TENENDOCI PER MANO
Carissime,
[1]
grazie
per avermi accolto e avermi fatto sentire a casa nella gioia dell'incontro,
spezzando il pane della "sororità". Una settimana di
riposo-contemplazione, quella del settimo giorno. Tempo perso,
come sono persi coloro che vivono nei sotterranei della storia.
Anzi "inutili", come afferma la Banca mondiale di oltre
un miliardo di esseri umani. Proprio come voi, donne
contemplative: inutili perché non producete nulla per la Grande
Economia. In un mondo monetizzato, voi valete nulla.
Eppure
siete sfida radicale all'Impero del denaro. La vostra
contemplazione, la vostra preghiera unita al grido immenso dei
poveri, costituisce il cuore della resistenza a questo Sistema. I
vostri cenacoli di preghiera siano comunità di resistenza. Lo
chiedo a voi, e tramite voi a tutti i monasteri di contemplative.
Soprattutto nelle vostre liturgie, luogo per eccellenza di
resistenza all'Impero del denaro. La liturgia infatti non è solo
memoria, ma è costitutiva della realtà: crea quel mondo "altro"
che attendiamo in contrapposizione al mondo imperiale, all'Imperium.
Basta rileggere l'Apocalisse, libro principe della resistenza,
per rendersene conto. Le liturgie celesti (in realtà molto
terrestri perché celebrazioni delle piccole comunità dell'Asia
Minore) sono il rifiuto categorico delle liturgie imperiali in
onore della "Roma eterna" e della sua incarnazione nell'imperatore
regnante, il salvatore del mondo". "Tu sei degno, o
Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza
... " e non Cesare!
Chiedo
a voi, che celebrate con tanta solennità le liturgie celesti, di
riscoprire i segni, di inventarne di nuovi, efficaci, parlanti.
Perché anche le nostre liturgie occidentali, diventate così
asfittiche ed eteree, diventino vive, parlanti, diventino
liturgie di resistenza.
Non
solo i segni liturgici, ma anche i segni nonviolenti che
utilizzate nel vostro vivere quotidiano.
Fateci
conoscere quali metodi nonviolenti usate che vi permettono di
vivere un'esistenza riconciliata, per anni e anni relegate dietro
una grata entro pochi palmi di terreno. Fateci sapere come
disinnescate la spirale di violenza dentro di voi e tra di voi.
È importante per noi che viviamo in un mondo violento che nasce
da una violenza che cova dentro ognuno di noi. Fateci dono delle
vie che voi usate per uscire da quella spirale violenta che porta
ognuno, le nostre famiglie, le nostre comunità, le nostre
nazioni nel baratro della violenza apocalittica.
Vi
chiedo questi tre doni ("oro, incenso e mirra"): lo
chiedo a voi, lo chiedo a tutti i monasteri di contemplative in
Italia, il vostro grande contributo affinché vinca la Vita e
rinasca la speranza ("La fede che preferisco, dice Dio, è
la speranza", Péguv). "La speranza apre spazi in
profondità dentro le oscurità della storia, apre orizzonti,
squarcia, anche se per poco, il cielo", mi ha scritto di
recente la vostra responsabile, Chiara Patrizia. "Sono
attimi, ma che nascono da questo Mistero, dal perseverare nello
stare, in silenzio, davanti al Signore". "In questa
notte oscura continua la vostra madre citando M. Buber - non si
tratta di mostrare una strada. Si tratta di aiutare a perseverare
con animo pronto, finché sorgerà l'aurora e una strada si
mostrerà ai nostri occhi, là dove nessuno la vedeva".
Io
nei sotterranei della vita e della storia - dove ritornerò tra
poco -, voi relitti umani nel fiume della storia come i poveri di
Korogocho, unico volto di quel povero Cristo. Teniamoci per mano.
[1] Scrive ad una comunità di monache, che lo hanno accolto per alcuni giorni di ritiro