Il ghiacciaio si scioglie

Si parte.

Dopo un’infinità di riunioni,telefonate,fax,finalmente si parte,il gruppo è quello buono ben affiatato amici da sempre.Tutti siamo consapevoli di ciò che ci aspetta.Già di quello che ci aspetta.  L’indomani ci ritroviamo tutti nel garage che funge da magazzino a controllare il materiale per il viaggio.Per una maggiore indipendenza dei componenti del gruppo si è deciso che ognuno sia responsabile della propria attrezzatura;ognuno è libero di portare con se ciò che vuole a patto che poi non chieda agli altri componenti aiuto per il trasporto.  Il nostro gruppo è eterogeneo,interessi personali a volte lontani fra loro,personalità agli antipodi ma ci unisce una amicizia non comune,le nostre menti sono affilata come una Katana e determinate a raggiungere l’obbiettivo fissato.

L’obbiettivo non è ambizioso non è pericoloso,è il nostro obbiettivo,lo abbiamo scelto pensando che è alla portata di tutti,delle persone in perfetta forma fisica,di quelle che non lo sono, abbiamo pensato a tutto,o quasi, perché in queste cose i quasi sono la normalità.Mentre preparavamo il materiale per la partenza indagavo con gli occhi i miei compagni cercando di capire qualcosa in più del loro carattere vedendo le cose che si sarebbero portate dietro.E’ stato interessante,a parte il materiale di base comune a tutti,indispensabile,ognuno portava con se cosine diverse.Yos,la mente, non avrebbe portato molte cianfrusaglie superflue,le uniche cose oltre l’indispensabile erano,due penne una matita con relativo temperino e l’immancabile taccuino per scrivere. Isa preparava con meticolosità le sue cose,riponeva con cura tutto il materiale tecnico e non appena finito cominciò con quelle che lei chiama “le mie necessità”.Il necessario per una bella donna per apparire ancora più bella. L’altro componente maschile oltre a me Mp è un tipo bizzarro con la testa sempre in fermento,anche lui portava con se oggetti personali,una busta di tabacco,un pacchetto di cartine una lattina di benzina di ricambio per il suo inseparabile Zippo.Mentre osservavo il loro fare mi accorsi con sorpresa che i miei tre amici mi osservavano incuriositi stavano seguendo i miei movimenti sicuramente con lo stesso fine.Dal canto mio l’unico lusso che mi permettevo era la musica del vecchio zio Frank Zappa e una buona scorta di batterie di ricambio.Nel garage risuonò una fragorosa risata,si partiva veramente ben felici.Caricammo il mezzo con estrema attenzione,ogni cosa al suo posto,tutto in modo professionale,controllando nella lista che tutto fosse come da programma;ognuno di noi emanava una nuvola di ottimismo.Ci eravamo preparati con cura, tutto era in ordine e l’entusiasmo era alle stelle.Dopo un viaggio lungo ma non faticoso raggiungemmo la meta..

Il posto era magnifico,il tempo bellissimo,la temperatura bassa, quel che ci vuole per i nostri intenti.Con calma scaricammo il materiale dal mezzo e sempre con calma preparammo il campo,amiamo le comodità,quattro tende per quattro persone.Mentre ci occupavamo di queste cose non avevamo notato che era quasi notte,dovevamo fare in fretta,molto in fretta ,il paesaggio cambia con la notte e non conoscevamo a fondo il territorio.

Riuscimmo comunque a piantare le tende dopodiché cercammo della legna da ardere per cucinare e rallegrare il dopo cena.Ognuno di noi sapeva quello che doveva ed in meno che non si dica la cena era pronta.Per l’occasione Isa aveva portato una bottiglia di ottimo vino francese, la gradimmo tutti.

Non ricordo di aver visto Isa mettere la bottiglia fra i suoi bagagli,chissà quante cose aveva messo dentro senza farsi vedere,mi guardò,capii che lei sapeva quello che stavo pensando.Comunque fu una buona cena.

