come dice Machiavelli, si dimentica prima la morte di un parente che la perdita del patrimonio.

Filippo Maria fa una smorfia ambigua, gli suona l'orologio da polso e trasalisce

FILIPPO

Qui rischio di perdere l’uno e l’altro. Uh, dovrei già essere al Circolo.

Filippo esce e Monzi lo saluta con un cenno di assenso, poi dice a Luisa

MONZI (ironico)

Adesso che il signor conte ha autorizzato, vogliamo darci da fare?

Luisa esita e Monzi sbuffa

MONZI

Cestnost.

Luisa esita ancora. Monzi spalanca le braccia, alzandosi

MONZI

Riservatezza, fedeltà... va tutto bene, ma non esageri Lei si deve fidare di me come se fossi la contessa in persona.

LUISA

Dottor Monzi, io so chi è lei.

per un attimo i due si fissano, ostili. Poi Monzi sorride accomodante

MONZI

Benissimo. Cestnost che in russo vuol dire "lealtà" , è l’operazione con cui...

LUISA

Stia zitto. Ci sono cose che non voglio sapere.

MONZI

Bene. Vogliamo almeno essere leali con la nostra contessa e salvarla?

Luisa va verso una libreria, tocca un pulsante, una parte della libreria scorre lungo la parete evidenziando lo sportello blindato di un piccolo armadietto ignifugo. Compone una combinazione e lo sportello si apre: dentro si sono dei dischetti per computer.

Monzi la segue con lo sguardo. Il silenzio dà il senso di un momento solenne.

Luisa prende un floppy sulla cui etichetta è scritto in grande "CESTNOST" e lo porge a Monzi che lo inserisce soddisfatto nel driver.

MONZI

Brava. Chiami Henze a Washington. A Mosca aspettano la rimessa via Guernsey. Cestnot non si deve fermare.

 

S C E N A 28

BUCA. Interno non illuminato

Matè solleva il secchio e beve l'ultima acqua. Ha le labbra secche e il viso sporco di terra. Col fazzolettino asciuga il fondo del bugliolo e poi se lo passa umido sul viso pulendosi e ricavandone sollievo.

Si sentono dei passi di più persone sull'assito sopra la sua testa. Matè trasale, tra la speranza e la paura.

La botola si spalanca e la luce violenta di una di una torcia le illumina il viso. E' costretta a chiudere gli occhi. Tonio, il carceriere più corpulento, un tipico pecoraio di mezza età, anche lui col viso coperto, infila nella buca la scala a pioli e scende col fagotto del cibo e un secchio d’acqua, alla luce della torcia tenuta da Rocco

TONIO

Hai visite. Ma non devi vedere chi.

Dalla botola aperta si affaccia un uomo elegante, con occhiali cerchiati d'oro, guarda Matè in fondo alla buca, e le parla dall’alto con voce calma e chiara

UOMO CON OCCHIALI

Sono un avvocato incaricato di trattare il suo rilascio. Il prezzo fissato è di trenta miliardi. Ho preso contatti con suo marito ma lui dice di non avere questa disponibilità in quanto é lei ad occuparsi degli affari.

Matè, accecata dalla luce strizza gli occhi cercando di vedere chi le parla, ma nell’alone violento delle torce scorge appena un contorno scuro sfocato inquadrato nel taglio della botola, un luccichio su quel volto buio tradisce la presenza degli occhiali. Guarda verso quel luccichio e risponde calma, la sua voce ha perfino una sfumatura ironica

MATE’

Non si deve mai rapire il re. Per il re non paga nessuno.

Tonio posa il secchio pieno d’acqua accanto a Matè e prende quello vuoto.

UOMO CON OCCHIALI

Lei ha perfettamente ragione, signora. Ma i miei clienti pensano che se avessero rapito il conte, il re non avrebbe pagato lo stesso.

MATE’

E chi lo sa. Che volete, che vi firmi un assegno?

UOMO CON OCCHIALI

Sono lieto di sentirla ancora in forma, signora, credo che basterà che scriva due righe a suo marito per spiegargli dove può trovare i soldi.

MATE’

Non ho trenta miliardi in contanti. Nessuno li ha.

UOMO CON OCCHIALI

Ma sa come averli.

MATE’

Se fossi nel mio ufficio forse sì.

UOMO CON OCCHIALI

Scriva a suo marito quel che deve fare, signora. I nostri interessi in questo momento collimano.

MATE’

D'accordo. Gli scriverò, ma non contateci troppo.

UOMO CON OCCHIALI

Quando un affare va male dispiace sempre, specialmente se è l'ultimo. Dico ultimo per lei, signora.

MATE’

E se io avessi qualcosa che vale molto più di trenta miliardi?

UOMO CON OCCHIALI

Accetterei subito purché si tratti di qualcosa di tangibile.

MATE’

Ancora meglio: potere.

UOMO CON OCCHIALI

Difficile da riciclare, non crede?

MATE’

Nient’affatto. Lei spera di avere da me trenta miliardi tenendomi in una buca. Quanto potrebbe chiedere se tenesse sotto ricatto un grappolo di politici, di giudici, di finanzieri e un paio di grosse multinazionali?

UOMO CON GLI OCCHIALI

Conversazione interessante, contessa. Ma non sono qui per fare conversazione. Faccia quello che le si chiede, niente di più, niente di meno e salverà la pelle.

L'uomo con gli occhiali si ritrae dalla botola .

Tonio porge a Matè una penna e un foglio di carta a quadretti, puntando la torcia sulla carta.

TONIO

Scrivi.

Matè alza le palpebre e guarda Tonio negli occhi. Prende il foglietto e la penna. Verga poche parole mentre Tonio posa il fagotto del cibo sul pagliericcio. La donna sussurra a Tonio

MATE’ (soffiato)

Lo sai quant’è un miliardo? Mille milioni...

TONIO prende il foglietto come se non avesse sentito e, senza leggerlo, torna ad arrampicarsi su per la scala.

Matè slega il fagotto del cibo: mezza pagnotta rustica e formaggio. Ha un gesto disperato

MATE’

Ma non avete altro da mangiare in questo paese?

Rocco si affaccia un attimo a guardarla e poi ritira la scala, spegne la torcia e chiude la botola.

Matè ripiomba nel buio. Stacca un pezza di pane nero e lo mastica. Non riesce a mandarlo giù. Cerca il secchio con l’acqua muovendo una mano nel buio.

SUONI RIVERBERATI: lo stapparsi di una bottiglia di champagne in un coro di voci gioiose.

VOCE NOTAIO

La sottoscritta Maria Teresa Rivetti, nubenda, si impegna con questo contratto di matrimonio...

 

S C E N A 29

PARCO VILLA DEFONSECA. Esterno giorno

RICORDO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

E’ una splendida giornata di sole.

Matè, elegantissima, in mezzo ad un ricevimento nel parco di una villa importante. Prende dal vassoio che un cameriere in livrea le porge una coppa di Champagne.

Intorno a lei alcune signore eleganti altoborghesi, Monzi, Luisa, Biagiotti, Filippo, tutti più giovani di dieci anni. Prendono anche loro una coppa dal vassoio, eccetto Luisa che sta al fianco di Matè, elegante ma con abito di taglio severo com’è suo costume

VOCE NOTAIO

...a pagare tutti i debiti del qui presente conte Filippo Maria de Fonseca Balmas, nubendo. Il regime del matrimonio è tuttavia a separazione dei beni con successione totale di un coniuge all’altro in caso di premorienza.

Filippo ride e tocca la coppa di Matè con la sua.

MONZI

Posso baciare la sposa?

Matè risponde in tono falsamente mondano

MATE’

Inutile. Nessuno ti darà i trenta denari.

Tutti ridono. Monzi si porta una mano sul petto

MONZI

Giuda io? Ma se mi porto i segreti nella tomba!

MATE’

Non solo i segreti.

FILIPPO

Prima io. Lo jus primae noctis, no?

MATE’

Nessuna clausola del nostro contratto lo prevede.

Tutti ridono. Matè si ritrae prendendo sottobraccio Luisa e tirandola via. Le offre da

bere dalla propria coppa

MATE’

Non vuoi brindare al mio matrimonio? E sorridi almeno un po’, dai!

Luisa obbedisce. Beve un sorso dalla coppa di Matè prendendo anche la mano della donna fra le sue

LUISA

Mi sarebbe piaciuto brindare all’amore...

MATE’ (ride)

Insomma, va dove ti porta il cuore! Su Luisa, goditi un po’ la vita anche se non ha niente di romantico.

Biagiotti prende una tartina dal vassoio di un altro cameriere che passa offrendole agli invitati e poi si avvicina a Matè. Parla masticando

ON. BIAGIOTTI

Ormai sei contessa, cara Maria Teresa, accetta l'omaggio di un umile avvocato rappresentante del popolo...

scherza mimando un goffo baciamano, stretto nel un doppio petto che lo rende buffo.

MATE’

Ministro , sempre con la bocca piena eh?

ride in risposta Matè, puntandogli un dito contro il panciotto in un gesto malizioso

MATE’

Piuttosto perché non dici a quel tuo tirapiedi al ministero di accelerare la pratica che sai, se no che ministro sei?

ON. BIAGIOTTI (facendo l’occhietto)

La burocrazia! La vera piovra dei nostri tempi...

Prende un altra tartina e sussurra

Se accetti la percentuale, venerdì è tutto firmato.

Matè sorride minacciando allegramente col dito:

MATE’

Come contessa da ora ho diritto al prime rate, caro il mio ministro! Tasso di gran riguardo! Se no una che si sposa a fare?

Tra gli invitati alla festa, vicino al palco dell'orchestra, c'è anche il cardinale che sta bevendo seduto su una poltroncina da giardino. Filippo si avvicina a lui

CARDINALE

Gran donna, Filippo Maria, gran donna. Non potevi scegliere meglio.

FILIPPO

Dice, Eminenza? Non so... cultura poca, nobiltà niente... e poi, più che scelta mi è stata, come dire, vivamente consigliata.

CARDINALE (ride)

Consiglio da amico! Soldi tanti e tutti fatti da lei, non ereditati...

FILIPPO

...e persi, come ho fatto io, giusto?

scherza Filippo Maria posando una mano su un braccio del cardinale che annuisce ridendo.

CARDINALE

Dio nella sua infinita sapienza accoglie tutti: chi accumula e chi spende.

FILIPPO

Anche chi mercifica la sacralità del matrimonio? Lo sa che ha preteso la separazione dei beni?

il cardinale sorride divertito

CARDINALE

Te l’ho già detto, Filippo: gran donna.

Su di una sedia a rotelle spinta da Monzi, viene avanti un vecchio incartapecorito ma dallo sguardo vivo e acuto, e quando fissa qualcuno la luce fredda che ha negli occhi mette disagio. E' Sua Eccellenza.

Si porta un laringofono alla gola e articola con voce metallica

SUA ECCELLENZA

Agnus dei qui tolli peccata mundi... buongiorno. Eminenza...

si torce sulla sedia accennando ad un baciamano a cui il cardinale si sottrae

CARDINALE

Eccellenza, siete molto più bravi voi a farli, che noi a toglierli i peccata mundi...

Monzi non si ferma, spingendo la sedia verso Matè, a cui sta facendo un lungo baciamano un ometto grasso e pelato:

OMETTO PELATO

Matè in televisione saresti stupenda. Se vuoi ti faccio condurre una rubrica tutta tua...

MATE’ (ridendo)

E di che parlerei? Di P2?

l'ometto si porta un dito sulle labbra con un sorriso forzato e le risatine degli altri vengono spente dall’avvicinarsi di Sua Eccellenza sulla sedia a rotelle. Tutti fanno largo, arretrando di un passo, intimiditi. L’ometto pelato si inchina piegandosi ad angolo retto.

Sua Eccellenza guarda Matè compiaciuto, dice nel laringofono

SUA ECCELLENZA

Brava, bella, abile e obbediente. Continua così Matè e arriverai in paradiso.

 

S C E N A 30

BUCA. Interno non illuminato

VOCE SUA ECCELLENZA (riverberata)

... e arriverai in paradiso.

Matè ha uno scatto di rabbia. Spazza dal materasso il pane e il formaggio con una manata. Con un calcio rovescia il secchio dell’acqua. Afferra la catena e la scuote furiosa

MATE’

...o all’inferno, maledetti bastardi!

 

S C E N A 31

UFFICIO PERSONALE DI MATE’. Interno giorno

Il foglietto di carta a quadretti su cui Matè ha scritto le sue indicazioni è in mano a Monzi, installato nel lussuoso ufficio di Matè nella sede della Nord Money.

MONZI (legge)

Cinque Protezione BNL-Atlanta, sei Tana di Ginevra, cinque back da Cicciobello Hong Kong tramite Caiano e il resto da Holding 21 Credit Lyonnais di Guernsey.

Davanti a lui, seduto in poltrona con le gambe accavallate, FILIPPO fuma un sigarillo. Luisa sfoglia un registro ma è tesa e preoccupata.

FILIPPO

Ma che sono questi nomignoli stronzi?

LUISA

Conti correnti. Arriviamo facilmente a trenta miliardi.

MONZI

Sì, ma sarebbe la rovina. I soldi mandati a HongKong sono la tangente per i nuovi appalti e richiamare quel denaro avrebbe gravissime conseguenze. Per le somme depositate sui conti di Guernsey ancora peggio: devono andare a Mosca e non sono assolutamente distraibili.

FILIPPO

Luisa, chiami il commissario Ferla a Roma, dobbiamo dirgli di questo biglietto.

MONZI

Ma vuole scherzare, conte? Vuole accendere i riflettori sugli affari segreti della finanziaria? Il nostro lavoro è come quello dei preti: conosciamo i peccati di tutti ma non li diciamo a nessuno. La contessa ha scritto quel biglietto solo per tranquillizzare i rapitori.

FILIPPO

E allora?

MONZI

Allora possiamo disporre soltanto dei cinque miliardi sul conto Tana, che poi sono anche gli unici soldi interamente vostri...

FILIPPO

Ah, quelli si possono usare! Tanto non bastano. La ammazzeranno.

MONZI

Mica li ammazzano così in fretta gli ostaggi! Se non incassano sono in perdita secca. E poi sono certo che se la contessa fosse qui, libera di decidere, ci direbbe che richiamar quei soldi è una follia.

FILIPPO

Meglio farsi ammazzare?

MONZI

Se ritirassimo quel denaro ci tireremmo addosso dei killer internazionali... lei non è del ramo, conte, ma quando ballano grandi cifre, nessuno scherza.

