La faccio finita.

Ma che ore sono, maledizione, sono appena le cinque. Anche questa maledetta notte praticamente non ho chiuso occhio, e il cuscino è zuppo di lacrime. È inutile sperare di riaddormentarmi. Un altro noiosissimo giorno, un'altra paranoica settimana di una vita schifosissima. Come sempre oggi mi toccheranno gli psicofarmaci e i miei mi staranno appiccicati come sanguisughe. Basta. Basta. La mattina le pillole rosse, il pomeriggio i pasticconi da mezzo chilo l'uno. Poi la sera dallo psichiatra. E altri due zuccherini rossi. Basta. Solo io so quello che ci vorrebbe per me, il fatto che saperlo non basta, bisognerà anche prenderselo questo riposo che mi merito. Se si potesse fare una cosa tranquilla, con i miei che non si disperano e non muoiono pure loro, ma di crepacuore... Invece no, sanno tutti cos'è la cosa migliore per me, e io sono un bambocetto di 15 anni per loro, non mi arriva il cervello per capire cosa è bene o male per me. Invece si che lo so, vivere è male. Farla finita magari non è il bene, ma sicuramente meglio del male. È facile per loro dire di tenere duro, che mi passerà, ma se provassero loro quello che provo io se almeno ne avessero un'idea, sto così male... e non c'è nulla da fare. Non c'è niente che mi tiri su. Se capissero anche loro come sto, semplicemente sono nato così, e tutto mi fa soffrire. Non è che bisogna vivere per forza, non è la vita il bene assoluto, ma la felicità. Per me felicità non ce n'è, e allora meglio farla finita. E come posso fare, i miei ne soffrirebbero troppo, però che cavolo, non ce la faccio più. Sono un'ameba, non esco di casa, piango in continuazione, sono nato male, che colpa ne ho? È bene che si facciano forza, perché stavolta lo faccio veramente ci penso da una vita, e non l'ho mai fatto capire. Quegli imbecilli degli psichiatri e degli psicologi, tanto studiare per non capire un cavolo di niente. Cosa volete capire di me? Non c'è una causa che mi fa stare male, c'è gente che nasce bionda, altri con gli occhi verdi, io sono nato triste e depresso. E visto che non mi basta farmi la tinta o mettermi le lente colorare per cambiarmi allora farò qualcosa di più radicale. "Signori non preoccupatevi, non ha mai dato l'impressione di essere pericoloso per gli altri e soprattutto per se stesso..." Cosa volete che capisca un deficiente del genere, si aspetta che gli dica che mi voglio ammazzare? Come fanno quelli che vogliono attirare l'attenzione, si fanno un taglietto sui polsi così tutti poi si accorgono della loro esistenza. Ma quelli sono stressati, mica depressi come me. A me dell'attenzione dei miei e degli altri non me ne frega niente, anzi, non me ne frega niente di tutto il mondo. Poveracci anche i miei, le hanno provate tutte. Adesso tocca a me provare la mia soluzione. Devo scrivergli qualcosa? Meglio di no, tanto non capirebbero, o peggio la darebbero da leggere gli imbecilli per capire cosa mi ha spinto a compiere il mio gesto. Però è un peccato non sfruttare la popolarità che mi darà il mio gesto, dopotutto potrò farlo una volta sola. Una volta sola, non si fanno tentativi, la decisione dopotutto è meditata da anni. Sono passi che bisogna fare con decisione, senza indugi ne dubbi. Ecco, che idea, che la mia vita serva per attirare l'attenzione su qualcosa di utile... Lo farò sembrare un atto di protesta, così magari i miei si metteranno l'animo in pace. Scriverò una cosa, anzi... scriviamola:
"A tutto il mondo, queste sono le ultime parole in vita di un ragazzo di 15 anni stanco del modo in cui l'uomo sfrutta le risorse della foresta amazzonica..." troppo... troppo limitato, e poi stanco di cosa. Proviamo a spararla più grossa, tanto in cambio gli do la mia vita:
"Con queste parole voglio salvare la vita di tutti i bambini che muoiono di fame in africa..." e già, io intanto me la tolgo. Cambiamo tutto, più terra terra:
"Una parola d'amore per il mondo..." Il mondo? ma chi se ne frega del mondo. Ci vuole qualcosa di diverso, più radicale:
"Vaffanculo!" No, non va bene. Chissà quanti l'avranno già fatto. E ci vuole una parola per i miei. Questo è l'ultimo tentativo come va va, come vanno...:
"Come vanno le cose qui non mi piace mica tanto, quindi ho deciso di andarmene, e siccome per qui intendo il mondo intero, me ne vado nell'altro." Ok, così va bene. Più chiaro di così si muore ops... sto diventando spiritoso mi sembra. Magari se avessi un futuro, in futuro avrei un futuro come comico… ah ah.

Allora sono le 5.33, davanti a me ci sono i barbiturici, le lamette da barba, l'ammoniaca, il bidone della spazzatura pieno d'acqua è qui sotto, la testa ci si incastra perfettamente. Peccato non avere una pistola. Cos'altro posso usare per non correre rischi? Certo, saltare dalla finestra, la botta dal terzo piano non deve essere mica male. Impossibile non farcela. Ricapitoliamo: 1 barbiturici, 2 ammoniaca per buttarli giù, 3 testa nel cestino con l'acqua, 4 lametta nella mano destra, 5 taglio netto sul polso sinistro, 6 tre passi verso la finestra, che apro subito, non vorrei farmi male... ah ah! Se sopravvivo potrei fare il comico, ma non pensiamo a questa eventualità sfortunata... Ah! Devo copiare il bigliettino d'addio... e lo metto qua in bella vista, sul letto. Ore 5.40. tutto è pronto. Un ultimo pensiero per qualcuno? No. Una preghierina o un addio? No. Una parola? No, anzi sì, vaffanculo! e senza esitazioni si va!

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Un giovane corpo alle ore 5.42 della mattina dell'11 aprile vola dalla finestra del terzo piano della sua abitazione precipitando verso la strada sottostante. Dal polso sinistro sprizza del sangue, in testa ha un cestino dei rifiuti dal quale sgocciolano acqua e vomito. Ma il tragico volo del ragazzo non si conclude sul duro asfalto...


Otto anni dopo un promettente comico fa il suo debutto fa il suo debutto in un seguitissimo spettacolo televisivo di cabaret.