1
Lui con quel pensiero fisso nella mente, quel pensiero
il giorno la notte, pensiero dolce amaro tenero violento
nella mente nel corpo, l’amore, il pensiero
che tutti inseguono tutti ostinati accaniti
divorati da quel pensiero quel fuoco, la donna,
l’oggetto dell’adorazione, per lui che nell’amore
crede ancora, amore vero tenero violento
la donna oggetto di amore vero di adorazione
vera per lui, il poeta che sussurra parole
mai udite
nessuno mai mi ha parlato così
l’incanto
delle parole che nessuno mai dice nessuno sa dire,
parole tenere violente sussurrate all’orecchio,
scandite mentre le stringe la mano, al telefono
ripetute, del telefono l’incanto dove la parola
vibra sola, parola soltanto, vibra alta sola
nello spazio nel tempo, tenera violenta vibra
sola, signora dello spazio del tempo, l’incanto
violento tenero della parola stupisce
stravolge la mente il cuore
2
Lei con quelle parole nella mente parole ascoltate
accolte con gioia sorpresa di gioia dolce tenero
sobbalzare di gioia
le parlano degli occhi suoi
neri, velluto nero degli occhi morbido il più nero nerissimo
ardente, brillano a tratti
un mare cupo profondo
di tenebra e luce gli occhi, profondo calmo, splendono di luce
profonda acque profonde in tenebra e luce
splendono
un cielo notturno gli occhi, il più tenebroso
dei cieli notturni il più luminoso, splende translucido
il cristallo nero
del poeta le parole accarezzano gli occhi
morbide li avvolgono, tenere violente li fasciano
di dolcezza, gli occhi, i capelli che neri lunghi scendono
neri nerissimi, scendono lunghi folti,
scendono splendono i capelli gli occhi il volto
il riso
del poeta la parola accarezzava
il volto i capelli, la parola inaudita che stupisce
stravolge la mente il cuore
3
In una sera di maggio accadde, di metà maggio
anche di maggio accadono cose grandi gioiose, quando
la primavera ha raggiunto il suo vertice e sembra domini
lei sola, anche altre cose accadono gioiose grandi
la sera calda, la luce morbida entrava per la finestra,
lei gli andò incontro senza dir nulla, con le braccia il collo
gli avvinse gli strinse, con le labbra cercò le sue labbra
le avvinse le strinse, labbra grandi carnose, grandi gioiose
umide di desiderio, labbra rosse di ragazza giovane
ardente, le più rosse le più carnose le più grandi
gioiose, parlavano un linguaggio alto intenso
troppo, grande gioioso troppo, che la parola
non può esprimere, la parola del poeta che tutto
può, la più grande
la signora dello spazio del tempo
tace, silenzio di parola silenzio profondo, le labbra
parlano silenziose, un linguaggio alto intenso troppo,
le labbra parlano, braccia mani corpo parlano
labbra avvinte a labbra nel silenzio parlano
4
Da quella sera un tempo è passato non lungo, tempo
d’uno due anni, l’amore in quella sera siglato
sancito, così fu, grande gioioso tenero violento
Lei ora scende lungo un sentiero d’ombra, sentiero
di tenebra abulia giornate intere perdute davanti
al televisore notti intere le mattinate nel letto
dorme un sonno pesante stanco di nulla di tutto
piange un pianto che già sempre dentro portava
pianto nascosto sotto la luce limpida oscura degli occhi
la caverna oscura che si aprì nel fondo dell’essere
quando era bambina e nessuno ha colmato nessuno
può colmare
ha staccato il telefono, al campanello
nessuno risponde nessuno apre nella casa nessuno più abita
È partita lontano nel Nord nel paese oscuro cupo
d’ombra, dove il cielo oscuro cupo di nubi e nebbie
grava sulla terra per mesi per anni un tempo
lunghissimo, e il silenzio incombe pauroso, silenzio,
muta la parola il gesto
5
È partito anch’egli, il poeta, con le sue parole incantate
nell’animo, gli cantano gli piangono dentro le parole
che nessuno mai dice nessuno sa dire, è partito
col suo amore vero, l’adorazione vera per la donna
che amerà sempre, adorerà sempre in ginocchio
come una dea antica
col suo amore tenero violento
cammina per le strade di una città del Nord cupa
d’ombre, di nubi e nebbie strade cupe oscure,
le persone le cose come ombre sperdute, cupe chiuse
in se stesse, non vedono non sentono
cerca una casa
bussa chiede con la sua voce incantevole la parola
che incanta
non abita più lì, forse in quell’altra strada
all’altro capo della città sterminata sperduta
nella pianura nella nebbia oscura cupa della pianura,
nell’ombra oscura cupa in cui le persone le cose
dileguano il poeta chiama, invoca il nome, chiama
di strada in strada di casa in casa, nella città nella pianura
sterminata il poeta canta piange
la parola che incanta
il mondo la luce pura la signora dello spazio del tempo
vibra un istante solo vibra debole fioca
un gemito debole fioco vibra un istante, si spegne