RISPOSTE E CONTRORISPOSTE - INTERVENTI SUGL'INTERVENTI,
da maggio2007
Pubblichiamo qui le Risposte ai Documenti, e le Controrisposte; a cominciare da una certa data. Pensando che questo scambio possa interessare. Ce n'erano anche prima e ora si vedrà se e quanto recuperarle. E si vedrà di fare meglio.
23/05/08 - Il problema dei Rom dev'essere risolto
23/05,
Barbara Spinelli, giornalista de La Stampa
Non
condivido per nulla l'impostazione del problema che trasuda razzismo.
R.
- Non c'è nulla di razzismo nel testo
di cui Lei parla; assolutamente, è solo il tentativo di risolvere una
situazione di criminalità perdurante, e che non può essere ulteriormente
tollerata. Noi partiamo sempre da una concezione fraterna, ma il fratello
talvolta dev'essere richiamato anche in modo forte, e però sempre con spirito
fraterno e solidale
Il
lupetto
Complimenti
per il sostanziale contenuto razzista e fascista di questi messaggi! I Rom non
sono un problema, sono esseri umani, non diciamo idiozie! Se c'è qualcosa che
va espulso dalla società è la mentalità razzista che trasuda dalla tua mail.
3/06
R. - E' chiaro che non hai letto con
attenzione il documento; nel quale non v'è nulla di razzista. E' detto infatti:
o il Rom accetta la proposta di stabilirsi nel comune, con l'offerta di
lavoro e alloggio, con la scuola e la formazione professionale per i figli, con
l'uscita dalla precarietà e dalla criminalità e l'ingresso in una società
eticamente e giuridicamente ordinata, ch'egli s'impegna a rispettare. Questo si
cerca, una vita dignitosa per il Rom, così come per la società in cui vive. La
vita dignitosa per un essere umano che la condizione attuale rende
inumano. Questo si cerca, non il razzismo di cui tu fantastichi. Lo si cerca
con decisione, con decisa volontà operativa perché i problemi non possono
essere lasciati a languire eternamente. La responsabilità solidale lo vuole.
Virginia Vianello - Condivido e forwardo
26/05,
Alessandro Presicce
La
posizione da lei espressa mi vede in forte contrasto. La ritengo superficiale e
grossolana, per nulla attenta al vero problema della convivenza di culture
differenti.La prego di cancellarmi dalla sua lista.
3/06
R. -
La tua risposta mi meraviglia
molto: dunque quando tu non condividi l'opinione di un altro, lo elimini, non
discuti con lui. E questo è il primo punto.
Il secondo concerne il
documento, che sarebbe superficiale e grossolano: forse superficiale è la tua
lettura. La proposta ai Rom è altamente umana: è quella di stabilirsi nel
comune, con l’offerta di lavoro e alloggio, con la scuola e la formazione
professionale per i figli, con l’uscita dalla precarietà e dalla criminalità e
l’ingresso in una società eticamente e giuridicamente ordinata, ch’egli s’impegna
a rispettare. Oppure preferisci ch'egli continui a vivere una vita di stenti,
di microcriminalità, di diseducazione dei figli. Questo vuoi? è questo il tuo
rispetto delle culture? che continuino a restare inumane, e ad affliggere la
cultura in cui si trovano a vivere?
Davvero vorrei una risposta
adeguata a questi interrogativi.
18/04/08 - Riflessioni sulla sconfitta del Centrosinistra
18/04,
Piera Graffer
Or
ora al Caffè di RAInews24 il Prof. Vaciago diceva: "ognuno ha quello
che si merita". La Sinistra ha perso perché ha sempre voluto mettere le
mani delle tasche di chi lavora per mantenere chi non lo fa. E chi lavora è
stufo.
20/04 R. Mi
sembra che davvero esageri. La Sinistra avrebbe messo le mani nelle tasche di
chi lavora per dare a chi non lo fa, ai fannulloni. Non mi pare che abbia fatto
questo; semmai ha puntato alla ridistribuzione della ricchezza per il benessere
di tutti. I fannulloni sono soltanto una marginalità, oppure c'è di mezzo la
malattia. Del resto in Francia e in altri paesi c'è lo SMIG, il salario minimo
generalizzato, che va a tutti i cittadini che non hanno un reddito, affinché
una base economica sia assicurata a tutti.
21/04
Replica
Hai mai visto “report”? Hai
mai visto quanto costano gli enti inutili, i nullafacenti spazzini
napoletani e tutta la struttura di dirigenti sopra di loro? Hai mai sentito
parlare di ospedali del Sud con gli escrementi nei corridoi, coi pazienti,
quelli che non vengono al Nord, che muoiono sotto i ferri dei medici? Hai mai
sentito parlare di “cattedrali nel deserto”? Sai quanto costa al giorno
l'Alitalia, a chi paga le tasse? Il Sud le paga alla mafia, perché costa molto
meno, però quei soldi non vanno nella cassa comune.
Tutti questi sprechi
allucinanti sono stati pagati dal Nord, e continueranno finché il Nord sarà
disposto a lasciarsi dissanguare per mantenerli. Se il Nord deciderà
altrimenti, il Sud o prenderà le armi e il sangue ce lo succhierà con la forza,
come del resto sta già succedendo, oppure il suo benessere dovrà cominciare a crearselo
da solo.
Io non sono nessuno e non
conto nulla. Però sono molto curiosa di vedere come andrà a finire.
22/04 R. Io
sono lombardo e vivo ed opero da oltre trent’anni nel Sud, ma non ho mai visto
né escrementi nei corridoi degli ospedali, né pazienti che muoiono sotto i
ferri. E le tasse le paghiamo tutti, più o meno (c’è anche l’evasione, certo),
al Sud come al Nord. Qui si sta facendo della mitologia. Il Nord ne pagherà di
più perché produce di più, perché nel Sud l’industrializzazione non è ancora abbastanza
forte, per tutta una serie di ragioni; ma il Nord non si dissangua certo per
questo. Semmai c’è, e ci dev’essere, una ridistribuzione della ricchezza, una
solidarietà per cui chi ha di più aiuta chi ha di meno. Una solidarietà che fa
parte della giustizia. Questo mi sento di dirti.
18/04, Alberto Minafra
Apprezzo e condivido la lettera dove il nostro
"popolo", che ha perso la rappresentanza istituzionale, chiede a se
stesso di unirsi per una Sinistra moderna e radicale. Vorrei solo aggiungere che,
trovandoci adesso in una sorta di "anno zero", tutte le forze che
governano nelle varie amministrazioni con il PD devono sciogliere il legame, e
passare all'opposizione, a cominciare dalle elezione per il sindaco di Roma.
21/04 R. Non
comprendo la tua proposta. Perché lasciare le amministrazioni? le quali
conseguono ad un voto popolare; e rappresentano per la Sinistra un importante
punto d'impegno nella società, d'impegno concreto. E poi perché parlare di anno
zero? C'è stata una dolorosa sconfitta elettorale, un forte calo di voti,
quindi di fiducia; per diverse ragioni. Per la ragione del voto
"utile", che cioè potesse contrastare l'ascesa del Berlusconismo;
quindi la concentrazione sul PD. Probabilmente anche perché la frammentazione
della Sinistra non raccoglieva la fiducia popolare. Poi l'astensionismo. Ma la
Sinistra resta ancora una forza, e non piccola, che può recuperare anche il suo
elettorato. Il problema maggiore credo sia l'unità, il superamento della
frammentazione, e di tutti i motivi che ci giocano. Questo è il punto dolente,
di non facile soluzione.
18/04, hajester@libero.it
Pure
io voglio fare un appello, se volete lo potete diffondere, se non lo
condividete, non me ne frega niente.
La sinistra è finalmente, dico io, sparita, per il semplice fatto che non
esisteva; per troppo tempo abbiamo visto un fantasma aggirarsi intorno a noi
(ma Zulù diceva già diverso tempo fa, e meglio di me, di fare attenzione
ai ravanelli); finalmente più di qualcuno si è reso conto della necessità di
risvegliarsi. Finalmente sparisce quell'ammortizzatore, che ha fatto da freno
alle legittime lotte della gente, quell'ammortizzatore che ha illuso, preso in
giro e sbeffeggiato le speranze della gente che aveva deciso di fidarsi della
Sinistra.
Bene, io la penso così: oggi esistono due destre, una al governo ed una
all'opposizione; poi esiste il movimento, debole (e sappiamo che non solo a
causa della repressione) che mai ha avuto a che fare con quella Sinistra che si
faceva chiamare radicale (perché poi? in che senso radicale?).
Ora voi della "Sinistra" fate quello che vi pare, togliete il simbolo
(cioè la vostra identità), rimettete il simbolo, cambiatelo, cambiate i vostri
leader, confermateli, fate quello che cazzo vi pare, ma che non vi venga in
mente di intrufolarvi nel movimento, che tanto, la vostra logica è conosciuta,
e del resto è tattica vecchia; i vostri tradimenti li conosciamo.
Scusate la crudezza, ma è meglio essere duri e chiari, che rischiare di essere
fraintesi.
Queste parole, ovviamente, non provengono da un pulpito, né tantomeno sono le
parole di un guru o di un leader o di chissà quale personalità; sono le parole
però di una compagna che la lotta cerca di costruirla giorno per giorno e
quando qualche "compagno" prova a smontarmela la mia lotta fatta
sulla mia pelle, con i suoi giochetti di conteggio di poltrone, scusate, ma mi
brucia assai.
Un abbraccio lo rivolgo a quei compagni che a sinistra hanno votato e che dalla
sinistra sono stati delusi, tutti gli altri, a casa!
21/04 R. Il tuo appello è giusto. La Sinistra, con tutte le sue lotte
interne, le sue divisioni, la sua complicità col potere, ha deluso la gente.
C'è molta verità in quello che dici. E spesso ha contrastato i movimenti, che
erano l'espressione della società civile, del potere popolare. Un fatto
abnorme. E però anche i movimenti spesso sono deboli, discontinui, fragili.
L'organizzazione è una forza cui non si può rinunziare; e con l'organizzazione
il Parlamento.
Vogliamo una Sinistra autentica, presente in Parlamento ma distaccata dal
potere; vicina al popolo; attenta e collegata coi movimenti. E vogliamo una
Sinistra unita; basta coi particolarismi e con l'ambizione dei capi.
18/04, Circolo Giustizia e Libertà - Sassari, Aldo
Borghesi
Riportiamo l'intervento sulla
sconfitta elettorale della sinistra, che dice in poche righe molto più di
quanto contenga il molto blabla sull'avvenimento sparso in questi giorni da
colonne di giornali e sempre inessenziali trasmissioni televisive. Nel
vento di pazzia che tira furibondo a sinistra - si veda il cervellotico appello identitario immediatamente
diffuso in area PDCI - forse sarebbe bene che qualcuno, prima di disseppellire falciemartelli,
stellerosse e magari giberne di Stalin, leggesse e si fermasse un attimo a
riflettere.
18/04, Roberto Pirani, www.buonsenso.it
A
Veltroni quanto lei scrive non importa nulla: PD e PDL ragionano nello stesso
modo, interessi privati con denaro pubblico. E persone come Vendola, invece di
lavorare sulla loro diversità da questo schifo, accettano mediazioni al ribasso
come sui 5 (cinque!) inceneritori.
Guardi anche il blog di una persona autorevole come Ferdinando Imposimato:
ferdinandoimposimato.blogspot.com
Senza la pretesa di voler convincere nessuno.
21/04
R. Non credo che ciò che noi
scriviamo non importi nulla a Veltroni, non credo che sia così cinico, che sia
l'equivalente di Berlusconi. C'è una grossa differenza e il nostro precedente
documento, che Lei ha avuto, lo dimostrava.
Quanto agl'inceneritori, o meglio ai termovalorizzatori (coi debiti filtri),
vorrei sapere se voi avete una proposta migliore e veramente efficace per
smaltire i rifiuti. Dire no è troppo facile.
Quanto ad Imposimato, non credo sia una persona autorevole, né significativa.
