Ballata triste

 

 

                                                per Elide

 

1

Era un giorno di marzo e il sole ancora incerto

l’aria fredda ancora, l’umida viscida speranza

nell’aria umida viscida ristagna incerta,

il sole, l’inverno senza fine, la disperazione

di un inverno senza fine nascosta celata

nelle pieghe dell’anima, in agguato sempre

 

In quel pomeriggio di marzo seduti sul divano

l’uno accanto all’altra parlavano seri, il discorso

serio doloroso di una vita un brano di vita

un brandello strappato straziato dai denti

del cane, la vita, del lupo che nella casa s’aggira

nell’anima l’urlo del lupo

                                           Parlavano seri

seduti comodi l’ora comoda il divano il pianto

dei suoi occhi, il fazzoletto l’asciuga umido

stretto nella mano piccola che attende piuttosto

la carezza il bacio, le dita piccole strette,

parlavano seri quando lei con gesto improvviso

inatteso nel di lui grembo affondò il volto,

 nel fondo del grembo lo nascose e le braccia

lo cingevano, strette stringevano, il volto nascosto

i capelli lisci sparsi le mani le braccia

sottili strette e il silenzio carico di colore

quiete dolorosa

                           Le accarezzava i capelli, leggera

la mano sfiorava le dita penetravano

nella matassa morbida dolente e un senso

di dolente dolcezza nelle dita nell’anima

tesa l’anima

                      quando lei ridendo alzò il viso

e gli occhi dopo il pianto brillavano ancora un poco

di pianto umidi, brillavano di luce più chiara

ridevano luminosi umidi nell’aria

umida fredda nel pomeriggio incerto luminosi

di speranza, forse, un momento di speranza fiducia

fiduciosa attesa nei giorni ancora lunghi,

giorni brevi notti lunghe, settimane lunghissime

dell’inverno

 

2

Lui la guardava in silenzio tenendole la mano

le due mani stupito del pianto del riso

del gesto, l’animo ancora stupito straziato

sperduto ancora nel bosco dove s’aggira il lupo

s’aggira si sperde l’esistenza, in silenzio

guardava gli occhi il riso il canto che negli occhi

vibrava ancora incerto un poco, umidi gli occhi,

ma il riso splendeva squillava sempre più limpido

forte, quegli occhi fatti per ridere, il pianto

non gli si addice, occhi piccoli limpidi, l’iride

di un colore oscuro limpido, s’allargano brillano

s’allarga il viso la bocca le labbra sottili

il cerchio sottile armonioso del volto s’allarga

nel riso di sempre

                               fatta per la gioia, il sorriso

il riso il canto, sorriso riso limpido di adolescente

di ragazzina che corre pei prati verdi coglie

le margherite, ragazzina scherzosa festosa

che canta pei prati, s’alza nel prato lo squillo

del riso, il canto, il pianto come un canto,

un riso d’occhi ancor umidi occhi gonfi

di pianto fissi sperduti nel vuoto nel buio

della stanza ora che la sera è scesa, guardano

sperduti nel vuoto della vita, il passato il futuro

del presente il vuoto, lo strazio che perfido strazia

la fredda sera di marzo, la vita, strazia implacabile

la sera il giorno

 

3

Le disse ora tu credi che da oggi soltanto,

da ieri da un tempo fatto solo di giorni

di mesi forse, io ti penso ti seguo col pensiero,

con l’occhio della mente ripercorro i tuoi occhi

il volto il corpo, il giorno la notte ti seguo

lungo il sentiero sassoso contorto su cui la vita

ti spinge, le spine nei piedi nudi, piedi che attendono

la carezza il bacio, le spine confitte lo strazio,

straziante il bacio sui piedi la bocca

il bacio che brucia strazia

                                           Tu credi che da oggi

da ieri soltanto cammino con te tenendoti

la mano le due mani, la vita allacciata

dal braccio, la mano sulla guancia posata leggera, le dita

le linee del volto percorrono ripercorrono,

disegnano ridisegnano il volto, il profilo che mai

potrò dimenticare mai potrò mai mai

dimenticare, il profilo del volto, il colore

degli occhi, il riso il pianto, il fuoco dell’anima,

il pianto il dolore

                              Cammino vicino lontano,

la distanza lo spazio, vicino lontano è lo stesso

ciò che penso sento è lo stesso, lontano più forte

più atroce il dolore strazia dilania l’anima,

il pensiero è più forte, il sentire, la presenza

 

4

Lei disse la mia vita è come una foglia staccata

secca, rotola sul sentiero sassoso

contorto tra le spine, rotola sospinta portata

dall’aria, un soffio basta a sospingermi perdermi

rotolarmi giù per la china, le pietre aguzze

spietate mi sfregiano il viso, le mani i piedi

il corpo, le spine nei piedi nudi lo strazio

delle spine aguzze lunghe confitte nei piedi

nel volto, nel corpo che nudo per la china rotola

verso il fondo buio

                                 Se la tua mano mi afferra

mi stringe forte, le tue braccia mi stringono forte

mi cingono mi stringono, la vita afferrata

stretta dalle tue braccia, la mia vita che rotola

verso il fondo afferrata fermata sull’orlo

del pozzo buio

                          allora forse

                                              allora un senso di speranza

mi rinasce dentro, un filo esile sottile

di speranza, un seme di speranza rinasce ricresce,

per sempre forse, non oso pensarlo crederlo,

eppure lo spero lo voglio, essere me stessa,

ciò che nel fondo del mio essere sento

di poter essere, voglio, la ragazzina scherzosa

festosa che corre pei prati verdi coglie

le margherite, la donna che pensa sente, vuole

cantare vivere

 

