Alma ,una cara donna di circa sessanta anni,Alma vive in una bella casa in un quartiere residenziale nel nord est italiano.Quel nord est così spesso menzionato dalle statistiche,il nord est ricco,il nord est organizzato,il nord est che nasconde i suoi problemi, nord est che potrebbe far invidia alla parte del nostro paese più abbandonato. Alma non ha mai avuto grossi problemi,nata in una famiglia agiata è cresciuta nel benessere,felice di ciò che aveva;una famiglia tutta per lei,che la proteggeva,la rassicurava,la coccolava.Purtroppo come per tutti, gli anni passano velocemente,guardandosi indietro Alma non vede altro che il suo mondo racchiuso in un’enorme,smisurato batuffolo di cotone.Nella sua casa non sono mai arrivate le brutture del mondo.Ci pensava la sua famiglia a filtrare tutto,a rendere piacevole anche le cose più orrende.Mai un dispiacere.Alma è stata la figlia che forse tutti avrebbero voluto,io no,brava negli studi,di buona conversazione,di cultura elevata,laureata in filosofia,Alma è stata proprio una brava ragazza. In casa tutto era al suo posto,non c’era polvere.La sua casa sembra la casa delle fiabe tanto è carina. Non vi è mobile che sia fuori luogo,ogni particolare dell’arredamento è stato il frutto di profonde riflessioni,così pure la tinteggiature delle pareti.Colori pastello riposanti ed accoglienti,già accoglienti.Tutti i giorni sempre alla stessa ora Alma riceveva le sue poche amiche in casa per il thè. Questo succede tutti i giorni con qualsiasi tempo,il campanello che suona,Alma che apre la porta con un sorriso cordialissimo,le sue amiche che entrano in casa.Oggi il campanello suona,alla stessa ora di ieri,Alma apre la porta,non ci sono le sue amiche,c’è il postino,il quale consegna ad Alma un telegramma.E’ il primo telegramma che Alma riceve,è presa dall’eccitazione.Saluta il postino e chiusa la porta guarda con curiosità il telegramma,chi le avrà scritto?Mentre è intenta in questi pensieri,ode di nuovo il campanello della porta suonare.Sono le sue amiche venute come tutti i giorni per il thè pomeridiano.Con estrema gentilezza Alma fa entrare le sue amiche in casa quasi dimenticando il telegramma ancora nelle sue mani.Soliti convenevoli dettati da anni di consuetudine,quando Adele,la sua amica più birichina,gli domanda con curiosità chi mai aveva scritto un telegramma ad Alma. Alma con la sua gentilezza innata risponde ad Adele che non ha ancora letto il telegramma,che quasi ha paura di leggerlo.Le sue amiche insistono e convincono Alma a leggere la missiva. Il telegramma arriva da Roma,la nostra amica è stata invitata da parenti per l’inaugurazione della Galleria d’arte di Gualtiero,suo cugino.Grande sospiro di sollievo da parte di Alma,aveva temuto per un attimo che si trattasse di brutte notizie.D’altra parte non aveva mai ricevuto un telegramma. In casa di Alma oggi non si parla che del suo viaggio a Roma,la nostra amica non ne è entusiasta,le novità improvvise la disturbano,sono degli elementi che disturbano la sua tranquillità,la sua routine quotidiana. Le amiche di alma sono eccitatissime,non fanno altro che parlare di Roma,le sue bellezze,i ruderi dell’età imperiale,i suoi teatri,il vaticano.Adele in cuor suo pensa con un poco di invidia al prossimo viaggio di Alma,perché sprecare una occasione così favorevole.Così fra un sorso di thè un pasticcino ed una chiacchiera,riescono a convincere Alma a partire per Roma.Rimasta sola in casa Alma pensò bene di cominciare a preparare la sua valigia con l’occorrente per il viaggio.Di tempo ne ha molto a disposizione,ma è meglio fare le cose con calma,con tranquillità.E’ ora di partire,tutto è stato preparato con cura,un’ultima occhiata alla casa poi con calma chiude la porta e attraversata la strada attende il bus per la stazione ferroviaria.E’ una bel pomeriggio d’autunno,l’aria è fresca ma non fredda.C’è la