Capitolo1 : E.M. Forster in India (on line il testo senza note e senza immagini)
1.1 Cenni di geopolitica del subcontinente indiano
Prima di analizzare le relazioni dirette che E.M. Forster instaura col mondo
indiano è necessario delineare, almeno in alcuni punti fondamentali,
l'aspetto geopolitico del subcontinente indiano e i complessi rapporti intrattenuti
con la Gran Bretagna.
La storia della presenza britannica in India risale addirittura ai tempi della
regina Elisabetta, quando i mercanti inglesi iniziarono a commerciare con gli
stati della regione indiana. Nella seconda metà del Settecento la Gran
Bretagna consolida la propria presenza in India e con veri e propri atti di
forza militari che trasformano la Compagnia delle Indie da un'associazione di
carattere economico a una sorta di organo di controllo politico e militare.
L'espansionismo della Compagnia delle Indie porta in pochi anni a consolidare
la presenza politica e militare britannica in territori come il Diwani e il
Bengala dove col tempo fu addirittura introdotta una tassazione obbligatoria
da versare ai colonizzatori europei. Con il pretesto di "civilizzare"
popolazioni dalle usanze barbariche che, secondo gli inglesi, erano governate
da politici corrotti, l'India Britannica (questo è il nome con il quale
si identificano i territori sotto diretto controllo politico della corona) si
espanse a dismisura per tutto l'Ottocento. In seguito alla rivolta dei Sepoy
del 1857-1858 la posizione della corona britannica venne definitivamente ufficializzata
e la British India divenne di fatto una colonia alle dirette dipendenze della
corona e governato attivamente dal parlamento britannico. A rappresentare la
figura reale britannica in loco fu istituita la carica di viceré, e fino
ai primi anni del Novecento la convivenza pacifica tra i governatori e "l'aristocrazia"
militare britannica e le popolazioni indigene indiane sembrò potersi
realizzare concretamente. Negli anni del primo viaggio di Forster in India (1912-1913)
dunque la situazione politica e sociale non presentava particolari complicazioni,
anche se questo scenario era destinato ben presto a mutare con l'avvento della
prima guerra mondiale. Nel primo conflitto mondiale l'India si rivelò
fedele alleata britannica, ma col chiudersi del conflitto alcune fasce estremiste
indigene, prevalentemente mussulmane, cominciarono a reclamare un maggiore peso
politico nel governo del loro paese non ritenendo sufficientemente rappresentativo
l'organo politico assegnato alla salvaguardia dei diritti degli indiani, il
National Congress. La tensione accumulata finì per esplodere nel sanguinoso
scontro del 1919 che passò alla storia col nome di "massacro di
Amritsar" città del Punjab dove parecchie centinaia di indiani disarmati
furono uccisi dalle truppe britanniche del generale Dyer. Il 1919 fu anche l'anno
della ribalta di Mahatma Gandhi, da quel momento guida carismatica dei movimenti
indipendentisti non violenti indiani e fonte di stimolo per il National Congress.
Negli anni del secondo viaggio di Forster (1921-1922) la situazione politica
era indubbiamente molto più complessa e tesa, soprattutto nei territori
della British India. La scelta di Forster di visitare e conoscere l'India, che,
come vedremo nei dettagli in seguito, non aveva interessi politici ma personali
e culturali, lo portò nel secondo viaggio a concentrare la propria attenzione
sui territori indigeni del subcontinente come il Dewas e l'Hyderabad nei quali
la presenza occidentale era molto modesta. Negli anni Trenta e nei primi del
decennio successivo la corona britannica concedette via via nuovi poteri ai
governatori indigeni, e col tempo l'India, per rimanendo a lungo sotto l'influenza
economica e amministrativa della corona, fu di nuovo governata da organismi
autonomi locali. Le concessioni che lentamente venivano elargite dalla corona
conferirono dei poteri reali al National Congress, fino ad allora primo di una
valenza politica apprezzabile. Il terzo viaggio di Forster (1945) precede di
poco l'indipendenza coloniale e la separazione del Pakistan dall'India, eventi
che sconvolsero completamente e mutarono radicalmente l'assetto del subcontinente
visitato da Forster. L'esodo di quasi 17 milioni di persone in seguito alla
separazione dei due stati vide riversarsi nei territori dell'attuale Pakistan
le popolazioni intere di centinaia di città mussulmane e parimenti in
India di induisti, così che l'India, come l'aveva conosciuta e dipinta
Forster nei suoi scritti, divenne geograficamente e socialmente irriconoscibile.
