RISPOSTE E CONTRORISPOSTE - INTERVENTI SUGL'INTERVENTI   

2007, da aprile

 

 

Pubblichiamo qui le Risposte ai Documenti, e le Controrisposte;  a cominciare da una certa data. Pensando che questo scambio possa interessare. Ce n'erano anche prima, e ora si vedrà se e quanto recuperarle. E si vedrà di fare meglio.

 

 

16/04/07 - Italia svenduta e colonizzata

16/04 Lorenzo

La fede e la speranza che La muove a rivolgersi a codesti quadrumani è miliardi di volte superiore a quella di Giobbe: adottando categorie della Fisica la probabilità che costoro, compreso Bertinotti, prendano in considerazione codesta lettera anche per un millesimo di secondo è inferiore allo Zero Assoluto! Comunque ha tutto il mio sostegno.

17/04 R. Caro Lorenzo, guarda che quei quadrumani di cui tu parli qualche volta rispondono. Bertinotti, anzi, ha già fatto telefonare più volte dal suo segretario D'Agata, e ha anche inviato una lunga lettera. Anche Napolitano ha fatto rispondere. Con Santagata ci si può sentire per telefono

16/04 Subrecords

Il punto è che è la nostra insicurezza tipica italiana, trasmessa e fomentata dai nostri politici, che ci fa fare giri di parole, che ci fa trovare motivazioni, che ci fa argomentare le questioni. Il punto è che tutti questi che stanno al governo non hanno alcuna ragione, giustificazione, motivazione, per fare quel che fanno.

Un consiglio: spegni la televisione per alcuni mesi, non ascoltare la radio, non leggere i giornali. Dopo ti sembrerà tutto chiaro, quanto sono fuori dal mondo, quanto sono alieni, quanto il mondo, l'Italia, è distante da loro. E quanto si affannano come cani che si contendono un osso con solo un po' di ciccia attaccata, ma è una loro depravazione, è una loro perversione, perché nonostante che hanno tutto, nonostante che gli uomini più ricchi d'Italia siano i politici e quei due o tre industriali che li tengono con i loro fili di marionetta, non si rendono conto che hanno già tutto e vogliono ancora, vogliono di più, hanno loro paura di essere scoperti, di essere giudicati, di essere messi in un angolo, i politici sono dei criminali che hanno paura di essere scoperti. O meglio: i politici sono dei bambini che rompono bicchieri, rubano dal salvadanaio per i poveri della nonna, e sono convinti che i genitori (noi) non li vedano.

17/04 R. Caro Subrecords, ciò che tu dici dei politici è molto forte; per parte mia mi par di notare che molti di essi, se non tutti, mutano quando sono eletti ed entrano in parlamento. Ad esempio, conoscendo Prodi, non mi sarei aspettato tanti errori in questo primo anno di lavoro; e anche una certa reticenza e ambiguità che ritenevo estranea al suo carattere. Errori gravi, a cominciare dall'indulto fino alla vendita di Alitalia e all'immobilismo nel caso Telecom. Anche D'Alema ha ogni tanto delle espressioni che lasciano stupiti, anche se si conosce la sua abituale presunzione. Penso però che dobbiamo continuare la lotta, non arrenderci.

17/04 Enrico

Ho ricevuto stamane la nota contro le privatizzazioni italiche. La condivido e mi congratulo con lei e con il suo movimento.Sono il responsabile del “Forum DAC”- associazione apartitica che si batte da anni per i diritti comunicativi dei popoli , dei cittadini e dei lavoratori (www.romacivica.net/forumdac). Mi interessa anche il suo centro di ricerca per l'Utopia (è quella che serve oggi all'intero pianeta).Le accludo quanto ho scritto oggi sulla faccenda Telecom. Un sito utile è anche : http://www.utopiaproject.info che anche pubblica le mie note.

18/04

Bhé, io purtroppo me li immaginavo tutti, vedi il punto è che il governo è uno solo, maggioranza e opposizione insieme, che ogni 5 anni si passano la palla, ma la politica che fanno è la stessa, vanno nella stessa direzione seppur dicono le cose in modo "diverso" neanche così tanto poi.. 

Nico

Mi fa piacere leggere la tua lettera che mette l'accento sul delitto delle privatizzazioni. E' stato un depauperamento del patrimonio nazionali - gestito da Prodi, con frettolose svendite - del quale non si è parlato e non si parla. Pensiamo al'ENI (ma non solo): era stato determinante nel portare l'Italia nel G-7, e ora lo stato italiano vi conserva solo una partecipazione di minoranza: il controllo è stato regalato a interessi stranieri, quelli stessi che ne avevano rabbiosamente contrastato l'ascesa! Bene se si riesce a mettere sul tappeto questo argomento!

Su Prodi, invece, dev'esserci un equivoco. Le privatizzazioni le ha volute e fatte lui, lui non le ha subite. Nel giro di un paio d'anni, a prezzi di svendita, è stato ceduto quel patrimonio dello stato italiano (ENI e IRI, specialmente) che aveva costituito la base dallo sviluppo italiano e del nostro ingresso nel G-7. Ora, nel capitale di controllo dell'ENI, si sono insediati gli americani (col 10 per cento, ma dev'essere di più perché non tutto è venuto alla luce). Queste sono responsabilità dirette di Prodi. Quelle svendite furono vergognose: la differenza di valore in che mani è finita? So che i costi della campagne elettorali sono enormi: altro non so.

 

 

17/04/07 -  La persecuzione degli omosessuali deve cessare

Elsa

Io non direi "una seconda natura", che può dare adito ad equivoci (seconda rispetto alla prima); direi una variante minoritaria della natura. Pare che l'omosessualità si trasmetta per via di madre a causa di un cromosoma femminile esuberante. Esistono molti siti su Internet sull'argomento trattato scientificamente. Sul piano etico siamo d'accordo.

Francesco

Ho ricevuto (tramite la mailing list "ateismo") l'email "La persecuzione degli omosessuali deve cessare" e le scrivo in merito.
Sinceramente mi rifiuto di avallare delle motivazioni supportate dalla cristologia. Questo modo di procedere è in contrapposizione sull'interpretazione più che sul fatto consistente, e cioè che di nessuna divinità l'uomo deve essere succube: mi sembra quindi controproducente oltre che
sbagliato.
Non ci si può affidare alla "bontà" del messaggio cristiano quando gli autoproclamati portavoce - ed interpreti - dello stesso agiscono in un modo che appare contrario a quel che per bontà si vorrebbe intendere. E' come dirgli di sputtanarsi in pubblico facendo ammenda e recitando il mea culpa, ma così li si fa solo rientrare - ancora di più, per quanto possibile - nel loro guscio fatto di dogmi, gerarchie e strategie di marketing.
Se si vuol combattere per la "bontà" e per la "giustizia", allora che lo si faccia senza interpellare semidei; che si esprima il proprio concetto di bontà e quello di giustizia e poi, come si suol dire, chi li ama li segua.
Inoltre, sebbene la morte di quel ragazzino mi abbia abbastanza turbato, e sebbene in qualche modo le gerarchie vaticane (e loro sudditi/operai) siano complici della creazione del clima discriminatorio nei confronti degli omosessuali, io starei attento a dichiararne così a cuor leggero le colpe: per prima cosa perché così si produce (come detto sopra) solo un loro maggior rafforzamento potendosi ora definire - a torto o a ragione - come "ingiustamente accusati"; e poi perché la colpa non è solo la loro (hanno dato un enorme contributo, si sa, però la mentalità di emarginare il diverso
non è solo loro prerogativa).
Insomma, sebbene l'iniziativa mi pare meritoria, discordo totalmente sui modi.
R. Caro Francesco, guarda che qui non c'è nulla supportato dalla cristologia: si tratta di etica. Quanto al messaggio cristiano, che s'incentra nell'amore fraterno, esso non perde nulla della sua verità e forza sublime per il comportamento dei suoi rappresentanti cosiddetti ufficiali. Che qui vengono interpellati solo per il grande influsso che esercitano sulla gente.
Il suicidio del ragazzo veniva rammentato come possibile portatore di un senso di colpa. La proclamazione e persecuzione produce i suoi effetti malefici, e se non sarà quel ragazzo saranno altri.
Grazie del tuo contributo di riflessione.

