Il nuovo senso dell'Utopia
La Costruzione
della Società di Giustizia
1. L’approfondirsi della ricerca sull’utopia, l’emergere della giustizia
Lincontro con la giustizia e con la società di giustizia avviene lungo la ricerca sullutopia, la sua storia, il suo senso. Avendo dapprima intuito che lutopia letteraria non poteva in sé risolvere questo fenomeno, troppo più grande e grandioso. Avendone avuto i segni nelle stesse storie dellutopia nel nostro secolo (a cominciare da Mumford, fino ai Manuel e oltre) che sincentravano sì nel fatto letterario, vi si distendevano; ma non potevano fare a meno di evocare, dedicare un piccolo spazio a fatti di ben altra misura storica, messianismo ebraico millenarismo cristianesimo. Avendo dietro a noi le decisive indicazioni di Mannheim e di Ernst Bloch, lutopia come fattore della storia (fattore eversivo, per Mannheim), come il costitutivo più profondo e dinamico-costruttivo della storia stessa, come il " processo" storico per eccellenza. E però Bloch non poteva soddisfare il nostro intuito e la nostra esperienza nostra come daltri; con quel suo materialismo storico-dialettico di marxista sia pur atipico; ma in questo tipicissimo; con quella sua materia, e forza evolutivo-costruttiva della materia, di cui era parte luomo; che animava tutto il processo fino ai punti supremi, il rientro dellalienazione, lo sciogliersi delle contraddizioni, linopinata "democrazia vera".
Del resto Bloch non aveva mosso la nostra intuizione e ricerca, chera stata impulsa invece da quella considerazione della storia dellutopia di cui dicevo. Questa ricerca era andata scoprendo e ricostruendo un itinerario che simpostava proprio anzitutto su quei movimenti, i "movimenti religiosi di salvezza"; partendo dal messianismo ebraico, su cui sinnestava poi lannunzio evangelico, mentre due secoli prima già era partito il millenarismo; e infine poi nel cristianesimo si sviluppava leresia medievale e moderna che, col puritanesimo e la sua trasposizione del progetto dal religioso nel politico, avrebbe innescato la seconda serie di movimenti, i "moderni movimenti rivoluzionari". Gli uni e gli altri i portatori del progetto utopico come progetto della società di giustizia, e più oltre della società fraterna.
Lincontro con la giustizia era avvenuto già in certa misura nella fase precedente e pre-istorica, quella del mito: il mito aureo, di unetà delloro ai primordi dellumanità, almeno nellelaborazione dei poeti, Esiodo ad esempio, Catullo, Ovidio. Ma la giustizia si rivelava poi come categoria dominante del messianismo ebraico. Così in Geremia il "messia", il consacrato, il liberatore, aveva nome "Jahvéh-nostra-giustizia"; la sua città si chiamava "città-giustizia"; e in tutto il profetismo era annunziato come portatore di giustizia per il suo popolo, oppresso da altri popoli, soprattutto dai grandi imperi, lassiro il babilonese il persiano lalessandrino il romano; e come costruttore di una società di giustizia, in cui sarebbero scomparsi il tiranno e loppressore, in cui i deboli il povero lorfano la vedova sarebbero stati protetti. È anche significativo che la figura carismatica e profetica che diede inizio al movimento essenico portasse il nome di Maestro di giustizia. Né, in tutto il messianismo, si trattava soltanto della giustizia nel fondamentale senso biblico della trascendente perfezione di Dio in sé e in rapporto alla creatura; perfezione cui è proteso ad assimilarsi luomo di fede; ma proprio anche della giustizia come corretto rapporto tra gli uomini, nella società e nella città.
Rapporto corretto. Che cioè corrisponde alla dignità e al diritto della persona umana. Questo il senso chemergeva, in cui silluminava la giustizia. Come corresponsione alla dignità e al diritto della persona, di ogni persona ad ogni persona; nel suo essere e coessere, la persona essendo costitutivamente un coessere; in quanto essere di specie, modello chesiste in una molteplicità e indefinita potenziale totalità dindividui (e però persone; non solo specie ma specie-spirito; questultima parola, che per lo più viene evitata o rifiutata, è necessaria); attraverso la generazione, e quindi la crescita e la formazione fino allautonomia; processo che avviene nel coessere, in momenti strettissimi come il coito la gravidanza lallattamento, ma anche poi la scuola e il lavoro, e luniversale cooperazione umana. Corresponsione, perciò, della persona e alla persona in sé e negli ambiti in cui si distende il suo coessere: la famiglia, lamore, lamicizia, lassociazione, la scuola, la chiesa, limpresa. E infine la polis, lo stato, che per una cessione di diritto da parte della persona stessa è principio di diritto; e comporta la mutua corresponsione, della polis alla persona, della persona alla polis.
La famosa definizione di Ulpiano, "stabilis et perpetua voluntas [egli tratta qui della virtù] ius suum cuique tribuendi" può essere ancor sempre significativa se quello "ius suum" viene assegnato alla persona come tale, non ad una sua particolare prerogativa, di beni, di ceto, dintelligenza e cultura, di posizione economica e sociale.
Questo fondarsi e illuminarsi della giustizia nella persona è certo rifiutato dai postmoderni e postmetafisici; che rifiutano tutto ciò che ha consistenza dessere; o lo decostruiscono in modo che perda -essi pensano- quella consistenza; la persona come partner del discorso, essendo tutta la realtà ridotta a discorso; come "unità narrativa di una vita" (così in un piccolo saggio di P.Ricoeur, La persona, tr. it., Brescia, 1997). Ma dellalienazione filosofica dei postmoderni, del loro "pensiero distruttivo" ho discorso abbastanza nel mio libro sullutopia (Lutopia. Rifondazione di unidea e di una storia, Bari, 1997); e così di Rawls, della sua figurazione mentale, della sua giustizia fatta di libertà e dineguaglianza, della sua teorizzazione ideologica del sistema borghese.