Data la complessità degli eventi che si susseguirono nella prima metà
del Novecento, periodo in cui si svolsero tutti e tre i viaggi di Forster, e
durante il quale fu sconvolto radicalmente il concetto territoriale di subcontinente
asiatico, è bene, riprendendo le stesse parole dell'autore, capire cosa
egli identifichi col nome di "India" e di conseguenza quali siano
i confini geografici, e a maggior ragione culturali ed etnici, nei quali va
circoscritto il raggio della sua esperienza:
And now for India. I must make it clear that I am using this word in its old-fashioned
sense, to describe the whole sub-continent. I am not referring to the modern
state of India, nor to Pakistan. I have many links today with them both, but
my experiences were pre-partitional.
Il concetto è ribadito in maniera del tutto simile anche nell'introduzione
a The Hill of Devi dove afferma "[
] I Use "India" in the
old, and as it seems to me the true, sense of the word to designate the whole
sub-continent" .
Quella che apparentemente potrebbe sembrare una mera connotazione geografica
in realtà ha un peso ben maggiore: durante i suoi viaggi, e in particola
modo nel primo, l'itinerario percorso da Forster lo porta a valicare di molto
i confini geografici dell'India attuale. Sovrapponendo la cartina del primo
viaggio (Fig.1) a quella dei giorni nostri si nota come Forster abbia visitato
luoghi che oggi appartengono non solo all'India ma anche al Pakistan e come
in quel tempo anche il Bangladesh, il Nepal, il Bhutan, e il Kashmir facessero
parte dell'India. La precisazione di Forster si dimostra ricca di implicazioni
culturali ed etniche molto interessanti che devono essere sottolineate per comprendere
la complessità dell'esperienza indiana vissuta dall'autore. La vastità
del continente indiano, come viene inteso da Forster, fa sì che egli
venga a diretto contatto con la cultura induista, quella mussulmana, quella
buddista, quella jainista e quella Sikh. In particolare l'esperienza vissuta
da Forster in India gli permette di approfondire la conoscenza della cultura
islamica e di penetrare fino alle radici di quella induista, culture che, nei
loro contrasti e nella loro inconciliabilità, saranno l'argomento principale
di Passaggio in India .
1.2 Il perché dell'India
La scelta di Forster di recarsi in India non può farsi risalire né
alla moda che aveva preso piede tra l'aristocrazia culturale britannica di visitare
la perla dell'impero né a una passione innata dell'autore per la cultura
asiatica. In realtà sono molteplici le ragioni che spingono Forster a
recarsi in India, e si può anzi dire che ciascuno dei tre viaggi compiuti
ha esigenze totalmente diverse. Quello che è certo è che l'idea
stessa del viaggiare da sempre aveva esercitato su Forster un fascino non indifferente,
tanto è vero che prima dell'India meta dei suoi lunghi soggiorni furono
anche l'Italia, la Grecia e l'Egitto mentre innumerevoli furono le brevi trasferte
in altre capitali europee. È lo stesso Forster a consacrare la propria
passione per i viaggi affermando: "Geography interests me. I like to see
the face of the world and think about it. I enjoy travelling and I am indeed
a confirmed globe-trotter, though a trotter upon a rather quiet globe, none
o my travel having been adventurous."
L'interesse per il subcontinente indiano sorge in Forster come conseguenza di
un'amicizia maturata ai tempi del college di Cambridge con Syed Ross Masood
, una figura destinata a sconvolgere rapidamente e radicalmente la vita di Forster.
