IL MEDITERRANEO MEDIOEVALE

 

La fine dell’unità mediterranea

Dal VII secolo d.c. ci troviamo di fronte un quadro del mondo mediterraneo che fino a poco tempo prima sembrava impensabile, per secoli Roma aveva fatto di questo bacino una realtà unita culturalmente, politicamente e economicamente.

Dopo le invasioni barbariche, la caduta dell’occidente e la divisione del mondo mediterraneo in due realtà, una latino-germanica e l’altra greco-bizantina, il mondo mediterraneo perde la sua unità.

Una rottura ulteriormente aggravata dall’apparire dell’Islam, sarà così che quello che un tempo era un mondo unito si ritroverà scisso in tre tronconi: l’Europa Carolingia, l’Impero Bizantino e quello arabo.

L’Arabia dal nomadismo all’islam

L’Arabia è terra di antichissima civiltà, prima dell’espansione islamica nel VII secolo d.c. si configurava come confine fra l’occidente e l’oriente e grazie alla sua posizione geografica come ponte fra il Mediterraneo e l’India.

La popolazione che vi risiedeva era caratterizzata da una dualità molto particolare, da un lato abbiamo infatti le tribù nomadi del deserto, i beduini, fieri combattenti dediti alle razzie e all’allevamento; dall’altra una serie di città mercantili disposte nelle oasi. Queste città fungevano da centri commerciali nei quali entravano in contatto il mondo beduino, i mercanti romani (poi bizantini) e l’aristocrazia mercantile che regolava i traffici commerciali.

La principale città dell’Arabia pre-islamica era la Mecca, centro del pellegrinaggio della religione pagana araba, grazie al culto della Kaba (la pietra nera della Mecca). Da sempre al centro di importanti pellegrinaggi e nodo commerciale di grande importanza la Mecca si presentava come una città cosmopolita retta dall’aristocrazia mercantile Quarshita.

In questa città cosmopolita, punto di incontro di tutte le civiltà presenti nel medioriente, nel 568/569 nasce Muhammad, ovvero Maometto, il profeta della religione islamica.

Da sempre interessato alle questioni religiose Maometto cominciò a predicare la sua nuova fede all’età di quaranta anni, dopo una serie di visioni in cui l’arcangelo Gabriele gli aveva comunicato di essere l’ultimo profeta mandato da dio.

Nacque così la religione islamica, i cui cinque pilastri saranno la professione di fede, il pellegrinaggio alla Mecca (questo divenuto un pilastro dopo che Maometto, a seguito dell’Egira potè tornare nella città che gli diede i natali), l’elemosina, la preghiera quotidiana come atto di devozione e sottomissione a dio, e il digiuno nel mese del ramadam; la religione islamica si caratterizzava anche per l’assenza di chierici e per la sua apertura nei confronti delle altre fedi monoteiste, le quali erano viste come incomplete, ma la cui venerazione era ammessa previo tributo dei fedeli.

Su questi semplici elementi nascerà e si espanderà un’intera civiltà che rivoluzionerà la storia del mondo e quella del mediterraneo in primo luogo.

In un primo momento la nuova religione ebbe non poche difficoltà ad affermarsi in quanto costituiva una sfida alle tradizioni dei beduini e delle città arabe, tanto che nel 622 Maometto fu costretto a fuggire dalla Mecca a Medina; qui passò i successivi dieci anni, professando la sua fede e raccogliendo proseliti.

Maometto si prefiggeva come scopo l’utilizzo della nuova fede come collante nazionale della penisola araba, in modo da poterne focalizzare le energie verso una espansione esterna. La religione islamica inoltre delineava la sottomissione e la professione di fede come base di ogni azione umana, anche politica, conseguentemente nella società araba islamizzata andò affermandosi l’idea dell’inscindibilità del potere politico dalla religione; esattamente l’opposto di ciò che si sarebbe affermato in occidente a partire dal X secolo; emergeva così l’immagine di uno stato rigidamente teocratico, che costituì la base ideologica per la creazione del califfato.

Nel 630 dopo anni di lotte Maometto potè rientrare trionfante alla Mecca, immediatamente l’aristocrazia della città si sottomise alla nuova fede per non perdere la sua egemonia politica, divenendo così una delle componenti fondamentali della nuova società araba.

Nel 632 alla morte di Maometto, il suo disegno politico poteva considerarsi realizzato, l’Arabia era unita e sottomessa alla religione di Allah, il tribalismo e le divisioni che affliggevano le genti della penisola erano scomparsi, gli arabi erano ormai una nazione unita guidata da un capo religioso che assumeva anche la guida politica.

