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CIPOLLE ROSSE BIOLOGICHE
A Platì, in Calabria, vive Addolorata, di nome e di fatto perché ha un figlio illegittimo avuto, dicono, dall’onorevole Pugnetta, ma che assomiglia molto al celebre Bisio, uno dei capi della ‘Ndrangheta. Sia come sia, Cirillo, il figlio ormai trentenne di Addolorata, è nato certamente in riva al mare dove la donna si affaticava a cercare con gli amanti il punto G. Addolorata ha una sola passione: i quiz della TV. Li segue tutti, sempre col dito sul telefono per acchiappare la linea prima degli altri, essendo questa la vera sfida, perché poi, una volta in linea, il nome di Garibaldi o la forma della Terra (scegliere tra Amintore, Venceslao e Giuseppe oppure tra cubica, a ciambella, a sfera) con un po’ di fiuto si può indovinare. Addolorata ha le pareti coperte da mensole e sulle mensole gli infiniti inutili piccoli premi dei quiz risolti: levatorsoli di ananas, sventratori di papaia, frullini per ceci, pelapatate a batteria, coltelli elettrici per tagliare il burro, friggitrici per gamberetti a pila, parapioggia ad energia solare, bamboline giapponesi made in China e bamboline cinesi made in Cambogia, matrioske inca, San Pietro con la neve, supertappi per le orecchie e cavatappi per supertappi. Quando ha bisogno di soldi vende un premio a qualche compaesano sprovveduto. Tuttavia Addolorata gioca anche al Superenalotto senza capirci molto, ma qualcuno le ha detto che bisogna giocare sei numeri e lei si vanta di saper contare fino a sette pur non essendo mai andata a scuola, quindi non ha difficoltà a giocare 1,2,3,4,5,6! Addolorata nulla sa della equipollenza delle serie ma poiché quasi nessuno ne sa nulla non c’è giocatore che azzardi un euro su sei numeri come 1.2.3.4.5.6. Così quando vince è l’unico sei e il jackpot è di 30 milioni di euro, che sembrano pochi detti così, ma equivalgono a sessanta miliardi della care vecchie lire. Addolorata teme questo signor "jackpot" perché pensa che potrebbe rubarle la vincita ma il notaio la rassicura. Per una che sa contare fino a sette è una fortuna che non ci siano più le lire perché sessanta miliardi e una cifra con dieci zeri. Trenta milioni di euro invece è perfetta: sette zeri tondi! Ficarra e Picone sono nella ‘Ndrangheta ma agli scalini più bassi, quelli che dal livello della strada portano nella loro bicocca un chilometro fuori dal paese, sperduta nella foresta della Sila. E stanno facendo di conto con difficoltà: per loro anche sette zeri sono già troppi, ma una cosa sembra chiara: Addolorata è diventata ricchissima e la si può spremere senza difficoltà. Come? Sequestrandole il figlio Cirillo che lei ama come una mucca il suo vitello. Non è una grande idea per gente che vive a Platì dove quasi tutti sono o sono stati nell’industria dei sequestri di persona, in crisi però anch’essa come tutta l’economia italiana. Rapire Cirillo è davvero facile, basta mettergli un sacco in testa mentre sta facendo la conta fino a trentuno coi ragazzini del paese e dargli una bottarella con la mazza. La classica mazzata calabrese. Cirillo non è un ritardato mentale ma non vuole diventare uomo, continua a giocare coi ragazzini e quando è depresso si scola sei coca-cola piagnucolando con la mamma perché vuole tornare bambino. Addolorata lo accarezza e lo rassicura: lui è il suo bambino e sempre lo sarà. Infilato nel sacco, Ficarra e Picone portano Cirillo in un loro campo, dietro la bicocca che hanno ereditato dal padre, piccolo sequestratore a carattere artigianale, specializzato in animali che mai fece fortuna. I due calano, lamentandosi per la fatica, Cirillo in un buca verticale già scavata in precedenza. La buca non è abbastanza profonda e in compenso è troppo stretta per il grassottello Cirillo che ci sta costretto e respirando a fatica ma spunta con la