18/4, Silvano De Iesu
condivido
in pieno la tua analisi e noto che stanno nascendo diverse iniziative di questo
tipo (vedi www.comunistiuniti.it).
Ma
come superare l'attaccamento al potere della classe dirigente (o perlomeno dei
suoi vertici) e la difesa dei simboli?
E
come portare alla gente la nostra risposta alla crisi di oggi se usiamo ancora
parole che fanno scappare le persone prima ancora che entrino in contatto
con il contenuto (capitalismo, lotta, compagno, comunismo, etc.)?
A
parte (ormai) poche persone che hanno gli strumenti culturali per capire, il
livello medio in Italia è molto basso (grazie anche alla tv del Berlusca).
La
gente vuole risposte pratiche, concrete, soluzioni per l'oggi e non gliene
frega più niente di un mondo giusto ma utopico o, comunque, lontano.
Continuando
ad usare questo sistema non andremo al di là della situazione attuale, anzi,
continueremo a precipitare. Bisogna cambiare impostazione, modo di fare
politica e di presentarsi alla gente.
Qualche
esempio per carcare di essere più chiaro:
1.
Noi non siamo contro la crescita, siamo per la crescita intelligente e
sostenibile...ed è attuabile oggi e subito;
2.
Il PIL è un indicatore troppo limitato per stabilire il livello di sviluppo di
un Paese. Da oggi noi lo misureremo come in molti altri Paesi europei e nel
mondo considerando anche il livello dei servizi, etc.;
3.
Invece di parlare di capitalismo, che a tutti ormai suona vecchissimo e fuori
moda (ed in effetti ha cambiato connotati) cominciamo a parlare di finanza
internazionale e di speculazione economica;
4.
La filiera corta della produzione agricola non è per combattere la
globalizzazione, perchè tanto tutti lo ritengono impossibile e oltretutto
sbagliato, ma per avere prodotti più sani a meno prezzo;
Abbiamo
un grosso problema di comunicazione. E non abbiamo il coraggio di scendere dal
piedistallo della cultura e dell'ideologia per trovare una risposta efficace.
Io sono perfettamente d'accordo con te, ma se lo diciamo così non recupereremo
mai. Capisco l'obiezione che per raccogliere i cocci adesso non c'è tempo per
un processo di "modernizzazione" terminologica e comunicativa. Ma
radunarsi oggi intorno al comunismo e all'anticapitalismo e poi cercare di
modernizzarsi non dà credibilità. Saremo solo i soliti quattro gatti
nostalgici, spazzati via alla prossima elezione, testimoni fieri e orgogliosi
di un'utopia ma assolutamente fuori dalla realtà.
Invece è
la maggioranza degli Italiani che non vede la realtà, ma non è una buona
tattica dirglielo apertamente. Noi facciamo la figura dei saccenti, presuntuosi
e sorpassati, mentre la nostra "lotta" sta purtroppo diventando
sempre più attuale. Perfino Tremonti adesso tuona contro la
globalizzazione e contro Prodi, Padoa-Schioppa e compagni, servi della Goldman
and Sachs e delle Banche internazionali che hanno lanciato questa
offensiva di ipersfruttamento.
Ma
quanti Italiani sono pronti a crederci? Abbiamo una strategia per far capire
alla gente comune qual'è la situazione? Ci basta essere contenti di difendere
ancora simboli e parole con cui siamo cresciuti? Perchè, come dici tu, essere
ancora il partito operaio e contadino, quando la maggior parte oggi sono
impiegati? Partito dei lavoratori? Tutti lavorano, anche un imprenditore.
Il
momento della ricostruzione è fondamentale: bisogna ripartire nuovi, non più vecchi
di prima.
21/04 R.
Ttu
tocchi alcuni punti essenziali:
l'attaccamento
al potere dell'intera classe dirigente di Sinistra; e però alcuni sono già
dimissionari; ma certo un rinnovamento più ampio è necessario;
il
problema della comunicazione, il rinnovamento del linguaggio, necessario
affinché la gente comprenda. In realtà nel documento il linguaggio
era semplice e comprensibile. La parola "capitalismo" non si può
espungere; è il sistema in atto; finanza e speculazione ne sono solo una parte.
E' il sistema ingiusto, con l'espropriazione, lo sfruttamento, l'accumulo di
ricchezza; la gente lo può capire. Per la parola "comunismo" è
diverso, perché porta in sé l'eredità del dispotismo sovietico, di
quella feroce e fallimentare esperienza storica. Meglio evitarla. Si
può parlare di ridistribuzione e comunione dei beni.
D'accordo
sulle proposte concernenti la crescita e il PIL.
Credo
che gli obiettivi urgenti siano tre: l'unità della Sinistra, il suo
rinnovamento culturale e linguistico, il contatto con la gente.
18/04, Gianni Malatesta
Mi
scusi se mi permetto di intervenire sulle riflessioni sue e del Movimento
che rappresenta, a titolo personale, come uno che semplicemente ha cercato di
darsi da fare, come tanti altri in questo paese pieno di contraddizioni, per
realizzare un cambiamento profondo di questo nostro sistema, a
partire dai problemi concreti: quelli cioè che, con le mie conoscenze e con le
mie capacità, posso affrontare , trovando in questo unione, collaborazione,
solidarietà, appoggio da parte di tanti altri come me.
Credo
che la sinistra, se vuole davvero contribuire a quel cambiamento radicale del
sistema e a costruire una società più giusta, deve, per prima cosa, mutare
radicalmente se stessa, a cominciare dallo scriversi con la lettera minuscola,
come primo segno di un'umiltà che le è mancata da sempre.
Mi
sono sempre sentito parte di questo popolo ed ho sofferto sulla mia pelle i
vizi che hanno, per quanto ricordi, sempre percorso le diverse anime di
questo variegato universo: primo fra tutti quello di sentirsi - ciascun
frammento, grande o piccolo che fosse - depositario di una verità da insegnare
o da trasmettere agli altri.
Ora
che la bruciante sconfitta elettorale di questa Sinistra mette a nudo e rende
palese la drammatica inadeguatezza di quanti si sono
presentati all'elettorato con la pretesa di rappresentare in
Parlamento le istanze del cambiamento, la prima lezione che tutti dobbiamo
prendere è quella dell'umiltà.
Io
non credo, professore, che la strada indicata nel documento che ci ha
trasmesso sia quella che davvero aiuta la sinistra e, quel che più
conta, il paese ad uscire dal pantano in cui si è infilato.
Non
credo che il problema più urgente sia l'unità della sinistra: anche perchè
penso che la divisione della sinistra sia solo il sintomo della malattia, ma
che le radici della malattia siano altre.
Gli
appelli all'unità non avranno alcun esito, a convincercene dovrebbe aiutarci
almeno la memoria: quanti appelli di questo tipo ho ascoltato? quale altro
risultato ho visto, negli anni, se non la proliferazione di sempre nuove
sigle? Denunciare le divisioni della sinistra come causa della sconfitta non
vorrei che distogliesse l'attenzione dalla ricerca delle vere cause della
disfatta. Cause che sono tutte interne per cui, anche se è amaro doverlo dire,
occorre riconoscere che ha ragione chi dice: "chi è causa del suo mal
pianga se stesso". Lo dico senza compiacimento, trasformandolo in un
invito rivolto a tutti a prendere atto del proprio specifico contributo al
fallimento complessivo e a riflettere sui propri errori, prima ancora di poter
solo immaginare di iniziare a costruire qualcosa di nuovo. Chi non lo
comprende, è giusto che scompaia: almeno eviterà di far danno.
L'alternativa,
temo, è ben difficile che possa nascere da questa sinistra. Certo non può
nascere da questa sua classe dirigente.
Se
nascerà (e ciascuno di noi deve, se ci crede davvero, continuare a impegnarsi
per aiutarla a venire alla luce), non potrà essere che dal territorio e da ciò
che nel territorio si sta muovendo nelle lotte in difesa dei beni essenziali
alla sopravvivenza (vogliamo continuare a chiamarli i "beni comuni",
a prescindere dalla lista che si è presentata con questo nome?): salute, aria,
acqua, cibo, lavoro ...
Ecco,
il suggerimento che mi sento di dare è quello di fermarsi e ascoltare ciò
che emerge dal paese: ma ascoltare veramente, senza pregiudizi, per imparare
davvero, perchè c'è tanto da imparare, e non solo da quelli che la pensano come
noi. Poi, se ci si continua a credere, mettersi al servizio del movimento che
c'è, rinunciando a "guidarlo" o a metterci il cappello sopra: ma
forse questa è pura utopia.
L'Utopia,
quella vera, o saremo capaci di renderla concreta, realizzabile qui ed ora, o
ancora una volta saremo spazzati via.
Se
sapremo ascoltare, ad esempio, ci accorgeremo, come è capitato a me, di vedere
che, al di là di tante parole e di tanti proclami, nel paese esistono forze
sane in grado di renderla concreta, questa Utopia. Penso anche, se
vogliamo cambiare questo sistema, dobbiamo partire dalle sue
contraddizioni più evidenti e dimostrare, realizzandole, che sono
possibili alternative concrete, come mi è capitato di constatare grazie alla
frequentazione di alcune di queste realtà vive del paese. Io penso che la
strada giusta da percorrere sia quella di aiutare a crescere queste forze sane,
che hanno compreso che i loro obiettivi sono radicalmente altri da quelli
imposti dal pensiero unico dominante. Da lì può nascere un movimento di nuova
resistenza: temo sia prematuro e quindi neppure auspicabile, pensare
che nell'immediato possa concretizzarsi sotto forma di forza politica
nazionale, mentre nelle realta territoriali in cui c'è una maggiore presenza e
un maggiore radicamento del movimento di resistenza, esso può e deve rendersi
visibile a livello delle istituzioni locali.
Sotto questo profilo, non ho affatto perso la
speranza.
21/04 R. Tu
chiedi un cambiamento radicale della Sinistra, a cominciare da una minore
presunzione, una maggiore modestia. Giusto; credo sia necessario
anche un cambiamento culturale, uno svecchiamento, anche di linguaggio,
affinché la gente comprenda, un essere vicino alla gente.
Non pensi che l'unità sia possibile perché tante volte
la si è inutilmente invocata. E però ora il colpo è forte, ora è palese che la
gente non può aver fiducia in tutti questi partiti e partitelli, capi e
capetti. Credo che questa volta si possa riuscire, pur con difficoltà. Non
penso sia facile ma possibile.
Vorresti
abbandonare la forma partito per ricominciare da forze vive del territorio, far
crescere così forme e movimenti locali. Non credo sia possibile; sarebbe
lunghissimo, e avrebbe la pericolosa fragilità che spesso hanno i movimenti;
come abbiamo visto in questi anni. In tal senso l'organizzazione è necessaria
e, più oltre, la presenza in Parlamento.
18/04, canziart@libero.it
Tu l'america non la scoprirai
mai e il presuntuoso sei tu, e le tue lettere visto che le indirizzi ai grandi
leader, loro si disfattisti e individualisti.. Quelli che hai votato tu..
Scrivile a loro perché a me non interessano ne loro ne te. Io non ho votato e
non voterò, e la mia campagna elettorale l'ho fatta. Tu stai pure dietro ai
senza identità né dignità dei tuoi paladini, che son sordi alle tue letterine.
22/04 R. Lasciami dire ancora una volta che sei presuntuoso
forte. Gli interventi sono indirizzati ai leader perché sono loro i
responsabili della Sinistra organizzata, quella che va in Parlamento e fa le
leggi; e senza organizzazione, Parlamento e legge non si fa nulla; si può solo,
con una rivoluzione, sovvertire la società e instaurarne una migliore - se ci
si riesce - con un nuovo Parlamento e una nuova legge. Ma la rivoluzione non
sta dietro l'angolo.
Questi problemi tu non te li
poni: ti basta la tua individualissima opinione. Ma è solo operando insieme,
con dignità e coscienza, che si può costruire una società migliore,
quella per la quale noi siamo impegnati.
