E' SERA...

E’ sera, una sera di un gennaio freddo e uggioso.

Sono in macchina, non voglio tornare a casa, ho bisogno di pensare, di riflettere, di leggere in  me stessa.

La radio comunica notizie sul traffico, sugli incidenti in città, sui teatri, sui pub di moda ma io non ascolto.

Mi ritrovo a Lungotevere accosto e scendo dalla macchina. Fuori è freddo alzo il bavero del cappotto e mi infilo un cappuccio in testa,mi avvicino al ponte e davanti a me appare l’isola Tiberina. Il cielo è  stellato e la luna si specchia nel Tevere, le luci si riflettono nell’acqua, c’è poco traffico e pochissima gente a passeggio..il silenzio ovatta..tutto…Mi fermo lì un po’ chiusa nei miei pensieri, nei miei dubbi, poi,risalgo in macchina e mi lascio andare ..seguo inconsciamente la vettura che mi precede, giunta in Via della Conciliazione gira, giro anch’io e… mi trovo di fronte a San Pietro.

Percorro lentamente tutto il viale e giunta alla Piazza mi fermo e parcheggio.

Resto immobile per qualche minuto a guardare la bellezza della Basilica, del Presepe, dell’albero illuminato, dell’Immagine della Madonna illuminata, l’orologio scandisce i dieci tocchi delle  ventidue poi… il silenzio di nuovo.

La radio, ora, trasmette della musica…abbasso il volume e mi accendo una sigaretta.

Il mio sguardo incontra quello di una giovane donna che trascina un carrello di supermercato pieno di buste…ci guardiamo in silenzio,  meglio dire ci studiamo, entrambe curiose e prevenute.

Lei, con fare guardingo,  si avvicina all’ingresso di un negozio, alzo lo sguardo e leggo l’insegna…”Solari mosaici”mi viene da sorridere al pensiero che durante il giorno quel negozio si praticato da Cardinali e Prelati mentre alla sera barboni e sbandati utilizzano l’ingresso come camera da letto, come casa..la donna è lì indaffarata, sposta cartoni, mette cuscini, aggiusta una vecchia coperta a fiori, si toglie le scarpe e si prepara a dormire. La continuo a scrutare :”è giovane, pulita, dignitosa, chissà perché ha fatto questo tipo di scelta…”.Scelta,che parola difficile, piena di tanti perché, parola che nella vita, troppo spesso, ci si para davanti come uno spauracchio e noi, sempre più ansiosi e dubbiosi siamo lì afflitti e costretti a viverla fino infondo. Ecco, mi dico, forse questa donna ha fatto una scelta che non rimpiange, una scelta..giusta!

Scendo dalla macchina decisa a parlarci, decisa a sapere il perché di quella scelta, magari avrà avuto una famiglia, dei figli, qualcuno che l’amava, un lavoro…lei mi osserva  dubbiosa poi mi chiede:”Cosa vuoi? Che cerchi?”

Le offro una sigaretta, che accende e respira profondamente, mi siedo accanto a lei, sul gradino del negozio e mi accorgo che da lì tutto appare diverso come distante mille chilometri.

Siamo lì in silenzio da parecchi minuti, non parliamo, fumiamo, una gazzella della polizia ci passa accanto e sparisce dietro il colonnato.

Vorrei farle delle domande dirette, sapere di lei tutto e, nel minor tempo possibile, conoscere la sua scelta e il perché, ma comprendo che devo avere pazienza,che devo aspettare che sia lei per prima a parlare.

“Come mai sei qui, sola, con questo freddo? Non hai una casa? Non hai qualcuno che ti aspetta?”

“Devo fare una scelta…” è la mia risposta

La donna, alle mie parole, abbassa la testa e sorride,  ne approfitto per guardarla meglio.Ha due grandi occhi scuri, i capelli lunghi trascurati, un volto magro e un lungo collo che ricorda quelli di Modigliani. E’ vestita di  scuro, le sue mani tremano, il mio sguardo cade sulle mie tremano anch’esse, le metto in tasca con un senso di vergogna, le chiedo se ha fame e lei scuote il capo, poi, improvvisamente, mi chiede:”Che scelta devi fare?”

La domanda mi coglie di sorpresa, cerco di trovare le parole…giuste..ma cosa c’è di giusto in una scelta??? Cosa???C’è sempre qualcosa o qualcuno che soffre in una scelta che si fa.

“Dai -le dico-andiamoci a prendere un caffè poi ti riporto qui”

Lei scuote la testa, il suo sguardo è perso nel vuoto, sembra più vecchia ora e più triste.La Piazza è deserta. Non mi sono mai sentita cosi sola, mi sorprendo a pensare”. Strano, le chiese chiuse di notte, ma c’è un tempo giusto per pregare,per avere bisogno di un conforto, di una parola??

Una lacrima  scende giù piano, sento lo sguardo della donna su di me, mi prende  la mano e inizia a parlare di sé…

“Mi chiamo Giulia, sono nata e vissuta in un piccolo centro del sud, ero operaia in una piccola fabbrica tessile, la mia vita era semplice, vivevo in una masseria con i miei genitori e sei fratelli, io ero la maggiore e per non essere di peso alla mia famiglia avevo cominciato a lavorare molto presto, lasciando la scuola. Lavoravo in quello stabilimento ormai da diversi anni, poi cominciai  soffrire di una tosse che, giorno dopo giorno, era sempre più stizzosa, andai dal medico, che dopo delle analisi, mi disse che soffrivo di una allergia e che avrei dovuto lasciare il mio lavoro il prima possibile,

  tutto cominciò da quella sentenza che cambiò la mia vita. Mi trovai a pensare a come potessi trovare un altro lavoro, caddi in depressione quando mi accorsi di non avere delle alternative, almeno non lì e decisi di venire a Roma.Partii fiduciosa, ma dopo poco tempo mi accorsi che anche qui era difficile inserirsi e trovare un lavoro mi sono adattata a tutto ma alla fine la depressione  prese il sopravvento..scivolai sempre più giù ed eccomi qui…come vedi le scelte sono difficili per tutti a volte scegli e neanche te ne accorgi…ti trovi a vivere una vita che non ti piace ma non hai la forza per cambiarla..io…

Ma io non ascoltavo più… lei parlava, ormai a ruota libera, ma io non riuscivo più a seguire il suo racconto, guardavo la Basilica, le luci diffuse della Piazza,la nebbia che piano piano scendeva, sentivo un dolore profondo dentro di me,l’unica parola che ripetevo dentro di me era “destino”.

Le misi accanto il pacchetto di sigarette e qualche spicciolo, mi alzai senza salutarla, salii in macchina, misi in moto riprendendo Lungotevere…

Roberta