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Desidero
condividere con voi le emozioni provate in una splendida immersione
fatta qui a Gaeta, nel parco marino della Montagna Spaccata.
Già nei preparativi, scariche d’adrenalina facevano pregustare le
bellezze che ci attendevano, noi, gruppo d’amici riuniti in barca,
pronti a tuffarsi nel blu intenso sotto di noi. Attrezzati con maschera,
pinne, autorespiratore e quant’altro necessario per una discesa in
sicurezza, una capovolta all’indietro dal bordo barca, e via, giù nel
vuoto liquido e avvolgente, nell’universo silenzioso e scrigno di
promesse, per le nostre attese di subacquei.
All’ok, in sei, la discesa è cominciata lenta, i corpi senza peso,
catturati da quel blu inesistente, creato dal gioco dei riflessi
dell’acqua cristallina. Sul fondo, a –30, ti trovi subito circondato
e ammaliato da una miriade di colori: l’arancione e il rosso delle
gorgonie, il verde delle posidonie, i mille pastelli di pareti verticali
e canaloni senza fine, la danza luccicante di microrganismi sconosciuti
e pesciotti curiosi che ti beccano sulla muta, l’ombra scura di una
cerniotta che si dilegua in una tana, una murena che fa capolino da un
anfratto, boccheggiando come solo sa fare lei. In un buco, mamma polpo
muove amorevolmente i suoi tentacoli per ossigenare grappoli d’uova
bianche pendenti.
L’obiettivo è una grotta. Una splendida grotta che ha l’ingresso a
–20. Si risale un po’ la china della parete per raggiungerne
l’ingresso. Buio, misterioso, cofanetto prezioso d’affascinanti
promesse, a soddisfare le nostre emozioni di alieni del blu. Accendiamo
le lampade ed entriamo. Nel fascio luminoso appaiono subito squarci di
mondi prima invisibili. Delle aragostine dagli anfratti spiano
volteggiando le loro antenne, piccoli draghetti del passato. Ombre scure
si dileguano di lato, impaurite dalla nostra intrusione.
Pinneggiamo dirigendoci verso il soffitto della grotta, in religioso
silenzio, coscienti d’essere stranieri in un mondo che non ci
appartiene. Spuntoni di stalattiti sporgono dalle pareti, creando nei
riflessi dei cunicoli figure immaginarie e misteriose. All’improvviso,
le nostre teste sbucano fuori dell’acqua, in una bolla d’aria
millenaria tra il liquido e la volta. Lo spettacolo e lo stupore
lasciano senza fiato! Togliamo un attimo la maschera per respirare
profumi antichi e scambiarci emozioni “a caldo”, e le risate
scoppiano fragorose e tra mille echi per la nostra voce ad effetto
“paperino”. Sotto di noi le pinne volteggiano sospese in colori
avvolgenti, e da lontano s’intravede il chiarore dell’apertura.
Cunicoli dappertutto e creaturine ovunque, abitanti d’ecosistemi a noi
sconosciuti e intatti.
Soddisfatta la curiosità e riempito il nostro cuore di subacquei con
stati d’animo che prima non c’erano, torniamo sui nostri passi,
cercando di lasciare incontaminato lo scrigno, perché regali emozioni
ad altri dopo di noi.
La risalita è lenta, da manuale. Il dopo è pieno di pacche sulle
spalle, di strette di mano, un brindisino per riscaldarci dall’acqua
fredda, tanto calore umano. Mancano solo i botti delle icone. Come in
chat. |
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