L'affermazione fatta da Forster
My connection with India is peculiar and personal. It started because I made
friends with an Indian, and but for him I might never have gone to his country,
or written about it. His name was Masood - he was a Moslem - who had come over
to go to Oxford; we saw a great deal of each other and travelled in Italy and
France and when he returned to India it was agreed that I should go to stay
with him. This I did in 1912, and twelve years later when A Passage to India
came out I dedicated it to him. It is on this basis of personal relationship
that my connection with that strange country rests. I didn't go there to govern
it or to make money or to improve people. I went there to see a friend. [
]
He showed me his country-or rather the side of it he knew-in an offhand and
arresting way.
lascia ben poco
adito a dubbi sul ruolo predominante di Masood nell'avvicinamento all'universo
indiano. In effetti si potrebbe dire che il primo viaggio di Forster in India
abbia lo scopo di ricongiungersi al suo amico, trasferitosi nella regione islamica
indiana dell'Hyderabad dove era destinato a diventare una delle figure culturali
e politiche di riferimento della minoranza mussulmana, diventandone dapprima
direttore della pubblica istruzione e fondando poi la prima università
islamica indipendente di tutta l'India.
L'amicizia è uno dei motivi principali che spingono Forster ad affrontare
i primi due viaggi in India in quanto rappresentano lo stimolo iniziale che
lo portano a interessarsi delle culture asiatiche. In quest'ottica oltre a Masood
hanno grande rilevanza numerosi altri personaggi, tra cui spicca, ed infatti
è a lui che dedicherà The Hill Of Devi , Malcolm Darling . Darling
è il personaggio chiave che permette a Forster di entrare in contatto
col il mondo induista (come lo è Masood per quello mussulmano) e che
gli consente un accesso privilegiato alle alte sfere politiche e culturali dello
stato indigeno del Dewas Senior; la rilevanza della sua figura e il suo ruolo
fondamentale per l'esperienza indiana, oltre che una breve storia della loro
amicizia sono argomenti delineati nell'introduzione di Elisabeh Heine a The
Hill of Devi and other Indian writings .
Il tanto agognato e preparato viaggio nel subcontinente indiano è motivato
parzialmente anche da fattori che esulano dal piano sentimentale e affettivo
e con un chiaro scopo pratico. Forster prima di affrontare il primo viaggio
(1912) in India si trova in una condizione di sterilità creativa molto
marcata. L'India, a suo avviso, avrebbe potuto rappresentare un punto di svolta
radicale nella sua vita artistica e lo avrebbe stimolato, presentandogli una
realtà completamente diversa da quella occidentale. Come ha rilevato
la critica, l'esperienza indiana di Forster ha un ruolo imprescindibile nella
maturazione umana e artistica dell'autore al pari di quelle europee degli americani
T.S. Eliot e Henry James . Il momentaneo periodo di aridità artistica
dell'autore è da lui stesso chiaramente evidenziato in una lettera del
2 febbraio 1913 in risposta al suo amico Forrest Reid dove afferma, non senza
imbarazzo e preoccupazione:
I am dried up. Not in my emotions, but in their expression. I cannot write at
all. [
] I see beauty going by and have nothing to catch it in. The only
book I have in my head is too like Howards End to interest me.
Pochi giorni prima in un'altra lettera indirizzata a sua madre aveva indicato
la difficoltà che riscontrava nel cogliere e nel non saper fruire pienamente
delle meraviglie che stava visitando:
I want something beyond the field of action and behaviour; the waters of the
river that rises from the middle of the earth to join the Ganges and the Jumna
where they join. India is full of such wonders, but she can't give them to me.
Pare ovvio che
uno dei motivi che spingono Forster a visitare un paese culturalmente tanto
diverso da quelli europei sia appunto il confronto con una realtà nuova
e stimolante che possa risvegliarlo dal sopore creativo nel quale si trova.
L'India offre sicuramente nuove idee, nuovi spunti di riflessioni, nuove interpretazioni
della realtà e nuovi punti di vista, ciononostante l'opera tanto desiderata
e che comincia a essere elaborata nel primo viaggio, A Passage to India, richiederà
parecchi anni e un ulteriore viaggio in India per essere portata a termine.
