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Sarò
un idealista, ma non mi piacciono i deserti creati dal tempo, né quelli
creati dal cuore o dalla vita.
Il tempo, oltre a seguire il suo corso in maniera lineare e diacronica,
possiede i suoi aspetti sincronici, dati dalla contemporaneità e dalla
convergenza degli avvenimenti.
Ed io non posso e non voglio credere ad una storia della vita che gli stia
dietro in modo unicamente lineare, facendo morire quanto d’infinito il
tempo stesso ha strutturato, lasciando dietro il vuoto e l’oblio del
deserto.
La vita struttura il proprio tempo in maniera qualitativa, in un intreccio
d’esperienze e in labirinti di sentimenti, di percezioni, emozioni, che
non possono scadere con la fine del tempo.
Ogni momento dà subito vita ad un altro momento, ed ognuno si affaccia a
quelli d’altre realtà, si confrontano, si scontrano, s’integrano, si
avviluppano in un gioco senza fine, in battaglie cruenti fatte di morti e
di feriti o di vincitori, ma tutti insieme creano modi di essere, di
esistere, verità particolari che generano Verità Universali.
Non voglio credere all’esistenza di menti totalmente cieche e chiuse,
deserti aridi, incapaci di aprirsi a tutte queste infinite particolarità,
ai mille mondi che intorno a noi generano la qualità della vita, creando
cuori aperti al desiderio e alla continua speranza che il giorno dopo ci
sarà sempre una nuova alba, pronta ad attenderci e a condurci per mano a
gustare i baci deliziosi della giornata.
No, non voglio credere a tutto questo. Perché anche chi pensa di non
possedere, possiede. Anche chi pensa di non poter dare, dà. Non voglio
credere al vuoto assoluto e ai deserti aridi. Se così fosse, sarei un
deserto io stesso e una persona morta. Così non voglio essere.
Pasquale |
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