giusta temperatura per viaggiare.Arrivata alla stazione sale sul treno e prende il suo posto,sistema la valigia e comincia a sfogliare la sua rivista preferita;quasi non si accorge del fischio del capostazione,il treno lentamente lascia la sua città.il viaggio verso Roma è cominciato. poco a poco la pianura lascia spazio alle prima montagne appenniniche,poco a poco la notte conquista il giorno,il tempo passa velocemente e velocemente Roma si avvicina.Alma è tranquilla, a Roma l’attende Gualtiero all’arrivo del treno,di cosa preoccuparsi.Finalmente il treno arriva alla stazione Termini,è notte fonda,il treno è pieno di gente che scende,anche Alma preso il suo bagaglio scende e inevitabilmente si mescola con tutti quei viaggiatori.Gente che ha fretta di raggiungere le loro destinazioni,Alma è confusa da tanta gente,con calma segue la fila dei viaggiatori e in un attimo si trova fuori dalla stazione.Ma dov’è Gualtiero,dove mi attende,si guarda intorno ma non lo vede,le auto scorrono veloci lungo la strada,poggia per un attimo la valigia in terra per riflettere un attimo,si avvicina a lei un uomo che le chiede qualcosa,nel frattempo da dietro una mano si avvicina alla valigia l’afferra e non visto si allontana con passo svelto.Il complice ringrazia Alma della sua cortesia e si allontana a sua volta.Alma si guarda intorno smarrita,Gualtiero non si vede,china la testa e si accorge che la sua valigia è sparita.Il panico si impadronisce di lei,vorrebbe gridare ma non un solo gemito esce dalla sua bocca.E’ impaurita,gira la testa a destra e sinistra,l’uscita della stazione è quasi deserta,niente più viaggiatori,anche le macchine in strada sono poche,vede solamente poche persone intorno a lei,nessuno che conosce nessuno che si fermi per farle coraggio. Il freddo della notte penetra nel suo corpo,comincia a provare un senso di impotenza nei confronti di questo mondo reale,pieno di pericoli ha cui non sa porre rimedio,non sa affrontare.Un sentimento di impotenza si impadronisce di Alma.Istintivamente torna sui suoi passi,rientra in stazione.Si accorge che l’ambiente interno pullula di strane creature della notte,sembra quasi una fiera del genere umano.Senzatetto,vagabondi,balordi,drogati e spacciatori sembrano a convegno.Alma sempre più impaurita scende verso la metropolitana,non sa più cosa sta facendo,vuole solo sfuggire alle insidie della notte. Giunta nella metro si siede su una panchina,la prima che trova,cerca disperatamente di calmarsi ma la paura è la padrona di casa.Non si accorge nemmeno che la sua vicina di panchina fruga nella sua borsa con calma alla ricerca di qualsiasi cosa di valore.Trova il portafogli,lo apre con calma e mette nelle sue tasche il contenuto,Alma è rimasta senza quattrini.Presi i soldi la vicina di panchina si allontana,è mal vestita,lacera,osservandola Alma pensa alla sua fortuna il non essere come lei.La poverina si allontana seguita dallo sguardo di Alma e dai suoi pensieri compassionevoli.Con i soldi trafugati la donna avrà da mangiare per parecchio tempo,è la legge non scritta della città.Non si trova mai il tempo,la voglia per pensare alle persone abbrutite dalla vita,devono pur vivere e vivono come possono,non mi sento di condannarle,quanti di voi che leggono hanno ospitato,aiutato un barbone in casa?Anche questi pensieri girano nella testa di Alma.Si domanda come abbia potuto vivere senza accorgersi mai di queste persone,eppure esistono ora le vede e lei indifesa ne è vittima. Alma piange per le sue disavventure,e forse anche per loro,infila una mano nella borsa per prendere un fazzoletto quando non sente più il portafogli,in uno scatto d’ira versa il contenuto della borsa sulla panchina,niente il portafogli non c’è. Sola,in una città sconosciuta,senza soldi Alma come un automa si alza e comincia a camminare senza meta nella metropolitana.I negozi sono