Replica, 21/04 Innanzitutto la ringrazio di avermi risposto (non tutti si fanno vivi con coloro che hanno apportato critiche).
Mi rendo conto che interpellare i sedicenti vicari dell'ultimo re d'Israele è molto importante qui in Italia, dove sembrano volerla fare da padroni. Dunque, direi che il criticarli (in modo anche duro) non è da me visto come qualcosa da non fare. Quel che volevo esprimere nella mia precedente email è raggruppabile in due punti:
1) quei vicari autoproclamatisi ufficiali sono, a loro stesso dire, gli unici a poter interpretare correttamente il messaggio cristiano: da qui si ha che, qualora lei voglia appoggiare una sua richiesta o critica proprio su quel messaggio, deve scontrarsi con la loro posizione predominante, la quale ovviamente consente loro di rigirare la frittata a proprio uso e consumo (in genere giustificando i propri comportamenti e condannando quelli per loro scomodi);
2) quando ci si sente accusati, tipicamente ci si barrica per difendersi, e muovendo accuse (giuste o sbagliate che siano) agli organi ecclesiastici è molto più probabile ottenere una loro maggior chiusura piuttosto che una loro apertura (non si dimentichi che abbiamo a che fare con l'ultima teocrazia d'occidente che fonda il proprio potere temporale su dogmi che di temporale hanno solo i fulmini e i tuoni).
Ripeto che, a parer mio, la sua iniziativa è meritoria. Il "però" deriva dal modo, dalle parole e dai concetti usati. Gli esseri umani sono dotati di amore e compassione anche senza ricorrere agli insegnamenti (travisati) di uno zelota combattente per la liberazione di Israele di circa duemila anni fa. Non c'è bisogno alcuno di fondare l'etica su una delle tante divinità "esistenti"; anche questo le criticavo e le dico pertanto che la sua richiesta ai sudditi e al re dello Stato di Città del Vaticano può poggiare su basi ben più solide: non si faccia sfuggire quest'occasione. Un saluto cordiale, Francesco
P.s.: ho dato una lunga occhiata al sito http://digilander.libero.it/altroparadigma/MSGS/homeMovimento.htm; domando a lei, che è il responsabile di tale movimento, cosa intendiate per "giustizia"
. Quel che si intende per speranza è più facile capirlo (o meglio intuirlo) da quanto si legge sul sito, però
cosa intendiate per giustizia rimane quasi oscuro (o forse ho saltato a piè pari proprio il punto saliente in cui si veniva al "dunque"). Sarei felice di capire
.

Subrecords

Menomale che c'è chi lo dice... Finché ci sarà questo papa e il cardinal Ruini e i loro simili, continuerà così in tutto il mondo.

Carmela 

Salve, sono responsabile e fondatrice di Tamles, sito di informazione queer, lesbica in particolare, dove ho avuto il piacere di pubblicare il
suo coraggioso e forte comunicato stampa, come puo' vedere all'indirizzo http://www.tamles.net/modules.php?topicid=5&op=modload&name=News&file=article&sid=22311. Colgo l'occasione per ringraziarLa di questa scelta, azioni di questo genere scaldano il cuore di chi ogni giorno si batte per il riconoscimento dei diritti elementari di persone che nascono in questa società e se ne sentono escluse senza colpa. Le voglio anche dire che, insieme a Monia, una compagna di Brindisi, abbiamo fondato a Lecce il Circolo Arcilesbica Salento e saremmo davvero liete di incontrarla per condividere insieme iniziative e proposte, se a lei interessa. Abbiamo già' avuto il piacere di collaborare con l'Università nel seminario sulle identità di genere, come può vedere all'indirizzo http://www.udulecce.it/corsi2.htm, ed e' stata per tutti, non solo per gli studenti, un'utile occasione di  riflessione e di crescita.

R. Care Carmela e Monia, chiedo scusa se ho tardato a rispondere al vostro messaggio. Vi sono molto grato per la pubblicazione del documento; e
vi sarei anche grato se poteste collaborare a spedire sempre i nostri documenti ai destinatari, affinché la pressione su di essi sia più forte;
supposto che li condividiate, certo. Ho visitato il vostro sito e trovo preziosa la vostra azione. Bisogna continuarla e intensificarla perché è una dura battaglia, specie da noi dove la gerarchia è forte e irrazionalmente avversa. Naturalmente avrei molto piacere che c'incontrassimo, ci conoscessimo, ci
scambiassimo idee e progetti; e avviassimo anche una collaborazione per il futuro. Mi farete sapere, il mio telefono è 314160.
 

 

9/05/07 - Urge l’unità della Sinistra 

Dino

In sostanza anche tu sostieni l' «indecente e antidemocratico principio “nessun nemico a sinistra!”» contro cui mi batto da una vita. O sbaglio?

R. Caro Dino, che significa nessun nemico a Sinistra? Il nemico l'avevamo certamente finché c'era la Pseudosinistra sovietica e PCI, col suo modello e progetto dogmatico e dispotico. Ora il nemico sta nella frammentazione e nella presunzione dei leader, o nella loro incapacità. Questo io penso. Vediamo cosa succede.

 

 

21/05/07 - Portare a compimento la riforma della RAI

Vittorio

No! la RAI deve essere venduta e messa sul mercato - è assurdo che si debba mantenere questo carrozzone pieno di nani e ballerine, e d'amici e parenti dei nani e ballerine! le vere privatizzazioni iniziano dalla RAI.   

R. Caro Vittorio, noi vogliamo proprio trasformare il carrozzone. E il primo passo, su cui da un anno insistiamo, è l'autonomia, l'indipendenza della RAI dal mondo politico. Ciò che si sta appunto facendo, con la Fondazione. Un grande passo. Si tratta ora di risolvere gli altri problemi di cui il nostro documento parla. Ma non vogliamo perdere questo che può essere un grande servizio nazionale. Berlusconi voleva privatizzarlo e così annientarlo, ma abbiamo sfuggito il pericolo.

 

 

29/08/07 - Alitalia non dev’essere venduta

29/08 Nico

Sono d'accordo: Alitalia non deve essere venduta, così come l'ENI - che costituiva il fondamento finanziario ed energetico per tenere l'Italia nel G7 - non doveva essere venduto. Tu invii il tuo messaggio a Prodi: ma fu proprio lui a volere e realizzare e svendere l'ENI, e lui stessooggi vuole cedere Alitalia! Tu ti rivolgi anche a Padoa Schioppa; ma Padoa Schioppa al governo tutela gli interessi dei poteri finanziari americani, olandesi e inglesi che hanno voluto tutte quelle svendite. E allora?

R. Caro Nico, per Prodi e Padoa Schioppa è un richiamo; poi c'è Bertinotti, che è molto attento ai nostri messaggi e li sostiene.

29/08 Piera

Alitalia ci costa tre miliardi al giorno. Forse il Signor Arrigo Colombo non contribuisce a questa spesa.

R. Cara Piera, è proprio questo che chiediamo: che sia risanata e non perda più, come non perdono Air France o Lufthansa; ma che resti nostra. Quanto al mio contributo, le mie imposte vengono trattenute alla fonte. Del resto io pago le tasse con gioia, in spirito di solidarietà.

30/08 Replica. Beato Lei. Ovviamente la gioia con cui paga le tasse permette di dedurre che il Suo stipendio dalle tasse deriva.

R. Cara Piera, la gioia con cui pago le tasse deriva da una volontà solidale. Va bene? Penso che anche a Lei lo spirito di solidarietà non manchi.

30/08 www.mondonuovonews.com

pubblicato in 1a pag.

R. Grazie, ho visitato il vostro sito; confidiamo nella vostra collaborazione.

30/08 Altern@tivamente

Le chiediamo gentilmente l'autorizzazione di inserire la sua proposta sul nostro sito e pubblicare il suo articolo nel medesimo sito. In attesa di un suo riscontro la salutiamo cordialmente.
Alessandro Alternativ@Mente UtopiaProject www.alternativamente.info
   

R. Miei cari, certo, potete sempre pubblicare, senza l'autorizzazione; ma gradiremmo la comunicazione, cioè sapere e visitare.

