Ipotesi per un rivoluzionario caduto

 

 

                                           Per la morte di Gian Giacomo Feltrinelli                                                          

                                           il 25 marzo 1972

 

 

1

Ogni giorno questa ricerca riprende ogni mattino

obiettiva ricerca del vero

condotta da uno spirito onesto imparziale

spirito fiducioso di cittadino onesto

che osserva la legge paga le tasse ama l’ordine

sospetto del cittadino che teme l’inganno

di quei che maneggiano manipolano il potere

spirito scettico di cittadino deluso

 

Mentre la polizia continua il suo lavoro

faticoso meticoloso necessariamente lento

cinque mesi per la perizia tossicologica

perizia balistica perizia necroscopica

e il cadavere riposa nei frigoriferi dell’obitorio

in pace congelato preservato dalla corruzione

pronto a risorgere quando l’angelo suonerà la tromba

senza dover raccogliere chissà dove le reliquie del corpo

 

Mentre la polizia continua meticolosa l’inchiesta

carabinieri magistratura servizio segreto

cinque sostituti procuratori cento commissari

cinquemila agenti pattugliano la penisola

 

Mentre i gruppuscoli  – così con disprezzo li chiamano –

riuniti nelle sedi disadorne disordinate

nel disordine programmatico dei rifugi segreti

cercan le prove dell’assassinio del complotto di stato

e i partiti proclamano cauti la loro indignazione

 

Il cittadino onesto scuote la testa confusa

testa pesante vuota di cittadino senza pretese

con uno stipendio di centomila e rotti

avendo letto mucchi di giornali e rotocalchi

guardato la televisione la sera e anche il mezzodì

per capire infine com’è andata la cosa

quella notte di marzo sotto il traliccio a Segrate

 

Mentre le settimane passano l’una dopo l’altra

i mesi, e i giornali non si preoccupano di spiegare

a che punto siamo

                                         

          Il che fa anche meraviglia

          dopo tanto rumore tanto scalpore

          tanti cronisti sguinzagliati scatenati

 

Il cittadino onesto intraprende la sua ricerca

l’obiettiva ricerca del vero ogni mattino ogni giorno

mentre prende il caffè prende l’autobus lavora

Lo perseguitano i casi rimasti insoluti da sempre

i morti senza ragione il denaro scomparso i ponti

le case che crollano non si sa come, case che sorgono

gente ch’esce di prigione entra in prigione

gente che in prigione attende il giudizio attende

il giudizio che non viene

 

2

Lo trovarono un pomeriggio di marzo un mercoledì

un pomeriggio qualunque che nessuno s’aspetta niente

Vincenzo Maggioni quarantasei anni da Novi Ligure

un nome qualunque di un tipo qualunque ipotetico

un Vincenzo Maggioni qualunque sconosciuto all’anagrafe

sulla patente una faccia qualunque d’impiegato statale

o insegnante di scuola media, solo gli occhi un po’ tristi

la piega delle labbra triste

                                           

          angoscia negli occhi nelle labbra

          disperazione negli occhi, le labbra

          disperate rassegnate

 

Lo trovaron nel campo di grano della Cascina Nuova

sotto il traliccio dell’alta tensione a Segrate

che tutti hanno visto tutti hanno dimenticato

                                             

          oh sì Segrate un piccolo paese

          fuori Milano un paese da nulla

 

E giaceva disteso supino le braccia larghe distese

la gamba destra staccata dal tronco il fianco squarciato

straziato dall’esplosione, e il volto se ben lo guardavi

lo fissavi, non era quello di un Maggioni qualunque

una faccia qualunque d’impiegato statale o insegnante,

gli occhi chiusi composti la piega delle labbra composte

tradivano l’angoscia la disperazione la sconfitta

il volto composto pensoso nella cornice nera dei capelli

della barba

                   il corpo supino giaceva sotto il traliccio

dove l’attentato improvviso s’era interrotto,

sembra, due cariche di dinamite fissate a una base

i detonatori innescati un filo saliva al longherone esploso

sotto il traliccio sparsi gli altri miseri segni

dell’opera interrotta solerte paziente

le cariche gli orologi gli attrezzi l’intrico dei fili

 