18/04, Claudio Giambelli
Entro in punta di piedi nella
discussione, per dire che mi sento molto vicino alle parole di Gianni
Malatesta, in particolare: "Se nascerà (e ciascuno di noi deve, se ci
crede davvero, continuare a impegnarsi per aiutarla a venire alla luce), non
potrà essere che dal territorio e da ciò che nel territorio si sta muovendo
nelle lotte in difesa dei beni essenziali alla sopravvivenza (vogliamo
continuare a chiamarli i "beni comuni", a prescindere dalla lista che
si è presentata con questo nome?): salute, aria, acqua, cibo, lavoro”. E anche:
“Io penso che la strada giusta da percorrere sia quella di aiutare a crescere
queste forze sane, che hanno compreso che i loro obiettivi sono radicalmente
altri da quelli imposti dal pensiero unico dominante”.
In altre parole, anche io penso che l'osservazione e l'ascolto dal basso dei
valori e dei problemi delle "forze sane" costituiscono i validi
elementi per costruire quella necessaria unità che sarà un punto di arrivo e
non un punto di partenza, che può rischiare di essere concettuale e astratto.
Abbiamo bisogno di parole giuste accompagnate da corrispondenti prassi giuste;
e le parole giuste e prassi giuste le possiamo solamente "estrarre"
dall'osservazione e compartecipazione con le realtà vive e sane del paese.
22/04 R. Mi piace il tuo punta di
piedi. E però hai ragione, la gente, che detiene il potere in democrazia, la
sovranità popolare, lo esercita solo in quella magra occasione del voto ogni
cinque anni. Noi chiediamo il "mandato imperativo", che ora la
Costituzione esclude, e cioè che l'eletto riceva dal collegio un preciso
mandato, e debba rendere conto mensilmente del suo lavoro in assemblee mensili
col collegio, e poi alla fine della legislatura, quando il collegio lo
giudicherà. Ma i partiti devono alla gente un'attenzione continua. Ciò che non
fanno: si veda la loro disattenzione ai movimenti, quando non è fastidio.
18/04, Francesca Turchi
Condivido solo in parte
quanto state dicendo. Mi sembra assurdo continuare a credere che le persone che
votano Destra siano "terra terra", culturalmente o politicamente non
preparate. Io sono di sinistra, in modo netto e da sempre, ma studio scienze
politiche e so che molti miei amici hanno votato a destra, molti studenti che
magari lavorano nella cooperazione e credono nei diritti umani ecc.; e così
altri miei amici che ho conosciuto in Perù e che amano il mondo, il viaggio.
Finché continuerete a farne una questione di stupidità.
Non so, io non credo sia
stupido volere cose come la sicurezza o la serenità economica. Credo che non
sia stupido voler vivere bene, mi fa rabbia sentire ancora queste
considerazioni fuori dal mondo.
22/04 R. Credo
sia innegabile la presenza di una fondamentale rozzezza culturale sia
nell'assemblaggio berlusconiano che nella Lega. L'analisi del voto del 2001,
poi, ha indicato come grande elettore di FI la "casalinga di
Voghera", cioè un personaggio che ha scarsa cultura, e soprattutto è
disinformato perché non legge i giornali e possiede solo le notizie scarne e
manipolate della TV.
Del resto le statistiche
dicono che quanto ai giornali quotidiani, in cui le notizie sono diffuse
largamente e anche discusse, l'Italia è scarsa rispetto ai maggiori paesi
europei. Suppergiù, se diamo 100 a Inghilterra, Germania è a 90, Francia a
70, Italia a 50. V'è inoltre la suasione mediatica delle televisioni
berlusconiane, e anche della RAI che dai berlusconiani non si è mai liberata.
Un punto gravido di conseguenze, anche per il prossimo futuro.
19/04, Sandro fast
Si sapeva che non poteva
cambiare nulla senza cambiare le regole del gioco. Pur non sapendo giocare ma
solo contrastare il gioco, hanno voluto giocare.
Se non si inizia a condurre una marcia per la lesione dei diritti
costituzionali non si risolverà...un
cazzo! I partiti sono morti da quando divenuti comitati di affari.
22/04 R. Le regole del gioco, cioè
la legge elettorale, avrebbero fatto perdere il Centrosinistra? con le
stesse nel 2006 aveva vinto, sia pur di misura. E perché mai il
Centrosinistra non saprebbe giocare? Semmai ha meno mezzi di persuasione
mediatica, visto che i berlusconiani stanno ancora sempre nella RAI; mezzi che
sono certo importanti; ma questo rientra nell'anomalia italiana, dove un tycoon
con tre televisioni può entrare in politica e reggere il governo. E nella
scarsa attenzione del governo Prodi, che non ha fatto una legge in proposito;
pur sapendo di essere in condizioni precarie.
Non credo si possa dire così,
semplicemente, che i partiti sono comitati di affari; semmai c'è il
problema della collusione col mondo degli affari, diverso da partito a
partito; da cui bisogna liberarsi. La Sinistra, al riguardo, dev'essere
pura.
19/04, Antonio Scandone
Pienamente
d'accordo sull'accorato (o forse disperato) appello.
Ma è
veramente tutto finito? Tutto fagocitato dal grande gorgo dell'edonismo di massa
(Pasolini) e dell'individualismo più disumano?
Voglio
credere che la scomparsa della Sinistra dal parlamento italiano sia stata
causata soprattutto dall'odio radicale nei confronti di Berlusconi, per non far
vincere il quale si è puntato tutto sul "voto utile" a Veltroni. In
fondo, meglio lui che Berlusconi.
Con
il risultato che ora in parlamento non abbiamo neanche una voce di vera
opposizione, se non forse (ultima speranza) quella di Di Pietro.
Nel
frattempo gli altri litigano sugli stracci, e credono ancora nella potenza
aggregatrice delle falci e dei martelli. Ancora una volta forme, anziché
sostanze.
22/04 R. Perché
parli di odio contro Berlusconi? Che c'entra l'odio? E' invece intollerabile
che un tycoon con tre televisioni, e un truffatore carico di processi, e un
manipolatore della legge e del parlamento, diventi di nuovo capo del governo.
Ma altrettanto corrotti sono quegli altri che quelle leggi hanno votato;
compreso il cattolicissimo Casini, sostenuto da Ruini. Per l'Italia è
semplicemente vergognoso; ma può essere anche rovinoso. Vuol togliere l'ICI: ma
ecco che risulta che già il 40% dei possessori di case sono esenti; e che
il grosso dell'ICI residua proviene da case signorili e lussuose; tra cui le
molte di Berlusconi.
Guarda che non si litiga
sugli stracci: il problema è di avere una Sinistra unita e forte; e non un
mucchio di partiti e partitini, capi e capetti; ognuno dei quali pretende di
essere lui solo la vera Sinistra. Senza l'unità non si può ottenere la
fiducia della gente
20/04, Virginia Vianello
Diciamo che sono una
elettrice straincazzata non perché non si è vinto, ma perché ho la sensazione
che si sia voluto perdere. Non ho capito questo scollamento dalle persone
e dai problemi; non ho capito questo edulcorarsi e ricostruirsi in un partito
unico molto tempo prima che gli italiani capissero questa operazione. L'unica
cosa è che mi sembra abbiano giocato ai dilettanti allo sbaraglio; non hanno
eroso con il remake a dx ma hanno eroso alla sx e tenuto a casa un bel po' di
persone.
Non sono un'astensionista perché non mi piace né turarmi il naso né regalare
voti, ma l'utopia e la fantasia al potere fa parte ormai del passato. Io sogno
un governo e un capo di governo che lavori per il popolo con il popolo, sogno
il non arricchimento di chi è al potere, sogno la ridistribuzione, sogno che il
popolo possa veramente controllare l'operato dei politici.
Sogno
una chiesa che faccia di più per i paesi e i popoli poveri, non usando il
metodo usato sui nativi americani: mangiare e vestire se ti cristianizzi; sogno
quindi una chiesa che non si interessi delle cose laiche, e sogno un governo
che sappia tenersi lontano dalle cose religiose. La fede è una cosa privata, e
quindi a livello privato si può decidere qualcosa per sé, ma non si può imporre
il proprio modo di vedere e di credere a tutta la nazione.
22/04, R. Scollamento, direi di sì, da parte della Sinistra, che
ha fatto poco o nulla campagna elettorale, nel senso di contatto con la gente;
un contatto che però dev’essere tenuto sempre. E l’intero Centrosinistra non ha
ascoltato e corrisposto alla gente, quando era al parlamento e al governo, sui
temi della sicurezza, della giustizia certa, dello spreco dei politici. Punti
su cui la gente era sensibilissima, e invocava un intervento rapido e deciso.
Il
PD non è stato improvvisato, no; c’è stato tempo e c’è stata una forte campagna
elettorale. L’Arcobaleno invece è stato improvvisato, e senza convinzione,
senza volontà di unione, una Sinistra frammentata e rissosa che non poteva
raccogliere la fiducia della gente.
Tu
dici “sogno”, ma è progetto, il progetto dell’umanità, di una società di
giustizia; il progetto in cui siamo impegnati
.
20/04, Gino Argentieri
E
lei ai socialisti non ha nulla da dire? Sa che esistono in Italia da oltre un
secolo i socialisti? Dialoga con Bertinotti e Diliberto, con Veltroni e
Franceschini, ma non con i socialisti. Lei ha idee molto confuse.
20/04 R. Mi pare che ha Lei le idee piuttosto confuse, caro
Argentieri. I socialisti si sono ridotto a sparuti gruppuscoli, in parte
alleati con Berlusconi, che è la fine peggiore che potessero fare; in parte
confinati in quello SDI che ha perfino rifiutato di entrare nella Sinistra
Arcobaleno. Peggio di così si muore davvero.
21/04 Replica Mi
spiace che lei, che pure non dovrebbe essere un osservatore qualsiasi,
manifesti pregiudizi che le fanno velo davanti alla realtà. È tutta la Sinistra
frantumata in gruppuscoli, non solo i socialisti, e dovrebbe chiedersi perché
minipartiti residuali tardocomunisti continuano ad inseguire le nuvole facendo
le fortune della Lega e del suo “demoniaco” Berlusconi.
Se anche i socialisti scomparissero del tutto dalla scena politica, non
cambierebbero per nulla né i problemi né le complessità della Sinistra nel suo
insieme, la quale in questo momento non ha un "ubi consistam". I
conti, più che con i socialisti, vanno fatti comunque con la storia politica e
culturale della società italiana.
22/04 R.
Perché pregiudizi? Che la Sinistra sia frantumata è verissimo, e il nostro
documento lo dice con forza, e invoca con forza l’unità. E probabilmente ci
sono anche minipartiti che inseguono le nuvole, cioè l’ideologia o il trockismo
o lo stalinismo; nuvole anche nere e minacciose. E però la Sinistra, se unita,
è una grande forza per l’umanità, per la costruzione di una società di
giustizia.
21/04 Franco Romanò, poeta e scrittore milanese
Abbiamo bisogno di discutere
ampiamente. Leggo sempre i vostri messaggi e appelli. Sto preparando una
riflessione ampia, che richiede tempo e che ti manderò non appena è pronta. Il
lavoro che fai è prezioso.
R. Grazie,
Franco, le tue parole mi confortano nella lotta.
28/03/08 - La vergognosa svendita di Alitalia
29/03,
Nico
Certo che la svendita
dell'Alitalia è un delitto: sarebbe un delitto anche se fosse una vendita,
anziché svendita. Tutta la svendita delle partecipazioni statali è stata un
delitto realizzato in massima parte dal governo Prodi 1, e in parte minore da
Amato e da Ciampi. In Francia, per legge, le partecipazioni statali definite
strategiche non sono privatizzabili; in Germania vige lo stesso principio.
Francia e Germania hanno avuto governi di centrodestra e centrosinistra: ma
tutti sono stati concordi nel rispettare quei principi.