FILIPPO

Killer? ... ma che mestiere fa mia moglie?

MONZI

Il più pericoloso di tutti: maneggia miliardi.

 

S C E N A 32

BUCA. Interno non illuminato

Matè scrolla rumorosamente la catena, batte sull’assito del soffitto con il secchio vuoto e grida

MATE’

Ho sete! Non ho più acqua! C’è nessuno lì sopra! Ho seteee!

si sente il rumore di un mobile spostato e poi si apre la botola e nel riquadro di luce appare Tonio con il passamontagna infilato sulla testa.

Matè agita il secchio capovolto a significare che non ha più acqua e Tonio si ritrae lasciando la botola socchiusa.

Matè si sdraia sul pagliericcio alzando la gonna e scoprendosi una gamba fino alla coscia, assumendo una posizione invitante.

Tonio riappare con l’acqua e la scala che cala nella buca, esita guardando le gambe di Matè, poi scende, si avvicina alla donna, le strappa di mano il secchio in malo modo e lo riempie .

MATE’

Hai paura di una donna? Sono incatenata come una schiava e tu sei il padrone. Non ho bisogno soltanto di mangiare e bere, ti pare?

Tonio la fissa attraverso la feritoia del passamontagna. Matè allunga una mano e gli serra un polpaccio

MATE’

Sei forte, padrone...

la mano sale verso la coscia di Tonio che la fissa con occhi dilatati e respiro sempre più affannoso

MATE’

Come ti chiami?

Tonio non muove un muscolo, solo il suo respiro è diventato più frequente e sonoro, come quello di un animale

MATE’

Negli ambienti che frequento io non ci sono più veri maschi...

La mano di Matè sale verso il cavallo dei pantaloni. La donna gli soffia

MATE’

Quanto ti danno per fare questa vita di merda mentre loro incassano miliardi? Facciamo un patto: ti faccio dare un miliardo, mille milioni, se fai una telefonata anonima ai carabinieri e gli dici dove sono... Nessuno lo saprà mai. Prima incassi e poi telefoni...

Tonio allunga le mani sul corpo di Matè afferrandole le mammelle, le fa passare le sue mani nodose lungo il corpo. Matè finge piacere. Tonio si slaccia i pantaloni.

MATE’ (sussurra)

Potrai farlo tutte le volte che vuoi...

La donna lo attira su di sé, sdraiandosi sulla schiena. Tonio la volta con violenza e la monta da dietro come un caprone.

Il volto di Matè mentre l’uomo la possiede è senza espressione: subisce senza partecipare.

Il coito è rapidissimo. Tonio ha un’esclamazione rauca ed è tutto finito. Spinge via la donna con malagrazia. Matè si mette a sedere sul pagliericcio e guarda l’uomo che si sta riabbottonando i pantaloni

MATE’

Farai quella telefonata?

TONIO

Non mi faccio ammazzare per una troia.

Matè guarda Tonio con furore, non dice nulla, ma lacrime di rabbia brillano nei suoi occhi.

 

S C E N A 33

OVILE. Interno giorno

L’ovile è angusto e senza mobili, eccetto una tavolaccio, due panche e un pagliericcio a forma di cassone fatto con assi grezze e pieno di paglia.

C'è una sola piccola finestra dai vetri unti di fumo e di caccole di mosca. Tonio esce dalla buca: la botola si apre su un lato del pavimento, accanto al pagliericcio che serve per nasconderla. Ad una delle panche è poggiato un fucile a canne mozze.

Da fuori proviene un fischio, forte, di quelli in uso tra i pastori. Tonio prende la lupara e va ad aprire la porta. Fa un cenno a qualcuno e torna dentro raccattando dal pagliericcio la sua mantella. Rocco entra nell’ovile con un tascapane gonfio sulla schiena. Lo posa sul tavolaccio. Vede la botola aperta.

ROCCO

Novità?

TONIO (si stringe nelle spalle)

Quali novità devono capitare qui?

guarda il tascapane gonfio ma non commenta, Rocco, imbarazzato, si attarda a slacciare i cinturini di chiusura delle varie tasche. Tonio si ammantella per uscire e sulla porta lo ammonisce

TONIO

Stai attento. Là sotto c’è una femmina-uomo.

 

S C E N A 34

BUCA. Interno non illuminato

La poca luce che piove dalla botola aperta mostra Matè che nasconde il volto, scossa da un singulto.

Rocco la guarda dall’alto col passamontagna infilato in testa.

L'abito da infermiera è molto sgualcito. I capelli sparsi intorno al volto e alcuni riccioli sono impastati di terra. La gonna sollevata un poco da un lato mostra una coscia fasciata da una calza trasparente con una lunga smagliatura che scende fino al ginocchio.

Il singulto di Matè si calma. La donna scosta con la mano i capelli e volge il volto verso l’alto: le sue guance sono umide di lacrime. E’ totalmente diversa dalla donna volgare e provocante di poco prima.

Rocco scende portando con sé il tascapane. Lo posa sul pagliericcio accanto alla donna e lo apre tirando una bottiglia d’acqua, del pane e formaggio e un asciugamano pulito. Sgrulla il tascapane e alcune mele rotolano sulla coperta.

Matè segue ogni suo gesto senza parlare.

Rocco prende il secchio e risale ma la voce di Matè lo ferma al sommo della scaletta

MATE’

Grazie.

Rocco si volta, sugli ultimi pioli della scala. Matè indica la bottiglia e ripete

MATE’

Grazie.

Rocco annuisce e continua a salire. Al momento di richiudere la botola esita e Matè ne approfitta per chiedergli

MATE’

Dove siamo?

ROCCO

In montagna.

Rocco si muove per chiudere la botola, di malavoglia. Matè gli sorride e si alza prendendo in mano una mela

MATE’

Se mio marito non paga, mi ammazzerete?

ROCCO

Pagherà.

Matè sospira e scuote la testa

MATE’

Presto vi accorgerete di avere fatto un buco nell’acqua. Allora cosa deciderete?

ROCCO

Io faccio solo la guardia.

MATE’

Già, solo la guardia.

ROCCO

Andrà tutto come deve andare: liscio e pulito.

MATE’

Non ci sono affari puliti quando si guadagna troppo. E io sono qui perché ho guadagnato troppo... A te interessano i soldi?

Rocco chiude la botola precipitosamente, senza più rispondere. Matè addenta la mela.

Qualcuno ride nel buio. Matè si volta di scatto: ovviamente non c'è nessuno. Ma nel buio, riverberata, risuona la voce di un giovane uomo.

VOCE MARIO (riverberata)

Se è femmina la chiameremo Mela...

 

S C E N A 35

STANZETTA MOBILIATA. Interno giorno

RICORDO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

Mario ride, seduto nudo ai piedi del letto, in una stanzetta miseramente mobiliata. E' un bel un ragazzo di vent'anni con lo sguardo romantico.

Anche Matè ride, giovane, nuda e bellissima, appoggiata ai cuscini del letto, mangiando una mela con voracità e tenendo sul ventre un vassoio pieno di torsoli rosicchiati.

MATE’

Come la chiameremo?

MARIO

Mela. Se è femmina la chiameremo Mela.

MATE’

Mela no, però Melissa mi piacerebbe...

(dà un altro morso, diventa seria e conclude) Peccato.

MARIO

Peccato cosa?

chiede Mario avvicinandosi a lei. Matè evita il contatto. Posa a terra il vassoio e scende dal letto cominciando a vestirsi. Mario la accarezza, la bacia sulla schiena ma l'umore di Matè è mutato. E' diventata fredda e scontrosa. Lo scosta e si alza.

MATE’

Ho preso appuntamento col ginecologo per domani. Non voglio avere questo figlio.

MARIO

Maria Teresa... perché? Io ti amo... Ci sposiamo, troverò un lavoro e...

MATE’

...e vivremo in miseria tutta la vita. No. Ho giurato a me stessa che farò un sacco di soldi.

MARIO

Soldi? Tu ammazzi nostro figlio, mio figlio per i soldi?!

Mario la afferra per un braccio. Matè ne sorregge lo sguardo determinatissima.

MATE’

Non è ancora tuo figlio. Finché sta qua dentro è solo mio. E ti assicuro che non metterò al mondo un disgraziato in più. Meglio non vivere che vivere come ho vissuto io.

MARIO

Non sei felice adesso di essere viva e far l’amore con me?

MATE’

Solo se riesco a realizzare i miei piani.

MARIO

Far soldi a qualunque costo?

MATE’

Quello che i soldi danno. In che mondo vivi tu? Non ti guardi intorno? Se sei miliardario sei rispettato, non importa se hai rubato, corrotto, trafficato in armi o droga, basta che hai tanti soldi e sei qualcuno.

MARIO

Io voglio essere qualcuno solo per te e tu per me sei importante anche senza una lira.

MATE’

Parole che durano una settimana o un anno. Poi bisogna fare i conti con la realtà. E io non voglio farmi ballare un uomo sulla pancia finché son giovane e poi fargli la serva per tutta la vita. Puoi star sicuro di una cosa Mario: io farò soldi...

Matè urla l’ultima frase mentre lacrime isteriche le scendono sulle guance.

 

S C E N A 36

BUCA. Interno non illuminato

VOCE MATE’

...tanti di quei soldi che non avrò più bisogno di nessuno... e tu, il tuo amore e questa cosa che mi cresce dentro non potete impedirmelo!

Matè ha gli occhi sgranati nel ricordo mentre l’eco di quelle parole lontane ancora echeggiano nella buca.

Si appoggia alla roccia umida e chiude gli occhi, come se il peso del ricordo ora la schiacciasse.

 

S C E N A 37

STAZIONE. Interno notte con effetti

INCUBO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

FLASH: nella nuvole di polvere che cade con EFFETTO RALLENTATO dopo uno scoppio SENZA SUONO, in mezzo a detriti e calcinacci, una giovane madre con una mammella insanguinata, uccisa mentre stava allattando il suo bambino. Il neonato, dal corpicino straziato, ancora apre e chiude una manina.

Accanto una bella ragazza accecata dall’esplosione, i lunghi capelli bruciacchiati tasta le macerie alla ricerca del corpo di qualcuno. Alle sue spalle giace morto un giovane biondo, le braccia spalancate sulle macerie come un Cristo.

In SOVRIMPRESSIONE appare il volto di Matè che urla "Nooo" ma SENZA SUONO.

 

S C E N A 38

VILLA DEFONSECA-BALMAS.STUDIO DEL CONTE. Interno notte

Monzi è al telefono, nello studio di casa de Fonseca Balmas. Filippo sta fumando un cigarillo, in piedi, appoggiato ad un angoliera di cristallo

MONZI

Sono il dottor Pietro Monzi, amministratore provvisorio dei beni di famiglia e della Nord Money. Mi trovo a Roma di passaggio perché il signor conte sta partendo per l’estero. Posso disporre al massimo di un miliardo...

I tecnici della polizia stanno registrando la telefonata. All'altro capo del filo ci sono i rapitori.

VOCE MERIDIONALE (al telefono)

Chi vuoi prendere in giro, stronzo! Dì al conte che presto riceverà le orecchie della signora.

MONZI

Le ho detto che il conte sta partendo e devo aggiungere che per me le orecchie della signora sono di scarso interesse.

La comunicazione viene interrotta. Monzi sorride e riaggancia. Filippo Maria si avvicina alla scrivania, esitante

FILIPPO

Non è stato troppo duro, dottor Monzi? Quelle sono bestie e poi non parto affatto.

MONZI

Sono bestie ma devono sentire che qua, scusi signor conte, abbiamo le palle! Vedrà che alla fine cederanno sul prezzo.

Filippo fa cadere la cenere dalla punta del suo cigarillo con l'unghia del dito mignolo

FILIPPO

Lei sembra troppo sicuro. Sa come sono i suoi rapitori, sa come si deve trattare... non è che sa troppo?

MONZI

Esperienza! Gliel'ho detto che non è la prima volta, e poi certe cose le sanno tutti.

FILIPPO

Matè sarà disperata...

MONZI

Lei non conosce sua moglie. Ha una forza d’animo affilata come un mannaia.

 

S C E N A 39

BUCA. Interno non illuminato

La botola si apre con gran rumore. Rocco , col passamontagna in testa, mette giù la scala e scende.

Matè si alza dal pagliericcio, ravviandosi i capelli

ROCCO

Tuo marito non paga! Han deciso di tagliarti un orecchio.

Matè lo guarda negli occhi neri, nella fessura del passamontagna. Gli sorride. Non è sconvolta affatto dalla notizia

MATE’

Che tempo fa, fuori?

Rocco la guarda incredulo. La afferra per le braccia

ROCCO

Hai capito quel che ho detto? Ti vogliono tagliare un orecchio!

MATE’

E' la prassi, no? Mio marito non paga e voi tagliate. Non ho mai pensato che avrebbe pagato e potete tagliarmi quel che volete, non pagherà. Siamo soci per convenienza reciproca, non marito e moglie.

Matè tace, i due si guardano, poi la donna cambia tono

MATE’

C'è il sole fuori? Darei qualunque cosa per un po' di sole...

Rocco si ritrae un poco. Matè si mette a sedere, ha il volto pulito e si ravvia i capelli con le dita. Guarda Rocco che è rimasto immobile a guardarla

MATE’

Me lo tagli tu l'orecchio?

Rocco non risponde neppure con un cenno. Matè avvicina il volto a quello di lui per guardarlo meglio negli occhi.

MATE’

Quanti anni hai?

ROCCO

Quasi trenta. E tu?

MATE’

Quasi quaranta.

i due restano in silenzio.

ROCCO

Mia moglie ha quindici anni meno di te e sembra più vecchia.

MATE’

I soldi fanno miracoli.

ROCCO

Tu sei una donna importante, vero?

MATE’

Importante? E per chi?

Rocco la fissa in silenzio poi si scuote, risale in fretta la scala e rimette a posto la botola.

Matè si passa una mano sul volto, massaggiandosi le palpebre.

Un applauso scrosciante riempie la cella scavata nella roccia.

 

S C E N A 40

SALETTA PALAZZO CONGRESSI. Interno giorno

RICORDO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

Biagiotti è sulla soglia di una sala separata dal salone del congresso da una vetrata di vetri smerigliati. Oltre la vetrata si distinguono le ombre dei congressisti. Arriva l’eco degli applausi e la voce dell’oratore

VOCE DELL’ORATORE

...non sarà certo per un mariuolo che permetteremo di processare il partito... (applausi)... e cancelleremo quei magistrati che vogliono fare un uso politico della magistratura! (applausi scroscianti)

Biagiotti chiude la porta e si rivolge a Matè che lo sta aspettando.