Il secondo viaggio nasce dalla necessità primaria di immergersi nel profondo
della cultura induista così da completare il quadro generale sociale
indiano, avendo nel primo viaggio intrattenuto rapporti più che altro
con gli anglo-indiani e i mussulmani, e poter terminare la lunga gestazione
di A Passage to India. Il lungo viaggio del 1921 è motivato dunque dall'esigenza
di colmare le differenze tra la rappresentazione dell'India del romanzo che
stava scrivendo e l'India reale. Parecchi anni dopo la pubblicazione di A Passage
to India Forster torna a riflettere sulla sua genesi e la sua elaborata stesura
nella già citata conferenza tenuta in Italia nel 1959
I began the book after my 1912 visit, wrote half a dozen chapters of it and
stuck. [
] When I returned to India in 1921 to stay with the Maharajah
I took the chapters with me and expected that the congenial surroundings would
inspire me to go on. Exactly the reverse happened. Between the India I had tried
to create and the India I was experiencing there was an impassable gulf. I had
to get back to England and see my material in perspective before I could proceed.
Perhaps the long wait was to the good and the religious atmosphere of Dewas
certainly helped to establish the spiritual sequence I was seeking, [
]
Accanto alla ricerca
di nuovi orizzonti e prospettive, sia spirituali sia artistiche, sembra che
in Forster vada facendosi strada l'idea che la cultura occidentale non riesca
a soddisfare pienamente la sua sete di verità e che fallisca nella proposizione
di un metodo esegetico coerente della realtà. Il confronto diretto tra
la cultura ellenistica europea e la tradizione aliena al contesto culturale
del vecchio continente stimolano tutti e tre i viaggi di Forster in India. In
particolare Forster si dedica con profondità allo studio delle tradizioni
mitologiche e religiose dell'India e rivendica la superiorità di un mondo
culturale tanto diverso da quello britannico soprattutto per quanto riguarda
l'aspetto mitologico. Già un paio di anni prima di partire per l'India
in Howards End Forster si chiede:
Why has not England a great mythology? Our folklore never advanced beyond daintiness,
and the greater melodies about our countryside have all issued from the pipe
of Greece. Deep and true as the native imagination can be it, it seems to have
failed here. It has stopped with the witches and the fairies.
Recarsi in India ed entrare in contatto diretto con la cultura che è
il risultato di una millenaria tradizione mitologica e religiosa radicalmente
diversa da quella che gli appartiene, ma che non lo soddisfa, rappresenta per
Forster quello che per T.S. Eliot e Henry James è l'Europa. J.K. Das
nel suo saggio E.M. Forster and Hindu Mythology afferma che "One of Forster's
main discontents with English culture and way of life was their lack of a strong
mythological tradition" e ancora che "Forster sees that compared to
anthropological and historical world-views of western scholars, the Hindu mythological
vision is profounder, and he is stimulated by its grasp of eternal." .
Nel 1945 Forster si reca per l'ultima volta in India, ma questa volta in una
veste completamente nuova e mosso da motivazioni del tutto differenti da quelle
che lo avevano spinto a visitare le prime due volte il subcontinente asiatico.
Se i primi due viaggi erano all'insegna della scoperta dell'India e nascono
da interessi privati e completamente personali, la trasferta del 1945 ha un
carattere pubblico e ufficiale. Grazie alla fitta rete di amicizie nelle alte
sfere politiche e culturali indiane e anglo-indiane e in seguito al riconoscimento
dell'importante ruolo svolto nel sostenere gli scrittori emergenti indiani e
nella diffusione della cultura del subcontinente asiatico Forster è invitato
dal P.E.N., un'importante associazione internazionale di scrittori del secondo
dopoguerra, a tenere una serie di conferenze e incontri pubblici in alcune prestigiose
università indiane. Certo Forster, all'epoca dell'ultimo viaggio ormai
quasi settantenne, non si lascia scappare l'occasione di rivisitare luoghi e
rincontrare amici di vecchia data e di vivere nuove entusiasmanti esperienze
come testimoniano le numerose pagine del suo diario di viaggio del 1945 e meglio
ancora i riferimenti alle numerose "avventure" riportato nel saggio
India Again . I concetti ribaditi in queste ultime pagine relativi ai motivi
che spingono Forster a compiere i suoi viaggi in India sono confermati dalla
critica E.M. Fortser and India di Ahmed Ali.
