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RAZZA UMANA (se vive Andrea muore Feli)

 

Son vent'anni che Davide lavora per le televisioni. Non ha mai voluto un contratto fisso, gli

piace girare il mondo e filmare quel che trova per poi vendere i suoi servizi. Un suo

documentario è stato premiato al festival di Venezia per la fotografia, e questo è merito di

Alan, il suo operatore, amico fidato di cento avventure.

Questa volta la meta sono le Filippine e il tema del servizio è l'infanzia.

Arrivati a Manila, Davide e Alan si mettono in contatto con Walter Mangano, un uomo

d'affari di Milano che si è rifugiato nelle Filippine, portando con sè Andrea, il figlio

dodicenne, per sfuggire al fisco che pretende da lui qualche miliardo di multa per evasione

fiscale. Davide l'ha conosciuto quando lavorava per una rete TV locale e Walter questi si

occupava di rastrellare pubblicità e sponsor.

Walter li riceve in una sontuosa villa nei dintorni della città, vigilata da guardie private e si

offre di ospitarli per il periodo che staranno nelle Filippine. Davide guarda le due belle

ragazze sdraiate sul bordo della piscina e Walter sorride: sono comprese nell'ospitalità.

Alan accetta con entusiasmo ma Davide scuote la testa: se si fermano in quel paradiso non

gireranno mai il servizio sui bambini filippini. Alan simpatizza con Andrea che è un

bambino intelligente, un po' triste, che sente la mancanza dei suoi amici e di sua madre che

se n'è andata a vivere a Los Angeles con ingegnere della Virtual Reality.

Walter è seccato dal rifiuto: è raro che qualche italiano capiti da quelle parti, ma se Davide

vuol vedere come vivono i bambini da quelle parti lo accompagnerà lui in un posto dove

potrà farsene un'idea.

L'isoletta di San Diego è bellissima. Il mare di smeraldo, il cielo azzurro cotto dal sole: una

ventina di ragazzini nudi, dai cinque ai tredici anni, si tuffano in quelle acque chiare

scendendo verso gli scogli a venti metri di profondità. La grande barca ondeggia sulla

spinta ritmica del mare, affollata di turisti eccitati e curiosi che si sporgono a guardare. I

ragazzini affiorano sbuffanti con qualche ostrica in mano, nuotano verso i turisti che fanno

a gara a comprarle versando 5 dollari per ogni ostrica nelle mani del padrone della barca

che poi apre le ostriche davanti a loro. Ogni tanto un urlìo di gioia: dentro l'ostrica brilla

una piccola perla.

Seduti a poppa con una bibita ghiacciata in mano, Walter e Davide assistono mentre Alan

sta filmando. Walter spiega che le perle sono quasi tutte messe nelle ostriche prima della

pesca per accontentare i turisti, sono piccole perle difettose di nessun valore commerciale.

Alan stringe lo zoom su uno dei piccoli pescatori, Rasti, un ragazzo di dodici anni dai

grandi occhi ridenti e dal viso simpatico che porge l'ostrica ad una grassa signora che si

mette in posa incitando il marito a fotografarla. Accanto a Rasti, ansima un bambino di sei

anni che si aggrappa alla sua spalla per prendere fiato: non ce la fa più e non è riuscito a

portar su nessuna ostrica. Il padrone della barca lo pungola col mezzo marinaio, urlandogli

di lavorare. Il piccolo cerca aria, si riempie i piccoli polmoni più che può e poi si immerge:

un'ombra scura vien su dal fondo. L'acqua si tinge di rosso. Il bambino emerge a palla

urlando isterico a braccia tese. Gli spettatori gridano eccitati: un pescecane! Scattano

decine di flash.