ON. BIAGIOTTI

Certo che quando parla Lui, eh? Ti fa credere quello che vuole... quelle pause, quei silenzi... è come una sinfonia...

MATE’

A me le sinfonie non m’incantano. Perché l’appalto per la metropolitana è di nuovo fermo?

ON. BIAGIOTTI

Senti contessa, patti chiari amicizia lunga. S'era detto sessanta a noi e sessanta agli altri. Se fai la taccagna con noi hai chiuso. Io c'ho la fila di gente come te che vuole, come dire, sostenere il partito.

Matè lo applaude ironica e Biagiotti sbuffa seccato. Matè sorride placida

MATE’

Una fila di zecche hai, che appena gira il vento butteranno la tua carcassa agli sciacalli. Sessanta e sessanta era per una commessa di milleduecento. Ma è solo di mille, quindi cinquanta e cinquanta. Estero su estero come sempre .

Biagiotti sorride e allunga le mani in una carezza volgare

ON. BIAGIOTTI

Sei proprio in gamba contessa ma non credere di esserlo troppo. Dovremmo fraternizzare di più.

MATE’

Non ci divertiremmo.

ON. BIAGIOTTI

Io credo di sì.

MATE’

Io credo di no. Come nano son troppo cresciuta e come ballerina son sempre stata una frana.

Entrano di corsa dei tecnici che accendono delle fotoflood e degli spot: uno di essi

accieca Matè che alza una mano per coprirsi gli occhi.

VOCI

Presto! Dài! Vuole fare una dichiarazione alla stampa.

 

S C E N A 41

BUCA. Interno non illuminato

La luce di una potente torcia acceca lo schermo.

Matè viene afferrata da Tonio. Nella buca ci sono altre due persone: Rocco con la torcia e la lupara e un chirurgo, anch'egli incappucciato, che apre la propria borsa dei ferri con mani tremanti.

La torcia illumina la faccia di Matè che cerca di vedere Rocco oltre l’abbacinante alone della torcia. Tonio stringe più forte le braccia della donna.

MATE’ (a Tonio)

Non c'è bisogno che mi tieni.

(poi al chirurgo)

Faccia un taglio dritto che poi la plastica vien meglio.

Il chirurgo annuisce mentre riempie una siringa di novocaina. Rocco posa la lupara e si avvicina a Matè.

ROCCO

Non sentirai tanto male...

TONIO

Quante storie, un colpo di coltello e via.

Il chirurgo inietta la novocaina alla radice dell'orecchio sinistro di Matè e poi impugna un bisturi.

CHIRURGO

Lei vede che sono costretto...

MATE’

E ben pagato... Si sbrighi!

Matè guarda Rocco negli occhi. L’uomo volge via lo sguardo. Matè chiude gli occhi.

Il chirurgo le stacca l'orecchio sinistro con un colpo preciso di bisturi.

Matè spalanca gli occhi, pieni di lacrime mentre il chirurgo le tampona il taglio che sanguina abbondantemente.

Rocco la fissa con occhi sgranati, nella fessura del passamontagna.

 

S C E N A 42

VILLA DEFONSECA BALMAS. SALA GIOCO. Int.notte

Maria è imFilippo pegnato in un mano di bridge. Guarda le proprie carte e gongola:

FILIPPO

Un grande slam storico.

i tre compagni di bridge sono concentrati sulle carte mentre un cameriere serve liquori e vuota i portacenere.

L'avvicinarsi esitante di un secondo cameriere a Filippo Maria e il suo restare in attesa di un cenno è molto disturbante. Il conte cerca di ignorarlo ma ormai l'incanto della smazzata è rotto. Seccato alza lo sguardo su di lui che subito si china per sussurrargli qualcosa in un orecchio. Filippo Maria trasalisce, poi si domina e licenzia l'uomo con un cenno. Il gioco riprende fino al termine della mano, ma il conte sbaglia e perde molti punti.

FILIPPO

Scusate, amici... ho perso la concentrazione... Un momento solo.

si alza ed esce.

 

S C E N A 43

VILLA DEFONSECA BALMAS.STUDIO DEL CONTE. Interno notte

Luisa cammina in su e in giù per lo studio con in mano una scatoletta di cartone e corre incontro a Filippo, agitata

LUISA

Una cosa orribile, signor conte! Hanno lasciato questa scatola... quei macellai assassini le hanno tagliato un orecchio! Guardi...

porge la scatoletta a Filippoche fa un balzo indietro, schifato

FILIPPO

Non voglio vedere! Metta in frigo, metta in frigo! Glielo riattaccheranno.... Chiami subito Monzi a Milano..

LUISA

Ma che Monzi, signor conte! Ma non ha ancora capito? hanno messo quel maiale alla Nord Money per fare i loro interessi, non quelli della signora!

FILIPPO

E allora chiami la polizia! Che posso fare io di più? Voi sapete se ci sono i soldi, dove sono i soldi e che diavolo ci si può fare con quei soldi! Che volete da me? Che volete tutti!!!?

Filippo se ne torna dagli amici sbattendo la porta.

 

S C E N A 44

BUCA. Interno non illuminato

TONIO, incappucciato, si china sul corpo di Matè. La donna sta dormendo, sfinita dal trauma. La benda che le fascia un lato della testa è sporca di sangue.

Come un animale Tonio le sale sopra. Matè si sveglia con un urlo e Tonio le chiude la bocca con una mano

Matè lo fissa con occhi sgranati e gli fa cenno che non urlerà. Tonio le leva la mano dalla bocca e le alza il vestito. Matè non oppone resistenza

MATE’

La farai quella telefonata?

TONIO

Ti credi furba eh?

si sbottona i pantaloni, tenendola bloccata sul pagliericcio con le ginocchia. Matè è calmissima

MATE’

Ti ho proposto un affare. Se ci stai, puoi scoparmi.

Tonio ansima e dice rauco, sarcastico

TONIO

E perché se non ci sto, che fai?

MATE’

Dico al tuo capo, quello con quei begli occhiali , che mi hai offerto di scappare in cambio di un miliardo e di una scopata.

TONIO

E quando ci parli col capo...

MATE’

Non sei solo qui, una strada la trovo...

Tonio si stacca da lei e la guarda attraverso il passamontagna, il respiro affannoso, i pantaloni sbottonati

TONIO

Anche se ti porta le mele, vuole solo quello che voglio io: fotterti.

MATE’

E allora che aspetti? Violentami, non posso mica scappare.

Tonio colpisce Matè con un schiaffone. La donna accusa il colpo ma torna a girare la faccia verso di lui con un gran sorriso di scherno.

Tonio si riallaccia i pantaloni, mormorando imprecazioni incomprensibili e si arrampica su per la scala. Ritira la scala e chiude la botola con gran rumore.

 

S C E N A 45

UFFICIO PERSONALE DI MATE’. Interno giorno

Monzi si è insediato nell’ufficio di Matè. Davanti a lui c’è Biagiotti che gli allarga sul tavolo alcuni quotidiani che titolano sul rapimento Matè.

ON. BIAGIOTTI

Eh no caro Monzi, no! Ti abbiamo messo lì perché risolvessi tutto e alla svelta, prima che la stampa cominciasse a far casino. Ma davvero vogliamo farcela rimandare a fette quella disgraziata?

VOCE MONZI

Senti, Biagiotti, non è la prima volta che tratto un rapimento.

ON. BIAGIOTTI

Questo è un caso un po’ speciale, no? Paga e tirala fuori. Poi ce la vediamo noi con Matè. L’idea di non pagare è stata tua. E adesso, guarda là, come la stampa ci inzuppa il pane!

MONZI

Io non ho idee mie. Lo sai bene che non ho idee mie.

VOCE ON. BIAGIOTTI

Tue o non tue, prendi i soldi dai conti esteri e paga. Questa cosa deve finire subito.

 

S C E N A 46

MILANO. GALLERIA. Interno giorno

P.P. di un uomo meridionale, basso e calvo. E’ Gino Neri. Sorride ma i suoi occhi restano cupi. E’ seduto al tavolo di un bar

NERI

E tu paga il riscatto e finisce tutto subito. Poi si vedrà quel che si può recuperare. Sai, giù, non è più come una volta. Molta gente si è messa in proprio, mezze figure, dilettanti...

di fronte a Neri, c’è Monzi. Si guarda spesso intorno, nervoso.

MONZI

Non vogliamo recuperare. Non vogliamo che torni.

NERI

Un sequestro costa un sacco di soldi: la talpa, i manovali, il trasporto, la guardianìa... Se non pagate non la mollano. Che problema c'è?

MONZI

Non possiamo sopportare che ce la mandino un pezzo per volta.

NERI (sardonico)

Oh... ragioni umanitarie!

MONZI

Non sfottere. Troppo baccano, troppa emozione sui media. La Polizia passerebbe al setaccio mezzo sud, magari manderebbero di nuovo l'Esercito...

NERI

Sì, sì... ho capito. Vorreste che l’ammazzassero alla svelta a fin di bene.

MONZI

E va bene, a fin di bene. Puoi fare qualcosa?

NERI

Certo, amico, certo... Gino Neri può sempre fare qualcosa. Per i rapitori è pure meglio eliminare il rapito, un testimone in meno. Però tu vuoi che facciano un lavoro per te? Devi pagarli.

MONZI

Mi pare giusto. Vedi di sapere quanto e magari usa un po’ della tua autorità perché non esagerino.

NERI(alzandosi con un sorrisetto)

Mi muoverei con più autorità se quell’appaltino sull'Alta Velocità andasse sui giusti binari... abbiamo fatto gli indignati per la corruzione nelle Ferrovie: ci spetta, no?

 

S C E N A 47

BUCA. Interno non illuminato

La botola si apre e la luce di una torcia illumina il pagliericcio su cui giace Matè, con la testa fasciata.

Tonio, incappucciato, tiene la torcia e Rocco, anche lui mascherato col passamontagna, mette giù la scala. Tonio scende per primo e pianta la luce della torcia in faccia a Matè, abbagliandola.

Matè leva d’istinto una mano per parare gli occhi e Tonio gliel’abbassa con un colpo secco. Rocco scende nella buca col tascapane pieno mentre dalla botola si affaccia l’ uomo con gli occhiali:

UOMO CON OCCHIALI

Contessa, pare che abbia ragione lei. Suo marito non vuole pagare.

MATE’

Non può.

UOMO CON OCCHIALI

E chi è questo Monzi che è stato messo a capo della sua finanziaria?

Matè ha un gesto di rabbia e allontana con violenza la mano di Tonio che regge la torcia.

L’uomo con gli occhiali si tira indietro.

Tonio furioso colpisce Matè al volto con la torcia piantandogliela sugli occhi.

L’uomo con gli occhiali riappare nel riquadro della botola

UOMO CON OCCHIALI

Spegni la torcia.

Tonio esita e Rocco gliela toglie di mano con rabbia repressa. Guarda verso l’uomo con gli occhiali che conferma, calmo

UOMO CON OCCHIALI

Spegni.

Rocco spegne la torcia. Matè cerca di mettere a fuoco il suo interlocutore che resta in controluce

UOMO CON OCCHIALI

Signora le ripeto la domanda: chi è questo Monzi?

MATE’

Il più gran figlio di puttana che mai abbia partorito la Terra e la prova definitiva che non avrete mai un soldo di riscatto.

UOMO CON OCCHIALI

Lei mi aveva fatto una proposta.

MATE’

E’ sempre valida. Ho accumulato prove d’ogni genere contro tutto il potere ufficiale e no.

UOMO CON GLI OCCHIALI

E chi ha queste prove?

MATE’

Persone fidate.

UOMO CON GLI OCCHIALI

Non si faccia illusioni contessa. Se nessuno paga noi manderemo a suo marito prima un dito, poi una mano, poi...

MATE’

Quelli mi vogliono morta. Non gliene frega niente se mi ammazza un pezzo alla volta.

UOMO CON OCCHIALI

Con le chiacchiere lei non si salva, signora. Forse riprenderemo presto questo colloquio.

l’uomo con gli occhiali si ritira. Tonio sale mezza scala, si volta a guardare Rocco

ROCCO

Le medicine. Vai pure, ci penso io.

Tonio se ne va, si sente la porta di sopra che sbatte.

ROCCO

Hai fatto una cosa grave.

Matè scuote le spalle. Si tocca la fronte e si accuccia sul pagliericcio.

ROCCO

Stai male. Toh, prendi questi, sono antibiotici.

MATE’

Non mi crede. Spera ancora di avere i soldi del riscatto. Sai, voi sequestratori vi facevo più intelligenti.

ROCCO

Ti fa male?

Matè non risponde. Rocco tira fuori dal tascapane una bottiglia di vino. La porge a Matè, a disagio

ROCCO

Aiuta a far sangue...

Matè lo guarda negli occhi. C'è uno scambio intenso in questo sguardo. Matè con estrema lentezza gli sfila il passamontagna. Rocco non si oppone.

I due restano a fissarsi, faccia a faccia: Rocco è impietrito ma il suo respiro è rapido, affannoso. Si rimette il passamontagna con violenza, un gesto quasi infantile per cancellare l'accaduto.

ROCCO

Io qui son l'ultima ruota del carro, non avrei potuto oppormi neppure volendolo.

Matè ripete il suo gesto e gli sfila di nuovo il passamontagna. Rocco non ha reazioni. Restano a guardarsi.

MATE’

E... avresti voluto?

ROCCO

No. Mi sarei compromesso e ti avrebbero tagliato l'orecchio lo stesso. E poi...

MATE’

Non hai bisogno di scusarti.

ROCCO

E chi si scusa. Quando si sceglie un lavoro, lo si deve fare fino in fondo.

MATE’

E' così dappertutto: quando si vogliono i soldi non si può badare ai mezzi.

Rocco è colpito dalla calma della donna mutilata, imbronciato ma ammirato, affascinato.

ROCCO

La prendi con molta calma. Le donne che conosco io si sarebbero già strappate i capelli.

MATE’

Tengo ai miei capelli e alle mie orecchie come chiunque altro, ma conosco il mondo e gli affari sono affari, sia in questa tana che nei palazzi di Milano. Sono stata una stronza a farmi rapire, voi avete fatto un investimento e volete che frutti. Con ogni mezzo. Anch'io farei così.

ROCCO

Tu? (scuote la testa) Tu sei una signora, una piena di soldi, non hai bisogno di far morire il prossimo per campare.