In Italia si è invece liquidato l'intero sistema, che era alla base della
nostra ascesa fra le massime potenze economiche. Ma tu, come fai a rivolgerti
proprio a Prodi, che è stato il massimo responsabile di questo scempio?
2/04 R. Ci si rivolge a Prodi perché è, con Padoa Schioppa, il primo
responsabile; ma ci si rivolge anzitutto al Presidente della Repubblica,
denuziando a lui il misfatto; e ad altri, come Bertinotti, che a queste cose è
molto sensibile.
4/03/08 - Migliorare la democrazia
6/03,
Tullio
Sottoporremo
le questioni da Lei sollevate all'assemblea che si terrà sabato 8 mrzo a San
Giovanni in Fiore alla presenza di Guzzetta.
3/03/08 - No all’intolleranza cattolica nel PD
3/03/08, TamTam
TAMTAM
ha ricevuto il tuo messaggio e lo inserirà nel TAMTAM.NEWS del prossimo
venerdi.
4/03/08, Antonio
Sottoscrivo
completamente il documento. Anche perché, se malauguratamente si sturasse
l'otre delle intolleranze, allora anche i laici presenti nel PD potrebbero a
buon diritto rivendicare la propria intolleranza nei confronti del radicalismo
fondamentalista e cilicioforo dei Teodem.
9/03/08,
Angelo
Ma
quale intolleranza. Bisogna smetterla di minacciare di espulsione chiunque dica
una cosa che pensa e che vuole. SI TRATTA DI LIBERTA' di opinione che
viene confiscata dal male oscuro dal dio fondamentalista che sta in una
concezione dell'organizzazione da parte della Sinistra con cui non c'entra
Stalin ma lo stalinismo proprio di chi si dice antistalinista.
Non
è tollerabile oltre che chi è iscritto a un partito o ad una organizzazione
abbia meno diritti costituzionali di chi non è iscritto. Il diritto e la
libertà di opinione è costituzionale e vale per chi è iscritto e deve valere in
ogni partito, altrimenti, a norma dell’art. 49 della Costituzione, quel partito
od organizzazione è fuorilegge e anticostituzionale, e come tale dev’essere
soppresso. Questo bisogna dire anche e sopratutto da parte di una Sinistra
“borghese” e liberale quali siete voi.
Voi
che se siete tali dovreste difendere il diritto di opinione della Binetti
invece di sostenere il male oscuro di un oscuro fondamentalismo di Sinistra,
con cui si vuole e si ottiene l'autocensura o l'autocritica che è solo
prevalenza della tattica e del tatticismo opportunista sulla strategia. La
limitazione del diritto e libertà di opinione, e quindi della dialettica che è
il sale della democrazia, e quindi la minaccia o l'attuazione di centinaia e
migliaia di espulsioni che si attuano per ottenere l'autocensura e
l'autocritica deve diventare un tabù. Altrimenti non solo siete una Sinistra
liberale e borghese, ma siete una Sinistra illiberale e antidemocratica degna
dello stalinismo e del mussolinismo anche senza Stalin e senza Mussolini.
Il
problema è che qui si tace e si acconsente e ci si autocensura perché se non si
è così si viene considerati nemici. Invece il nemico quello vero è incorporato
in tale male oscuro del fondamentalismo di sinistra che ha cancellato persino
le ragioni e gli scopi dell'essere di sinistra e o comunista, che era ed
è l'abolizione della proprietà privata, e non una forma di potere dispotico
quale si fa apparire o si accetta che venga presentato, con la scusa che essere
di Sinistra o essere comunista diventa che il potere incontrollato della
Segreteria o persino del dittatore.
E
basta con questa concezione autoritaria e antidemocratica che spinge a
sopprimere o a invocare la limitazione del pluralismo e della dialettica delle
opinioni, e quindi anche di quella sociale propria dell'interclassismo che è
del fascismo e anche della Sinistra di oggi, che al fascismo ci sta portando
anche grazie ad una intellettualità accademica e politica che, come dice da se,
è diventata di sistema e quindi conservatrice molto più che il papa che attento
alla storia sa fare avanzare la cultura.
Perché
la cultura avanza solo con la storia, senza la quale si arretra di 300 anni,
come dimostra il laicismo, il sessualismo (omosessuale, lesbico o
gay, di cui si vanta una Sinistra come se fosse un merito essere omossessuali,
quando non è né merito né demerito). Ma ciò perché si scindono i diritti
sociali dai diritti individuali e civili, rendendo preminenti questi nel
momento stesso in cui si fa una politica economica e si assumono forme di
potere che sono reazionarie e tipiche dell'autoritarismo liberale, che
facilmente è connesso con il totalitarismo e il fascismo.
Altrimenti
bisogna ritornare alla rivoluzione borghese dell'89, se non a quella
socialista; per ristabilire quello che la democrazia sociale della Polis e
della RES PUBBLICA antifascista e fondata sul lavoro ha conquistato con la
resistenza con una Costituzione e una democrazia avanzata che costituisce un
unicum nel panorama occidentale; e che per ciò si vuole cancellare nei 60 anni
di tradimento della Costituzione. Che non si sa capire, e quindi tanto meno apprezzare,
per parlare a vanvera di libertà, giustizia e democrazia in termini formali,
annullando quelle che sono le conquiste e i valori e i principi di una
democrazia sostanziale. La Binetti è al mio opposto ma, come chiunque altro,
non dev’essere limitata dal male oscuro di un fondamentalismo fascista nascosto
nel cuore e nelle menti della Sinistra.
R.
Caro Angelo, ho letto con fatica il
tuo lungo scritto, pieno com'era di errori di ogni tipo. Che ho corretto.
Tu
cerchi di rivoltare la frittata ma non ci riesci. La Sinistra sovietica e il
dogmatismo staliniano d'infelice memoria non c'entrano nulla qui; né una
Sinistra nostrana foggiata su quel modello, dispotica e dogmatica, come in
parte era il vecchio PCI; e però forte nel rivendicare certi supremi principi.
Né il PD può dirsi liberale e borghese, anche se forse corre il pericolo di
diventarlo. Né tanto meno bisogna confondere me e il Movimento col PD.
Perciò il tuo scritto è in gran parte fuori tema.
Qui
c'è l'intolleranza dei Teodem, che si sono opposti all'ingresso dei Radicali
nel PD. Il quale PD è un partito pluralista, dove ci stanno varie posizioni di
pensiero, raccolte nello stesso progetto politico; e queste posizioni devono
vivere nella peculiarità di ciascuna, nella discussione e nello scambio,
cercando di comprendere ognuno le ragioni dell'altro, condividendole o meno, ma
ricavandone comunque un apporto, arricchendosi a vicenda.
Questa
è tolleranza, questa è apertura, questa è libertà. Se i Teodem non sono
d'accordo, se vogliono imporre il loro pensiero, che poi riflette o riporta il
dogmatismo vaticano, allora il PD non è il partito a loro adatto. Se ne vadano
altrove, nei partiti strettamente "cattolici" o vaticani, che del
nome cattolico si fregiano, e persino della croce; ma hanno votato le leggi
inique berlusconiane, e accolgono e promuovono personaggi clientelari e
mafiosi, condannati anche, e se ne fregiano. Come l'Unione di Centro. Che
si dice cattolica, ma è ben lontana dai principi di giustizia e di
amore fraterno del cristianesimo.
Questo
è il discorso, non altro.
29/02/08 - A proposito di donne e di indiziati di reato
Lucrezia
Vorrei fare un'osservazione
sul presente riguardante le cosiddette "quote rosa".
Francamente, da donna che si è sempre interessata attivamente alla politica,
sono molto indecisa sull'argomento, combattuta tra la consapevolezza che
lo spazio per le donne in politica sia molto limitato e una sorta di
sentimento di offesa dell'orgoglio femminile nell'accettare l'idea che la
presenza nelle cariche elettive del mio genere debba essere imposta ex
auctoritate.
Sono fermamente convinta che un apporto femminile quantitativamente più
considerevole alla politica in questo momento porterebbe quell'aria nuova di
cui ha bisogno, ma anche che, se nelle scelte delle candidature i partiti si
attenessero a dei criteri meritocratici, cioè in una competizione a pari armi,
le donne si distinguerebbero con molta facilità.
Invece credo che nelle scelte oggi in realtà prevalga non tanto un
criterio di tipo maschilista, quanto basato sulla "pesantezza" degli
interessi che l'individuo porta in gioco; e se sono poche le donne che vengono
incluse con questo criterio è solo perché esse sono meno integrate nei sistemi
di poteri
imperanti, perché per loro natura meno propense ad essi, anche questo con le
dovute eccezioni di donne che invece sono portatrici di grossi interessi
economici e di altro tipo...
Allora la domanda è la seguente: è più corretto imporre una quantità (non
sicuramente una qualità) di partecipazione della donna alla rappresentanza
pubblica o è meglio combattere in generale il sistema di cooptazione imperante
in Italia nella politica, (e non solo nella politica ma anche nell'Università o
nella sanità)?
E se il sistema dell'imposizione fosse più efficace che corretto, il fine
giustifica i mezzi ?
E chi ci assicura che nella maggior quantità della rappresentanza femminile,
quale che sia, non si continui ad applicare il sistema della cooptazione,
facendo emergere l'immagine più deleteria del mondo femminile, cioè quella
parte che, mimando atteggiamenti tipici maschili, è meglio integrata nel
sistema di potere ?
Spero di essere stata chiara, nonostante la fretta.
R. Ti esprimo il mio parere. Quanto alle quote di
presenza femminile è in gioco il principio di eguaglianza, la pari dignità e
diritto; un diritto, dunque, che impegna la coscienza, e che dovrebbe impegnare
anche la legge. Un diritto cui si deve corrispondere, cui un partito onesto
deve corrispondere; e a suo tempo universalizzarlo e renderlo coattivo con la legge.Quanto
alla cooptazione, come tu dici, o alla clientela, è un vizio del sistema
italiano, più forte da noi che altrove in Occidente; quindi una disonestà,
un'ingiustizia, che diventa un grave danno per la nazione. Contro il quale un
partito onesto, e impegnato nel bene della nazione, deve attivarsi, lottare,
estirpare. E' anche un'arretratezza, un'inciviltà. Non dev'essere tollerata.
Perciò l'una cosa e l'altra, io direi. Ma sarà una lotta dura, purtroppo.
18/02/08 - Basta col proclamarsi partito cristiano
22/02/08,
Paolo
E' cristiano chi si batte per "i valori non
negoziabili": ora di religione, scuola cattolica, no aborto e no divorzio.
Tutto il resto non conta neanche i peccati personali.
17/02/08 - I risparmi del Quirinale offendono la Nazione
19/02/08, Luciano
Totalmente d’accordo. Ti allego qualcosa sul debito pubblico.
Arrisentirci.
18/02/08,
Antonio
Aderisco
all'iniziativa di inoltrare protesta verbale nei confronti del Quirinale, cui gradirei
associare analoga iniziativa diretta alle presidenze di Camera e Senato.
Per
le pensioni d'oro e le liquidazioni da sballo a chi dovremmo inoltrare la
nostra protesta?
R.
Noi abbiamo fatto una serie
d'intereventi sulle Camere, in particolare con Bertinotti, che risponde o
fa telefonare dal segretario. Gli abbiamo fatto un elenco preciso delle cose
da eliminare o tagliare. Ma, per quanto abbiamo insistito, non si era
ancor giunti ad una decisione importante, a quel taglio che la gente vuole. Ora
tutto è sospeso e aspettiamo.
19/02/08,
Andrea
In quest’Italia sprecona,ritengo che quanto fatto dal Presidente
della Repubblica, sia pure in maniera simbolica, non sia un fatto da
sottovalutare. Pertanto mi è parso eccessivo definirli come atti che “offendono
la Nazione”.
R. Trovo strano che tu parli del pericolo di sottovalutare
i risparmi del Quirinale: 800.000 euro su 240 milioni, via, sono proprio le
briciole. Nessuna seria volontà di demolire lo spreco che ci attanaglia.
