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ORIGINI
DI CHIAIA.
Il nome risale ai coloni greci fondatori della città e sta ad indicare la
zona più bella e la più romantica di Napoli, ovvero quella che si estende
dall'attuale Piazza Trieste e Trento, si prolunga a Mergellina e annovera
tutta la fascia costiera di S. Lucia e della riviera.L'etimologia del nome
Chiaia va ricercata nella parola greca "plaga"
, che tradotta in italiano significa spiaggia, fin dall'antichità, infatti,
i latini chiamavano questo litorale "Plaga Olimpica" successivamente
fu chiamato Plaja fino ad arrivare i giorni nostri in italiano"Spiaggia".
La Plaga rimaneva completamente fuori delle mura
della città lungo l'antica via Puteolana, secondo molti studiosi, comprendeva
la zona delimitata fra l'attuale strada di Chiaia e quell'esterna che fiancheggiava
le grotte Platamoniae: le due strade confluivano poi entrambe alla via che
seguiva il mare, la vera Plaga che giungeva alla contrada chiamata Mirlinum,
e poi Mergoglino nel primo periodo aragonese, la nostra attuale Mergellina.
Questa via collegava la città con Puteoli, oggi Pozzuoli tramite quella
grotta resa famosa dalle orge romane, attraverso una zona piuttosto malsana
e paludosa. La zona conservò il suo primitivo aspetto sotto i normanni,
gli svevi, gli angioini e gli aragonesi, e soltanto dopo la venuta di Carlo
V vi si cominciarono a costruire case signorili , ville, palazzi e chiese.
Il borgo cominciò ad assumere le sue linee attuali solo dopo la metà del
500 sotto il vice reame del benemerito Don Pedro di Toledo che fu l'ideatore
del nuovo piano regolatore della città.
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La nostra
passeggiata comincia da...
Piazza Trieste
e Trento
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Via
San Carlo - Galleria Umberto I (1900) |
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Questa Piazza rappresenta uno degli sbocchi
fondamentali del centro storico di Napoli: un largo dalla forma asimmetrica,
circondato da :
Palazzo
Reale;
Teatro San Carlo che fu costruito nel 1736
dallArchitetto Angelo Carasale e voluto da Carlo di Borbone. Fu distrutto
da un incendio nel 1816 e ricostruito da Antonio Niccolini e Antonio De
Simone;
Galleria Umberto I E da considerare lOpera
migliore realizzata a Napoli nel periodo postborbonico. Costruita
nel 1887 da Antonio Curri ed Ernesto Di Mauro su disegni di Emanuele Rocco
. Ha la forma ottagonale , la pavimentazione di marmo con eleganti disegni
geometrici. La cupola di ferro e di vetro è di opera di Paolo Boubèe.
lo storico Caffè Gambrinus che si trova ad
angolo tra la piazza e linizio di via Chiaia. Fu, nel secolo scorso,
il più elegante e raffinato della città, con una clientela di primo ordine
costituita dai vertici letterari , artistici , mondani e politici . Sui
suoi tavolini Gabriele DAnnunzio scrisse i versi della bella canzone
" A vucchella".
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Piazza Trieste
e Trento confina con la nostra prossima meta
Piazza
del Plebiscito
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Piazza del Plebiscito (1887)
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Essa è la Piazza più vasta di Napoli. Circondata
dal Palazzo
Reale e dalla
Chiesa di S. Francesco di Paola.
Al centro della Piazza sono collocate
due significative Statue Equestri raffiguranti Carlo e Ferdinando I di Borbone
in vesti romane; sono entrambe di Antonio Canova (solo la figura di Carlo
è del Calì).
E ora, attraverso
S. Lucia e via Chiatamone, ci avviamo verso la cosiddetta "Napoli- bene"
e ci fermiamo in
Piazza dei
Martiri
La Piazza è una delle più eleganti della città.
Fu destinata a simboleggiare sentimenti di purezza e successivamente fu
dedicata ai napoletani morti per la libertà. La sua pianta è triangolare
ed è caratterizzata dal monumento ai Martiri ,costituito dalla
colonna sulla quale fu collocata una statua di Emanuele Caggiano rappresentante
le " Virtù dei Martiri ". Alla base quattro leoni, ciascuno dei
quali con un preciso significato simbolico: il leone morente, opera di Antonio
Busciolano, raffigura i caduti repubblicani del 1799; il leone trafitto
dalla spada, di Stanislao Lista, rende onore ai caduti carbonari del 1820;
mentre i leoni dallaspetto maggiormente feroce, eseguiti rispettivamente
da Pasquale Ricca e da Tommaso Solari, rappresentano i caduti liberali e
i Garibaldini del 1848 e del 1860.
Proseguendo
per via Calabritto eccoci in
Piazza Vittoria
Deve il suo nome alla battaglia di Lepanto
del 1571, alla quale parteciparono numerosi legni ed equipaggi napoletani.
