C’era una volta e ,c’è ancora,nella mia città un piccolo vicolo chiamato Via della Rondinella. Lì si alternano piccoli negozietti e bugigattoli nei quali si può trovare di tutto. I commercianti sono per lo più persone anziane,affezionate al loro lavoro per le quali tempo e dimensione contano ben poco.Questa è la storia di Clementina e Federico Centamore fornai di un pane davvero speciale… Quando trent’anni prima si erano trasferiti dal loro paese di origine già sapevano che avrebbero aperto un forno e che insieme al pane avrebbero venduto…favole…favole di pane… L’insegna,appena messa, richiamò parecchi clienti che, curiosi, entravano facendo subito amicizia con la coppia chiedendo spiegazioni in merito al nome dato al negozio. E così Clementina,spiegava ,senza stancarsi mai,che il pane era il cibo che occorreva per far vivere il corpo e le favole erano quello dell’anima per cui,avevano deciso di venderli assieme per la felicità di grandi e piccini.In poco tempo divennero famosi non soltanto nel quartiere ma in tutta la città,la gente comperava il pane al quale Clementina aggiungeva una favola,naturalmente,si pagava solo il pane.Il negozio si riempiva spesso di bambini che,all’uscita di scuola,si fermavano sperando che Clementina raccontasse una nuova fiaba,lei,trascurando il lavoro,si fermava nell’angolo delle fiabe e narrava storie sempre diverse,sempre più avventurose. Per anni i due rallegrarono sconosciuti avventori che nel tempo divenivano amici.Il negozio non aveva orari,si stava aperti finchè si aveva pane da vendere e favole da raccontare. Durante la guerra,Clementina e Federico, vissero brutti momenti ma,nonostante tutto riuscirono a tenere sempre alzata la saracinesca del loro negozio,cercando di aiutare chi si trovava a vivere in difficoltà o peggio ancora nascosto.Per tutti c’era un pezzo di pane nero,magari raffermo e, una favola, per rallegrare il cuore. In quei giorni tristi e bui i due aiutarono famiglie ebraiche, terrorizzate e affamate, a sopravvivere in un mondo ormai pazzo e privo di ogni sentimento. Fu così che, per caso, conobbero la famiglia Stern.Gli Stern erano una coppia di ebrei polacchi che si era trasferita a Roma negli anni venti,erano riusciti ad aprire un piccolo laboratorio orafo e in poco tempo avevano raggiunto una certa agiatezza.Dal loro matrimonio era nato Aaron che,allo scoppio della guerra, aveva quattro anni. Aaron,come tutti i bambini del quartiere,conosceva bene il forno dei Centamore,ci si recava con la mamma tutte le mattine e,Clementina,trovava,sempre una nuova fiaba per quel bimbo biondo e paffuto,sempre pronto al sorriso.Durante un bombardamento,una granata scoppiò accanto ad Aaron che,nonostante tante cure, divenne sordo. La guerra finì come finiscono gli uragani: ci fu un grande silenzio seguito dal pianto dell’intera umanità che,nel guardare la distruzione prodotta,provava ribrezzo di se stessa.Tra tanta miseria e solitudine, Clementina e Federico riuscirono,sempre, a trovare la forza per continuare l’ attività,con i loro racconti strapparono sorrisi a bimbi cresciuti troppo in fretta, negli occhi dei quali, si leggeva soltanto paura. Gli anni passarono,la guerra era ormai lontana, i Centamore non persero mai il contatto con la famiglia Stern e soprattutto con Aaron,che ormai grande,spesso li aiutava nel negozio. Lui,benché non udente, raccontava favole come aveva fatto Clementina nel passato e,come lei,ne inventava sempre di nuove .I folletti e le streghe cattive,ora,erano sostituiti da macchine supersoniche e da robot bionici ma,l’essenza della fiaba,era sempre la stessa: dare nutrimento all’anima come Clementina aveva insegnato a lui e a tante altre persone. Oggi,se passate di la, troverete un vecchio forno con l’insegna sbiadita dal tempo,i Centamore non ci sono più ma la loro umanità continua a vivere nel profumo del pane che si disperde in Via della Rondinella e nei personaggi di tante storie che hanno fatto sognare piccoli ed adulti. Roberta
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