 

 

1/09/07 - Linea politica e linea etica

4/09 Biblioteca di Sarajevo

Appena l'ho ricevuta l'ho subito inoltrata anche alla lista "2 giugno" che comprende molti indirizzi email. Sicuramente condividiamo quanto da Lei proposto tanto da discuterne insieme nella nostra prossima riunione.

 

 

6/09/07 - Lavavetri e rom: non emarginazione ma integrazione

7/09 Nico

Sono d'accordo. La penalizzazione dei lavavetri e dei rom è un provvedimento inumano, egoista, classista e persino di dubbia legalità: insomma, una vergogna per i sindaci che lo stanno attuando. Hai fatto benissimo a prendere posizione: hai tutta la mia solidarietà.

 

 

12/09/07 - La prostituzione dev'essere tolta dalle strade

Stranamente questo intervento ha suscitato reazioni negative più di altri;  forse perché si è inteso l'indicazione della casa come una privazione di libertà. D'altra parte, la strada, il luogo pubblico, sta sotto la norma della giusta e benefica convivenza sociale. Si è anche confuso la moralità, il vincolo etico alla coscienza, col moralismo repressivo, col bigottismo che qui non c'entra proprio perché qui è in gioco la società laica e il suo corretto ordinamento. Qualche esempio:

15/09 Gigi

Questi (talvolta condivisibili, ma non questa volta, segnata da una caduta di bigottismo proprio inutile, visti i vaticani tempi che ci tocca vivere) esercizi retorici in salsa di petizione mi paiono tempo perso.

Kabala

dopo questo ennesimo segno di ottusità e chiusura mentale... Vivo a Bologna e ho lavorato a contatto con barboni, negri, puttane e drogati cercando di non affibbiargli mai questi appellativi, ma cercando di capire e di imparare. E per quanto mi riguarda ho capito che le uniche vie sono la
riduzione del danno e l'autodeterminazione delle persone. Nelle vostre parole, non solo in questa occasione, vedo un moralismo che è sempre
l'anticamera della repressione, anche se le intenzioni non sono quelle.

R. 18/9 - La repressione non c'entra nulla. Si cerca solo il bene, o il minor male (la riduzione del danno appunto), di tutti, a cominciare proprio da queste nostre sorelle per lo più infelici, la cui presenza sulle strade è penosa anzitutto per loro.

 

 

5/11/07 - Contro la distruzione degl'insediamenti abusivi

11/11 Rita

Condivido pienamente questa posizione e sono infastidita dall'abuso delle parole sicurezza e paura che si fa da troppo tempo a livello mediatico e non solo. V. è a Vicenza e sta insegnando, e quando vado a trovarlo trovo una città dal mio punto di vista "anestetizzata" per la troppa "sicurezza"; eppure tutti dicono di sentirsi insicuri, spaventati, e se la prendono con gli immigrati. Ma gli immigrati a Vicenza lavorano tutti, hanno famiglia, vivono in case
dignitose, pagano le tasse, sono educati e rispettosi. C'è sicuramente un grosso giro di prostituzione e di spaccio, ma niente di diverso da quello che vedo altrove, anzi forse c'è più controllo. Nonostante ciò il parlar male degli immigrati e il considerarli una minaccia alla sicurezza è ormai una pratica diffusa, specialmente in ambienti religiosi, in particolar modo cattolici, con grande ipocrisia. Forse esagero a preoccuparmi, ma la parola "sicurezza" sta diventando così ingombrante che ormai la avverto come una minaccia, ho paura della sicurezza, e le politiche di governo sembrano confermare questo mio timore.
19/11 Aldo

Per questo messaggio non sono pienamente d accordo e mi permetto di farlo presente in quanto la mia opinione è supportata dalla visione qui a Padova dove studio. Secondo me l'Italia deve aiutare chi però non delinque e chi si pone con rispetto della cultura del paese ospitante.
Mi appello anche all'opera Per la pace perpetua di Kant, nella quale il filosofo dichiara che non ci devono essere confini tra le nazioni, ma spiega anche che in caso di disordine e di mancanza di rispetto dell'ordine nel paese ospitante si può espellere.

 

 

19/11/07 - Urge la ripresa dell’energia atomica

Era scontato che questo intervento sull'energia atomica avrebbe avrebbe incontrato dei dissensi. Tanto forte è stata la polemica, e tanto debole la capacità e volontà di difesa da parte del mondo politico. Ma le ragioni sono esposte con chiarezza nel documento.

1. Oggi ci troviamo con un deficit enorme di energia e la importiamo proprio da nazioni che la producono con l'atomo, come la Francia o la Svizzera: il che è pura ipocrisia, oltre che scaricare sugli altri il preteso pericolo. Non solo ma l'Enel, che non può costruire centrali atomiche in Italia, le costruisce in Slovacchia e altrove. C'è davvero da vergognarsi.

2. S'invocano le energie pulite e il risparmio energetico. Che però servono solo per piccoli consumi e piccoli risparmi. Hanno solo una funzione  integrativa, che certo dev'essere potenziata.

3. L'arretratezza tecnologica in questo campo; dove si tratta di sviluppare tecnologie che devono portare ai reattori autofertilizzanti, senza scorie. Che fa l'Italia? che contributo dà allo sforzo della comunità internazionale?

4. La debolezza tecnologica e imprenditoriale dell'Italia rispetto alle maggiori nazioni europee, di cui l'impresa atomica è parte importante.

5. L'enorme debito pubblico, che con la carenza energetica aumenta.

Chernobyl non è un esempio significativo del pericolo: si trattava di una nazione in degrado. Si devono considerare le maggiori nazioni dell'Unione, che raggiungono alti livelli di produzione, e dove nessun fatto pericoloso si è presentato.

Il Movimento è tuttavia grato a quanti hanno esposto ragioni significative, e contribuito così alla discussione. Invita a ragionare quelli che hanno espresso solo dissenso. Ci sono state anche risposte positive, di Salvatore, di Dino, filosofo e direttore di dipartimento.

22/11 Emanuela - Sei pazzo... macché nucleare! torniamo indietro di 30 anni.

Giovanni - Ma per carità, caro Arrigo Colombo, questa è del tutto inaccettabile.

Mariateresa - Non sono d'accordo.

23/11 Kabala

Perché devo vedermi arrivare in mail cose che mi fanno rivoltare lo stomaco? Non voglio discussioni, né dialoghi, né litigi, né confronti.

Alfonso

Non condivido affatto il documento. L'energia atomica non rappresenta un'alternativa accettabile sotto nessun punto di vista. Ritengo inutile rispondere punto per punto perché evidentemente sterile, viste le inconciliabili posizioni di partenza. Preciso solo che affermazioni tipo "tanto lo fanno gli altri" sono qualunquiste e denotano un modo semplicistico di affrontare un problema così importante: se Chernobyl fosse avvenuto a Montalto, a 80 km da Roma, o a Caorso, ad un passo da Milano, gli effetti sarebbero stati tanto devastanti da non consentire alcun rimedio. Il vero errore dell'Italia è stato rinunciare a portare in fondo quelle ricerche e sperimentazioni che avrebbero potuto fare della nostra nazione il paese leader dell'energia rinnovabile: basta pensare all'emarginazione di Rubbia, che è stato costretto dalla miopia di tutti noi a lavorare all'estero.

Alberto

Ma siete pazzi? Se è così che così che volete raggiungere la giustizia e la speranza avete sbagliato strada. Sono stato condannato, con mia moglie ed altri amici, per avere bloccato i treni contro gli impianti nucleari che si volevano fare a Capalbio in Toscana e non me ne pento.
Prima di spedire una lettera di questo tipo studiate bene il problema. Quello che è da cambiare non è questo ma tutto il modello di sviluppo nostro e dei paesi occidentali che sta mandando a picco il pianeta .

Vittorio - Non mi piace l'uso dell'energia atomica.

Paolo - Per farne che? Non è meglio occuparsi di cose più serie?

Katia

Questa volta mi trovo totalmente in disaccordo con la Sua iniziativa.