testa. Ficarra e Picone si scambiano un’occhiata: occorrerà approfondire… Per ora si limitano a nascondere la testa del Cirillo insaccato con un cesta rovesciata. La notizia della strepitosa vincita di Addolorata e la susseguente scomparsa di suo figlio fanno notizia. Molti giornali riempiono la loro prima pagina, lieti di non doversi occupare di politica e a Platì piovono nervosi giornalisti di cronaca e più pacati inviati di settimanali (quelli mandati dai mensili fanno passeggiate nei boschi e scattano molte belle foto digitali) e poi ci sono cinque troupe televisive di cui ben tre nazionali più quelli di Bruno Vespa che spera di farne una telenovela delle sue e insiste con Addolorata per sapere che cosa provi una madre a cui hanno sequestrato l’unico figlio. La prima richiesta di Ficarra e Picone contiene un errore perché per liberare Cirillo vogliono 10 miliardi di euro, cifra da condono in finanziaria. Ci han messo due giorni per incollare le lettere ritagliate da un giornale, articolo abbastanza raro a Platì dove la metà dei paesani non sa leggere e quelli che sanno preferiscono non farlo per non rischiare di sapere qualcosa di pericoloso. Due giorni e adesso per colpa della confusione ingenerata dall’euro è tutto da rifare. Però comprare un’altra volta un giornale in paese potrebbe attirare i sospetti: Ficarra e Picone hanno comprato una copia della Gazzetta dello Sport solo quando l’Italia venne eliminata dai mondiali di calcio. Decidono che possono inviare anche solo la correzione, scritta a mano in stampatello: "non euro, lire". Addolorata capirà? Non è che possono firmare… I due si rinfacciano l’errore l’un l’altro, mentre estratto il povero Cirillo dalla buca, gliela stanno allargando. Picone è testardo e dice che devono insistere, ormai quello che è detto è detto e non è che possono fare la figura degli ignoranti che confondono euro e vecchie lire, se perdono credibilità non pagherà nessuno, ma Ficarra invece dice che devono correggere e chiedere venia e specificare con chiarezza: non 10 miliardi di euro, ma 10 miliardi di lire. Picone si irrita: così doppiamente somari sembreranno! Perché 10 miliardi di lire fa solo 5 milioni di euro… Ficarra salta fuori schifato dalla buca e allunga un calcio al povero Cirillo ancora infilato nel sacco che ha già un spolverata di muffa: ha fatto i suoi bisogni nella buca, il maiale! Cirillo implora di essere liberato, almeno dal sacco e i due sequestratori convengono di farlo, ma di notte, quando non potrà vederli in faccia. Cirillo frigna che vuol tornare bambino e i due sequestratori convengono anche su questo: se fosse bambino la buca poteva essere più piccola e anche la merda non avrebbe avuto quella puzza insostenibile. Bisio riceve le lamentele degli affiliati, vengono anche da Roma a dirgli che deve far spegnere i riflettori su Platì perché tutto quel chiasso rovina gli affari. Ci sono già tre navi madri al largo della Sicilia che non passano lo Stretto e devono sbarcare tonnellate di cocaina mascherate da un centinaio di clandestini, comparse che costano. Il capo va in paese con la sua limousine con autista e scorta ma la gente è troppo eccitata e non gli manifesta il consueto rispetto che consisteva nel chiudersi in casa e lasciare deserte le strade. Il bar è pieno di giornalisti e il barista sta raccontando per l’ennesima volta come suo figlio sia rimasto nascosto per due giorni e due notti nell’attesa che Cirillo lo trovasse! E non voleva venire fuori neppure quando lui girava per il paese chiamandolo "Franco! Oh Franco!" . Bisio entra nel bar e i paesani fanno largo ma con meno rispetto del solito. Bisio punta sul barista e chiede di parlare col figlio. Il barista obbedisce e chiama: Franco! Oh Franco! E arriva un ragazzotto sui dodici anni che racconta a Bisio come sia rimasto nascosto in un tombino per