Salve, sono Antonio Petillo, Referente Tecnico Territoriale del Settore Squadre Nazionali e Superformatore del Comitato Nazionale Allenatori di Pallacanestro.

 

Ho letto, con enorme dispiacere, l'appello dei ragazzi di Cercola per salvaguardare le loro "radici", oneste e laboriose.

Personalmente, ho messo per la prima volta piede nel campetto in questione nel lontano 1971. Potremmo in tanti scrivere un libro di storie ed episodi occorsi sull'onesto campo in "discesa", ma io mi limito a sottolineare l'importanza di un punto di aggregazione "storico" della cittadina vesuviana. Aggiungo che per storico intendo anche "onesto", ed è la terza volta che mi viene di scrivere questo aggettivo! Un campo che ha forgiato ragazzi, oggi di tutte le età, e li ha indirizzati nel mondo dello sport onesto e salutare.

Mi chiedo, come si può convertire, per delibera comunale e non per lecita iniziativa privata, un luogo di cultura dell'onestà, un'agorà dello sport, in uno squallido parcheggio frutto del consumismo bieco dei nostri giorni!!?

Eppure Cercola non è la Svizzera. I ragazzi locali hanno la seria necessità di aggregarsi in luoghi onesti e sani. E questi adulti di oggi, senza radici storiche, non hanno il diritto morale di lasciarli nel guado della disonestà civile che attanaglia le nostre zone.

Pertanto, mi auguro che il campetto venga piuttosto ristrutturato e lasciato a libero ingresso di tutti i ragazzi del posto.

Saluto cordialmente tutti i ragazzi di Cercola e mi aggrego a coloro che lottano per ottenere gli onesti diritti di questi adolescenti.