Impostata così la giustizia come corresponsione alla dignità e al diritto della persona nel suo essere e coessere, fattori suoi costitutivi si rivelano la libertà, leguaglianza, la solidarietà. La libertà che coincide con la dignità e il diritto della persona; la dignità collocandosi nellautocoscienza, autodecisione, autocostruzione, autonomia della persona: in cui prende corpo il suo diritto, che si afferma e simpone, in cui nessuno può interferire in nessun modo, ma ognuno deve riconoscerlo e rispettarlo e corrispondervi; sia pur nei limiti del vincolo etico cui ogni persona è astretta. Leguaglianza, che consiste essenzialmente nelleguale dignità e diritto di ogni persona in quanto tale; e però con tutto ciò che questa dignità e diritto comportano, in beni materiali, in beni spirituali e culturali, in beni sociali. La solidarietà chè nel coessere, nella cooperazione, nella grande intrapresa umana in cui la persona si genera e cresce e si costruisce sino al livello storico dei bisogni e della cultura; la necessaria corresponsione di ciascuno, limpegno operoso di tutti.
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2. L’itinerario costruttivo: i movimenti religiosi di salvezza, i movimenti rivoluzionari moderni
La ricerca sullutopia, approfondendosi lungo questo secolo dal livello letterario al livello storico e dei movimenti di popolo, rivela dunque un itinerario che sincentra nella giustizia; che matura nel tempo la costruzione della società di giustizia. Ho parlato sopra di due grandi filoni di questi movimenti, che si estendono per circa tre millenni, i "movimenti religiosi di salvezza" e i "moderni movimenti rivoluzionari". V è però una fase precedente e, lungo tutto questo tratto di storia, permanente, che noi chiamiamo del "progetto popolare implicito"; propria della condizione popolare, e contadina (ma anche, e in non piccola parte, cittadina); condizione di duro lavoro, scarsità, ignoranza, dipendenza, sfruttamento, oppressione, povertà diffusa; condizione dingiustizia, in cui la dignità e diritto della persona è conculcata. Più oltre condizione servile, schiavitù. Che contiene in sé una coscienza e una tensione verso la giustizia, la società di giustizia, il progetto popolare implicito appunto. La cui esistenza è provata (oltre che dai miti utopici, sui quali qui non mi trattengo) da tre ordini di eventi: la rivolta popolare, fenomeno endemico, presente in tutta la storia umana; i processi di democratizzazione (Atene, Roma, i Comuni medievali); le rivoluzioni moderne. Non posso ora sviluppare questi eventi, che ho sviluppato nel libro cit. Lutopia; in modo particolare le rivoluzioni moderne, anche quelle che sono dette "borghesi", la cui forza durto e il cui più avanzato progetto è popolare (§§ 9 e 25-29).
Se i due filoni di movimenti di popolo di cui sè detto segnano nella storia un itinerario particolare, che confluisce poi nella civiltà occidentale, lambito ebraico-greco-cristiano, poi europeo, quello del progetto popolare implicito, e segnatamente la rivolta popolare, è invece un ambito che potremmo dire planetario, e però ristretto alle civiltà (non si estende alle culture cosiddette "primitive"), nelle quali sinstaurano forme di potere oppressivo e dispotico.
La costruzione della società di giustizia ha dunque il suo antefatto e insieme il suo terreno permanente, potremmo dire il suo più profondo permanente portatore storico, nella condizione e coscienza e tensione popolare, nel "progetto implicito". Nel primo dei "movimenti religiosi di salvezza", il messianismo ebraico, il progetto si esplicita, e lungo il profetismo ne troviamo individuate alcune essenziali strutture: la giustizia appunto, nei termini descritti, la pace (pace anche col mondo animale), lunificazione dei popoli nelladorazione del Dio e nella giustizia, la prosperità. E non è più solo progetto ma profezia, cioè annunzio di una realtà futura, di una giustizia che si realizzerà, sia pur nel sussidio della fede.
Nel millenarismo, movimento poco noto ma di grande portata storica, poi che dal II secolo a.C. percorre poi tutta la cristianità romana e il medio evo e levo moderno, e ha la sua più grandiosa fioritura nell800 americano; movimento, inoltre, di grande presa popolare; mitico certo, ma che esprime con mirabile forza la tensione popolare verso la giustizia (si veda lacuto e suggestivo lavoro di N.Cohn, The pursuit of Millennium, London, 1957; tr. it., Milano, 19762); nel millenarismo il progetto utopico è il medesimo del messianismo ebraico da cui evolve; anche se, spesso, con un più forte accento terreno e materiale: giustizia, pace, prosperità, unificazione dellumanità. E però solo per i giusti ed eletti, che sono poi anzitutto i poveri; gli empi essendo stati annientati nella battaglia escatologica. Il forte spirito di risentimento e rivalsa di cui è impregnato.