due giorni e due notti. Cirillo non andò mai a cercarlo e non sa altro. Bisio storce il naso: adesso potrebbe lavarsi però. Il capo ‘Ndrangheta va a trovare Addolorata che è in preghiera davanti a un incendio di candele: sulle mensole, invece dei supercavatappi e dei frullini, la pinacoteca dei santini e delle madonne di ogni colore. Addolorata sta trattando con la comunione dei santi cercando di spuntare un prezzo più basso di quello chiestole da Ficarra e Picone, anche dopo il bigliettino correttivo. Addolorata abbraccia Bisio, uno dei ricercatori del suo punto G nei tempi beati della loro adolescenza, ma poi lo respinge: lui sa chi sono i sequestratori? Bisio giura di no e Addolorata lo fa giurare davanti a tutti i santi del paradiso e per tre volte gli fa ripetere la formula di rito "non mi venga mai più duro se in questo son spergiuro" (ecco perché molti di quelli operati di cancro alla prostata spergiurano con facilità…). Finalmente convinta, Addolorata torna ad abbracciare Bisio: la aiuti a trovare il suo bambino e gli promette di riprendere insieme le ricerche del suo punto G. Bisio è terrorizzato dalla prospettiva ma nasconde e sorride: anche lui ha interesse a liberare Cirillo e a punire chi ha osato sequestrare uno senza il suo consenso. Franz e Ale, due famosi detective venuti da Milano ("AAA- noi cerchiamo quello che cercate, solo che noi lo troviamo e voi no) hanno spiato tutto, nascosti in uno stanzino e quando Bisio se ne va, Addolorata li fa uscire per avere le loro impressioni. Ale e Franz concordano che Bisio è calvo. Poco ma sicuro: è la loro teoria, partire sempre dal sicuro. Niente teoremi che si rischia di essere chiamati comunisti! Ma Bisio ha capito che qualcosa in Addolorata non era convincente, aveva cercato di farlo parlare e guardava sempre verso la porta dello stanzino, dimenticando evidentemente che proprio lì nascondeva Bisio quando il padre inaspettato scendeva a interrompere la ricerca della figlia del punto G. Così mentre Ale e Franz pedinano Bisio e i suoi, Bisio fa pedinare loro. Qualche giornalista svaga il movimento e si accoda: sembra un girotondo e un giornale locale lo annuncia dicendo che forse arriverà Nanni Moretti… Bisio va per le spicce e usa un furgoncino con altoparlante: tutti devono cercare il buon Cirillo. Per favore. E aggiunge che questo è un favore che non si può rifiutare. Il prete di Platì è commosso e applaude a Bisio: questo sì che è parlare da cristiano! Ficarra e Picone hanno paura e cominciano a scavare altre buche, spostando il povero Cirillo da una buca all’altra ogni volta che vedono un pastore e un contadino aggirarsi nei dintorni. Cirillo adesso la muffetta ce l’ha sulla giacca, gli han tolto il sacco di dosso e lo spostano innastrato con l’adesivo dei pacchi, occhi e bocca compresa. Solo di notte per l’ora d’aria, Ficarra e Picone si innastrano loro la faccia e lo lasciano respirare liberamente. Cirillo piagnucola e per consolarlo lo truffano ripetutamente col gioco delle tre carte, vincendogli metà della vincita di Addolorata al superenalotto. Qualcuno nota quel continuo zappare dei due e si incuriosisce ma a Platì non si usa far domande. Solo quei due ficcanaso venuti da Milano le fanno. Ficarra ha l’idea geniale: stanno seminando cipolle biologiche da esportare anche negli States, dagli amici degli amici. Le cipolle rosse di Platì sono già famose ma diventeranno famosissime. Ale e Franz sono molto compiaciuti e convengono che bisogna sviluppare l’agricoltura biologica e combattere lo strapotere delle multinazionali e dei cibi OGM. Ficarra e Capone non capiscono del tutto e quando i due se ne sono andati si interrogano: OGM? E che vorrà dire? Picone propone "Oggi Merda" e Ficarra annuisce "può essere", tanto quei pirla del nord che ne sanno di cipolle, solo polenta… Sembra una buona scusa ed è la