5

Da quella sera è scomparsa, sparita svanita

nel buio della sera umida fredda, scomparsa

lungo la strada buia, da quella sera così intensa

forte lui non l’ha più vista sentita per giorni

e giorni settimane un tempo enorme vuoto

di attesa, pensieri tristi e dolci insieme,

tristezza dolcezza s’insegue nel pensiero

                                                                   l’animo   

che attende, sobbalza un poco quando il telefono squilla

il mattino, l’ora in cui chiamava, più tardi forse,

a mezzo mattino, a mezzo il giorno, nel pomeriggio

sul tardi quando di solito chiama, domani

chiamerà, dopodomani, domani ancora

forse chiamerà, verrà improvvisa come altre volte

sonando alla porta battendo, la vedi ritta dietro

improvvisa, sorride immobile ritta nel vano

della porta, improvvisa riappare, sorride ride

come se ieri si fossero incontrati, si fossero

salutati ieri, riappare scompare insistente

nel pensiero, presenza insistente triste dolce

perseguita di dolcezza tristezza il pensiero

l’attesa

 

6

Lei in giro per la città va viene sola

con altri, in giro col suo passo svelto inquieto

va viene, con la sua bicicletta gialla

e nera, la sua macchina nera e gialla in giro

per la città a guardar le vetrine desiderare

cose che costano, buone per la gente che ha soldi

che ruba i soldi ai poveri, desiderare vedere

con le amiche sottobraccio, farsi vedere

dagli uomini che guardano con occhi cupidi

occhi cupi brucianti di desiderio, in giro

con la macchina nera pei sobborghi la campagna a passare

il tempo vuoto, sempre troppo tempo ore lunghe

che non finiscono mai non viene mai sera,

la guida nervosa inquieta, il passo inquieto svelto

va viene, sola con altri

                                       S’è fatta un amante

uno di quelli che mettono smettono donne

come giacche usate camicie usate logore,

prendono lasciano due tre per volta, tanto

ce n’è sempre un mucchio in giro che aspettano ammiccano

un mucchio di donne sole donne sposate

separate divorziate donne disperate

divorate dalla solitudine dal desiderio,

aspettano un uomo qualunque, ha lui il potere

di decidere scegliere, decide sceglie da secoli

da tempi remoti

                            Ora sta con quest’uomo, tanto

per averne uno illudersi di averlo raccontarlo

alle amiche, illudere ingannare il vuoto

che dentro la strazia, il morso rabbioso del cane

che nella casa vuota s’aggira, nel bosco deserto

il lupo

             Sta con quest’uomo

lo incontra ogni tanto, quando lui vuole quando

gli garba, lei o un’altra proprio non gl’importa,

sta bene così, dicono, benissimo mai

così bene, una linea perfetta, elegante

il vestito sempre, perfetto il trucco

 

7

Un giorno è ricomparsa un mattino all’ora sua solita

un suono breve discreto alla porta suono che senti

appena, improvvisa la vedi ritta snella nel vano

controluce, sorride ritta ferma nel vano, ti getta

le braccia la collo nasconde il viso nel petto nell’incavo

della spalla abbracciando stringendo forte,

il viso nascosto preme il petto, le braccia

strette al collo, stringono implorano, il viso

nascosto implora, il silenzio il gesto silenzioso

 

Seduti sul divano le dice forse non saprò mai

cosa sono per te, se un uomo un medico a cui

ricorri quando stai male, una medicina che prendi

di tempo in tempo, dolce forse amara, fa bene

fa male

              se un uomo o un pupazzetto buono

triste che prendi lasci, porti con te a letto la sera

getti il mattino in un angolo della tua stanza

 

Lei dice se non ci fossi tu non vivrei, da tanto

sarei finita rotolando giù per la china,

non sarei qui oggi non c’è ragione non trovo

una sola ragione vera che basti a vivere

basti a resistere anche un giorno solo

vivere un giorno solo

                                    se tu non ci fossi

se non sapessi che esisti, che sai custodisci

la mia vita intera il mio errare il nulla che sono,

so di non essere, il segreto che tu solo conosci

custodisci porti con me

                                       se tu non ci fossi

se non sapessi che esisti, il tuo pensiero tenace

per me, inflessibile, il soffrire con me il riso il pianto

inflessibile la speranza

 

8

È scomparsa, partita andata a vivere lontano

in un’altra città dove nessuno la conosce

nessuno la importuna la giudica, città lontana

grande anonima dov’è più facile esser nessuno,

facile non essere, là dove nessuno è, l’uomo

già sempre sperduto smarrito nelle strade

senza nome le piazze le case senza nome

l’uomo senza nome

                                 Eppure gli giunge talvolta

una cartolina con la firma il suo nome, gli giunge

il segno il richiamo del nome, il grido, il nome

che forte chiama implora, il grido

                                                        il nome che mai

potrà dimenticare mai potrà mai mai

dimenticare, neppure un giorno il pensiero il volto

neppure un’ora il profilo del volto, il sorriso il riso

il pianto, lo strazio di una vita intera, una vita

dilaniata straziata, i denti aguzzi del cane 

che strappano straziano, ringhia il cane, la vita

il pianto, il sorriso negli occhi umidi, il riso

la ragazzina scherzosa festosa che corre

pei campi, coglie le margherite, corre canta

s’alza il canto nei campi, il pianto s’alza atroce

alto nei campi nella città nelle strade del mondo

dove il mondo piange l’uomo piange, d’essere

non essere piange ogni giorno l’uomo