Nellannunzio evangelico (espressione qui preferita a "cristianesimo", fenomeno troppo complesso e contrastato) che sullebraismo sinnesta pur trasformandolo profondamente, il progetto della società di giustizia è acquisito; anche se trasceso in un progetto più avanzato e più alto, la "società fraterna", la legge dellamore. La parola giustizia compare di rado, e per lo più nel trascendente senso biblico di cui sè detto. Ma il suo principio e spirito è acquisito ed esaltato. Nellannunzio dellevangelo ai poveri, la beatitudine del povero, chè poi anche la sua redenzione terrena e materiale; come si vede dalla primitiva comunità apostolica descritta negli Atti, dove i beni sono in comune, dove quei che posseggono apportano i loro beni che vengono distribuiti secondo il bisogno di ciascuno; sì che "nessuno più tra loro era indigente" (2,42-47; 4,32-35). La redenzione terrena del povero, la fine della povertà. Così come della ricchezza nel suo senso espropriativo e discriminativo: il ricco e il povero, il potente e il debole; sfruttatore e sfruttato, oppressore e oppresso: i due poli della società ingiusta di sempre. Lannunzio evangelico demolisce la ricchezza e la potenza; come forme del male; forme della discriminazione ed oppressione. La ricchezza è "ingiusta", il ricco non può entrare nel "regno", cioè nella società di salvezza, società fraterna; "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio". La frase famosa. Ma non si tratta solo di una frase, che la tradizione ideologica ha tentato di sminuire appianare; la tradizione di una società e chiesa dominata dalla ricchezza; si tratta di un tema portante dellannunzio, che lo percorre tutto. Così la potenza, il potere unilaterale delluomo sulluomo. Qui lannunzio è radicale: nessuna forma di superiorità è ammessa, di prestigio sociale, di potere morale intellettuale dottrinale (farsi chiamare signore padre maestro; occupare i primi seggi nelle sinagoghe, i primi posti nelle cene); ogni prerogativa deve porsi come dono e servizio ai fratelli.
Nel progetto evangelico ha fine ogni forma di discriminazione umana; a cominciare da quella economica, la grande discriminazione, che in certo modo ha fondato e sostenuto ogni altra; tra ricco e povero, potente e debole, padrone e schiavo, servo, dipendente (qui anche il contratto salariale, certo); ha fine ogni forma di discriminazione, religiosa, etnica, sociale, sessuale. Come spiega Paolo: non vè più né giudeo né greco, non greco né barbaro, non schiavo né libero, non maschio né femmina: nel rapporto fraterno, in cui la più grande giustizia è contenuta.
Se il messianismo ebraico era profezia, levangelo è annunzio e fondazione ("fonderò la mia ekklesìa", la mia comunità assembleare, ecclesiale), costruzione della società fraterna in cui si contiene e trascende la società di giustizia. Una costruzione che nella sua stupenda realtà altissima, nella sua novità storica non dura; si aliena rapidamente nelle strutture di potere, di gerarchia della società in cui sè immessa, volendola trasformare; già in età apostolica, come appare dalle Lettere pastorali, le ultime del corpus paolino. Si aliena poi in strutture di potenza e ricchezza, e infine nel "modello imperiale": il papa, un imperatore e superimperatore; i vescovi, principi; il tutto inquadrato poi per una lunga età nel sistema feudale; modello che sostanzialmente perdura tuttora. Vera stato tuttavia un fatto costruttivo, di tipo comunitario.
Leresia medievale, quella che così è chiamata, che anche noi provvisoriamente così chiamiamo (dovremmo parlare, a rigore, di movimenti ecclesiali alternativi; lasciando per ora il problema dellortodossia), è proprio il tentativo di recuperare lannunzio evangelico nella sua autenticità, la comunità ecclesiale nella sua originaria purezza. Perciò vi ha un ruolo tanto forte la povertà (i poveri di Lione, i poveri di Arnaldo, i poveri lombardi); o anche lo "spirito" (in Gioacchino da Fiore e in tutta la corrente "spirituale); e il laicato. La redenzione del povero, del popolo. È il tentativo di riprendere la costruzione iniziata dal Cristo, dagli apostoli, la società di giustizia e fraterna, la società fraterna che contiene al più alto grado la società di giustizia. Una catena di movimenti che si distende per cinque secoli a partire dal Mille, dal 1056, lanno in cui si solleva la Pataria milanese; subito di volta in volta combattuti annientati; si riformano, si rinnovano, giungono fino a Wyclif, a Hus, al Bundschuh, al 1517, lanno delle "tesi" di Lutero; trapassano nelleresia moderna, luteranesimo, calvinismo, anabattismo, puritanesimo, i pilastri di questa; se così si può dire. Nella molteplicità e complessità dei movimenti il progetto modula, oscilla sul suo asse. Non si può forse dire che Lutero, Calvino lottino per una chiesa dei poveri; luno appoggiato ai principi, furioso avversario della "guerra contadina"; laltro appoggiato alla borghesia; e però ambedue lottano per una chiesa di popolo. Non importa loscillare del progetto; importa chesso giunga sostanzialmente intatto fino al puritanesimo inglese del 600, quando trapassa dal religioso nel politico, e scatena e informa la prima delle rivoluzioni moderne; la prima delle rivoluzioni sine addito. Non vè rivoluzione prima della modernità, non vè globale movimento eversivo di popolo per la sua liberazione; ché tale è il senso della parola, senso rigoroso.
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Parliamo di quattro rivoluzioni: linglese del Lungo parlamento, 1640-1653, la francese, la russa, la contestazione degli anni 60-70. Il loro progetto è sempre la società di giustizia: anche se questa parola non compare spesso nei dibattiti, nelle "carte"; rispetto ad altre parole, libertà diritto eguaglianza; che però lo si è visto altro non sono che fattori della giustizia. Compaiono le strutture della società di giustizia, della sua progressiva costruzione. Perché se la fase dei "movimenti religiosi di salvezza" è la fase del progetto, o anche della tentata costruzione abortiva, nellalienazione, nella lotta annientatrice; la fase dei "moderni movimenti rivoluzionari" è fase decisamente, forsanche definitivamente, costruttiva. Inizia la costruzione, prosegue, giunge a noi, prosegue nella nostra età scettica sfiduciata.