MATE’

E come credi che si facciano i soldi? Per qualcuno che ride c'è sempre chi piange. Se ti preoccupi del prossimo hai perso in partenza.

ROCCO

Parli come un uomo di rispetto.

MATE’

Me l'han già detto.

ROCCO

Ho provato a fare altri mestieri, ma qui se non sei al servizio di qualche potere muori di fame.

MATE’

E perché morire di fame se si può star bene?

Rocco la guarda incerto, ma Matè sembra parlare più a se stessa che a lui. L'uomo le accarezza una mano

ROCCO

Non ce l'hai con me?

MATE’

Ma no... ce l'ho con me stessa. E ce l'ho coi tuoi capi che sono tanto imbecilli da non capire che finiranno per dovermi ammazzare gratis.

Rocco prende fra le sue mani callose la mano curata di Matè

ROCCO

Ammazzare no... spero di no.

MATE’

Se non pago non potete lasciarmi andare, non pagherebbe mai più nessuno. Ti ho detto che capisco: gli affari sono affari. I sentimenti non c'entrano. Non ti odierò neanche se sarai tu a tirare il grilletto...

ROCCO

Non ho mai conosciuto una donna come te e mai avrei potuto conoscerla...

si china su di lei ma si ferma, si ritrae. Vuota il tascapane sul pagliericcio facendo rotolare tre mele sulla coperta.

ROCCO

Ti ho portato altre mele...

Matè gli sfiora una guancia con le dita. Rocco la fissa intensamente e Matè gli sfiora le labbra con le proprie.

L’emozione tesa, immobile, di Rocco è fortissima. Ha gli occhi lucidi e Matè gli sorride

MATE’ (sussurra)

Sono io che devo piangere. Vuoi che questa faccenda finisca bene per tutti? A voi i soldi e a me la salvezza?

Rocco annuisce.

MATE’

Telefona a mio marito, forse possiamo costringere quei bastardi a pagare.

ROCCO

Non è lui che decide?

MATE’

Mio marito può decidere l'atout a bridge e poco più. Ci sono persone che dovrebbero pagare, ma evidentemente non vogliono farlo.

ROCCO

Politici?

MATE’

Anche, ma adesso contano meno. I grandi burattinai sono sempre nell'ombra. Posso cercare di spaventarli.

ROCCO

Perché non l'hai scritto nel biglietto che ti han fatto mandare?

MATE’

Speravo che il tuo capo fosse più informato e di fare un accordo con lui. Se invece mi devo fidare di qualcuno, voglio fidarmi di te. Telefona a mio marito e digli che se non torno usciranno delle carte scottanti che faranno saltare mezzo mondo, pezzi grossi della cosiddetta società civile che poi è la più incivile di tutte. E che riferisca a Monzi.

ROCCO

Posso telefonare io a questo Monzi.

MATE’

No. Indovinerebbe che qualcuno di voi mi sta aiutando e non so fin dove può arrivare quel bastardo. No, deve sembrare una delle tante telefonate di minaccia.

ROCCO

Perchè lo odii tanto?

MATE’

E’ lui che mi ha dato la prima chance. Lavorava per i Servizi. Ma hai ragione. Dovrei odiare me stessa.

ROCCO

Farò la telefonata. Però mettersi contro il mondo di solito significa rimetterci la pelle, non salvarla.

MATE’

Devo rischiare il tutto per tutto: digli che se muoio non gli resteranno neanche le palle per giocare a polo. Forse pagheranno: quello che so io vale molto più di una manciata di miliardi. Come vedi mi metto nelle tue mani.

ROCCO (annuisce)

Hai visto la mia faccia. Un giorno sarò io a chiedermi se posso fidarmi di te.

MATE’

Se arriverà mai quel giorno, sarai contento di esserti fidato..

ROCCO

Dammi il numero che devo chiamare.

Rocco porge una biro a Matè che scrive un numero di telefono sul bordo di un foglio di giornale, lo strappa e glielo porge. Roco se lo infila in tasca.

Si sente il rombo di un motore in avvicinamento. Il rombo diventa assordante.

MATE’

Un elicottero...

Rocco risale la scala di corsa e corre fuori.

Matè si alza dal pagliericcio. Una fitta dolorosa le contrae il volto e si porta una mano sulle bende che si stanno macchiando di sangue. Vacilla e deve tornare a sedersi. Resta in attesa, piena di speranza, il volto girato verso l’alto, ma il rombo dell’elicottero si allontana fino a svanire.

Matè si affloscia su se stessa, delusa, gli occhi lucidi di pianto. Rocco si riaffaccia dalla botola, affannato:

ROCCO

Era della Polizia. Se si avvicinano qui è peggio per te, capisci? Peggio.

Richiude la botola e Matè sente i suoi passi che si allontanano di corsa.

La donna si versa del vino dalla bottiglia e beve. Si mette una mano sulla fronte, forse le sta salendo la febbre. Scossa da un tremito si sdraia. Resta con gli occhi sgranati nel buio.

Il rumore dell’elicottero torna a farsi forte ma questo è un suono riverberato.

 

S C E N A 48

NEWYORK. TERRAZZO DI GRATTACIELO. Est.giorno

RICORDO: le immagini sono nette. Matè è come l’abbiamo vista nelle scene iniziali del film.

Le pale dell'elicottero non sono ancora ferme quando Matè, elegante in un tailleur di un gran sarto, balza a terra aiutata da due uomini in doppiopetto. L'elicottero è atterrato sul terrazzo di uno dei più alti grattacieli di Manhattan.

 

S C E N A 49

GRANDE UFFICIO NEWYORCHESE. Interno giorno

RICORDO: le immagini sono nette e Matè appare come nelle scene iniziali del film.

Matè, accompagnata da uno dei due uomini che l'hanno accolta all'eliporto sul terrazzo del grattacielo, entra in un grande ufficio e un uomo corpulento si alza da dietro una grande scrivania e le va a stringere la mano.

Nella stanza ci sono altre persone dall'aria importante. L'uomo fa una rapida presentazione

HENZE

Il mitico signor Utruff, l’uomo più ricco della nuova Russia... il senatore Delmont... e l'amico senatore George Ross della Texas Weapon United...

Matè stringe le mani a tutti

HENZE (continua)

E lei è la contessa Maria Teresa, il nostro tramite finanziario dell'operazione Cestnost.

UTRUFF (lieve accento russo)

Felicissimo di conoscerla, contessa. Mi hanno detto che il futuro del mondo è nelle vostre graziose mani.

MATE’

Troppo gentile e molto esagerato. Sono solo un tecnico finanziario e vi porto la piena solidarietà dei miei amici anche se a Roma più che del futuro del mondo, si preoccupano di quello personale.

HENZE

E che cos'è il futuro del mondo se non la somma dei nostri futuri personali?

tutti ridono poi Utruff interviene

UTRUFF

Patti chiari però: io blocco il mio commercio di armi e le metto a disposizione dei generali golpisti ma quando la Russia sarà tornata quasi URSS voi mi aiuterete a impiantarci un sano capitalismo: il mio. Televisioni, supermercati, giornali, telefoni, tutto. Nessun ostacolo, nessuna stupida legge antitrust.

ROSS

Molti dei miei preferirebbero un ritorno al comunismo.

UTRUFF

E perché non lo zar? La storia non torna indietro. Quel bel comunismo di una volta che come contropartita vi dava tanta sicurezza di essere nel giusto non tornerà più. E poi non si fanno grandi affari con il comunismo.

HENZE

Avrete l’import-export di tutta l’Asia. Okay? Purchè sventoli forte la bandiera del nazionalismo. L’Occidente deve avere di nuovo paura. Okay? Altrimenti dovremo finanziare i fondamentalisti islamici.

UTRUFF (ride forte)

Avrete di nuovo paura! Una paura, come si dice qui? fottuta, carasciò?

MATE’

Generale Henze, la parte politica che rappresento vuole la garanzia che riportiate l'Italia sotto l'ala dell'America. A qualunque costo.

HENZE

Sarà automatico: un nuovo pericolo rinsalderà i legami occidentali e non saranno più tollerabili governi indipendenti.

DELMONT (a Utruff)

Speriamo che sappiate muovere bene i nostri capitali, la Russia non è l’Italia: non basterà mettere qualche bomba nelle banche.

(a Matè)

Sua Eccellenza è sempre in gamba?

Matè apre la sua borsa e tira fuori dei documenti che passa ad Henze che li sfoglia e poi li dà al generale Belmont che infine li passa a Ross.

MATE’

Temo che verrà ai nostri funerali. Abbiamo usato holding lussemburghesi per il trasferimento dei primi trecento milioni di dollari, i versamenti saranno mascherati da finti acquisti di diritti televisivi, poi li muoveremo attraverso la Hong Kong National Bank. Arriveranno a Mosca come fondi per la cooperazione.

ROSS

Sembra un buon lavoro, contessa... non dobbiamo assolutamente ripetere il pasticcio BNL-Atlanta - Irak!

MATE’

Non vorrei offendere ma quello fu dilettantismo puro e credo che la mia professionalità sia fuor di dubbio. Spero di poter dire lo stesso della vostra!

Tutti scoppiano a ridere e si affollano intorno alla bella Matè per stringerle la mano.

 

S C E N A 50

BUCA. Interno non illuminato

Nel buio della buca Matè sente ancora lo scrosciare delle risate americane evocate dal suo ricordo.

La donna apre la bocca ed emette un suono sarcastico, un'imitazione tragica di risata

MATE’

Ah... ah... ah.

resta supina sul giaciglio, gli occhi sgranati nel buio. La risata si strozza in singhiozzo. Matè si volta su un fianco, affondando il viso nel cuscino sudicio.

 

S C E N A 51

PORTO DI VILLA SANGIOVANNI. Esterno giorno

Oltre i vetri della cabina telefonica pubblica si vede il porto di Villa San Giovanni col movimento dei ferryboat verso la Sicilia. Rocco parla al telefono coprendosi la bocca con una mano

ROCCO

Pagate perché qui non scherziamo. Le abbiamo già tagliato un orecchio, se non pagate continueremo così... un pezzo per volta.

 

S C E N A 52

UFFICIO QUESTURA. Interno giorno

Il resto della telefonata lo sentiamo attraverso un registratore in un ufficio del Capo della Polizia. Davanti al Capo ci sono il commissario Ferla, Filippo Maria, il dottor Monzi e alcuni operatori. La voce registrata di Rocco sta dicendo

VOCE REGISTRATA ROCCO

...un pezzo per volta... La signora dice che se non torna usciranno documenti compromettenti che ha dato ad un amico... molto compromettenti, che vi porteranno tutti alla rovina.

Si sente il "clic" dell'interruzione della linea. Uno dei tecnici aziona un secondo registratore e ora si sente la voce con accento meridionale del sequestratore, più pesantemente accentata

VOCE MERIDIONALE (registrata)

Chi vuoi prendere in giro, stronzo! Dì al conte che presto riceverà le orecchie della signora.

COMM. FERLA

Non solo è un’altra voce ma anche il tono e la forma. Ha detto "la signora dice", sembra più un portavoce della contessa che uno dei suoi aguzzini.

Il conte è agitato e guarda Monzi che ha un sorriso compiaciuto

MONZI

Qui c’è lo zampino diabolico di Matè. Se resta ancora un po’ con quei disgraziati diventa lei la capobanda.

FILIPPO

Ma che dice! La stan facendo a fette! Bisogna che il giudice sblocchi le proprietà di mia moglie.

CAPO DELLA POLIZIA

La linea dura è una legge dello Stato, Filippo, e nessuno può violarla.

MONZI

Se non è una pensata di Matè è un bluff dei rapitori. La contessa non è tipo da costruire dossier compromettenti contro nessuno.

COMM. FERLA

Sicuro?

Monzi annuisce sorridendo.

MONZI

Sì, ma lei, conte, segua il mio consiglio. Se ne vada un po’ fuori... qui c’è troppo stress per lei.

FILIPPO

Sì, credo che abbia ragione. Qui non resisto più.

Filippo se ne va accompagnato alla porta dal Capo della Polizia che poi si volta verso gli altri e sospira

CAPO DELLA POLIZIA

In fondo Filippo la sta prendendo bene...

MONZI

Il suo non è un vero matrimonio. Un semplice do ut des. E poi , dottore, se Matè muore, lui eredita tutto.

CAPO DELLA POLIZIA

Questa non gliela passo, Monzi. Filippo non è quel tipo di uomo.

MONZI

Davanti ai soldi gli uomini diventano tutti di un solo tipo.

CAPO DELLA POLIZIA

Quella donna può veramente avere delle carte che scottano?

Monzi fa lo stupito

MONZI

Certo che no. Abbiamo sempre trattato affari limpidi e assolutamente legali.

CAPO DELLA POLIZIA

Naturale. Limpidi e assolutamente legali. Una domanda inutile.

 

S C E N A 53

STUDIO DI SUA ECCELLENZA. Interno notte

In una stanza pesantemente mobiliata, dall’aria antica, sullo sfondo di quadri ottocenteschi, tendaggi pesanti, Sua Eccellenza siede su una poltrona accanto ad uno scrittoio e picchietta con un occhialino il piano intarsiato.

SUA ECCELLENZA

Pensar male è brutto ma ci si prende sempre. Sai qualcosa delle prove che Matè dice di avere?

MONZI (spalanca le braccia)

Avrà raccolto fotografie, registrazioni, numeri di conti esteri... se un decimo di quel che sa arriva in mani sbagliate è l'ergastolo per tutti.

SUA ECCELLENZA

Sei catastrofico e non mi piace il tuo uso sconsiderato del plurale, però trova quelle carte.

MONZI

Farò del mio meglio come sempre. Purtroppo quando ho saputo del ricatto avevo già parlato con Neri. Lui certo sa chi sono i rapitori di Matè. Ha chiesto soldi per eliminarla. Far marcia indietro potrebbe insospettire qualcuno.

Sua Eccellenza porta il laringofono alla gola

SUA ECCELLENZA

Finché non troviamo i documenti che Matè dice di avere contro di noi deve vivere.

MONZI

Così facciamo il suo gioco. Magari non ha niente di niente. Ne sa una più del diavolo quella.

SUA ECCELLENZA

Già, ma ha avuto una botta di sfortuna.

entra un maggiordomo, compunto. Si inchina

MAGGIORDOMO

Eccellenza, è l’ora della cena.

il vecchio col laringofono fa un cenno di assenso e il maggiordomo esce. Monzi gira intorno la sedia e la spinge lentamente verso la camera da pranzo.