Sparsi nel campo i frammenti dell’esplosione frammenti

d’ossa pelle sparsi dispersi nel campo

piccola parte di un corpo intatto quasi, composto,

consapevole della fine

 

3

3.1

La notte è piovosa l’uomo sotto il traliccio solo

la pioggia insistente sottile copre i rumori

l’uomo è nervoso ansioso, abile però abbastanza

un dilettante attentatore intelligente diligente istruito

con diligenza ha studiato i manuali ha imparato

ma non possiede il mestiere o dovrebb’essere un meccanico

un elettrotecnico senza quella mentalità da intellettuale

le mani fiacche la coscienza ambigua incerta

la disperata volontà di redimersi dal passato

dal possesso dal rango volontà impotente

                                                                    

                                                                      Questa notte

il fatto il gesto in cui rischia di sé tutto, la prassi,

la prova di un nuovo essere un proletario rivoluzionario

 

Il pensiero interferisce nel gesto le mani fiacche inquiete

tutto bene finora le cariche alla base disposte sicure

sul longherone il filo è disteso legate le cariche

i detonatori innescati

                                     un istante solo di disattenzione

la mano che trema la posizione scomoda la scarpa che scivola

lungo il montante bagnato il contatto lo scoppio

la fine ignobile del dilettante

 

3.2

La notte è piovosa l’uomo sotto il traliccio inquieto

disfatto dalla tensione i nervi fragili i giorni

passati nel nascondiglio segreto nei contatti

segreti,  i mesi di latitanza ossessione

vagando da un paese all’altro

                                             

                                                   La vita sbagliata

sin dalla nascita i capricci del bambino

l’adolescente, la vita intera un capriccio un gioco

di miliardi politica sul filo dei miliardi

cultura di miliardi da guadagnare buttare mode

di cultura politica la sinistra il comunismo

miliardi nelle banche mogli da comprare vendere

quattro mogli matrimoni celebrati sciolti

la villa in Austria il castello foreste fabbriche un modello

pei compagni che stentano la paga la moglie

la vita intera sbagliata la testa sbagliata sfasata

il comunista dei miliardi il rivoluzionario

il terrorista dei salotti improvvisato inesperto

il Guevara che in macchina batte la sierra dei sobborghi

il Castro della Baggina col suo piano pensato studiato

pronto per quella notte di pioggia il gesto grande eroico

solitario, l’attacco di un solo contro una città una nazione

 

La sequela dei gesti nella memoria stanca confusa

disfatta da una vita intera, il piano intero

si confonde, il gesto, la sequela dei gesti dei fili

s’imbroglia s’intrica, la mano si perde sul filo sbagliato

la vita sbagliata la morte

 

3.3

La notte è piovosa sotto il traliccio un gruppo

d’uomini quattro cinque lavorano silenziosi cauti

ogni cosa disposta secondo il piano presunto

previsto per l’attentato e l’incidente insieme, perfetto

il trucco la messinscena l’erba persino non calpestata

quasi

            l’uomo da fottere è disteso sul prato

stordito fottuto da sempre il rivoluzionario pazzo

imbottito di miliardi il finanziere delle sinistre

dei gruppuscoli lo stratega fottuto della guerriglia

 

Girava in macchina pei sobborghi da un covo all’altro

nel furgone verde comodo sino a che l’agguato

lo colse un gioco da bambini con quel bambinone

bastardo presuntuoso credulo infiltrarsi tra i compagni

nel disordine dei gruppuscoli un gioco riconoscerlo

coglierlo fotterlo senza che nessuno s’accorgesse

di niente, nessuno saprà mai, ora che tutto è disposto

con cura meticolosa le cariche alla base

in alto sul longherone i detonatori innescati

tutto disposto per l’attentato l’incidente

                                                                   resta l’uomo

da stendere al luogo giusto come se fosse ceduto

dall’alto con la carica che lo fotterà per sempre

una cosa da niente un gioco se la miccia brucia bene

il tempo di correre ai margini del campo attendere

lo scoppio che illumina un attimo la campagna intorno

l’uomo ha il fianco squarciato una gamba staccata

è finito fottuto per sempre

 

