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Un treno corre nella
notte
Era una normale serata d´autunno.Le strade erano coperte da
un tappeto di foglie e le nuvole erano cariche di pioggia.Poca
gente girovagava per le vie malfamate vicino alla stazione,o
meglio...la ex-stazione.Era stata chiusa dopo che erano
successi strani avvenimenti sulla linea H-B. Ormai solo un
vecchio barbone frequentava quel posto,era diventato la sua
casa.Quella notte era più buia del solito,il nero senza
stelle soffocava come se un mantello coprisse la città.
D´un tratto si sentì un rumore che nessuno da quelle parti
sentiva più da tanti anni:un treno.In effetti un treno
correva nella notte.Il barbone spaventato guardò sporgendosi
dal marciapiede vicino ai binari spinto dalla curiosità d
vedere se stesse arrivando qualcosa.Venne colpito in pieno
viso da una luce lunare che lo fece indietreggiare.Un treno
ormai malandato pieno di scritte si fermò scricchiolando.
John,il senzatetto,provò a leggere quello chetava scritto
sulle porte scorrevoli dello strano e inaspettato espresso. C´era
scritto LINEA H-B. John sobbalzò.
"Ma come...!"pensò "quella linea non era stata
soppressa anni fa?Starò sognando!"
Le porte si aprirono e una voce profonda molto poco
rassicurante disse:
-Prego salga la stavamo aspettando.
John con molto circospezione salì sul primo vagone come
attirato da una forza irresistibile.Subito si sentì investire
da una corrente freddissima e al posto di due file d sedili si
trovò di fronte una casa con un giardino grandissimo.Un bimbo
giocava spensierato vicino ad uno scivolo. John si avvicinò
al bambino e gli chiese dove si trovavano.Il bimbo sembrò non
accorgersi minimamente dell´estraneo e subito dopo si girò
in direzione della casa. Sulla soglia della porta c´era un
uomo sulla quarantina dall´aria bonaria,con i capelli
brizzolati e gli occhi di un azzurro spento.Il bambino
biondo,mingherlino che prima giocava felice si alzò di scatto
e andò verso quello che poteva sembrare il padre. A John
parve di aver già visto quei visi ma non ricordava dove.
Poi come d´incanto la casa,il prato e tutto il resto
scomparvero. John si trovò in un normale vagone di un treno
con due file laterali di sedili rossi ormai logori.Il vagone
era vuoto ma da quello accanto si sentivano provenire delle
voci. John per un attimo esitò,ma poi rincuorandosi di non
essere l´unico su quel treno si avviò verso il secondo
vagone.
Qui lo attendeva una grande stanza con ritratti di vecchi
arcigni che lo guardavano in cagnesco.In un angolo della sala
c´era un ragazzo biondo,alto,magro fino all´osso che
piangeva disperato. John ricordava anche quella camera e
quella scena come se la rivivesse per una seconda volta ma da
un altro punto di vista.Si avvicinò cauto al ragazzo ma
neanche lui come il bambino di prima sembrò accorgersi del
barbone.Ad un certo punto sussurrò:
-Perché....perché mio padre è morto?
Mentre John stava per iniziare a consolarlo si trovò nel
secondo vagone del treno uguale identico al primo.ormai aveva
capito come funzionava il meccanismo del treno. Ad ogni vagone
John vedeva una diversa immagine ma non riusciva ancora a
capire quali figure fossero.Poi senza pensarci due volte si
diresse verso il terzo vagone.Cosa ci sarebbe stato?
John entrò in una stanza buia con al centro una scrivania in
legno nero massiccio ricoperta fino all´orlo da
cartacce,calcolatrici e libretti per gli assegni.Seduto di
fronte al tavolo c´era un uomo con le mani tra i
capelli,molto rassomigliante al bambino e al ragazzo di prima.
John si avvicinò all´uomo con la certezza che lui non
potesse vederlo.Infatti l´uomo non si accorse della sua
presenza.Aveva la faccia sconvolta e sembrava che da un
momento all´altro sarebbe scoppiato in lacrime. L´uomo
sussurrava qualcosa. John tese le orecchi ma riuscì a capire
solo una frase:
-...sono nei debiti fino al collo...
Poi tutto scomparve.Il barbone sapeva di trovarsi nel terzo
vagone e senza farlo volontariamente entrò nel quarto.Lì
successe qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.Si vide.Era
seduto sul lurido e freddo pavimento della stazione appoggiato
con la schiena su una colonna bianca.indossava le sue solite
scarpe marroni scollate sulla punta,il suo solito giaccone
grigio di una taglia più piccolo con vicino il suo fedele
cagnolino. A quel punto capì cosa rappresentavano le immagini
che aveva visto.Era la sua vita. Così come tutte le altre
volte si ritrovò nel quarto vagone e si chiese:
-Ma questo treno non ha fermate?
E la stessa voce che all´inizio del viaggio gli aveva detto
di salire sul treno rispose:
-Il treno della vita non fa fermate..
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