Lei minimizza i danni ambientali dell'energia atomica: non solo Chernobyl insegna che il pericolo esiste (e continuiamo, oltre 20 anni dopo, ad accogliere presso le nostre famiglie bambini orfani e anche con problemi fisici a causa di quell' "incidente"), ma esiste anche un enorme problema di scorie radioattive e del loro smaltimento (procedimento delicato e costoso che, per come funzionano le cose in Italia, non è difficile pensare che potrebbe essere effettuato in maniera scriteriata e che, nella migliore delle ipotesi, ci ritroveremmo ben presto ad affrontare ancora scandali come quello di qualche anno fa dell'abbandono di rifiuti radioattivi in paesi sottosviluppati o in mare).

 Ha già compiuto 20 anni anche la definizione di "sviluppo sostenibile", che è quello sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità che anche le generazioni future possano soddisfare i propri (Brundtland, 1987).

Cerchiamo di pensare anche a cosa lasciamo nelle mani di chi verrà dopo di noi!

I messaggi da diffondere oggi con sempre maggior vigore sono risparmio energetico ed energie pulite da fonti rinnovabili.

 Il governo può dare un impulso alla diffusione e alla crescita delle buone pratiche e delle energie pulite, per esempio con incentivi per l'acquisto di elettrodomestici di classe A, con sgravi fiscali per la conversione degli impianti di riscaldamento da fonti esauribili a fonti rinnovabili, con il finanziamento della ricerca nel settore delle energie alternative, con la diffusione capillare del senso di responsabilità di ognuno, la diffusione capillare dell'importanza delle scelte individuali per l'andamento generale del pianeta. Come si comporterebbe, prof. Colombo, se vivesse come un naufrago in un'isola con poche risorse e poco spazio per accumulare i rifiuti? Ebbene, ricordi che la Terra è come un'isola in mezzo all'oceano, da cui non può scappare...

25/11 Paolo

Quando mi si indicherà un sindaco, un consigliere provinciale e regionale, un deputato e/o qualsiasi rappresentante dei cittadini nelle istituzioni disponibile ad indicare un sito per la costruzione di una centrale nucleare e il deposito definitivo delle scorie nel nostro paese potremo cominciare a discutere della questione.

Nessuno vuole le scorie e allora come possiamo costruire un reattore nucleare?

Dopodiché individuato il sito delle scorie e della centrale  mi si deve spiegare quanta energia elettrica si vuole produrre con il nucleare.

Dopodiché spiegata quanta energia elettrica si vuole produrre con il nucleare mi si deve spiegare il costo di ogni kilovattora prodotto con il nucleare includendo nei costi progettazione e costruzione della centrale e suo futuro smantellamento,  trasporto, stoccaggio e deposito definitivo delle scorie (nel nostro paese e non nel terzo mondo).

Dopodiché mi si deve spiegare quanti soldi l'erario pubblico deve sganciare per garantire l'economicità della gestione e della sicurezza della centrale.

Dopodiché mi si deve spiegare perché la stessa quantità di energia elettrica non la si può produrre con le torri eoliche.

Dopo tutto questo e dopo aver capito chi vi finanzia questa campagna a favore del nucleare potremo cominciare a discutere serenamente e pacatamente della questione. Fermo restando che a casa mia le centrali nucleari non le voglio. Se tu sei disponibile ad averle davanti a casa tua, contento tu contenti tutti (forse i tuoi vicini no!).

Marco - sono perfettamente d'accordo ad eliminare tutte le centrali atomiche sulla faccia della terra, anche in Slovacchia. Su questo può contare su di me. Penso come sarà il domani per i miei figli.

Alessandro

Le mie ragioni sono esattamente quelle del fronte antinucleare italiano,tedesco, francese che da decenni contrastano questa scelta scellerata dellesocietà moderne.
Il problema non è, come lei dice, "solo" quello delle scorie; il problema è "soprattutto" quello delle scorie! I Paesi che lei osanna, nel migliore dei casi, stanno solo imboscando le scorie, esattamente come una massaia che mette i rifiuti sotto il tappeto. In altri casi, stanno esportando le scorie verso continenti dove per pochi dollari si chiudono entrambi gli occhi (ha presente le indagini che stava svolgendo la giornalista Ilaria Alpi prima diessere uccisa?)
Ma per me il problema non è solo di natura tecnica, ma di natura socio-economica, direi culturale. Se devo accettare l'idea del nucleare solo per concedermi il tritaghiaccio o la moka elettrica o il condizionatore regolato a dieci gradi meno della temperatura esterna, faccio a meno di queste ultime cose piuttosto!
Io credo nella speranza di una "decrescita" intelligente, di un superamento della logica dei consumi e della soddisfazione di qualsiasi bisogno (peraltro fortemente indotto!). Non credo che esistano panacee che ci consentano di avere la botte piene e la moglie ubriaca: tra avere un mondo povero, inquinato, tempestato di guerre alla ricerca di energia e disuguaglianze economiche e sociali, preferisco mettermi un maglione in più, piuttosto che riscaldare la mia casa oltre misura!

R. ad Alessandro - Non farei forza sul problema delle scorie, che certo devono essere stoccate in modo corretto ed onesto. E spingerei l'occhio sullo sviluppo di reattori autofertilizzanti, senza scorie; dove però si tratta di incentivare le stesse tecnologie; e chi ne è fuori non può farlo.

Siamo d'accordo invece sul consumismo e sulla decrescita, come sull'eguaglianza economica e culturale. Dove non si può non essere d'accordo. Ma il problema della produzione d'energia resta aperto; e più ancora il problema dell'ipocrisia di chi rifiuta ma importa poi da chi produce; né si cura di sviluppare nuove e potenti tecnologie per le energie dolci.

Stelle cadenti

Ma come si può proporre una cosa del genere? Sarebbero pretestuose le posizioni degli ambentalisti, o è criminale e noncurante della sussistenza stessa del pianeta rivolgersi alla energia nucleare per risolvere problemi che riguardano tutto il nostro modo di vivere e di consumare dissennato? Invito a non inviare simili proposte offensive della realtà e della decisione di milioni di persone che hanno decretato la fine del nucleare in Italia. O siamo ormai alla convinzione diffusa che il popolo è bue, manipolabile, sfruttabile, e che con la promessa, fasulla, di una futura eventuale maggior comodità e di due soldi sulle spalle del paese è disposto ad accettare qualunque cambiamento e qualunque bufala?
Mi fa specie che il movimento per la giustizia e la speranza avanzi simili appelli: la normalizzazione è ormai arrivata a livelli mostruosi!

R a Stelle cadenti - Dunque tu sei convinto che solo l'Italia ha preso la decisione giusta, e che tutti gli altri paesi sono nel torto. Quell'Italia che poi, con somma ipocrisia, importa proprio l'energia prodotta dagli altri paesi, a cominciare dalla Francia. Quell'Italia che poi è sommersa da un debito pubblico mostruoso, a differenza di quegli altri paesi. E bada che il nostro discorso si riferisce al bisogno reale di energia, non al consumismo e allo spreco; quel bisogno che deve apportare il benessere a tutti, poiché questo è giustizia, e questa è speranza concreta.

 

 

26/11/07 - La trattativa con Berlusconi è inutile e dannosa

29/11, Franco  Ma cosa dici!!!!!!

R. 1/12 C'è qualcosa di falso nel nostro intervento? non è forse vero che il personaggio in questione ha strumentalizzato il parlamento per farsi approvare una dozzina di leggi in suo favore? Se vuole le posso inviare gli estremi di queste  leggi, e gl'interventi fatti da noi presso il presidente Ciampi affinché non le approvasse. Se lei è un berlusconiano, ci dispiace per Lei. Il Berlusconismo è uno degl'incidenti in cui la Democrazia italiana è incorsa in un secolo, dopo il fascismo e Tangentopoli.

Replica 1/12 Io non sono un berlusconiano, odio  solo faziosità, i manicheismi ideologici ecc. I laici-liberali come me non possono perdere tempo a leggere le Sue tiritere a senso unico.

R. 4/12 Lei mi offende, io scriverei delle tiritere a senso unico. Per fortuna ho centinaia di persone che apprezzano gl'interventi del Movimento.

