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L'angelo custode Quando giunsi a Sanfatucchio era quasi il tramonto. La campagna era silenziosa come in attesa di un grande evento. Percorsi velocemente il paese e giunsi nella piccola strada bianca che lo congiungeva al Borgo.Mi accorsi dai colori che la stagione era cambiata… Era cambiato il tempo e ,forse,qualcosa di più…… Raggiunsi il ponte che congiungeva le rive di un ruscello che moriva nel lago e mi accorsi che una nutria ,tra le canne,cercava cibo.Mi fermai, e, come sempre, persi la cognizione del tempo ad osservarla. Soltanto i rintocchi della campana giù al paese mi ricordarono che erano ormai le quattro e che tra poco ,la luna,avrebbe fatto capolino tra i tetti. Sanfatucchio era il luogo della meditazione, il santuario di tutte le mie perdite, di tutti i miei fallimenti.Quando mi accadeva qualcosa di importante mi rintanavo lì come un asceta in meditazione e riuscivo, nella contemplazione della natura, a ritrovare tutti i frammenti della mia anima persi strada facendo. Li avevo ammirato i luoghi, avevo amato i suoni,odiato me stessa ….. Il canto dell’allodola in estate mi aveva fatto compagnia nelle lunghe passeggiate fatte all’alba quando la luce è tenue e sfumata e la nebbia ricopre i campi,in autunno avevo ammirato il cielo farsi nero di stormi che frettolosi volteggiavano verso sud,in inverno avevo ascoltato il rumore silenzioso della neve quando si posa,quando tutto copre e nulla cela,in primavera il volo della rondine e quello del piccolo passero che fa il nido tra gli ulivi mi avevano fatto compagnia nei lunghi tramonti quando il giorno non intende morire e dice alla sera: “aspetta un po’, non vedi quanto è bello e dolce il Creato” Nei vari colori della natura avevo appagato le mie angosce, i miei fallimenti e ora tornavo lì per trovare un senso a una perdita grande,vera,vitale:Giorgio. Spesso mi sono chiesta l’importanza delle persone che incontriamo nella nostra vita e tante volte,forse troppe,non sono riuscita a dare un risposta a questi incontri che deviano e cambiano il nostro destino ma al mio incontro con Giorgio avevo dato un senso: lui esisteva per essere mio amico….. Tante volte avevamo parlato dei nostri destini,delle nostre esperienze positive e negative e sempre avevamo trovato nel dialogo una sorta di conforto e rincuoramento alle nostre debolezze, alle nostre scofitte La notte era scesa e stranamente non placava le mie ansie,la mia profonda angoscia,nella mente si ripetevano,ormai da giorni, poche parole…:”Giorgio non c’è più….”E più si riproponevano e più lo sconforto aumentava. Credo che a molte persone sia capitato di provare questo senso di angoscia che non rende possibile nessuna azione,nessun apertura Sei chiuso nel tuo dolore tanto che alla fine divieni dolore tu stesso.Era come avere una idea fissa nel cervello che impediva a tutto il resto di emergere,di prendere forma…. La casa era fredda tanto che accesi subito il camino.Il fuoco ravvivò l’ambiente colorandolo di rosso io rimasi lì impassibile a osservarlo….
Ecco,ora Giorgio non c’era più, non era mai potuto venire li a Sanfatucchio,aveva sempre rimandato per motivi divers ai miei inviti rispondeva con un sorrisa:”Dai avremo tempo,verrò a primavere…”.Ma il suo cammino su questa terra era finito e con lui si era concluso un capitolo della mia vita. Lui non aveva più primavere da vivere.
La notte lasciò il posto ad un’alba grigia e nebulosa,il mio cane uscì felice in giardino odorando gli ultimi sapori della notte e si allontanò verso valle fino a scomparire dietro gli olmi ormai spogli….Mi tornaro in mente le poesie chi si studiano a scuola sull’autunno,sui suoi colori e sulla tristezza che spesso incute negli animi.Era il tempo del mio autunno, dei miei ricordi vicini e lontani, dei sapori di una giovinezza così lontana da non riconoscerne più la spensieratezza . Mi rividi davanti a quella chiesa,in attesa dell’amico di sempre, mi tornarono in mente le mie parole di saluto:” Ciao,amico mio” solo questo ero riuscita a dirgli nel mio addio.Ebbi la sensazione di avergli detto poco,come sempre,mi erano mancate le parole giuste,quelle profonde del cuore che sono sempre difficili da dire….Il mio sguardo vaga ora tra le colline,tra i filari d’uva ormai ingialliti,nel volo frettoloso del passero ritardatario e nel profondo silenzio che avvolge la campagna.A modo mio credo di pregare,prego e dentro di me spero che non esista davvero la morte nella sua vera essenza ma un modo diverso di vivere meno evidente ma non per questo meno importante.Sento una nuova voce dentro di me,che mi incoraggia a proseguire il mio cammino,alzo lo sgurdo e mi accorgo che la nebbia è scomparsa e che un cielo limpido e sereno veglia su di me. Dedicato al mio amico di sempre Giorgio Morelli Roberta
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