Un sogno complicato

Dire che mi ero perso sarebbe stato dire poco. Non solo non sapevo in che direzione proseguire, ma non sapevo neanche come ero arrivato in quel luogo ne tantomeno mi ricordavo perché fossi partito. Partito? Ma quando ero partito... e per andare dove? Ah! Ho capito tutto. Sto sognando nel mio letto. Adesso mi sveglio e
- scusi giovanotto - Disse il vecchiettino gobbo.
Il vecchiettino gobbo? e da dove salta fuori? Nel mio sogno non c'era nessuno, veramente cioè non c'è niente, niente di niente, è tutto nero. Sento che sto galleggiando nel vuoto, come un astronauta nello spazio. Ma guardalo! Il vecchiettino gobbo è qui veramente. Cosa ci fa qua nel mio sogno, come fa a galleggiare nel vuoto con me? Adesso gli chiedo tutto. Ma ecco che accade qualcosa d'incredibile: mentre pronuncio la domanda 'Tu chi sei?' osservo i vestiti del vecchietto. Fino a un istante prima non c'erano, o se c'erano non li avevo affatto notati perché altrimenti non gli avrei fatto una domanda così stupida, visto che con quella roba addosso non poteva che essere un contadino! 'Cosa ci fa, in questo posto buio non c'è niente da fare per un contadino, non c'è niente di niente!' il vecchiettino gobbo abbassa la testa e continua a spingere il suo carretto verso di me. Il CARRETTO? Ma quale carretto! Fino a un secondo prima non ce l'aveva, sono sicuro!
- scusi giovanotto, sta bloccando la strada? -
Poveretto, sarà pazzo, che strada starei bloccando io? Non c'è nessuna strada qua, è tutto vuoto, tutto nero. Ah! Adesso che ci penso in effetti qui una strada c'è, con un bivio. Roba da matti!
- dovrei passare -
Passare, ma dove vorrà mai andare? Non c'è niente di niente, è tutto nero qui, tranne per quelle quattro case. Stop, ragioniamo. Quelle quattro case non c'erano, ma adesso ci sono. Il vecchiettino gobbo, il carretto, la strada, un minuto fa non c'era niente, e ora invece, ma non è possibile, qui non può esserci niente, non c'è aria, (CHE VENTO!), non c'è luce (IL SOLE!) non c'è un paesaggio (CHE VALLE STUPENDA!). Ogni volta che penso a qualcosa ecco che appare. Che sogno strano!
- Non mi segua, non mi segua, vada via! Vada su per quella strada, quella è la sua strada!-
Perché non posso seguirlo, cosa faccio adesso? ero perso nel vuoto e ecco ora che mi ritrovo vicino a un paesino sperduto in una valle. Potevo procedere per la strada che saliva sulle colline e che arrivava fino a delle casette carine dove vedevo altra gente, invece andai dietro il vecchietto, anche se sentivo che la strada da prendere era quella che mi aveva consigliato. Rimasi sulla strada del vecchiettino gobbo e gli andai dietro, ma da lontano.
Poco dopo che il vecchietto gobbo era entrato nel villaggio vi entrai anch'io. Il villaggio era veramente piccolo, solo otto case. Ognuno dei paesani stava facendo qualcosa che li impegnava, ma appena si accorsero della mia presenza si interruppero tutti bruscamente. Calò sul paese un silenzio totale, tutti quelli che erano in strada, non più di sei o sette persone, si voltarono verso di me. Per un paio di minuti nessuno di loro fiatò, e così feci pure io. Cominciai a pensare di aver combinato qualche pasticcio, e la mia impressione venne confermata da una signora vestita di rosso che ruppe il silenzio urlando mettendosi le mani nei capelli 'DISGRAZIA, SIAMO ROVINATI!'. Come se avessero visto un mostro tutti scapparono velocemente dentro le loro case e si chiusero a chiave. Tutti tranne il vecchiettino gobbo che si girò verso di me, sgranò gli occhi terrorizzato e cadde a terra colto da malore. Corsi da lui per aiutarlo.
- Cosa le prende, si sente male? Vado a chiamare un dottore, dove posso trovarlo? -
- Non posso crederci, io l'ho condotta nel villaggio. Via, vada via, mi lasci morire qui ma vada via, le avevo detto di non seguirmi, ora sconvolgerà le nostre vite per sempre se non se ne va subito. Nooo, purtroppo ormai l'ha già fatto! È la fine per tutti noi. Ah... muoio. -
E morì davvero. Urlai cercando di far venire un dottore. Quando ormai i paesani che guardavano dalla finestra si resero conto della fine del vecchiettino gobbo uscirono dalle loro case. Non sembravano preoccupati per la triste fine del vecchietto, solo agitati per la mia presenza.
