MOVIMENTO PER LA SOCIETÀ DI GIUSTIZIA E PER LA SPERANZA
Lecce
DOCUMENTI E INTERVENTI 2009
Indice:
Al Pres. Obama - Nessuna guerra è giusta, 22/12/09
Capire ciò che è accaduto a Berlusconi, 14/12/09
Incertezze ed errori del Partito Democratico, 6/12/09
Affrontare la poligamia islamica, 29/11/09
Basta con la polizia che picchia la gente, 9/11/09
Il lavoro stabile, un principio e un impegno, 2/11/09
Al Pres. Obama - Pubblico e Privato nello Stato, 26/10/09
Napolitano ci difenda da Berlusconi, 19/10/09
Berlusconi non può restare al Governo, 12/10/09
Tony Blair non può essere il Presidente dell’Unione Europea, 5/10/09
Lo scudo fiscale non può essere approvato, 29/09/09
L’affare Boffo, omertà e ambiguità, 21/09/09
La condivisione del profitto e la cogestione dell’impresa, 14/09/09
Al Pres. Obama - Per il servizio sanitario nazionale USA, 7/09/09
Sindacato e rifiuto del socialismo, 31/08/09
Non servono le invettive contro la pillola abortiva, 3/08/09
Una lettera di Nichi Vendola, e la risposta, 22/07-1/08/09
Al Pres. Obama - Urge la creazione di un Servizio Sanitario Nazionale, 27/07/09
Il comunismo non può essere disprezzato, 21/07/09
Al Pres. Obama - Gli Stati Uniti devono chiudere la base militare di Vicenza, 14/07/09
La legge contro gl’immigrati non può essere approvata, 7/07/09
Basta coi Casinò, basta con lo stato biscazziere, 29/06/09
Urge una riforma globale del pubblico impiego, 22/06/09
È scandaloso che la gerarchia appoggi la Destra, 4/06/09
La gestione insensata dell’economia e della scuola, 25/05/09
Al Pres. Obama - Le foto delle torture devono essere pubblicate, 18/05/09
La distruzione del verde nel Comune di Lecce, 18/05/09
Il voto operaio e il sindacato, 4/05/09
Al Pres. Obama - Non è giusta l’immunità ai responsabili di crimini, 27/04/09
Un errore l’assenza dal summit sul razzismo, 20/04/09
Il terremoto abruzzese e l’incuria del governo, 14/04/09
Proibire il preservativo è un grave errore, 6/04/09
Il Socialismo non è una zavorra ma il progetto dell’umanità, 30/03/09
Benvenuto il dissenso nella Chiesa Cattolica, 23/03/09
Il governo dice sempre no all’opposizione, 16/03/09
La disastrosa deregulation del piano edilizio, 9/03/09
Regolare il diritto di sciopero è un dovere, 2/03/09
Gerarchia cattolica arrogante e crudele nel caso Englaro, 16/02/09
Grave l’assenza dell’Italia all’incontro di Monaco, 9/02/09
Una lettera di Nichi Vendola, e la risposta, 3-9/02/09
Basta con la frammentazione della Sinistra, 2/02/09
CISL e UIL rompono l’unità sindacale, 26/01/09
No all’immoralità nel PD, 20/01/09
Basta con l’espulsione degl’immigrati, 12/01/09
Ridicolo affermare che Israele attacca per difendersi, 5/01/09
(Al Presidente Barack Obama, Al Vicepresidente Joe Bident, Al Segretario di Stato Hillary Rodham Clin ton
Nessuna guerra è giusta
Il Presidente Obama, nel suo discorso in occasione del conferimento del premio Nobel, ha parlato di guerra “giusta”, di guerra “necessaria”, di “diritto di usare la forza”.
Queste espressioni non possono essere accettate. Al punto in cui è maturata la coscienza etica dell’umanità, la sua comprensione del male d’uomo, la guerra, il macello umano, di uomo contro uomo, di popolo contro popolo, il massacro intenzionale, scientificamente e tecnologicamente organizzato è un fatto talmente atroce che non può mai essere lecito.
Non si dà guerra giusta, nemmeno la guerra di liberazione da un ingiusto aggressore o da un ingiusto dominio è lecita. Come dice il Trattato dell’ONU, che gli USA hanno fortemente voluto e cui si sono vincolati, i problemi tra popoli e tra stati non devono mai essere risolti con la guerra, ma solo e sempre con la trattativa.
Nelle guerre scatenate contro quelli che anche il Pres. Obama chiama “stati canaglia” – riprendendo una infelice espressione del suo predecessore Bush, tristemente noto – gli USA hanno commesso gravi reati:
hanno violato il patto dell’ONU, la comunità planetaria dei popoli;
hanno volutamente scavalcato l’ONU e la possibilità di azioni pacifiche;
hanno violato l’autonomia di stati sovrani adducendo motivi di liberazione ma compiendo un atto arbitrario ed ingiusto, che può scatenare il disordine nel mondo,
hanno portato in questi stati un massacro che dura da anni e in cui centinaia di migliaia persone sono perite.
Sia chiaro che la democrazia non può essere esportata perché richiede una maturazione della coscienza popolare; e perché in ogni caso deve nascere da una decisione autonoma di un popolo.
Il Pres. Obama presenta gli USA come garanti di stabilità nel mondo.
Ciò è falso perché con queste guerre hanno profondamente destabilizzato l’equilibrio mondiale; con lo scudo spaziale hanno attizzato la tendenza egemonica della Russia; coi loro armamenti nucleari hanno favorito la proliferazione in quanto gli stati trovano ingiusto il privilegio del Club dell’arma nucleare.
Il Pres. Obama afferma che le guerre non finiranno durante la nostra epoca: un’affermazione disfattistica, una prospettiva che rivela una non-volontà di pace, e che scoraggia e deprime l’umanità. Al contrario gli USA devono decidere fermamente, e il Presidente lo deve proclamare al suo popolo, che non ci saranno più guerre. Deve operare per un emendamento alla Costituzione in cui gli USA rifiutano la guerra; e operare affinché questa decisione sia presa anche da altri stati.
Solo così il Pres. Obama sarà quel Presidente di pace che tutti hanno atteso e sperato.
Lecce, il 21dicembre 2009
(Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Pres. del Consiglio Silvio Berlusconi, al Pres. della Camera Gianfranco Fini
al Segretario PD Pier Luigi Bersani
Capire ciò che è accaduto a Berlusconi
La nazione non può tollerare ulteriormente di essere umiliata da certi suoi politici; di essere svergognata di fronte alle altre nazioni come quella in cui la corruzione diventa legge.
Tutti sanno che il Capo del governo è un truffatore, “delinquente e mafioso” lo chiama Saramago.
Infatti, non appena è giunto al potere ha legittimato la falsità, il falso in bilancio, quello che v’era nei bilanci delle sue imprese;
ha reso più difficili le rogatorie internazionali che avrebbero fatto luce su comportamenti disonesti e illegali;
ha varato una serie di leggi per liberarsi dai processi che giustamente lo colpivano, così come ancora adesso lo colpiscono, per fatti di corruzione o per altre malversazioni. E in realtà, con leggi varie, che complicavano i processi, accorciavano i tempi di prescrizione, concedevano immunità, nella sua prima legislatura è riuscito a liberarsi da una dozzina di processi. E in questa legislatura le manovre sono in corso per liberarsi da altri.
Sono le famose leggi ad personam, come vengono chiamate; in realtà leggi inique, per favorire l’iniquità. E sono finora diciotto leggi.
Tutti sanno che, per varare queste leggi inique, il Capo del governo ha strumentalizzato il Parlamento; che il Parlamento, l’organo centrale della democrazia, l’organo della legge su cui si regge lo stato, è diventato succube e complice di questa iniquità.
Tutti sanno che il Capo del governo, perseguito dalla magistratura per i reati di cui era imputato, ha di continuo attaccato la magistratura, l’altro grande organo dello stato che i padri della Costituente con saggezza hanno reso autonomo di fronte all’esecutivo; l’ha attaccata con spregiudicatezza e spavalderia quasi fosse una cosca di politicanti pervertiti.
Tutto ciò ha esasperato i cittadini che amano e cercano la giustizia; che amano la nazione e sostengono la rettitudine e l’onore della nazione.
Tutti sanno, tranne la “casalinga di Voghera” grande elettrice del Capo del governo, assidua alle televisioni manipolate dal suo potere mediatico; e tranne quelli che non vogliono sapere.
Lecce, il 14 dicembre 2009
(Al Segretario PD Pier Luigi Bersani, a Massimo D’Alema, a Dario Franceschini
Incertezze ed errori del Partito Democratico
Tutti lo dicono che il PD non brilla per intelligenza, decisione, linea politica.
1. Nella polemica con Berlusconi è debole. Alla continua spregiudicatezza di lui, alle sue continue spacconate e falsità oppone un fair play che non ha nessuna efficacia, non ha presa sulla gente.
Deve rispondergli con forza anche maggiore, deve sbugiardarlo, dimostrargli che è un falsario e un millantatore.
2. Alla grande manifestazione del No-B day non ha partecipato; non ha voluto esporsi perché ancora e sempre s’illude di poter trattare con Berlusconi; trattare con un truffatore che mira solo a bloccare i suoi a processi e a promuovere le sue imprese; con tutti i mezzi, tutte le leggi possibili, strumentalizzando il parlamento. D’Alema ne ha già fatto l’esperienza con la famosa Bicamerale; vuole forse rifarla?
Partecipando al No-B day avrebbe guadagnato l’adesione di una parte intelligente e decisa del popolo italiano, la migliore, di cui ha bisogno.
3. In Puglia si oppone alla candidatura Vendola e gli contrappone una sua candidatura, creando così due debolezze, che consegneranno la Puglia alla Destra. Vendola ha dimostrato la sua forza elettorale, vincendo una prima volta in una regione tanto difficile; e ha dimostrato di saper governare con saggezza, ha avuto la forza di azzerare la giunta quando alcuni dei suoi collaboratori si erano compromessi. Vendola è un cavallo vincente, ma il PD lo indebolisce e finirà col perdere tutto.
4. Deve proporsi come partito forte: fortemente polemico e fortemente propositivo; in particolare deve sviluppare la proposta, sì che la gente sappia cosa può attendersi da lui, cosa può guadagnare dandogli il suo appoggio.
Deve sviluppare una energia e un dinamismo nuovo, uscire dall’isolamento, assecondare la riunificazione della Sinistra e allearsi con essa; aprirsi all’Italia dei valori.
Continuando sull’attuale linea il PD soccomberà ancora, e peggio di prima, avendo anche perso la frazione cattolica di Rutelli.
Lecce, il 7 dicembre 2009
(Al Ministro dell’Interno Roberto Maroni, al Ministro della Giustizia Angelino Alfano, al Segr. PD Pier Luigi Bersani
Affrontare la poligamia islamica
La poligamia islamica si diffonde in Italia, nonostante la Costituzione (art. 29, l’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi) e il divieto e la sanzione del Codice Penale (art. 556).
Si parla di almeno 15.000 casi. Si dice che addirittura è più facile in Italia che nei paesi islamici che espressamente la proibiscono, come Marocco, Tunisia, Turchia.
Perché essa s’insedia attraverso tre vie: il ricongiungimento familiare della seconda o terza moglie; l’unione celebrata in ambasciata o in consolato; quella celebrata in moschea.
Ora la poligamia rappresenta nell’Islam un punto chiave dell’asservimento della donna al maschio, del rifiuto di riconoscere la pari dignità e il pari diritto della persona femminile rispetto alla maschile. Permessa nel Corano (fino a quattro mogli), rappresenta un punto dell’arretratezza etica dell’Islam, che ha semplicemente adottato l’etica arcaica delle tribù arabe del VII secolo, e non ha avuto in seguito un processo di modernizzazione.
Da parte degl’islamici italiani, siano essi immigrati, siano convertiti, rappresenta una trasgressione della Costituzione e della legge che non può essere tollerata.
Si ritiene che lo Stato italiano debba esigere che ogni matrimonio celebrato in ambasciata o in consolato o in moschea, sia celebrato anche di fronte all’autorità dello Stato, di cui i partner sono ospiti o cittadini; e sono in ogni caso tenuti all’osservanza della legge.
Che il Ministero dell’Interno proceda a controlli in proposito, specie in occasione della concessione o del rinnovo dei permessi di soggiorno, delle richieste di congiungimento.
Che l’islamico poligamo sia messo di fronte al suo debito di legge, alla pena che contrae, alla necessaria espulsione se le condizioni della famiglia lo consigliano.
Non si esclude che anche un provvedimento legislativo sia opportuno.
Lecce, il 29 novembre 2009
(Al Ministro degl’Interni Roberto Maroni, al Capo della Polizia Antonio Manganelli, al Comandante dei Carabinieri Gen. Leonardo Gallitelli
al Segretario PD Pier Luigi Bersani
Basta con la polizia che picchia la gente
Il recente caso di Stefano Cucchi, pestato a morte, ha richiamato i cittadini ad una situazione anomala che si ripete a dir poco ogni mese, e che ha avuto nel passato casi clamorosi some quello del G8 di Genova, di cui anche la magistratura non è riuscita a fare un’adeguata e piena giustizia. La polizia picchia i cittadini; la polizia non ha rispetto per la persona umana.
Una distinzione fondamentale viene a mancare, quella tra reato e persona. Il reato dev’essere colpito, dev’essere messo in condizione di non reiterarsi, deve scontare una pena che però solo la magistratura può infliggere attraverso un giusto giudizio.
Ma la persona, anche quella che delinque, anche se delinque gravemente, dev’essere rispettata nella sua costitutiva dignità e nel suo diritto.