800.000 euro su 240 milioni, e con un personale di 945+97 unità. Che cos'è mai?
la reggia di Versailles? Che vuoi di più?
2/01/08
Alitalia non dev’essere venduta
4/01,
Luigino (Univ. Milano Bicocca)
Condivido,
da economista, l'analisi di questa lettera: ormai in Italia, sia a destra come
a sinistra (purtroppo), l'unica soluzione sembra essere vendere e privatizzare:
ma chi l'ha detto? non certamente la migliore teoria, né i fatti (vedi ENI,
ENEL ..., la Francia ...). In realtà vendendo ad Air-France stiamo dicendo con
i fatti che la nostra scelta è sbagliata: vendiamo ad una compagnia pubblica,
che dice esattamente che è possibile essere efficienti anche se la proprietà è
statale.
Gianfranco
Al
contrario, Alitalia deve essere venduta. Non voglio più rifondere i suoi
debiti con le mie tasse!
R. Il presupposto del nostro intervento è che Alitalia sia
risanata e non debba più essere in deficit e assorbire le nostre tasse. Questo
è detto chiaramente nel documento.
Paolo
È evidente che se un manager "illuminato" dovesse
prendere in mano la situazione per risanare l'azienda dovrebbe licenziare e
mettere mano su un ginepraio di interessi consolidati. Sarebbero d'accordo
Bossi, Formigoni, i sindacati e compagnia varia? Io penso che, al di la della
questione Alitalia, sia necessario riflettere e ripensare a un necessario ruolo
primario dello stato nell'economia. Ciò ovviamente è in contrasto con la
mentalità (minoritaria?) oggi dominante.
In
ogni caso non continuiamo a dare addosso al governo Prodi, il quale potrà avere
tante responsabilità ma è indubbio che molte situazioni le ha ereditate perché
altri non hanno mai voluto decidere, compreso Bossi che ha governato per molto
tempo.
R.
Il manager illuminato ci può essere:
come per Parmalat, o per la Fiat. Illuminato, onesto, resistente alle pressioni.
Prodi è persona onesta e preparata, e si è impegnato molto nel risanamento
dell'economia. Ma ha commesso anche dei grossi errori, e la svendita di
Alitalia (oggi tutti possiamo constatarlo) è uno di questi.
21/12/07 Il rifiuto opposto al
Dalai Lama è ingiusto
Questo
documento è uscito la sera stessa sul sito giuridico www.personaedanno.org
21/12, Sergio per www.resistenze.org. Le mutevoli
folgorazioni che spesso influenzano le scelte del ceto politico di sinistra
riservano sempre delle bizzarre sorprese: dalle calde foreste del Chiapas
l'attenzione ora si è spostata ai freddi altopiani del Tibet, a sostegno del
Dalai Lama e con chiari intenti anticinesi. Emerge, come d'abitudine, la
propensione a pontificare su quello che succede in casa altrui e, come sempre,
il separatismo (del Kosovo, della Cecenia o del Tibet) è una bandiera che ce
rta sinistra continua a sventolare con desolante supponenza. Proviamo ad
immaginare la reazione se i comunisti cinesi dovessero offrire il loro sostegno
ai separatisti della Padania. Allora, chi è e cosa vuole questo stravagante
Dalai Lama che all'austerità dei templi buddisti preferisce confortevoli
soggiorni negli hotel a 5 stelle dell'emisfero occidentale?
Riteniamo utile riassumere i fatti storicamente assodati che hanno
segnato i principali passaggi del Tibet, dall'oscuro medioevo lamaista al suo
attuale trend di sviluppo economico e sociale come entità autonoma del grande
pianeta Cina.
Dal 1727 - ossia ben prima che la Padania e il regno delle due Sicilie
diventassero parte integrante dello Stato italiano - il Tibet è diventato, a
sua volta, parte integrante della Cina, sotto forma di dipendenza
autonoma. In quanto tale è sempre stato dominato (fino alla rivoluzione)
da un regime teocratico autoritario, con tutto il potere concentrato nella mani
del Dalai Lama, capo spirituale e temporale.
Tutta la terra era di proprietà del Gran Lama e della gerarchia teocratica
buddista-lamaista, espressione di un rapporto di produzione feudale basato
sulla servitù della gleba, con larghe fasce di schiavitù. L'investitura
del Lama era sottoposta e ratificata alla corte imperiale di Pechino.
Questa prassi è stata mantenuta anche nel periodo del Kuomintang.
La Repubblica popolare cinese ha assunto il controllo del territorio tibetano
il 23 maggio 1951. Da quel momento inizia un lungo processo di
trasformazione sociale che comprende l'abolizione della servitù della gleba e
della schiavitù, la distribuzione dei pascoli ai contadini senza terra (non
esistono a quell'altitudine altre significative coltivazioni agricole) e la
costituzione di cooperative. Inizia nel contempo il programma di
alfabetizzazione di massa con partenza da quota zero.
La costituzione cinese riconosce al Tibet (e non solo al Tibet) lo status di
repubblica autonoma che comprende il riconoscimento della lingua, della cultura
e della religione (all'incirca quello che la Costituzione italiana riconosce
alle regioni autonome della Valle d'Aosta e del Trentino-Alto Adige).
Nel 1959 un tentativo insurrezionale di bande armate addestrate dalla CIA in
California (archivi resi pubblici dalla stessa CIA) viene sventato dalla
popolazione di Lhasa che insorge in massa e costringe il Dalai Lama alla fuga
in India. Sono totalmente false le accuse di genocidio rivolte alla
Cina: la popolazione è più che raddoppiata negli ultimi 40 anni e, dei 2,7
milioni di abitanti, il 90% è di origine tibetana, e solo il 10% è composto da
residenti di etnie diverse. La speranza di vita è salita dai 35 anni dei primi
anni cinquanta ai 69 di oggi. Credo che l'ultima persona al mondo
titolata a parlare di diritti umani sia il Dalai Lama.
Spunti interessanti sulla politica di smembramento perseguita da Washington
contro la Cina sono presenti nel libro "La grande scacchiera" di Z.
Brzezinski, un insospettabile autore celebrato come lucido stratega del
pensiero imperialista americano. A chi si sentisse
irresistibilmente attratto dal tema dei "diritti umani" di ispirazione
lamaista consiglierei di farsi la faticosa gita che dal Tibet, attraverso il
colle sud dell'Everest, conduce nel contiguo Nepal, il piccolo stato himalayano
sconvolto fino al 2006 da una guerriglia contadina, scoppiata nel 1996.
Seguendo l'esempio dei loro fratelli tibetani, con cui sono legati da secoli, i
contadini nepalesi sono insorti per liberarsi dalla servitù della gleba e dalla
schiavitù, ossia dagli stessi rapporti feudali che il Dalai Lama amministrava
nel Tibet prima della rivoluzione. L'inviato in Nepal di Le Monde Diplomatique,
Cedric Gouverneur, ha scritto sul n° 11 del 2003: "Una parola ritorna
costantemente sulla bocca di ogni guerrigliero intervistato: sviluppo!
Gli insorti vogliono medici, strade, ponti, elettricità, dighe e poter
esportare i loro raccolti. Vogliono semplicemente uscire dalla
miseria". Evidentemente sono state le trasformazioni nel Tibet
moderno che hanno acceso le speranze dei loro fratelli nepalesi.
Vediamole queste trasformazioni.
Dalla metà degli anni 90 il PIL del Tibet è aumentato del 13% l'anno, ossia più
degli eccezionali ritmi di sviluppo della stessa Cina. Le opere edili
sono raddoppiate e il commercio, che fino ad una decina di anni fa si svolgeva
quasi esclusivamente col confinante Nepal, è cresciuto di 18 volte rispetto al
95. Con gli stessi ritmi vengono sviluppati il sistema sanitario e quello
scolastico (entrambi inesistenti nel passato). Nel 2001 il governo di
Pechino ha stanziato 65 miliardi di yuan per finanziare progetti di
infrastrutture che permettano ai tibetani di uscire dal medioevo buddista-
lamaista e di approdare nell'universo contemporaneo usufruendo dei vantaggi
offerti dal progresso economico e sociale che sta trasformando la Cina
popolare.
Fino a pochi mesi fa l'unica via di comunicazione tra il Tibet e il resto della
Cina era una strada dissestata che partendo da Golmund (provincia del Qinghai)
consentiva ai camion di accedere a Lhasa in 50/60 ore di viaggio. Oggi lo
stesso percorso si compie in 16 ore sul modernissimo "treno del
cielo" che corre lungo i binari della più alta ferrovia del pianeta: oltre
1200 km. costruiti lungo un itinerario da fantascienza, a oltre 5.000 m. di
altitudine.
Sarebbe questa la "devastazione freddamente calcolata dalle autorità
cinesi" che, come ci racconta il Dalai Lama, starebbe distruggendo
le tradizioni e la cultura religiosa del popolo tibetano?
Possibile che il ceto politico di sinistra non venga sfiorato dal dubbio di
cadere nel ridicolo prestando fede alle lamentazioni di questo bizzarro
personaggio?
21/12
– Andrea
Dalai Lama, servo della CIA
1) Dalai Lama, l'ambasciatore cinese contro
Bertinotti
2) Jean-Paul
Desimpelaere, Les Chinois ont-ils liquidé les Tibétains ?
1) Dalai Lama, l'ambasciatore cinese contro
Bertinotti, su l'Unità del 18/12/2007
Diventa un caso diplomatico la visita del Dalai Lama a
Montecitorio. Con toni insolitamente duri per un ambasciatore, il
rappresentante di Pechino in Italia si è lamentato direttamente con il
presidente della Camera, Fausto Bertinotti, per l'intervento del premio Nobel
ad una cerimonia alla Camera dei Deputati giovedì scorso. «Al presidente
Bertinotti ho manifestato l'auspicio che il Parlamento italiano, la massima
istituzione di questo Paese, non offra facilitazioni né luogo al Dalai Lama»,
ha detto l'ambasciatore cinese Dong Jinyi al termine dell'incontro con
Bertinotti. Il Dalai Lama, ha aggiunto, «fa una forte attività separatista»,
visto che oltre ad essere un «leader religioso», fa anche «politica» con
l'obiettivo di «attirarsi simpatie» allo scopo di «separare il Tibet dalla
Cina». Jinyi ha quindi attaccato duramente il leader buddista: «Le sue parole
sono bugie e menzogne, fa propaganda per un governo in esilio che rivendica
l'indipendenza del Tibet» e la sua autorevolezza, «non essendo l'unico leader
del buddismo tibetano, non è in alcun modo assimilabile a quella del Papa».
L'intervento dell'ambasciatore cinese ha indotto il presidente della Camera ad
una garbata, ma puntuale replica. «Il presidente della Camera - ha dichiarato
il suo portavoce, Fabio Rosati - ha ribadito all'ambasciatore cinese il
significato ed il valore della iniziativa della Camera». «L'incontro - ha
aggiunto - è stato realizzato per la rilevanza internazionale del Dalai Lama,
premio Nobel per la pace, e per dare voce alla istanza culturale e religiosa
del popolo tibetano: una istanza che il Dalai Lama ha rappresentato
riconoscendo l'integrità geografica della Repubblica popolare cinese». Ma la
visita ha avuto code polemiche anche all'interno della maggioranza. Emma
Bonino, ministro per le Politiche Europee, ha detto di non aver «condiviso» la
decisione del presidente del Consiglio di non ricevere il Dalai Lama per
«ragioni di Stato». «Prendo atto della scelta del premier», ha aggiunto
l'esponente radicale, ma «ritengo che su determinati punti occorra spiegare ai
nostri amici cinesi che i nostri valori sono diversi». Un dibattito nel quale,
in serata, è intervenuto anche Massimo D'Alema: «Non credo che il governo fosse
tenuto a parlare con il Dalai Lama», ha sottolineato il ministro degli Esteri,
che dopo aver ricordato di aver incontrato diverse volte l'autorità religiosa
tibetana e di essere «lieto» del suo ritorno in Italia, ha aggiunto: «Il Dalai
Lama non ci ha chiesto incontri» ed anzi, dimostrandosi «molto più intelligente
di alcuni suoi sponsor, ha detto di non volere che la sua visita fosse un
motivo per turbare le relazioni con la Cina». Pietro Folena, di Rifondazione,
commenta: «Al presidente Prodi dico che il rispetto dei diritti umani è la
prima ragion di Stato per un paese libero dell'Unione europea che i buoni
rapporti commerciali con la Cina non possono certo essere meno importanti della
causa di 6 milioni di tibetani oppressi dal regime di Pechino. Non possiamo
essere sempre l'Italietta che si spaventa di fronte alle potenze straniere. La
Germania si è comportata in modo del tutto opposto e avremmo dovuto imitarla».