Rasti afferra le braccia tese del bambino mentre lo squalo torna alla carica con le mascelle

spalancate. Rasti urla e scalcia contro il muso dello squalo. L'acqua ribolle di schiuma e di

sangue. I piccoli pescatori strillano spaventati e si arrampicano sulle fiancate

dell'imbarcazione. Rasti tira a sè il piccolo e dall'acqua emerge soltanto mezzo bambino:

non ha più nè gambe nè bacino.

Tempesta di flash e coro di urla delle signore. Davide si butta in acqua e afferra Rasti che è

in stato di shock e sta per annegare. Lo tira verso il bordo della barca e Alan lo aiuta a

risalire: Rasti ha una profonda ferita ad una coscia e si vede il segno dei denti del

pescecane. Perde sangue. Il padrone della barca sembra soddisfatto: è quello che i turisti

vogliono, emozioni forti. Vorrebbe che i piccoli tornassero in acqua a pescare perchè

stanno arrivando altre barche colme di turisti paganti, ma Davide e Alan minacciano di

denunciarlo alle autorità se fa immergere quei bambini sapendo che c'è un pescecane sulla

scogliera e insistono per tornare immediatamente perchè Rasti ha bisogno di cure.

Per convincere il padrone della barca, stupito dall'ostinazione dei due italiani, a tornare

verso la costa deve intervenire Walter: i suoi amici sono appena arrivati dall'Italia e non

han fatto il callo alle abitudini locali.

-Abitudini locali? - chiede Davide arrabbiato- Rasti ha la stessa età del tuo Andrea!-

-Non fare paragoni stronzi.- chiude il discorso Walter, seccato.

Tornati a terra, Walter noleggia una jeep e dice a Davide ed a Alan che il più vicino posto

di soccorso sta a trenta miglia, in una Città dei Ragazzi tenuta da padri rogazionisti italiani.

Durante il viaggio, Davide e Alan cercano di tenere Rasti vigile affinchè non si abbandoni

al coma dello shock. Gli parlano e Rasti risponde, i grandi occhi spalancati, senza emozioni

apparenti: sua madre è morta durante il tifone dell'estate passata. Suo padre era un bianco,

americano forse, un turista, l'unica traccia che lasciò fu un biglietto da 100 dollari sul letto

dopo aver fatto l'amore con sua madre: almeno così gli han sempre raccontato.

La Città dei Ragazzi è un un insieme di grandi edifici, una comunità autosuffiiente dove

vivono duemila giovani, dai quattro ai diciotto anni. Rasti viene subito ricoverato in

infermeria e curato: la ferita è meno grave di quanto potesse sembrare, i denti del

pescecane non hanno bucato nessuna arteria importante.

Il Rettore riceve Davide e Alan con grande entusiasmo, vuol sapere dell'Italia, del loro

lavoro, e se han visto il Papa. I due rispondono sorridendo, Alan ha filmato Sua Santità il

mercoledì prima di partire durante l'udienza pubblica in piazza San Pietro. Chiedono il

permesso di filmare la Città dei Ragazzi e il Rettore è ben felice di concederglielo: gli

ospiti sono orfani o abbandonati. Purtroppo a Manila quando i genitori non sanno più come

sfamare i figli, li abbandonano sui marciapiedi. Per ogni ragazzo che loro riescono a

salvare ce ne sono diecimila che vanno persi: moltissimi muoiono di fame o di malattie,

quasi tutti si prostituiscono già all'età di sette otto anni, alcuni diventano ladri e assassini

per sopravvivere. La cosa ignobile è che la prostituzione infantile è alimentata dalla

richiesta dei turisti che arrivano da ogni parte del mondo proprio per questo.

Davide chiede al rettore se è possibile per Rasti rimanere là e andare a scuola. Non ha

nessuno al mondo e se non lo aiutano finirà male. Il Rettore accetta subito: l'istituto è pieno

ma il posto per uno in più si trova sempre.

Alan e Davide ringraziano e tornano a Manila dove Walter li aspetta nella sua vila per la

cena. Ma quando arrivano la villa è buia e nessuno risponde alle loro scampanellate. Vanno

in albergo senza accorgersi di essere seguiti da un'auto dai vetri di scuri.