La persona è sacra. Nella visione cristiana è il fratello che dev’essere amato sempre, e quando sbaglia dev’essere amato e compatito di più, nella sua miseria, nel male che anzitutto fa a se stesso. Deve accadere come in guerra dove, quando il soldato è fatto prigioniero, perde la sua qualità di nemico, resta la persona nella sua dignità e diritto, che dev’essere rispettata e tutelata.
Una prima misura immediata può essere una circolare ministeriale che dev’essere poi distribuita sì da inculcare a tutti questi principi. Accompagnata da una conferenza o un master dei quadri dedicato a questo urgente problema. Accompagnata da severe misure amministrative.
Un passo ulteriore, fondamentale, concerne la formazione etica della polizia. Anche il caso Marrazzo rivela uno scadimento di coscienza e di costume in quello che per tradizione era considerato il più seri e dignitoso tra i corpi di polizia. Nel tirocinio formativo dei corpi di polizia è necessario predisporre un’adeguata formazione etica ed etico-politica, con insegnanti specificamente preparati. Nei corpi di polizia il rapporto col cittadino è fondamentale.Nei casi di trasgressione si deve intervenire con particolare severità, fino all’espulsione.
Vogliamo una polizia seria ed umana, non disumana e bestiale.
Lecce, il 9 novembre 2009
(Al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, alla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ai Segretari di CGIL,
CISL, UIL, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti
Il lavoro stabile, un principio e un impegno
Il Ministro Tremonti ha parlato della necessità per la persona umana – e per la famiglia in cui la persona si espande – di un lavoro stabile, come dell’unico che corrisponde alla sua dignità e diritto, così come ai suoi compiti, alla conduzione ed espansione della sua esistenza, e infine a quel diritto alla felicità invocato per la prima volta nella Dichiarazione d’indipendenza delle colonie inglesi d’America nel 1776.
Al Ministro si è contrapposta negativamente la presidente di Confindustria Marcegaglia, con una posizione che ha profondamente stupito in quanto negava quei fondamentali diritti, o li riconosceva solo ad alcuni e non ad altri, discriminando l’umanità. Una posizione di egoismo e arroganza capitalistica, posizione inumana.
I Sindacati hanno reagito debolmente; forse non hanno preso sul serio l’affermazione del Ministro; forse l’hanno considerata un’affermazione di principio, astratta, che non comportava nessuna decisione ed azione.
È appunto quello che il Movimento chiede al Ministro. La coerenza. Se quelli sono i principi in cui crede, e credendo li afferma, ai principi deve seguire l’azione, l’attuazione.
Deve seguire un riordino della legislazione italiana in proposito, una riconsiderazione e correzione dei dispositivi di legge Treu, Biagi, della legge Maroni, degl’interventi di Prodi; una riproposta organica del quadro legislativo del lavoro informato a quel fondamentale principio di stabilità. Corredato poi delle misure e delle strutture che a questo devono provvedere.
E il Sindacato deve premere in tal senso sul Ministro, in uno spirito e volontà di collaborazione; deve mobilitare i propri centri di ricerca, elaborare i progetti e le proposte che possono contribuire alla costruzione di quel quadro legislativo.
Ne deve uscire una legislazione giusta, non più al servizio del capitale e del suo egoistico interesse, del suo uso strumentale del lavoro, dei lavoratori come fossero merce usa e getta.
Una legislazione esemplare anche per le altre nazioni, per lo più succubi del liberismo che è poi l’ideologia del capitale, la pseudoscienza economica al capitale asservita. Mentre la nostra legislazione attuale è oggetto di richiamo da parte degli organi europei e internazionali.
Il Movimento riconosce la bontà e il coraggio delle affermazioni del Ministro, e però gli chiede coerenza, e ulteriore coraggio.
Lecce, il 2 novembre 2009
(Al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al Vice-Presidente Joe Biden, al Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton
Pubblico e Privato nello Stato
Alla base dell’attuale battaglia che si sta conducendo negli Stati Uniti sul servizio sanitario v’è un problema ed una incomprensione più grande, che è quella del ruolo dello Stato.
Lo Stato, il suo potere, il suo diritto, si genera per una cessione di diritto da parte del cittadino, che ha come scopo la tutela e la promozione del cittadino stesso, della persona, della famiglia, di ogni altra espansione sociale della persona.
Tutela e promozione di tutti i cittadini, che sono fondamentalmente eguali nella dignità e nel diritto.
In particolare tutela dei più poveri e diseredati, la loro promozione materiale, culturale, sociale.
Questa tutela e promozione non è compito del privato, né può essere compiuta da esso.
Perché l’impresa privata si basa sul profitto, mentre questa tutela e promozione è di per sé aprofittuale, dev’essere compiuta anche in perdita; dev’essere compiuta attraverso una ridistribuzione dei beni che corrisponda alla dignità e diritto di tutti, in particolare dei più poveri e diseredati, mirando a portarli a quel livello economico e culturale che alla loro dignità corrisponde.
Mentre le iniziative del Terzo Settore, delle associazioni private di assistenza sociale, possono compiere questa tutela e promozione solo molto parzialmente.
Perciò i fondamentali servizi che concernono il bisogno dei cittadini devono essere nelle mani dello Stato: così la Sanità, così la Previdenza, così la gestione del lavoro in modo che ognuno possa sostenere sé e la sua famiglia (in alcuni stati europei v’è lo SMIG, salario minimo generalizzato).
Lo Stato USA ha finora abdicato a molte delle sue funzioni, lasciandole ai privati; e che i privati non hanno potuto adempiere in modo adeguato; né possono adempierle.
Questo fondamentale compito dello Stato dev’essere spiegato a tutti. Il Presidente lo dovrebbe fare in discorsi rivolti al Parlamento come all’intera nazione.
Lecce, il 26 ottobre 2009
(Al Presidente Giorgio Napolitano, al Premier Silvio Berlusconi, al Segretario PD Pier Luigi Bersani
Napolitano ci difenda da Berlusconi
Il Movimento si rivolge al Presidente Napolitano affinché tuteli l’autonomia del terzo potere, quello giudiziario, e affinché difenda le procedure volte ad assicurare un giudizio giusto dall’assalto del Premier, dalla sua furia dopo che la Consulta ha giustamente annullato il lodo Alfano.
Vogliamo che l’Italia sia una società di eguaglianza e di giustizia, che i principi della Costituzione siano tutelati contro chi pensa a tutelare solo se stesso.
Berlusconi dice che si tratta di “processi farsa”, ch’egli “non ha fatto assolutamente nulla”, attacca ed offende la magistratura; e lo va proclamando ogni giorno, con un impatto estremamente negativo sulla coscienza popolare. Viene in mente il detto di Voltaire: “Calunniate, calunniate, qualcosa resterà”.
In realtà sta concertando altre leggi inique, leggi ad personam, che lo liberino dai processi. Di cui parla la stampa.
1. Non gli basta più neppure la Cirielli, tuttora in vigore, vuole abbreviare ulteriormente la prescrizione.
2. Vuole riprendere quel comma del 2008 (rifiutato dal Presidente Napolitano) che sospendeva circa centomila processi col pretesto di mandare innanzi i più gravi.
3. Vuole introdurre il “legittimo impedimento”, cioè il molto lavoro in cui le alte cariche e i parlamentari sarebbero impegnati, per rinviare i loro processi. Il che è ridicolo e vergognoso.
Il Movimento, come tutti i cittadini, confida che il Presidente adempia i gravi compiti di tutela della democrazia che gli sono stati confidati.
Lecce, il 19 ottobre 2009
(Al Presidente Giorgio Napolitano, al Premier Silvio Berlusconi, al Segretario Dario Franceschini
Berlusconi non può restare al Governo
Perché al Governo, che è una delle supreme funzioni dello Stato, dove si mette in atto la legge, non può stare chi alla legge si è abitualmente sottratto, chi della legge ha abusato in proprio favore: con le famose leggi ad personam. Contro i principi di eguaglianza e di giustizia, contro la Costituzione. Come la Consulta ha confermato anche di recente.
Giunto infatti al governo nel giugno 2001 carico di processi, Berlusconi ha subito provveduto a far varare leggi inique per scaricarsene. Già nell’ottobre veniva depenalizzato il falso in bilancio in modo che i bilanci falsi delle imprese non potessero più essere perseguiti; venivano rese più difficili le rogatorie internazionali, per ritardare i processi che colpivano l’illegale esportazione di capitali. Con la legge Cirami potevano sospendersi i processi adducendo un preteso ”legittimo sospetto” contro la Corte. Infine il lodo Schifani faceva piazza pulita, sospendendo i processi delle cinque maggiori cariche dello stato; ma tra quelle cinque cariche una sola aveva bisogno di quella legge per sfuggire alla giustizia, ed era il Governo di Berlusconi.
L’azione contro i processi continuò tuttavia: diminuendo i tempi di prescrizione, sì da farli decadere: con la legge “salva Previti” (che però fu condannato), con la Cirielli. Impedendo l’appello del PM in caso di assoluzione.
E riprese col nuovo arrivo di Berlusconi al governo nel 2008, perché nel frattempo altri processi contro di lui s’erano aperti: già nel giugno, inserendo nel decreto sicurezza un comma che sospendeva circa centomila processi col pretesto di mandare innanzi i più gravi. Poi col lodo Alfano (una legge iniqua promossa proprio dal Ministro della giustizia) che sospendeva tutti i processi per le quattro maggiori cariche dello Stato; ma una sola carica vi era implicata, quella di Berlusconi.
Queste leggi inique, che Berlusconi ha fatto varare da un Parlamento succube, sono la prova della sua disonestà. Ch’egli cerca spavaldamente di negare proclamando a destra e a manca che si tratta di processi-farsa, di persecuzione da parte di giudici politicizzati, giudici rossi, sostenuti da una stampa italiana comunista, da una stampa estera sinistroide e menzognera. Affermazioni vergognose e insieme ridicole. Che il mondo intero ha condannato.
Il comportamento giusto lo si è visto altrove. Quando Kohl, per una semplice accusa di finanziamento illecito di partito, subito si dimette. E lo stesso fa Strauss-Kahn per accuse legate alla professione d’avvocato. Questo fa, questo deve fare un uomo di Stato, quando la sua onestà è comunque intaccata.
Berlusconi si appella al popolo che lo ha eletto. Ma quel popolo non sapeva dei suoi processi e delle sue leggi inique. La casalinga di Voghera, sua grande elettrice, non legge i giornali.
Lecce, il 12 ottobre 2009
(Al Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, Al Presidente del Parlamento Jerzy Buzek e ai membri del Parlamento
Al Segretario Generale del Consiglio dell’Unione Javier Solana
Tony Blair non può essere il Presidente dell’Unione Europea
Si legge nella stampa che Tony Blair potrebb’essere designato ed eletto come il primo Presidente dell’Unione, secondo le norme previste dal Trattato di Lisbona: una notizia letta più volte negli ultimi anni.
Ma vi sono più ragioni che sconsigliano questa elezione:
1. L’adesione dell’Inghilterra all’Unione è sempre stata incerta; in particolare essa non ha ancora accettato la moneta comune, l’euro.
2. Blair, nella sua qualità di Primo Ministro, ha dato piena adesione alle guerre scatenate dal Presidente Bush e dalla Destra americana contro i cosiddetti «popoli canaglia»; egli non ha cercato l’adesione dell’Unione, ma ha subito seguito l’alleato americano. Ha dunque dispiegato una politica di guerra in luogo della politica di pace dell’Unione; in particolare, per combattere l’Iraq, ha mentito al suo popolo a proposito delle armi irachene di distruzione di massa.
Un tale personaggio non corrisponde ai principi e allo spirito che reggono l’Unione Europea, e che sono stati dichiarati nella sua Costituzione e, in particolare, nella sua Carta dei diritti fondamentali.
Lecce, 5 Ottobre 2009
(Al Presidente Giorgio Napolitano, al Ministro Giulio Tremonti, al Segr. Dario Franceschini
Lo scudo fiscale non può essere approvato
È infatti stato concepito unicamente per procurare fondi all’erario, contro ogni principio di eguaglianza e di giustizia; quindi anche contro i principi costituzionali.
Poiché tutti i cittadini sono tenuti a contribuire alle comuni spese in ragione del loro reddito; ecco che alcuni, a cominciare dai meno abbienti, lo fanno, ed è per loro un vero sacrificio; altri, ad alto reddito, non solo si sottraggono al contributo nascondendo i loro redditi all’estero, in particolare nei paradisi fiscali; ma si vedono offrire un rientro col solo il 5% di tassazione, mantenendo l’anonimato, e mantenendo l’immunità dall’evasione commessa, così come da ogni falsificazione (nel bilancio, nelle fatturazioni ecc.).
In questo modo il cittadino onesto viene penalizzato; il disonesto viene favorito.
Già si è lamentato altre volte che queste manovre – rientri, condoni ecc. – favoriscono l’evasione e in genere l’inosservanza della legge. Sono immorali e contrastano col retto ordinamento dello Stato.
Contrastano inoltre col comportamento di alcune delle maggiori nazioni.
Così negli Stati Uniti tassazione e altre penalità raggiungono il 49% del capitale rientrato; e non vi è anonimato né immunità.
In Inghilterra si raggiunge il 44% e si esige la pubblicazione del nome degli evasori.
In Francia sai può giungere fino all’80% delle imposte evase.
Si è calcolato che le imposte di questi capitali che ora rientrano raggiungerebbero i 300 miliardi, mentre con lo Scudo fiscale se ne otterranno solo 15.