SUA ECCELLENZA

Finché non trovi quei documenti, la vita di Matè vale più della nostra. Datti da fare.

Monzi annuisce.

 

S C E N A 54

BUCA. Interno poco illuminato

Rocco, senza passamontagna, accende una torcia e fa piovere la luce su Matè addormentata sul suo giaciglio. Scende la scala senza far rumore portando con sé il suo tascapane gonfio, posa la torcia a terra e sosta a guardare la donna, nella penombra.

I capelli di Matè sono scomposti intorno al viso. Teneramente Rocco ravvia una ciocca, badando a non toccare la garza sporca di sangue.

Matè apre gli occhi e trasale di paura. Rocco la calma

ROCCO

Sono io. Voglio cambiarti la benda.

tira fuori dal tascapane garze sterili, acqua ossigenata e un rotolo di cerotto.

Ti farò un po’ male.

Matè annuisce appena, fissandolo. Rocco toglie la benda insanguinata e fa una smorfia di dispiacere nel vedere il moncherino scuro, sporco di sangue raggrumato che Matè ha al posto dell’orecchio.

MATE’

Non hai uno specchio?

Rocco scuote il capo, lava il moncherino con l’acqua ossigenata e lo ricopre con garze pulite. Sorride

ROCCO

Con una plastica tornerai perfetta come prima.

MATE’

Non voglio tornare come prima.

ROCCO

Perché?

Rocco incerotta le garze pulite, poi Mate scuote la testa per portare i capelli a coprire il cerotto

MATE’

C’è un vantaggio nello stare in questa buca: si ha tempo per pensare. I banditi non stanno solo sulle montagne, la criminalità domina il mondo. Te l’ho detto: troppi soldi si fanno soltanto con gli affari sporchi.

accarezza Roco sui capelli

Grazie.

Rocco d'impeto la bacia. Matè si lascia baciare senza reagire. Rocco, portato dalla passione, le accarezza il corpo. Matè lascia fare, passiva. Rocco si ferma, si stacca da lei.

ROCCO

Solo se lo vuoi anche tu...

Matè leva una mano a sfiorargli le labbra e sussurra

MATE’

Non so neanche come ti chiami...

ROCCO

Rocco...

La mano di Matè lo attira a sé.

(inquadrature a disposizione della regìa)

PASSAGGIO DI TEMPO

Le pile della torcia si stanno esaurendo. La luce rossastra disegna appena i contorni dei corpi nudi di Roco e di Matè stesi sul pagliericcio, ancora abbracciati. Matè ha gli occhi chiusi e Rocco parla quasi a se stesso

ROCCO

Ho moglie e due figli. Ho giurato che avranno tutto quello che hanno i figli degli altri. Ho lavorato un anno in Germania... guadagnavo, ma non abbastanza... mi hanno anche picchiato quegli uomini di merda con le teste rasate... E quando è arrivata la chiamata ho risposto sì.

MATE’

Quale chiamata?

ROCCO

Da quelli che comandano qui da sempre. Tonio ha garantito per me. Mi han messo in mano una pistola e mi han mandato ad ammazzare uno, un politico colluso che non aveva mantenuto i patti.

MATE’

Ti han pagato?

ROCCO

Sì. Avevo giurato obbedienza e non potevo non farlo. Qui se sgarri ti ammazzano. Adesso sono persona fidata, guadagnerò sempre di più anche se prima o poi finirò morto ammazzato o all’ergastolo. E' un brutto lavoro, ma ormai l'ho scelto. Si vede che era il mio destino.

Rocco accarezza Matè

MATE’

Anch’io una volta ho lasciato che uccidessero un uomo.

ROCCO

Non ci credo. Perché l’avresti fatto?

MATE’

Anch’io come te dovevo farlo. Se entri in corsa devi correre. Tu speri di diventare uno dei capi?

ROCCO

Sei una donna intelligente ma questa è una domanda stupida. Uno come me non potrebbe mai.

MATE’

Perché? Riina era un manovale ed è diventato capo della mafia siciliana.

ROCCO

Capo del braccio armato di Cosa Nostra non capo della mafia. Io sono abbastanza ignorante per diventarlo ma ho sempre davanti agli occhi lo sguardo di quell'uomo... gli ho sparato e lui è saltato giù dalla macchina ed è scappato sanguinante per un prato. Gli sono corso dietro e ha alzato le mani per proteggersi.

MATE’

E tu hai sparato di nuovo.

ROCCO

Sì. A quel punto o lui o io.

Rocco tace, lo sguardo perduto nel rimorso.

MATE’

Perché mi dici questo?

ROCCO

Non lo so. Non l'ho mai detto a nessuno, neppure a mia moglie .

MATE’

Me l'hai detto per farmi capire che se ti ordineranno di spararmi, tu mi sparerai.

Rocco non risponde. Matè sospira e chiude gli occhi.

 

S C E N A 55

STAZIONE. Interno notte

INCUBO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

FLASH: nel lento ossessivo RALLENTATO ricadere dei detriti dopo uno scoppio SENZA SUONO, fra le macerie della stazione i cadaveri di alcuni soldati. Uno di loro, con le gambe troncate si trascina in una scia di sangue.

Un bambino fissa allucinato, senza recepire, l’immagine della testa di suo fratello che rotola senza corpo in un movimento assurdamente RALLENTATO.

Il vento dell’esplosione fa ancora svolazzare i fogli di un quaderno di scuola: la nevicata RALLENTATA copre in parte i cadaveri di due giovani studentessa.

 

S C E N A 56

BUCA. Interno non illuminato

Matè spalanca gli occhi ansimando, oppressa da quel lontano orrendo ricordo. Rocco la sta fissando incuriosito.

ROCCO

Pensavi a quell’uomo?

MATE’

Quale uomo?

ROCCO

Quello che hai lasciato ammazzare.

Matè tenta un sorriso ma le vien fuori una smorfia. Fissa Rocco senza parlare, incerta se dire o no la verità. Poi abbassa gli occhi e balbetta

MATE’

Ci sono cose che non si riescono a dire nemmeno in punto di morte...

ROCCO

Non sei in punto di morte.

MATE’

Lo siamo sempre. Fu una notte a Londra, dieci anni fa.

 

S C E N A 57

HALL DI ALBERGO DI LUSSO. Interno notte

 

RICORDO: le immagini sono nette. Matè e Monzi sono di circa dieci anni più giovani

Come visto da Matè: Monzi esce da un ascensore e le va incontro

MONZI

Vuole altri mille miliardi. Dice che gli servono per tappare il buco se no il Banco va a picco.

Matè ha dieci anni di meno. Guarda l'ora. Monzi, sui 35, ticchetta con le dita sulla sua ventiquattrore.

MATE’

Vuoi smetterla, per favore? (poi decide)

Non gli dà più un soldo nessuno, e la mafia vuole indietro i suoi. Ormai l’hanno spremuto come un limone...

MONZI

Non abbiamo alternativa. L'hai sentito il venerabile... Se fallisce e parla morirà un sacco di gente è andrà in galera tutta la sacra nomenclatura.

MATE’

Lo so. Può fallire ma non deve parlare più.

Matè dà un’occhiata a Monzi che si avvicina a Marco, un uomo che sta in fondo alla hall, correttamente vestito da gentleman della city, poi si avvia a passi decisi verso l’uscita stringendosi addosso la pelliccia.

 

S C E N A 58

BUCA. Interno non illuminato

ROCCO

Non sei stata tu a uccidere.

MATE’

Peggio no? Tu hai ammazzato ma altri lo avevano deciso. Io ho deciso e altri hanno ammazzato.

ROCCO

L’hai lasciato fare non l'hai deciso.

MATE’ (sorride)

Saresti un buon gesuita...

ROCCO

Gesuita? Che c'entrano i preti?

Matè sorride e comincia a rivestirsi. Rocco la aiuta poi le passa una mano sulla schiena nuda e Matè rabbrividisce di piacere.

MATE’

Pensi di diventare ricco coi sequestri?

ROCCO

Mi danno cinque milioni al mese e un premio se il sequestro va a buon fine. Tu invece parli di centinaia di miliardi.

MATE’

Parlarne non sempre vuol dire averli e averli qualche volta vuol dire morire.

ROCCO

Da quando ho ammazzato quell'uomo... Matè, davvero bisogna far tutto per i soldi?

MATE’

E' come un ascensore che non si può fermare: devi continuare a salire o ti buttano giù.

ROCCO

Tra poco vengono a darmi il cambio. E' meglio che non mi trovino qui sotto.

si alza e si infila i pantaloni.

MATE’

Anche il tuo compare mi ha messo gli occhi addosso.

ROCCO

Non oserà toccarti. E’ mio zio, lo conosco bene. All’antica in tutto.

MATE’

Anche se lo facesse... se morirò che importanza ha? E se uscirò viva da qui basterebbe una bella doccia per cancellare tutto.

ROCCO

Anche me?

MATE’

Tutto lo sporco.

gli prende una mano fra le sue e dice in tono conciliante

Che età hanno i tuoi figli?

ROCCO

Il maschio otto e la femmina cinque.

MATE’ (sussurra)

Il mio ne avrebbe quasi venti...

ROCCO

E' morto?

MATE’

Non è mai nato. (con forte rimpianto) Non l'ho mai fatto nascere...

Matè si stringe forte a Rocco, che, dopo un'esitazione, ricambia l'abbraccio.

ROCCO

Sei ancora giovane. Puoi fare tutti i figli che vuoi.

Matè si stacca da lui e scuote la testa

MATE’

Non voglio figli. E anch’io quello che ho fatto, nelle stesse condizioni, lo rifarei. Il mondo è così. Non l’abbiamo inventato noi.

Rocco si alza e annuisce. va verso la scala, poi si volge colpito da un pensiero

ROCCO

Forse avremmo potuto cambiarlo. Provare a cambiarlo.

 

S C E N A 59

ZONA PANORAMICA DI ROMA. Esterno giorno

Monzi e Gino Neri, affacciati su un panorama di Roma.

MONZI

Qui è più sicuro che nessuno ci ascolta.

NERI

Gli amici accettano di fare il lavoro ma vogliono i almeno soldi del riscatto. In fondo tu gli chiedi un servizio extra.

MONZI

E’ molto, devo chiedere. Ti do una risposta in pochi giorni.

NERI

Sai, un uccellino mi ha fischiettato di certi documenti che se la bella signora muore... eh?

MONZI (seccato)

Documenti? Ma quali documenti! Fammi autorizzare il pagamento e l’affare è fatto.

 

S C E N A 60

VILLA DEFONSECA BALMAS. STUDIO DEL CONTE Interno notte

Luisa entra nello studio con circospezione. Va verso una scrivania monumentale e apre uno degli sportelli laterali: dentro, in mezzo ad altre carte, ci sono due grossi plichi identici legati con un nastro rosso: su uno c’è scritto "PER IL NOTAIO".

Luisa li prende entrambi, poi ci ripensa, rimette quello senza scritta nella scrivania e richiude. Esce dallo studio badando di non fare rumore.

 

S C E N A 61

VILLA DEFONSECA BALMAS. STANZA LUISA. Int.notte

Luisa si chiude a chiave in camera sua, stringendo al petto il voluminoso plico di documenti. Lo chiude poi in una valigetta di cuoio che infila in un armadio sotto le scatole delle scarpe.

Va in bagno e apre l’acqua nella vasca. Compone un numero al telefono cordless mentre comincia a spogliarsi

LUISA

Il notaio Pozzi per favore. Lo so che è tardi ma è molto  urgente. Ho capito e quando lo trovo? Domani alle otto. Va bene ditegli che ha chiamato Luisa Vincenzi. Devo consegnargli dei documenti importanti.

finisce di spogliarsi e si infila nell’acqua tiepida della vasca provandone sollievo.

Un rumore attira la sua attenzione per un momento, ma tutto è silenzio. Luisa si lascia scivolare nella vasca fino a che l’acqua le sfiora le labbra. Chiude gli occhi.

Un’ombra silenziosa è su di lei. Luisa ne avverte la presenza e spalanca gli occhi: due mani guantate di nero le spingono la testa sott’acqua spegnendo l’urlo della donna in un gorgoglio di bolle.

Visto da sotto il pelo dell’acqua in movimento la faccia di Marco, il guardaspalle di Monzi, sembra quella di un mostro.

L'uomo la tira su. Luisa tossisce spasmodicamente.

Intanto Monzi sta frugando in giro, badando a non creare confusione. Ogni cosa che tocca con le mani guantate la rimette metodicamente al suo posto

MARCO

Non sarà così stronza da tenerli qui...

MONZI

Adesso ce lo dice lei, vero bella?

Marco afferra Luisa per i capelli

MARCO

Dimmi dove sono i documenti segreti della tua padrona e ti lascio sguazzare nella vasca tutta la notte... Non ti vogliamo far del male: quelle carte in mani sbagliate potrebbero far scoppiare la terza guerra mondiale.

LUISA (senza fiato)

Non so di che carte...

Monzi fa un cenno a Marco che torna crudelmente ad immergerla nell'acqua della vasca.

Luisa sta affogando, le bolle diminuiscono di volume e quantità, gli occhi della donna sono sgranati, la bocca resta aperta.

Monzi fa cenno a Marco di tirarla fuori. Marco la tira su per i capelli, sembra morta, la scuote: Luisa tossisce, sputa acqua si rianima un poco

MONZI

Ti ho detto che è per il bene del mondo... dove sono?

Luisa scuote la testa e Monzi indica a Marco di immergerla di nuovo. Luisa si aggrappa al bordo della vasca e annuisce, tossendo. Non riesce a parlare ma con un dito indica l’armadio in cui ha nascosto i documenti.

Monzi spalanca l’armadio. Trova il pacco dei documenti, lo apre e dà un’occhiata: fotografie, lettere, atti notarili e una videocassetta.

MONZI

Sono questi.

Marco lascia Luisa che ha un conato di vomito e continua a tossire aggrappata al bordo della vasca e si affretta verso l’uscita.

Anche Monzi si avvia, poi si ferma. Torna verso la vasca da bagno e accende un phon che sta su una mensola. Lo butta acceso dentro la vasca piena d’acqua. Un lampo azzurro e poi l’appartamento piomba nel buio.

 

S C E N A 62

SALA CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. Int. giorno

L’avvocato dagli occhiali cerchiati d'oro siede ad una estremità del lungo tavolo lucido. Dall’altra parte, in piedi, c’è Gino Neri.

