LE ORIGINI DELL’ESPANSIONE CRISTIANA
Per la comprensione del fenomeno delle crociate è innanzitutto necessario capire quali furono le cause del processo espansivo che interessò l’Europa cristiana a partire dal X secolo.
Il mondo altomedioevale aveva visto il ripiegamento dell’Europa su se stessa, l’espansione musulmana infatti aveva portato la civiltà occidentale a perdere possesso di terre storicamente legate all’occidente, basti pensare alla Spagna o alla Sicilia. L’apice dell’espansione musulmana nel VIII secolo d.C. corrisponde all’apice del ripiegamento dell’Europa su se stessa.
Tuttavia l’Europa trovò ben presto modo di riprendersi da questa chiusura, a partire dal IX secolo d.C. i commerci e l’agricoltura cominciarono a rifiorire. Dalle Fiandre alla pianura padana il commercio cominciava a rivivere, mentre in molte regioni di confine fra il mondo arabo e quello cristiano quest’ultimo cominciava a espandersi, come accadeva in Spagna con la riconquista. La potenza delle città mercantili italiane comincia proprio in questo periodo, l’inizio dell’ascesa europea di cui le crociate sono l’emblema ha il suo primo antefatto nel dominio del mare Mediterraneo occidentale prima, e orientale dopo, che Amalfi, Pisa, Genova e Venezia seppero costruire. Un dominio costruito con una lunga serie di conflitti navali, combattuti contro i musulmani.
La ripresa del flusso di merci fra il vicino oriente e l’Europa, mai interrotto in realtà ma fortemente ridotto nell’alto medioevo, permise anche un massiccio movimento di uomini verso la terra santa. Migliaia e migliaia di pellegrini cominciarono a imbarcarsi verso la terra di Palestina alla volta di Gerusalemme, di Nazareth o di Betlemme, arricchendo enormemente con i loro pedaggi le potenze mercantili europee. Tuttavia a partire dalla metà del X secolo le rotte verso la terra santa cominciarono a diventare particolarmente pericolose, l’insediamento dei Turchi Selegiuchidi nel medioriente infatti impediva l’accesso sicuro alla terra santa, molti cristiani vennero presi come schiavi dai turchi proprio durante la loro marce verso Gerusalemme. Si creò così l’esigenza di una maggiore sicurezza nei trasporti e nelle rotte verso il luoghi dei pellegrinaggi, una richiesta che ebbe il suo peso nelle spedizioni militari cristiane.
Infine un importante fattore nell’espansione europea era la ricerca di nuovi spazi per le aristocrazie cadette del continente. Il regime feudale infatti imponeva l’avvio verso la carriera militare o il sacerdozio dei figli cadetti (cioè dal secondogenito in poi), per impedire la divisione del patrimonio di famiglia, questo naturalmente aveva creato una vasta classe di nobili diseredati alla ricerca di fortuna. La conquista di nuove terre poteva quindi rappresentare una grossa opportunità per questi nobili, a cui si aggiungevano anche mercanti o altri personaggi che cercavano attraverso l’impresa militare di crearsi un retaggio di tipo nobiliare.
I fattori reali quindi che indussero i cristiani a spingersi verso la terra santa furono quindi tre: la spinta verso l’egemonia commerciale sul mediterraneo, il movimento dei pellegrini verso la terra santa e infine la ricerca del successo economico o titoli, da parte di nobili cadetti o altri personaggi ambiziosi.
Il fervore dei pellegrini è dimostrato dall’antefatto della prima crociata: la cosiddetta crociata dei poveri. Nel 1095, un anno prima del concilio di Clermont-Ferrand, l’eremita Pietro cominciò a raccogliere con le sue peregrinazioni un armata di poveri destinata a combattere i turchi. Dopo aver peregrinato in Francia e Germania l’armata di poveri costituita da Pietro giunse dopo un’estenuante marcia, in cui a migliaia morirono di inedia o di malattie, in Anatolia dove venne completamente spazzata via dai turchi, i quali presero come schiavi molti dei sopravvissuti. Pietro stesso scampò per miracolo alla prigionia e attese l’arrivo della I crociata l’anno successivo.
LA PRIMA CROCIATA (1096-1099)
Urbano II (papa dal 1088 al 1099) era un uomo assai deciso nel fare del soglio pontificio il centro della cristianità. Fautore di un radicale processo di riforma nella struttura della chiesa, promosse nel corso del concilio di Clermont-Ferrand del 1095 l’unità dei cristiani, invitandoli a concentrarsi nella lotta contro gli infedeli (o contro le eresie a seconda dei resoconti giuntici) piuttosto che nei continui scontri fratricidi fra di loro. Le sue parole furono accolte da molti come un invito a recarsi al di là del mediterraneo per scontrarsi con gli infedeli.