30/11 Andrea - Quanto alla lettera di Arrigo Colombo, penso che poteva risparmiarsi i tre francobolli che ha voluto sprecare con il suo abbaiare alla luna. Oltretutto, come ricercatore universitario sull'  “Utopia” dimostra scarsa fantasia.

R. Nel nostro intervento non c'è nessun blocco ideologico, ma solo la dolorosa constatazione di aver a che fare con un personaggio disonesto che strumentalizza parlamento e stato per i suoi personali interessi, a tutto danno della nazione; e gli effetti si vedono nel difficile cammino ricostruttivo di quest'anno e mezzo di legislatura. Perciò non si abbaia alla luna ma al ladro. E si cerca il bene della nazione, per la quale quel personaggio rappresenta un pericolo tuttora incombente.

30/11 Alberto - Sono perfettamente d'accordo. Lo stronzo va emarginato.

 

 

3/12/07 - La Sinistra deve restare nel Governo

5/12 Francesco Muciaccia, Coordinatore dell’ufficio di segreteria dell’On. Franco Giordano

La scelta di votare la fiducia è stata dettata dal vincolo sociale che lega il PRC agli elettori.

Il voto contrario, infatti, avrebbe determinato la caduta del governo, ma soprattutto avrebbe causato il ritorno alla riforma Maroni a prtire dal 1° gennaio 2008 con il conseguente ritorno allo scalone ed il peggioramento, ulteriore, delle condizioni di milioni di lavoratori.

La scelta scellerata di porre la fiducia sul protocollo sul welfare ha reso carta straccia il lavoro della commissione parlamentare. Il testo licenziato in commissione era stato condiviso da tutti i partiti dell’Unione e dagli stessi sindacati. Anche il rispetto dei vincoli di spesa e della copertura finanziaria era stato rispettato, così come richiesto da Dini.

Per questo il segretario nazionale Franco Giordano ha richiesto una verifica a gennaio: per ricontrattare il programma, definitivamente accantonato dal governo stesso, dopo aver chiesto un mandato democratico a tutti gli iscritti del partito tramite una consultazione di massa che legittimi il partito a rilanciare un accordo con il governo. Questo accordo dovrà sarà incentrato sulla lotta alla precarietà, la tutela ambientale, i diritti civili, la questione salariale, la pace.

Per ulteriori comunicazioni, resto a tua disposizione.

R. 9/12

Sono d'accordo con quanto dici, in particolare sul testo elaborato dalla Commissione, che dunque possedeva già una sanzione istituzionale. Non capisco invece perché tu parli di un programma accantonato dal Governo; non  mi pare che questo sia avvenuto. Purtroppo la risicata situazione del Senato e la presenza di personaggi tanto presuntuosi quanto insignificanti e nocivi alla nazione, costringe il Governo ai salti mortali.

Noi insistiamo sul punto che la Sinistra deve unirsi, acquistare compattezza e forza, basta coi partiti e partitelli; e che deve restare nel Governo proprio perché solo nel Governo diventa operativa; altrimenti si ritira sull'Aventino coi suoi bei programmi, che però diventano inefficaci, non servono alla trasformazione della società, o al suo miglioramento, non servono al bene della nazione. Bisogna resistere, trattare, ottenere quello ch'è possibile; pensando che alla prossima trattativa si farà un altro passo.

Basta col massimalismo astratto e sterile. I principi e il progetto devono restare intatti, non deve accadere per la Sinistra quello ch'è accaduto ai DS; il capitalismo non si può accettare, non si può accettare una società palesemente ingiusta, ma l'azione concreta deve accettare la trattativa e anche l'insuccesso parziale; sempre mirando ai grandi scopi.

Se poi il ritiro della Sinistra significasse il  ritorno del berlusconismo, ci mettesse in questo pericolo, sarebbe un delitto imperdonabile.

5/12 Luciano - Sottoscrivo il documento.

7/12 Maurizio

I leaders della sinistra farebbero bene e nel loro interesse di consenso popolare - a considerare molto realisticamente l’ipotesi dell’abbandono immediato dell’attuale Governo, incapace di raggiungere qualsiasi obiettivo minimale che si era proposto prima delle votazioni in materia di Dico, superamento della Legge 30, stato laico e conseguente libertà religiosa. Vi ho votato in buona fede ma statene certi che non ho nessuna intenzione di tapparmi il naso e non Vi rinnoverò il consenso e credo che molte migliaia di persone seguiranno l’esempio. State pure con l’On. Cossiga e Binetti se Vi rassicurano quelle presenze.

Io inizio a maturare il convincimento che l’on Berlusconi non è poi l’ultimo dei mali.

R. 9/12

Mi stupisco che Lei da un lato esalti obiettivi progressisti, lamentando che il Governo non li abbia ancora realizzati; ma dall'altro si dimostri propenso al voto per quel personaggio disonesto di cui possiamo solo vergognarci, che ha strumentalizzato il parlamento e pensato solo a farsi votare una dozzina di leggi per i suoi processi e le sue imprese, mandando il più possibile la nazione a rovina. Una bella contraddizione, mi pare. O no?

7/12 Xu He - La sinistra arcobaleno nasce subalterna - Lettera aperta

Il processo che ha portato alla nascita della Sinistra e l’Arcobaleno (questo è il nome che è stato imposto) pone una serie di problemi a chi in questo paese non intende abdicare alla lotta per la trasformazione sociale né liquidare un patrimonio storico, politico ed umano importante del movimento di classe.

La Sinistra e l’Arcobaleno è stata intesa come “ultima spiaggia”, come ripiego necessario e inevitabile per la sopravvivenza dei partiti della sinistra nel nostro paese. E’ evidente anche ad occhio nudo, che una ipotesi politica con questi presupposti non farà troppa strada né brillerà per capacità di iniziativa e indipendenza dal quadro politico moderato e bipartizan che domina lo scenario.

Questa ipotesi nasce subalterna dentro, nella sua cultura politica e nella sua composizione sociale.

1. Subalterna perché ritiene che il suo destino e la sua prospettiva non vada oltre una aggregazione di forze ecologiste e di sinistra neo-riformista che consenta di allearsi con il Partito Democratico per rimanere o riandare al governo.Alla luce dei pessimi risultati ottenuti in questo anno e mezzo di collaborazione e subordinazione al governo dell’Unione, tale prospettiva non può che essere vista con estrema preoccupazione.

A nessuno sfugge l’estrema vulnerabilità che deriva dalla condizione che vede i contraenti della Sinistra e l’Arcobaleno costretti a condividere una posizione comune. Già su temi decisivi come il welfare o il pacchetto sicurezza ci sono state profonde divisioni, ma adesso c’è anche la questione che o rimangono tutti nel governo o devono uscirne tutti. La dissonanza di anche uno solo dei soggetti contraenti da questa condizione metterebbe subito in crisi l’intera operazione.

 2. Subalterna perché il processo costitutivo e la composizione sociale della Sinistra e l’Arcobaleno rispecchia e corrisponde esclusivamente al ceto politico, parlamentare, amministrativo, associativo, diventato maggioritario e determinante nel corpo sociale della sinistra italiana a tutto discapito dell’attivismo, della militanza, della partecipazione critica. Questo ceto politico dominante vede nella Sinistra e l’Arcobaleno l’ultima possibilità di sopravvivere come tale alla ristrutturazione del sistema politico messa in moto dall’impetuosa marcia verso il modello bipolare sostenuto apertamente dal Partito Democratico, da Berlusconi, dalla Confindustria e dai poteri forti.