chiusi le insegne spente,ogni tanto intravede una sagoma umana avvolta in cartoni e coperte sporche.Cammina rasente ai muri con gli occhi peni di lacrime,questa sera il mondo gli è nemico e lei non ha armi per combatterlo.Questa guerra Alma non la voleva ma ora ne è vittima.Ne sente tutto il peso,vaga in questi luoghi dimenticati dagli uomini senza sapere cosa fare.Il suo piede incontra un ostacolo e cade a terra,nell’aria riecheggia un urlo,poi un’infinità di bestemmie ed imprecazioni,Alma da terra vede alzarsi una figura enorme e minacciosa,cerca disperatamente di chiedere scusa per l’accaduto ma la sua voce è sovrastata dalle urla dell’uomo,a stento riesce a rimettersi in piedi quando viene raggiunta da un ceffone dell’uomo che la ributta a terra.Nella caduta perde i sensi quando si riprende sente su di se un freddo tremendo i suoi muscoli sono tutto un tremito incontrollabile,con fatica si rimette in piedi,gli duole il viso per via del ceffone,passa la sua mano sulle guance per alleviare il dolore,ha perso il cappotto e la giacca dell’uomo non c’è più traccia.Si volta verso il muro e il riflesso di una vetrina gli rimanda la sua immagine,ha il viso sporco,molto sporco,così tutti quei pochi vestiti che gli rimangono addosso,ha un sussulto vedendosi riflessa,non può essere lei quella persona che vede,ma intorno non c’è nessuno è senz’altro lei.In poche ore Alma è passata da una vita agiata e sicura a quella di dello ultimo mendicante di questa terra.Tante delle sue certezze sono venute meno,ha conosciuto situazioni che non immaginava nemmeno,un mondo dove il più forte approfitta del debole dove tutto è dettato dal soddisfare le proprie esigenze primarie,la fame, il freddo la sopravvivenza.E’ quasi giorno,i primi pendolari cominciano ad arrivare in metro,nessuno si accorge di Alma un derelitto fra i derelitti,la gente passa oltre,non si accorge proprio di lei,accucciata in un angolo infreddolita e sporca.Tutti tirano dritti presi dai loro pensieri.Dalla scala mobile scende un giovane, capelli lunghissimi ricci raccolti in una enorme coda,sul viso uno sguardo attento.Scende come tutte le mattine avvolto nei suoi pensieri e nella sua musica,una cosa attrae il suo sguardo,in un angolo di solito vuoto c’è Alma che sonnecchia vinta dalla stanchezza e dalla paura.Quel posto non è un buon posto per passare la notte,troppo esposto.Arrivato alla fine della scala mobile si avvicina alla donna e si accorge che non può essere un abitante della metropolitana,i suoi pochi vestiti anche se sporchi rilevano buona fattura,no,non può essere una barbona.Il nostro rasta si china e con gentilezza sveglia la donna che gli sorride,quel gesto,il sorriso convincono il giovane ad occuparsi della donna. Alma si alza in piedi sorreggendosi al giovane.Dopo poco il giovane accompagna Alma nel bar più vicino,si siedono al tavolo ordinando la colazione.Mentre Alma si ristora racconta le sue avventure notturne,il bar è pieno e quasi tutti si voltano a guardare il giovane in compagnia del barbone.La scena è insolita,un capellone che si cura di una persona bisognosa.Ascoltata tutta la storia di Alma il giovane rasta accompagna la donna nella caserma della polizia ferroviaria,dove Alma racconta tutto di nuovo,finita la deposizione un milite dice che nella notte è stata fatta denuncia di persona scomparsa,la descrizione corrisponde alla persona di Alma.Il giovane vedendo che tutto si va risolvendo per il meglio saluta la donna e esce dalla caserma accompagnato dallo sguardo triste e riconoscente di Alma. Goffredo raggiunge Alma di li a poco portandola a casa sua,per Alma non rimane che un triste ricordo e la consapevolezza amara di una vita vissuta senza mai pensare a chi è stato più sfortunato di lei. Come
canta un giovane poeta <<è brutto quando si sbaglia non poter
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