Tutto questo è profondamente ingiusto e vergognoso, contrastante con la dignità della nazione, e la immiserisce rispetto alle altre nazioni maggiori, meglio ordinate e più oneste.
Il Presidente non può permettere che queste ingiustizie continuino, che i cittadini onesti siano beffati dai disonesti, che la nazione italiana venga ulteriormente umiliata
Lecce, il 29 settembre 2009
Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Bagnasco , ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi
L’affare Boffo, omertà e ambiguità
L’affare Boffo è stato ancora una volta per la gerarchia cattolica una partita persa. Un’infedeltà allo spirito del Vangelo. Uno scandalo per il laicato.
Infatti, durante tutto lo svolgimento della polemica fino alle dimissioni, la gerarchia altro non ha fatto che moltiplicare i suoi attestati di fiducia, quasi che quel caso fosse solo una montatura e non vi fosse nulla da capire, nulla da chiarire. L’attestato di fiducia al Direttore de L’Avvenire, il giornale della gerarchia cattolica italiana, nel timore che una macchia sul suo comportamento ricadesse sulla gerarchia stessa.
Un timore vano, cha invece doveva dar luogo al coraggio, alla volontà e all’opera di chiarezza, di trasparenza, alla spiegazione perseguita fino in fondo, nell’amore della verità.
C’era stato un fatto grave, per colui ch’era il direttore del quotidiano cattolico; un comportamento gravemente scorretto, eticamente riprovevole: di molestie ed ingiurie telefoniche ad una giovane donna. Per il quale era stato denunziato e nel 2004 condannato dal Tribunale di Terni, sia pure per patteggiamento, al massimo della pena. Un fatto certo, una sentenza resa pubblica.
Boffo negò il suo coinvolgimento; disse che le telefonate erano state fatte da un giovane tossicodipendente della comunità di don Gelmini da lui assunto, il quale a sua insaputa aveva usato il suo cellulare (la magistratura aveva accertato che si trattava di quel cellulare). Boffo si sarebbe caricato della colpa, e anche del processo, per chiudere più rapidamente il caso. E quel tossicodipendente sarebbe poi morto per overdose.
Una spiegazione strana, accolta con scetticismo. Perché assumersi la colpa di un tossico e addirittura affrontare un processo in vece sua? in che cosa il processo di un collaboratore tossico avrebbe nuociuto al giornale e al suo direttore? E il fatto poi della morte, l’invocazione di un testimone morto. Il 65% della gente era convinta della colpa di Boffo.
Perciò la sua difesa doveva essere vagliata, bisognava andare a fondo. Costituire una Commissione d’inchiesta, ne valeva la pena. Raccogliere testimonianze all’interno del giornale, dove le cose si sanno e le voci corrono; raccoglierle dalla donna molestata, la quale sa certo distinguere una voce dall’altra; risalire alle intercettazioni. Alla fine un libro bianco avrebbe ristabilito quella verità che la gente cerca, di cui tanto parla il Vangelo, che la chiesa dovrebbe portare e testimoniare nel mondo. Si obietterà che la gerarchia già sapeva; ma allora perché non ha parlato, non ha spiegato?
Nulla di questo è stato fatto. Ancora una volta la gerarchia cattolica ha percorso il cammino dell’omertà e dell’ambiguità.
Lecce, il 21 settembre 2009
(Al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, alla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia,ai Segretari di CGIL, CISL, UIL
La condivisione del profitto e la cogestione dell’impresa
Il Ministro Tremonti, e altri con lui, hanno istanziato la condivisione del profitto da parte dei lavoratori; punto che nella tradizione cattolica era presente già nelle encicliche sociali dei papi, nella Quadragesimo anno di Papa Ratti, che è del 1931. C’è dunque un ritardo di quasi ottant’anni.
Il Ministro ha però escluso la cogestione, non si sa con quale coerenza.
Si tratta di capire che condivisione del profitto e cogestione dell’impresa sono un fondamentale diritto del lavoratore, di tutto il corpo che opera nell’impresa, del “lavoro” rispetto al “capitale”.
Perché il capitale fornisce la base materiale, strumentale e finanziaria, ma chi inopera tutto questo e lo rende produttivo, lo rende profittuale è il lavoro.
È davvero paradossale, e profondamente ingiusto, che il detentore del capitale, l’azionista, possa profittare dell’impresa senza operarvi, semplicemente col suo pacchetto, e con qualche colpo di telefono. O anche, operandovi, appropriarsi dell’intero profitto escludendo il lavoro.
Lo stesso vale per la gestione dell’impresa da cui il lavoro è escluso, mentre è lui che la fa; e dovrebbe perciò anche gestirla, e come tale sedere nel consiglio di amministrazione con una maggioranza di due terzi, o di tre quarti.
Il fatto che sia escluso dall’uno e dall’altro costituisce un’ingiustizia che non può essere ulteriormente tollerata. Che procede dall’arroganza del capitale e dall’ignavia del sindacato; o anche dalla distorsione ideologica della Sinistra che mirava al perverso modello sovietico, dove tutto era posseduto e gestito non dai lavoratori ma dallo Stato. Un capitalismo di Stato.
Certo condivisione e cogestione sono solo un primo passo verso la costruzione di un ordinamento giusto nell’impresa e nell’intera economia. Ma un passo importante proprio in quella direzione, e affinché i lavoratori come i sindacati non permangano nell’ignavia attuale, e non finiscano con l’obliare i grandi principi e obiettivi di giustizia.
Lecce, il 14 settembre 2009
(Al Presidente degli USA Barack Obama, Al Vicepresidente Joe Biden, Al Segretario di Stato Hillary R. Clinton
Per il servizio sanitario nazionale USA
Avendo letto con attenzione i documenti preparati dalla Casa Bianca, vorremmo sviluppare qui alcune osservazioni.
1. Il Servizio sanitario nazionale è quell’istituto che garantisce la tutela della salute di ogni cittadino come uno dei diritti fondamentali del cittadino stesso, del suo associarsi nello stato, poiché si associa per la sua tutela e promozione; in cui dunque è in gioco la dignità e il diritto della persona umana come tale.
2. Dev’essere concepito come un servizio che lo Stato federale offre a tutti, indipendentemente dalle compagnie di assicurazione, alle quali può sempre ricorrere chi lo voglia fare ed abbia i mezzi per farlo. Lo offre direttamente – sia pure attraverso l’applicazione e gestione dei singoli Stati –, includendo i servizi che già ci sono, e cioè Madicaid e Medicare, che così cessano; direttamente, e non gestendo fondi attraverso cui i cittadini poi si assicurino.
3. Le strutture mediche possono essere le stesse che già ci sono; oppure strutture nuove appositamente create. Strutture federali, statali, comunali. Ospedali, cliniche, istituti di analisi, case di riposo.
4. I fondi per quest’assistenza sanitaria garantita a tutti sono forniti dalla fiscalità generale, dai contributi di produzione e lavoro (quota d’impresa e quota del lavoratore), da eventuali ticket contributivi o moderatori applicati a medicinali, esami clinici, ricoveri ospedalieri, nella misura in cui questo risulti opportuno.
5. L’intervento dello Stato federale ad istituire questo servizio corrisponde alla sua natura e ai suoi compiti primari, poiché proprio per questo nasce lo stato – come già si notava – per la tutela e promozione dei cittadini; e la tutela della salute è di somma urgenza; mentre l’abbandono del cittadino nella malattia è un fatto incivile e inumano.
L’intervento privatistico può intendersi solo come collaborazione o supplenza al compito pubblico, mai come compito primario. Anche perché l’impresa privata ha scopi profittuali, mira qui a guadagnare sul dolore umano; mentre il servizio dello Stato per il cittadino nel bisogno deve prescindere dalla profittualità e solo premurarsi dell’equa e proficua gestione.
La gestione privatistica dei servizi sociali negli USA è segno di arretratezza, di uno stato che non adempie ancora i suoi compiti essenziali.
Le accuse d’ingerenza statale avanzate in questa fase negli USA sono insensate; l’ingerenza è semmai quella privatistica, in una funzione che non può espletare se non con enormi lacune ed ingiustizie. Lo provano fatti di enorme peso, come i 46 milioni di cittadini senz’assistenza; o i cittadini abbandonati quando l’intervento è costoso.
Le accuse di socialismo non hanno senso: il socialismo è tutt’altra cosa.
Il Presidente ha avviato questa riforma, questa battaglia. Non è solo una battaglia sua, ma del popolo americano. Dev’essere vinta ad ogni costo.
Lecce, il 7 settembre 2009
(Ai Segretari di Cisl, Uil, Cgil Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Guglielmo Epifani, al Segr. PD Dario Franceschini
Sindacato e rifiuto del socialismo
In un’intervista dei giorni scorsi il Segretario Cisl Raffaele Bonanni con grande convinzione rifiutava quel ch’egli diceva il “ribellismo”, rifiutava il socialismo; posizioni su cui vedeva semmai “attardarsi” la Cgil.
Ci si chiede allora che cosa vuole questo sindacato, e la Uil che con esso ha firmato l’ultimo contratto nazionale, distaccandosi dalla Cgil, spaccando il movimento lavoratore.
Ci si chiede che senso ha della storia come del futuro del movimento, che cosa vuol farne; o se non voglia piuttosto frustrarlo e bloccarlo nella sua attuale condizione di dipendenza, sfruttamento, oppressione, espropriazione materiale e morale; condizione di profonda ingiustizia.
La Cisl oltretutto è un sindacato a matrice cristiana, e avrebbe di fronte a sé gli imperativi di giustizia e di rapporto fraterno del vangelo. Anche se si sa che non v’è nulla di peggio dei falsi cristiani che pervadono il nostro tempo.
Si parla di ribellismo? si vuole dunque la pecora mansueta che vien condotta al macello?
Bonanni e gli altri rifiutano la rivoluzione? o anche la rivolta? Certo non sappiamo se vi saranno ancora rivoluzioni nel futuro dell’umanità; ma sappiamo che le rivoluzioni moderne hanno abbattuto il blocco della società ingiusta che dominava da millenni la storia umana e avviato la costruzione di una società di giustizia.
Bonanni e gli altri rifiutano il socialismo? forse perché lo confondono col modello sovietico che falsamente si proclamò l’unico socialismo reale, e non lo era affatto.
Il socialismo è il progetto della classe operaia e del mondo lavoratore, e resta tuttora l’intatto progetto della società umana: la liberazione del lavoro attraverso l’associazione delle forze lavoratrici nell’impresa autoposseduta, autogestita, condivisa nei profitti; donde la fine del rapporto salariale, rapporto di dipendenza, sfruttamento, espropriazione; donde una società di libertà, eguaglianza, benessere.
Su questo progetto il Sindacato si deve impegnare; nulla di questo progetto dev’essere abbandonato, se non si vuol tradire il movimento lavoratore.
Lecce, il 31 agosto 2009
(Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Angelo Bagnasco, ai Card. Angelo Scola e DionigiTettamanzi
Non servono le invettive contro la pillola abortiva
L’introduzione in Italia della pillola abortiva RU486 è stata accompagnata da invettive e minacce da parte da parte della gerarchia ecclesiastica ancora prima che l’approvazione avvenisse e mentre era in corso. Si sono mobilitati la Pontifica accademia della vita col suo presidente emerito Sgreccia, il Movimento per la vita, l’associazione Scienza e vita, e altri ancora. Si è detto che la pillola avrebbe facilitato e aumentato il numero degli aborti; si è minacciata la scomunica per chi la usa e per chi la prescrive.
L’introduzione avveniva con grande ritardo rispetto sua prima introduzione in Francia nel 1988, e rispetto ai maggiori stati europei; anche proprio per l’opposizione della gerarchia cattolica.
Tutto questo era inutile e insensato. Perché lo stato e il popolo italiano hanno ritenuto opportuno che l’aborto fosse affidato alla responsabilità della donna, opportunamente consigliata; per tante ragioni. Lo stato non è tenuto a perseguire tutto ciò che è immorale; e il problema dell’aborto si presentava troppo umanamente complesso e doloroso per definirlo a termini di legge.
Ora questa pillola altro non è che un aborto reso meno complicato e meno doloroso per la donna. E le statistiche della sperimentazione finora fatta dicono che non aumenta il numero degli aborti.
Semmai ci si deve attivare affinché all’aborto subentri l’adozione da parte di una coppia. È singolare che questo insegnamento ci sia venuto da parte di un film americano, “Juno”, dove la ragazza rimasta incinta si attivava per trovare la coppia che potesse accogliere e adottare il suo bimbo; e la trovava lei stessa e tutto si risolveva nel modo migliore.
In tal senso dovrebbero attivarsi i Consultori, ma anche i vari movimenti per la vita che tanto strepitano, e le associazioni cattoliche, le parrocchie ecc. In tal senso dovrebbero intervenire i vescovi. Questa è la via da percorrere, non le minacce alle donne che si trovano ad affrontare questo grave ed angoscioso problema.
Si chiede alla gerarchia cattolica quell’atteggiamento che il Cristo ebbe in tanti casi. Non la condanna ma l’aiuto amoroso e fattivo.
Lecce, il 3 agosto 2009
Una lettera di Nichi Vendola
Il
risultato di Sinistra e Libertà alle elezioni europee fotografa una storia che è
ricominciata, un cantiere che è partito, una mobilitazione che significa
accumulo di energie intellettuali e di
passioni civili. Un soggetto politico neonato, spesso oscurato mediaticamente,
con un rodaggio di poche settimane, ha raggiunto quel 3.1% che è un risultato
importante, segno di una domanda di sinistra che vive, sia pure dispersa e
frustrata, nel nostro Paese. Il risultato
è ancora più incoraggiante se letto con le lenti del nostro Mezzogiorno, dove la
proposta di Sinistra e Libertà ha avuto affermazioni persino straordinarie e
l’opzione di egemonia di Fitto e di parte della Pdl è ridotta a un’irrilevante
questione provinciale.