3. Subalterna perché la chiave di lettura della situazione sociale del paese è completamente inadeguata e deviante rispetto la realtà. Il problema della regressione sociale complessiva in Italia, la precarietà del lavoro, del reddito, della casa, dell’istruzione, dei diritti civili, viene vissuta e agitata dai soggetti costituenti la Sinistra e l’Arcobaleno esclusivamente come battaglia di opinione. Il lavoro, la casa, il reddito, la scuola sono diventati oggetto di convegni, interrogazioni, articoli di giornale ma non di organizzazione dei settori sociali coinvolti. Questo rapporto con la realtà sociale è stato delegato esclusivamente al rapporto con la CGIL, ma i pezzi di CGIL inizialmente attratti dalla Cosa Rossa se ne sono allontanati rintanandosi nel più confacente Partito Democratico o adeguandosi alla normalizzazione in atto dentro al sindacato. La Sinistra e l’Arcobaleno nasce dunque monca di qualsiasi rapporto con il blocco sociale antagonista sia nelle sue espressioni più tradizionali del lavoro salariato sia nei nuovi segmenti sociali metropolitani emersi dalla destrutturazione industriale di questi ultimi trenta anni. E’ sorprendente come sia stato rimosso dal dibattito e dalla riflessione il fatto che il governo più impopolare degli ultimi venti anni vedesse al governo la sinistra e addirittura due partiti comunisti. La devastante divaricazione tra sinistra e società che ciò ha provocato nei quartieri popolari, nei posti di lavoro e tra i giovani non potrà essere sicuramente recuperato con una ennesima operazione politicista e di autorappresentazione.

I discorsetti su politica e antipolitica diventano allucinanti davanti alla percezione di massa che la sinistra e i comunisti al governo hanno acutizzato e non invertito la regressione sociale dei settori popolari.

4. Prigioniera di questa subalternità genetica, la Sinistra e l’Arcobaleno assume come proprio progetto la variante radicalista della socialdemocrazia europea, liquidando così il patrimonio e la prospettiva dei comunisti nel nostro paese ma rimuovendo anche ogni esperienza di rottura e conflitto sociale prodotta dai movimenti in questi anni. Questa deriva si può facilmente desumere dal modo con cui è stata di fatto liquidata con un colpo di mano l’esperienza del PRC, ma anche dalla strumentalità della manifestazione del 20 ottobre, fortemente voluta come rivincita contro l’autonomia dei movimenti che avevano dato vita alla manifestazione contro la guerra del 9 giugno, ridicolizzando proprio quei “quartieri generali” che hanno costituito La Sinistra e l’Arcobaleno.

Il problema non è solo l’abbandono del simbolo della falce e martello (i comunisti della Repubblica Ceca sono costretti ad avere come simbolo le ciliegie eppure sono il secondo partito del paese), il problema è che l’assenza di identità e di indipendenza politica disarma culturalmente migliaia di uomini e donne che si sono battuti in questo paese sia come militanti comunisti che come “militanti nomadi” del popolo della sinistra, consegnandoli all’egemonia del liberalismo e delle sue varianti “progressiste”. I comunisti hanno il diritto e il dovere di una ricerca e di un bilancio critico della propria esperienza storica, della propria funzione e della propria prospettiva. Liquidare tutto questo non è accettabile né per chi sente comunista anche nel XXI° Secolo né per chi ha maturato percorsi diversi nell’ambito dei movimenti o della sinistra di classe e antagonista.

5. Se questa è la natura sociale e il progetto de la Sinistra e l’Arcobaleno occorre aprire un serio confronto con chi ha a cuore l’autonomia e l’organizzazione dei lavoratori e dei settori popolari, con chi ritiene che sia il conflitto sociale e non la sola rappresentazione elettorale la strada per il cambiamento qualitativo del paese e dei suoi rapporti di forza interni, con chi ritiene che i comunisti, i movimenti sociali e la sinistra in Italia abbiano non solo un patrimonio storico e umano da difendere ma ottime ragioni e motivazioni per essere attivi e non subalterni.

In questi mesi è stato dimostrato praticamente che sui punti principali dell’agenda politica (ritiro delle truppe e basi militari, precarietà, lavoro, diritti civili etc.) può funzionare e agire una alleanza di soggetti sociali, sindacali e politici autonoma dagli apparati costituenti della Sinistra e l’Arcobaleno. Questa alleanza trae forza dalla realtà (la guerra, la regressione sociale del paese etc) e non dalle esigenze di sopravvivenza del ceto politico della sinistra.

Questo percorso di alleanza, indipendenza, iniziativa, costruzione di esperienze di resistenza e offensiva politica, sociale e sindacale, può dimostrare che “l’ultima spiaggia” esiste solo per chi è subalterno dentro. Ma per modificare questa realtà non sarà certo sufficiente una battaglia esclusivamente identitaria sui simboli o il rinvio di scelte decisive a battaglie congressuali che somigliano alla guarnigione della fortezza Bastiani nel deserto dei Tartari.

I comunisti, i lavoratori attivi, i militanti nomadi, gli intellettuali critici e indipendenti hanno imparato sulla propria pelle che la subalternità è la madre di tutte le sconfitte.

Apriamo subito il confronto in ogni città e in ogni occasione tra tutti i soggetti che non intendono rinunciare alla propria identità politica né ad una funzione anticapitalista e antimilitarista coerente.

                                                              La Rete dei Comunisti www.contropiano.org 

R. 9/12

Questa fondamentale tesi della subalternità  può anche essere vera, pur non convincendoci, in quanto sembra piuttosto scambiare subalternità per collaborazione.

Se per voi l'autonomia della Sinistra deve continuare a consistere in piccoli partiti negati all'esercizio del potere politico, che se ne stanno impotenti sul loro Aventino, e s'accontentano di programmi e critiche sterili, allora la Sinistra è davvero finita; non è più un corpo politico che possa in qualche misura trasformare la società, ma è solo una frangia astratta e inefficiente.

La partecipazione al Governo è l'unica via che consente l'efficacia politica, l'operatività, l'incidenza nella trasformazione della società. Con dei limiti, certo, perché bisogna confrontarsi e trattare; ma con risultanze reali.

E' questa la scelta inevitabile. O si sta fuori, si conserva inalterato il proprio programma, e però solo per se stessi, non per il bene della nazione; per la quale non si può fare nulla, se non nella misura in cui si può influire sul sindacato. O si entra e si realizza, seppure parzialmente.

L'importante è che la trattava e il compromesso avvengano solo sul piano delle realizzazioni concrete del momento, lasciando intatti i principi supremi cui l'azione sempre s'ispira, e che attendono il ritorno dell'ondata storica che ne consentirà la realizzazione. Non deve accadere, com'è accaduto ai DS, e alla  Socialdemocrazia in genere, che si rinunzi alla priorità del lavoro, alla tensione per l'annientamento del capitale, al progetto dell'autopossesso e autogestione dell'impresa da parte della comunità di lavoro, al riassetto globale della società.

Il progetto socialista (o comunista; purché non lo si confonda col comunismo sovietico e col suo dogmatismo e dispotismo) deve restare intatto, e anzi dev'essere continuamente rielaborato e migliorato; ma intatto come idea e fede, e intatto come forza che impelle in ogni caso l'azione, e la sospinge di volta in volta a realizzazioni anche parziali.

Il massimalismo, nella fase attuale, nelle condizioni storiche attuali della società italiana ed europea, non serve. Serve la capacità di resistere, trattare, realizzare; spingere per ottenere il più possibile, ogni volta, migliorando via via la società. Per riprendere a trattare in seguito e ottenere altri punti. Così per il lavoro precario, ch'era stato sancito dalla legge Biagi, dove già è scomparso il lavoro per chiamata e per agenzia; e si è posto un primo limite al lavoro a tempo determinato (certo non ancora adeguato perché 36 mesi con ulteriore rinnovo sono troppi, non si doveva andare oltre i 24). Ma il principio che il precariato non è accettabile, è già in atto.

Unità e partecipazione sono due passi imprescindibili per la Sinistra. Non si può continuare coi quattro cinque partiti e partitelli, con la divisione che indebolisce, e anzitutto di fronte all'elettorato. Né si può cedere alla tentazione della segregazione massimalista, che rende sterili, e alla fine anche estenua.

8/12 Biblioteca di Sarajevo, Maglie-LE

Convocazione riunione martedì 11 dicembre ore 21,00 presso la nostra sede per discutere del seguente OdG:

Situazione politica nazionale. La sinistra nel Governo. Questa discussione prende spunto dalla proposta del Prof. Arrigo Colombo di sottoscrivere un documento da inviare ai segretari nazionali dei partiti di sinistra. Sarebbe interessante sviluppare un dibattito, anche a distanza, come è stato per la laicità. Il presente invito è indirizzato, oltre che ai soci della "Biblioteca di Sarajevo" a quanti potrebbero sentirsi coinvolti in questa riflessione.