Dopo aver cenato chiedono al maitre se sappia dar loro qualche indicazione sui luoghi in

cui più evidente si svolge il mercato dei bambini. Il maitre sorride untuoso e dice loro che

quel genere di prostituzione è offerta un po' dovunque, ma se vogliono poter scegliere

devono andare nel quartiere adiacente il porto.

Alan e Davide preferiscono non dire di non essere dei maiali stupratori di bambini ma di

voler filmare quel mercato, per prudenza. Chiamano un taxi e si fanno condurre al porto.

Alan ha montato nell'Arriflex un negativo da 1000 ASA che fotografa anche con

pochissima luce e l'ha sistemata in una valigetta costruita apposta da dove può riprendere

senza attirare l'attenzione.

La strada è bene illuminata e davanti ad ogni porta ci sono delle bambine truccate in modo

osceno e anche molti maschietti in attesa di clienti.

Un pullman scarica due dozzine di turisti in fondo alla strada: sono nordici, quasi tutti

biondi, alcuni severamente vestiti di scuro coi capelli già brizzolati e altri più giovani e

rumorosi che fanno apprezzamenti volgari nelle loro lingua difficilmente comprensibile.

Alan e Davide scendono dal taxi e Alan mette in moto la cinepresa premendo il comando

impiantato sul manico della valigetta: i primi piani deformati delle facce della gente "per

bene" che sceglie fra quei bambini l'oggetto del proprio vizio potrebbero riempire una

mostra dell'ipocrisia.

Davide si avvicina ad una bambina di sei anni, con le labbra coperte di rossetto per

ingrandirla e la prende per mano: subito dall'interno della casa che sta alle spalle della

piccola sbuca un filippino di mezza età che saluta cerimonioso Davide, elenca le

"specialità" della piccola e chiede 300 dollari. Davide paga e chiede di salire con il suo

amico. Il filippino sorride: altri 200 dollari. Davide paga e sale in camera con la bambina

seguito da Alan che sta riprendendo.

Una volta nella stanza, piccola e sporca, con un grande specchio sopra il letto, Davide

cerca di far parlare la bambina: non ha genitori? La piccola lo guarda sorpresa, certo che li

ha, hanno appena parlato con suo padre.

E' totale l'innocenza della sua sorpresa mentre si toglie di dosso il vestitino attillato e resta

nuda davanti a loro. Quando si rende conto che non vogliono nulla da lei, piagnucola come

qualsiasi bambina sostenendo di saper fare tutto quello che fanno i grandi e anche di

saperlo fare meglio.

Con un senso di nausea e una rabbia impotente, Davide e Alan tornano in strada proprio

mentre altri due pullman stanno scaricando clienti: questa volta sono di nazionalità mista,

francesi, inglesi, italiani, spagnoli. Davide segue con lo sguardo un signore dall'aria distinta

e i capelli bianchi che ha chiesto, in italiano, all'autista del pullman di quanto tempo può

disporre e poi si è avviato lungo il marciapiede esaminando con occhio attento le bambine

in offerta. Ne sceglie una piccola piccola tendendole la mano.

Davide gli sibila:- Vergognati porco!- e l'uomo si blocca imbarazzato.

Alan prende la valigetta sotto braccio per inquadrarlo meglio. Luomo balbetta qualcosa, fa

un passo indietro e poi scappa verso il pullman inseguito dalle strilla del filippino, padrone

della bambina che ha visto sfumare l'affare.

-C'è chi le affitta per intese settimane. Spesso muoiono di peritonite. Così va il mondo.- la

frase è sussurrata a Davide che si volta di scatto. Si trova di fronte a due uomini massicci,

le mani affondate nelle tasche che guardano lui e Alan dritti negli occhi.

