Favola utopica antropomorfa

C'era una volta, tanto tempo fa, un'isola lontana dove regnava l'armonia. Gli abitanti di questa isola vivevano raccolti in un unico piccolo villaggio, ognuno svolgendo con passione e appagamento il proprio lavoro garantendo la prosperità dell'economia locale e nello stesso tempo evitando che l'armonia dell'isola fosse turbata da sacche di emarginazione operando per lo sviluppo dell'individualità, sia nel campo intellettuale e spirituale sia in quello fisico e dilettevole, di ogni abitante. Il sindaco era un buon cavallo che, sebbene fosse ormai anziano e non potesse più far pieno affidamento sulle proprie doti mnemoniche e sulla vista, venutagli inspiegabilmente a mancare, grazie alla saggezza maturata in tanti anni di retto governo e alla nutrita schiera di aiutanti competenti dei quali si avvaleva per ottemperare i compiti della carica ricoperta, godeva dell'incondizionata fiducia dei concittadini. Tra i suoi aiutanti, così importanti per il corretto procedere della vita nell'isola, occorre menzionare almeno la savia e onesta vacca Carola, giudice unico e incontestato dell'isola, e il giovane gallo Crocco, lo sceriffo subentrato in carica in seguito alla truculenta morte del suo predecessore, il toro Mazzaferrata, morto dissanguato durante un atto di autoerotismo. Tra le figure più rappresentative dell'isola ricopriva un ruolo di primaria importanza il medico, capra Marialerba. La sua ottima fama di cui godeva presso i propri concittadini va fatta risalire ad alcuni atti topici che compì in gioventù tra i quali si annoverano la ricerca medica che debellò dal villaggio la cirrosi epatica e la lotta per la liberazione delle sostanze psicotrope leggere.
Il sole nell'isola era splendeva 365 giorni all'anno, evento che tuttavia non condizionava troppo il clima locale, che era mitigato da una perenne, leggera e rinfrescante brezza proveniente da sud ovest, dove solitamente una massa d'area transoceanica prevalentemente isobarica intersecava una persistenete zona di bassa pressione causando tale modificazione dell'assetto dei venti.
Tutto, ma proprio tutto, compreso il più piccolo e apparentemente insignificante dettaglio rendeva perfetta la vita sull'isola. Per quanto possa apparire impossibile vista la situazione eutonica della vita sull'isola, una serie di circostanze concomitanti e di coincidenze sfortunate portò al verificarsi di un evento fuori dal suddetto contesto armonioso: il porco Scroto.
Scroto, il porco, sin dalla nascita non ebbe modo di conoscere il padre. La madre, maiala Godona, data la latenza della figura paterna non aveva avuto modo per molto tempo di riuscire a garantire quella sicurezza economica di cui il figlio neonato aveva bisogno. Anche dal punto di vista affettivo ed educazionale Godona si era dimostrata una madre fallace presumibilmente per via delle abitudini quantomeno sregolate che coinvolgevano la propria sfera affettiva, peraltro comprensibili essendo costei una maiala. Non stupisce affatto che la psiche di scroto sia risultata tanto deviata dai canoni generali della normalità se si considerassero anche solo due degli episodi che lo videro protagonista nei suoi primi mesi di vita e che sicuramente scolpirono la sua personalità in modo tanto marcato.
Il primo episodio riguarda una festa organizzata dalla madre alla quale egli assistette per caso...
A essere sinceri capitava spesso che, quando ancora Scroto era un piccolo porcello, la madre gli affidasse, adducendo delle scuse molto poco plausibili, commissioni in posti così lontani che lo costringevano ad assentarsi da casa per ore. Tuttavia in una di queste occasioni Scroto si sbrigò prima del tempo e così poté rientrare a casa presto. Dalla finestra di casa assistette ad una scena per lui, porco ancora inesperto, incomprensibili. Lo sceriffo Mazzaferrata si scagliava contro sua madre con un furia inspiegabile e questa non faceva nulla per evitare tali pesanti cariche, anzi, sembrava gradirle parecchio, come testimoniavano i grugniti ansimanti che emetteva. Nella stessa stanza il sindaco, che stranamente non indossava che la fascia simbolo del ruolo che ricopriva, saltava con gli zoccoli posteriori sul tavolo, distribuendo garrettate a destra e a manca. A turno una delle sue assistenti, anch'esse nude, si disponeva in modo simile a quello di Godona, e come Mazzaferrata il sindaco si gettava dal tavolo su di loro. Tutta la stanza era pervasa dal fumo di quelle strane sigarette che la dottoressa Marialerba arrotolava con tanta cura alla luce di una candela e che poi distribuiva a ai presenti. Tanta gente in una stanza sola... Scroto proprio non capiva perché la maestra Cignola indossasse quelle strisce di pelle nera, perché le foche Monache si frustassero e si strappassero le vesti di dosso, perché il fruttivendolo avesse portato tutte quelle angurie... solo anni dopo avrebbe capito tutto, tranne la faccenda delle angurie.