Nel Sud si è cominciato ad avvertire il segno reale della politicaeconomica e
sociale delle destre, si è cominciato a intendere quanto la “questione
settentrionale” sia una minaccia per l’universalità deidiritti e per l’unità del
Paese.
Il 10% degli italiani che hanno votato a sinistra del Pd e non
sarannorappresentati nel Parlamento Europeo ci dicono quanto è necessario
proseguire il nostro lavoro, chiedere a ciascuno e a ciascuna di continuare a
tenere in piedi questo sogno utile che è la ricostruzione
di una sinistra che abbia senso, che abbia significato e utilità, che abbia il
coraggio di costruire mobilitazione ed esperienza politica, di occuparsi di
questioni scomode, di coniugare innovazione politico culturale e progetti
autorevoli.
Si ricomincia quindi, da parole d’ordine chiare: la questione sociale, la difesa
della laicità dello Stato, il rilancio della scuola pubblica, la centralità
della sicurezza del lavoro e sul lavoro, la tutela dell’ambiente e poi i diritti
civili, sociali e umani.
Col nostro 3,1% abbiamo inaugurato il cantiere della nuova sinistra italiana.
Noi quel cantiere non lo chiuderemo. Mi auguro di incontrarla in questo nuovo
partire.
R.
Certo il 3,1 di Sinistra e Libertà è un successo notevole, quasi insperato.
Però il problema grave che resta tuttora aperto è l'unità della Sinistra, quel
10% di voti che va perduto. Un vero scandalo perché la Sinistra significa
unità, e lo ha significato sempre, addirittura a livello internazionale. Perché
i problemi dei lavoratori, e quelli dei poveri, sono gli stessi ovunque. E
perché solo l'unità può sostenere il progetto politico e la lotta.
Quel progetto di cui nulla è venuto meno, nulla di ciò che vi era di autentico,
la costruzione di una società di giustizia; dove certo l'esistenza del
capitalismo non è tollerabile, la più grossa e la più presuntuosa e arrogante
fonte d'ingiustizia.
Penso che non ci si debba perdere d'animo anche se la situazione è tristissima,
le divisioni sono enormi. E non so se si possa ricavare qualcosa dai capi, con
le loro pretese ideologiche ma anche le loro ambizioni; ma penso che molto si
possa ricavare dalla gente, e con la gente
si debba molto parlare, molto trattare, discutere, elidere i pregiudizi,
riaccendere la speranza. Penso che il grosso lavoro debba farsi qui. E del resto
tu ne hai un'esperienza diretta perché penso che la tua vittoria nelle
presidenziali di Puglia, così inattesa, sia dovuta proprio al contatto intenso
con la gente.
Noi abbiamo anche molto apprezzato il rinnovo della giunta, come azione di
chiarezza, azione morale decisa, senza riguardo alcuno. E' stata forse
un'operazione dolorosa e difficile ma davvero esemplare.
Continuiamo insieme la nostra azione e la nostra lotta. Con decisione, con
fiducia.
(Al Presidente Barack Obama, al Vicepresidente Joe Biden, Al Segretario di Stato
Hillary Rodham Clinton
Urge la creazione di un Servizio Sanitario Nazionale
Gli Usa, che si ritengono una nazione leader in tutto, devono rendersi conto della loro arretratezza in fatto di sanità, e delle ingiustizie che questa arretratezza comporta.
La salute dei cittadini sta nelle mani di compagnie di assicurazione che ne fanno un oggetto di profitto; che assicurano l’assistenza quando i cittadini sono sani o poco malati, ma la negano quando essi cadono nella malattia, nella grave malattia, quando il bisogno di assistenza è maggiore.
La salute di 46 milioni di cittadini, quasi una nazione nella nazione, totalmente priva di assistenza. Un’ingiustizia crudele, una vergogna atroce per la nazione più ricca del mondo; 46 milioni, una cifra che in questi giorni corre ovunque ed è ovunque deplorata.
Ci troviamo di fronte ad uno stretto dovere della nazione Usa, quello di provvedere a tutti i suoi cittadini; perché per questo è nato lo stato, per questo i cittadini hanno ceduto una parte della loro sovranità a costituire l’istituzione e la legge, perché provvedesse alla loro tutela e al loro benessere.
La sanità non può essere più lasciata nelle mani delle assicurazioni private ma deve diventare un servizio nazionale, gestito poi equamente dai singoli stati; in modo analogo a quanto avviene in Europa, o in modo anche migliore.
Il Presidente Obama ha affrontato una dura battaglia contro il conservatorismo del partito repubblicano anzitutto, ma anche di molti democratici; e contro la lobby delle assicurazioni. Una battaglia da portare a compimento con decisione, certo anche del sostegno nostro e di molte nazioni. Poi ci saranno altre battaglie: quella delle armi private; soprattutto quella della promozione di un disarmo generale per instaurare un’età di pace.
Lecce, il 27 luglio 2009
(Al Sindaco Michele Emiliano, al Presidente Nichi Vendola, al Segr. PD Dario Franceschini, ai Dep. Massimo D’Alema e PierLuigi Bersani
Il comunismo non può essere disprezzato
Come fa il Sindaco Emiliano, e altri con lui, che addirittura vorrebbero che il PD si dichiarasse anticomunista.
Costoro confondono il comunismo con il modello sovietico e con la sua costellazione di paesi anche grandissimi come la Cina di Mao; lo confondono con tutto ciò che nell’URSS e in quegli altri paesi accadde dopo la Rivoluzione e con la presa del potere da parte del Partito, la dittatura del Partito e del suo leader sul proletariato.
Paesi che si dichiaravano comunisti ma in realtà avevano instaurato un capitalismo di stato e un dispotismo anche feroce (si veda Stalin o, ancor peggio, Pol Pot; ma erano tutti dittatori). Un’inversione che ha frustrato il salto storico ad una società non più capitalista; che ha bloccato la storia umana. Una tragedia per l’umanità, e che tra l’altro ha prodotto cento milioni di morti (è quanto risulta dal Libro nero del Comunismo).
Il comunismo, quello vero, non ha nulla a che vedere col perverso modello sovietico.
Persegue la comunione dei beni anzitutto di produzione – e quindi l’annientamento del capitalismo, attuale flagello dell’umanità – quindi l’autopossesso e autogestione delle imprese di ogni tipo da parte della comunità di lavoro. Modello economico e sociale che è stato studiato particolarmente dagli studiosi della «primavera di Praga», emigrati poi negli USA (in Italia da Bruno Jossa dell’Università di Napoli).
Ma anche la ridistribuzione dei beni d’uso, la gestione solidale dell’economia, che consenta a tutti quel benessere che pertiene alla dignità e al diritto della persona umana.
Questo è il comunismo, ed era già praticato dalla primitiva comunità cristiana, secondo il precetto evangelico che l’unico uso buono della ricchezza era la sua distribuzione; comunità poi sopraffatta dalla chiesa gerarchica.
Il Partito Democratico dovrebbe fare una campagna in grande stile per spiegarlo alla gente, per liberarla dal pregiudizio anticomunista basato su quel malinteso; e liberarla da tutti i marpioni che predicano l’anticomunismo.
E però dovrebbe anzitutto liberare se stesso dal pregiudizio anticomunista in cui è caduto, e in cui si dibatte, lungo quel processo di democratizzazione che con la libertà ha assunto anche il liberalismo e il liberismo.
Lecce, il 20 luglio 2009
(Al Presidente Barack Obama, al Vicepresidente Joe Biden, Al Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton
Gli Stati Uniti devono chiudere la base militare di Vicenza
Forse il Presidente Obama non sa che la partecipazione ad una guerra è esclusa dalla Costituzione Italiana (art. 11); per cui anche i soldati italiani che operano in Iraq e in Afghanistan devono sottostare a norme precise che li escludono da azioni di guerra, mentre possono operare per l’ordine e per la tutela delle popolazioni.
L’accordo che lo Stato italiano ha fatto con gli USA per una base militare in cui si preparano uomini e azioni di guerra; da cui partono aerei per attacchi offensivi, per bombardamenti, o che comunque rientrano in una strategia di guerra, contrasta con quel principio della Costituzione. Quell’accordo, poi, fu un accordo segreto tra il Pres. Berlusconi e il Pres. Bush, e tra Berlusconi e l’allora Sindaco di Vicenza; un accordo che non rispettava la sovranità, la necessità del consenso popolare. Perciò i cittadini hanno ripetutamente fatto presente al governo l’errore commesso con la concessione della base, e una resistenza e rivolta è in atto nel territorio di Vicenza contro la base.
La presenza di quella base è un atto di guerra che la Costituzione Italiana non consente.
Il popolo americano, così come la sua Amministrazione, devono rispettare la Costituzione di un altro popolo, anche se certi suoi governanti per falsa amicizia o per debolezza hanno ceduto al potere USA. Devono perciò chiudere la base.
Il Movimento confida che il Presidente Obama, nella sua sensibilità e volontà di pace, vorrà seguire questa linea di rispetto e di giustizia.
Lecce, il 14 luglio 2009
(Al Presidente Giorgio Napolitano, al Ministro dell’Interno Roberto Maroni, al Ministro per il Federalismo Umberto Bossi
al Segretario Dario Franceschini
La legge contro gl’immigrati non può essere approvata
La legislazione italiana sull’immigrazione, in particolare la più recente, che sta nella legge sulla sicurezza, contrasta con i diritti fondamentali degl’immigrati come esseri umani, diritti che l’umanità ha affermato lungo gli ultimi secoli e che stanno nella Carte dei popoli; che in particolare la nostra Costituzione «riconosce e garantisce» come «i diritti inviolabili dell’uomo».
A cominciare dal principio che la Terra è di tutti, per cui l’occupazione di un territorio da parte di un popolo non esclude il diritto degli altri, non può interdirne la presenza.
Di conseguenza non vi può essere un reato d’immigrazione clandestina; dove per clandestinità s’intende la mancanza di un posto di lavoro previo (secondo la legge Bossi-Fini), e la conseguente mancanza di un permesso di soggiorno.
Né vi può essere un reato per chi favorisce l’ingresso di un cosiddetto clandestino; o per chi l’accoglie offrendogli un’abitazione.
Questo principio è espresso nella «Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo» nel senso che «ogni persona ha diritto di circolare liberamente e di scegliere la sua residenza all’interno di uno Stato».
Questo punto non può essere espressamente negato, come avviene nella suddetta legge.
Perché la «Dichiarazione universale dei diritti umani» è l’espressione più alta e più compiuta di quei «diritti inviolabili dell’uomo» che la nostra Costituzione espressamente riconosce e garantisce; e perché la nostra appartenenza all’ONU significa un’accettazione di quei principi.
Il Movimento si aspetta dal Presidente non solo un atto di coerenza alla Costituzione e al suo spirito, ma anche un atto e una proclamazione di universale solidarietà, che risponda con chiarezza all’inumanità e all’odio che la Lega diffonde.
Lecce, il 7 luglio 2009
(Al Ministro del Tesoro Giulio Tremonti, al Presidente del Senato Renato Schifani, alla Presidente Mercedes Bresso
al Segretario PD Dario Franceschini
Basta coi Casinò, basta con lo stato biscazziere
Questa storia dell’apertura di nuovi Casinò correva da tempo, si parlava di oltre trenta aperture; ora si parla di imminenti otto aperture; e il Presidente del Senato se ne rallegra come di una nuova risorsa turistica che ricadrebbe sul territorio; il che è falso perché il turismo si espande con la partecipazione popolare, non con quei quattro ricchi e viziosi che frequentano i Casinò. E persino la Presidente Bresso della Regione Piemonte la sostiene, partendo da un presunto principio di liberalizzazione. E altri politici intervengono con argomenti analoghi.
Ora dev’essere chiaro a tutti che i Casinò sono luoghi contrari alla giustizia sociale, luoghi profondamente immorali ed ingiusti, dove il denaro che si guadagna legittimamente col lavoro viene sprecato. Dove gl’imprenditori giocano quel denaro che accumulano con lo sfruttamento del lavoro e con la speculazione sui prezzi; quel denaro che semmai dovrebbe essere reinvestito nell’impresa; e specie in questo tempo di crisi.
Lo stato italiano non può rimpinguare il suo bilancio col denaro dell’ingiustizia.
Già l’Italia è ridotta ad una bisca che estorce il denaro al popolo: coi vari Lotto, Enalotto, Bingo, Gratta e vinci, Totocalcio, Totogoal, Totip, Tris, con le varie Lotterie nazionali.
Estorce al popolo quel denaro che già e scarso e insieme alimenta false speranze di facile ricchezza; l’opposto di quello che dovrebbe fare uno stato ben ordinato.
E anche personaggi che si dicono cattolici non si peritano di sostenere l’ingiustizia.
Lo stato biscazziere deve cessare. L’estorsione del denaro al popolo con false speranze di ricchezza deve cessare, i luoghi di spreco devono essere diminuiti, non aumentati.
Vogliamo una politica di verità, non d’inganno.
Lecce, il 29 giugno 2009
(Al Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta , al Segretario PD Dario Franceschini
Urge una riforma globale del pubblico impiego
Il Ministro Brunetta si è presentato come un riformatore della pubblica amministrazione italiana ma finora, pur nel suo dinamismo, ha colpito un solo obiettivo, l’impegno nell’orario di lavoro (i cosiddetti “fannulloni”).