Il califfato ommayade e la grande espansione araba (632-775)

La successione di Maometto fu il primo problema che il popolo arabo dovette affrontare, a fargli seguito furono dapprima il suocero Abu Berk (632-634), il quale assunse per la prima volta il titolo di califfo, ovvero “successore del profeta”.

L’autorità del califfo deriva dall’essere il successore di Maometto e non il rappresentante di dio, in quanto nella religione islamica è inammissibile che dio deleghi il suo potere a un uomo. Fecero seguito Omar (634-644) e Othman (644-656), quest’ultimo venne poi ucciso e fu proclamato califfo Ali (656-660) il quale era genero di Maometto e diceva di essere stato designato dal profeta stesso al califfato.

L’ascesa di Ali determino la prima spaccatura della storia islamica, difatti a questi si oppose un partito formato prevalentemente da Quarshiti che sosteneva la nomina del califfo in base ai meriti e non all’appartenenza alla famiglia del profeta.

L’islam si spaccò così in sciiti, sostenitori di Alì e del mantenimento della carica califfale nella famiglia di Maometto, e in sunniti, seguaci del canone della nomina califfale all’interno dell’aristocrazia Quarshita; a questi apparteneva il califfo fondatore della dinastia Ommayade: Mu’Awiya che nel 660 uccise Alì e ripristinò l’unità islamica.

In realtà a queste due fazioni maggiori andrebbe aggiunta una terza: i khargiti fautori di un maggior egualitarismo, professavano infatti come eleggibile al califfato qualunque musulmano degno di merito per la sua professione di fede e la sua osservanza.

Fu sotto i primi quattro califfi e durante il regno della dinastia ommayade che l’Islam conquistò gran parte dei territori che ancora oggi sono assoggettati alla religione di Maometto.

La spinta all’espansione in realtà è attribuibile più alla trovata coesione delle energie di cui il popolo arabo aveva, piuttosto che al fanatismo derivato dalla Jihad, come vorrebbero le interpretazioni classiche; insomma sarebbe stata la capacità dell’Islam di coordinare il popolo arabo, non il fanatismo che suscitò nei fedeli, a consentirne l’espansione così rapida.

Altro fattore che sicuramente contribuì alla facilità con cui i musulmani poterono sconfiggere due imperi millenari come la Persia e la parte dell’impero romano (Bisanzio) ancora viva, fu la debolezza di questi due organismi statali, prostrati da secoli di guerre. L’ultima terminata nel 623 con il sacco di Ctesifonte ad opera dell’imperatore Eraclio di Bisanzio; altresì molte popolazioni dell’Asia mediterranea e dell’Africa del nord aprirono con fecilità le porte delle loro città perché in aperto contrasto religioso con Costantinopoli (era l’epoca della diffusione del monofisismo), ben consce che gli arabi avrebbero richiesto loro solo un tributo per professare liberamente la loro fede liberandosi del dover sottostare ai dettami del patriarca di Costantinopoli.

L’espansione islamica andò orientandosi sostanzialmente in due direzioni, la prima verso la Mesopotamia e l’impero persiano, che cadde rapidamente, permettendo agli arabi di spingersi sino in India; la seconda direttrice fu verso il mediterraneo, rapidamente caddero la Palestina, la Siria e nel 642 gli arabi facevano il loro ingresso a Alessandria d’Egitto, rapidamente giunsero sino in Tripolitania.

Veniva così meno la possibilità per l’impero bizantino di dominare il bacino del mediterraneo, gli arabi ben presto cominciarono ad armare flotte che sconfissero quelle bizantine e addirittura assediarono la capitale dell’impero, anche se sempre sotto le sue mura ebbero la peggio; tuttavia dopo la caduta dell’Egitto si instaurò per la prima volta dall’epoca dell’espansione romana un nuovo concorrente nella lotta per il dominio del mediterraneo.

L’espansione islamica non si arrestò neanche all’epoca del conflitto fra Ali e il primo califfo ommayade, proprio la nuova dinastia portò l’impero arabo in una nuova dimensione più vicina al Mediterraneo, facendone il centro dell’espansione araba; proprio per questo il centro di potere dell’impero si spostò dalla Mecca a Damasco, che divenne la nuova sede del califfato.