Il dopo cena lo passammo a parlare intorno al fuoco toccammo molti argomenti ma quando la discussione andò verso discorsi impegnativi decidemmo di smetterla ed andare a letto,ci aspettava una dura giornata l’indomani.Ci demmo la buona notte ed in silenzio ognuno entrò nella propria tenda.Saranno passati non più di dieci minuti quando l’aria risuonò di un urlo di paura profonda uscimmo tutti dalle tende,al bagliore del fuoco ci guardammo,Yos era matida di sudore respirava veloce,era impaurita.Quando si riprese ci disse che nella sua tenda c’era un animale,gli aveva passeggiato sul viso.Entrati nella tenda  con le torce cercammo l’ospite,era una lucertola,Yos aveva  lasciato aperta la tenda dopo averla montata.La poverina aveva trovato un riparo per la notte e la nostra amica non era stata ospitale con lei.

Tutto è bene quel che finisce bene,il fatto di Yos aveva portato allegria e l’ottimismo per l’indomani era alle stelle.Prima di rientrare in tenda rivolsi lo sguardo al cielo,era magnifico,sembrava che tutte le stelle volessero salutarci ed augurarci buona fortuna,eravamo tutti con il naso all’insù…. che spettacolo,l’aria era tersa il cielo limpido,andava tutto per il miglior modo possibile,gli dei ci proteggevano, domani avremmo fatto il gran balzo.Si sarebbe realizzato il nostro sogno,avremmo vinto la nostra personale sfida.Nella notte il freddo si fece sentire, il termometro doveva essere molto al di sotto dello zero.Era gennaio e doveva per forza fare freddo,era stato anche un anno con le stagioni normali c’era stata la primavera,l’estate,l’autunno,e finalmente l’inverno.Un inverno di quelli classici con tanta neve e tanto freddo,come quando eravamo bambini.Eravamo…..dopotutto lo siamo ancora,altrimenti che cosa facevamo in quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini

La sveglia risuonò nel campo alle tre del mattino,ci alzammo tutti di buona voglia,le ceneri del fuoco ancora erano calde e nell’oscurità del mattino si vedeva il rossore delle braci ancora ardenti.

Preparammo la colazione,il thè da portarsi dietro.Uno alla volta rientrammo nelle tende a prendere l’attrezzatura,si ricontrollò tutto,non mancava nulla;prendemmo le borracce termiche che riempimmo con il thè preparato.

Riponemmo nello zaino il sacco a pelo personale,io ed  Mp smontammo due tende che fissammo allo zaino,eravamo pronti,si poteva partire.Con gli occhi di chi parte ci guardammo in silenzio per un attimo,poi quasi simultaneamente ci chinammo per raccogliere gli zaini e fu proprio in quello istante che percepii più con la mente che con le orecchie il rumore caratteristico dello sbattere di un chiodo sui sassi.Fu un momento,un attimo,e con la stessa velocità dimenticai il tutto.Si parte, in silenzio, uno dietro l’altro si sale verso la montagna,ognuno sotto il peso dei suoi pensieri con la ferma convinzione di arrivare in cima.

Camminavamo nella notte per sentieri appena accennati,rischiarati da una luna piena chiara e luminosa.L’allenamento sostenuto ci aiutava camminavamo di buon passo verso la base del ghiacciaio ai piedi della nostra montagna.Erano le cinque del mattino quando arrivammo sotto al ghiacciaio.Non avevamo perso tempo,eravamo stati veloci.Decidemmo di girare alla sinistra della base del ghiacciaio perché offriva una risalita più sicura ed agile,si sarebbe perso del tempo ma era  meglio non rischiare più del dovuto.Era quasi giorno quando ci trovammo sopra una distesa di ghiaccio che saliva verso la cima della montagna,lo spettacolo era uno di quelli che lasciava senza fiato.

Eravamo euforici,calzammo i ramponi e impugnata la piccozza si riprese a salire.Il ghiaccio sotto i nostri piedi scricchiolava,il freddo era pungente,avevo la barba completamente gelata ma andava bene così.Improvvisamente la salita si fece più ripida fu opportuno proseguire di conserva. Mp era il più robusto e prestante del gruppo così si decise di fargli assumere la condizione della nostra piccola cordata,Yos e Cell al centro io per ultimo.Preparammo la corda,lasciammo pochi metri fra noi,per non ostacolare la progressione,predisponemmo l’anello di cordino bloccato con nodo prusik.