NERI

Quella pecora che avete nella buca vale più di quel che pensate. Si stanno cacando sotto dalla paura.

UOMO CON GLI OCCHIALI

Pensavo che fosse un bluff della contessa per salvare la pelle, ma se quelli han paura le cose cambiano.

NERI

Se posso dire la mia: fate cantare la signora e poi facciamogli il favore che chiedono.

disegna una piccole croce in aria con le dita

UOMO CON GLI OCCHIALI

Mi pare ovvio. E’ più utile tenere per le palle amici importanti che avere dei nemici rovinati da uno scandalo.

 

S C E N A 63

UFFICIO DI MATE’ A MILANO. Interno giorno

Monzi, seduto dietro la scrivania di Matè, parla al telefono.

MONZI

... ma non ne ho la più pallida idea, commissario Ferla! L’ultima volta che ho visto la signorina Luisa è stato ieri pomeriggio a casa del conte DeFonseca Balmas. Poi ho preso il volo... aspetti...

legge un biglietto aereo che ha sul tavolo

MONZI

…ecco qua il volo AZ 230 delle 20 e 55 e sono arrivato a Milano verso le dieci...

 

S C E N A 64

VILLA DEFONSECA BALMAS. STUDIO DEL CONTE Interno giorno

Il Commissario Ferla è al telefono nello studio della villa. Dietro a lui si muovono alcuni agenti. Stanno portando via il cadavere di Luisa su una barella. Ferla attacca e poi ordina a un agente

COMM. FERLA

Volo AZ 230. Controlla la lista dei passeggeri.

 

S C E N A 65

BUCA. Interno male illuminato

La luce di una grossa torcia elettrica in pugno a Tonio, incappucciato col passamontagna, acceca Matè, mentre Rocco, incappucciato anche lui, scende la scala con una seconda torcia puntata contro la donna.

Dall'alto della botola si affaccia il compito avvocato con gli occhiali cerchiati d'oro.

 

UOMO CON OCCHIALI

Signora, devo purtroppo comunicarle il nostro vivo disappunto. Per lei non paga nessuno. Dovremo passare al gioco pesante.

Rocco ha un lieve irrigidimento che non sfugge a Tonio, accanto a lui.

MATE’

Non servirà a niente. Potete macellarmi ma non avrete un soldo. Facciamo un patto: voi mi lasciate andare e io vi prometto che pagherò il riscatto.

UOMO CON OCCHIALI

Preferisco la sua prima offerta, ricorda? Lei mi dice dove posso trovare quel dossier e io considero il riscatto pagato.

MATE’

Garanzie?

UOMO CON OCCHIALI

Temo di non potergliene dare.

MATE’

Potete se volete. Scriverò un biglietto a chi ha le carte con l’ordine di consegnarle ad un vostro uomo fidato non appena arriverà la notizia della mia liberazione.

UOMO CON OCCHIALI

Sono troppo in vantaggio per accettare un pareggio. Deve fidarsi o morire.

MATE’

Morta per morta preferisco crepare con la consolazione che avete fatto un cattivo affare.

L'uomo si leva gli occhiali cerchiati d'oro e li pulisce lentamente con un fazzoletto di pizzo.

UOMO CON OCCHIALI

Rendo omaggio al suo animo, signora e riferirò, ma devo dirle che nessuno riesce a tacere quando si usano i sistemi adatti. La morte in sé non è niente, quel conta è il modo in cui si muore.

L'avvocato inforca gli occhiali e si ritrae dalla botola.

Senza una parola Rocco e Tonio risalgono la scala, la tirano su e chiudono la botola.

Matè resta sola a pensare.

VOCE SUA ECCELLENZA(riverberata)

Come ha detto il poeta "sol chi procaccia d'aver fratelli in suo timor non erra" e tu vieni qui a minacciare, sant'Iddio, a minacciare me?

 

S C E N A 66

STUDIO DI SUA ECCELLENZA. Interno giorno

In un buio senza spazio il volto Sua Eccellenza fissa Matè con ironia.

L'ambiente si delinea: è lo studio di Sua Eccellenza che fissa Matè seduto sulla sua sedia a rotelle

MATE

Assolutamente no, e come potrei? Trovi però una ragione plausibile che io possa sostenere davanti ai giudici e tutto filerà liscio come sempre.

SUA ECCELLENZA

Io ti capisco, vedere tanti amici in galera fa perdere il controllo. Ma l’importante è che le cose vadano avanti. Quando si ha la mia età e anche il domani può essere futuro irraggiungibile si impara a guardare lontano. O la Russia torna forte o l’Islam dilagherà in tutta l’Asia e quando sarà il momento del grande scontro, il Cristianesimo sarà sconfitto.

MATE’

Eccellenza, ma lei crede davvero a quel che dice? Con me non ha bisogno di sbandierare nobili motivi per giustificare il suo amore per il potere.

SUA ECCELLENZA

Potere è bello se si sa volere.

MATE’

I soldi sono arrivati a destinazione. Aspettano un segnale da Washington. Laggiù qualcuno vorrebbe puntare di nuovo sui comunisti.

SUA ECCELLENZA

Meglio la destra nazionalista, dovendo puntare sul male è un male più sicuro. Se la Russia torna pericolosa, fotteremo la Sinistra per altri cinquant'anni.

MATE’

Anche se al Cremlino va al potere la destra?

SUA ECCELLENZA

Destra sinistra, la gente non distingue più. Diremo che sono nemici e basterà.

MATE’

Può darsi, Eccellenza. Ma io cosa dico se mi interroga il Procuratore?

SUA ECCELLENZA

Hai ragione, cara Matè, preoccupiamoci dell’oggi. Non ti interrogherà nessuno. Provvederò io a tutto come sempre.

 

S C E N A 67

BUCA. Interno non illuminato

Matè sorride amaramente nel buio della cella:

MATE’

Stai provvedendo eh, vecchio maiale? Stai provvedendo...

il sogghigno è spezzato da un singhiozzo e Matè si rannicchia su un fianco. Gli occhi le si riempiono di lacrime. Il suo sguardo cade su una macchia chiara sul pavimento buio. Allunga la mano e raccoglie il santino di Lourdes, sporco di terra, calpestato. Lo pulisce con gesto automatico, rannicchiandosi come una bambina.

 

S C E N A 68

STUDIO DI SUA ECCELLENZA. Interno tramonto.

Sua Eccellenza siede, curvo, su una poltrona del Settecento, vicino al camino acceso. Sta controllando le carte contenute nella busta inceralaccata prese alla povera Luisa. Alcune le mette da parte e alcune le passa a Monzi, accovacciato ai suoi piedi. Monzi le mette nel camino e controlla che brucino completamente.

MONZI

E' stata una fortuna quel sequestro. Quella donna aveva messo da parte una vera e propria bomba....

SUA ECCELLENZA

Fortuna.... davvero credi alla fortuna?

MONZI

Ce n’era per tutti...

SUA ECCELLENZA

Vedi, tu hai parlato col nostro buon amico Gino Neri e lui sta cercando di mettersi in proprio. Fortuna che siamo arrivati per primi su queste carte.

MONZI

Neri ha osato...? Non ci si può più fidare di nessuno. Provvederò.

SUA ECCELLENZA

Il sospetto è brutto ma a sospettare non si sbaglia quasi mai. Comunque tu non te ne devi più occupare. Vedi, ora potremmo stare tranquilli e invece tu hai un problema. La nostra amica Achille mi ha fatto sapere che in Procura sta per essere firmato un mandato di cattura contro di te.

MONZI

Contro di me? E con quali accuse?

il vecchio fa un gesto vago con la mano e sorride triste

SUA ECCELLENZA

Vecchie calunnie di stragi.

MONZI

Chi ha tradito? Allora anche lei è in pericolo.

SUA ECCELLENZA

I giudici contro di me devono trovare riscontri oggettivi, prove inoppugnabili che non ci possono essere. Invece con te han gioco facile, Monzi.

MONZI

Non ho mai preso iniziative, io! Ho sempre eseguito i suoi ordini...

SUA ECCELLENZA

Questa è una cosa che è meglio non dire. Io non do mai ordini. Qualche consiglio al massimo...

MONZI

Che significa? Che mi abbandona?

SUA ECCELLENZA

Ma no, che dici? Per me sei come un figlio.

MONZI

Sì, devo tutto a lei. Di me si può fidare ciecamente.

SUA ECCELLENZA

Ma certo che mi fido! Son certo che se parlassi il rimorso ti ucciderebbe.

Monzi, a disagio, sussurra

MONZI

Lei sa di avere tutta la mia venerazione.

SUA ECCELLENZA

La venerazione è per i santi.

 

S C E N A 69

LUNGOMARE . Esterno tramonto

Neri si avvia verso la propria auto. Tira fuori le chiavi e prima di infilarle nella serratura, abbraccia con uno sguardo lo splendido panorama del sole che tramonta su  mare. Infila la chiave e la gira per aprire l’auto.

Un’esplosione tremenda distrugge l’immagine sullo schermo.

 

S C E N A 70

STUDIO DI SUA ECCELLENZA. Interno tramonto

Il maggiordomo deferente entra nella stanza portando un cellulare che porge a Sua Eccellenza con un inchino e poi esce senza una parola. Sua Eccellenza accosta il telefono ad un orecchio

SUA ECCELLENZA

Sì, sono io...

controlla l'ora al suo Roskoff da taschino

SUA ECCELLENZA

Già le otto... povero Neri... Mandate una corona. Voglio che sia la prima.

MONZI

Che gli è successo?

SUA ECCELLENZA (sospirando)

Una disgrazia.

MONZI

Non posso andare in galera... so che non reggerei... Direi tutto... Mi crederanno, lei è già sospettato di altri delitti...

SUA ECCELLENZA

Vedi che non ragioni più, figlio mio? Io non ho o ucciso nessuno. Ma siamo qui per aiutarci, non per accusarci, ti pare?

Monzi si lascia scivolare sulle ginocchia e afferra una mano scarna e sottile di Sua Eccellenza, cercando di baciargliela. Sua Eccellenza la ritrae.

MONZI

La supplico, mi salvi. Non voglio invecchiare in una cella...

ha un singulto di pianto e il Sua Eccellenza gli posa una mano paterna sulla testa

SUA ECCELLENZA

Ci si sente vecchi quando gli amici cominciano a morire...

sospira Sua Eccellenza con ironico dolore

MONZI

Che devo fare?

SUA ECCELLENZA

Sparire per un po'.

MONZI

Ormai il mondo è diventato piccolo... dove scappo? Santo Domingo? Le isole Figi? Dove?

SUA ECCELLENZA

Non è questione di distanze, caro. Se nessuno ti cerca, puoi scappare pure a Frascati.

MONZI

Ma mi cercheranno le polizie internazionali di mezzo mondo!

SUA ECCELLENZA

No, se sarai morto. Per finta naturalmente. Hai un figlio, vero?

MONZI

Sì.

SUA ECCELLENZA

Allora scrivigli una bella lettera in cui dici che ti vuoi suicidare e poi sparisci. Insomma organizzati un bel suicidio e non ti cercherà più nessuno. Quando tutto sarà di nuovo calmo, tornerai dicendo che non hai avuto il coraggio di ammazzarti.

Monzi supera la perplessità, si illumina di gioia e cerca di nuovo di baciare la mano rinsecchita e diafana di Sua Eccellenza che lo guarda con un sorriso indefinibile.

MONZI

Geniale! Geniale come sempre, Eccellenza!

 

S C E N A 71

OVILE. Interno tramonto

Un fischio proviene da fuori.

Tonio si alza dal pagliericcio sopra la botola e prende la lupara. Va ad aprire il paletto della porta. Entra Rocco col tascapane gonfio in spalla.

ROCCO

Fa caldo oggi.

Tonio grugnisce una assenso e posa la lupara sul pagliericcio. Rocco tira fuori dal tascapane una bottiglia di vino e la posa sul tavolo sotto lo sguardo scrutatore dell'altro.

TONIO

Un brindisi?

gli chiede Tonio con un ghigno complice indicando in basso, sotto il pavimento. Rocco non risponde. Stappa la bottiglia e versa da bere per sé e per lo zio.

TONIO

Attento, Rocco. E’ una troia. Quella per salvare la pelle la darebbe anche al diavolo.

ROCCO

Tu che faresti al posto suo, sepolto in buco, aspettando che ti facciano a fette?

TONIO

Non lo so e non me ne fotte niente. Se vuoi darle un bicchiere di vino, niente in contrario, se ti vuoi fare una chiavata accomodati, ma se hai quella nel cervello levati dai piedi, per il bene tuo.

ROCCO

Piantala, zio. Non voglio fare niente di niente.

TONIO

Meglio così.

ROCCO

Domani vengono su con l'acido.

TONIO

E’ qui da appena due mesi...di solito tiriamo avanti per un anno e più.

ROCCO

Non vogliono far sparire il suo cadavere, non ancora. Vogliono usare l'acido per farla parlare.

TONIO

Non sono affari nostri. Tu queste cose non devi neppure saperle e non devi dirmele. Noi facciamo il nostro lavoro punto e basta. O vuoi finire nell'acido pure tu?

ROCCO

No, però...

TONIO

Però cosa? Non fare fesserie ché non voglio morire perché sei in calore.

Rocco annuisce, Tonio lo guarda indeciso, poi alza le spalle, scuote la testa e se ne va. Rocco tira il paletto dell'uscio.

 

S C E N A 72

BUCA. Interno non illuminato

Matè è rannicchiata sul letto, lo sguardo perduto, fisso sul pavimento buio.

 

S C E N A 73

STAZIONE. Interno notte

(ATTENZIONE: i personaggi sono gli stessi visti morti o feriti nelle scene degli incubi

di Matè)

RICORDO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

Una grande sala d’aspetto piena di gente. Qualcuno seduto, molti in piedi. Matè, giovanissima, riflessa in un grande specchio, guarda in esso le immagini alle sue spalle. L’inclinazione dello specchio gliela mostra un po’ dall’alto.

Seduta su una poltroncina una giovane donna allatta un neonato sorridendogli tenerissima.

Due giovani innamorati si sfiorano le mani con un sorriso di imbarazzata promessa. Monzi, sui 25 anni, infilato in un eskimo, si ferma un attimo accanto a Matè, posando una valigetta a terra, vicino ai piedi della donna. Finge di controllarsi nello specchio e incrocia lo sguardo di Matè. Monzi si allontana, lasciando la valigetta accanto a Matè che continua a fissare nello specchio:

Un gruppo di soldati di leva entra nella sala ridendo.