2) Jean-Paul Desimpelaere
Les Chinois ont-ils liquidé les Tibétains ? http://www.solidaire.org/ 31-05-2006
Il en est arrivé à la
conclusion dégrisante que les preuves du génocide tibétain par les Chinois
avaient été falsifiées et il a aussitôt donné sa démission en tant que
directeur de la campagne pour l'indépendance du Tibet (1).
Dans les années soixante,
sous la direction du frère du Dalaï-Lama, Gyalo Thondrup, des témoignages
furent collectés parmi les réfugiés tibétains en Inde. French constata que les
chiffres des morts avaient été ajoutés en marge par après. Autre exemple, le
même affrontement armé, narrée par cinq réfugiés différents, avait été
comptabilisée cinq fois. Entre-temps, le chiffre de 1,2 million de tués par la
faute des Chinois allait faire le tour du monde.
French affirme que ce
n'est tout bonnement pas possible : tous les chiffres concernent des hommes. Et
il n'y avait que 1,5 million de Tibétains mâles, à l'époque. Il n'y en aurait
donc quasiment plus aujourd'hui. Depuis, la population a augmenté pour
atteindre presque 6 millions d'habitants actuellement, soit presque deux fois
plus qu'en 1954. Chiffre donné et par le Dalaï-Lama et les autorités chinoises,
étonnamment d'accord pour une fois.
Des observateurs
internationaux (la Banque mondiale, l'Organisation mondiale de la santé) se
rangent d'ailleurs derrière ces chiffres. N'empêche qu'aujourd'hui encore, le
Dalaï-Lama continue à prétendre que 1,2 million de Tibétains sont morts de la
faute des Chinois.
Le dalaï-lama est-il une
sorte de pape du bouddhisme mondial ?
Ici, il convient de
relativiser les choses. 6 % de la population mondiale est bouddhiste. C'est
peu. En outre, le dalaï-lama n'est en aucun cas le représentant du bouddhisme
zen (Japon), ni du bouddhisme de l'Asie du Sud-Est (Thaïlande), ni non plus du
bouddhisme chinois. Le bouddhisme tibétain représente seulement 1/60e de ces 6
%. Et, enfin, il existe de plus au Tibet quatre écoles séparées. Le Dalaï-Lama
appartient à l'une d'elles : la « gelugpa » (les bonnets jaunes). Bref, un pape
suivi par peu de fidèles religieux, mais par beaucoup d'adeptes
politiques…
Qui sont ses sponsors ?
De 1959 à 1972 :
180.000 dollars par an pour lui personnellement, sur les fiches de paie de la
CIA (documents libérés par le gouvernement américain ; le dalaï-lama a nié la
chose jusqu'en 1980) ; 1,7 million de dollars par an pour la mise en place
de son réseau international.
Ensuite le même montant a
été versé via une dotation du NED, une organisation non gouvernementale
américaine dont le budget est alimenté par le Congrès. Le Dalaï-Lama dit que
ses deux frères gèrent « les affaires ». Ses deux frères, Thubten Norbu (un
lama de rang supérieur) et Gyalo Thondrup avaient été embauchés par la CIA dès
1951, le premier pour collecter des fonds et diriger la propagande et le second
pour organiser la résistance armée.
La bombe atomique
indienne : le bouddha souriant
Dès le début,
c'est-à-dire quand il est devenu manifeste que la révolution chinoise allait se
solder par un succès en 1949, les USA ont essayé de convaincre le dalaï-lama de
gagner l'exil. Ils mirent de l'argent, toute une logistique et leur propagande
à sa disposition. Mais le dalaï-lama et son gouvernement voulaient que les
États-Unis envoient une armée sur place comme ils l'avaient fait en Corée et
ils trouvèrent donc la proposition américaine trop faible. (Modern War Studies,
Kansas University, USA, 2002). En 1959, les Etats-Unis parvenaient quand même à
convaincre le dalaï-lama de quitter le Tibet, mais il fallait encore convaincre
l'Inde de lui accorder l'asile. Eisenhower proposait un « marché » à Nehru :
l'Inde acceptait le dalaï-lama sur son territoire et les Etats-Unis octroyaient
à 400 ingénieurs indiens une bourse d'études afin qu'ils s'initient à la «
technologie nucléaire » aux États-Unis. Le marché fut accepté (2). En 1974, la
première bombe A indienne fut affublée du surnom cynique de... « bouddha
souriant » (3).
1 « Tibet, Tibet », P.
French, Albin Michel, 2005.
2 Le major américain
William Corson, responsable des négociations de l'époque, Press Trust of India,
10/8/1999.
3 Raj Ramanna, ancien
directeur du programme nucléaire de l'Inde, 10/10/1997, Press Trust of India.
21/12
Tiziana Colusso - www.tizianacolusso.it
Segnalo, visto che interessa l'argomento, che sul
supplemento domenicale del quotidiano “Liberazione”, domenica 23, sarà
pubblicato un mio lungo articolo sul Dalai Lama ed argomenti correlati. In
realtà ho cercato di andare oltre alla polemica contingente, privilegiando le
indicazioni etiche e di sviluppo dell'umanità indicate dal Dalai Lama. Le
istituzioni e le loro logiche cambieranno difficilmente, ma gli esseri umani
possono e devono cambiare.
19/12/07
La Centrale di Cerano dev’essere convertita al metano
20/12
– Diffuso da Sedi Regionali.it
21/12 – Biblioteca di Sarajevo
Carissimi,
come
concordato nell'ultima riunione inoltro il documento del Movimento per la
Società di Giustizia e per la Speranza.Nei prossimi giorni, (magari dopo le
feste) manderemo il documento della Biblioteca di Sarajevo su Cerano chiedendo
la riconvocazione del Forum Ambiente Salento allargando la partecipazione ad
altre associazioni delle province di Taranto e Brindisi.
Intanto
colgo l'occasione per informarvi che per il previsto incontro sull'Utopia,
proposto dal Prof. Arrigo Colombo, ho parlato col Prof. Roberto Muci che è
disponibile ad intervenire. Ne parleremo meglio a gennaio
Calorosi
saluti
Giancarlo
Costa Cesari
La Sinistra deve restare nel Governo,
3/12/07
5/12 Francesco Muciaccia, Coordinatore dell’ufficio di segreteria
dell’On. Franco Giordano
La scelta di votare la fiducia è stata
dettata dal vincolo sociale che lega il PRC agli elettori.
Il voto contrario, infatti, avrebbe
determinato la caduta del governo, ma soprattutto avrebbe causato il ritorno alla
riforma Maroni a prtire dal 1° gennaio 2008 con il conseguente ritorno allo
scalone ed il peggioramento, ulteriore, delle condizioni di milioni di
lavoratori.
La scelta scellerata di porre la fiducia
sul protocollo sul welfare ha reso carta straccia il lavoro della commissione
parlamentare. Il testo licenziato in commissione era stato condiviso da tutti i
partiti dell’Unione e dagli stessi sindacati. Anche il rispetto dei vincoli di
spesa e della copertura finanziaria era stato rispettato, così come richiesto
da Dini.
Per questo il segretario nazionale Franco Giordano ha richiesto
una verifica a gennaio: per ricontrattare il programma, definitivamente
accantonato dal governo stesso, dopo aver chiesto un mandato democratico a
tutti gli iscritti del partito tramite una consultazione di massa che legittimi
il partito a rilanciare un accordo con il governo. Questo accordo dovrà sarà
incentrato sulla lotta alla precarietà, la tutela ambientale, i diritti civili,
la questione salariale, la pace.
Per ulteriori comunicazioni, resto a tua disposizione.
R. 9/12
Sono d'accordo con quanto dici, in particolare sul testo elaborato
dalla Commissione, che dunque possedeva già una sanzione istituzionale.
Non capisco invece perché tu parli di un programma accantonato dal Governo;
non mi pare che questo sia avvenuto. Purtroppo la risicata situazione del
Senato e la presenza di personaggi tanto presuntuosi quanto insignificanti e
nocivi alla nazione, costringe il Governo ai salti mortali.
Noi insistiamo sul punto che la Sinistra deve unirsi,
acquistare compattezza e forza, basta coi partiti e partitelli; e che deve
restare nel Governo proprio perché solo nel Governo diventa operativa;
altrimenti si ritira sull'Aventino coi suoi bei programmi, che però diventano
inefficaci, non servono alla trasformazione della società, o al suo
miglioramento, non servono al bene della nazione. Bisogna resistere, trattare,
ottenere quello ch'è possibile; pensando che alla prossima trattativa si farà
un altro passo.
Basta col massimalismo astratto e sterile. I principi e il
progetto devono restare intatti, non deve accadere per la Sinistra quello ch'è
accaduto ai DS; il capitalismo non si può accettare, non si può accettare una
società palesemente ingiusta, ma l'azione concreta deve accettare la trattativa
e anche l'insuccesso parziale; sempre mirando ai grandi scopi.
Se poi il ritiro della Sinistra significasse il ritorno del
berlusconismo, ci mettesse in questo pericolo, sarebbe un delitto
imperdonabile.
5/12 Luciano - Sottoscrivo il documento.
7/12
Maurizio
I
leaders della sinistra farebbero bene e nel loro interesse di consenso popolare
- a considerare molto realisticamente l’ipotesi dell’abbandono immediato
dell’attuale Governo, incapace di raggiungere qualsiasi obiettivo minimale che
si era proposto prima delle votazioni in materia di Dico, superamento della
Legge 30, stato laico e conseguente libertà religiosa. Vi ho votato in buona
fede ma statene certi che non ho nessuna intenzione di tapparmi il naso e non
Vi rinnoverò il consenso e credo che molte migliaia di persone seguiranno
l’esempio. State pure con l’On. Cossiga e Binetti se Vi rassicurano quelle
presenze.
Io
inizio a maturare il convincimento che l’on Berlusconi non è poi l’ultimo dei
mali.
R.
9/12
Mi
stupisco che Lei da un lato esalti obiettivi progressisti, lamentando che il
Governo non li abbia ancora realizzati; ma dall'altro si dimostri propenso al
voto per quel personaggio disonesto di cui possiamo solo vergognarci, che ha
strumentalizzato il parlamento e pensato solo a farsi votare una dozzina di
leggi per i suoi processi e le sue imprese, mandando il più possibile la
nazione a rovina. Una bella contraddizione, mi pare. O no?
7/12 Xu He - La sinistra arcobaleno nasce subalterna -
Lettera aperta
Il
processo che ha portato alla nascita della Sinistra e l’Arcobaleno (questo è il
nome che è stato imposto) pone una serie di problemi a chi in questo paese non
intende abdicare alla lotta per la trasformazione sociale né liquidare un
patrimonio storico, politico ed umano importante del movimento di classe.
La
Sinistra e l’Arcobaleno è stata intesa come “ultima spiaggia”, come ripiego
necessario e inevitabile per la sopravvivenza dei partiti della sinistra nel
nostro paese. E’ evidente anche ad occhio nudo, che una ipotesi politica con
questi presupposti non farà troppa strada né brillerà per capacità di
iniziativa e indipendenza dal quadro politico moderato e bipartizan che domina
lo scenario.
Questa
ipotesi nasce subalterna dentro, nella sua cultura politica e nella sua
composizione sociale.