Siamo lontani da quella riforma che tutti si aspettano; quella di una burocrazia borbonica, e per di più clientelare, lenta, oziosa, complicata, irresponsabile; un duro peso per il cittadino; una causa di sperpero e di arretratezza per la Nazione.
Un risanamento globale è necessario.
1. A cominciare dalla giornata lavorativa, con quell’orario indiviso di sei ore; che spesso diventano cinque in quanto scompaiono le due mezz’ore d’inizio e fine.
Orario anomalo che ha le sue origini nella Seconda guerra mondiale, quando lo sfollamento dalle città soggette a bombardamento rendeva impossibile il rientro pomeridiano. La guerra è passata da oltre sessant’anni ma non si è mai riusciti a recuperare quell’orario diviso di otto ore che sarebbe normale, che hanno tutte le nazioni. Con una gravissima perdita di tempo, di lavoro, di resa.
2. Cui si aggiunge il posto a vita, posto sicuro che nessuno può rimuovere: il dipendente pubblico non può essere licenziato perché – si dice – ha avuto quel posto per concorso. Ma il concorso serve solo a garantire l’imparzialità, l’assunzione dei migliori, per quanto ci si riesce; non a garantire il posto a vita. Il pubblico impiegato dev’essere licenziabile per “giusta causa” come ogni altro lavoratore.
3. Un terzo punto è lo snellimento degli organici, spesso resi ipertrofici dal clientelismo, dal fatto che ogni politico ci ha messo i suoi. Un’agenzia specializzata dovrebbe compiere uno studio degli organici e stabilire il reale fabbisogno. In questo punto si collocano anche gli enti inutili che non si è mai riusciti a sopprimere, e che vanno urgentemente soppressi; si pone anche il problema delle province con tutto il loro carrozzone.
4. Un quarto punto è la valutazione del rendimento, dell’operosità dell’impiegato; attraverso l’introduzione di precisi parametri, di commissioni valutatrici, di comitati ispettivi; di cui sia sicura l’efficienza.
5. Un ultimo punto è la formazione di una coscienza nuova; in cui lo stato e il suo patrimonio non siano più considerati res nullius ma assumano un alto valore, come patrimonio dell’intera Nazione. La formazione di impiegati e funzionari di tipo weberiano, con un alto senso dello stato, e di ciò che allo stato appartiene. Sarebbero opportuni dei corsi di riqualificazione etica, i valori etici dovrebbero assumere il primo posto.
Il Movimento riconosce che questo compito è di enorme difficoltà. Spera tuttavia che il dinamico Ministro vi s’impegni e vi riesca; per il bene della Nazione.
Lecce, il 22 giugno 2009.
(Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Bagnasco, ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi
È scandaloso che la gerarchia appoggi la Destra
Che la gerarchia cattolica italiana appoggi la coalizione di Centrodestra è cosa nota, di cui la stampa spesso parla; e certo costituisce uno scandalo, un fatto che contrasta la natura e missione della Chiesa, contrasta l’annunzio evangelico cui la Chiesa dovrebbe conformarsi.
Perché la Destra rappresenta il capitale, rappresenta la ricchezza ingiusta, accumulata attraverso lo sfruttamento e l’oppressione del popolo lavoratore.
La Destra non si muove in base a principi etici e al loro giusto rigore. Lo si vede in tante decisioni prese o da prendere.
Così nel trattamento degl’immigrati, alieno dai grandi principi della tradizione europea e cristiana, il principio di accoglienza, il principio fraterno; nella spietatezza dell’espulsione senza neppur verificare la condizione di rifugiato e i relativi diritti; nella pretesa della denunzia da parte di medici e d’insegnanti, nel rifiuto dell’assistenza medica.
Così l’allentamento delle sanzioni sulla sicurezza nel lavoro; a danno dei lavoratori.
Così la proposta creazione di 28 nuovi casinò, dove i ricchi sperperano il denaro ingiustamente accumulato. E in tanti altri casi.
Inoltre la Destra è dominatata da un leader come Berlusconi che Saramago, uomo onesto e premio Nobel, chiama con chiare parole un «delinquente».
In realtà, asceso al governo con una dozzina di processi, in vario modo, con varie leggi e leggine, se ne è liberato. Avendo bilanci falsi, ha depenalizzato il falso in bilancio, lo ha reso lecito. Avendo corrotto giudici per poter acquistare una grande casa editrice, ha fatto in modo che il reato andasse in prescrizione. Avendo corrotto un avvocato inglese, ha fatto votare una legge che sospende tutti i processi per le maggiori cariche compresa la sua.
Il fatto ancora più grave è che l’intero Centrodestra ha votato tutte queste leggi inique; tutto il Centrodestra si è rivelato corrotto e pronto all’ingiustizia, all’iniquità. Con questo anche la stessa Unione di Centro e il suo leader Casini, che si proclama partito cattolico
e portabandiera dei cattolici.
Questo scandalo, che purtroppo non è ben noto ai fedeli, non può continuare; non può continuare il sostegno della Chiesa all’iniquità. La Chiesa, certo, non deve interferire nella decisioni dello Stato: questo punto è chiaro sia nella Costituzione che nel Concordato.
Ma in ogni caso la sua simpatia e il suo sostegno devono andare al Centrosinistra e alla Sinistra, ai partiti che sono più onesti, e più vicini ai principi del Vangelo.
Lecce, il 4 giugno 2009
(Al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, al Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini, al Premier Silvio Berlusconi
al Segretario PD Dario Franceschini
La gestione insensata dell’economia e della scuola
Il Movimento era intervenuto più volte a richiamare il Ministro Tremonti sull’insensatezza degli enormi tagli alla scuola, 8 miliardi in tre anni.
Ed ecco che ora nella scuola manca perfino il denaro per la carta igienica e le fotocopie, oltre agli alunni che restano senza docente, alle aule chiuse perché a rischio di crolli.
Ecco che i dirigenti scolastici sono costretti a rivolgersi alle famiglie, ad elemosinare i 20 euro, i 50, i 100, per affrontare le spese più urgenti e indispensabili.
A questo punto siamo giunti!
E tutto questo mentre il debito pubblico si avvia verso il 120 per cento del PIL, verso profondità abissali; quel debito che quando era ancora al 103-105 per cento, già altissimo certo, Prodi aveva avviato ad una diminuzione annua del 3%, che in dieci anni lo avrebbe portato sul 70%, cioè vicino alla media europea.
Ci si chiede perché il Ministro Tremonti, invece di avventarsi sulla scuola, cioè su di
una delle funzioni essenziali della nazione, non cerchi il denaro negli sprechi enormi della politica e della pubblica amministrazione:
negli stipendi dei parlamentari europei, i più pagati d’Europa e i più assenti;
negli stipendi del parlamento italiano, e in tutte le facilitazioni e regalie aggiunte, tutto lo scandalo di questi politici famelici;
in tutte le innumerevoli commissioni e consulte lautamente pagate.
Troppo facile e troppo insensato buttarsi sulla scuola, rovinare il delicato strumento di formazione della persona e del cittadino.
Che intende fare Tremonti? non sarebbe meglio per noi tutti che dimissionasse e lasciasse il posto a persone più sagge e più capaci?
Lecce, 25 maggio 2009
(Al Sindaco di Lecce Paolo Perrone, all’Assessore alle Politiche ambientali Gianni Garrisi, all’Assessore al Verde pubblico Severo Martini
La distruzione del verde nel Comune di Lecce
Continua a Lecce la distruzione del verde: prima le decine di pini di Viale Università, un tesoro di natura e di salute distrutto in nome del traffico; un traffico che del resto, nelle due corsie lasciatigli, non è certo migliorato.
Ora i pini dei due larghi che sboccano su piazza Mazzini, distrutti, scomparsi.
I pini, gli alberi più belli, i più balsamici.
Anche in piazza Mazzini, dove ci sono quattro splendidi filari che i nostri padri ci lasciarono, via via che qualcuno muore o cade, non lo si sostituisce con un grande pino, com’essi fecero, ma si pianta un piccolo leccio; e quindi anche quei filari sono destinati a scomparire e il verde in città a diminuire. Il verde pubblico, quello di tutti.
Mentre il compito dell’Amministrazione, uno dei compiti maggiori, è di aumentare il verde; e l’Amministrazione a questo compito non può sottrarsi.
I cittadini si lamentano, almeno i più attenti, i più solleciti del bene della città, oltre che della sua bellezza. Si lamentano, dicono basta! Chiedono che l’Amministrazione presenti un piano di sviluppo del verde, anziché continuare a distruggerlo.
Anche lungo la vecchia strada che va a S.Cataldo passando per l’aeroporto c’erano due boschetti di pini, due piccole oasi di balsamo, d’ombra, di bellezza. Furono colpiti tre anni fa da una tempesta; ma il Comune non si curò di liberare i pini caduti e sostituirli. L’anno scorso il bosco di sinistra ebbe un incendio e scomparve; nessuno si curò di ripiantarlo salvando gli alberi che restavano. Quello di destra, tolti gli alberi caduti, s’è impoverito e se il Comune non se ne curerà scomparirà anch’esso.
Così si distruggono e si perdono i tesori della natura.
La gente dice basta! Che fa l’Assessore al Verde? e l’assessore alle Politiche ambientali?
Basta con questa loro opera di distruzione!
Lecce, il 18 maggio 2009
(Al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al Vice Presidente Joe Biden, al Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton
Le foto delle torture devono essere pubblicate
Apprendiamo che il Presidente Obama ha posto il veto sulla pubblicazione delle foto concernenti le torture e altri comportamenti inumani dell’esercito USA nelle ingiuste guerre scatenate dall’Amministrazione Bush.
E che lo ha fatto opponendo il motivo pretestuoso che questa pubblicazione danneggerebbe l’esercito, il suo morale, la sua combattività.
Questo altro intervento, dopo l’immunità concessa a coloro che hanno prescritto interrogatori criminosi, come a coloro che li hanno eseguiti, ha molto deluso quanti si attendevano e si attendono che in tutta questa materia il Presidente faccia piena giustizia;
che il popolo statunitense conosca appieno i comportamenti infami che lo disonorano di fronte al mondo e ne sia pienamente purificato.
A questo scopo la pubblicazione delle foto è particolarmente importante, il popolo deve rendersi pienamente conto di questa barbarie fatta in suo nome.
Il Movimento chiede al Presidente e a quanti con lui reggono l’Amministrazione USA una piena chiarezza e una piena coerenza.
Lecce, il 18 maggio 2009
(testo inglese)
The photos of the tortures must be published
We learn that Obama President has put a veto on the publication of the photos concerning the tortures and other cruel behaviors of the US army in the unjust wars caused by the Bush Administration;
and that he has made it opposing the pretentious reason that this publication would damage the army, its moral, its combativeness.
This other measure, after the granted immunity to those who have prescribed criminal examinations, like to those who have executed them, has very much disappointed all those who expected, and they still expect that in all this matter the President makes a full justice;
that the American people know fully the infamous behaviors that dishonor them in front of the world and that is totally purified of that.
For this purpose the publication of the photos is particularly important, the people must become fully account of this barbarity made in its name.
The Movement asks the President and the US Administration a full clarity and a full coherence.
(Ai Segretari di Cgil, Cisl, Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, al Segr. PD Dario Franceschini
Il voto operaio e il sindacato
Apprendiamo da un’inchiesta demografica Ipsos-Sole24ore che le intenzioni di voto degli operai vanno per il 43 per cento (quelle dei disoccupati per il 40 per cento) al cosiddetto Popolo della libertà; mentre al Partito Democratico va solo il 22 e il 19 per cento, cioè la metà.
Il mondo operaio che vota per la Destra è doppio rispetto a quello che vota per il Centrosinistra. Ciò è a dire che vota per i suoi padroni, per quelli che lo sfruttano, e vorrebbero licenziarlo a piacere riducendolo alla precarietà e povertà; per quelli che hanno ridotto i salari del 30 per cento sotto la media dei maggiori paesi europei, per cui gli mancano 7-10 giorni per giungere alla fine del mese. Vota insomma per quelli che lo opprimono.
Come si spiega che il mondo operaio abbia sviluppato una mentalità così distorta, così dannosa a se stesso? e come ha potuto il sindacato lasciare che questo accadesse?
e non avrebbe dovuto impedirlo? Sono domande che ci poniamo e a cui il sindacato dovrebbe rispondere, anzitutto a se stesso, per comprendere gli errori commessi e mettere in atto le strategie per risanarli.
Per le casalinghe siamo addirittura al 50 per cento contro il 20; una categoria che non dovrebbe neanche esistere perché ognuno dovrebbe avere il suo lavoro professionale, mentre il lavoro di casa dovrebbe essere condiviso.
Il Movimento richiama il sindacato alla sua responsabilità.
Lecce, il 4 maggio 2009
(Al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al Vice Presidente Joe Biden, al Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton
Non è giusta l’immunità ai responsabili di crimini
Apprendiamo che il Presidente Obama ha deciso di concedere l’immunità ai responsabili che prescrivevano tecniche di tortura negl’interrogatori di prigionieri e di presunti terroristi, come ai loro esecutori.
Questa decisione ci stupisce molto e ci sembra contraddire la politica di chiarezza e di giustizia perseguita finora dal Presidente e che tanto consenso ha raccolto nel mondo, e gettare su di essa una macchia.
Se il Presidente vuole evitare che siano perseguiti comportamenti che l’Amministrazione precedente aveva autorizzato, non può tuttavia sancire il crimine ch’esse contenevano e hanno di fatto compiuto, e ne sono responsabili di fronte all’umanità intera.