Pessimismo, scetticismo storico di questa nostra età; di questultima decade in particolare, questa fine di millennio. Per più ragioni. La crisi della coscienza moderna e borghese, della ragione moderna, dopo il suo parossistico esaltarsi risolvendo in sé la realtà intera; crisi che dura da un secolo e mezzo, che ha portato alla morte di Dio, delluomo, dei valori e vincoli etici, della storia, alla mitica attesa della fine dellOccidente e della civiltà e della storia; al nihilismo. Almeno nellambito filosofico e letterario, intellettuale. Le due guerre mondiali, accanimento di popoli contro popoli, macello planetario, atrocità, campi di sterminio; linstaurarsi di regimi totalitari, comunismo e nazismo, regimi oppressivi e dispotici; riflusso di barbarie nella e dalla "civile" Europa. In particolare il perdurare e lespandersi per oltre settantanni del comunismo sovietico che diventa una costellazione di stati di polizia, tenta lasservimento del pianeta; con latroce bilancio di cento milioni di morti (v. in Aa.Vv., Le livre noir du communisme, Paris, 1977, p. 14). Poi, paradossalmente, il crollo del comunismo, quindi del progetto utopico che pur conteneva, che laveva in certa misura generato: il "regno della libertà", la fine dellalienazione ed espropriazione del lavoro umano, lelevazione del lavoro e del popolo verso l "uomo totale", la radicale eguaglianza quindi la società senza classi; la speranza la forza che aveva pur dato allumanità. Col crollo del comunismo il riflusso del capitalismo, dello "stato liberale", della società ingiusta di cui esso è lanima perversa; mentre, con lintegrarsi della classe operaia nei ceti medi, col suo estinguersi veniva meno quello che negli ultimi due secoli era stato il portatore storico del processo di liberazione, di costruzione della società di giustizia.
Il pessimismo storico ha dunque i suoi motivi. Ma lottimismo, la fiducia nel presente-futuro, la speranza fiduciosa ne ha di più decisivi; ha per sé il processo stesso della storia così come finora lho ricostruito a cominciare dal messianismo ebraico, circa il 1000 a.C., letà davidica, i primi salmi messianici; i movimenti religiosi di salvezza fino al puritanesimo e alla rivoluzione inglese del Lungo parlamento. Con essa inizia la costruzione, la fase costruttiva. Si tratta ora di rifare sinteticamente il corso di questultima decisiva fase, ricomporne le strutture.
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3. La costruzione: dalla Rivoluzione inglese al nostro tempo
A cominciare dai grandi principi etici che giungono a maturazione nella coscienza moderna. Il principio duomo, chemerge con lumanesimo del 400 e sillumina ed afferma lungo levo: dignità delluomo, della persona umana, dignità e diritto. Il principio di libertà e delle libertà (coscienza, pensiero, parola, stampa, azione, associazione), deguaglianza, di sovranità popolare che safferma nella Rivoluzione inglese; ma il principio deguaglianza è sempre fortemente avversato dai ceti privilegiati e dai loro ideologi, dal capitale, dalla borghesia (che nel mio discorso sidentificano, la borghesia come detentrice del capitale).Il principio di ragione e interiorità per cui luomo ha diritto, e dovere, di agire in forza di una ragione interiore, che matura nellambito della ragione moderna. Il principio di solidarietà, che va formandosi nellesperienza di lotta solidale e fraterna delle rivoluzioni, nellesperienza solidale di lotta della classe operaia; e nel processo di unificazione dellumanità che parte forse dalle grandi scoperte geografiche, matura col generarsi e diffondersi di una prassi politica e tecnologica universale, prassi di comunicazione e informazione fino allubiquità e alla compresenza, al costituirsi di una comunità internazionale a carattere planetario, e di uneconomia globale. Ho introdotto più sopra, in qualche misura, il senso della solidarietà.
Il maturare e laffermarsi di questi principi trova la sua sanzione storica nelle carte dei popoli. Ne indico alcune: il Patto del popolo inglese del 1647-49: la Dichiarazione dindipendenza americana del 1776; la prima Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino, del l789; le Carte costituzionali, quella americana e quelle della Rivoluzione francese anzitutto, quindi le altre costituzioni democratiche; la Carta atlantica, il Patto dellOnu, le altre carte e patti sanciti nellambito dellOnu. Qui sta il segno, qui il luogo della coscienza etica moderna, dei suoi principi. Non nel pensiero e negli scritti dei filosofi, spesso alienati, aberranti; specie dopo la grande crisi di cui ho parlato, e che tuttora perdura. Nel rifiuto del fondamento, nellimpotenza ad una fondazione, nel rifiuto della verità e della certezza, sia pur finita (ché tale soltanto può essere la verità umana), il vincolo etico perde il suo carattere perentorio, "categorico" secondo la parola kantiana; diventa "debole", valido solo se accettato, sia pur nella comunità supposta universale del discorso. Per cui, di fronte a questa molteplice incertezza si tratta di capire se "non uccidere", "non fare schiavo il tuo simile" sia o no un vincolo perentorio, insuperabile; perché se è un vincolo debole non astringe insuperabilmente la coscienza e luomo può uccidere; se non è accettato dalla comunità del discorso, potrà uccidere allo stesso modo; e poi quale forza insuperabilmente vincolante sulla persona e sulla sua autonomia può avere la comunità del discorso? Se i vincoli etici non sono categorici prevale larbitrio individuo e lumanità è abbandonata al caos sociale. Ritorna ma questa volta non solo come ipotesi il bellum omnium contra omnes. Il filosofo, dunque, continua ad esprimere la sua impotenza e il suo disfattismo, sui libri, sui giornali; ma fortunatamente i principi e vincoli etici acquisiti alla coscienza moderna sono solidamente assicurati nelle carte dei popoli.