Impugnammo l’anello di cordino con la mano libera e riprendemmo la progressione.Il primo di cordata Mp procedeva con molta cautela,noi dal canto nostro seguivamo i suoi movimenti,pronti ad ogni istante ad intervenire per bloccare una eventuale scivolata.La consistenza del ghiaccio era tale che in caso di caduta del primo le piccozze potevano perforare il manto nevoso e piantandosi bloccare la scivolata.La salita passo dopo passo,diventava sempre più ripida,avanzavamo con fatica.

Il freddo si faceva sentire,e così pure l’altitudine.Ogni passo costava fatica,l’aria gelida seccava la gola,proseguimmo fino ad una piccola terrazza dove ci sedemmo per riposare,si era fatto giorno,il sole saliva dietro le punte aguzze delle montagne in lontananza…..era tutto così calmo.

Da dove eravamo si godeva di un panorama stupendo,in lontananza c’erano una miriade di montagne che risplendevano al sole che sorgeva, la luce era una lama di bisturi,tagliava gli occhi.

Guardandoci attorno ci ritrovammo con lo sguardo a contemplare l’enorme cascata di ghiaccio che dovevamo affrontare per proseguire la nostra scalata.Metteva paura vista dal basso,era anche strapiombante,un urlo congelato.Si era proprio un urlo congelato.In silenzio prendemmo dagli zaini il materiale che ci occorreva per proseguire,la corda da 11 mm,un’altra piccozza,i rinvii,i chiodi da ghiaccio;eravamo pronti.

Non ricordo se ci fu una discussione per stabilire il primo di cordata,comunque proseguimmo nello stesso ordine di prima. Mp il primo Yos il secondo,Cell il terzo,io da ultimo. Mp impugnò le piccozze e cominciò a salire,Il ghiaccio teneva la presa delle piccozze e dei ramponi,un pensiero in meno. Mp saliva con sicurezza: piccozza piccozza, rampone rampone ,un movimento dietro l’altro un passo dopo l’altro.La corda scorreva libera all’interno dei rinvii assicurati ai chiodi da ghiaccio, seguivamo Mp quando ad un tratto si fermò,era finita la corda. Mp si autoassicurò alla parete e preparò l’ancoraggio per la sosta,quando ebbe finito invitò Yos a salire.La nostra non si fece attendere,legò la corda alla imbracatura e con tecnica fine arrivò al punto di sosta preparato. Cell si preparò con la solita pignoleria,controllò tutto il suo materiale e finalmente iniziò a salire.Saliva bene,in agilità apparentemente senza sforzo.Era a circa un quarto della parete quando gli scivolò lo appoggio del piede destro,emise un gemito,per qualche secondo svolazzò libera nella parete sostenuta dalle due piccozze infisse nel ghiaccio,socchiusi gli occhi per non vedere,quando li riaprii era la che saliva come prima dell’incidente.Anche Cell raggiunse la sosta,ora toccava a me.Guardai di nuovo la parete e più la guardavo e più mi convincevo che era un urlo di ghiaccio era proprio una  brutta parete.

Cominciai a salire,la via era già stata tracciata e ciò rendeva meno rischiosa la risalita,vedevo le tracce dei miei compagni sul ghiaccio,se erano saliti loro anche io avrei potuto farcela.Salivo bene.

Ma la fatica si cominciava a far sentire,ero quasi arrivato quando mi accorsi che ero tutto sudato.

Nella mia mente si affacciò un brutto pensiero,il freddo,avevo timore che tutto quel sudore si sarebbe raggelato all’interno degli indumenti,non dovevo fermarmi.Il freddo era intenso ed il sole non riusciva proprio a scaldare l’aria.Giunsi alla sosta e li riposai un momentino guardando soddisfatto le montagne vicine.Era ora di partire con il secondo tiro,Mp cominciò a salire ed io mi resi conto che il sudore sul mio corpo non c’era più,ero asciutto,merito di un abbigliamento scelto con cura. Finì anche il secondo tiro e poi il terzo,eravamo arrivati in cima alla parete di ghiaccio,era finito l’urlo di ghiaccio.