Sui motivi delle dichiarazioni fatte dal papa ci sarebbe molto da chiarire, alcuni sostengono che quanto detto non implicasse la richiesta di iniziare una crociata per la liberazione della terra santa, ma fosse solo un tentativo di impedire le continue guerre che investivano il continente europeo. Altri sostengono che, in un incontro avvenuto l’anno precedente con i delegati della chiesa ortodossa di Costantinopoli, il papa avesse acconsentito ad armare un esercito per difendere l’impero bizantino a patto che si arrivasse ad una riunificazione delle due chiese, divise dallo scisma del 1054.
Ebbe così inizio la prima grande spedizione organizzata dei cristiani in oriente, ad essa aderirono i più grandi esponenti della società feudale europea: Ugo di Vermandois (fratello del re di Francia), Goffredo di Buglione, Boemondo d’Altavilla, Roberto duca di Normandia e molti altri grandi nobili.
L’armata cristiana, di cui è difficile quantificare le dimensioni, era composta da una varietà infinita di uomini, c’erano truppe regolari dei vari signori feudali, ma anche poveri mendicanti o addirittura religiosi che militavano presso i vari eserciti. Le truppe presero a radunarsi nei pressi di Costantinopoli, dove l’imperatore Alessio Comneno fece pressioni affinché la spedizione partisse subito, ritenendo pericolosa la concentrazione di truppe che si era creata fuori dalla sua capitale.
L’imperatore si offrì di fornire ai crociati navi e vettovaglie in cambio della restituzione dei territori persi dall’impero bizantino a causa dell’espansione araba e turca dei secoli precedenti, chiedendo inoltre che una volta conquistati i territori sottratti agli arabi fossero sottoposti a vassallaggio nei confronti di Bisanzio.
Nella primavera del 1097 le truppe si mossero, dopo una campagna di due anni in cui ci furono perdite enormi dovuti alle tattiche arabe, che decimavano i crociati con assalti di cavalleria leggera e arcieri, i crociati giunsero nel giugno del 1099 a Gerusalemme. Dopo cinque settimane di assedio, il 15 luglio del 1099, la città santa cadde nelle mani dei crociati i quali la misero al sacco abbandonandosi al massacro della popolazione ebraica e musulmana.
Dopo la prima spedizione i crociati esportarono in terra santa i rapporti feudali, basandosi su di essi vennero costituiti una serie di stati lungo la costa mediterranea nelle terre che oggi appartengono alla Siria, a Israele e al Libano. A capo di questi stati c’era il re di Gerusalemme, detto anche avvocato del santo sepolcro, titolo che venne affidato a Goffredo di Buglione; alla sua morte nel 1097 gli successe il fratello Baldovino, che iniziò a consolidare le conquiste fatte mettendo in sicurezza il litorale e iniziando la costruzione di fortezze preposte alla difesa dei territori conquistati.
Il potere degli stati latini d’oriente era dovuto alla massiccia presenza di cavalieri crociati, ben presto questi si costituirono in ordini di monaci-soldati preposti alla protezione dei luoghi santi e dei pellegrini. Nacquero così l’ordine dei cavalieri di S.Giovanni nel 1113, che ancora oggi esistono come ordine dei cavalieri di S.Giovanni di Malta. Nel 1120 i templari costruirono la loro sede sulle rovine del tempio di Salomone e si preposero lo scopo di difendere i pellegrini in viaggio verso la terra santa e infine nel 1198 nacquero i cavalieri teutonici, i quali però furono presenti principalmente in nord Europa avendo solo un ruolo marginale nella storia della terra santa.
Negli stati cristiani infine trovarono appigli i commercianti delle repubbliche marinare, gli amalfitani e i genovesi prima di tutti, successivamente i primi sparirono per fare posto ai veneziani, che divennero i veri dominatori della scena commerciale del vicino oriente.
LA RISCOSSA MUSULMANA
Il successo dei cristiani fu dovuto in gran parte alle divisioni che attraversavano il mondo musulmano in quel periodo, agli inizi del XII secolo però l’emiro di Mossul e Aleppo, Imad al-din Zinki, riuscì a riprendere Edessa ai cristiani. La notizia in occidente destò molta impressione, al punto che sotto l’incitamento di Bernardo Chiaravalle i più potenti sovrani d’Europa ovvero il re di Francia Luigi VII, l’imperatore di Germania Corrado III e il re di Sicilia Ruggero II, partirono alla volta di una nuova spedizione che però si risolse in un nulla di fatto a causa delle divisioni interne, infatti Ruggero preferì attaccare il Peloponneso che era in mano al suo acerrimo nemico l’imperatore bizantino Alessio. Alla fine i corpi d’armata cristiani giunsero decimati nella terra santa e vennero ripetutamente sconfitti.