1.3 Preparazione e organizzazione del primo viaggio
Per comprendere
le modalità dell'approccio di Forster all'India, una volta chiariti i
motivi principali che lo spingono ad affrontare i primi due lunghi ed estenuanti
viaggi , pare opportuno indicare il tipo di preparazione che affronta per riuscire
a penetrare sin dal primo viaggio nell'essenza del subcontinente. Va detto che,
malgrado la decisione di partire sia stata meditata a lungo e si sentisse sicuro
di voler compiere un'esperienza individuale, prese la decisione di trascorrere
il primo viaggio, almeno parzialmente, accompagnandosi con due suoi amici di
Cambridge Goldswothy Lowes Dickinson e il poeta Robert Caverley Trevelyan. Dato
che al suo arrivo in India Forster sa di poter contare sull'ospitalità
e la guida dei sui amici Masood e Darling, e che inoltre sia Dickinson sia Trevelyan
hanno numerosi contatti e amicizie tra gli ufficiali del Servizio Civile Inglese,
non è necessario preoccuparsi di organizzare nei minimi dettagli il viaggio.
Oltre a ciò lo spirito con il quale Forster si prepara ad affrontare
l'esperienza indiana, come sottolinea Furbank, è totalmente esplorativo
e pertanto non conciliabile con una pianificazione troppo minuziosa del viaggio:
Forster came in a very different spirit: less political, more tentative, more
exploratory. He had been drawn there by friendship and imagination, and he was
ready for whatever the country might offer, with no very fixed idea as to what
this might be. He kept an open mind, for instance, as to whether the spectacle
of poverty in India would distress him intolerably. And, as things turned out,
it did not do so - for which he was grateful, since (so he put it to himself)
what he wanted was to get to know Indians, not to think about them as a problem.
Coming in this mood, he quickly found himself at home in India and led the life
he led anywhere, a life of mild human contacts and awakened imagination.
La programmazione
del viaggio del 1912 è molto vaga sia per quanto concerne le tappe da
toccare sia sui tempi della sua permanenza, ma ciò da cui sicuramente
non può prescindere è l'incontro con Masood e Darling, suoi punti
di riferimento oltre che ispiratori del viaggio:
Forster deliberately left his plans somewhat vague. He meant to spend all the
time he could with Masood and, if it could be arranged, to join Darling for
Christmas in Dewas. Otherwise he would let chance guide him. He wanted every
experience India might offer, including that of solitude, so did not mean to
tie himself too closely to Dickinson and Trevelyan. .
Se dal punto di vista turistico Forster non intende porre aprioristicamente limiti di qualsiasi sorta al raggio delle esperienze possibile da effettuare nel soggiorno indiano e decide di lasciare che gli eventi prendano il loro corso e che l'itinerario da seguire si crei giorno per giorno, non desidera che accada altrettanto per quanto riguarda la sfera culturale. Forster, come chiarito in precedenza, va in India anche per conoscere la tradizione, la società, la religione, la mitologia e l'arte indiana e, ovviamente, non può avvicinarsi a materie tanto complesse senza essersi adeguatamente preparato:
Meanwhile he pursued his Indian education. He read Kalidasa's Sakuntala, which entranced him, taking him into 'a world of the sweetest and most absurd creatures.' He also re-read the Bhagavad Gita and thought he now had got hold of it: 'It's division of states into Harmony Motion Inertia. (Purity Passion Darkness.)' 'Can also think about Karma,' he noted. He studied Lady Herringham's copies of the Ajanta frescoes, 'Full of animals and people smiling,' and he went to the zoo to inspect the India fauna. 'Having no idea which of them are common, and which rare, I expect to see them all as soon as I land at Bombay,' he wrote to Darling. .
