wpe3.jpg (8139 byte)

ORIGINI DI CHIAIA.
Il nome risale ai coloni greci fondatori della città e sta ad indicare la zona più bella e la più romantica di Napoli, ovvero quella che si estende dall'attuale Piazza Trieste e Trento, si prolunga a Mergellina e annovera tutta la fascia costiera di S. Lucia e della riviera.L'etimologia del nome Chiaia va ricercata nella parola greca "
plaga" , che tradotta in italiano significa spiaggia, fin dall'antichità, infatti, i latini chiamavano questo litorale "Plaga Olimpica" successivamente fu chiamato Plaja fino ad arrivare i giorni nostri in italiano"Spiaggia". La Plaga rimaneva completamente fuori delle mura della città lungo l'antica via Puteolana, secondo molti studiosi, comprendeva la zona delimitata fra l'attuale strada di Chiaia e quell'esterna che fiancheggiava le grotte Platamoniae: le due strade confluivano poi entrambe alla via che seguiva il mare, la vera Plaga che giungeva alla contrada chiamata Mirlinum, e poi Mergoglino nel primo periodo aragonese, la nostra attuale Mergellina. Questa via collegava la città con Puteoli, oggi Pozzuoli tramite quella grotta resa famosa dalle orge romane, attraverso una zona piuttosto malsana e paludosa. La zona conservò il suo primitivo aspetto sotto i normanni, gli svevi, gli angioini e gli aragonesi, e soltanto dopo la venuta di Carlo V vi si cominciarono a costruire case signorili , ville, palazzi e chiese. Il borgo cominciò ad assumere le sue linee attuali solo dopo la metà del 500 sotto il vice reame del benemerito Don Pedro di Toledo che fu l'ideatore del nuovo piano regolatore della città.

wpe2.jpg (8300 byte)

La nostra passeggiata comincia da...

Piazza Trieste e Trento

VIA SAN CARLO.BMP (559302 byte)
Via San Carlo - Galleria Umberto I (1900)

Questa Piazza rappresenta uno degli sbocchi fondamentali del centro storico di Napoli: un largo dalla forma asimmetrica, circondato da :

Palazzo Reale;

Teatro San Carlo che fu costruito nel 1736 dall’Architetto Angelo Carasale e voluto da Carlo di Borbone. Fu distrutto da un incendio nel 1816 e ricostruito da Antonio Niccolini e Antonio De Simone;

Galleria Umberto I E’ da considerare l’Opera migliore realizzata a Napoli nel periodo post–borbonico. Costruita nel 1887 da Antonio Curri ed Ernesto Di Mauro su disegni di Emanuele Rocco . Ha la forma ottagonale , la pavimentazione di marmo con eleganti disegni geometrici. La cupola di ferro e di vetro è di opera di Paolo Boubèe.

lo storico Caffè Gambrinus che si trova ad angolo tra la piazza e l’inizio di via Chiaia. Fu, nel secolo scorso, il più elegante e raffinato della città, con una clientela di primo ordine costituita dai vertici letterari , artistici , mondani e politici . Sui suoi tavolini Gabriele D’Annunzio scrisse i versi della bella canzone " ‘A vucchella".

Piazza Trieste e Trento confina con la nostra prossima meta…

Piazza del Plebiscito

PIAZZA PLEBISCITO.BMP (486210 byte)
Piazza del Plebiscito (1887)

Essa è la Piazza più vasta di Napoli. Circondata dal Palazzo Reale e dalla Chiesa di S. Francesco di Paola. Al centro della Piazza sono collocate due significative Statue Equestri raffiguranti Carlo e Ferdinando I di Borbone in vesti romane; sono entrambe di Antonio Canova (solo la figura di Carlo è del Calì).

E ora, attraverso S. Lucia e via Chiatamone, ci avviamo verso la cosiddetta "Napoli- bene" e ci fermiamo in…

Piazza dei Martiri

La Piazza è una delle più eleganti della città. Fu destinata a simboleggiare sentimenti di purezza e successivamente fu dedicata ai napoletani morti per la libertà. La sua pianta è triangolare ed è caratterizzata dal monumento ai Martiri ,costituito dalla colonna sulla quale fu collocata una statua di Emanuele Caggiano rappresentante le " Virtù dei Martiri ". Alla base quattro leoni, ciascuno dei quali con un preciso significato simbolico: il leone morente, opera di Antonio Busciolano, raffigura i caduti repubblicani del 1799; il leone trafitto dalla spada, di Stanislao Lista, rende onore ai caduti carbonari del 1820; mentre i leoni dall’aspetto maggiormente feroce, eseguiti rispettivamente da Pasquale Ricca e da Tommaso Solari, rappresentano i caduti liberali e i Garibaldini del 1848 e del 1860.