Nel corso della seconda metà del VII secolo gli arabi poi si lanciarono alla conquista dell’Africa del nord, nel 698 Cartagine cadde e poco dopo nel 703 Gebel-tarik si insediò sulla rocca che prese il suo nome, Gibilterra, cominciando così la conquista della Spagna; ben poco poterono i Visigoti tanto che nel 711 ormai la mezzaluna regnava su tutta la penisola iberica; l’espansione in occidente proseguì fino al 732 quando Carlo Martello a Poitiers riuscì ad arrestare l’espansione musulmana.

Anche Bisanzio sotto la guida di Leone III l’Isaurico riuscì ad arrestare l’espansione degli arabi, facendo fallire l’assedio di Costantinopoli del 723-724.

Nonostante le battute d’arresto l’impero arabo in meno di un secolo si era espanso formando una compagine unitaria che andava dalla Spagna all’India, guidata da un unico sovrano, da un'unica legge e unito da una lingua e una cultura uniche.

Tutto questo sistema era retto da un sistema burocratico unitario, presa ispirazione dai modelli bizantini e persiani ben presto gli arabi avevano saputo creare un apparato burocratico rigidamente costituito.

La dinastia abbasside e la rottura dell’unità araba

Nel 750 le tensioni interne alla monarchia araba riesplosero, questa volta a cercare di prendere il potere fu Abul Abbas, un lontano discendente di Maometto, in realtà un esponente delle aristocrazie persiane che avevano assunto il controllo politico dell’amministrazione imperiale e che ora volevano legittimare tale dominio ponendo un loro esponente sul trono del califfo.

Fu così che dopo la vittoria di Abbas il centro di gravità dell’impero si spostò in Persia, la nuova capitale fu Baghdad, il sogno del califfato abbasside era quello di fare dell’impero una compagine omogenea, infatti sotto gli Ommayadi le culture sottomesse e conquistate avevano conservato la loro identità.

L’impero abbasside fu centralizzato, diviso in governatorati detti emirati, questi erano sottoposti all’amministrazione centrale tramite funzionari che controllavano il lavoro svolto dai governatori, mentre la finanza rimaneva sotto il controllo diretto del califfo.

Nel corso del VIII e IX secolo anche se in maniera minore l’espansione araba nel Mediterraneo procedeva, la Sicilia dopo una guerra cinquantennale terminata con la caduta di Siracusa nel 842, divenne un emirato con capitale Palermo, l’emirato di Sicilia divenne prospero e l’isola visse uno dei periodi più gloriosi della sua storia, essendo il punto d’incontro e fusione fra tre culture, quella latina, quella araba e quella bizantina.

Mentre la Sicilia diveniva araba l’espansione islamica nel mediterraneo occidentale procedeva, occupate la Sardegna e la Corsica i saraceni si stabilirono sino in Provenza, mentre dalla Spagna venivano occupate le Baleari. Fu così che il mediterraneo occidentale divenne un mare arabo, i saraceni compivano periodiche scorrerie lungo tutte le coste, addirittura nel 846 Roma venne saccheggiata.

Nel frattempo in Spagna emergeva sotto la discendenza di uno dei superstiti omayyadi, giunto nella penisola nel 756, l’emirato di Cordova che divenne il più prospero stato dell’occidente, tollerante verso le genti cattoliche che l’abitavano e centro commerciale prosperoso, sotto gli ommayadi il paese visse una vera e propria età dell’oro; anche la cultura divenne uno strumento di prestigio per i sovrani musulmani di Spagna, qui infatti cominciò la revisione dei testi classici ad opera di Averroè che poi saranno tramandati in occidente grazie all’opera di Gerberto di Aurelliac.

La situazione di unità del mondo arabo andò declinando a partire dal X secolo, infatti sempre più sovrani si attribuirono il titolo di Califfo, dapprima in Spagna, poi anche in nord Africa la dinastia Fatimida assunse il controllo dell’Egitto e si proclamò Califfato, alla fine del X secolo gli abbassidi erano in completo declino e il mondo arabo si era spezzettato in una serie di stati indipendenti fra loro, anche se formalmente ancora sottoposti all’autorità suprema di Baghdad.

I caratteri della civiltà araba e il suo spazio commerciale

Nonostante la civiltà araba avesse perso la sua unità politica sostanzialmente non si frammentò in una serie di spazi di civiltà diversi, l’impero aveva cessato di esistere ma il popolo musulmano conservava caratteri unitari dalla Spagna all’India.