Sulla sinistra della piazza vi è la Chiesa di S. Maria della Vittoria, edificata
nel 1572, il palazzo Majo del XVII secolo e il palazzo Statella, già sede
del celebre Hotel Vittoria; a centro, circondate da alte palme, le statue
di Francesco Ierace; sul fondo via Caracciolo, con la cosiddetta "
colonna spezzata " che si staglia sul mare; a destra lingresso
principale della Villa Comunale affiancato dallinizio dellelegante
Riviera di Chiaia.
Raggiungiamo
una delle piazze più genuinamente napoletane
Piedigrotta
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Via Mergellina - Via Piedigrotta
(1900)
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Fonte di innumerevoli suggestioni, tradizioni
e reminiscenze storiche. Questa piazza ospita la Chiesa
di Piedigrotta, e la stazione ferroviaria
di Mergellina, al centro tra luna e laltra, un tunnel autostradale
che conduce al moderno quartiere di Fuorigrotta e che, prima di essere imboccato,
quasi ad angolo con la piazza, presenta lingresso del Mausoleo Virgiliano
e della grotta di Priapo. Il primo conserva le spoglie del grande poeta
della romanità, anche se è considerato dagli scettici del tutto simbolico.
Tra lingresso e il sepolcro di Virgilio cè anche la tomba di
Leopardi, costituita da un austero blocco di marmo collocato nel 1939. La
grotta di Priapo invece si trova nella parte più elevata della collina attualmente
ostruita, ma nel tempo romano veniva utilizzata per facilitare i collegamenti
tra Napoli e Pozzuoli. Nel tempo greco, però, la grotta aveva funzioni ben
diversa: era dedicata al culto di Venere genitrice, che veniva praticato
dalle spose sterili per ottenere la grazia della fecondità parola di Petronio
e Seneca. Al nome di questa piazza è associata la famosa festa di Piedigrotta
che fino a pochi decenni orsono era paragonabile per eccitazione collettiva
solo al carnevale di Rio. Dal punto di vista del folclore la particolarità
era la presenza di carri allegorici, ne venivano costruiti di bellissimi
con cartone pressato e con altri materiali artigianali, e poi tutta una
serie di oggetti di cui diamo una sommaria presentazione: lo "zerrizzero"
, un ingegnoso giocattolino che, roteando su se stesso, produceva uno speciale
ronzio; il "franfellicco" un fischietto che aveva la proprietà
di srotolarsi di scatto in avanti e di piegarsi velocemente allindietro;
il "putipù" una casseruola di terracotta ricoperta di pelle dalla
quale, attraverso laria pressata con un bastoncino fuoriusciva un
suono equivoco molto simile a quello delle "pernacchie".
E da Piedigrotta
a
Piazza Sannazzaro
La Piazza prende il nome da uno dei più grandi
poeti napoletani, cioè Jacopo Sannazzaro. Essa si apre ai nostri occhi subito
dopo aver lasciato Piazza Piedigrotta. I palazzi sono tutti del tardo ottocento
poiché questa zona subì un radicale rifacimento intorno al 1883. Ciò che
attira maggiormente lattenzione è comunque la fontana della Sirena
posta al centro della piazza; raffigurante laffascinante Sirena Partenope
che col corpo per metà di donna e per metà di pesce i cui capelli al vento
e con una lira in una mano cerca di adescare i naviganti. Nella piazzetta
del Leone che troviamo subito dopo Piazza Sannazzaro vi è la fontana omonima
la cui acqua nel secolo scorso era considerata la migliore della città.
Da Piazza
Sannazzaro a Mergellina il passo è breve
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Via Caracciolo
(1900)
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Basta superare la piazzetta del
Leone per sbucare nel largo Barbaia collocata alle spalle degli chalet e occupato
in fondo da uno dei più rinomati ristoranti napoletani, "Ciro a Mergellina".
Ci spingiamo oltre e raggiungiamo Largo Sermoneta, una rotonda che confina
con la salita di Posillipo. A poca distanza dal Largo Sermoneta è possibile
prendere un ascensore per salire fino a una zona elevata in cui sorge la Chiesa
di S. Maria del Parto. Da menzionare inoltre la Contrada di Mergellina che
occupa tutta la zona pianeggiante compresa tra la fine della Villa Comunale
e linizio di Posillipo. In tempi molto antichi si narra che si chiamava
"Mergoglino" dal nome di un giovane pescatore che sera innamorato
di una giovane sirena che aveva in sé una tale bellezza da lasciare commosso
e stupito chiunque avesse la ventura di rimirarla. Un tempo si poteva trovare
a Mergellina gli acquafrescai con le "mummarelle" i pescatori che
stendevano le reti e i tarallari che vendevano i loro prodotti caldi e saporiti.
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