Un altro grande passo nella costruzione della società di giustizia è il modello democratico che nasce dalla Rivoluzione inglese. Che ha i suoi fondamentali punti nella legge (non più larbitrio del monarca, dellaristocratico); nel parlamento come organo della legge eletto dal popolo, sì che principio della legge sia il popolo stesso attraverso i suoi rappresentanti, sì che nessuno sia soggetto se non ad una legge fatta da lui stesso; infine in un apparato giudiziario unico e valido per tutti. Allinizio la base elettiva del parlamento è molto ristretta e assai poco popolare; inoltre una delle Camere è ereditaria nellambito dellaristocrazia. Ma la base elettiva si allargherà via via fino al suffragio universale; la Camera alta ereditaria resisterà proprio solo in Inghilterra, ma solo con potere consultivo. Il modello democratico simporrà a livello planetario.
Un primo grande passo nella restituzione, nella gestione popolare del potere; che però resta a metà, la democrazia rappresentativa, la gestione mediata; dove il popolo interviene solo comelettore, ogni quattro cinque anni (o anche nel referendum, laddove esiste); senza possibilità di unescussione previa del candidato, di un mandato preciso, di una valutazione del suo operato. Nella rappresentanza interviene lorganizzazione partitica che gestisce da sé il fatto elettorale, manipolando il consenso in modo molteplice, attraverso le clientele, la suasione massmediale; così come tende a gestire da sé il potere al di fuori del parlamento; tende ad appropriarselo in modo polivalente, onnicomprensivo La cosiddetta partitocrazia, di cui abbiamo fatto una larga triste esperienza; e la facciamo tuttora.
Il passo completo è la democrazia diretta, la gestione popolare diretta del potere politico a tutti i suoi livelli, gestione assembleare; quella che ha avuto il suo primo e più alto esempio nellAtene antica, modello insuperato, punto luminoso cui va il pensiero e il desiderio sempre. Punto di tensione del processo democratico moderno già nei progetti politici della Guerra contadina del 1524-25; poi nella Rivoluzione inglese, Winstanley in particolare; in quella francese nella Costituzione del 93, nelle sezioni rivoluzionarie del Comune di Parigi, nel movimento di Babeuf; in tutto il filone utopico francese dell800 da Fourier a Proudhon; nella Comune di Parigi del 1871; nella Rivoluzione dei soviet del febbraio 1917, inizio autentico della Rivoluzione russa; nella Contestazione degli anni 60-70; nel progetto politico della perestrojka. Questo ritorno insistente è il segno di una tensione storica ed etica, la sovranità popolare, la sua realizzazione. I teorici borghesi dicono chè impossibile già Rousseau e se ne beffano; sarebbe possibile solo in un piccolo stato, della misura di un cantone, una provincia; mentre oggi già le città sono grandi, quando non enormi. Ma lAtene antica non era piccola, circa 500.000 abitanti; anche se i cittadini, i membri di diritto dellassemblea, erano solo 30.000; una cifra che poi ci spaventa, noi moderni, per un regime assembleare. In realtà quegli studiosi, nel loro scetticismo, non hanno mai affrontato seriamente il problema; noi lo abbiamo affrontato e non lo abbiamo trovato per nulla insolubile. Il grande si compone del piccolo (v. un progetto in La Russia e la democrazia. Il riemergere della democrazia diretta, Bari, l994, pp. 63-153; e G. Schiavone (ed.), La democrazia diretta. Un progetto politico per la società di giustizia, Bari, 1997). Anche la decadenza del parlamento in preda alla partitocrazia, alle lobby, alla corruzione, allavidità di denaro dei partiti, linsofferenza e il disgusto della gente per la politica e i politici sono un segno della tensione storica verso la democrazia diretta.
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Vè una serie di passi ulteriori nella costruzione della società di giustizia. Con la Rivoluzione francese labbattimento del potere monarchico-aristocratico, che aveva dominato lintera storia umana: le monarchie, glimperi, linizio epocale della loro fine; dal 1848 il processo si generalizza, i monarchi cedono il loro potere alla legge, al parlamento. Poi, con la prima guerra mondiale, la fine deglimperi continentali, lasburgico, il prussiano, il russo, lottomano; limpero cinese era finito nel 1912, restava il giapponese che ha fine con la seconda guerra mondiale; quando hanno fine anche glimperi coloniali, si afferma il principio di autodeterminazione dei popoli. E ancora nella Rivoluzione francese labolizione della schiavitù; reintrodotta da Napoleone, il grande despota e grande macellaio; soppressa di nuovo nel 1815, si generalizza lungo il secolo. Labolizione della pena di morte lungo l800, e più decisamente nel nostro secolo; pur con grosse eccezioni, grossi ritardi, come gli Usa, che pur pretendono alla guida anche morale dellumanità; pretesa meschina. Lo stato non ha il diritto di uccidere un cittadino: perché il suo potere si genera da una cessione di diritto dei cittadini stessi ("la sovranità e le leggi [ ] non sono che una somma di minime porzioni della privata libertà di ciascuno", diceva già Beccaria con singolare forza, Dei delitti e delle pene, 28) e questa cessione non può essere totale o altrimenti il cedente vien meno; né luomo ha un diritto di vita e di morte su di sé, che possa cedere.