Il ghiaccio in quel punto spianava lasciando posto a delle pietre levigate dall’intemperie sembravano quei basalti usati per pavimentare le strade.Volsi lo sguardo verso la cima della montagna ora era più vicina ma la parete di roccia che ci separava non invitava certo a sfidarla.Ero assorto in questi pensieri quando mi resi conto che si stava facendo buio,bisognava piantare le tende ed anche velocemente.Liberate le tende dagli zaini furono piantate a ridosso della parete rocciosa.In lontananza arrivavano delle nuvole poco promettenti,nuvole pesanti,cariche di acqua o neve.Ora avevamo due tende,finite le comodità.Preparammo la cena sui fornelli,non era il massimo ma ci saziò,dal mio zaini presi la frutta che sempre mi portavo dietro in montagna;noci,mandorle dolci e  albicocche secche.Ne mangiammo tutti,e tutti ne furono contenti.Il thè nelle borracce termiche era ancora caldo e fu un piacere berne un paio di tazze.Si era fatto tardi entrammo nei sacchi letto per dormire,cademmo vinti dalla stanchezza addormentati quasi immediatamente.Non ricordo perché ma mi svegliai con un pensiero fisso,non avevamo controllato il luogo dove erano montate le tende, maledetta fretta.Mi alzai,calzai gli scarponi e uscii fuori;nevicava nevicava di brutto,fiocchi grandi pesanti,era una nevicata di quelle antiche di quelle di quando eravamo bambini.Le tende erano sommerse dalla neve,accesi la lampada e diressi la luce verso l’alto,sollievo la parete sopra di noi strapiombava.Eravamo al sicuro dalla caduta di sassi e neve,che fortuna.Tornai in tenda a dormire.

Fummo svegliati da un frastuono inconfondibile,la montagna stava scaricando su di noi tutte le sue  armi,sassi neve tutto ciò che la montagna aveva a disposizione ci pioveva a dosso.Istintivamente con la mano afferrai il caschetto che posi sulla mia testa,contemporaneamente mi raggomitolai nel sacco letto in preda ad un terrore irrefrenabile ero diventato di legno rigido circondato dalla paura.

Dall’altra tenda si levava un urlo di paura,mi apparve davanti a me la parete di ghiaccio di poche ore prima,si era materializzato l’urlo di ghiaccio.Non capii chi aveva urlato in quel modo ma in fondo che importanza aveva.Quando finì la scarica di sassi qualcuno gridò se tutto era a posto,bene, riuscii ad aprire gli occhi e vidi me stesso in ginocchio ai piedi del sacco letto che gridava che tutto andava bene;avevo visto il mio doppio.La montagna con il suo strapiombo ci aveva salvato mentre cercava di ucciderci che stranezze,era un avvertimento?

Torno’ la calma nelle tende,tutti eravamo assorti nei nostri pensieri,fuori si era levato il vento.

Soffiava forte,si stava bene nei nostri sacco letto al caldo al riparo delle tende.Il vento comprimeva le tende contro la parete rocciosa che ci aveva protetto,il tutto infondeva in me uno strano stato di benessere,caddi addormentato in compagnia di questi pensieri,dormii serenamente. D’improvviso risuonò la sveglia,era ora di prepararsi,rapida colazione,smontammo una tenda e ci preparammo per il proseguo della giornata,l’attacco alla parete di roccia.Mille pensieri turbinavano nella mia mente,saremmo stati in grado di raggiungere la vetta della nostra montagna?

