In morte della madre
1.
«Venite aiutatemi a piangere»
venite «figlie» venite voi tutti
che in silenzio nel letto vi consumate esausti
e piangete la vita che vi sfugge, voi
che nelle capanne povere il giorno consumate
senza speranza, voi che la colpa
ha piegato piagato, la pena,
che la guerra ha straziato, popoli
schiavi poveri dolenti, dolore del mondo
che nei secoli si trascina immutato
irredento, pianto d’uomo inconsolabile,
delle cose tutte finite caduche fragili
pianto silenzioso
«Venite aiutatemi a piangere» oggi
che la lama cadendo lucida affilata
ha reciso il legame più dolce
che mai conosca uomo, il legame
più tenero e il bambino solo
vaga nel mondo, sperduto vaga
nella notte del mondo, sperduto
vaga il bambino
Venite dunque pietosi un giorno
un’ora soltanto voi tutti uomini forti
uomini duri che il pianto sdegnate
la forza ignorate di quel pianto
che la vostra durezza può infrangere,
la parola ignorate
parola tenera
«beati quei che piangono»
parola sublime
2.
Nel volto si disegnava pallida
un’immensa infinita stanchezza
di vivere. Sereno il volto
ma stanco di vivere, stanco,
del respiro il peso, della vita
che il respiro trascina a stento
ad ogni respiro un peso intero enorme
di vita che a stento ancora si trascina
sosta a ogni passo
Il volto proteso a cogliere
un respiro ancora, d’aria un soffio un alito
le labbra protese il volto, gli occhi già quasi spenti
ma in ansia ancora spaurito il volto un estremo
pallido ardore di vita quando il respiro
si fermò, sostò in paura l’anima
si scosse le forze stremate raccolse
il più profondo disperato anelito
un brivido enorme, di vita una fiamma
cupa ardente, alzò un grido
Così piangendo partiva l’anima
gridando alla notte al freddo
al gelo che livido l’invadeva, alle cose
che non sono
Sul confine ambiguo
d’essere e nulla il grido
s’alzò tre volte, suggellò il numero sacro
la volontà di vita inflessibile
Accettò la sua sorte
Si compose
nel silenzio immobile
3.
In nera veste in nobile colore
la tua festa, in colore di notte
l’abito, del tessuto la maglia
t’avvolge morbida, sul petto la voluta
morbida scende, l’eleganza
tua schiva
In argento di capelli
in fine terso colore d’argento
l’onda t’avvolge morbida il capo
argento fino passato al crogiolo
puro nobile argento di capelli
ondulati appena la sobria eleganza
tua di sempre
Silenziosa stavi adagiata composta
e il volto splendeva di una bellezza
antica, di tenue luce
Schivo lo sguardo, pensoso
e mite nel volto un calore resiste
un pensiero inespresso
L’omaggio accogliesti
di amore e pianto e ricordi e dolcezza
di pianto e amore
In rosso di garofani
la stanza ardeva
4.
Entrammo nel giardino e si udirono
i passi sulla ghiaia, nel silenzio
il passo degli amici, la parola
mormorata a se stessi e il trepido
batter del cuore
Nell’aria un sussulto
lieve, di tepore una carezza
di trepido amore le cose sfiorava
di sole caldo e luce un presagio
Era in fiore il giardino le aiuole
di fiordicroce colme e fiordiricordo
e fiordisperanza e altri ancora
che il tempo coltiva e l’uomo, là dove
nel silenzio fioriscono croci
e volti immobili
È piccolo il giardino
e s’adagia nei campi si sazia
di campi e verde e cielo immenso
e tutti si conoscono si salutano
i vecchi amici
5.
Ma tu il saluto accogli madre
accogli il saluto del figlio
prima che lasci il giardino
madre o madre prima che il sole
inizi il declino, madre il nome
o nome accogli il saluto del bambino
Prima che passi il giorno
ultimo nostro madre accogli il pianto
il singhiozzo il grido estremo
Qui l’aria è tersa e persiste
dolce un’ora, la sera attende
e s’ode un canto lontano, nel paese
piccolo antico un canto, nell’aria tersa
risuona nella sera un canto lontano
La vita qui non ha fine la luce il giorno,
calmo nei campi l’uomo, nel bosco l’acacia
dolce, il profumo l’ombra, la terra nel viottolo
morbida, liscia la strada, i ciottoli
lisci, il piede dell’uomo scalzo ancora
Qui la notte traspare di luce profonda, il cielo
in luce profonda splende, in silenzio
arde il cielo
nella notte immenso
il silenzio quando il vento è calato
e dorme il cane, l’amico dagli occhi
tristi buoni, le case dormono, le cose
Nella notte riposa madre, composto
il corpo il volto gli occhi le mani
carezzevoli. Nella notte vivi madre
sorgente di vita dono di vita immenso
nella morte vivendo oltre la morte
di vita potenza incomparabile
6.
Di vita mi s’inebria l’anima
di stupore trasale su la soglia
dall’orlo dell’abisso strappata
dal torpore destata
mentre smarrita mi guardo e cerco
un fiume di vita m’investe
di vita un torrente mi sommerge
e affondo in un mare senza fondo
bevo vita affogo di vita
dall’immenso portata, effusa
nell’immenso
Di amore ardo, di fuoco
una tempesta un turbine mi ha invasa
e un altro in me ama di cui ardo
«il mio diletto tra i gigli» di fiamma candidi
nel suo mare di fiamma mi consuma
Di gaudio esulto colma
dal mio amore colmata
dall’intimo dov’egli m’incatena
sale il gaudio e mi vince
come un brivido m’agita, un lampo
da ogni punto dell’essere mi scuote
uragano del cuore in delizia
grido di gaudio estremo inaudito indicibile
Silenzio d’estasi, silenzio
là dove egli solo parla
egli il Signore