Un passo di enorme portata, forse il più grande e decisivo nella storia umana è, lungo l800 e il 900, lascesa della classe operaia e della condizione popolare: nel lavoro, nel reddito, nella sicurezza sociale, nellistruzione e cultura, nel benessere. Un processo ancora in corso, anche nei paesi economicamente e culturalmente più avanzati; il lavoro essendo ancora in gran parte dipendente e sfruttato, e lo sarà fino a che esisterà il contratto salariale, fino a che non si raggiungerà lautopossesso e autogestione dellimpresa. Mentre il reddito è ridotto dallo sfruttamento, dal profitto unilaterale del padrone; è falcidiato dal lavoro nero, dal lavoro sottopagato in tutte le sue forme; per essere poi divorato dal consumismo, dalla suasione e coazione all'acquisto, spesso superfluo, spesso inutile: la società opulenta, società di un benessere materiale che si gonfia nello spreco, con gravi problemi di giustizia, di distribuzione dei beni al suo stesso interno, di risorse, di ambiente. La sicurezza sociale, assistenza e previdenza, ha raggiunto un buon livello almeno nellambito europeo-occidentale; e però con grossi problemi specialmente nellestensione e nella qualità dellassistenza sanitaria, nellassistenza e redenzione della povertà, nelladeguatezza delle pensioni. Un punto chiave è la sicurezza del posto di lavoro, in questi anni duramente attaccata dalla disoccupazione tecnologica sotto la tensione del capitale verso il profitto, in un sistema in cui manca ancora una globale provvidenza della comunità verso tutti i suoi membri; manca in particolare quella che noi chiamiamo "società di quadro", nella quale il fatto produzione-lavoro-ricchezza viene gestito razionalmente (non mancano oggi gli strumenti) in termini tali da assicurare ad ognuno il lavoro non solo, ma il "suo" lavoro, quello che risponde alla sua personalità "formata". Listruzione obbligatoria e gratuita, a parte la qualità, è ancora troppo breve, ridotta per lo più alla scuola elementare e media; mentre deve raggiungere per tutti almeno il diploma universitario; se si vuole che la persona pervenga a un possesso adeguato del patrimonio culturale umano, chè suo, le appartiene; pervenga ad una formazione culturale adeguata, a un reale possesso della cultura; e abbia fine in questo punto cruciale la disparità di sempre, lignoranza, limpotenza del popolo di fronte allopera darte, al tempio ellenico, alla musica classica. Il benessere, la prosperità è una delle strutture di sempre del progetto utopico, struttura dellarchetipo (cfr. Lutopia, cit., § 4); una delle aspirazioni profonde di quellumanità, di quella condizione popolare di sempre di cui ho parlato, segnata dal duro lavoro e dallindigenza.
Lenorme portata di questo processo di ascesa economica e culturale, nella costruzione della società di giustizia, sta nellaver superato infine e per la prima volta quella condizione; in cui luomo era menomato, nella povertà e nellignoranza, nella dura materialità del lavoro che divorava le sue energie e il suo tempo, limitava il suo sviluppo mentale e personale; lespansione della persona, della sua potenzialità indefinitamente espansibile, del suo potenzialmente mirabile mondo. Solo una piccola minoranza di privilegio poteva raggiungere quellespansione, quellumanità, humanitas, homo humanus; la stragrande maggioranza era prigioniera nellinumano. E proprio in regime di civiltà, mentre la condizione "primitiva" era meglio; se soltanto ricordiamo i resoconti di Cristoforo Colombo, la sua ammirazione per quei "primitivi". Perciò la portata del processo, il mutamento epocale, linizio di una "storia" in senso marxiano, non più inumana ma umana. Linizio: ho notato via via, sinteticamente, ciò che sè costruito e ciò che ai nostri occhi, alla nostra limitata visione ancora manca. Perciò il benessere è intriso di malessere. Ritornerò su questo.
Alle basi di questascesa, della sua possibilità, vi sono certo le due grandi invenzioni della borghesia moderna, la tecnologia e il capitale. La tecnologia, o meglio la scienza-tecnologia-industria, è la produzione per modelli universali, che rende possibile la soddisfazione delluniversale bisogno umano; la "tecnica", la produzione per modelli e oggetti singoli, non poteva raggiungere quella soddisfazione, restava bloccata nella scarsità. Il processo di capitalizzazione attraverso il reinvestimento di una parte del profitto, quindi la continua espansione, appronta la base materiale finanziaria e strumentale che consente lindefinita espansione della produzione tecnologica, della globale ricchezza umana, della disponibilità dei beni al bisogno umano. Ma lascesa stessa non avviene, non è di fatto avvenuta se non per la lotta della classe operaia, lotta di oltre un secolo, lotta e rivoluzione.
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Con la Contestazione degli anni 60-70, chè la quarta delle rivoluzioni moderne, anche se atipica, la fine della società repressiva; di quella società che, anche quando riconosce i diritti, ne impedisce lesercizio attraverso il costume, la pressione ideologica falsa ragione, falsa morale, la legge; per motivi di privilegio e potere: potere maschile, potere religioso, potere delladulto del "normale", di una razza (parola abitualmente usata, anche se di incerto significato) unetnia . E insieme la fine di ogni forma di discriminazione ed emarginazione. Laffermarsi della dignità e diritto del figlio, della donna, del giovane, del diverso, dellhandicappato, del malato (specie mentale, la riumanizzazione della follia in tutti i suoi gradi); la dignità e diritto del nero in una società bianca (in America la grande lotta per i diritti civili), i diritti delle minoranze razziali etniche religiose; la revisione della morale sessuale. Pure qui un salto epocale; anche se il processo è ancora in corso.