La preparazione
culturale di Forster da un lato punta a scoprire le radici remote religiose
e mitologiche induiste, come dimostra la lettura del Bhagavad Gita , dall'altro
si propongono di indagare sulla società a lui contemporanea tramite la
lettura di testi come Sakuntala . Sul lato pratico Forster, sapendo che gli
spostamenti nel subcontinente indiano non saranno certo agevoli, si deve preparare
mentalmente e fisicamente ad affrontare situazioni poco agevoli sul piano pratico
e ad adattarsi a situazioni molto poco "vittoriane". In questa ottica
va visto il proprio allenamento, tenuto dell'esperto Leonard Woolf , atto a
incrementare la sicurezza nell'andare a cavallo, "a further preparation
he decided on was to improve his riding, thinking this might be useful in India.
The news reached the ears of Leonard Woolf, whom he had recently got to know,
and Woolf volunteered to give him lessons [
]".
Un ultimo passo da compiere prima di partire era quello di apprendere alcune
parole di base della lingua urdu e di approfondire la conoscenza di alcune religioni
indiane. "Take today 6 July 1912. [
] Learnt a few Urdu phrases, &
read a few chapters of an easy-book on Buddha. [
] - It is serious, even
frightening, and joined with a shamed sense of unused strength. I don't feel
to have deserved India." .
Nel brano appena riportato vanno sottolineati due elementi oltre quelli già
indicati, il primo è la "non abituale energia" da cui si sente
pervaso l'autore in procinto di partire, il secondo è il senso di preoccupazione
e di sconforto che deriva dal doversi allontanare da sua madre per diversi mesi
proprio quando il loro rapporto stava attraversando un periodo di continue incomprensioni
.
Ricevute le ultime lettere di conferma dai loro amici in India Forster, Trevelyan
e Dickinson sono pronti per partire.
Fig. 1 - India politica e itinerario del primo viaggio (1912-1913) di Forster
1.4 Cronologia e itinerari dei tre viaggi
Per ricostruire
il primo viaggio di Forster, sicuramente il più complesso e articolato,
quello che ha toccato il maggior numero di tappe e nel quale Forster ha percorso
il maggior numero di chilometri, i testi di riferimento sono due. Il primo è
la biografia del Furbank mentre il secondo è il diario di viaggio originale
scritto da Forster stesso. Le informazione riportate qui di seguito sono tratte
principalmente dal diario di viaggio, indubbiamente più dettagliato,
articolato e personale, oltre che fonte di prima mano e pertanto più
interessante anche dal punto di vista stilistico.
Il viaggio verso l'India inizia imbarcandosi da Napoli il 7 ottobre 1912 . Il
22 la nave sbarca a Bombay, da dove il giorno successivo i tre compagni di viaggio
partono in treno per Aligarh, città islamica dove all'epoca risiedeva
Masood. Il 25 finalmente, dopo quasi tre settimane di viaggio, incontra Masood
col quale visita nelle settimane successive Delhi e Lahore. Il 3 novembre incontra
Malcolm Darling a Lahore, e visita Khyber e Peshawar il 16 novembre giunge a
Simla e subito a Fagu, città alle pendici dell'Himalaya, dopo di che
si reca ad Agra, la città del Taj Mahal che descrive in modo molto personale
in una lunga lettera alla madre Il 26 novembre si trova a Gwalior, da dove entra
i contatto con il Maharaja di Chhatarpur . Nello stato indigeno del Chhatarpur,
dopo i giorni trascorsi in compagnia di Masood e dei suoi amici della comunità
mussulmana dell'Hyderabad, Forster inizia a conoscere la cultura induista e
assiste a riti feste e rappresentazioni teatrali tipici di questa tradizione.
