per le seconde nozze
di JacquelineBouvier, vedova Kennedy
con Aristotele Onassis
1
scirocco e fetido odore d’uomo
di città odore d’inverno e scirocco
alito abiti d’uomo e umido sporco vivere
quand’esce la sposa la biancovestita
la luna bianca nel cielo di città sporco triste
esce lo sposo ardente di giorni ed anni
d’attesa ardente e fuoco di libidine per l’intatta
la quasintatta biancovestita la luna opaca
di nebbia e fuliggine biancogrigiovestita
la sposa è apparsa la luna la dea del sobborgo
È uscita la sposa
l’abito nero di notte e fuliggine le scende al piede
la sposa in nero
la testa fiera le scendono in nero i capelli
la sposa è uscita
nella notte umida sporca corre si regge l’abito
È uscito lo sposo
l’ardore degli anni lo corrode la baldanza
lo sposo ardente
l’esperto d’anni e arido sporco vivere esulta
lo sposo è uscito la sposa
la notte è uscita la luna sporca l’ardore umido
lo scirocco s’è alzato l’umido sporco vivere non ha sosta
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cielo alto terso cielo chiaro notturno
nel cielo in ansia la quasifanciulla corre la scaltra
cielo chiaro freddo di gelo ed ombra
pel cielo s’affretta la sposa scaltra inquieta
basse sporche le nuvole corrono lo sporco vivere
in ansia e rabbia del passato e disprezzo
lontane le nuvole attendono lo sporco viscido pianeta
fugge la scaltra il ricordo l’avida impietosa
tenta l’orrida seconda vita
Sul mare naviga verso la sposa l’ardente
mare alto terso cupo mare notturno
sul mare corre ansioso inquieto lo scaltro
mare calmo immobile cielo immobile cupo
divora il mare l’occhio il fuoco livido riarso
livido il mare cupo incombe il cielo
divora gli anni lo scaltro calcolo e orgoglio e livido
fuoco di libidine, divora il mondo viscido sporco
il povero mondo dei poveri, divora lo scaltro il povero
violento calpesta il fiore, nel mondo sporco i fiori
intatti i quasintatti divora la bocca avida, il ventre,
lo sporco campione lo sposo prescelto, l’uomo
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di pioggia e noia il giorno oppresso il mondo
non ha tregua la pioggia nel giardino dei corvi
Nella stanza la sposa biancovestita attende
gli occhi cerchiati di pioggia insonne e collera
lo sposo il giorno maledice il tempo gli anni
di pioggia e noia e i corvi del giardino
Il fastidio di vivere un altro giorno un altro
sporco giorno un ultimo con ansia atteso e rabbia
sporco lurido giorno di nozze
Nella chiesa in piedi la sposa attende l’istante
rigida fiera nell’abito di pioggia molle
le scarpe di pioggia intrise, di fango, il brivido
commosso dell’istante, il freddo, il prete che tarda
Sui pali del giardino i corvi rigidi intrisi
di pioggia e freddo, rassegnata ostinata
volontà di fredda lurida pioggia, l’eroico uccello
il nero simbolo il male resiste
Nella chiesa lo sposo infila scaltro l’anello scaltra la sposa
le spalle curve tende lo sposo maledice gli anni
l’anello è saldo al dito la sposa di sbieco sorride
Nel giardino scuotono i corvi l’ali di pioggia
di freddo e pioggia felici, di noia, gli audaci
gracchiano in coro salutano la festa del mondo
«E vediate i figli dei figli vediate i figli
dei figli dei figli vediate la terza
la quarta generazione» l’amore casto fecondo
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l’intimo squisito incontro gl’intimi siedono
La musica risuona dolce monotona, demente
la musica del tempo pervade la sala il giardino
di pioggia e scroscio di scirocco, lo strepito opaco
sordo persiste pervade lo spazio il tempo
Fiera la sposa eretta siede, i capelli di corvo
sul bianco del vestito del volto, raggiante il volto
il trionfo scaltro, nere lucide l’ali del corvo
Nella sala le voci opache s’intrecciano,
roche le voci dei corvi, del toro il mugghio il grugno,
la festa infuria il toro, l’uomo, gli occhi del toro,
e sete di sangue sulle tavole di lino candide
Tende lo sposo il collo fiero le spalle
sorride mesto astuto guarda astuto tenero
la mano trema carezza i capelli del corvo
I gufi siedono gli occhi nel buio immobili
l’acre odore emanano i capri le femmine in fregola
fremono le vacche sputtanano nel giardino
Là ferve il banchetto del minotauro
il signore della specie munifico, il campione,