-Chi siete?-

-Non importa. Vogliamo solo chiedervi una cosa: sapete dov'è Walter Mangano?-

-A casa sua, penso. Perchè?-

-A casa sua non c'è più. Che rapporti avete con lui?-

-Ci conosciamo... ma o mi dite chi siete oppure potere andare a f...- Davide si blocca, uno

degli uomini ha tirato fuori una mano dalla tasca e ha in pugno una calibro nove.

-Venite con noi. Parleremo con più calma.-

-Non serve. Conosco il signor Mangano perchè lavoravamo per la stessa televisione.

Semplice conoscenza, nient'altro. Siamo venuti a Manila a girare un documentario e gli

abbiamo chiesto qualche dritta, tutto qui.-

-Non vedo cineprese però...- lo sguardo dell'uomo cade sulla valigetta che Alan ha

sottobraccio e soffoca un'imprecazione. Allunga le mani per afferrarla ma Alan reagisce

con violenza: nessuno può toccare la sua cinepresa! Colpisce l'uomo con uno storico calcio

nelle palle, talmente forte che questi si porta la pistola all'inguine e non trova la forza di

sparargli. Il secondo uomo si butta contro Alan ma Davide lo sgambetta e lo fa cadere, poi

afferra l'amico per un braccio e parte in una fuga disperata. L'uomo si rialza ed estrae una

pistola. Nella strada si scatena il panico. Potrebbe agevolmente colpire i due in fuga, punta

l'arma ma poi non preme il grilletto. Mette via la pistola e si china sul compare che ancora

geme con le mani premute sull'inguine.

-Forse era meglio se gli dicevamo di essere della DIA...-

-No...-geme l'altro- no... finchè non sappiamo da che parte stanno...-

Un taxi si ferma accanto ai due in fuga: serve un'auto? Alan e Davide si precipitano

ansimanti nella macchina. Alan sbuffa sudato: non ha più l'età per certe cose...

Davide è ancora sotto shock: ha creduto di morire, aspettava da un momento all'altro una

pallottola nella schiena. Gli han detto che un uomo colpito non sente il rombo dello sparo.

Il taxi sta andando per conto suo e Alan è il primo a realizzarlo, ma l'autista gli dice con un

sorriso che la corsa è pagata e che il loro amico Walter li sta aspettando.

Il taxi porta i due in un club del centro e un inserviente li accompagna in una saletta

riservata dove Walter sta parlando con un cinese mentre Andrea sta seduto su una poltrona,

silenzioso e imbronciato.

Quando Walter vede Davide e Alan si alza di scatto e va loro incontro a mani tese: ha

bisogno di un favore grandissimo. Per ragioni che non può spiegare si deve assentare da

Manila e non può portare con sè Andrea, vorrebbe che loro si impegnassero a riportarlo in

Italia quando torneranno.

Alan offre un bel po' di dollari e il biglietto prepagato per il figlio: una volta a Roma

basterà che lo accompagnino all'indirizzo che sta scritto sulla borsa, è quello di un suo

cugino che ha già avvertito.

Davide e Alan sono colti di sorpresa: devono ancora girare il doumentario e non possono

occuparsi di un bambino... ma Alan dà una gomitata a Davide: ha visto che gli occhi di

Andrea sono fissi su di loro pieni di speranza e non vuole deluderlo. Se Andrea promette di

fare il buono per una decina di giorni, sistemato in un buon albergo mentre loro due vanno

in giro a lavorare, non ci sono problemi, anzi sono felici di fare il viaggio di ritorno

insieme. Andrea sorride ad Alan e annuisce. Walter gli sringe le mani e lo ringrazia.

-Ma tu dove vai? Sappiamo che ti cercano perchè due tizi ci han puntato una pistola

addosso e volevano sapere dov'eri...-

Walter scambia un'occhiata col cinese che si alza, innervosito.