Doveva essere quasi una passeggiate ed invece si stava trasformando in una tragedia,è vero la montagna esige rispetto,le leggerezze si pagano,si pagano care.Mentre pensavo a queste cose eravamo pronti per andare.La parete era si strapiombante ma a vederla dal basso non sembrava impossibile,non facile certamente ma non impossibile;Mp legò la corda all’imbracatura e cominciò a salire. Dall’imbracatura penzolavano una miriade di moschettoni,chiodi da roccia,rinvii e tutto ciò che poteva servire,Mp saliva bene,dal basso gli facevo sicurezza,più saliva e più in noi cresceva l’ottimismo.Ben presto il primo tiro era finito e tutti avevamo raggiunto la prima sosta.La vetta era sempre più vicina,con altri tre tiri ed un tratto molto facile raggiungemmo una piccola piazzola in piano,ci riposammo.Avevamo sete,il thè è veramente buono in certi momenti,anche la mia frutta secca fu gradita perché non avevamo tempo per il pranzo.Mentre eravamo li che si mangiava la frutta,contemplavamo il paesaggio, si parlava del tempo di quello meteorologico ed il tempo che passa in maniera differente a seconda delle situazioni vissute.Ieri sera nevicava,oggi è bellissimo il  vento della notte aveva pulito tutto. L’altro tempo era veramente elastico,mentre cadevano le rocce si era fermato del tutto,oggi mentre salivamo scorreva lentamente in simbiosi con la nostra fatica, ora che mangiavamo aveva un flusso normale.Mancavano circa duecento metri alla sommità della montagna,pochi?Forse per chi legge sono pochi, ma per noi sembravano anni luce,erano due giorni che non ci si poteva lavare,per non parlare dei bisogni fisiologici,dove farli?E se viene lo stimolo in parete,che fare? Farla li,sembra facile,provate ad immaginare,due piedi piantati nel ghiaccio,un braccio appeso alla piccozza l’altro con la piccozza assicurata al polso,i guanti,la zip dei pantaloni,i sottopantaloni,insomma ………non è semplice.Quanti di voi avevano pensato a tutto ciò,per noi faceva parte della sfida e per questo accettata, ma per voi?Le storie di alpinismo non raccontano questo,raccontano le vittorie e più spesso le tragedie ma nessuno pensa a quanto possa essere pericoloso fare pipì a venti sottozero magari anche con il vento…………….Beata innocenza.

Duecento metri alla cima o duecento anni luce alla cima?Comunque bisognava proseguire rimanevano poche ore di luce e duecento metri possono essere molti. Mp si levò in piedi,capimmo che era ora per l’ultimo sforzo.Risistemati gli zaini iniziammo a salire,la roccia ora non era molto bella,si sfaldava,non dava per nulla sicurezza,ma che fare a quel punto,tornare indietro?Non se ne parlava nemmeno. Il primo  tratto lo salimmo molto agevolmente senza bisogno di corda,bisognava      prestare attenzione a dove si mettevano i piedi,una scivolata poteva costare cara.Il terreno ora era verticale,la roccia sempre una schifezza. Mp decise giustamente per l’utilizzo della corda e cominciò a salire,piantare i chiodi per i rinvii non doveva essere facile ogni tanto si udivano dei lamenti che sembravano imprecazioni.Pensate per un attimo ad affidare la vostra vita e quella dei compagni ad un chiodo infisso in una roccia che si sgretola. Mp sicuramente stava salendo con nella testa questi pensieri, avrebbero tenuto i chiodi in caso di caduta di uno di noi?Finimmo il tiro senza incidenti,la stanchezza era aumentata,proseguimmo senza incidenti fin sotto la cima,ricordo che mentre salivo guardavo i chiodi piantati da Mp erano messi veramente bene,sicuramente era il migliore fra noi.La cima ora era veramente vicina,eravamo sotto di lei,il nostro sogno stava per avverarsi.

Mancava poco alla cima,mancava poco all’imbrunire.Che fare?Bivaccare per la notte o proseguire o tornare al campo base dove avevamo lasciato l’altra tenda con i viveri.Ci guardavamo cercando nei nostri volti la risposta,la trovammo,in un impeto di follia controllata riprendemmo il cammino.Lo ultimo tratto era una via di misto,roccia e ghiaccio,per nostra fortuna la roccia era più solida,offriva più sicurezza.Cominciava a scarseggiare il materiale,pochi chiodi,poco di tutto.Per arrivare in cima dovevamo sacrificare qualcosa alla sicurezza. Mp lo sapeva,andò avanti ugualmente,era ad un passo dalla cima quando si fermò,lo vedemmo armeggiare con l’imbracatura,cercava qualcosa ma non capivamo cosa.Una voce tuonò nell’aria,una voce stridula che diceva:<<il chiodo,il chiodo da ghiaccio dov’è?>>.