Collante di questa civiltà erano le città. Ben presto il mondo arabo conobbe un’intensa urbanizzazione che fece delle città i punti di incontro tra il mondo beduino e quello di mercanti e artigiani, altresì grazie alla produzione agricola che li veniva consumata le città arabe crebbero sia demograficamente sia economicamente; esse erano inserite all’interno di un sistema di reti commerciali che partendo da Baghdad si snodava in occidente attraverso Venezia e l’Italia meridionale, in oriente attraverso la via della seta che congiungeva Baghdad alla Cina, infine a sud dove gli arabi giunsero sino al Madagascar e alle coste del Mozambico.

Questo spazio commerciale unitario faceva si che vi fosse un enorme volume commerciale in movimento, per garantire scambi di simile portata ben presto gli arabi passarono da un sistema monetario argenteo a uno bi-metallico, vennero coniate monete d’oro (dinar) e d’argento (diwan), che entrarono in diretta concorrenza con la monetazione aurea bizantina.

Dalla creazione di questo sistema monetario venne fuori un sistema economico avanzatissimo, che allungava le sue rotte in occidente; Venezia, Amalfi, la Catalogna divennero punti privilegiati di contatto con il mondo arabo, che in cambio di materie prime (Ferro, Armi, Legno) vendeva le sue raffinate produzioni alle aristocrazie terriere d’occidente, inoltre grazie alla loro posizione di mediatrici commerciali le città mercantili dell’Europa occidentale accumularono quelle ricchezze che gli permisero di conquistare tutti i mercati del mediterraneo nel corso dei secoli XI-XIII.

 

 

 

La ripresa economica dell’occidente e l’espansione commerciale

Dopo il X secolo superando i limiti dell’economia curtense e spinta dalla crescita demografica e agricola l’Europa comincerà un lungo periodo di espansione commerciale, un periodo al termine del quale gli equilibri commerciali del mediterraneo saranno profondamente alterati.

L’area dalla quale questa ripresa comincia è il punto di contatto fra occidente e oriente: l’Italia meridionale. Qui infatti le città non avevano perso, come nel resto d’occidente, il loro dinamismo economico; ben presto furono in grado di porsi come intermediari fra lo spazio economico carolingio e quello arabo/bizantino; Amalfi e in misura minore Gaeta, Bari e Salerno esportavano a Costantinopoli e Alessandria, vendevano Ferro, Legno e schiavi in cambio dei preziosi manufatti artigianali o di prodotti provenienti dall’estremo oriente.

Anche Venezia era una attiva città mercantile sin dall’VIII secolo, ottenuta l’egemonia navale sull’Adriatico esportava materie prime nel Maghreb e medio oriente, in cambio ne riceveva oro che usava per comprare prodotti di lusso nei mercati dell’impero bizantino che poi rivendeva alle corti di Pavia e Roma. Tuttavia il traffico commerciale di Venezia rimase limitato fino all’XI secolo quando le si aprirono le porte dei mercati bizantini.

Nei primi anni dell’XI secolo l’egemonia commerciale delle città dell’Italia meridionale cominciò un lento declino; la ripresa economica delle regioni centrali dell’Europa aveva stimolato infatti le città mercantili del Tirreno settentrionale, Genova e Pisa; spinte dalle loro attività di pirateria ben presto le due città poterono lanciarsi alla conquista della Corsica e della Sardegna, cacciati i saraceni dalle due isole i Genovesi e i Pisani instaurarono la loro egemonia su tutto il mediterraneo occidentale, soppiantando la precedente presenza islamica; nel 1087 al-Mahdyyia importante centro commerciale sulla costa tunisina venne saccheggiato e le due città mercantili tirreniche strapparono così diritti commerciali ai saraceni che un tempo saccheggiavano le loro terre.

Venezia, approfittando delle difficoltà dell’impero bizantino potè letteralmente gettarsi sulla carcassa di quest’ultimo, durante l’impero di Alessio I Conmeno (1081-1118) l’impero fu assalito dai normanni provenienti dalla Sicilia; Roberto il Guiscardo infatti aveva progettato di conquistare l’impero d’Oriente e per evitare la caduta i bizantini dovettero chiedere aiuto a Venezia; solo infatti il supporto militare della flotta veneta impedì al Guiscardo di conquistare Costantinopoli. L’alleanza con l’impero permise ai mercanti veneti di ottenere una serie di privilegi economici, sanciti dalla Bolla d’Oro del 1082, grazie ai quali erano esentati dal pagamento delle tasse mercantili nella maggior parte dei porti della Grecia e dei Balcani; Venezia acquisì poco a poco il controllo del sistema commerciale bizantino cosa che gli permise di divenire di fatto l’unico intermediario commerciale fra occidente e oriente.