La visita ai tempi di Khajuraho è argomento di diversi articoli di giornale
redatti nell'arco di molti anni. Il 24 dicembre arriva nel Dewas dopo aver visitato
Sanchi, Bhopal, Ujjain (regione alla quale dedicherà un articolo intitolato
The Nine Jems Of Ujjain ), Udaipur , Chitor e Indore. Nel Dewas lo attende Darling
con la moglie, e lì trascorre il periodo natalizio e ha modo di stringere
un'intensa amicizia con Maharaja del Dewas . Il 9 gennaio Forster, abbandonato
il Dewas, si trova a Benares dove ha modo di conversare con un fachiro . Il
15 gennaio si rincontra con Masood a Bankipore e nei giorni successivi effettua
numerosi brevi trasferimenti tra cui spiaccano le visite alle colline di Barabar
a Gaya e Allahabad. Le numerose lettere spedite nella prima metà di febbraio
del 1913 descrivono le visite a Lucknow e il ritorno ad Aligarh attraverso a
Agra, Muttra, Brindaban. Il 18 è di nuovo a Lahore con Darling e da lì
parte per Amritsar e di nuovo Delhi. Dopo parecchie settimane trascorse nei
territori britannici dell'India Forster decide, con suo grande sollievo, di
ritornare nelle città degli stati indigeni dove,
The Englishman gets on better with the Indian there, and the Mohammedan with
the Hindu, and even the poor people show a cheerfulness and air of self-respect
that one seldom notices in British India. I am lad to think that I shall be
back among the Native States again before I leave. .
Il 4 marzo si trova
a Patiala, città Sikh, mentre pochi giorni dopo si reca nelle città
di Jaipur e Jodhpur. Jodpur è, in particolare, la città dell'India
che più apprezza dopo Agra, infatti dedica alla sua descrizione un articolo
pubblicato sul "New Weekly" . Negli ultimi 15 giorni del suo primo
soggiorno indiano Forster si reca a Bombay, Hyderabad e Aurangabad per poi ritornare
a Bombay, da dove riparte per l'Inghilterra il 2 aprile 1913. Il diario di viaggio
è molto ricco di dettagli e di descrizione dei luoghi visitati e delle
numerose esperienze vissute. Forster trascorre i sei mesi del primo viaggio
praticamente senza concedersi un attimo di tregua, e questo denota quanto sia
accentuato il suo desiderio di vedere il più possibile. Come si evince
dalla cartina (Fig.1) percorre in sei mesi diverse migliaia di chilometri zigzagando
tra i luoghi più interessanti che gli sono consigliati giorno per giorno
dai numerosi amici e conoscenti a cui si appoggia. Oltre a descrivere le caratteristiche
salienti dei luoghi e dei monumenti visitati spesso nel diario e nelle lettere,
che in quanto tali hanno un carattere personale, Forster si dilunga nella descrizione
delle persone che conosce, degli incontri e delle situazioni che costituiscono
la quotidianità della sua esperienza indiana. Per quanto riguarda il
suo successivo viaggio bisogna sottolineare come in realtà non si disponga
di una raccolta organica di materiale autobiografico di pari interesse, anche
se da un certo punto di vista, considerata la relativa minor articolazione e
la maggiore omogeneità delle esperienze vissute nel 1921-1922, è
meno importante ricostruire nei dettagli l'itinerario della seconda avventura
indiana.
All'inizio dell'aprile del 1921 Forster parte di nuovo per l'India, ma questa
volta con una meta fissa e predefinita, lo stato del Dewas. Qui trascorrerà
sei mesi svolgendo le mansioni di segretario personale del Maharajah Tukoji
Rao III, incarico che gli era stato procurato da Darling . A parte un breve
periodo di circa una settimana trascorso presso il Maharajah di Chhatarpur Forster
non si allontana dal Dewas fino a metà novembre, quando decide di rinunciare
al proprio incarico e di abbandonare lo stato indigeno induista per fare visita
a Masood e a i suoi amici. Dopo un lungo periodo trascorso tra induisti, che
più conosceva e più si rendeva conto di non riuscire a comprendere
in profondità, tornare tra i mussulmani fu un grosso sollievo per Forster,
egli stesso infatti afferma:
The more I know the less I understand. With the Mohammedans it is different.