Deve perlomeno aprire un tribunale di riconciliazione sul tipo di quelli aperti prima in SudAfrica, poi in Rwanda, in cui i responsabili di tali crimini riconoscano la loro colpa, poiché gli uni avrebbero dovuto rifiutarsi di emanare tali direttive, gli altri di eseguirle; gli uni e gli altri avevano consapevolezza dei diritti umani, e in base a tale consapevolezza dovevano agire.
Sul crimine dev’essere fatta chiarezza, il crimine dev’essere reso palese, riconosciuto, condannato da quelli stessi che lo hanno compiuto, se non dalla pena di un tribunale.
La nazione statunitense deve purificarsi da questi orrori.
Il Movimento chiede al Presidente e all’Amministrazione di procedere secondo criteri di chiarezza e di giustizia.
Lecce, il 27 aprile 2009
(testo inglese)
Immunity for those responsible for crimes is not right
We have learnt that President Obama has decided to grant immunity to those who resorted to techniques of torture while interrogating prisoners and terrorists.
We are astonished by this decision, which seems to contradict and cast a stain on the much-admired policies of transparency and justice which the President pursues and which have been applauded throughout the world.
If the President wishes to avoid following in the footsteps of the previous Administration, he must not sanction these crimes, for which they are held responsible in the eyes of the entire world.
The President should at least open a reconciliation process of the type seen first in South Africa and later in Rwanda, in which those responsible for crimes recognize their guilt and admit that the officials should have refused to give such directives and those who work for them to have carried out the orders. They were well aware of the issue of human rights and with such knowledge should have acted.
There must be absolute clarity about the crime; it must be revealed, recognized and condemned by those selfsame people who committed it if not in a court of law. The US must be cleansed from such horrific acts.
The Movement asks the President and the Administration to proceed according to the principles of justice and clarity.
(Al Ministro degli Esteri Franco Frattini, al Premier Silvio Berlusconi, al Segretario PD Dario Franceschini
Un errore l’assenza dal summit sul razzismo
L’Italia ha disertato il summit di Ginevra sul razzismo, come aveva disertato il summit di Monaco per la difesa e la sicurezza. Che vi mancasse la Germania era comprensibile, sempre prudente quando sono in gioco le colpe del suo passato; e mancavano gli USA, che non hanno certo dimostrato coraggio di fronte alle probabili accuse di razzismo nelle ultime guerre e al probabile rimprovero per la loro incondizionata protezione d’Israele. C’erano però Francia e Inghilterra. Gli incontri internazionali sono di grande importanza come contributo alla soluzione dei problemi che affliggono l’umanità, e anche per il prestigio della Nazione.
Ma veniamo alla principale ragione addotta: che il summit avrebbe condannato Israele.
Ora è giusto che Israele sia condannato per le sue continue trasgressioni nei riguardi della nazione palestinese: l’invasione del territorio, la creazione di colonie, l’erezione di un muro, la recente campagna distruttiva condotta contro Gaza, le mille vessazioni compiute contro quel popolo.
Per tutto questo Israele dev’essere condannato.
Per la sua protervia. Avendo dimenticato di essere stato per due millenni disperso e oppresso, ecco che ora opprime quel popolo di cui ha occupato il territorio; che gli è stato sì concesso dalla comunità internazionale, ma suscitando il giusto risentimento dei popoli arabi, e così si spiegano le guerre che sono seguite. Ma Israele dimentica tutto questo e si comporta in modo violento e sprezzante, spalleggiato dagli USA che ne hanno fatto il loro punto di forza in Medio Oriente.
L’Italia deve riprendere quella politica di mediazione che aveva iniziato il precedente governo; una politica di amicizia coi popoli arabi; un richiamo leale dell’alleato americano ad un comportamento giusto, che sostenga lo stato palestinese e il suo pieno riconoscimento, e richiami Israele ad una politica rispettosa dei diritti altrui.
Lecce, il 20 aprile 2009
(Al Premier Silvio Berlusconi, al Ministro per la Tutela del territorio Stefania Prestigiacomo, al Sottosegretario per la Protezione civile Guido Bertolaso
al Segr. del PD Dario Franceschini
Il terremoto abruzzese e l’incuria del governo
Il terremoto abruzzese non è stato solo un disastro fisico, ma soprattutto un disastro morale per la Nazione. Ha rivelato:
una indegna inosservanza della legge in materia coinvolgente la vita delle persone;
una totale inerzia del governo che rinvia l’attuazione di una legge antisismica dal 2002 al 2010, in un Paese devastato dai terremoti; e propone una legge edilizia che procede per autocertificazione;
e quindi autorizza quell’assenza di controlli che è una delle cause precipue del disastro.
Se si pensa che l’ospedale dell’Aquila non aveva neppure ottenuto l’agibilità (dopo un’odissea costruttiva durata trent’anni), e tuttavia era in funzione; che si parla di edifici costruiti da palazzinari infami con sabbia marina.
Ci si chiede che cosa fa la Protezione civile: si contenta di soccorrere i disastri, non pensa a prevenirli? e cosa farà ora, quando l’intera linea sismica che percorre il paese ha bisogno di essere controllata per prevenire i disastri futuri?
E dove si troverà il denaro per la ricostruzione? e le somme ancora più ingenti per mettere il Paese in stato di sicurezza? o altrimenti le stragi continueranno. Con un Ministro Tremonti che ha massacrato la scuola di otto miliardi in tre anni; che ha messo la polizia in condizione di non avere neanche la benzina per gli automezzi. E con il premier che da gran signore rifiuta gli aiuti dei Paesi amici.
Si spera ch’egli rinunzi al progetto faraonico del ponte sullo stretto; alle concessioni elettorali tipo soppressione dell’Ici che mette in difficoltà i Comuni; che accetti il suggerimento dell’opposizione sull’election day.
E che infine il governo s’impegni a mettere ordine in questa materia, se non vuol essere il governo dei terremotati e delle stragi popolari.
Lecce, il 14 aprile 2009
(Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Bagnasco ,
ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi
Proibire il preservativo è un grave errore
Il papa insiste nella proibizione del preservativo, e l’episcopato lo asseconda (specie l’episcopato italiano); e lo si è visto in occasione del viaggio in Africa, in rapporto all’AIDS che flagella quel continente, e quasi lo distrugge.
La condanna dell’anticoncezionale segue il principio di natura, quasi che l’essere umano non fosse persona, e non dovesse gestire razionalmente la propria sessualità in ordine anzitutto all’economia dell’unione amorosa e coniugale, e all’opportunità della procreazione, come in ordine al bene della persona, a cominciare dalla salute.
Questa è la posizione, ad esempio, della Commissione teologica americana, incaricata a suo tempo da quell’episcopato di studiare con uno spirito nuovo e scevro i problemi della sessualità.
Ed è anche la posizione della Commissione postconciliare, la quale ritenne che momento amativo e momento procreativo potessero essere disgiunti, in quanto il momento amativo è di sempre, mentre la procreazione può presentarsi solo poche volte in vita.
Perciò la decisione di Papa Montini, il quale rifiutò la decisione di un corpo che rappresentava la chiesa intera, deve dirsi un atto di prevaricazione, di mancato rispetto per l’intero corpo ecclesiale, di hybris papale; deve considerarsi un errore. Né si può dire che fosse garantito dal principio d’infallibilità né personale né generale.
Né sembra essere giusto, né conforme ai principi evangelici di umiltà, di consapevolezza dei propri limiti, di mitezza, che il papa non riconosca gli errori dei suoi predecessori; quasi che ogni loro decisione fosse garantita nella verità; mentre tutti sanno quanti errori i papi commisero lungo la loro storia.
E tanto meno che l’autoritarismo prevalga sull’amore fraterno, sulla pietà per coloro che soffrono. Che crei inutili difficoltà ai fedeli. Che provochi inutilmente la ripulsa e la condanna delle nazioni.
Lecce, il 6 aprile 2009
Una lettera di Nichi Vendola, e la risposta
Gentile Professor Colombo,
ho letto con attenzione le sue riflessioni e comprendo bene i tuoi timori. Si
avvicina una prova elettorale che minaccia di concludersi con una vittoria
schiacciante, in tutto il continente, della destra.
Gli effetti di un simile esito sulla definizione delle strategie per
fronteggiare la devastante crisi economica indotta dall’orgia neoliberista degli
ultimi trent’anni sarebbero drammatici: diventerebbe
assai più difficile opporsi al tentativo, già in corso, di trasformare la crisi
in lucrosa occasione per gli stessi che l’hanno provocata, facendone ricadere
per intero i costi sulle spalle delle fasce più
deboli delle popolazioni europee.
In Italia l’eventualità di una definitiva scomparsa della sinistra dal quadro
politico non è una spettrale minaccia: è già una concretissima probabilità.
Divisa, lacerata dai conflitti interni, esposta alle sirene del richiamo
identitario, la sinistra d’alternativa si avvia a confermare, come se nulla
fosse, il
disastroso risultato
dell’aprile scorso. Un esito che non ha portato vantaggi neppure al Pd. La
tregua
firmata in quel partito dopo le dimissioni di Walter Veltroni, aldilà della
sincera stima che nutro per Dario Franceschini, è fragilissima e non reggerà a
lungo.
In questo quadro desolato ci sia sta abituando a considerare un ulteriore
dilagare della destra berlusconiana e leghista come un fenomeno naturale al
quale non ci si può opporre, di fronte al quale si può solo cercare un esile
riparo nelle antiche capanne delle certezze identitarie. Come se non fosse tutta
e solo nelle nostre mani la responsabilità di contrastare quell’inondazione, di
frenare quella
nefasta egemonia culturale, di mettere in campo un convincente progetto politico
di sinistra, democratico e anticapitalista. Da subito. Dalle prossime elezioni
europee.
Dobbiamo dare alla nostra gente, al nostro popolo, ai nostri elettori reali e
potenziali, la possibilità di poter dire, con il voto, che la sinistra non deve
sparire, che la Costituzione resta la base solida
della nostra democrazia, che la crisi non può essere risolta facendone pagare i
prezzi a chi li ha già severamente pagati, che il malessere diffuso non può
essere affrontato con la cinica costruzione di sempre nuovi capri espiatori.
La soluzione che propone l’attuale direzione del Prc non è convincente e non è
sufficiente. Radunare sotto un’unica lista “i comunisti” non è un’operazione
unitaria: è la scelta di spaccare la sinistra
esponendola, tutta, al rischio di essere esclusa, per la seconda volta in un
anno, dalla rappresentanza politica. Invocare l’adesione al medesimo gruppo
europeo come condizione imprescindibile per una lista unitaria è solo un alibi,
e per di più tra i più fragili: non solo il Pdci, ma anche una parte sostanziale
della maggioranza che guida il Prc non hanno mai aderito al progetto della
Sinistra europea.
Per queste ragioni, io, le mie compagne e i miei compagni del Movimento per la
Sinistra, crediamo che si debba dar vita, subito, a un programma comune, tutt’altro
che impraticabile, sulla base del quale costruire una lista comune per le
elezioni europee. Perché questo ci chiede la nostra gente. Di questo ha bisogno
la sinistra, in Italia e in Europa.
Mi auguro lei voglia esserci in questo nuovo partire.
2/02/09
Al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola
Caro Presidente,
il Suo messaggio email mi ha fatto molto piacere e insieme dispiacere, per quanto contiene. E cioè la fondamentale considerazione che l’unità della Sinistra italiana non sia possibile. O se almeno si potesse dire che non è “ancora” possibile, che si deve ancora attendere, che ci sono delle prospettive per un futuro non lontano. Ma neppure questo.
Che cosa interviene qui:
l’ambizione dei capi, ognuno dei quali vuole il suo drappello;
la pretesa di una superiore ortodossia, ciò che Lei dice identità;
l’attaccamento a nomi e simboli che sono storicamente obsoleti perché, se è vero che v’è un comunismo originario e puro, per cui noi possiamo dirci e ci diciamo comunisti; è ancor più vero che il comunismo storico, e fissatosi nella storia, e nella coscienza della gente, è quello dispotico e perverso del modello sovietico. E con esso i suoi simboli.
Interviene, con questo, una cecità:
di fronte alla consistenza e forza che l’unità apporta; capacità di azione in ordine ai grandi problemi dell’umanità e al grande progetto storico della Sinistra, il progetto di liberazione, progetto-processo, costruzione di una società di giustizia;
alla possibilità e necessità del consenso popolare, mentre la frammentazione significa impotenza e provoca sfiducia;
al superamento di questa orrenda fase in cui un paese tra i maggiori d’Europa è dominato da un personaggio ignobile, da un truffatore e corruttore; e dagli alleati a lui succubi; mentre la gente mediocre e ignorante ne subisce il fascino e gli dà il voto (e qui l’ignoranza c’è; tra i quattro maggiori paesi dell’Unione l’Italia è quella in cui meno si legge la stampa quotidiana; grande elettore di B. è la casalinga di Voghera con la sua televisione).
Lei dice: mettere in campo un convincente progetto politico della Sinistra. Certo è possibile, ma non basta. Radunare in un’unica lista tutti i gruppi di Sinistra è un’operazione elettorale, che non convince, che è già fallita la volta scorsa. Lei conclude proponendo un programma comune per una lista comune; ma quale lista comune? e come costruirla nei tempi brevi?
Bisognava cominciare subito dopo la sconfitta, subito creare un tavolo di discussione dal quale maturare nel tempo la fusione. Ora il tempo è scarso e non si potrà fare molto.
Forse una cosa importante da fare è andare in mezzo alla gente, parlare con la gente; ma è solo un’operazione intermedia.