-Non posso spiegare. Questione di soldi e di conti segreti, roba grossa, ci son dentro politici

e grandi banche...-

Davide, Alan e Andrea se ne vanno. Andrea si aggrappa alla mano di Alan e gli sorride

fiducioso e lui ne è conquistato: Alan non ha figli nè famiglia, ha passato la vita in giro per

il pianeta.

-Non mi saluti neanche?- chiede Walter a disagio. Andrea non lo guarda neppure e

risponde:

-Ciao, papà.-

Il giorno dopo Alan abbraccia Andrea e gli raccomanda di non uscire dall'albergo: può

andare in piscina, guardare la TV, mangiare e bere ciò che vuole, ma non deve uscire

dall'hotel. Andrea promette. Alan e Walter se ne vanno: hanno in programma una ripresa

con cinecamera nascosta di un vero mercato di schiavi che si tiene in una borgata di Manila

per la manovalanza stagionale.

Rimasto solo Andrea accende la televisine e si lascia prendere da un programma di cartoni

animati molto rumoroso, così non s'accorge che due uomini entrano nella stanza forzando

la porta. Lo afferrano brutalmente e lo chiudono in una grossa valigia. Lo portano fuori

dall'hotel, mettendo la valigia nel bagagliaio di una grossa berlina e partono a tutto gas.

Intanto Alan e Davide stanno riprendendo il mercato degli schiavi dove i braccianti

vengono acquistati in una specie di asta. Qualcuno scopre che stanno riprendendo di

nascoto e nasce un tafferuglio che diventa rissa. Interviene la Polizia e i due vengono

portati in un commissariato e sbattuti in una stanza di sicurezza.

I rapitori di Andrea attraversano la città e si fermano in un vicolo. Aprono il bagagliaio e

Andrea, che è riuscito a uscire dalla valigia, li sorprende schizzando fuori come un pupazzo

a molla, salta giù dall'auto e scappa. I due imprecano e lo inseguono, ma Andrea è più agile

e si infila nel buco di uno steccato. I due perdono tempo nel tentativo di scalarlo e il

bambino corre a perdifiato nel dedalo di vicoli bui, senza altra meta che far perdere le sue

tracce. Si nasconde nello scavo di una fogna.

Davide e Alan vengono diffidati dalla Polizia: per le riprese occorre un permesso. I due

dicono di averlo e si fanno accompagnare da un ufficiale in albergo dove riescono a

mettere a tacere la cosa con due biglietti da cento dollari. Sono talmente stressati che Alan

realizza che Andrea non c'è più solo mezz'ora dopo: lo cercano dovunque nell'hotel ma

nessuno lo ha visto. Alan è disperato: che può essere successo? E' scappato o gli è successo

qualcosa di peggio? Ma scappato per andare dove? Bisogna avvertire la Polizia ma ormai

hanno capito come funziona e forse è più facile ritrovarlo promettendo una buona mancia.

Intanto Andrea, sporco e affamato vede sorgere il nuovo giorno in fondo al tubo di fogna in

cui ha passato la notte sveglio, spaventato, dai topi e dagli scarafaggi e si addormenta.

Si sveglia per un calcio in uno stinco: davanti a lui ci sono tre ragazzi e una bambina, tutti

lerci e con pochi abiti laceri addosso.

Che fa lì? Quella è zona loro! Lo afferrano e lo spogliano per dividersi i suoi vestiti

nonostante le sue proteste. Il più grande dei ragazzi lo colpisce con un pugno in pancia

facendolo piegare in due, poi gli butta le sue brache sdrucite e luride. Andrea, per non

rimanere nudo, è costretto a indossarle. Un altro ragazzo, più o meno della sua età, gli dà

un pizzicotto sul culo e ride: è bello grasso, potrebbero farlo allo spiedo.

Andrea li guarda stralunato. La bambina, con voce infantile ma seria, propone di togliergli

gli occhi: li pagano bene all'ospedale due occhi azzurri.