Fu un attimo,sapevo dove era il chiodo,era caduto la mattina della partenza,ricordate quel suono sentito mentre si carica il materiale sul mezzo?Il chiodo era caduto per terra.Non sarà mica che per un chiodo,un miserabile chiodo da ghiaccio non si arrivi in cima…….non ci volevo credere ma la cosa aveva preso un brutto andazzo.Tante speranze,fatiche,sacrifici tutto al vento per un chiodo.

Il nostro tempo stava scadendo,il sole cominciava a tramontare,bisognava decidersi.Decidere cosa, dopotutto eravamo arrivati quasi al termine,dovevamo continuare anche se significava pernottare in quota.Una tenda per quattro persone,le comodità erano veramente finite.Dormire in tenda in quattro non era possibile,non c’era proprio lo spazio fisico per quattro persone,pensandoci nemmeno per due.Due di noi in tenda,due fuori,bella prospettiva.Improvvisamente mi venne una idea per proseguire fino in cima,avevamo due piccozze a persona perché Mp non ne usava una come un chiodo?Gridai la mia idea ad Mp il quale cominciò immediatamente a trovare il posto adatto per piantare il manico della stessa.Non doveva essere facile trovarlo ma vidi che fra due spuntoni di roccia si era accumulata della neve abbastanza profonda per piantarci la piccozza;in seguito Mp mi disse che anche la consistenza della neve era quella giusta.Eseguita l’operazione riuscimmo tutti ad arrivare in cima alla nostra montagna.Ci abbracciammo fra noi felici,ma duròpoco,si stava facendo notte.

La felicità sulla vetta della nostra montagna era alle stelle,e di li a poco sarebbero comparse anche nel cielo.Dovevamo scendere,il tempo passava velocemente,il sole stava tramontando.Preparammo l’ancoraggio con quel poco che era rimasto della nostra attrezzatura e velocemente,molto velocemente scendemmo in corda doppia.Ci fermavamo quando la corda era finita,preparavamo un nuovo ancoraggio e via giù.Quando arrivammo alla base dove avremmo piantato l’unica tenda rimasta il discensore era surriscaldato.

La tenda fu subito pronta,ed era altresì chiaro chi l’avrebbe occupata,Mp e Yosa i due componenti più provati fisicamente. Mp aveva condotto la scalata dall’inizio,era veramente spossato;Yosa pagava il tributo per il suo soprappeso.Quando si va per montagne il peso da trasportare deve essere il minimo,il necessario,Yosa aveva portato con se una decina di chili in più e questo gli aveva dato diritto alla tenda.Oramai era quasi buio,in lontananza si potevano ancora vedere le cime ghiacciate delle montagne,avevo verso di loro un’attrazione quasi magica.Mi tornò in mente una frase di Ivan,

Il mio amico maestro di sci:in montagna tutto è più bello perché si è più vicini al paradiso.Aveva ragione. L’allegria di poco prima si era piano piano trasformata in un sentimento di velata preoccupazione per la notte.Eravamo in quota,stanchi,con pochi viveri.Non era rimasto molto da mangiare,due barrette di cioccolato fondente,poca frutta secca,circa un litro di thè oramai gelido.

Decidemmo di preparare “il loculo”per la notte,Cell ed io scavammo a ridosso della parete,in un cumulo di neve riportata dal vento due ripari per la notte,mentre si spalava la neve Yos ed Mp cercavano di accendere il fornello per scaldare il thè,Il maledetto non voleva saperne di accendersi.

Cell con il suo inconfondibile accento francese disse di usare lo Zippo di Mp il quale si affrettò alla accensione del fornello.La fiamma si accese prontamente ed il suo bagliore illuminò il campo ed i nostri sorrisi,il fuoco fa casa,anche in alta montagna.

Mangiammo la poca cioccolata rimasta,il thè bollente ci rigenerò,anche Yos che odia il thè disse che era buono,scherzi della disidratazione.La notte era oramai arrivata,ognuno di noi andò a dormire,chi in tenda………chi all’aperto.Stendemmo i saccoletti sulla neve,tappammo con la neve l’ingresso del “loculo”e cademmo in un sonno profondo.Il tepore del saccoletto era veramente piacevole.

La notte passò senza problemi,il mattino seguente eravamo pronti per ridiscendere al campo base.