1. Subalterna perché ritiene che il suo destino e la
sua prospettiva non vada oltre una aggregazione di forze ecologiste e di
sinistra neo-riformista che consenta di allearsi con il Partito Democratico per
rimanere o riandare al governo.Alla luce dei pessimi risultati ottenuti in
questo anno e mezzo di collaborazione e subordinazione al governo dell’Unione,
tale prospettiva non può che essere vista con estrema preoccupazione.
A
nessuno sfugge l’estrema vulnerabilità che deriva dalla condizione che vede i
contraenti della Sinistra e l’Arcobaleno costretti a condividere una posizione
comune. Già su temi decisivi come il welfare o il pacchetto sicurezza ci sono
state profonde divisioni, ma adesso c’è anche la questione che o rimangono
tutti nel governo o devono uscirne tutti. La dissonanza di anche uno solo dei
soggetti contraenti da questa condizione metterebbe subito in crisi l’intera
operazione.
2.
Subalterna perché il processo costitutivo e la composizione sociale della Sinistra
e l’Arcobaleno rispecchia e corrisponde esclusivamente al ceto politico,
parlamentare, amministrativo, associativo, diventato maggioritario e
determinante nel corpo sociale della sinistra italiana a tutto discapito
dell’attivismo, della militanza, della partecipazione critica. Questo ceto
politico dominante vede nella Sinistra e l’Arcobaleno l’ultima possibilità di
sopravvivere come tale alla ristrutturazione del sistema politico messa in moto
dall’impetuosa marcia verso il modello bipolare sostenuto apertamente dal
Partito Democratico, da Berlusconi, dalla Confindustria e dai poteri forti.
3. Subalterna perché la chiave di lettura della
situazione sociale del paese è completamente inadeguata e deviante rispetto la
realtà. Il problema della regressione sociale complessiva in Italia, la
precarietà del lavoro, del reddito, della casa, dell’istruzione, dei diritti
civili, viene vissuta e agitata dai soggetti costituenti la Sinistra e
l’Arcobaleno esclusivamente come battaglia di opinione. Il lavoro, la casa, il
reddito, la scuola sono diventati oggetto di convegni, interrogazioni, articoli
di giornale ma non di organizzazione dei settori sociali coinvolti. Questo
rapporto con la realtà sociale è stato delegato esclusivamente al rapporto con
la CGIL, ma i pezzi di CGIL inizialmente attratti dalla Cosa Rossa se ne sono
allontanati rintanandosi nel più confacente Partito Democratico o adeguandosi
alla normalizzazione in atto dentro al sindacato. La Sinistra e l’Arcobaleno
nasce dunque monca di qualsiasi rapporto con il blocco sociale antagonista sia
nelle sue espressioni più tradizionali del lavoro salariato sia nei nuovi
segmenti sociali metropolitani emersi dalla destrutturazione industriale di
questi ultimi trenta anni. E’ sorprendente come sia stato rimosso dal dibattito
e dalla riflessione il fatto che il governo più impopolare degli ultimi venti
anni vedesse al governo la sinistra e addirittura due partiti comunisti. La
devastante divaricazione tra sinistra e società che ciò ha provocato nei
quartieri popolari, nei posti di lavoro e tra i giovani non potrà essere
sicuramente recuperato con una ennesima operazione politicista e di
autorappresentazione.
I
discorsetti su politica e antipolitica diventano allucinanti davanti alla
percezione di massa che la sinistra e i comunisti al governo hanno acutizzato e
non invertito la regressione sociale dei settori popolari.
4. Prigioniera di questa subalternità genetica, la
Sinistra e l’Arcobaleno assume come proprio progetto la variante radicalista
della socialdemocrazia europea, liquidando così il patrimonio e la prospettiva
dei comunisti nel nostro paese ma rimuovendo anche ogni esperienza di rottura e
conflitto sociale prodotta dai movimenti in questi anni. Questa deriva si può
facilmente desumere dal modo con cui è stata di fatto liquidata con un colpo di
mano l’esperienza del PRC, ma anche dalla strumentalità della manifestazione
del 20 ottobre, fortemente voluta come rivincita contro l’autonomia dei
movimenti che avevano dato vita alla manifestazione contro la guerra del 9
giugno, ridicolizzando proprio quei “quartieri generali” che hanno costituito
La Sinistra e l’Arcobaleno.
Il
problema non è solo l’abbandono del simbolo della falce e martello (i comunisti
della Repubblica Ceca sono costretti ad avere come simbolo le ciliegie eppure
sono il secondo partito del paese), il problema è che l’assenza di identità e
di indipendenza politica disarma culturalmente migliaia di uomini e donne che
si sono battuti in questo paese sia come militanti comunisti che come “militanti
nomadi” del popolo della sinistra, consegnandoli all’egemonia del liberalismo e
delle sue varianti “progressiste”. I comunisti hanno il diritto e il dovere di
una ricerca e di un bilancio critico della propria esperienza storica, della
propria funzione e della propria prospettiva. Liquidare tutto questo non è
accettabile né per chi sente comunista anche nel XXI° Secolo né per chi ha
maturato percorsi diversi nell’ambito dei movimenti o della sinistra di classe
e antagonista.
5. Se questa è la natura sociale e il progetto de la
Sinistra e l’Arcobaleno occorre aprire un serio confronto con chi ha a cuore
l’autonomia e l’organizzazione dei lavoratori e dei settori popolari, con chi
ritiene che sia il conflitto sociale e non la sola rappresentazione elettorale
la strada per il cambiamento qualitativo del paese e dei suoi rapporti di forza
interni, con chi ritiene che i comunisti, i movimenti sociali e la sinistra in
Italia abbiano non solo un patrimonio storico e umano da difendere ma ottime
ragioni e motivazioni per essere attivi e non subalterni.
In
questi mesi è stato dimostrato praticamente che sui punti principali
dell’agenda politica (ritiro delle truppe e basi militari, precarietà, lavoro,
diritti civili etc.) può funzionare e agire una alleanza di soggetti sociali,
sindacali e politici autonoma dagli apparati costituenti della Sinistra e
l’Arcobaleno. Questa alleanza trae forza dalla realtà (la guerra, la
regressione sociale del paese etc) e non dalle esigenze di sopravvivenza del
ceto politico della sinistra.
Questo
percorso di alleanza, indipendenza, iniziativa, costruzione di esperienze di
resistenza e offensiva politica, sociale e sindacale, può dimostrare che
“l’ultima spiaggia” esiste solo per chi è subalterno dentro. Ma per modificare
questa realtà non sarà certo sufficiente una battaglia esclusivamente
identitaria sui simboli o il rinvio di scelte decisive a battaglie congressuali
che somigliano alla guarnigione della fortezza Bastiani nel deserto dei
Tartari.
I
comunisti, i lavoratori attivi, i militanti nomadi, gli intellettuali
critici e indipendenti hanno imparato sulla propria pelle che la subalternità è
la madre di tutte le sconfitte.
Apriamo
subito il confronto in ogni città e in ogni occasione tra tutti i soggetti che
non intendono rinunciare alla propria identità politica né ad una funzione
anticapitalista e antimilitarista coerente.
La Rete dei Comunisti www.contropiano.org
R.
9/12
Questa
fondamentale tesi della subalternità può anche essere vera, pur non
convincendoci, in quanto sembra piuttosto scambiare subalternità per
collaborazione.
Se
per voi l'autonomia della Sinistra deve continuare a consistere in piccoli partiti
negati all'esercizio del potere politico, che se ne stanno impotenti sul loro
Aventino, e s'accontentano di programmi e critiche sterili, allora la Sinistra
è davvero finita; non è più un corpo politico che possa in qualche misura
trasformare la società, ma è solo una frangia astratta e inefficiente.
La
partecipazione al Governo è l'unica via che consente l'efficacia politica,
l'operatività, l'incidenza nella trasformazione della società. Con dei limiti,
certo, perché bisogna confrontarsi e trattare; ma con risultanze reali.
E'
questa la scelta inevitabile. O si sta fuori, si conserva inalterato il proprio
programma, e però solo per se stessi, non per il bene della nazione; per la
quale non si può fare nulla, se non nella misura in cui si può influire sul
sindacato. O si entra e si realizza, seppure parzialmente.
L'importante
è che la trattava e il compromesso avvengano solo sul piano delle realizzazioni
concrete del momento, lasciando intatti i principi supremi cui l'azione sempre
s'ispira, e che attendono il ritorno dell'ondata storica che ne consentirà la
realizzazione. Non deve accadere, com'è accaduto ai DS, e alla
Socialdemocrazia in genere, che si rinunzi alla priorità del lavoro, alla
tensione per l'annientamento del capitale, al progetto dell'autopossesso e
autogestione dell'impresa da parte della comunità di lavoro, al riassetto
globale della società.
Il
progetto socialista (o comunista; purché non lo si confonda col comunismo
sovietico e col suo dogmatismo e dispotismo) deve restare intatto, e anzi
dev'essere continuamente rielaborato e migliorato; ma intatto come idea e fede,
e intatto come forza che impelle in ogni caso l'azione, e la sospinge di volta
in volta a realizzazioni anche parziali.
Il
massimalismo, nella fase attuale, nelle condizioni storiche attuali della
società italiana ed europea, non serve. Serve la capacità di resistere,
trattare, realizzare; spingere per ottenere il più possibile, ogni volta,
migliorando via via la società. Per riprendere a trattare in seguito e ottenere
altri punti. Così per il lavoro precario, ch'era stato sancito dalla
legge Biagi, dove già è scomparso il lavoro per chiamata e per
agenzia; e si è posto un primo limite al lavoro a tempo determinato (certo non
ancora adeguato perché 36 mesi con ulteriore rinnovo sono troppi, non si doveva
andare oltre i 24). Ma il principio che il precariato non è accettabile, è già
in atto.
Unità
e partecipazione sono due passi imprescindibili per la Sinistra. Non si può
continuare coi quattro cinque partiti e partitelli, con la divisione che
indebolisce, e anzitutto di fronte all'elettorato. Né si può cedere alla
tentazione della segregazione massimalista, che rende sterili, e alla fine
anche estenua.
8/12 Biblioteca di Sarajevo, Maglie-LE
Convocazione riunione martedì 11 dicembre ore
21,00 presso la nostra sede per discutere
del seguente OdG:
Situazione politica nazionale. La sinistra nel
Governo. Questa discussione prende spunto dalla proposta del Prof. Arrigo
Colombo di sottoscrivere un documento da inviare ai segretari nazionali dei
partiti di sinistra. Sarebbe interessante sviluppare un dibattito, anche a
distanza, come è stato per la laicità. Il presente invito è indirizzato, oltre
che ai soci della "Biblioteca di Sarajevo" a quanti potrebbero
sentirsi coinvolti in questa riflessione.
La trattativa con Berlusconi è inutile e
dannosa, 26/11/07
29/11, Franco Ma cosa dici!!!!!!
R. 1/12 C'è qualcosa di falso nel nostro intervento? non è forse vero
che il personaggio in questione ha strumentalizzato il parlamento per farsi
approvare una dozzina di leggi in suo favore? Se vuole le posso inviare gli
estremi di queste leggi, e gl'interventi fatti da noi presso il
presidente Ciampi affinché non le approvasse. Se lei è un berlusconiano, ci
dispiace per Lei. Il Berlusconismo è uno degl'incidenti in cui la Democrazia
italiana è incorsa in un secolo, dopo il fascismo e Tangentopoli.
Replica 1/12 Io non
sono un berlusconiano, odio solo faziosità, i manicheismi ideologici ecc.
I laici-liberali come me non possono perdere tempo a leggere le Sue tiritere a
senso unico.
R. 4/12 Lei mi offende, io scriverei delle tiritere a senso unico.
Per fortuna ho centinaia di persone che apprezzano gl'interventi del Movimento.
30/11 Andrea -
Quanto alla lettera di Arrigo Colombo, penso che poteva risparmiarsi i tre
francobolli che ha voluto sprecare con il suo abbaiare alla luna. Oltretutto,
come ricercatore universitario sull' “Utopia” dimostra scarsa fantasia.