Il ragazzo più grande dice che deve decidere il capo e lega Andrea con un fil di ferro, le

braccia lungo i fianchi e poi, a calci nel sedere, lo costringe a camminare davanti a lui.

Il capo sta accoccolato su un materasso lercio, in una baracca dal tetto di lamiera, ai

margini di un raggruppamento di casupole. Ai suoi piedi ci sono due ragazze sui dodici

anni che lo stanno accarezzando.

E' avvolto da nuvole di fumo che aspira da un grosso spinello. Andrea viene spinto davanti

a lui. Si volta: è Rasti. I due si guardano per un po', poi Andrea balbetta di essere italiano e

di essere sfuggito ad un rapimento. Se lo riportano dai suoi amici avranno un bel regalo.

Rasti lo colpisce con uno schiaffo: non si parla per primi in sua presenza e non deve dire

quello che deve o non deve fare. Un grido di allarme, uno sparo. Rasti balza in piedi e urla

a tutti di scappare. Spinge via Andrea e da sotto il materasso prende una pistola.

Fuori una dozzina di ragazzi e bambini scappano da tutte le parti inseguiti da alcuni uomini

armati di fucili che sparano loro addosso, insultandoli. Un ragazzino di dieci anni, colpito

in pieno, crolla stecchito in un pollaio. Rasti lo vede e si blocca: alza la pistola contro

l'assassino e preme il grilletto. L'uomo è rimasto bloccato dal terrore, ma quando sente lo

scatto a vuoto alza il fucile. Andrea gli si butta fra le gambe e lo sbilancia: l'uomo cade in

una fossa colma di liquame e sterco. Rasti afferra Andrea per un braccio e lo trascina con

sè in una lunga corsa, senza una parola.

Solo dopo alcuni chilometri, sotto gli alberi della foresta, Rasti si ferma ansimando e

Andrea si piega in due per il dolore alla milza. Rasti si siede e lo guarda: gli ha salvato la

vita. Appena possibile lo riporterà dai suoi.

La banda di Resti si ricompone e Andrea gode degli elogi del gruppo. Gli spiegano in

poche parole la loro vita: sono soli, autonomi e autosufficienti. Il più piccolo del gruppo

che ha cinque anni ripete sempre l'ultima parola degli altri, serisimo e struggente:

"...sufficienti."

Vivono di piccoli furti e, quando capita l'occasione, fanno qualche rapina. I padroni dei

negozi hanno assoldato dei killer e han messo una taglia di 100 dollari per ognuno di loro

morto.

-E oggi quel bastardo finito nel letame ha guadagnato i suoi 100 dollari facendo fuori Edi.-

Alan e Davide han girato la città in lungo e in largo, hanno dato soldi a tutti, ma nessuno ha

visto un bambino biondo con gli occhi azzurri. I due devono tornare in Italia ma Alan non

si rassegna. La polizia dice loro che continuerà a cercare ma che ci sono poche speranze: a

Manila ogni giorno spariscono decine di bambini e per sempre.

Decidono di andare a chiedere consiglio ai Padri Rogazionisti della Città dei Ragazzi, loro

dovrebbero essere esperti di ricerche.

Rasti ordina al suo compagno a restituire i vestiti ad Andrea, ma questi non vuole e dice

che Andrea deve toglierglieli di dosso se ne è capace.

Sfidato Andrea accetta: i due lottano e Andrea sta per avere la meglio quando l'altro tira

fuori un coltello e sta per piantarglielo nella pancia, ma Rasti lo atterra con un calcio, poi

spoglia con la forza il suo compagno e butta i vestiti ad Andrea, tutto ammaccato e

sanguinante.

Una delle ragazzine della banda, Feli, fa gli occhi dolci ad Andrea che sta dimostrando di

essere un vero uomo e anche questo gli mette contro un altro ragazzo che se la fa con Feli.

La banda è una piccola società, piccola di numero e di età, ma con tutti i pregi e i difetti di

ogni società umana.