 

 

19/12/07 - La Centrale di Cerano dev’essere convertita al metano

20/12 – Diffuso da Sedi Regionali.it

21/12Biblioteca di Sarajevo

Carissimi,

come concordato nell'ultima riunione inoltro il documento del Movimento per la Società di Giustizia e per la Speranza.Nei prossimi giorni, (magari dopo le feste) manderemo il documento della Biblioteca di Sarajevo su Cerano chiedendo la riconvocazione del Forum Ambiente Salento allargando la partecipazione ad altre associazioni delle province di Taranto e Brindisi.

Intanto colgo l'occasione per informarvi che per il previsto incontro sull'Utopia, proposto dal Prof. Arrigo Colombo, ho parlato col Prof. Roberto Muci che è disponibile ad intervenire. Ne parleremo meglio a gennaio

Calorosi saluti

Giancarlo Costa Cesari


 

21/12/07 Il rifiuto opposto al Dalai Lama è ingiusto

Questo documento è uscito la sera stessa sul sito giuridico www.personaedanno.org

21/12, Sergio per www.resistenze.org. Le mutevoli folgorazioni che spesso influenzano le scelte del ceto politico di sinistra riservano sempre delle bizzarre sorprese: dalle calde foreste del Chiapas l'attenzione ora si è spostata ai freddi altopiani del Tibet, a sostegno del Dalai Lama e con chiari intenti anticinesi.  Emerge, come d'abitudine, la propensione a pontificare su quello che succede in casa altrui e, come sempre, il separatismo (del Kosovo, della Cecenia o del Tibet) è una bandiera che ce rta sinistra continua a sventolare con desolante supponenza.  Proviamo ad immaginare la reazione se i comunisti cinesi dovessero offrire il loro sostegno ai separatisti della Padania. Allora, chi è e cosa vuole questo stravagante Dalai Lama che all'austerità dei templi buddisti preferisce confortevoli soggiorni negli hotel a 5 stelle dell'emisfero occidentale?
 Riteniamo utile riassumere i fatti storicamente assodati che hanno segnato i principali passaggi del Tibet, dall'oscuro medioevo lamaista al suo attuale trend di sviluppo economico e sociale come entità autonoma del grande pianeta Cina.
Dal 1727 - ossia ben prima che la Padania e il regno delle due Sicilie diventassero parte integrante dello Stato italiano - il Tibet è diventato, a sua volta, parte integrante della Cina, sotto forma di dipendenza autonoma.  In quanto tale è sempre stato dominato (fino alla rivoluzione) da un regime teocratico autoritario, con tutto il potere concentrato nella mani del Dalai Lama, capo spirituale e temporale.
Tutta la terra era di proprietà del Gran Lama e della gerarchia teocratica buddista-lamaista, espressione di un rapporto di produzione feudale basato sulla servitù della gleba, con larghe fasce di schiavitù.  L'investitura del Lama era sottoposta e ratificata alla corte imperiale di Pechino.  Questa prassi è stata mantenuta anche nel periodo del Kuomintang.
La Repubblica popolare cinese ha assunto il controllo del territorio tibetano il 23 maggio 1951.  Da quel momento inizia un lungo processo di trasformazione sociale che comprende l'abolizione della servitù della gleba e della schiavitù, la distribuzione dei pascoli ai contadini senza terra (non esistono a quell'altitudine altre significative coltivazioni agricole) e la costituzione di cooperative. Inizia nel contempo il programma di alfabetizzazione di massa con partenza da quota zero.
La costituzione cinese riconosce al Tibet (e non solo al Tibet) lo status di repubblica autonoma che comprende il riconoscimento della lingua, della cultura e della religione (all'incirca quello che la Costituzione italiana riconosce alle regioni autonome della Valle d'Aosta e del Trentino-Alto Adige).
Nel 1959 un tentativo insurrezionale di bande armate addestrate dalla CIA in California (archivi resi pubblici dalla stessa CIA) viene sventato dalla popolazione di Lhasa che insorge in massa e costringe il Dalai Lama alla fuga in India.   Sono totalmente false le accuse di genocidio rivolte alla Cina: la popolazione è più che raddoppiata negli ultimi 40 anni e, dei 2,7 milioni di abitanti, il 90% è di origine tibetana, e solo il 10% è composto da residenti di etnie diverse. La speranza di vita è salita dai 35 anni dei primi anni cinquanta ai 69 di oggi.  Credo che l'ultima persona al mondo titolata a parlare di diritti umani sia il Dalai Lama.
Spunti interessanti sulla politica di smembramento perseguita da Washington contro la Cina sono presenti nel libro "La grande scacchiera" di Z. Brzezinski, un insospettabile autore celebrato come lucido stratega del pensiero imperialista americano.   A chi si sentisse irresistibilmente attratto dal tema dei "diritti umani" di ispirazione lamaista consiglierei di farsi la faticosa gita che dal Tibet, attraverso il colle sud dell'Everest, conduce nel contiguo Nepal, il piccolo stato himalayano sconvolto fino al 2006 da una guerriglia contadina, scoppiata nel 1996.  Seguendo l'esempio dei loro fratelli tibetani, con cui sono legati da secoli, i contadini nepalesi sono insorti per liberarsi dalla servitù della gleba e dalla schiavitù, ossia dagli stessi rapporti feudali che il Dalai Lama amministrava nel Tibet prima della rivoluzione.  L'inviato in Nepal di Le Monde Diplomatique, Cedric Gouverneur, ha scritto sul n° 11 del 2003: "Una parola ritorna costantemente sulla bocca di ogni guerrigliero intervistato: sviluppo!  Gli insorti vogliono medici, strade, ponti, elettricità, dighe e poter esportare i loro raccolti. Vogliono semplicemente uscire dalla miseria".  Evidentemente sono state le trasformazioni nel Tibet moderno che hanno acceso le speranze dei loro fratelli nepalesi.  Vediamole queste trasformazioni. 
Dalla metà degli anni 90 il PIL del Tibet è aumentato del 13% l'anno, ossia più degli eccezionali ritmi di sviluppo della stessa Cina.  Le opere edili sono raddoppiate e il commercio, che fino ad una decina di anni fa si svolgeva quasi esclusivamente col confinante Nepal, è cresciuto di 18 volte rispetto al 95. Con gli stessi ritmi vengono sviluppati il sistema sanitario e quello scolastico (entrambi inesistenti nel passato).  Nel 2001 il governo di Pechino ha stanziato 65 miliardi di yuan per finanziare progetti di infrastrutture che permettano ai tibetani di uscire dal medioevo buddista- lamaista e di approdare nell'universo contemporaneo usufruendo dei vantaggi offerti dal progresso economico e sociale che sta trasformando la Cina popolare.
Fino a pochi mesi fa l'unica via di comunicazione tra il Tibet e il resto della Cina era una strada dissestata che partendo da Golmund (provincia del Qinghai) consentiva ai camion di accedere a Lhasa in 50/60 ore di viaggio.  Oggi lo stesso percorso si compie in 16 ore sul modernissimo "treno del cielo" che corre lungo i binari della più alta ferrovia del pianeta: oltre 1200 km. costruiti lungo un itinerario da fantascienza, a oltre 5.000 m. di altitudine.
Sarebbe questa la "devastazione freddamente calcolata dalle autorità cinesi" che,   come ci racconta il Dalai Lama, starebbe distruggendo le tradizioni e la cultura religiosa del popolo tibetano?
Possibile che il ceto politico di sinistra non venga sfiorato dal dubbio di cadere nel ridicolo prestando fede alle lamentazioni di questo bizzarro personaggio?

 

21/12 – Andrea

Dalai Lama, servo della CIA

1) Dalai Lama, l'ambasciatore cinese contro Bertinotti

2) Jean-Paul Desimpelaere, Les Chinois ont-ils liquidé les Tibétains ?