Per raggiungere il campo si sarebbe seguita una via alternativa a quella dell’andata,decisione scaturita dal fatto che eravamo rimasti senza attrezzatura.Vista dalla nostra posizione la nuova via sembrava quasi una passeggiata.Avremmo fatto qualche chilometro in più ma senza pericoli apparenti.Dovevamo percorrere un grande nevaio con poca pendenza,il tempo era bello,la neve  vista la temperatura era necessariamente dura e compatta,deciso si scendeva per il nevaio.

Preparati gli zaini si cominciò a scendere,io insieme a Yos,Cell con Mp.

 

La discesa procedeva velocemente il sole invernale cercava di scaldarci,il nevaio era di una bellezza unica.Scendevamo felici,circondati da un maestoso paesaggio e dai ricordi dell’ascesa.La neve era bellissima,sarebbe stato meraviglioso scendere con gli sci,pensai che alla prossima spedizioni li avrei portati con me,pensai anche che gli sci pesano,ma ne sarebbe valsa la pena.Ora c’era anche tempo per scherzare fra noi,ogni tanto volava una palla di neve.

Ci fermammo un attimo a riposare,guardando i miei compagni mi accorsi che avevano il viso mangiato dal freddo.Labbra spaccate,pelle secca,istintivamente mi tolsi i guanti…….…le mie mani erano livide,violacee,fredde.Avevo un estremo bisogno di immergerle in acqua tiepida,i miei amici capirono la situazione e riprendemmo la marcia verso il campo base,verso l’acqua tiepida.Il terrore si impadronì della mia mente,i piedi?Come stavano i miei piedi,pensandoci bene non ricevevo loro messaggi da moltissimo tempo,erano congelati.La mia mente mi diceva che erano congelati,il mio cuore non voleva crederci.

Seguivo Mp e Cell quando sentii un violento strattone dietro di me. Yos era caduta..Piantai con violenza il manico della piccozza nella neve sentii le mie gambe agitarsi nel vuoto.Eravamo passati

Su di un ponte di neve che aveva ceduto.Proprio ora che si vedeva il campo.Non c’era tempo per poter decidere.La piccozza sotto il nostro peso stava cedendo.eravamo scesi di quota e la neve non teneva,i nostri compagni si erano allontanati e non avrebbero fatto in tempo ad aiutarci.Voltai lo sguardo verso Yos aveva il viso insanguinato non mi rispondeva,la piccozza si era inclinata verso il baratro non avrebbe resistito molto.Piangevo come un bambino a cui avevano rubato le caramelle, solo che a me stavano rubando una amica.Presi il coltello dalla tasca ed imprecando contro la montagna tagliai  la corda.Il corpo di Yos cadde sul fondo senza un gemito o un urlo,in silenzio.

Nel buio di quel buco chiamai a raccolta le forze per poter risalire,a braccio non ce la facevo,presi dall’imbracatura un moschettone ed un cordino preparai un nodo Marchard a cui collegai un altro cordino per i piedi,così facendo riuscii a risalire.Dopo poco fui fuori,solo,i miei compagni non mi chiesero nulla,queste cose si capiscono al volo.Mestamente raggiungemmo il campo base,non fu detta una parola.Smontato il campo riprendemmo verso la macchina,………………..

In pochi minuti tutto era cambiato,le montagne che così tanto avevo amato mi tradivano,avevo, avevamo perso una amica.Mi tornavano nelle orecchie le risa giocose di Yos mentre tornavamo  indietro,non poteva essere andata via per sempre,l’avevo uccisa.Il silenzio della montagna era pesante e pesante era diventato il mio cuore. Scendevamo silenziosi,volevo gridare alla montagna la mia rabbia ma non riuscivo a parlare.Davanti a noi il terreno cominciò a risalire lievemente formando quasi un tronco di cono,pensai che la natura giocava con gli elementi,quel tronco di cono mi affascinava.Il pendio finiva dove cominciava il cono di neve,dovevamo risalirlo per raggiungere la macchina.