Andrea si lava e si veste. Rasti lo accompagnerà nell'albergo dove è stato rapito, sperando

che Alan e Davide sia ancora là. Andrea è contento ma anche addolorato. Guarda Feli che

lo fissa con occhioni umidi e gli altri nuovi compagni. E' la prima volta che si sente

qualcuno. Tuttavia deve andare. Feli lo bacia sulla bocca.

Quando arrivano davanti all'hotel, Andrea afferra Rasti per un braccio e lo tira via: seduto

ad un tavolo del bar c'è l'uomo che l'ha chiuso nella valigia e l'ha rapito. Rasti gli dice di

nascondersi ed entra lui nell'albergo, chiedendo di Alan come gli ha detto Andrea: gli

rispondono che è partito da poco insieme al suo collega.

Rasti torna fuori, fa un cenno ad Andrea che attende dietro un furgone e corrono via.

Alan e Davide parlano col Rettore della Città dei Ragazzi che dice loro della fuga di Rasti,

la sera stessa in cui l'avevano portato: quando la vita di strada è entrata in loro, non

riescono più ad abituarsi alla disciplina. Per quanto riguarda la scomparsa di Andrea, il

Rettore sospira e scuote la testa: in quella terra la vita di un bambino non vale nulla.

Vengono uccisi con lo stupro, e trovano i loro poveri corpi violati, oppure facendo loro fare

lavori pesanti e pericolosi o anche semplicemente a fucilate per impedire che rubino. In

ogni modo incaricherà i suoi amici di Manila di passare voce alle bande che infestano le

strade della città, offrendo del denaro in cambio di informazioni.

Andrea torna nella banda e la gioia di Feli scatena la gelosia del ragazzo con cui si era

messa e viene cacciato da Rasti. Se ne va giurando vendetta.

E' un brutto periodo per la banda di Rasti: non hanno cibo e i negozianti hanno rinforzato le

squadre dei killer. Per questo si era ridotto a pescare perle per i turisti.

Alla sera, dopo una giornata di tentati scippi e furti andati male, si ritrovano con la pancia

vuota e la rabbia dentro. Quando riescono a rubare qualcosa, lo fanno a rischio della vita.

Devono fuggire anche la polizia che nei loro riguardi usa soltanto una brutale violenza. E'

una vita tremenda, sporca, piena di paura e di dolore, eppure Andrea è felice: ha trovato

una famiglia, un clan, una tribù, soddisfacendo ad un bisogno essenziale che hanno tutti gli

esseri umani, essere qualcuno per qualcuno.

Un giorno in una borsa strappata dalle mani di una signora, insieme a pochi spiccioli c'è

una giornale. Andrea vede una foto di suo padre e sotto c'è scritto che Walter Mangano è

stato trovato morto col un colpo alla nuca.

Andrea non piange. Resta zitto e solo Feli si accorge che qualcosa non va, ma non die nulla

neppure a lei. Appallottola il giornale e lo butta.

Alan e David vengono convocati dalla polizia e si trovano di fronte i due uomini che della

DIA: Walter Mangano è stato trovato morto, assasinato. Sono arrivati prima i killer della

mafia, loro volevano interrogarlo e anche salvargli la vita. La posizione di Alan e David è

ambigua agli occhi della polizia e quindi sono pregati di non lasciare il Paese. Alan chiede

se ci siano notizie del picolo Andrea, sicuramente rapito da qualcuno che voleva ricattare

Walter Mangano. I due della DIA li guardano pensosi: ormai Mangano è morto, il ragazzo

non dovrebbe più interessare a nessuno.

Dopo un'altra giornata sfortunata, sgranocchiando noccioline accovacciati intorno ad un

fuoco, Andrea racconta ai suoi nuovi compagni una rapina che ha visto in un film, in Italia,

e Rasti la trova perfetta.

