Dom Hélder Camara

" Fratello dei poveri e mio!" Giovanni Paolo II nella sua visita a Recife

 

Questo contributo è tratto dal numero di Nigriza di Marzo l’articolo è di Marcelo Barros teologo della liberazione e abate benedettino del “Santuario macroecumenico” dell’annunciazione a Goias, che fu accanto a Hélder Camara per 12 anni.

 

Il 21 Aprile 1964, l’arcidiocesi di Olinda ricevette il nuovo arcivescovo che non volle essere accolto dentro la cattedrale, ma sulla piazza, in mezzo alla gente. Al suo incontro andò la popolazione più indigente e abbandonata: poveri e neri.

L’arcivescovo esordì dicendo:”Nel nordest del Brasile, Gesù Cristo si chiama Zè, Maria e Severino. Ha la pelle scura e soffre la povertà” Dom Hélder è stato prima di tutto, un cristiano, che in ogni fratello e sorella che incontrava vedeva la presenza divina. Manifestava questa sua persuasione principalmente nel rapporto con i più poveri ed emarginati. Per otto anni (dal 1968 al ’75) sono stato suo segretario per l’ecumenismo. Una volta alla settimana ci riunivamo a casa sua. Mentre parlavamo molte persone bussavano alla porta. Egli stesso  si alzava e le riceveva. A volte si dilungava nell’ascolto. Diceva:”Ci tengo a riceverli personalmente, perché può essere un povero e non voglio perdere il privilegio di accogliere il Signore stesso.”

 

Un giorno, una donna nera la cerca e gli racconta che il marito era stato arrestato dalla polizia perché ubriaco. Dom Hélmer la accompagna fino al commissariato. E dice al responsabile: “Sono venuto a trovare mio fratello che lei ha messo in prigione” L’uomo ordina di liberare il detenuto e, mentre glielo consegna, commenta: “Ma voi due siete fratelli? Come è possibile, se lui è nero e lei è bianco?” Dom Hélder risponde senza esitare: “E’ che siamo figli di madri diverse. Ma dello stesso Padre.”

Un altro giorno, l’arcivescovo celebrava la messa in piazza dopo una processione popolare. C’era tanta gente in piedi, sotto il palco su cui era montato l’altare. Al momento della prima lettura, il cerimoniere invitò il vescovo a sedersi su una sedia, riservata al celebrante. Vestito con la casula, Dom Héleder andò verso la sedia, la sollevò e la porse a una donna nera povera, in mezzo all’assemblea, che aveva in braccio un bimbo piccolo. La fece sedere, ritornò al suo posto e, pazientemente, spiegò al cerimoniere: “Sono servitore del popolo non il capo. Non posso stare seduto mentre tutti rimangono in piedi!”

  Siate una chiesa missionaria, andando incontro a tutti nel servizio del popolo.Una chiesa pasquale, che si rinnova permanentemente nella configurazione al Risorto. Povera e spoglia dei mezzi di potere, diventi luogo di comunione per tutta l’umanità”

 

· "L'ùnica guerra legittima è quella che si dichiara all'ignoranza ed alla miseria." (dom Hélder)

Se vuoi avere una conoscenza più approfondita di dom Hélder ti suggeriamo di andare a visitare il sito: http://www.domhelder.com.br/italiano/introducao.htm

 

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