R. Nel
nostro intervento non c'è nessun blocco ideologico, ma solo la dolorosa
constatazione di aver a che fare con un personaggio disonesto che
strumentalizza parlamento e stato per i suoi personali interessi, a tutto danno
della nazione; e gli effetti si vedono nel difficile cammino ricostruttivo di
quest'anno e mezzo di legislatura. Perciò non si abbaia alla luna ma al ladro.
E si cerca il bene della nazione, per la quale quel personaggio
rappresenta un pericolo tuttora incombente.
30/11 Alberto - Sono perfettamente d'accordo. Lo stronzo va emarginato.
Urge la ripresa dell’energia atomica, 19/11/07
Era
scontato che questo intervento sull'energia atomica avrebbe avrebbe
incontrato dei dissensi. Tanto forte è stata la polemica, e tanto debole la
capacità e volontà di difesa da parte del mondo politico. Ma le ragioni sono
esposte con chiarezza nel documento.
1.
Oggi ci troviamo con un deficit enorme di energia e la importiamo proprio da
nazioni che la producono con l'atomo, come la Francia o la Svizzera: il che è
pura ipocrisia, oltre che scaricare sugli altri il preteso pericolo.
Non solo ma l'Enel, che non può costruire centrali atomiche in Italia, le
costruisce in Slovacchia e altrove. C'è davvero da vergognarsi.
2.
S'invocano le energie pulite e il risparmio energetico. Che
però servono solo per piccoli consumi e piccoli risparmi. Hanno solo una
funzione integrativa, che certo dev'essere potenziata.
3.
L'arretratezza tecnologica in questo campo; dove si tratta di sviluppare
tecnologie che devono portare ai reattori autofertilizzanti, senza scorie. Che
fa l'Italia? che contributo dà allo sforzo della comunità internazionale?
4.
La debolezza tecnologica e imprenditoriale dell'Italia rispetto alle
maggiori nazioni europee, di cui l'impresa atomica è parte importante.
5.
L'enorme debito pubblico, che con la carenza energetica aumenta.
Chernobyl
non è un esempio significativo del pericolo: si trattava di una nazione in
degrado. Si devono considerare le maggiori nazioni dell'Unione, che raggiungono
alti livelli di produzione, e dove nessun fatto pericoloso si è presentato.
Il
Movimento è tuttavia grato a quanti hanno esposto ragioni significative, e
contribuito così alla discussione. Invita a ragionare quelli che hanno espresso
solo dissenso. Ci sono state anche risposte positive, di Salvatore, di Dino,
filosofo e direttore di dipartimento.
22/11 Emanuela - Sei pazzo... macché nucleare! torniamo indietro di 30 anni.
Giovanni - Ma
per carità, caro Arrigo Colombo, questa è del tutto inaccettabile.
Mariateresa
- Non sono d'accordo.
23/11
Kabala
Perché
devo vedermi arrivare in mail cose che mi fanno rivoltare lo stomaco? Non
voglio discussioni, né dialoghi, né litigi, né confronti.
Alfonso
Non condivido affatto il documento. L'energia atomica
non rappresenta un'alternativa accettabile sotto nessun punto di vista. Ritengo
inutile rispondere punto per punto perché evidentemente sterile, viste le
inconciliabili posizioni di partenza. Preciso solo che affermazioni tipo "tanto lo fanno gli altri" sono qualunquiste e denotano un
modo semplicistico di affrontare un problema così importante: se Chernobyl fosse avvenuto a Montalto, a 80 km da
Roma, o a Caorso, ad un passo da Milano, gli effetti sarebbero stati tanto
devastanti da non consentire alcun rimedio. Il vero errore dell'Italia è stato
rinunciare a portare in fondo quelle ricerche e sperimentazioni che avrebbero
potuto fare della nostra nazione il paese leader dell'energia
rinnovabile: basta pensare all'emarginazione di Rubbia, che è stato
costretto dalla miopia di tutti noi a lavorare all'estero.
Alberto
Ma
siete pazzi? Se è così che così che volete raggiungere la giustizia e la
speranza avete sbagliato strada. Sono stato
condannato, con mia moglie ed altri amici, per avere bloccato i treni
contro gli impianti nucleari che si volevano fare a Capalbio in Toscana e non
me ne pento.
Prima di spedire una lettera di questo tipo studiate bene il problema. Quello
che è da cambiare non è questo ma tutto il modello di sviluppo nostro e dei
paesi occidentali che sta mandando a picco il pianeta .
Vittorio - Non
mi piace l'uso dell'energia atomica.
Paolo - Per farne che? Non è meglio occuparsi di cose più serie?
Katia
Questa
volta mi trovo totalmente in disaccordo con la Sua iniziativa.
Lei
minimizza i danni ambientali dell'energia
atomica: non solo Chernobyl insegna che il pericolo esiste (e continuiamo,
oltre 20 anni dopo, ad accogliere presso le nostre famiglie bambini orfani e
anche con problemi fisici a causa di quell' "incidente"), ma
esiste anche un enorme problema di scorie radioattive
e del loro smaltimento (procedimento delicato e costoso che, per come
funzionano le cose in Italia, non è difficile pensare che potrebbe
essere effettuato in maniera scriteriata e che, nella migliore delle
ipotesi, ci ritroveremmo ben presto ad affrontare ancora scandali come quello
di qualche anno fa dell'abbandono di rifiuti radioattivi in paesi
sottosviluppati o in mare).
Ha
già compiuto 20 anni anche la definizione di "sviluppo sostenibile",
che è quello sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni
presenti senza compromettere la possibilità che anche le generazioni future
possano soddisfare i propri (Brundtland, 1987).
Cerchiamo
di pensare anche a cosa lasciamo nelle mani di chi verrà dopo di noi!
I
messaggi da diffondere oggi con sempre maggior vigore sono risparmio
energetico ed energie pulite da fonti rinnovabili.
Il governo può dare un impulso alla
diffusione e alla crescita delle buone pratiche
e delle energie pulite, per esempio con incentivi per l'acquisto di elettrodomestici
di classe A, con sgravi fiscali per la conversione degli impianti di
riscaldamento da fonti esauribili a fonti rinnovabili, con il finanziamento
della ricerca nel settore delle energie alternative, con la diffusione
capillare del senso di responsabilità di ognuno, la diffusione capillare
dell'importanza delle scelte individuali per l'andamento generale del pianeta.
Come si comporterebbe, prof. Colombo, se vivesse come un naufrago in
un'isola con poche risorse e poco spazio per accumulare i rifiuti? Ebbene,
ricordi che la Terra è come un'isola in mezzo all'oceano, da cui non può
scappare...
25/11 Paolo
Quando mi si indicherà un sindaco, un consigliere provinciale e
regionale, un deputato e/o qualsiasi rappresentante dei cittadini nelle istituzioni
disponibile ad indicare un sito per la costruzione di una centrale
nucleare e il deposito definitivo delle scorie nel nostro
paese potremo cominciare a discutere della questione.
Nessuno
vuole le scorie e allora come possiamo costruire un reattore nucleare?
Dopodiché
individuato il sito delle scorie e della centrale mi si deve spiegare
quanta energia elettrica si vuole produrre con il nucleare.
Dopodiché
spiegata quanta energia elettrica si vuole produrre con il nucleare mi si deve
spiegare il costo di ogni kilovattora prodotto con il nucleare includendo nei
costi progettazione e costruzione della centrale e suo futuro
smantellamento, trasporto, stoccaggio e deposito definitivo delle
scorie (nel nostro paese e non nel terzo mondo).
Dopodiché
mi si deve spiegare quanti soldi l'erario pubblico deve sganciare per garantire
l'economicità della gestione e della sicurezza della centrale.
Dopodiché
mi si deve spiegare perché la stessa quantità di energia elettrica non la si
può produrre con le torri eoliche.
Dopo tutto questo e dopo aver capito chi vi finanzia
questa campagna a favore del nucleare potremo cominciare a discutere
serenamente e pacatamente della questione. Fermo restando che a casa mia le
centrali nucleari non le voglio. Se tu sei disponibile ad averle davanti a casa
tua, contento tu contenti tutti (forse i tuoi vicini no!).
Marco - sono
perfettamente d'accordo ad eliminare tutte
le centrali atomiche
sulla faccia della terra, anche in Slovacchia. Su questo può contare su di me.
Penso come sarà il domani per i miei figli.
Alessandro
Le
mie ragioni sono esattamente quelle del fronte antinucleare italiano,tedesco,
francese che da decenni contrastano questa scelta scellerata dellesocietà
moderne.
Il problema non è, come lei dice, "solo" quello delle scorie; il
problema è "soprattutto" quello delle scorie! I Paesi che lei osanna,
nel migliore dei casi, stanno solo imboscando le scorie, esattamente come una
massaia che mette i rifiuti sotto il tappeto. In altri casi, stanno esportando
le scorie verso continenti dove per pochi dollari si chiudono entrambi gli
occhi (ha presente le indagini che stava svolgendo la giornalista Ilaria Alpi
prima diessere uccisa?)
Ma per me il problema non è solo di natura tecnica, ma di natura
socio-economica, direi culturale. Se devo accettare l'idea del nucleare solo
per concedermi il tritaghiaccio o la moka elettrica o il condizionatore
regolato a dieci gradi meno della temperatura esterna, faccio a meno di queste
ultime cose piuttosto!
Io credo nella speranza di una "decrescita" intelligente, di un
superamento della logica dei consumi e della soddisfazione di qualsiasi bisogno
(peraltro fortemente indotto!). Non credo che esistano panacee che ci
consentano di avere la botte piene e la moglie ubriaca: tra avere un mondo
povero, inquinato, tempestato di guerre alla ricerca di energia e
disuguaglianze economiche e sociali, preferisco mettermi un maglione in più,
piuttosto che riscaldare la mia casa oltre misura!
R. ad Alessandro - Non farei forza sul problema delle scorie, che certo devono essere
stoccate in modo corretto ed onesto. E spingerei l'occhio sullo sviluppo di
reattori autofertilizzanti, senza scorie; dove però si tratta di incentivare le
stesse tecnologie; e chi ne è fuori non può farlo.
Siamo d'accordo invece sul consumismo e sulla
decrescita, come sull'eguaglianza economica e culturale. Dove non si può non
essere d'accordo. Ma il problema della produzione d'energia resta aperto; e più
ancora il problema dell'ipocrisia di chi rifiuta ma importa poi da chi produce;
né si cura di sviluppare nuove e potenti tecnologie per le energie dolci.
Stelle cadenti
Ma come si può proporre una
cosa del genere? Sarebbero pretestuose le posizioni degli ambentalisti, o è
criminale e noncurante della sussistenza stessa del pianeta rivolgersi alla
energia nucleare per risolvere problemi che riguardano tutto il nostro modo di
vivere e di consumare dissennato? Invito a non inviare simili proposte
offensive della realtà e della decisione di milioni di persone che hanno
decretato la fine del nucleare in Italia. O siamo ormai alla convinzione
diffusa che il popolo è bue, manipolabile, sfruttabile, e che con la promessa,
fasulla, di una futura eventuale maggior comodità e di due soldi sulle spalle
del paese è disposto ad accettare qualunque cambiamento e qualunque bufala?
Mi fa specie che il movimento per la giustizia e la speranza avanzi simili
appelli: la normalizzazione è ormai arrivata a livelli mostruosi!
R
a Stelle cadenti - Dunque tu sei
convinto che solo l'Italia ha preso la decisione giusta, e che tutti gli altri
paesi sono nel torto. Quell'Italia che poi, con somma ipocrisia, importa
proprio l'energia prodotta dagli altri paesi, a cominciare dalla Francia.
Quell'Italia che poi è sommersa da un debito pubblico mostruoso, a differenza
di quegli altri paesi. E bada che il nostro discorso si riferisce al bisogno
reale di energia, non al consumismo e allo spreco; quel bisogno che deve
apportare il benessere a tutti, poiché questo è giustizia, e questa è speranza
concreta.