Proseguendo per via Calabritto eccoci in …

Piazza Vittoria

Deve il suo nome alla battaglia di Lepanto del 1571, alla quale parteciparono numerosi legni ed equipaggi napoletani. Sulla sinistra della piazza vi è la Chiesa di S. Maria della Vittoria, edificata nel 1572, il palazzo Majo del XVII secolo e il palazzo Statella, già sede del celebre Hotel Vittoria; a centro, circondate da alte palme, le statue di Francesco Ierace; sul fondo via Caracciolo, con la cosiddetta " colonna spezzata " che si staglia sul mare; a destra l’ingresso principale della Villa Comunale affiancato dall’inizio dell’elegante Riviera di Chiaia.

Raggiungiamo una delle piazze più genuinamente napoletane…

Piedigrotta

MERGELLINA.BMP (546054 byte)
Via Mergellina - Via Piedigrotta (1900)

Fonte di innumerevoli suggestioni, tradizioni e reminiscenze storiche. Questa piazza ospita la Chiesa di Piedigrotta, e la stazione ferroviaria di Mergellina, al centro tra l’una e l’altra, un tunnel autostradale che conduce al moderno quartiere di Fuorigrotta e che, prima di essere imboccato, quasi ad angolo con la piazza, presenta l’ingresso del Mausoleo Virgiliano e della grotta di Priapo. Il primo conserva le spoglie del grande poeta della romanità, anche se è considerato dagli scettici del tutto simbolico. Tra l’ingresso e il sepolcro di Virgilio c’è anche la tomba di Leopardi, costituita da un austero blocco di marmo collocato nel 1939. La grotta di Priapo invece si trova nella parte più elevata della collina attualmente ostruita, ma nel tempo romano veniva utilizzata per facilitare i collegamenti tra Napoli e Pozzuoli. Nel tempo greco, però, la grotta aveva funzioni ben diversa: era dedicata al culto di Venere genitrice, che veniva praticato dalle spose sterili per ottenere la grazia della fecondità parola di Petronio e Seneca. Al nome di questa piazza è associata la famosa festa di Piedigrotta che fino a pochi decenni orsono era paragonabile per eccitazione collettiva solo al carnevale di Rio. Dal punto di vista del folclore la particolarità era la presenza di carri allegorici, ne venivano costruiti di bellissimi con cartone pressato e con altri materiali artigianali, e poi tutta una serie di oggetti di cui diamo una sommaria presentazione: lo "zerrizzero" , un ingegnoso giocattolino che, roteando su se stesso, produceva uno speciale ronzio; il "franfellicco" un fischietto che aveva la proprietà di srotolarsi di scatto in avanti e di piegarsi velocemente all’indietro; il "putipù" una casseruola di terracotta ricoperta di pelle dalla quale, attraverso l’aria pressata con un bastoncino fuoriusciva un suono equivoco molto simile a quello delle "pernacchie".

E da Piedigrotta a…

Piazza Sannazzaro

La Piazza prende il nome da uno dei più grandi poeti napoletani, cioè Jacopo Sannazzaro. Essa si apre ai nostri occhi subito dopo aver lasciato Piazza Piedigrotta. I palazzi sono tutti del tardo ottocento poiché questa zona subì un radicale rifacimento intorno al 1883. Ciò che attira maggiormente l’attenzione è comunque la fontana della Sirena posta al centro della piazza; raffigurante l’affascinante Sirena Partenope che col corpo per metà di donna e per metà di pesce i cui capelli al vento e con una lira in una mano cerca di adescare i naviganti. Nella piazzetta del Leone che troviamo subito dopo Piazza Sannazzaro vi è la fontana omonima la cui acqua nel secolo scorso era considerata la migliore della città.

Da Piazza Sannazzaro a Mergellina il passo è breve…

VIA CARACCIOLO.BMP (525630 byte)
Via Caracciolo (1900)
Basta superare la piazzetta del Leone per sbucare nel largo Barbaia collocata alle spalle degli chalet e occupato in fondo da uno dei più rinomati ristoranti napoletani, "Ciro a Mergellina". Ci spingiamo oltre e raggiungiamo Largo Sermoneta, una rotonda che confina con la salita di Posillipo. A poca distanza dal Largo Sermoneta è possibile prendere un ascensore per salire fino a una zona elevata in cui sorge la Chiesa di S. Maria del Parto. Da menzionare inoltre la Contrada di Mergellina che occupa tutta la zona pianeggiante compresa tra la fine della Villa Comunale e l’inizio di Posillipo. In tempi molto antichi si narra che si chiamava "Mergoglino" dal nome di un giovane pescatore che s’era innamorato di una giovane sirena che aveva in sé una tale bellezza da lasciare commosso e stupito chiunque avesse la ventura di rimirarla. Un tempo si poteva trovare a Mergellina gli acquafrescai con le "mummarelle" i pescatori che stendevano le reti e i tarallari che vendevano i loro prodotti caldi e saporiti.