Noi e la Carità

Il Vangelo della carità è la misura del nostro essere Chiesa: l'amore preferenziale per i poveri  è la dimensione essenziale della fedeltà a Cristo e alla sua parola che convoca e verifica della "fedeltà della Chiesa a Cristo".

La nostra comunità è con la sua vita segno trasparente del Vangelo della carità?

Vivere la carità è ancora per noi una semplice questione di iniziative da prendere?

E' una esperienza che coinvolge l'intera comunità o viene delegata agli "addetti ai lavori"?

Impegna l'intera esistenza o è confinata in una parte del tempo?

Come si pone la nostra comunità di fronte alle nuove povertà oltre che alle antiche forme di emarginazione sociale e culturale?

"Questo secolo che si conclude assiste impotente alla morte per fame di milioni di esseri umani, anche se paradossalmente aumenta la produzione agricola e industriale; rinuncia a promuovere i valori morali, progressivamente erosi da fenomeni come la droga, la corruzione, il consumismo sfrenato e il diffuso edonismo; contempla inerme il crescente abisso fra Paesi poveri e indebitati e altri forti e opulenti. [...] Il potere dei paesi industrializzati diviene ogni giorno più gravoso rispetto a quelli in via di sviluppo. Nelle relazioni interanzionali a volte si dà la priorità all'economia invece che ai valori umani [...] L'individualismo permea anche la vita internazionale, di modo che i popoli potenti possano esserlo ogni giorno di più e i popoli deboli siano ogni giorno più dipendenti"

(Giovanni Paolo II)

 

"Forse tu fai delle elemosine. Ma dove le prendi, se non dalle rapine crudeli, dalla soffferenza, dalle lacrime, dai sospiri? Se il povero sapesse da dove viene il tuo obolo lo rifiuterebbe perché avrebbe l'impressione di mordere la carne dei suoi fratelli e di succhiare il sangue del suo prossimo. Egli ti direbbe queste parole coraggiose:"Non saziare la mia sete con le lacrime dei miei fratelli. Non dare al povero il pane impastato dei singhiozzi dei miei compagni di miseria. Restituisci al tuo simile ciò che gli hai sottratto ingiustamente, ed io ti sarò molto grato. Che vale consolare un povero se ne crei cento."

(Gregorio di Nissa, Sermone contro gli usurai)

 

Torna alla pagina dei Manifesti