loro perdizione perché Ale e Franz ordinano una zuppa di cipolle rosse in una delle trattorie del paese. L’oste è molto dispiaciuto: la raccolta delle cipolle è per la prossima settimana. Franz e Ale si scambiano un’occhiata: se si raccolgono la prossima settimana, non si seminano in questa, vero? I due detective decidono un’azione notturna nel campo delle cipolle, proprio quando Ficarra e Picone stanno per disseppellire Cirillo per la sua ora d’aria. Hanno le zappe in mano e Ale e Franz si appostano dietro un cespuglio, proprio sulla tana di un topo di campagna che esce per dare anche lui un’occhiata a quanto sta accadendo. Ale urla di paura alla vista del topo e Ficarra e Picone sono sui due a zappe levate. I cinque si guardano: il topo, i detective, i sequestratori. Prima che Franz schiacci il topo e Ficarra e Picone schiaccino i due detective , tutte e cinque vengono schiacciati da un nugolo di uomini di Bisio, che li impacchettano e li portano via, topo compreso che squittisce disperato che lui con quelle stronzate non c’entra. Bisio lega tutti al muro, spalancati come armadi, topo compreso. Ora o dicono dove hanno messo Cirillo o li scuoia come faceva sua nonna coi conigli e per far vedere come faceva taglia per lungo la pancia del disgraziato topo: le budella che escono fanno vomitare Ale. Ficarra e Picone tentano l’ultima carta: hanno rapito loro Cirillo con l’intenzione poi di passarlo a Bisio, ma la presenza di tutti quei giornalisti aveva consigliato loro di aspettare che si calmassero un poco le acque. Bisio non commenta, tentato dall’idea. Stacca Ficarra e Picone dal muro e ordina loro di portarlo nel nascondiglio di Cirirllo. Ale e Franz protestano ma ricevono sul capo un colpetto di mazza e tacciono, restando appesi come stuoie contro la parete. Ficarra e Picone si dirigono verso due punti diversi del campo segnato da buche e montagnole di terra, dicendo entrambi con sicurezza: "E’ sepolto qui". Litigano. Ficarra sostiene che "lì" era sepolto due giorni prima e che ora sta dove dice lui. Picone è certissimo che Ficarra si sbaglia: quello era il posto del giorno prima, ma poi l’avevano trasferito nella buca che indica lui. Bisio si secca e li fa scavare in entrambi i posti: levato il terriccio c’è la botola, sotto la botola solo fosse vuote, vuote e puzzolenti Ficarra si scusa con Bisio: non è che potevano scavargli anche una buca per i servizi… Devono scavare tutto il capo per trovare finalmente la buca giusta. Il povero Cirillo viene estratto verde di muffa che sembra l’orribile Hulk! Piange con una vocina esile che vuole tornar bambino. Si accendono dei flash e delle lampade a batteria: i giornalisti applaudono, i cameramen riprendono e gli intervistatori intervistano Cirillo con domande davvero ficcanti del tipo "Ha mai avuto paura?" La grande operazione della liberazione di Cirillo scagiona tutti i presenti poiché è evidente a tutti che nessuno sapeva esattamente dove fosse sepolto Cirillo! I primi a sospettare del campo di cipolle sono ancora appesi al muro e quando Bisio va a liberarli mostra loro il corpicino sventrato dell’innocente topo: una sola parola e faranno quella fine. Cirillo riabbraccia piangente la madre rannicchiandosi come se fosse tornato bambino Mentre tutti i TG danno la festosa notizia: TROVATO E LIBERATO IN UN CAMPO DI CIPOLLE ROSSE. Qualche giornale aggiunge COMPLOTTO COMUNISTA? A Platì però non c’è pace: curiosi e turisti hanno invaso il paese, Addolorata la racconta a tutti aggiungendo sempre nuovi particolari esilaranti. Un vero boom, tanto che Bisio lascia perdere la ‘Ndrangheta e mette su un locale per fare uno spettacolo di cabaret per i turisti e fa lavorare tutti. Qualcuno dice che assomiglia tanto a ZELIG… fine torna a "Chi è Mara Maryl" torna a "i racconti di Mara"
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