Matè prende la valigetta lasciata da Monzi, passa davanti alla madre che allatta, ai due innamorati mani nelle mani e va a sedersi su una panca libera, mettendo la valigetta sotto la panca. Passano due soldati

UN SOLDATO

Quanto manca all’alba?

COMMILITONE

Ventitré giorni.

Due studentesse si avvicinano, chiacchierando.

UNA STUDENTESSA

Ci vediamo domani. A che ora torni?

ALTRA STUDENTESSA

Ho l’esame alle cinque. Vado e vengo. Domani è il gran giorno. Piero mi ha chiesto di uscire. Magari mi bacia.

UNA STUDENTESSA

Quello non ti bacia, quello ti si fa!

ALTRA STUDENTESSA

Meglio! Domani ti racconto!

UNA STUDENTESSA

Okay. A domani allora.

Due fratellini di sette e nove anni infastidiscono i passeggeri in attesa, correndo tra le loro gambe. Un uomo coi capelli bianchi protesta e gli allunga uno scappellotto che non arriva a segno. Uno dei due si ferma, fa boccacce e gestacci e grida

RAGAZZINO

Fanculo vecchio stronzo!

VECCHIO COI CAPELLI BIANCHI

Siamo noi che tiriamo su dei mostri. Era meglio quando i ragazzini si educavano a calci in culo

Matè si alza, lasciando la valigetta sotto la panca. Esce dalla sala.

 

S C E N A 74

STAZIONE. Esterno interno notte

RICORDO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati:

Matè esce dalla stazione e si incammina rigida verso un auto che l’aspetta col motore acceso. Al volante c’è Marco, il guardaspalle di Monzi, giovanissimo. Matè si volta a guardare:

oltre la vetrata della sala d’aspetto vede delle bambine in divisa, sorvegliate da due suore, che corrono ad accalcarsi sulla panca sotto cui ha appena lasciato la valigie.

Matè si ferma inorridita. Urla:

MATE’

Noooo!

da dietro Monzi la blocca tappandole la bocca e trascinandola verso l’auto. Matè si dibatte, riesce a liberare la bocca e urla di nuovo

MATE’

No, no!

Monzi la getta di peso sui sedili posteriori dell’auto. Entra anche lui tenendola ferma. L’auto parte immediatamente.

Matè lotta per liberarsi ma non ci riesce. La faccia schiacciata contro il vetro alzato, vede:

 

S C E N A 75

STAZIONE. Esterno notte (modellino)

RICORDO: le immagini sono alonate.

La stazione esplode: è uno scoppio SENZA SUONO, immane che si sviluppa al RALLENTATORE sollevando un’enorme nuvola di polvere.

Sulle macerie assurdamente si gonfia un abito da suora vuoto.

 

S C E N A 76

STAZIONE. Esterno notte

RICORDO: le immagini sono alonate e i suoni riverberati.

La luce dell’esplosione illumina il volto angosciato di Matè, stretta nell’abbraccio spietato di Monzi, il volto schiacciato contro finestrino dell’auto che corre a tutta velocità.

MONZI

Non lo sapevi che le bombe scoppiano?

dalle parole di Monzi nasce il fragore dell’esplosione...

 

S C E N A 77

BUCA. Interno non illuminato

Il fragore dell’esplosione scuote la mente di Matè ancora rannicchiata sul pagliericcio. Si porta entrambe le mani contro le orecchie come se potesse bloccare il ricordo sonoro. Matè ha una crisi di nervi. Butta per aria il pagliericcio, strattona la catena, grida:

MATE’

Bastardo! Bastardo!... bastarda me!

Rocco la stringe fra le braccia e Matè si ribella con violenza in preda ad una crisi isterica. Si dibatte fra le braccia di Rocco

ROCCO

Matè... sono Rocco.

la donna realizza che è Rocco a stringerla fra le braccia. Lo fissa ansimando, poi china la testa e scoppia a piangere. Rocco la lascia sfogare un poco.

MATE’

E' giorno o notte?

ROCCO

L'alba. Fammi vedere l’orecchio.

Matè volta la testa fasciata verso Rocco che, poggiata la torcia in modo da illuminarla, la sbenda con cautela

ROCCO

Il taglio è quasi cicatrizzato...

butta le bende e le sostituisce con un cerotto di pochi centimetri.

ROCCO

Ti ho portato un po’ di vino e altre mele...

Rocco la bacia con dolcezza e Matè si aggrappa a lui.

ROCCO

Perché non gli dici quello che vogliono. Non vorrai morire torturata per salvare qualcuno là fuori...

MATE’

Nessuno si fa ammazzare per un altro e là fuori, come dici tu, nuotano solo grossi topi di fogna. Se parlo, il tuo capo mi ammazza subito dopo. So che è una partita persa ma io la gioco fino alla fine. Meno male che ci sei tu.

ROCCO

Hai fatto l'amore con me solo per di tirarmi dalla tua, vero?

MATE’

Una donna incatenata in un buco non può scegliere niente.

ROCCO

Allora è vero... l'hai fatto solo per quello?

MATE’

Non ti ho incontrato ad un party.

ROCCO

Un po’ come accarezzare una bestia perché non ti morda?

MATE’

Sì, in principio sì.

Rocco tira fuori dal tascapane gonfio, posato per terra, un brandello di giornale e lo illumina con la torcia

ROCCO

Qui dice che la tua segretaria privata è morta nel bagno...

DETTAGLIO: il titolo del pezzo:

Disgrazia o suicidio? Trovata morta nel bagno la segretaria privata di Maria Teresa Rivetti.

Matè legge ed è scossa da un brivido.

MATE’

Vigliacchi bastardi assassini... se la son presa con Luisa...

ROCCO

Può essere stata una disgrazia.

MATE’

No. Povera LUISA, aveva lei quelle carte. I gentiluomini amici miei l’hanno torturata come faranno con me gli amici tuoi...

ROCCO

Se hanno trovato quei documenti per te è meglio. Diglielo al capo, se son stati distrutti è inutile che ti torturi.

MATE’

Glielo dirò ma non può credermi sulla parola. Andrà comunque fino in fondo.

Matè si abbandona sul letto, rassegnata, sconfitta.

 

MATE’

Ho quello che mi merito. Io sono peggio di quello che pensi.

Rocco le accarezza il corpo, acceso di desiderio. Fanno all’amore.

(inquadrature a disposizione della regìa.)

 

S C E N A 78

PONTE DI ARICCIA. Esterno notte

Marco ferma la moto dietro l’auto di Monzi che scende lasciando la portiera lato guida

spalancata. I due si avviano verso la spalletta del grande ponte.

Monzi beve un sorso da una bottiglia di whisky. Si sfila di tasca due lettere, le appoggia sulla spalletta del ponte e ci mette sopra la bottiglia per impedire che il vento le porti via.

Monzi si sporge a guardare nel grande vuoto buio oltre la spalletta del ponte. Si leva la giacca e la getta nel vuoto. La giacca plana e sparisce nel buio.

MONZI

Ecco, così sarà credibile.

Marco non dice nulla. Monzi controlla la scena.

MONZI 

Perfetto no? La macchina abbandonata, le lettere, la bottiglia con le mie impronte, la giacca che verrà ripescata là sotto... Un suicidio perfetto. 

Monzi dà apposta le spalle a Marco e continua

Certo, sarebbe più credibile se si trovasse anche il cadavere...

le mani di Marco afferrano Monzi brutalmente da dietro e gli danno volta oltre la spalletta del ponte.

MARCO

...Lo troveranno.

 

S C E N A 79

BUCA. Interno non illuminato

Rocco e Matè hanno fatto a lungo l'amore e sono sdraiati uno accanto all’altro.

MATE’

Per un po’ mi sono sentita libera come mai prima di adesso...

ROCCO

Credi che ti farò scappare?

MATE’ (sorride)

Non è di quella libertà che parlo. Mi è sembrato come fosse di nuovo la mia prima volta. Forse ho sbagliato tutto, ma ormai è tardi per recriminare.

ROCCO

Hai avuto molti uomini?

MATE’

No... mi sono accorta di no. Non ho avuto molti uomini.

si baciano con passione, Matè poi si stringe a lui e gli sussurra nell’orecchio

MATE’

Ammazzami tu, adesso. Soffocami col cuscino. Mi troveranno morta e non potranno dare la colpa a te... Ti prego, non lasciare che mi torturino. Ti prego!

Rocco si stacca da lei con determinazione

ROCCO

Matè, Matè... non ti faranno più del male.

tira fuori una chiave, la infila nel grosso lucchetto che chiude la catena e lo apre. Matè muove la caviglia e si libera

MATE’

Cosa vuoi fare?

ROCCO

Non sei contenta? Il tuo piano sta funzionando, il minchione c’è cascato e non può più lasciarti morire. Sei libera.

MATE’

Rocco...

ROCCO

Ascoltami. Mi son messo d'accordo con mia moglie ch  fingerà di sentirsi male sulla piazza del paese. Verrà su qualcuno a chiamarmi e io correrò via. Avrai mezz'ora di tempo per scappare. Evita i paesi finché puoi, arriva a  mare prima di chiedere aiuto a qualcuno, capito?, qui in montagna siamo tutti complici.

MATE’

Capiranno che mi hai liberato tu e ti uccideranno.

ROCCO

Non potranno esserne sicuri.

MATE’

Non trattarmi da idiota. Se scappo ti ammazzo e mi sono stufata di far morire la gente.

Rocco tira fuori di tasca una robusta forcina per capelli, già piegata e contorta e la mostra a Matè, poi la butta a terra accanto al lucchetto aperto

ROCCO

Con questa.... penseranno che l’hai aperto con questa.

MATE’

Non funzionerà. Non ci crederanno mai e anche se ci credessero sarebbe sempre colpa tua che mi hai lasciato sola...

ROCCO (duro)

Basta. Sono cazzi miei.

Matè lo abbraccia e l'uomo la stringe a sé. Gli occhi di Matè sono umidi di commozione

MATE’

E tu faresti questo per qualche scopata... Io sono una carogna, Rocco, io non ti amo, non ho mai amato neppure me stessa.

ROCCO

Ricordami come quel coglione di manovale che hai fatto innamorare e ti ha liberato. Per me va bene anche così...

Matè reagisce con rabbia

MATE’

Non è possibile che lo fai per amore! Quale amore che neanche mi conosci? Lo sai come ho cominciato io a far soldi? Mettendo una bomba in una stazione. Uccidendo bambini! Hai capito, stronzo? Io sono un’assassinaaaa!

ROCCO

Non mi interessa che hai fatto, non me ne frega un cazzo! Tu proprio non capisci eh? Io ti amo! Amo te, così come sei, te! Te! Maledizione, te!

MATE’

No! Devi avere un altro motivo! Cosa speri? Che ti darò dei soldi? Non ti darò niente! Ti denuncerò alla polizia insieme a tutti gli altri, capito?

UNA VOCE LONTANA

Roccooooo!

ROCCO

Vado. Tu poi fai quello che pensi giusto, come sto facendo adesso io.... Càpita che quello che pensiamo giusto poi si riveli sbagliato, io credo di aver sbagliato quasi sempre... ma posso ragionare solo con la testa che ho... Addio, Matè, e buona fortuna.

MATE’

Non è vero. Non può esistere uno come te perché se no vuol dire che sono una povera stronza... Capisci? Io non posso accettare che sacrifichi la tua vita per salvarmi!

UNA VOCE LONTANA

Roccoooo, tua moglie sta maleeee!

ROCCO

Ma non sacrifico niente! Corro un rischio calcolato. Il tuo riscatto non lo pagherà nessuno, se ti salvo invece mi coprirai di soldi, un buon affare per me, no? Questo lo capisci?

Matè annuisce e, inaspettatamente, lo bacia. Rocco ricambia con passione poi si stacca dalla donna e corre su per la scala.

Matè sta per aggiungere qualcosa, poi desiste. Rocco da sopra grida

VOCE ROCCO( in allontanamento)

Arrivo! Dite a Tonio che venga su!

si sente la porta dell'ovile sbattere. Lentamente Matè sale la scala a pioli.

 

S C E N A 80

OVILE. Interno giorno

Matè sbuca dalla botola nell’ovile. Si guarda intorno strizzando gli occhi, non più abituati alla luce. Barcolla, si regge al tavolo. Poi va verso la porta e la socchiude.

 

S C E N A 81

PENDIO CON OVILE. Esterno giorno

Matè sulla soglia dell'ovile, colpita dalla luce del giorno. Serra forte gli occhi per il dolore. Si aggrappa allo stipite dell'uscio, poi lentamente riapre una palpebra. Subito la richiude. Strizza gli occhi facendo schermo con una mano.

Respira profondamente. Finalmente riesce a guardare intorno: la grande vallata è bellissima e verde. L'erba, gli alberi... è tutto magnifico.

Matè barcolla per alcuni passi, inciampa e si aggrappa ad un arbusto per non cadere. Resta ansante a guardarsi intorno. Muove un passo, la sole la colpisce in piena faccia. Chiude gli occhi e si ferma a riempirsi di quella sensazione di gioia fisica dopo tanto buio umido. Poi lentamente si avvia verso valle.

 

S C E N A 82

SENTIERO CHE PORTA ALL’ OVILE. Esterno giorno

Lungo il sentiero che porta all'ovile stanno camminando Rocco, col tascapane sulle spalle, Tonio, l'uomo dagli occhiali cerchiati d'oro e un uomo allampanato dallo sguardo trasparente e freddo come l'acqua.

Rocco si sente gelare perché l'uomo ha alzato gli occhi verso l'ovile la cui porta è spalancata. Tonio guarda Rocco di traverso e gli sibila

TONIO ( a denti stretti)

Ti sei fatto fottere.

Rocco non dice nulla, affonda le mani nelle tasche e procede verso l'ovile a capo chino.

 

S C E N A 83

OVILE. Interno giorno

Tonio entra per primo nell'ovile e il suo sguardo va alla botola aperta. Si affaccia nella buca buia.

L' uomo con gli occhiali d'oro e lo strano individuo dagli occhi color acqua si fermano davanti al tavolo mentre Rocco rimane sulla soglia.

UOMO CON OCCHIALI

Qualcosa non va?

Tonio sorride a tutta faccia:

TONIO

Tutto a posto. Possiamo cominciare.

Rocco si avvicina alla botola e guarda nella buca:

 

S C E N A 84

BUCA. Interno male illuminato

Matè sorride a Rocco, sdraiata sul pagliericcio, è incatenata come prima e il lucchetto è chiuso.