- Cosa succederà adesso! - disse la signora vestita di rosso.
Un uomo con una fascia sul petto mi si avvicinò e mi disse di seguirlo, era il sindaco. Andammo nel suo ufficio, una delle otto case del villaggio e ci chiudemmo dentro.
Il sindaco iniziò a parlare: - Lei ha combinato un guaio terribile, ha portato lo scompiglio più totale nel villaggio. -
- Ma io non ho fatto ne detto niente, ho solo messo piede nel villaggio. Se ho causato qualche danno non l'ho fatto di proposito, ma per risolvere ogni problema basta che io mi svegli, e il sogno finirà! Dopo tutto è solo un sogno. -
- No, la prego, non deve svegliarsi, - continuò il sindaco. - il nostro è un villaggio speciale, speciale anche per un sogno, non so come sia finito qui, ci sarà stato un errore. Questo posto è il posto più tranquillo dei sogni, quando una persona vuole fare un sogno rilassante sogna del nostro villaggio. Però il sognatore ci osserva da lontano! Non si può avvicinare, vede quelle casette che sbucano da dietro le colline? sono i punti di osservazione dei dormienti lei doveva andare lassù con loro! Noi facciamo ogni giorno sempre le stesse cose, nello stesso identico ordine. Non invecchiamo mai e non facciamo mai nulla di nuovo. Siamo organizzati così bene che non capita mai nessun imprevisto. Vede noi qui siamo solo dieci e ogni azione che compiamo è strettamente collegata a quelle degli altri. Se qualcuno si dimenticasse di fare quello che deve fare o inventasse qualcosa di nuovo, tutto il nostro sistema salterebbe.-
- Cosa fate precisamente?-
- È semplicissimo. La mattina presto il vecchiettino gobbo porta col suo carretto la frutta al dottore. Il dottore lo paga con tre monete. Il vecchiettino gobbo con le tre monete va alla scuola a pagare la maestrina che da lezioni private al suo nipotino. Il nipotino va a scuola ma si stufa di studiare sempre le stesse cose, di incontrare sempre le stesse persone, e a metà lezione scappa via dicendo che deve andare in bagno. La maestrina dopo un'ora che aspetta lo va a cercare a casa sua dove trova i genitori, i figli del vecchiettino gobbo. Siccome non lo trova torna a casa sua, visto che ormai l'orario della lezione è finito, e continuano a cercarlo i genitori. Il poliziotto viene avvertito della scomparsa del ragazzo dalla signora col vestito rosso e comincia a cercarlo da per tutto. Di solito lo trova subito, visto che si nasconde tutti i giorni dentro la chiesa, ma a volte, per svariare un pochino senza però stravolgere le nostre abitudini, fa finta di non trovarlo e lo va a cercare in altri posti. Il nipotino dice di voler scappare da questo paese, ma visto che si nasconde sempre in chiesa perché non c'è il prete che, avendo il raffreddore, è andato dal dottore per farsi curare. Non è un gran raffreddore, è proprio una cosina da niente, ma siccome il prete non ha niente da fare, dato che il giorno che riviviamo sempre è un giovedì non deve neanche celebrare la messa, e anche il medico non fa nient'altro che compare la frutta, passano il tempo curando quel raffreddore. Quando il nipotino viene riportato a casa si mette a guardare la televisione con i genitori, poi va a letto. I genitori telefonano al vecchiettino gobbo per sentire come sta e gli dicono di andare la mattina a pagare la maestrina. Tutto qua quello che facciamo. Ah, dimenticavo la signora col vestito rosso. Lei è la pettegola, quella che dice la sua su ogni cosa che facciamo. Per esempio del nipotino dice che è ci darà dei problemi e che scapperà davvero prima o poi, mentre sulla maestrina e il poliziotto insinua che ci sia una storia d'amore segreta... Per non parlare di quello che dice del medico, secondo lei è capace di curare soltanto un raffreddore, cosa che è senza dubbio vera, visto che l'unico che si ammala è il prete. Del vecchiettino gobbo dice che è un rimbambito.
- E di lei, che è il sindaco, cosa dice?
- Dice che non faccio niente tutto il giorno. Roba da matti.
- Perché scusi, lei cosa fa? -
- Io, beh, io faccio, cioè, mi occupo di controllare che tutto... che tutto vada bene. Sa, magari qualche imprevisto. Sa lei invece che guaio ha combinato? Ha fatto morire d'infarto il vecchiettino gobbo.
- Capisco, ho combinato un guaio, ma non ho fatto niente di proposito. E adesso cosa accadrà?