La mettono in atto e riescono a rimediare quasi mille dollari: un capitale enorme per Rasti

e i suoi! Comprano birra, maiale e droga e fanno festa in un capannone, pieno di foglie

secche. Una vera festa, con una radiolina che suona musica da ballo, e le ragazzine che

ballano per loro sollevando i vestiti laceri e sporchi. Si ubriacano e fumano mariuana.

Andrea si trova sdraiato sopra a Feli che dolcemente gli insegna come si fa l'amore...

All'improvviso irrompono nello scantinato cinque uomini armati guidati dal ragazzo che

Feli ha piantato per Andrea. Gli uomini sparano in aria e urlano di alzare le mani: stanno

cercando un fregnetto biondo e non vogliono ammazzarlo per errore!

Rasti ha un fiammifero acceso in mano, stava per accendersi un nuovo spinello, rotola nelle

foglie e appicca il fuoco che subito divampa. Urla ai suoi di scappare. Il più piccolo

sgambetta via ripetendo come sempre l'ultima parola e uno degli assalitori lo uccide con un

tremendo calcio.

Feli, sdraiata su Andrea, allunga una mano verso una pozza di morchia e poi la passa sui

capelli del ragazzo, ma il traditore lo indica ai tre:

-E' quello! Prendetelo!-

Feli sussurra ad Andrea di scappare, mentre lei si aggrappa a uno degli uomini

graffiandogli la faccia come una furia. L'uomo bestemmia e le spara una fucilata nel ventre.

Un colpo di pistola abbatte un altro dei tre uomini: è stato Rasti a sparare. L'uomo colpito

gli spara nel petto. Rasti barcolla, e crolla tra le fiamme che si levano altissime alimentate

dalle foglie secche.

Andrea si è gettato su Feli che sta morendo e la ragazza gli sorride per l'ultima volta.

L'assassino di Feli afferra Andrea per un braccio con un ghigno cattivo e urla agli altri:

-Ho trovato il biondo. Adesso potete ammazzarli tutti questi topi di fogna!-

Ma il fumo e le fiamme rendono le cose difficili. no degli assalitori arretra e da dietro un

ragazzo lo colpisce con una bastonata al capo.

Da dietro un rottame di carro uno dei ragazzi si butta con un forcone contro l'uomo che ha

ucciso Feli ma questi riesce a scansarsi e gli spara.

Rasti, bagnato del suo stesso sangue, i capelli bruciati dal fuoco, si trascina verso Andrea e

lo afferra per un braccio per tirarlo via da Feli, ma Andrea non lascia la ragazza che gli

muore fra le braccia.

L'assassino della ragazza leva il fucile di nuovo contro Rasti ma non riesce a premere il

grilletto: un'espressione di stupore e di dolore gli gonfia il volto, poi urla rauco: Andrea gli

ha piantato il forcone nel ventre.

L'uomo cade sulle ginocchia e Rasti gli strappa il fucile dalle mani e spara su un altro degli

aggressori: fuoco e fumo rendono l'aria irrespirabile e non si vede più nulla.

Andrea solleva il corpo di Feli, mentre Rasti tossisce e barcolla verso l'uscita.

Fuori sono arrivate alcune auto della polizia a sirene spiegate e si è raccolta una piccola

folla. Un agente col megafono urla di uscire senza armi e con le mani in alto.

Alan sta riprendendo la scena senza immaginare che Andrea sia coinvolto nella sparatoria e

nell'incendio. Dal grande fuoco e fumo del capannone, esce Rasti col fucile in pugno e i

poliziotti sparano, uccidendolo. Un attimo dopo, senza neppure aver capito che Rasti è

morto, Andrea stralunato, semisoffocato, gli occhi azzurri sgranati, i capelli impiastricciati

di morchia, sbuca dal fumo scuro che annebbia tutto con Feli morta fra le braccia.

Alan se lo trova nell'obiettivo in primo piano. Butta la cinepresa e corre verso di lui.

 

 

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