L' uomo con gli occhiali cerchiati d'oro si affaccia alla botola senza più preoccuparsi di mostrare la faccia a Matè

UOMO CON OCCHIALI

Non so se le ho detto, signora, che lei è più bella di persona che sui giornali. In altra occasione le avrei fatto la corte. Peccato. Ho con me un esperto che le farà dire quel che vogliamo. Prima di cominciare però, la prego, parli spontaneamente. Non mi diverto a veder fondere nell'acido un bel viso come il suo.

Matè non risponde. L'uono con gli occhiali d'oro sospira, porge la chiave di un lucchetto a Rocco e gli ordina

UOMO CON OCCHIALI

Portala su.

Rocco, che è rimasto fisso su Matè, scende la scala in due balzi. Apre il lucchetto della catena di Matè, sussurrando alla donna

ROCCO

Stronza. A quest'ora eri salva.

Matè non gli risponde. Rocco la spinge su per la scala a pioli.

 

S C E N A 85

OVILE. Interno giorno

Matè, sull'orlo della buca, viene afferrata da Tonio e fatta sedere su una delle panche.

L'allampanato apre una valigetta e dispone sul tavolo alcuni flaconi. Ne prova alcune gocce sul piano del tavolo mischiandole e ottenendo reazioni più o meno violente: alcune sciolgono il legno. Soddisfatto versa gli acidi in una bacinella ricavandone una reazione verdastra e schiumosa da cui si levano vapori irritanti.

UOMO CON OCCHIALI

E' vetriolo, signora. Davvero vuol farsi fondere la faccia?

MATE’

Quei documenti non esistono più. Li aveva la mia segretaria e l’hanno uccisa. Chi l’ha trovati li ha certo già distrutti.

UOMO CON OCCHIALI

Interessante. E lei come ha saputo dell'assassinio della sua segretaria?

Matè guarda sfacciatamente Tonio

MATE’

Me l’ha detto lui. Aveva promesso di liberarmi per soldi. Mi ha anche violentato.

Tonio guarda spaventato l'uomo con gli occhiali

TONIO

Non è vero niente! E’ stata lei che... (poi a Matè) Brutta troia bastarda, io...

l'uomo con gli occhiali dà un'occhiata di traverso a Rocco che ha stretto i pugni dominando a stento la rabbia.

UOMO CON OCCHIALI

Fermo. Chiariremo dopo. Procediamo.

Matè è percorsa da un brivido di terrore e guarda verso Rocco, disperata.

MATE’

Ma perché? Gliel’ho detto: i documenti li aveva Luisa, la mia segretaria. Se l’hanno uccisa, li avranno presi. Che spera di sapere di più?

UOMO CON OCCHIALI

Sono morte altre persone per quei documenti. Forse lei sa più di quel che dice e me ne devo accertare.

Fa un cenno a Tonio che, furioso, afferra la donna per i capelli, con forza, mentre l'allampanato sposta la bacinella verso la donna.

ALLAMPANATO

Naso e occhi. Se bruciamo la lingua non parla più.

l'allampanato ha un orribile sorriso.

Tonio spinge la testa di Matè verso il vetriolo, la donna oppone tutta la resistenza possibile. Urla.

Rocco prende la lupara appoggiata da un lato e colpisce Tonio alla testa col calcio dell’arma. Tonio cade all’indietro precipitando nella buca.

L’allampanato estrae una pistola ma Rocco lo precede sparandogli in petto un colpo della lupara: l’uomo crolla con la faccia sui suoi acidi che schiumano. corrodendogliela.

Matè barcolla all’indietro, andando a sbattere contro una delle pareti, guarda con orrore la faccia dell’allampanato che si dissolve.

Rocco spiana la lupara contro l’uomo con gli occhiali che alza le mani e gli parla con dolcezza

UOMO CON OCCHIALI

Rocco, hai moglie e figli... non fare stupidaggini: se ammazzi me sei un uomo morto, posa quella lupara e dirò che hai litigato col tecnico.

ROCCO

Scappa Matè!

Matè non riesce a staccar gli occhi da quella faccia corrosa.

MATE’

Vieni anche tu!

ROCCO

Ti ho detto fuori! Obbedisci per una volta in vita tua! Fuori!

La donna non se lo fa più ripetere e fugge.

L'uomo con gli occhiali d'oro approfitta dell’attimo di disattenzione di Rocco per tirar fuori dalla tasca della giacca un revolver ma Rocco lo precede centrandolo in piena faccia con una scarica a pallettoni.

Matè si riaffaccia nell'ovile, spaventata. Rocco le urla furibondo

ROCCO

Viaaaaa!

MATE’

Non puoi star qui! Ti ammazzano. Vieni via con me... penserò io a tutto, a te, alla tua famiglia... non potrò mai sdebitarmi, ti devo la vita.

Rocco l’afferra per le spalle e la scuote

ROCCO

La vuoi smettere di vedere il mondo come una partita di debiti e di crediti? Non hai nessun debito con me. Se facevi come ti avevo detto non sarebbe successo questo casino!

MATE’

Ero già fuori ma non ho potuto andar via... Mi sono data della stronza cento volte mentre tornavo in quella buca. Basta gente che muore per colpa mia, basta!

Si aggrappa a lui. Rocco si stacca dalla donna.

ROCCO

Adesso vattene. Corri finché hai fiato. Convincerò Tonio a dire che siamo stati assaliti e ti hanno liberata. Se io scappo con te ammazzeranno mia moglie e i miei figli.

MATE’

L’hai colpito. Non mentirà per salvarti...

ROCCO

E’ mio zio... mi vuole bene...

TONIO (off)

Non così bene...

la voce di Tonio coglie i due di sorpresa. Tonio è a metà fuori dalla botola e raccoglie il revolver caduto di mano all’uomo con gli occhiali. Un rivolo di sangue gli cola sulla faccia attraverso i capelli. Punta l’arma contro Rocco.

TONIO

Ti avevo avvertito, Rocco. La troia ti ha scopato il cervello. E tu muoviti e torna nella buca...

Rocco si para davanti a Matè e arretra verso la porta dell'ovile. Tonio esce dalla buca e fa cenno con la pistola a Matè di tornare di sotto

ROCCO

Diremo che c’hanno assalito e che l’hanno liberata...

TONIO

Certo! I fantasmi! Così ci ammazzano tutti e due. C'è una sola soluzione: la troia torna nella buca ...

ROCCO

Devi prima ammazzare me.

spinge fuori dall'ovile Matè

ROCCO

Scappa!

Matè corre via. Tonio abbassa la pistola e spara un colpo in una gamba di Rocco che crolla a terra con un gemito.

Tonio corre fuori con la pistola in pugno.

 

S C E N A 86

PENDIO CON OVILE. Esterno giorno

Matè sta correndo verso valle.

Tonio si inginocchia e prende la pistola con entrambe le mani. Prende la mira con cura. Spara.

Matè vien colpita di striscio ad una spalla. Accusa il colpo, si porta una mano sulla ferita ma riprende a correre.

Sulla soglia, trascinandosi sulla gamba ferita, appare Rcco che sta caricando la lupara. Tonio sta per sparare un secondo colpo contro Matè. Rocco lo precede centrandolo alla schiena con la lupara. Tonio si volta con occhi sgranati, più per lo stupore che per la morte in arrivo.

Rocco resta con la lupara in mano a fissarlo, gelato anche lui dall’enormità di ciò che ha fatto. Tonio vorrebbe dire qualcosa, non ci riesce e preme il grilletto della pistola un attimo prima di collare morto a terra.

Rocco, centrato in pieno, crolla a un passo dallo zio. Dal tascapane rotolano fuori due mele e lui resta immobile, a braccia spalancate, come un cristo.

Dopo il secondo sparo è tutto silenzio. Matè rallenta la corsa, si ferma. Non osa voltarsi. Lo fa lentamente: erba, rocce, alberi sfilano come invischiati di melassa.

Lassù, davanti all’ovile, i corpi immobili sono due.

MATE’(urla)

Rocco!

corre su per il pendio, arrancando, senza fiato. Più si avvicina più la realtà entra in Matè: quei due corpi sono morti.

Matè si ferma davanti al corpo Rocco, che ha gli occhi fissi al cielo. Si china a guardarlo nelle pupille, stravolta dal dolore che le urla dentro. Poi la commozione e, finalmente, le lacrime: quiete, silenziose Istintivamente raccoglie le mele e le rimette nel tascapane di Rocco, lo prende, se lo stringe addosso con gesto struggente. Poi si alza, si gira e (in P.P.P.) scende verso valle.

Man mano, sul suo volto, lo sconvolgimento dei sentimenti lascia posto ad una lucida, fredda determinazione.

 

S C E N A 87

PAESE. CASERMETTA CARABINIERI. Est. notte

DETTAGLIO: l’insegna, un po’ arrugginita e bucata da due colpi di pistola, annuncia una piccola stazione di carabinieri.

Piove a dirotto. Si sentono i rintocchi del battaglio su un portone.

PANORAMICA a scoprire Matè che, in P.P., completamente fradicia di pioggia, bussa una seconda volta al portoncino dei carabinieri.

Lo spioncino del vecchio portone si apre e da lì dietro un carabiniere assonnato, chiede

CARABINIERE

Chi è?

MATE’

Maria Teresa Rivetti, la donna che è stata rapita a Roma tre mesi fa...

 

S C E N A 88

VILLA DEFONSECA-BALMAS.STUDIO DEL CONTE Interno giorno

In DETTAGLIO: il tascapane di Rocco viene poggiato sul grande scrittoio.

La stessa mano apre lo sportello della scrivania: dentro c’è il plico senza intestazione, legato con un nastro rosso, lasciato da Luisa .

Matè prende il pacco di documenti e lo infila nel tascapane. E’ vestita con severa eleganza, solo il cerotto sull’orecchio, il marcato pallore e l’intensità dell’espressione ricordano ancora i recentissimi avvenimenti.

Entra nello studio, affannato, in tenuta da polo con uno spolverino sulle spalle, Filippo Maria. Spalanca le braccia alla moglie

FILIPPO

Matè carissima! Quale gioia rivederti sana e salva! Appena ho saputo mi sono precipitato! Grandi nuove: l'onorevole Biagiotti mi ha detto che quella storia russa a cui tenevi tanto, è andata in porto... io non ci ho capito niente ma... tutti sembravano tenerci tanto...

Matè lo blocca con uno sguardo agghiacciante. La donna si siede, prende un blocchetto di assegni e scrive una cifra su un assegno. Filippo sconcertato blatera spiegazioni più indirizzate a se stesso che alla moglie

FILIPPO

Ah brava! Lo sai che non ho pagato la servitù questo mese? Senza un soldo, son rimasto senza un soldo!...Matè, perché mi guardi così?

Matè chiude l’assegno in una busta e poi alza il telefono.

FILIPPO

Io ho fatto il possibile. Ho bussato a tutte le porte. Ho seguito i consigli che mi son stati dati e che sembravano in quel momento la cosa migliore da fare.

MATE’ (al telefono)

Notaio? Buongiorno. Sì sono io. Sì, sto bene. Senta le mando un assegno che lei farà avere alla famiglia di uno dei miei rapitori, quello giovane che ha lasciato due bambini. No, caro, lo faccia lei, io sarò fuori dal giro per un bel po’. Grazie.

FILIPPO

Fuori dal giro? Perché fuori dal giro? Dove vuoi andare?

MATE’

In galera. Come te e tutti gli altri.

FILIPPO

Io? E perché io? A chi dovevo dar retta se non ai tuoi amici di sempre? Matè, ti sono sempre stato vicino col pensiero...

Matè gli passa davanti sprezzante

MATE’

Giocando a polo?

FILIPPO (trotterellandole dietro)

Io non ho esperienza di questo genere di cose.. e neppure immaginavo che i tuoi affari fossero così sporchi...

MATE’

Rompo il nostro contratto.

FILIPPO

Che significa?

MATE’

Che perdi moglie e soldi. Ti avevo fatto avvertire: se fossero usciti certi documenti non ti sarebbero restate neppure le palle per giocare a golf.

FILIPPO

Vedi cara, proprio oggi mi hanno detto che non c'è più nessun documento...

Matè gli mostra il tascapane con un sorriso di scherno

MATE’

E invece ci sono. Erano nascosti nel più sicuro nascondiglio del mondo: la scrivania di un coglione.

FILIPPO (perdendo il controllo)

Divorzierò! Non posso lasciare lordare il mio nome da una che ha le mani sporche come le tue!

MATE’

Vado a pulirmele le mani, là dove me le sono sporcate.

 

S C E N A 89

MILANO. BAR E PALAZZO DI GIUSTIZIA. Int. giorno

In DETTAGLIO il tascapane di Rocco, gonfio di documenti, viene poggiato sul tavolinetto di un bar.

Lo sbuffo di vapore di una macchina per espresso, scalda la tazzina prima di essere servita.

P.P. del barista che sbircia incuriosito verso Matè, dall’espressione tesa e severa.

Il barista le serve il caffè. Matè, assorta, lo zucchera, lo mescola lentamente e lo beve, assaporandolo con gusto. Poi prende il tascapane e si avvia verso l’uscita.

Si sente la voce di Matè che inizia a recitare:

MATE’ (off)

Il mio nome è Maria Teresa Rivetti, detta Matè...

 

S C E NA 90

PALAZZO DI GIUSTIZIA DI MILANO. Esterno giorno

Matè esce dal bar col tascapane di Rocco in mano, traversa la strada e sale la scalinata del Palazzo di Giustizia che sta di fronte.

Su tutta la scena sentiamo la sua voce che recita:

 

MATE’

Sono sposata con il conte Filippo Maria DeFonseca Balmas. Sono laureata in Scienze economiche all’università Bocconi. Ho lavorato per i Servizi e sono colpevole del reato di strage. Ho svolto per anni attività finanziarie che mi hanno portato a maneggiare ingenti somme di denaro... di ogni genere. In questo tascapane c’è tutta la documentazione di tanti anni di attività: bombe, frodi fiscali, riciclaggio di denaro sporco, finanziamento illecito ai partiti, corruzione a scopo eversivo in Italia e all’estero, traffico di armi, costruzione di false prove contro magistrati e un’altra dozzina di reati minori. Ho commesso questi delitti per conto e nell’interesse mio e di alcuni eminenti personaggi. Ecco i loro nomi...

Matè è entrata nel Palazzo di Giustizia e la sua voce sfuma, coperta dai rumori del traffico, mentre appare la scritta

f i n e

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