Con la crisi ecologica che si apre negli anni 70 cade la pretesa di un dominio incondizionato delluomo sulla natura: pretesa insensata perché luomo stesso è un ente di natura e non può vivere e sopravvivere se non in una natura ambiente che gli corrisponda. Luso strumentale incondizionato della tecnologia da parte del capitale-profitto aveva portato ad una incondizionata strumentalizzazione della natura, alla sua potenziale distruzione profittuale. Si riafferma dunque la natura come principio; non perché sia persona, ma perché sta prima delluomo e lo condiziona; quindi il rapporto corretto (non si tratta di giustizia ma di un suo analogo), il riconoscimento, il rispetto, la salvaguardia; la corresponsione in tal senso. In particolare il rispetto dellanimale come fratello minore delluomo ("fratello adolescente", dice Péguy): anche qui in analogia; nel senso che ha preparato e maturato, attraverso levoluzione delle specie, lavvento delluomo senza raggiungerlo; e luomo lo deve riconoscere, gli deve riconoscenza, corresponsione.
Con la perestrojka, con la caduta dei contrapposti blocchi egemonici, non solo ha fine la corsa agli armamenti, ma per la prima volta nella storia ha inizio la distruzione delle armi, la riduzione degli eserciti permanenti. La volontà di pace, espressa lungo il secolo dai movimenti, sancita nella Carta atlantica e nel Patto dellOnu, si rafforza; il Consiglio di sicurezza (pur ingiusto nella sua composizione, nel potere decisionale) si fa più efficace nei suoi interventi di prevenzione e soluzione dei conflitti locali. Si apre la prospettiva di unetà di più diffusa pace, dissoluzione degli eserciti singoli per una forza multinazionale di pace gestita dalla comunità dei popoli.
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Ho così tentato un quadro del grandioso processo che inizia con la Rivoluzione inglese e giunge a noi ed è in corso nel nostro tempo, nel presente-futuro: la costruzione della società di giustizia. Dovendo subito precisare alcune cose. Che la costruzione è in corso, ancor lontana dalladempiersi (né mai si può parlare di adempimento nella finitudine e storicità delle cose umane); negli stessi paesi in cui è più avanzata, come raggiunto livello etico politico economico. Così in Europa occidentale e in Nordamerica. Profondi scompensi persistono in mezzo a noi: le fasce di povertà, ad esempio (circa 10 milioni di poveri in Italia, 40 milioni negli Usa; intendendo per povertà un reddito familiare che non supera il reddito medio pro capite; inferiore quindi, in Italia, alle 500.000 lire mensili a persona), di disoccupazione; droga, nevrosi, criminalità; insufficienze e mediocrità nellistruzione, nella sanità, nellassistenza; ineguaglianza, differenze talora enormi nel reddito. Innumeri problemi irrisolti.
Che la costruzione procede ineguale nei diversi continenti e popoli; vè un divario politico economico culturale talvolta abissale, talvolta molto grande: si pensi allAfrica o allAmerica latina. Povertà diffusa, analfabetismo, assenza di servizi; bidonvilles, favelas; dittature, fondamentalismi, lotte e massacri tribali. Divario che certo può essere colmato, come già è avvenuto in molti popoli; ma che intanto perdura, con effetti disastrosi e dolorosissimi.
Che il processo è accidentato, non lineare, se non forse nella globalità dellitinerario che la ricerca e la coscienza ricompone. Una linea spezzata, fratta, con svolte, soste, rientri, riflussi. Un cammino difficile per la complessa varietà delle posizioni, le forze che vi si contrastano e lottano, gli opposti interessi; per il rifluire e premere del passato sul presente-futuro; per lincidervi dellerrore, della trasgressione.
Che non si tratta, propriamente, di un processo occidentale o europeo; anche se la fase segnatamente costruttiva, che parte dalla Rivoluzione inglese, si genera e si sviluppa anzitutto in Occidente; e però la fase prima del processo, i movimenti religiosi di salvezza, il messianismo ebraico, il millenarismo, il cristianesimo stesso, sono asiatici, il vicino Oriente. Ma tutto ciò non ha molto peso perché il processo è universale, concerne luomo come uomo. Non è che la dignità della persona umana, la libertà e leguaglianza valgano per il Nord e non per il Sud del pianeta; che il vincolo "non uccidere", "non fare schiavo il tuo simile" simponga alla coscienza europea e non a quella asiatica. I principi etici, il modello democratico, le strutture della società di giustizia sono universali; come sono universali la scienza-tecnologia e laccumulazione capitalistica che al processo conferiscono; nel modo che si è visto.