- Non ne ho idea, purtroppo non possiamo fare altro che aspettare e tentare di chiudere il circolo in qualche altro modo, altrimenti gli osservatori, cioè lei forse non si rende conto, ma nel sonno, grazie a un sogno come il nostro milioni di persone ogni notte riacquistano serenità, se qui saltasse tutto, per il vostro mondo sarebbe il caos! Ma si immagina un capo di stato che si sveglia nervoso perché non è riuscito a fare il suo sogno rassicurante? Potrebbero scoppiare delle guerre! Si rende conto?
- Su! Vediamo cosa accade e poi tentiamo di sistemare tutto. Aspettiamo un paio di giorni poi parliamo con gli abitanti del villaggio.
- Va bene, aspetteremo due o tre giorni per vedere se la situazione diventerà così drammatica come temo. Sono molto agitato perché da quando esistiamo non ho mai dovuto affrontare una situazione di emergenza. Sicuramente non saprei che fare se…

Sindaco! Sindaco!
… ecco che comincia il caos! Altro che un paio di giorni. Nessuno mai mi aveva chiamato da fuori del mio uffico! E adesso che faccio? -

Si trattava del prete. Era sconvolto perché a causa della morte del vecchiettino gobbo avrebbe dovuto celebrare la messa funebre. Il fatto è che non aveva mai celebrato una messa, e non sapeva da dove iniziare. Non conosceva il rito, le parole, non aveva le ostie per la comunione, non aveva la minima idea di cosa dire durante la predica, non aveva mai fatto niente tranne curarsi il raffreddore! Più che un prete era un figurante vestito da prete! Non so perché ma mi resi conto che da questo momento in avanti questo sogno si sarebbe trasformati in un incubo… un sogno tanto complicato da svegliarsi la mattina con un grande mal di testa!

- Signor sindaco, che facciamo per la messa?
- Non ne ho idea! Perché lo chiede a me? È lei il prete!
- Sì ma è lei che deve risolvere queste situazioni di emergenza! Quel povero vecchietto è morto, e la signora col vestito rosso continua a dire che gli dobbiamo fare il funerale! E come si fa! Io non ne ho mai visto neanche uno! E poi! Maledizione! Il raffrededore! Non mi sono preso il raffreddore! Ma che mal di pancia! Deve avere a che fare con questo casino!
- Insomma, lei è un prete, come parla! Sembra un ragazzaccio sboccato! [ma dico è pazzo? Si moderi, lo sa che i sognatori ci stanno guardando! Cerchiamo di fingere che vada tutto bene!]
- Insomma, come cavolo faccio a fingere in questo modo! Aaaaa, cacchio che male, più mi arrabbio più mi fa male la pancia
- Deve essere ulcera, deve cercare…
- Ma lei perché non chiude il becco, stupido imbecille! Se non fosse per lei, è lei che ha rovinato le nostre esistenze! Vada a farsi…
- Innanzi tutto si moderi, si ricordi che è un prete e che la guardano, seconda cosa se vuole mi sveglio e tolgo il disturbo, che ne dice? Vi lasci incasinati come siete? O rimango? Vada dal dottore e si faccia dare un tranquillante! Vedrà che e passerà l'ulcera.
- Ulcera? E cos'è? -
Era il dottore. Era venuto dal sindaco perché quella mattina non aveva ricevuto la sua frutta, e adesso aveva tre monete che gli avanzavano. Inoltre si era presentata la madre del nipotino del vecchietto gobbo disperata per la morte del padre e aveva lasciato il marito solo a casa dove nel frattempo era arrivata la signora dal vestito rosso per porgere le condoglianze alla famiglia del defunto.
- Ma che cacchio dice! Siamo quattro gatti nel paese e riesce a fare tutto sto casino con i nomi, chi è venuto da lei? Il figlio della sorella del nonno… non abbiamo capito niente!
- Si ricordi che ci guardano! - Fu la risposta che demmo in coro al prete dopo questa sua indecente affermazione.
Il medico, non avendo mai curato una crisi nervosa e non avendo la minima idea di cosa fosse un'ulcera, non sapeva che pesci prendere, ed aveva abbandonato il suo studio per chiedere consiglio al sindaco. Il sindaco gli chiese di aspettare qualche minuto, ma il medico, consultando l'orologio, disse che doveva scappare, che non poteva trattenersi oltre perché si sa com'è, se il tram parte o ci si attacca o si perde…
- scusi se glielo chiedo, ma cosa dovrebbe mai fare? Non ha mai fatto niente a quest'ora! Non è nel suo studio che legge il libro sul raffreddore?