Il simbolo della riscossa musulmana divenne però Saladino, un curdo che riuscì a ricreare il califfato, il suo impero si estendeva dall’Egitto al Tigri. Il 4 luglio 1187 sconfisse i Franchi presso Hattin e il 2 Ottobre entrò a Gerusalemme. Ciò indusse i cristiani a mobilitarsi nuovamente per riconquistare la città, scesero in campo l’Imperatore Federico I Barbarossa, il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone e il re di Francia Filippo Augusto. Barbarossa radunò un esercito assai imponente, ma scelse il modo peggiore di condurlo in terra santa, attraversò i Balcani e arrivò nei pressi di Costantinopoli, dove il l’imperatore bizantino gli negò l’uso della propria flotta per attraversare il Bosforo, alla fine i tedeschi riuscirono a giungere in Anatolia, ma qui complici le scaramucce con i turchi, la fame e le malattie vennero decimati. L’imperatore stesso fu assai sfortunato, morì nel 1190 annegato durante l’attraversamento di un fiume, si dice perché assetato si lanciasse verso le acque con la sua pesante armatura indosso. Gli altri due sovrani proseguirono nella loro spedizione togliendo Cipro ai bizantini e riconquistando S.Giovanni d’Acri, tuttavia Gerusalemme rimase musulmana, l’entusiasmo religioso per le crociate era ormai passato ed esse erano diventate uno strumento politico nelle mani dei potenti dell’epoca, uno strumento che si contendevano papato, impero e le repubbliche marinare.
LA QUARTA CROCIATA
Dopo la fine della terza crociata nel 1193 salì al trono imperiale Enrico VI, il quale prendendo in sposa Costanza d’Altavilla divenne anche signore del regno normanno di Sicilia, ciò gli consentì di gettare le basi di una serie di progetti espansionistici nel Mediterraneo il cui scopo era creare un egemonia tale da consentire la riconquista di Gerusalemme, tuttavia la sua morte nel 1197 impedì il realizzarsi dei suoi disegni.
La scomparsa di Enrico causò la fine delle ambizioni cristiane di poter riprendere Gerusalemme.
Tuttavia la situazione del vicino oriente si rendeva favorevole ad eventuali conquiste, questo perché alla morte di Saladino il suo dominio si era frantumato in vari staterelli in lotta fra di loro.
Innocenzo III, probabilmente in papa più potente mai esistito, era ben conscio di questa situazione perciò si fece promotore di una nuova grande crociata allo scopo di sottomettere la chiesa bizantina e riconquistare Gerusalemme. Un potente meccanismo politico s’era messo in moto contro l’impero bizantino: Venezia, il papato, normanni e franchi cospiravano per conquistare la seconda Roma col pretesto di una nuova crociata. La repubblica di Venezia si offrì di trasportare le truppe crociate in terra santa a patto che aiutassero i veneziani a riconquistare la città ribelle di Zara, era il 1202, dopo la presa della città il doge Enrico Dandolo convinse i crociati a marciare su Costantinopoli, promettendo loro le incredibili ricchezze della città e la spartizione delle terre dell’impero bizantino. Inoltre la presenza di Alessio, pretendente al trono di Costantinopoli, fra le truppe crociate dava una legittimazione all’intervento contro i bizantini.
Nel 1203 i crociati occuparono Costantinopoli e posero sul trono Alessio, ma ben presto a causa degli attacchi che i crociati subivano dalla popolazione deposero il loro fantoccio e saccheggiarono la città, era il 1204. Dopo il sacco i veneziani posero sul trono Baldovino di Fiandra, mentre il territorio dell’impero veniva spartito fra i veneziani e una serie di staterelli che vennero creati ponendovi a capo monarchi europei, fra questi: il regno di Salonicco, il principato di Acaia e il ducato di Atene. La città stessa venne sparita fra Baldovino, i veneziani e i franchi, mentre la popolazione fuggiva nelle campagne, segnando la fine definitiva della potenza bizantina.
LA FINE DELL’IMPERO LATINO E LE ULTIME CROCIATE
L’egemonia veneziana su Bisanzio durò in realtà ben poco, questo dipese da intolleranza del popolo nei confronti dei tentativi di portare la chiesa orientale sotto il controllo romano e dell’illegittimità dei governanti instaurati sul trono di Costantinopoli. Facendo leva sulla volontà dei legittimi eredi dell’impero i pisani e i genovesi stabilirono una serie di alleanze allo scopo di portare un bizantino sul trono, nel 1261 Genova riuscì a stabilire un’alleanza con Michele Paleologo, signore di Nicea, immediatamente Michele riuscì a riconquistare Costantinopoli, la sua dinastia reggerà la città fino al 1453 anno in cui la città cadrà nelle mani dei turchi.