Ho telefonato più volte perché volevo venire a Bari e parlare con Lei di alcuni problemi, ma non trovavo mai la segretaria a cui mi si rimandava. Tenterò ancora.
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
Lecce, il 9 marzo 2009
(Al Segretario Dario Franceschini, a Massimo D’Alema, a Piero Fassino
Il Socialismo non è una zavorra ma il progetto dell’umanità
Stupisce che il Segretario Franceschini vada in giro per il mondo a predicare che il Socialismo è una zavorra del secolo scorso, un’appartenenza obsoleta; che i partiti socialisti dovrebbero trasformarsi in assemblaggi di centro-sinistra ad imitazione del PD.
Franceschini scambia una situazione particolare, e particolarmente debole, quella italiana, dove la Sinistra si è disgregata ed è costretta ad aggregarsi in modo molteplice, e spesso ibrido e paralizzante; la scambia con un evento storico universale. E misconosce la forza storica del Socialismo – e con esso dei partiti socialisti e socialdemocratici – in altri paesi, dove sono al governo senza il bisogno di ibride aggregazioni e alleanze; o comunque sono forti. Così in Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, i maggiori paesi europei.
Franceschini pensa ad una demolizione dei partiti socialisti e della stessa Internazionale Socialista, per sostituirla con queste ibride aggregazioni.
Dimentica che il progetto socialista – il quale non dev’essere confuso con la sua distorsione sovietica – è ancora sempre il progetto storico dell’umanità: il progetto di una società di giustizia; il progetto della redenzione del povero attraverso una equa ridistribuzione dei beni; in particolare il grande obiettivo, il superamento del capitalismo e delle sue molteplici ingiustizie e discriminazioni attraverso l’«associarsi delle forze lavoratrici», l’autopossesso e l’autogestione dell’impresa di ogni tipo.
Si spera che il PD non abbia rinunziato ai grandi obiettivi che l’umanità persegue per la sua redenzione dalla povertà, dalla dipendenza (il contratto salariale), dallo sfruttamento (da cui la ricchezza ingiusta), dall’oppressione. Oppure considera questi obiettivi come obsoleti e vuole che l’umanità resti sempre in questa condizione inumana? O è abbagliato e attratto dal successo transitorio dell’agglomerato di Berlusconi, il grande truffatore, e pensa di seguire la stessa via?
Lecce, il 30 marzo 2009
(Al Romano Pontefice Benedetto XVI , al Segretario di Stato Card. Tarcisio Bertone , al Presidente CEI Card. Angelo Bagnasco
ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi
Benvenuto il dissenso nella Chiesa Cattolica
La decisione di togliere la scomunica a quattro vescovi lefebvriani, congiunta con la pubblicazione di insensate dichiarazioni negazioniste di uno di questi nei riguardi dell’Olocausto ebraico, ha dato luogo a manifestazioni di dissenso da parte di alcune conferenze episcopali, o dei loro presidenti. Cui ha risposto una lettera del Pontefice all’intero episcopato cattolico; lettera che riconosceva un doppio errore papale, nel non aver illustrato abbastanza la portata di quella decisione e nel non essere sufficientemente informato quanto a quelle negazioni; mentre lamentava “l’accusa aperta”, “l’ostilità pronta all’attacco”, “ l’odio senza timore e riserbo”.
Questi due fatti devono dirsi benefici.
Da un lato il papa riconosce i propri errori, un fatto nuovo nella modernità recente, dove l’infallibilità papale è stata praticamente estesa ad ogni sua affermazione; ad ogni posizione ed imposizione del Vaticano.
Dall’altro dall’episcopato si sono alzate voci di dissenso in una Chiesa in cui l’episcopato abitualmente tace, in cui non c’è discussione anche su questioni che richiederebbero di essere discusse apertamente come il “patto civile” o le unioni omosessuali e l’omosessualità in genere; in luogo del rifiuto e della condanna. E molte altre questioni, morali e teoretiche.
Partendo dal fatto che la verità è per l’umanità una conquista che richiede per lo più una lunga maturazione storica; e lo si vede ad esempio dal principio di autodeterminazione ed autonomia dei popoli, che solo dopo la Seconda guerra mondiale è giunto ad affermarsi; dall’illiceità della pena di morte (“Stato non uccidere il cittadino”), che solo nel ‘700 si è rivelata, e che la Chiesa ha compreso solo verso fine del ‘900; dall’illiceità della guerra come supremo crimine umano, che solo adesso sta affermandosi, ma ancora con difficoltà, mentre la Chiesa stessa afferma la liceità della “guerra giusta” ancora negli ultimi catechismi.
Il che vale a fortori per la “verità divina”, per se stessa insondabile e oggetto da parte umana di una ricerca che non può mai esaurirsi.
L’attuale situazione di ristagno è deplorevole: tace l’episcopato e tace ancor più il laicato che, che per quanto riconosciuto come “popolo di Dio” e dotato di spirito profetico, non ha nella Chiesa Cattolica autorità alcuna, e in realtà è ridotto ad un mutismo totale.
Il Movimento spera che la discussione si riaccenda viva nella Chiesa, che l’amore e la ricerca della verità si manifesti attraverso la partecipazione di tutti.
Lecce, il 23 marzo 2009
(Al Presidente Giorgio Napolitano, al Premier Silvio Berlusconi, al Ministro Giulio Tremonti, Al Segretario PD Dario Franceschini
Il governo dice sempre no all’opposizione
Prima, il governo si lamentava perché l’opposizione era negativa; ora che l’opposizione s’è fatta propositiva, collabora, avanza idee e proposte, il governo si rifiuta, dice sempre no.
E lo dice subito, quasi fosse un mero fatto polemico; neppure si ferma a valutarla, a considerare il pro e contro. Un comportamento irrazionale, e dannoso alla nazione.
Si propone un assegno ai disoccupati, che aiuterebbe tutti quelli che non usufruiscono del trattamento di disoccupazione; e sono molti. Il governo ribatte che faciliterebbe i licenziamenti; il che è contro la prassi diffusa nei maggiori paesi europei. In Francia c’è anche lo Smig, il salario minimo generalizzato, cioè per tutti; cui il governo obietterebbe una enorme facilità di licenziamento e una generale renitenza al lavoro; mentre si tratta di garantire a tutti i cittadini un minimo di dignità.
Si propone una tassazione dei redditi oltre i 120.000 euro, due punti in più di Irpef; con cui raccogliere 500 milioni per aiutare i più poveri. La si propone una tantum. Bene, in Francia esiste da tempo una permanente e consistente tassazione delle “grandi fortune”; ed è giusta perché risponde al principio di ridistribuzione della ricchezza, in quanto i poveri sono esseri umani quanto i ricchi.
Si propone l’election day, cioè che sia le prossime elezioni che il previsto referendum siano collocati in un solo giorno; con un risparmio di 480 milioni, con cui si potrebbero riassestare i servizi di polizia, che mancano persino di benzina per i loro mezzi, dopo i tagli del ministro Tremonti (il quale ha anche massacrato la scuola, 8 miliardi in tre anni). Il governo si rifiuta senza opporre ragioni perché ragioni non ne ha.
Il Movimento chiede al governo di essere più serio, di non perseguire vane polemiche e inesistenti conflitti, ma di apprezzare la volontà collaborativa dell’opposizione, e di perseguire il bene della nazione.
Lecce, 16 marzo 2009
(Al Presidente Giorgio Napolitano, al premier Silvio Berlusconi, al Ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, al Segr. del PD Dario Franceschini
ai Presidenti delle Regioni
La disastrosa deregulation del piano edilizio
Il piano edilizio annunziato dal Premier introduce criteri che possono modificare mostruosamente le nostre città. Perciò alcuni dei maggiori architetti e urbanisti hanno dichiarato la loro opposizione.
Si dice infatti che le costruzioni esistenti possono essere ampliate fino al 20% in più;
che possono essere abbattute e ricostruite col 30% di cubatura in più;
che per tutto questo non si richiederà un permesso di costruzione ma basterà una dichiarazione del progettista;
che le norme che attualmente regolano l’edilizia potranno essere flessibilizzate;
che queste ristrutturazioni godranno anche di sconti fiscali.
Si sa quanto l’edilizia di una città abbia bisogno di norme rigorose affinché lo sviluppo della città sia armonioso; norme rigorose che sono state varate nel tempo e che non possono essere toccate senza produrre mostri e rovine. E certamente diventa mostruoso l’ampliamento di un singolo edificio del 20%; o la sua ricostruzione ampliata del 30%.
E tanto più se le norme diventano inefficienti in quanto flessibili;
se si sopprime il rigore dei permessi edilizi per delle autodichiarazioni.
Ciò di cui il Paese necessita è un piano di edilizia popolare a riscatto, che venga incontro al bisogno di casa delle famiglie, specie di quelle meno abbienti. Un piano sul tipo di quello che fu il Piano Fanfani, e altri in seguito; sempre secondo criteri edilizi rigorosi. Un piano varato abbastanza rapidamente per incrementare il lavoro.
Si spera che le Regioni, dalle quali questa deregulation deve essere accettata, vi si oppongano in massa
Lecce, il 9 marzo 2009
(Ai Segretari confederali Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, al Ministro Maurizio Sacconi, al Segr. Dario Franceschini
Regolare il diritto di sciopero è un dovere
Il Movimento aveva già suggerito al Sindacato, e al Governo di Centrosinistra, una misura almeno per i trasporti pubblici, dove gli abusi, e la sofferenza dei cittadini, erano più evidenti: e cioè che lo sciopero potesse esser indetto solo dall’intera categoria: le ferrovie, il trasporto aereo. E non da singoli settori: un giorno i macchinisti, un giorno i controllori, un giorno i casellanti; e così un giorno i piloti, un giorno gli steward, un giorno i controllori del traffico. Dove l’abuso era palese.
Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano, dice la Costituzione. Ma queste leggi non si sono mai fatte perché v’era un PCI forte e un governo democristiano debole che cambiava ogni anno; e anche in seguito nessuno se n’è curato.
E così l’Italia è divenuto il paese degli scioperi, deriso in altri paesi, dove lo sciopero era regolamentato, in Germania ad esempio. Scioperi anche politici. Che si sono calmati alquanto solo negli ultimi decenni, dopo il crollo dell’impero sovietico e la democratizzazione del PCI.
Perciò una legge sugli scioperi è necessaria. Ma alcune condizioni devono osservarsi:
1. Dev’essere concertata con le forze sindacali nella sua interezza: non è opportuno che si proceda con legge delega.
2. Che lo sciopero non sia affidato alla sola decisione sindacale ma alla volontà dei lavoratori è un principio equo; così avviene in altri paesi. Perciò è giusto che sia votato dai lavoratori o almeno indetto da sindacati che ne rappresentino la maggioranza.
3. Nei settori che possono maggiormente danneggiare i cittadini, come la ferrovia e l’aereo, lo sciopero può essere indetto solo dai lavoratori dell’intero servizio; e un’analoga misura dev’essere prevista per gli autotrasporti e i trasporti pubblici comunali.
Si è parlato di sciopero virtuale in cui il lavoro continua: deve però essere chiaro il danno all’impresa, altrimenti lo sciopero non ha senso.
4. In questa fase di rivalsa del capitale bisognerà fare attenzione che questa legge non sia repressiva per il lavoro, che già soffre in molti modi dell’attacco del capitale. Il lavoro non deve perdere in nulla la sua forza.
5. Perciò altre leggi devono essere varate: 1. Che ogni tipo di lavoro possa in un tempo equo diventare stabile.- 2. Che sia promossa la partecipazione dei lavoratori alle decisioni dell’impresa con l’ingresso nel Consiglio di Amministrazione.- 3. Che sia introdotta la partecipazione agli utili. Punti su cui l’Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi.
Lecce, il 2 marzo 2009
(Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Segretario di Stato Card. Tarcisio Bertone, al Presidente CEI Card. Angelo Bagnasco
ai Card. Severino Poletto e Dionigi Tettamanzi
Gerarchia cattolica arrogante e crudele nel caso Englaro
Da parte della gerarchia, e dei suoi organi di stampa, e delle associazioni cattoliche si è parlato di omicidio e assassinio nel caso Englaro. Ma in base a quali principi scientifici ed etici?
Se la gerarchia ritiene di avere una particolare autorità in campo etico, tanto più dev’essere prudente, e non esporsi con tanta sicurezza e arroganza, come ha fatto in questo caso; suscitando dissenso e risentimento e aperta avversione. Che si ritorce poi contro la fede, contro ciò che è autenticamente cristiano e principio di salvezza.
Non si può dire semplicemente c’è la vita e la vita è intangibile. Quale vita? C’è una vita vegetale, una vita animale, e c’è la persona con la vita dello spirito.
Ora nel caso della morte cerebrale, nella riduzione ad uno stato vegetativo con nutrizione e respirazione indotta, come si può dire che ci sia ancora la persona, il soggetto di diritto?
E nel caso di una paralisi totale che blocca ogni attività, come in uno stato terminale molto avanzato di malattia inguaribile, c’è un processo di natura che va verso la morte, c’è una vita che inesorabilmente si spegne, e che non sembra sia opportuno trattenere attraverso l’artificio; che sia meccanico o no. Non sembra opportuno per la dignità stessa della persona.
C’è poi una ragione di pietà misericordiosa; che il cristiano dovrebbe sentire profondamente. Pietà per il morente, pietà per un padre che per tanti anni ha seguito e curato la figlia, e che ora vuol condurla verso la morte. Con quale animo si può gridargli assassino? perché poi la gerarchia, con la sua spietatezza in difesa di pretese verità da essa sola possedute, porta a questo, porta ai cattolici che gridano assassino.