Dopo che Scroto raccontò alla madre ciò che aveva visto chiedendole spiegazioni a riguardo, le feste cessarono. La prima conseguenza fu la morte di Mazzaferrata. La seconda la cecità del sindaco. La terza la chiusura del monastero per isteria. Ci fu anche un brusco decremento nella vendita del cuoio. Solo il fruttivendolo ne trasse vantaggio diventando molto più ricco.
Il secondo episodio riguarda la morte della madre.
Godona, che aveva sempre goduto, tra l'altro, di ottima salute, si ammalò di "una nuova malattia incurabile che si contrae attraverso gli scambi di sangue con persone infette", così disse Marialerba, aggiungendo "e la luce fucsia che vedi è il canto di Poseidone". In punto di morte aveva fatto uscire tutti dalla stanza per poter rivelare il significato di ciò che Scroto aveva visto accadere in quella stanza. Scroto apprezzò il gesto finale della madre: tutto il sapere di Godona, le sue tecniche di lussuria, le teorie sulla via edonistica da seguire furono così tramandate dalla madre a figlio. Dopo la sua morte Scroto vendette il corpo della madre al macellaio dell'isola, che ne fece vari insaccati.

Scroto assumeva un atteggiamento che senza dubbio si dovrebbe definire antisociale. In seguito al suo primo stupro fu condannato da Crocco alla fustigazione. Per i successivi la pena non cambiò fino a quando Crocco non si rese conto che Scroto era animato da un forte spirito sadomaso.
Un altro atteggiamento non gradito alla comunità era quello che Scroto assumeva nei confronti della propria figliolanza. Certo vendere i figli al macellaio non era un reato, almeno fino a quando il savio giudice Carola non introdusse nello statuto dell'isola la norma speciale sul "del fare figli a scopo di lucro", punibile con l'evirazione.
Venuta così a mancare la principale fonte di sostentamento di Scroto, questi dovette escogitare un nuovo metodo per guadagnarsi da vivere. La prima idea che gli venne in mente fu quella di organizzare un giro di prostituzione. Ben presto in paese si riassistette a quelle scene che molti anni prima avevano già animato i pomeriggi di casa sua. Il commercio del cuoio riprese più forte di prima, fu riaperto il monastero, il sindaco riacquistò la vista e il vigoroso Mazzaferrata decise di resuscitare.
Le gioie terrene, unica meta agognabile secondo gli insegnamenti materni col tempo resero Scroto apatico. La fama, la ricchezza, la lussuria, nulla riusciva ormai a dare più un senso alla vita di Scroto. La noia lo assaliva, e stava quasi per precipitare in uno stato di profonda depressione quando una notte ebbe un contatto extra cosciente con le Divinità Superiori. Gli Dei Suini, Bovini e Caprini, fecero capire con parabole e visioni come la riapertura del monastero e i miracoli della cecità risanata e della resurrezione di Mazzaferrata non fossero che la testimonianza di come Scroto facesse parte di un disegno divino, che fosse l'unico illuminato profeta di una nuova dottrina animale e ultranimale.
Appresi così miracolosamente i nuovi precetti Scroto cominciò metterli in pratica e a predicarli con lo scopo di risvegliare altri fratelli animali dell'isola. Aggiunse alla perfezione preesistente dell'isola una nuova perfezione, aumentò la luce del giorno, tolse l'oscurità alle tenebre, rese grandi e potenti i suoi fedeli, castigando con piaghe e morti gli oppositori del porco pensiero.
Il giorno dopo la sua morte nell'isola tutti mangiarono salame.
La morale della storia è il passo dall'utopia, anche la più perfetta, rimane pur sempre un utopia.