3.4

La notte è piovosa sotto il traliccio l’uomo lavora

calmo sicuro, il compagno lavora calmo i due uomini

sicuri calmi, i compagni di lotta il miliardario d’ieri

e l’immigrato meccanico cresciuto negli stenti

due compagni due uomini legati da un vincolo di lotta  

per la giustizia ora ch’egli ha compiuto infine il passo

il rifiuto il denaro non più suo ma solo un mezzo

di lotta per quei che ancora lottano i gruppi i puri

della rivoluzione, la vita condivisa la lotta il rischio

la vita raminga del clandestino la solitudine

il pericolo la polizia ad ogni angolo i delatori

 

Ha compiuto il passo il salto ha scelto la foresta

ostile feroce della città i sobborghi la guerriglia

ha scelto il carcere la morte il disprezzo feroce

dei potenti dei poveri del popolo ignaro

                                                               

                                                                   È calmo

infine dopo il tormento di una vita ambigua, la ricerca

tormentosa del giusto, è sicuro calmo

                                                           

                                                                Sotto il traliccio

il lavoro procede preciso rapido disposte le cariche

alla base i detonatori innescati i fili distesi

è salito sul longherone, piove sempre si scivola

sul montante, a cavallo sul longherone lavora calmo

pensa è l’ultima carica la missione è compiuta

la prima

                La carica gli scoppia in mano perché?

pensa perché? in quell’attimo pensa è l’ultima,

in quell’attimo uno strazio nell’anima, pensa è la fine

un pensiero un attimo una vita intera nell’attimo

uno strazio di vita un’umiliazione un nonsenso

di vita di mondo in quell’attimo quel pensiero

 

4

V’è dunque una prima certezza la morte e il cadavere

di quell’uomo e il luogo in cui lo trovarono e l’abito

della guerriglia ch’egli indossava

                                                         il travestimento

rispetto a quello che tutti sapevano tutti

scrollavano il capo anche gli amici tutti contro

quell’abito quel segno quella volontà proterva

suggellata nel travestimento

 

          Ciò che nessuno accetta

          gl’intellettuali smarriti

          nella guerriglia di carta

          i partiti dell’ordine ipocrita

          del pretesto della finzione

          cui nessuno crede le sinistre

          allineate nell’ordine i borghesi

          che nell’ordine ipocriti

          sbarcano la vita i padroni

          che nell’ordine tutelano

          il denaro il potere il popolo

          sconcertato ingannato

          i gruppi che cercano soltanto

          di salvarsi dalle perquisizioni

          dal carcere

 

V’è una serie di punti certi una prima certezza e un’ultima

in ciò che quella notte avvenne ciò che nessuno saprà mai

se fu incidente inesperienza o tradimento

se l’uomo fu ucciso da un complotto ucciso già sempre dal disprezzo

della gente ucciso ancor oggi dall’indifferenza

 

Ciò che quella notte avvenne non si saprà non importa

a nessuno, le indagini continuano in qualche oscura sezione

del tribunale qualche giovane vecchio magistrato

vi spende le sue ore di tedio le giornate, le indagini

di qualche sottufficiale qualche appuntato dei carabinieri

e un processo si farà tra cinque dieci anni

 

          Tanto a nessuno importa niente ormai

          nello sfacelo della nazione il crollo

          della fiducia della speranza

 

          La nazione più corrotta

          la più squallida del mondo

 

V’è un punto certo la morte e un altro la volontà di morte

la ricerca del vero è possibile sempre, lo spirito è scettico,

il cittadino onesto muore attraversando la strada

travolto da un camion, la ricerca del vero è possibile

non finisce con lui altri cercano ancora, pochi

la sfiducia dilaga

                              La volontà di morte in cui si consacra

un eroe forse, si riscatta nell’olocausto, il sacrificio

estremo di un uomo resta una congettura di scarso

interesse un’ipotesi tra le tante