Nel contempo sempre su invito di Innocenzo III era stata indetta dal concilio Laterano IV nel 1215 una nuova crociata, se ne era fatto comandante il re di Ungheria Andrea, partita nel 1207 la V crociata si risolse in un nulla di fatto, i crociati invasero l’Egitto ma riuscirono a occupare solo Damietta.
L’ultimo grande crociato fu il re di Francia Luigi IX, le sue due spedizioni ebbero entrambe esito disastroso, nel 1248 iniziò la sesta crociata che si concluse nel 1254 con la cattura del re che dovette essere riscattato, la seconda spedizione ovvero la settima crociata invece finì nel 1270 quando a Tunisi l’esercito crociato fu falciato dalla peste che uccise anche il re Luigi.
Una eccezione in questo quadro fu la spedizione in oriente di Federico II di Svevia il quale riuscì con una trattativa a riottenere il controllo di Gerusalemme, che nel 1229 fu restituita ai cristiani dal sultano del Cairo senza che si versasse una goccia di sangue, questo a patto che la città fosse lasciata priva di difese.
Non appena Federico però fu costretto a ritornare in Europa, a causa dei problemi con il papato e nella gestione dell’impero germanico, la città venne saccheggiata da una banda di Turchi nomadi dell’Anatolia, era il 1244.
Dopo le crociate di Luigi e la spedizione di Federico II, in Egitto s’era imposta la casta dominante dei mamelucchi. Una stirpe di guerrieri a cavallo che proveniente dall’Asia centrale che s’era insediata lungo le rive del Nilo, riportando l’Egitto musulmano ad una potenza che non conosceva da secoli. I mamelucchi iniziarono la sistematica riconquista della terra santa, nel 1291 le ultime roccaforti cristiane, S.Giovanni d’Acri, Tiro, Sidone e Beirut caddero. Finiva così l’epoca delle crociate.
LE CROCIATE: UN PUNTO DI SVOLTA
Dopo le crociate il quadro del mondo mediterraneo era completamente stravolto. Innanzitutto era venuto a mancare un elemento di grandissima importanza nella sua stabilità: l’impero bizantino. Nonostante il successo della dinastia Paelologa di risalire al trono di Costantinopoli ormai della potenza bizantina rimaneva ben poco, un fatto che avrebbe gravato molto sui destini dell’Europa Balcanica. Senza un impero bizantino forte infatti i musulmani ebbero gioco facile a espandersi, dapprima in Anatolia e poi anche nella penisola balcanica, la caduta del 1204 quindi costituisce solo l’antefatto di quella definitiva del 1453, quando i turchi ottomani conquisteranno definitivamente la capitale dell’impero romano d’oriente.
L’espansione cristiana in oriente ridisegnò anche i rapporti commerciali fra l’occidente cristiano e il mondo musulmano. Veneziani e Genovesi infatti si insedieranno stabilmente con loro colonie commerciali nella terra santa, anche dopo la cacciata dei cristiani i commercianti delle repubbliche marinare manterranno il controllo del commercio nel mediterraneo, forti di un egemonia militare che s’era creata grazie alla sconfitta definitiva della potenza marinara musulmana e bizantina.
Il contatto con la cultura musulmana che si creò in seguito alle crociate ebbe notevole importanza nello sviluppo della civiltà occidentale, molte conoscenze scientifiche furono importate dando inizio ad un radicale cambiamento del rapporto uomo-natura che fino ad allora aveva investito il mondo occidentale, sempre a vantaggio della seconda. La conoscenza della letteratura classica e degli scritti degli scienziati classici, tramandati attraverso la rilettura fatta dagli autori arabi (basti pensare ad Averroè) o bizantini, questi ultimi maggiori depositari della cultura greca, permise all’occidente di innescare un moto di rivoluzione culturale che porterà l’occidente a considerarsi come unico erede del mondo classico. Un processo che avrà l’apice della sue conseguenze nell’umanesimo e nel rinascimento italiani.
Infine le crociate ebbero un impatto pesantissimo sul mondo arabo. L’introduzione dei rapporti feudali in terra santa ebbe notevole peso nel rallentamento del progresso della società araba. La continua militarizzazione resa necessaria dagli attacchi dei cristiani indebolì progressivamente l’economia del medioriente, che fino ad allora era stata assai più vivace di quella occidentale, inoltre l’instaurarsi dell’egemonia commerciale italiana causò la perdita del ruolo di mediatori che i mercanti arabi avevano avuto fino ad allora, dando così inizio ad una stagnazione economica che sarebbe durata fino all’apogeo dell’impero ottomano.