 

1) Dalai Lama, l'ambasciatore cinese contro Bertinotti, su l'Unità del 18/12/2007

Diventa un caso diplomatico la visita del Dalai Lama a Montecitorio. Con toni insolitamente duri per un ambasciatore, il rappresentante di Pechino in Italia si è lamentato direttamente con il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, per l'intervento del premio Nobel ad una cerimonia alla Camera dei Deputati giovedì scorso. «Al presidente Bertinotti ho manifestato l'auspicio che il Parlamento italiano, la massima istituzione di questo Paese, non offra facilitazioni né luogo al Dalai Lama», ha detto l'ambasciatore cinese Dong Jinyi al termine dell'incontro con Bertinotti. Il Dalai Lama, ha aggiunto, «fa una forte attività separatista», visto che oltre ad essere un «leader religioso», fa anche «politica» con l'obiettivo di «attirarsi simpatie» allo scopo di «separare il Tibet dalla Cina». Jinyi ha quindi attaccato duramente il leader buddista: «Le sue parole sono bugie e menzogne, fa propaganda per un governo in esilio che rivendica l'indipendenza del Tibet» e la sua autorevolezza, «non essendo l'unico leader del buddismo tibetano, non è in alcun modo assimilabile a quella del Papa». L'intervento dell'ambasciatore cinese ha indotto il presidente della Camera ad una garbata, ma puntuale replica. «Il presidente della Camera - ha dichiarato il suo portavoce, Fabio Rosati - ha ribadito all'ambasciatore cinese il significato ed il valore della iniziativa della Camera». «L'incontro - ha aggiunto - è stato realizzato per la rilevanza internazionale del Dalai Lama, premio Nobel per la pace, e per dare voce alla istanza culturale e religiosa del popolo tibetano: una istanza che il Dalai Lama ha rappresentato riconoscendo l'integrità geografica della Repubblica popolare cinese». Ma la visita ha avuto code polemiche anche all'interno della maggioranza. Emma Bonino, ministro per le Politiche Europee, ha detto di non aver «condiviso» la decisione del presidente del Consiglio di non ricevere il Dalai Lama per «ragioni di Stato». «Prendo atto della scelta del premier», ha aggiunto l'esponente radicale, ma «ritengo che su determinati punti occorra spiegare ai nostri amici cinesi che i nostri valori sono diversi». Un dibattito nel quale, in serata, è intervenuto anche Massimo D'Alema: «Non credo che il governo fosse tenuto a parlare con il Dalai Lama», ha sottolineato il ministro degli Esteri, che dopo aver ricordato di aver incontrato diverse volte l'autorità religiosa tibetana e di essere «lieto» del suo ritorno in Italia, ha aggiunto: «Il Dalai Lama non ci ha chiesto incontri» ed anzi, dimostrandosi «molto più intelligente di alcuni suoi sponsor, ha detto di non volere che la sua visita fosse un motivo per turbare le relazioni con la Cina». Pietro Folena, di Rifondazione, commenta: «Al presidente Prodi dico che il rispetto dei diritti umani è la prima ragion di Stato per un paese libero dell'Unione europea che i buoni rapporti commerciali con la Cina non possono certo essere meno importanti della causa di 6 milioni di tibetani oppressi dal regime di Pechino. Non possiamo essere sempre l'Italietta che si spaventa di fronte alle potenze straniere. La Germania si è comportata in modo del tutto opposto e avremmo dovuto imitarla».

 

2) Jean-Paul Desimpelaere

Les Chinois ont-ils liquidé les Tibétains ? http://www.solidaire.org/ 31-05-2006 

Il en est arrivé à la conclusion dégrisante que les preuves du génocide tibétain par les Chinois avaient été falsifiées et il a aussitôt donné sa démission en tant que directeur de la campagne pour l'indépendance du Tibet (1). 

Dans les années soixante, sous la direction du frère du Dalaï-Lama, Gyalo Thondrup, des témoignages furent collectés parmi les réfugiés tibétains en Inde. French constata que les chiffres des morts avaient été ajoutés en marge par après. Autre exemple, le même affrontement armé, narrée par cinq réfugiés différents, avait été comptabilisée cinq fois. Entre-temps, le chiffre de 1,2 million de tués par la faute des Chinois allait faire le tour du monde. 

French affirme que ce n'est tout bonnement pas possible : tous les chiffres concernent des hommes. Et il n'y avait que 1,5 million de Tibétains mâles, à l'époque. Il n'y en aurait donc quasiment plus aujourd'hui. Depuis, la population a augmenté pour atteindre presque 6 millions d'habitants actuellement, soit presque deux fois plus qu'en 1954. Chiffre donné et par le Dalaï-Lama et les autorités chinoises, étonnamment d'accord pour une fois. 

Des observateurs internationaux (la Banque mondiale, l'Organisation mondiale de la santé) se rangent d'ailleurs derrière ces chiffres. N'empêche qu'aujourd'hui encore, le Dalaï-Lama continue à prétendre que 1,2 million de Tibétains sont morts de la faute des Chinois. 

Le dalaï-lama est-il une sorte de pape du bouddhisme mondial ? 

Ici, il convient de relativiser les choses. 6 % de la population mondiale est bouddhiste. C'est peu. En outre, le dalaï-lama n'est en aucun cas le représentant du bouddhisme zen (Japon), ni du bouddhisme de l'Asie du Sud-Est (Thaïlande), ni non plus du bouddhisme chinois. Le bouddhisme tibétain représente seulement 1/60e de ces 6 %. Et, enfin, il existe de plus au Tibet quatre écoles séparées. Le Dalaï-Lama appartient à l'une d'elles : la « gelugpa » (les bonnets jaunes). Bref, un pape suivi par peu de fidèles religieux, mais par beaucoup d'adeptes politiques… 

Qui sont ses sponsors ? 

De 1959 à 1972 :  180.000 dollars par an pour lui personnellement, sur les fiches de paie de la CIA (documents libérés par le gouvernement américain ; le dalaï-lama a nié la chose jusqu'en 1980) ; 1,7 million de dollars par an pour la mise en place de son réseau international. 

Ensuite le même montant a été versé via une dotation du NED, une organisation non gouvernementale américaine dont le budget est alimenté par le Congrès. Le Dalaï-Lama dit que ses deux frères gèrent « les affaires ». Ses deux frères, Thubten Norbu (un lama de rang supérieur) et Gyalo Thondrup avaient été embauchés par la CIA dès 1951, le premier pour collecter des fonds et diriger la propagande et le second pour organiser la résistance armée. 

La bombe atomique indienne : le bouddha souriant 

Dès le début, c'est-à-dire quand il est devenu manifeste que la révolution chinoise allait se solder par un succès en 1949, les USA ont essayé de convaincre le dalaï-lama de gagner l'exil. Ils mirent de l'argent, toute une logistique et leur propagande à sa disposition. Mais le dalaï-lama et son gouvernement voulaient que les États-Unis envoient une armée sur place comme ils l'avaient fait en Corée et ils trouvèrent donc la proposition américaine trop faible. (Modern War Studies, Kansas University, USA, 2002). En 1959, les Etats-Unis parvenaient quand même à convaincre le dalaï-lama de quitter le Tibet, mais il fallait encore convaincre l'Inde de lui accorder l'asile. Eisenhower proposait un « marché » à Nehru : l'Inde acceptait le dalaï-lama sur son territoire et les Etats-Unis octroyaient à 400 ingénieurs indiens une bourse d'études afin qu'ils s'initient à la « technologie nucléaire » aux États-Unis. Le marché fut accepté (2). En 1974, la première bombe A indienne fut affublée du surnom cynique de... « bouddha souriant » (3). 

 

1 « Tibet, Tibet », P. French, Albin Michel, 2005. 

2 Le major américain William Corson, responsable des négociations de l'époque, Press Trust of India, 10/8/1999. 

3 Raj Ramanna, ancien directeur du programme nucléaire de l'Inde, 10/10/1997, Press Trust of India.

 

21/12 Tiziana Colusso - www.tizianacolusso.it

 Segnalo, visto che interessa l'argomento, che sul supplemento domenicale del quotidiano “Liberazione”, domenica 23, sarà pubblicato un mio lungo articolo sul Dalai Lama ed argomenti correlati. In realtà ho cercato di andare oltre alla polemica contingente, privilegiando le indicazioni etiche e di sviluppo dell'umanità indicate dal Dalai Lama. Le istituzioni e le loro logiche cambieranno difficilmente, ma gli esseri umani possono e devono cambiare.