L’avventura era finita,partiti in quattro tornavamo in tre,una tristezza infinita mi avvolse,scoppiai in un pianto senza limiti.Non riuscivo più a camminare,caddi sulla neve piangendo,il dolore per la perdita di Yos era troppo per me.Non volevo più camminare,decisi che avrei aspettato la morte bianca in quel posto. I miei compagni non si erano accorti di me e proseguivano il cammino verso la macchina risalendo il pendio innevato.Ero li disteso deciso a morire quando mi parve di sentire Yos parlarmi.Alzai di scatto la testa,intorno a me non c’era nessuno.Mp e Cell proseguivano il loro cammino;guardai i loro passi sulla neve, stavano risalendo il cono.Dalla mia bocca usci un grido di allarme disperato,un grido potente. I miei amici si fermarono,con un balzo mi rialzai e a grandi passi li raggiunsi erano a metà della risalita finale.Con il fiato corto gli dissi che era meglio tornare cautamente indietro e raggirare la salita.Non volevano saperne di fare del cammino in più erano stanchi e amareggiati per la sorte toccata a Yos. Non ho un carattere da capo,non lo sono e non voglio esserlo,ma in quel momento riuscii a impormi sul gruppo……………………………………

Dovevo essere stato molto convincente e deciso,mi seguirono senza obbiettare nulla.Scendemmo il cono e voltammo a sinistra per raggirarlo,il cammino non era facile,procedemmo stringendo i denti fino a raggiungere la parte finale del cono.Scoprimmo con meraviglia che il cono altro non era che un enorme volta di neve dove all’interno scorreva l’acqua di fusione del ghiacciaio e del nevaio della montagna.Avevo ucciso Yos ma salvato i miei amici.Tutto ciò non mi rendeva felice,il mio pensiero era sempre per la mia amica caduta dal ponte.Dopo tanto tempo vedevamo dell’acqua in forma liquida,un poco più a valle c’erano dei massi,una volta raggiunti ci sedemmo per riposare, bere e lavarci. L’acqua che usciva dalla volta non era molta,uscendo alla luce del giorno dimostrava tutta la sua purezza. Dall’interno del tunnel si udivano strani rumori,piccoli tonfi,come passi nella acqua.. Il sole riusciva ad illuminare l’interno del cono,non se ne vedeva la fine,il mio pensiero andava a Yos,chissà quando la montagna ci avrebbe restituito il corpo,voltai lo sguardo verso il fondo di quel buco nero quando mi si rizzarono tutti i peli del corpo,una figura familiare camminava a fatica nell’acqua.Con un filo di voce pronunciai il suo nome…..Yos…….era viva e stava  uscendo verso il sole,verso la salvezza.Fummo presi da una gioia irrefrenabile,aveva il viso sanguinante ma era viva.Ci precipitammo alla macchina,dove Yos indossò indumenti asciutti,ci raccontò che dopo il taglio della corda scivolò verso il basso come in un otto volante ghiacciato fino a fermarsi nell’acqua gelida dove rinvenne.Le ferite ferite al volto furono causate nel momento iniziale,subito dopo il taglio della corda,sfregando sui bordi ghiacciati.Disse anche che mi aveva odiato con tutta la sua forza quando rinvenne.Mi lanciò una brutta occhiataccia,si alzò con calma e si avvicinò a me con fare minaccioso,pensai che mi avrebbe strozzato.Quando mi fu vicino i suoi occhi brillarono di una luce serena,benevola,esplose in un sorriso e mi abbracciò dicendomi sottovoce che non c’era altro da fare in quel momento.

Mettemmo in moto la macchina e tornammo a casa,per tutto il viaggio di ritorno non furono altro che progetti per la prossima scalata.Pensai che eravamo proprio un bel gruppo e che nulla e nessuno ci avrebbe potuto dividere,il gruppo era la nostra forza.Arrivati a casa Pat ci fece trovare la cena pronta,volle sapere tutto quello che era successo sulla nostra montagna,il racconto fu affidato a Cell

Che con il suo accento francese conferiva alla storia una sorte di nobiltà letteraria. Pat ascoltò in silenzio,quando il racconto finì Cell stava piangendo per l’emozione,avevamo passato dei brutti momenti ma avevamo vinto la nostra sfida…………Dovevo in qualche modo far vivere Yos,la

Acqua di fusione in inverno non esiste,altresì non esiste uccidere un’amica………paura Yos?

Toccalenuvole