L’affermazione dei turchi, dei berberi e le crociate

Nell’XI secolo ormai i musulmani avevano perso qualunque egemonia sul mondo mediterraneo, lo stesso valeva per Bisanzio, la cui flotta era ormai pressoché inesistente; il mediterraneo era tornato ad essere un mare latino; Genova, Pisa, Venezia dominavano le sue acque e i loro mercanti controllavano i centri commerciali dell’impero bizantino e del mondo arabo.

Mentre i latini riguadagnavano il possesso del mare il mondo musulmano era sconvolto dall’affermarsi di nuove etnie alla guida dei califfati.

Nel 1040 l’Iran era ormai stato completamente occupato dalle tribù turche dell’Asia centrale, ben presto queste poterono assumere il controllo diretto del califfato di Baghdad. Nella seconda metà del XI secolo gli arabi del medioriente si ritrovarono uniti sotto una guida forte e poterono ripartire all’offensiva contro l’impero bizantino che sconfitto a Manzicerta nel 1071 si ripiegò su se stesso, gran parte dell’Anatolia allora cadde nelle mani dei turchi che imposero una islamizzazione forzata della regione, avevano fine così quasi 2000 anni di civiltà ellenistica, l’impero d’oriente cominciava la sua definitiva decadenza e il califfato di Baghdad sembrava di nuovo interessato al mondo mediterraneo.

In occidente la Spagna musulmana, caduta in decadenza a partire dalla fine del X secolo ritrovava la sua unità grazie ad una dinastia di origini berbere: gli Almoravidi.

Questi riuscirono a ricompattare gli stati musulmani della Spagna e a unirli con i loro domini in Africa del nord, creando così una compagine unitaria che si estendeva dall’Algeria alla Castiglia.

In questo clima di ripresa solidità del mondo islamico papa Urbano II nel 1096 convocato un concilio a Clermont-Ferrand, lanciò l’idea di un “pellegrinaggio armato” per liberare i luoghi della terra santa occupati dagli infedeli, cominciava così la prima crociata.

Certamente fra i motivi che spinsero i crociati in oriente c’era il fervore religioso, me evidenti erano gli interessi economici delle città italiane che ben sapevano quali potevano essere i vantaggi derivati dal controllo assoluto del mediterraneo orientale, che un eventuale possesso della terra santa apriva alle loro flotte.

Le crociate possono essere lette come il simbolo del grande slancio espansivo dell’Europa dell’XI secolo che finalmente trova la forza di lanciarsi fuori dai suoi confini continentali per riportare il suo centro di gravità sul mediterraneo.

L’occupazione della terra santa fu inizialmente un successo, venero creati una serie di staterelli cristiani lungo tutta la costa siro-palestinese, tuttavia alla lunga le crociate si risolsero in un duplice fallimento; dal punto di vista militare solo la prima crociata ebbe successo e ben presto i musulmani rioccuparono Gerusalemme, oltre a ciò i rapporti fra cristiani e musulmani subirono allora una rottura dalla quale non si sarebbero più ripresi. Ben presto l’intolleranza verso i cristiani divenne la normalità e la civiltà islamica perse quei tratti di tolleranza che la caratterizzavano.

Inoltre con la quarta crociata (1202-1204) Venezia riuscì nel suo intento di abbattere l’impero d’oriente, fu così che il quadro del mediterraneo riusciva completamente ridisegnato.

Gli arabi e i bizantini si erano contesi per secoli il dominio sul mare mediterraneo, ma nessuno dei due contendenti era riuscito a instaurare una propria talassocrazia e alla lunga sulla spinta del rinato dinamismo economico dell’Europa occidentale i cristiani avevano instaurato la propria egemonia sull’intero mondo mediterraneo, una egemonia che sarebbe durata sino all’arrivo dei Turchi Ottomani. Per oltre quattro secoli il mediterraneo sarà il centro degli assi commerciali del mondo occidentale, attraverso i porti italiani le merci di Fiandra e Inghilterra potranno viaggiare senza problemi sino all’oriente e viceversa, era nato così un sistema economico unitario che faceva dell’Italia il suo centro, così il mondo occidentale rinasceva economicamente e diveniva l’avanguardia dello sviluppo dopo secoli di buio intellettuale e economico.

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