poi che l’uomo ha sceso l’abisso, trasceso
il lago fangoso «su cui si libra lo spirito»
nel lago di delizie si gemina l’essere
si trasumana
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sulle spalle dell’amato la testa abbandona e piange
lucente gelido il corvo il superbo animale
Il passo di danza tenta il minotauro
il passo leggero tenta il bipede cornuto
agile il passo di danza il greve
ibrido amante tenta lo scempio
La sirena danza, l’incanto nel ritmo
nel corpo, i capelli, il corpo flessuoso
nervoso, il corpo ardente il ritmo scaltro,
sotto la seta morbida il corpo caldo
viscido, caldo stupendo il pesce,
si sfrena l’incanto viscido il ritmo,
caldo lascivo danza il pesce
Nella sala la musica si sfrena, lo scroscio
di suoni e risa, di folla, si sfrena il vento
lo scroscio del mare del tuono
Furiosi i centauri irrompono, i saggi forti
maestri del gioco del vino ebbri avidi smaniano
rincorrono le pazze cavalle ardenti
Il ballo infuria dei giganti, dei potenti il ritmo
demente, furiosi i potenti del mondo gli strapotenti
scuotono sazi il ventre il mondo, nel carnaio
d’oro e profumi gl’ibridi luridi campioni
dello shake scuotono il ventre magnifico
Il corpo magnifico scuotono le femmine
bellissime, le arpie d’oro e profumi avide, uccelli
bellissimi immondi si contorcono al suolo
Nell’orda ingordi smaniano i satiri,
il cuore vile, il vizio divora il corpo,
sul suolo scivola sghembo il piede
la mano annaspa, nell’orgia smaniano i campioni,
alto osceno echeggia nelle sale il riso
nel giardino le grida, alto sul mare lontano
il riso osceno, fragore di risa sul mare,
gonfio il mare d’onde e risa, di turbini
gonfio il muro del mare alto s’erge turpe
di collera e muto riso osceno, muto
di collera il mondo
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di gaudio e tenebra e scomparse cose
case strade sommerse mondo, notte,
si sono lasciati gli ultimi amici
lontano il giorno il frastuono il tedio
di un giorno da vivere un altro giorno
un altro, notte, nelle strade silenzio
nei campi la voce del grillo del gufo,
notte sonno del tempo, sonno pigro
delle cose del corpo, di sonno voluttà, lento
l’abbraccio ormai dell’amata, sparsi i capelli
sul cuscino, le braccia lente morbide calde ancora,
mentre le coltri l’infermo morde chiama
le ore lente chiama l’alba il gufo
Silenzio nel giardino, terso profondo il cielo
cupo splendido il cristallo del cielo il cristallo
del mare, terso calmo dorme il giardino
Nel letto il corpo splendido il cristallo cupo
vibra appena, un brivido cupo altero
di orrore represso e nausea nel letto gelido
mentre il maschio avanza, il vecchio scaltro
animale esperto di secoli, il signore dei cuori
il guerriero esperto nello stupro muove all’assalto
La notte nell’ora più assente dimentica
quando il ladro tenta sicuro il colpo
Tenta la mano pesante informe la carezza
avida la mano la bocca il corpo villoso informe
la bocca avida enorme tenta il bacio tenta
lo strazio, il ventre tenta avido il pasto
La notte nell’ora estrema quando il presagio del giorno
perturba il sonno, l’incubo perturba il sogno
Nel letto l’ermafrodito spasima
nel letto la massa opaca si contorce
nella stanza cupo commisto il rantolo
nel letto rantola si contorce l’incubo notturno
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l’isola dei sogni bianca, è partita e dritto s’alzava
l’albero dei sogni, spiegava le vele l’inganno
Nel mattino di scirocco fosco la nave è partita,
scirocco umido ancora sporco vento del sud sporco vivere
d’uomo nel sud là dove lo scirocco nasce
Nel mattino la nave fosca fende il mare il vento
fende sicura il mare la nave fosca dei sogni
scaltro il pilota, esperto il signore del mare
Il tuo ricordo sacro America, sepolto il sogno
La nave dei sogni fende sicura l’abisso, avanza nei regni
verdi cupi dell’acqua sterminati incantevoli
di cupi riflessi, nei regni avanza cupi d’ombra
La tua gloria America, prossima la tua fine
La nave salda penetra sicura l’abisso, avanza
nell’acqua livida i fondi remoti perduti
acque immote da sempre, immobili blocchi densi
d’acqua e tenebra, blocchi immani, spazi
sterminati densi d’acqua e morte, nell’acqua
s’aggira immobile eterna nel giro immobile
naviga sicura nel circolo del mago