When after the nightmare of Gokul Ashtami, I stood on the minaret of the Taj
in Agra, and hear the evening call to prayer from the adjacent mosque, I knew
at all events where I stood and what I heard; it was a land that was not merely
atmosphere but had definite outlines and horizons. So with the Mohammedan friends
of Masood whom I am meeting now. They may not be as subtle or suggestive as
the Hindus, but I can follow what they are saying.
Con Masood trascorre
nell'Hyderabad settimane indimenticabili. Masood nel frattempo era diventato
un personaggio di grande rilievo della cultura e della politica dello stato
islamico dell'Hyderabad visitando città come Bidar e Gangavati. Dopo
un paio di mesi in compagnia del suo amico islamico Forster decide, siamo nel
gennaio del 1922, di ripartire per l'Egitto e in seguito per l'Europa. Se il
primo viaggio era stato vissuto all'insegna dell'esplorazione indiscriminata
e se i suoi punti di riferimento erano stati ufficiali inglesi e conoscenti
legati agli ambienti britannici, nel secondo soggiorno indiano Forster, dopo
essersi fatto un'idea abbastanza precisa della situazione sociale e culturale
indiana a lui contemporanea, si dirige direttamente nel Dewas e nell'Hyderabad,
due stati indigeni dove l'influenza inglese è molto limitata.
Il 1937 è una data tragica destinata a sconvolgere completamente il rapporto
tra Forster e l'India. In breve tempo Forster riceve la notizia della morte
delle due figure indiane in assoluto più influenti nella sua vita, Masood
e il Maharajah del Dewas. Il legame e l'interesse per l'India tuttavia non si
spengono come conseguenza della scomparsa di questi due carissimi amici, e,
accettando senza esitazioni l'invito ufficiale dell'associazione internazionale
di scrittori del P.E.N., nel 1945 intraprende il suo ultimo viaggio in terra
indiana. Il diario di viaggio del 1945 esordisce con il resoconto del viaggio
aereo dell'autore che ripercorre in poche ore 40 anni di viaggi risorvolando
la Francia, la Sicilia, l'Egitto e l'India. Il contrasto tra la velocità
di questo spostamento con quello lungo oltre due settimane narrato del diario
del 1912 è notevole e sembra rispecchiare in tutto le mutate condizioni
del mondo dopo le due guerre. Partito il 5 ottobre del 1945 giunge a Delhi,
dopo numerosi scali, l'8 ottobre. Qui viene subito accolto dai rappresentanti
del P.E.N. indiano, e conosce numerose personalità di spicco della nuova
cultura indiana. Le conferenze da tenere a Jaipur non sono che un pretesto per
tornare a visitare il paese che tanto ama, e anzi Forster, ormai ultrasessantenne,
non vuole lasciarsi sfuggire l'occasione per conoscere ancora meglio e visitare
i luoghi dell'India che non ha ancora visto. Così scrive nel suo diario
di viaggio in data 12 ottobre:
Dear me I love this country, though I don't know why or how. From Delhi we go
to Jaipur, our blessed pretext [
] returning back to Delhi I stop with
Ahmed Ali [
] my plan then is going straight to Calcutta, cutting out the
wonders of the Gange Valley in order to leave time for south India, which I
have never seen.
A parte qualche
giorno trascorso a Jaipur per tenere le conferenze del P.E.N. Forster, anche
questa volta, non si concede una pausa e visita in successione Lahore, Bikaner
, Tughlakabad, Adilabad, Aligarh, Hyderabad, Calcutta , Santiniketan, Nagpur,
Aurangabad, Ajanta , Bombay, Agra per tornare infine a Delhi da dove riparte
per l'Europa il giorno di Natale. Nel saggio già citato India Again Forster
racconta di come si sia divertito in questo ultimo suo viaggio, andando al cinema
con gli amici, partecipando da spettatore a riti e spettacoli e addirittura
cavalcando elefanti.