- Non stiamo a questionare adesso, non è il caso di saltare di palle in frasca, devo andare perché ho un appuntamento, insomma un incontro… insomma, è inutile provare a mentire, tanto ormai la frittata è fatta! Mi aspetta maestrina, ma che non si sappia in giro, le mura hanno orecchie, e voi fate orecchie da mercante se la pettegola del villaggio viene a farvi le pulci! A buon intenditor… il problema è che forse… ha tirato troppo la corda col poliziotto e alla fine si è spezzata… praticamente tra qualche mese potrebbe esserci un nuovo abitante nel villaggio… adesso vado.
Sindaco! Una tragedia!
- e adesso chi è! - fu la seconda frase pronunciammo, dottore compreso, in coro.
Il poliziotto era disperato perché la moglie del padre del nipotino del vecchietto gobbo minacciava di suicidarsi davanti alla chiesa perché aveva scoperto il marito con la signora dal vestito rosso in atteggiamento inequivocabilmente adultero. Uno shock emozionale troppo forte che aggiunto ai recenti lutti familiari aveva causato il breakdown della donna. Auspicando l'intervento di una task forse composta da lui stesso, il prete e il sindaco pensava che sarebbero riusciti a dissuaderla o a fermarla con la forza.
- Ma lasciatela crepare quella paranoica! Un problema in meno da risolvere se schiatta!-
- Insomma si moderi! Ci guardano!!! Lei è un prete! -
Aiuto! Al fuoco! La scuola brucia! La maestrina ha dato fuoco alla scuola! È impazzita! Urla che non vuole bambini! Il fuoco ha preso anche la nostra casa! Mia moglie mi vuole uccidere! Ha già ucciso la signora col vestito rosso! -
Mentre urlava queste parole il marito della madre del nipotino del vecchiettino gobbo correva coi pantaloni slacciati verso di noi che lo guardavano dalla finestra. Dietro di lui la moglie lo inseguiva con un coltellaccio da cucina nella mano destra, e nell'altra la testa mozzata grondante sangue della signora col vestito rosso. Il calore dell'incendio cominciava a sentirsi anche da noi, il fuoco stava prendendo anche l'ufficio del sindaco. Il villaggio, tranne per la chiesa che era un po' distaccata e sopravento, era completamente in fiamme. Noi tutti eravamo chiusi dentro l'ufficio del sindaco in attesa che qualcuno spegnesse le fiamme che circondavano l'ufficio, ma non c'erano mai stati pompieri in quel sogno. Il poliziotto tentò di fermare la moglie del padre del nipotino del vecchietto gobbo, si sentirono spari, urla, ma il fumo ormai ci impediva di vedere cosa accadeva. Non si respirava bene, e faceva caldo… caldissimo. Al - cazzo! - del prete nessuno se la sentì di rispondere, ormai non c'era più speranza per nessuno. Non si respirava più.


A questo punto mi svegliai di soprassalto. Ero completamente sudato, e avevo la faccia affossata nel cuscino. Sconvolto da quest'incubo incredibile, il peggiore che avessi mai fatto, spensi il riscaldamento che aveva giocato senza dubbio un ruolo di primo piano nell'ultima parte di questo sogno. Terrificante è vero, ma soltanto un incubo, e alla fine ero sopravvissuto! Ero l'unico sopravvissuto! Questa era la mia rassicurante realtà. Erano già le sette, di solito dalle sette alle sette e venti mi faccio la doccia, poi bevo il latte coi biscotti, il caffè e via in macchina, mezz'oretta di traffico e poi al lavoro fino a sera. Oggi è giovedì, quindi mi tocca la revisione delle pratiche della settimana scorsa. Stasera la partita di calcetto, e prima devo sentire Susy per la tessera del cineforum, dobbiamo rinnovarla perché scade tra poco.

Avevo quasi paura di riaddormentarmi, un altro incubo come quello del giorno mi avrebbe rovinato il venerdì, giorno di contratti, e del cineforum con Susy. Come temevo feci un incubo tremendo, molto peggiore di quello della note precedente perché reale. In effetti si trattava solo dell'epilogo di quel sogno. Il sogno fu breve, le conseguenze al risveglio terribili: il nipotino, stancatosi di aspettare che qualcuno lo venisse a cercare nella chiesa uscì e vide il disastro. I cadaveri, le ceneri delle case. Non era disperato, piangeva è vero, ma piangeva di gioia. Si incamminò indisturbato per la lunga strada che porta al confine tra i sogni e passo dopo passo si lasciò quel felicemente concluso incubo, che pensava sarebbe durato per tutta la sua vita, alle spalle. Non si vedeva nulla se non la strada, che per il nipotino era più che abbastanza. In quel momento mi accorsi che di quegli undici l'unico vero sopravvissuto era lui.