"Con gioia
accolgo voi, cari Delegati delle Chiese ortodosse, delle Chiese
ortodosse orientali e delle Comunità ecclesiali d'Occidente, a
pochi giorni dalla mia elezione. Particolarmente gradita è stata
la vostra presenza ieri in Piazza San Pietro, dopo aver vissuto
insieme i mesti momenti del congedo dal compianto Papa Giovanni
Paolo II. ll tributo di simpatia e di affetto che avete espresso
all'indimenticabile mio Predecessore è andato ben al di là di un
semplice atto di cortesia ecclesiale.
Molto cammino è
stato fatto durante gli anni del suo Pontificato e la vostra
partecipazione al lutto della Chiesa cattolica per la sua
scomparsa ha mostrato quanto vera e grande sia la comune
passione per l’unità.
Nel salutarvi
vorrei rendere grazie al Signore che ci ha benedetto con la sua
misericordia ed ha infuso in noi una sincera disposizione a fare
nostra la sua preghiera: ut unum sint. Egli ci ha reso
così sempre più consapevoli dell'importanza di camminare verso
la piena comunione. Con fraterna amicizia possiamo scambiarci i
doni ricevuti dallo Spirito e si sentiamo spinti a incoraggiarci
a vicenda perché annunciamo Cristo ed il suo messaggio al mondo,
che oggi appare spesso turbato e inquieto, inconsapevole e
indifferente.
[Originale
in francese: traduzione italiana a cura di InternEtica - Il
nostro incontro di oggi è particolarmente significativo.
Permette innanzitutto al nuovo Vescovo di Roma, Pastore della
Chiesa cattolica, di ripetere a tutti, con semplicità: Duc in
altum! Andiamo avanti nella speranza. Sulle orme dei miei
Predecessori, in particolare Paolo VI e Giovanni Paolo II, sento
fortemente il bisogno di riaffermare l'impegno irreversibile,
preso dal Concilio Vaticano II e perseguito nel corso degli
ultimi anni anche grazie all'azione del pontificio Consiglio per
la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Il cammino verso la
piena comunione voluto da Gesù per i suoi discepoli comporta in
una docilità concreta a ciò che lo Spirito dice alle Chiese,
coraggio, dolcezza, fermezza e speranza di arrivare alla meta.
Esso comporta soprattutto la preghiera comune insistente ed in
un cuore solo, per ottenere dal Buon Pastore il dono dell'unità
per il suo gregge.
Come non
riconoscere con uno spirito di gratitudine verso Dio che il
nostro incontro ha anche il significato di un dono già
accordato? Infatti, il Cristo, il Principe della Pace, ha
operato in mezzo a noi, ha sparso a piene mani sentimenti di
amicizia, ha attenuato le discordie, ci ha insegnato a vivere
con una maggiore attitudine al dialogo, in armonia con gli
impegni propri a coloro che portano il suo nome. La vostra
presenza, cari Fratelli in Cristo, al di là di ciò che ci divide
e che getta ombre sulla nostra piena e visibile comunione, è un
segno di condivisione e di sostegno per il Vescovo di Roma, che
può contare su di voi per proseguire il cammino nella speranza e
per crescere verso Lui, che è il Capo, il Cristo.
In così
singolare occasione, che ci vede riuniti insieme proprio
all’inizio del mio servizio ecclesiale accolto con timore e
fiduciosa obbedienza al Signore, chiedo a voi tutti di dare
insieme con me un esempio di quell’ecumenismo spirituale, che
nella preghiera realizza senza ostacoli la nostra comunione.
Affido a tutti
voi questi intenti e queste riflessioni con i miei più cordiali
saluti affinché, attraverso le vostre persone, possano essere
trasmessi alle vostre Chiese e Comunità ecclesiali.
_________________________
[Originale
inglese: traduzione a cura di InternEtica - Mi rivolgo ora a
voi, cari fratelli di diverse tradizioni religiose, e vi
ringrazio di cuore per la vostra presenza alla solenne
inaugurazione del mio Pontificato. Porgo calorosi e affettuosi
saluti a voi e a tutti coloro che appartengono alle religioni
che rappresentate. Sono particolarmente grato per la presenza in
mezzo a voi, dei membri della comunità Musulmana, ed esprimo i
miei apprezzamenti per la crescita del dialogo tra Musulmani e
Cristiani, a livello sia internazionale che locale. Vi assicuro
che la Chiesa vuole continuare a costruire ponti e relazioni di
amicizia con i seguaci di tutte le religioni, in rapporto alla
ricerca del vero Dio di ogni persona e dell'intera società.
Il mondo in cui
viviamo è frequentemente segnato da conflitti, violenza e
guerra, ma ciò sinceramente richiede tempi lunghi per la pace,
pace che è soprattutto dono di Dio, pace per la quale dobbiamo
pregare senza posa. Tuttavia la pace è anche un compito in cui
ognuno deve essere impegnato, specialmente chi professa di
appartenere a tradizioni religiose. I nostri sforzi di camminare
insieme in dialogo contribuiscono validamente alla costruzione
della pace su solide fondamenta. Papa Giovanni Paolo II, mio
venerabile predecessore, all'inizio del nuovo Millennio ha
scritto che "Il nome dell'unico Dio deve diventare sempre di
più, qual è, un nome di pace e un imperativo di pace." (Novo
Millennio Ineunte, 55). Questo è dunque un imperativo ad
impegnarci in un dialogo autentico e sincero, costruito sul
rispetto per la dignità di ogni persona umana, creata, come noi
cristiani crediamo fermamente, ad immagine e somiglianza di Dio
(cf. Gen 1:26-27).]
All’inizio del
mio Pontificato rivolgo a voi e a tutti i credenti delle
tradizioni religiose che rappresentate, come pure a quanti
ricercano con cuore sincero la Verità, un forte invito a
diventare assieme artefici di pace, in un reciproco impegno di
comprensione, di rispetto e di amore.
A tutti il mio
cordiale saluto".
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