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4. Il senso della storia, il fondamento della speranza
La costruzione della società di giustizia si presenta dunque come una vicenda che in sé raccoglie lintera storia umana, in sé la unifica, prima intenzionalmente, poi di fatto, attraverso ladempiersi della sua valenza universale; sì che lumanità si raccoglie in una storia una e appunto universale. Ciò si può dire maturi nel nostro tempo. Si parla per ora principalmente di "globalizzazione delleconomia"; ma il processo è più profondo e più comprensivo; è un processo di universalizzazione che abbraccia lintero mondo umano a cominciare dai principi etici, dal modello politico, dalla scienza-tecnologia; quindi lindustria, il mondo oggettuale e i comportamenti duso; leconomia, la cultura; linformazione e la comunicazione fino allubiquità e alla compresenza. È vero che proprio nel nostro tempo vi sono culture storiche che affermano la loro identità differenziandosi e opponendosi allOccidente, prima tra tutte lislamica; con un patrimonio etico, e giuridico, in parte arcaico e ingiusto (poligamia, asservimento della donna in modi molteplici, pena del taglione); con modelli politici clericali e/o dispotici ingiusti allo stesso modo. Ma proprio questi punti dingiustizia iniziano a farsi palesi al loro stesso interno.
Il processo, la costruzione della società di giustizia, raccoglie dunque lintera storia umana e la risensa, le dà senso. Quel senso appunto, di costruzione della società di giustizia, e più oltre della società fraterna. Che risulta poi più vero e reale dei modelli di senso considerati in passato. Quello provvidenziale, di una storia umana guidata e costruita dalla provvidenza (si pensi ai punti nodali dellincarnazione e redenzione del Figlio e Cristo, alla presenza e azione dello Spirito), un principio trascendente, una storia fatta da Dio e non dalluomo; accessibile solo alla fede. Il modello razionale moderno, di una ragione e libertà indefinitamente espansibile ed espandentesi; un principio aprioristico, pur nella sua fondamentale verità. O il modello marxiano e marxista, il materialismo storicodialettico, una storia determinata dallevolvere del modo di produzione, cui consegue il modo di società coscienza cultura in tutte le sue forme; un modello che amplificava oltre ogni limite il ruolo della base economica e pretendeva derivarne lintera storia umana. Sulla cui linea si poneva Bloch. Mentre il processo utopico, il progettarsi e costruirsi della società di giustizia attraverso i movimenti di popolo, movimenti religiosi di salvezza e movimenti rivoluzionari moderni, si enuclea dalla storia stessa, è semplicemente storia. Un filo di storia chè insieme il senso della storia intera.
Questa storia è un fondamento di speranza, il fondamento della nostra speranza per lumanità. Per il passato stesso, tanto inumano, che in questo filo di storia si redime; la sua inumanità trascesa da questa più profonda e decisiva tensione umana; inumanità portata provocata dai marginali ceti dominanti ingiusti, mentrera umana e più decisiva la tensione popolare verso la società di giustizia, tensione della stragrande maggioranza, della quasi-totalità; tensione che diventava progetto, profezia, annunzio, costruzione; che via via andava abbattendo linumano.
Per il presente la consapevolezza di ciò che negli ultimi tre secoli si è costruito, di ciò che si sta costruendo; attraverso le rivoluzioni moderne, la lotta della classe operaia, il suo sacrificio, i movimenti, gli apporti innumerevoli; di cui noi già ora godiamo. Una condizione incomparabilmente più umana; pur nella consapevolezza di quanto resta ancora da compiere. Perciò proprio in questa nostra età, e proprio tra noi, popoli dOccidente, il pessimismo e scetticismo storico diventa difficile a capirsi. Se non, forse, per una scarsa conoscenza e comprensione della storia; e per quello stato di crisi e crollo chè proprio dei filosofi e intellettuali postmoderni. E però il timore penetra e pervade proprio anche la coscienza popolare. Speranza e timore; timore laddove dovrebbesserci speranza. I motivi tuttavia non mancano, anche se sono contingenti, non toccano il grande fondamento storico della speranza. A cominciare dalla precarietà, dalloscillare e tremare dellesistenza nellincertezza del posto di lavoro, incertezza e scarsità del reddito, povertà. E là dove il posto di lavoro è sicuro e il reddito è buono altri fattori intervengono, come la criminalità organizzata che perseguita commercianti e imprenditori, la piccola criminalità in agguato, droga e prostituzione che molestano il quartiere, invasione dimmigrati (così purtroppo è sentita). E però anche nelle zone tranquille, nelle piccole città tranquille il timore penetra gli animi; più che la speranza. Perché? Chi sono i portatori del timore? Certamente i mass media, giornali e televisione, che di timore si nutrono, di crimini incidenti catastrofi, di ciò che attrae lattenzione impaurendo; coltivano il male trascurando il bene, che pensano non faccia notizia. Più oltre i poteri consolidati capitale, partitocrazia, chiesa, legati alla conservazione; che il timore favorisce, trattenendo, immobilizzando. È necessario che contro questi portatori di timore si rafforzi la personalità, la cultura, la capacità critica e creativa; capacità di resistenza, di lotta, volontà di libertà.
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Ma questo percorso storico costituisce anche una garanzia per il futuro; il percorso di tre millenni, la costruzione portata innanzi per tre secoli. È quindi il fondamento della nostra speranza nel presente-futuro, della nostra fiduciosa certezza. La categoria della speranza è stata introdotta da Bloch, che le ha consacrato la sua monumentale opera Il principio speranza (Frankfurt a.M., 1953-59). Era una grande intuizione, che compensava laltra fondamentale categoria e intonazione esistenziale, langoscia, il risentirsi nella psiche e nella coscienza del nulla duomo; la compensava nel risentirsi dellessere di questo nulla, della sua capacità operativa costruttiva redentiva; di quanto di fatto ha costruito e redento. Questa speranza e fiduciosa certezza ci conforta nel travagliato cammino dellesistenza e della storia, ci dà forza; ci sospinge allimpegno, ci sostiene nellimpegno. Per la società di giustizia: impegnati a costruirla, a coedificarla.