Quando il Presidente Napolitano si è rifiutato di firmare il decreto legge che proibiva di sospendere nutrizione e respirazione indotta, la gerarchia ha espresso disappunto e deplorazione. Ma come? il Presidente compiva soltanto un atto dovuto in forza della Costituzione, senza entrare nel merito, che la proibizione fosse bene o male, conveniente o sconveniente. Con quale pretesa la gerarchia lo deplorava? con quale cecità e presunzione?
Lecce, il 16 febbraio 2009
(Al Presidente Giorgio Napolitano, al Premier Silvio Berlusconi, al Ministro degli Esteri Franco Frattini, al Segretario Walter Veltroni
Grave l’assenza dell’Italia all’incontro di Monaco
Alla conferenza di Monaco per la difesa e la sicurezza l’Italia è stata praticamente assente; vi è passato solo, per breve tempo, il Ministro La Russa; mentre i maggiori stati europei vi erano presenti coi premier e/o i ministri degli esteri, a cominciare dal presidente Sarkosy e dalla Merkel; e così Inghilterra, Spagna, Russia, e molti altri paesi.
Era un incontro importante per dare un contributo all’azione di pace, da parte dell’Italia che è una delle nazioni più altamente pacifiche, poi che nella sua Costituzione rifiuta la guerra, e può parlare con grande dignità e forza alle altre nazioni che alla guerra ancora non hanno rinunziato.
Così agli USA della nuova presidenza Obama che, per quanto si è sentito dal discorso del vice-presidente Biden, non rinunziano allo scudo antimissile che tanto risentimento provoca in Russia; e continuano la politica di bastone e carota con l’Iran.
Ai quali dev’essere detto con chiarezza che la via da percorrere è quella del disarmo, a cominciare proprio da quello scudo; gli USA devono farsi promotori di una generale politica di disarmo; e soprattutto disarmo nucleare.
Quest’assenza rivela nel governo una povertà d’idee e d’iniziativa politica; rivela una scarsa coscienza della dignità della nazione e del suo compito nel mondo.
Che cosa intendono fare il premier Berlusconi e il ministro Frattini? continuare nell’inerzia? nel masochismo di politica internazionale? screditare ancor più l’Italia di fronte ai partner europei e al mondo? soprattutto trascurare il dettato della Costituzione che esige si dichiari dinnanzi a tutti il nostro rifiuto della guerra e l’urgente necessità che anche gli altri ci seguano in questo rifiuto, la via italiana alla pace?
Comportamenti del genere umiliano la nazione e non devono più accadere. Il governo deve sviluppare un’intensa politica di pace.
Lecce, il 9 febbraio 2009
(Ai Responsabili dei partiti della Sinistra Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero, Fabio Mussi, Nichi Vendola
a Fausto Bertinotti
Basta con la frammentazione della Sinistra
I partitini della Sinistra si lamentano per la barriera del 4% alle prossime elezioni europee, barriera che è necessaria proprio per bloccare il moltiplicarsi di tutte queste formazioni politiche, tanto insignificanti quanto avide di potere e di denaro.
Semmai dovremmo lamentarci noi, e certo ci lamentiamo, e con forza, di questa Sinistra che continua a frammentarsi; e anche Bertinotti ci ha deluso, patrocinando l’ultima scissione di Rifondazione comunista, di quello che un tempo era un forte partito, e raccoglieva un consenso rilevante.
Con tutte queste divisioni la Sinistra tradisce la sua natura e la sua storia di movimento della classe lavoratrice; e proprio in una fase in cui i lavoratori sono aggrediti dal capitale in molti modi, come si è visto anche nella recente contrattazione nazionale.
Se si cerca di capire il perché di questa frammentazione che cosa si trova?
L’ambizione di piccoli capi, celata sotto la pretestuosa copertura dell’ortodossia.
Si trova l’attaccamento pretestuoso ad un nome, quello di “comunismo”, che la storia ha consumato e condannato, dopo l’esperienza sovietica, in cui è diventato sinonimo di oppressione, di arbitrio e di orrore (la nefasta rete dell’arcipelago Gulag); e quindi non può raccogliere il consenso della gente.
Si trova l’attaccamento a simboli obsoleti come la falce e il martello, perché legati a quell’esperienza, e perché estromessi ormai dal lavoro; che non usa più la falce ma semmai la falciatrice, e usa poco anche il martello. Questa gente non ha capito che la classe operaia va estinguendosi perché al lavoro operaio va sostituendosi sempre più la macchina autonoma; mentre cresce sempre più il settore terziario, ed è con questo che il partito dei lavoratori deve fare i conti.
Con la sua frammentazione la Sinistra italiana è divenuta insignificante e non raccoglie il consenso della gente, che considera quei voti come perduti.
La Sinistra ha tradito la speranza dell’umanità, la speranza di costruire una società di giustizia.
Ora forse si farà un’alleanza per raggiungere il 4%; ma queste alleanze elettorali non servono perché manca l’unità e continuità dell’azione.
Lecce, il 2 febbraio 2009
(Ai Segretari dei Sindacati Confederali CGIL, CISL, UIL Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, al Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi,
al Segretario PD Walter Veltroni
CISL e UIL rompono l’unità sindacale
È un fatto gravissimo quello che è accaduto nella firma degli ultimi contratti nazionali: CISL e UIL hanno firmato in contrasto con la CGIL e nonostante le sue obiezioni.
Hanno firmato rompendo l’unità sindacale e indebolendo il fronte dei lavoratori.
Hanno firmato in questa difficile fase di crisi economica in cui l’unità e forza del lavoro è estremamente necessaria, perché la crisi ricade anzitutto sui lavoratori.
Dal momento che vi erano delle differenze di parere, CISL e UIL dovevano continuare la discussione con la CGIL fino a trovare l’accordo, e giungere così uniti alla firma.
Nessun’altra via è accettabile.
Quanto al testo da essi firmato:
1. Riduce il ruolo del contratto nazionale rispetto ai contratti territoriali e aziendali; e proprio per la parte economica.
Mentre il contratto nazionale è il momento in cui il lavoratore è più forte di fronte all’impresa;
via via che si scende, il potere contrattuale del lavoratore si riduce;
nelle piccole imprese il sindacato non è neppure presente.
2. L’aver portato a tre anni il rinnovo, in luogo dei due della contrattazione economica, è a danno dei lavoratori, perché l’adeguamento dei salari avviene un anno più tardi.
3. L’adeguamento avviene come recupero dell’inflazione, mentre deve avvenire anche
in rapporto alla crescita della produzione e della ricchezza, che non può essere lasciata solo al capitale-profitto; il lavoro essendo il fattore più importante della produzione.
4. Ci si chiede: a che punto è il ritardo dei salari italiani denunziato dal governatore Draghi, e cioè del 30% rispetto ai maggiori stati europei? perché i sindacati non ne informano la nazione?
5. Perché non si parla mai di partecipazione agli utili e alla gestione dell’impresa? perché il Sindacato ristagna nella situazione salariale e di mera dipendenza? perché non fa dei passi verso l’erosione del capitale e del suo potere?
Lecce, il 26 gennaio 2009
(Al Segretario del PD Walter Veltroni, al Vicesegretario Dario Franceschini, all’On. Massimo D’Alema, all’On. Francesco Rutelli
No all’immoralità nel PD
Il Partito Democratico rappresenta attualmente l’unica concreta speranza per l’Italia nella costruzione di una società di giustizia, cioè in quello che è il progetto e processo di liberazione e promozione dell’umanità; giustizia, benessere, pace; la Sinistra essendo frammentata, e incline ad ulteriore frammentazione piuttosto che all’unificazione, ciò che la rende impotente e insignificante sul piano politico come agli occhi della gente.
L’Italia d’altronde si presenta come paese profondamente corrotto: ciò è evidente anche dalle statistiche di Transparency International, dove si trova sempre tra gli ultimi paesi sviluppati, in prossimità di quelli del Terzo Mondo.
È necessario che il PD si presenti alla gente come una forza moralmente intatta, giusta, quindi capace di operare secondo giustizia. Perciò:
1. Nessuno può essere eletto ad una carica – sia politica che amministrativa, che di partito – quando sia indiziato di reato, e tanto più con processo o con condanna. In questo il Codice etico non è abbastanza severo; inoltre è redatto in termini d’impegno, non di obbligo e di condizione perentoria Non deve valere qui l’ipotesi d’innocenza fino alla condanna definitiva. Se il reato sopravviene in seguito, deve dimettersi o esservi costretto, o essere espulso dal partito.
2. Nel partito non si tollera il conflitto d’interesse, il doppio stipendio, il nepotismo, il clientelismo. Su questi punti il partito dev’essere inesorabile.
3. Nel Codice etico non è fissata chiaramente la parità di accesso di donna e uomo; che dev’essere posta al 50%.
4. Il criterio delle due legislature dev’essere generalizzato per tutte le cariche, interne ed esterne: non si deve formare nel partito un gruppo di privilegio e di potere, mentre deve dominare il principio del servizio.
5. Una proposta efficace per gli appalti è che siano aggiudicati da commissioni di esperti estranei alla gestione politica e amministrativa; e noti per la loro probità.
Una proposta per la corruzione nella pubblica gestione è che siano applicate ad essa le norme stabilite per la mafia. A male estremo, estremo rimedio.
Il PD deve rigenerarsi come partito d’intatta integrità morale. Questa dev’essere la sua forza. Questo il suo contributo al recupero morale della nazione corrotta, e che la corruzione rende vile e disprezzata.
Lecce, il 20 gennaio 2009
(Al Ministro dell’Interno Roberto Maroni, al Ministro della Giustizia Angelino Alfano, al Segretario PD Walter Veltroni
Basta con l’espulsione degl’immigrati
Agli arrivi delle numerose barche d’immigrati in queste settimane il Ministro Maroni si è affrettato a dichiarare “non importa, saranno immediatamente espulsi”.
Una tale affermazione è contro ogni principio di umanità: questi immigrati essendo povera gente in cerca di un avvenire migliore; gente che spesso proviene da lontano, dall’Africa Centrale, dallo Sri Lanka, dalle Filippine; che ha affrontato in questo viaggio pericoli mortali; che ha dato fondo ai propri beni. Abbiamo dunque un ministro inumano? un piccolo Hitler?
È contro il diritto non scritto, cioè non ancora codificato, ma richiamato da pensatori come Kant: e cioè che la Terra è di tutti; che un popolo che ne occupa una porzione non ne ha il diritto esclusivo.
È contro la nostra storia, di noi italiani che per circa un secolo siamo emigrati in massa presso altri popoli, in USA, in Australia, in Francia Germania Belgio; alla ricerca di lavoro, proprio come questi che ora vengono da noi.
È contro il supremo principio cristiano, il principio fraterno, e cioè che questi immigrati sono nostri fratelli bisognosi, che è nostro dovere soccorrere, anziché respingere.
Anche la Cassazione è intervenuta, invitando i questori a tenere conto dell’indice di povertà dell’immigrato; che, se privo di mezzi, non può essere allontanato.
Il Ministro dovrebbe anche ricordare che gl’immigrati in Italia producono ormai il 9% del PIL, qualcosa come 122 miliardi di euro; che gestiscono oltre 220.000 imprese individuali.
Ci aspetta dal Ministro un comportamento più umano, più conforme alla fede cristiana della nazione, meno immorale in quanto viziato da pregiudizi xenofobi, più realistico, giuridicamente più corretto.
Lecce, il 12 gennaio 2009
(Al Ministro degli Esteri Franco Frattini, al Ministro della Difesa Ignazio La Russa, al Segretario PD Walter Veltroni
Ridicolo affermare che Israele attacca per difendersi
È ciò che afferma il Ministro Frattini, che attaccando la striscia di Gaza Israele si difende da Hamas. Si difende da che cosa? da quei quattro missili, magari artigianali, che Hamas spara per esprimere il suo richiamo e rimprovero? un attacco più simbolico che reale. E Israele sferra una massiccia aggressione aerea con centinaia di morti soprattutto civili, e poi invade la Striscia coi suoi carriarmati portando ovunque distruzione e morte.
Questa tattica d’Israele la conoscevamo da tempo: la barbara legge del taglione; o peggio la legge di Lamek, “Caino s’è vendicato sette volte, ma Lamek settantasette volte”.
Israele schiaccia i palestinesi, approfittando della sua forza, e del sostegno americano, di quel Bush che ha scatenato guerre insensate e ancora adesso blocca ogni intervento del Consiglio di sicurezza. Non gli è bastata la lezione dell’Iraq e dell’Afghanistan, l’umiliazione dello strapotente esercito americano, la perdita del consenso.
E il ministro Frattini lo segue. E via! un po’ di dignità, finiamola di stare al rimorchio degli americani. Con la sua insicurezza Frattini ci umilia tutti.
Israele infuria contro Hamas, dimenticando ch’egli occupa un territorio che non gli apparteneva, che ha strappato a quel popolo; territorio che la comunità internazionale gli ha concesso; che può occupare, e però con coscienza del torto inflitto, non con arroganza.
Frattini s’accoda a Israele dichiarando che Hamas è un gruppo di terroristi. Il che è totalmente falso perché Hamas ha vinto regolari elezioni e sta al potere per decisione popolare.
Si può non condividere la sua politica, i missili ecc. Ma quei missili dovrebbero piuttosto risvegliare la nostra coscienza, e anche quella del Ministro, sui torti che Israele continuamente infligge a quel popolo, per dire basta. Per unirsi alle altre maggiori nazioni europee e premere su Israele come sull’insensata leadership americana affinché questa continua aggressione abbia fine.
Lecce, il 5 gennaio 2009