"Tra Geù e il povero c'è una alleanza. Questo mistero è grande." (Jean Vanier)

Non è nostra intenzione spiegare in maniera esaustiva la vita, il pensiero e le opere di Jean Vanier. Vorremmo mettere in questa pagina solo alcune delle cose lui ha scritto (tratte dal libro: La Comunità, luogo del perdono e della festa).

Lo facciamo per dare solo una idea di mondo che è in realtà molto ampio.

"Una comunità non è mai per se stessa. Essa apartiene a qualcosa che la supera, appartiene ai poveri, all'umanità, alla Chiesa, all'universo. Essa è un dono, una testimonianza da offrire a tutti gli uomini."

"Io sento che il mio posto nella Chiesa e nella società umana è di camminare con i poveri e con i deboli: di fare cosi' che ognuno di noi cresca insieme agli altri, che ci sosteniamo a vicenda per essere fedeli alla nostra crescita profonda, al nostro cammino verso una libertà interiore."

Nel cuore del povero c' è un mistero. Gesu' dice che tutto quello che si fa all' affamato, a chi ha sete, che è nudo, malato, in prigione, straniero, è a Lui che lo si fa: "Tutto quello che fai al piu' insignificante dei miei fratelli, è a me che lo fai." Il povero nella sua insicurezza totale, nella sua angoscia e nel suo abbandono, si identifica a Gesu'. Nella sua povertà radicale , nella sua ferita evidente, si trova celato il mistero della presenza di Dio."

"Una comunità non è mai per se stessa. Essa appartiene a qualcosa che la supera, appartiene ai poveri, all'umanità, alla Chiesa, all'universo. Essa è un dono, una testimonianza da offrire a tutti gli uomini"

"troppe persone vivono in comunità per trovare qualcosa, per appartenere a un gruppo dinamico, per avere uno stile di vita prossimo ad un ideale. Se si entra in una comunità senza sapere che vi si entra per scoprire il mistero del perdono, se ne resta presto delusi."

"Nel corso degli anni, scopro che non c'è opposizione fra la mia vita con i poveri e la mia preghiera e di unione con Dio. Certo Gesù si rivela a me nell'eucarestia, e ho bisogno di passare del tempo con Lui nella preghiera silenzsiosa. Ma Egli si rivela anche in questa vita con i miei fratelli e sorelle. La mia fedeltà a Gesù si realizza nella mia fedeltà ai miei fratelli e sorelle dell'Arca, specialmente i più poveri"

Il povero rivela Gesù Cristo. Fa scoprire a chi è venuto per "aiutarlo" la sua stessa povertà e vulnerabilità; gli fa scoprire anche la sua capacità di amare, la potenza dell'amore del suo cuore.

 

 

Breve biografia:

Jean Vanire, nato nel 1928, ha lasciato la marina canadese nel 1950 per studiare filosofia e vivere in una comunità  cristiana vicino Parigi. Ottenuto il dottorato in filosofia ha insegnato all’università di Toronto. Nel 1964 ha avviato la Comunità dell’Arca (Arche) accogliendodue persone handicappate mentali adulte in un piccolo “focolare".

"Quando sono venuto a Trosly-Breuil, questo piccolo villaggio a nord di Parigi, ho raccolto Raphael e Philippe. Li ho invitati a venire con me a causa di Gesù e del Vangelo. E' così che l'Arca fu fondata. Tirandoli fuori da un asilo, sapevo che era per tutta la vita [...] Il mio scopo, creando l'Arca, era di fondare una famiglia, una comunità per e con quelli che sono deboli e poveri a causa di un handicap mentale e che si sentono soli e abbandonati."

La Comunità si è sviluppata, altri “focolari” dell’Arca sono stati aperti in numerosi paesi: Canada, Stati Uniti, Belgio, Danimarca, Norvegia, Italia….

Lo scopo dell’Arca è di creare “focolari” di vita, dove persone handicappate e “assistenti” condividono gioie e pene in una vita ispirata alla carta delle beatitudini.

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