23 Settembre 2011:Neutrini più veloci della luce. Un'inaspettata scoperta del Cern potrebbe rivoluzionare la fisica mondiale
299,792,458 metri al secondo, è la velocità della luce misurata, un valore che rappresenta anche uno dei pilastri, se non "il" pilastro, della fisica moderna quella sviluppata negli ultimi 100 anni. Nulla, secondo la teoria, può andare oltre questo limite, né materia né radiazione senza che se ne perda l'informazione.
I neutrini, inafferrabili particelle elementari, sparati da Ginevra, dal Cern, il maggiore laboratorio di Fisica Nucleare del mondo, sono arrivati al Gran Sasso, dove l'Infn, Istituto di Fisica Nucleare ha i suoi laboratori nazionali sotto e dentro la grande montagna, in un tempo inferiore a quello che avrebbe impiegato la luce a percorrere i 730 chilometri che dividono la sorgente dei neutrini in Svizzera dal bersaglio, i rivelatori di un esperimento chiamato Opera, nelle viscere del Gran Sasso. Quanto prima sono arrivati ? Pochissimo per noi, anzi inimmaginabile: 60 milionesimi di secondo , ma a quella velocità in quei tempi la luce ne fa di strada!
Se ne parla da ieri, perché gli scienziati non hanno resistito alla tentazione di parlare di un dato così significativo, ma il lavoro scientifico è uscito al pubblico, peraltro di iper-specialisti, solo stamattina ed il risultato sembra piuttosto netto. Tre anni di esperimento e misura, il Gran Sasso è stato "cannoneggiato" con neutrini da Ginevra ben 15.000 volte , questi sono passati attraverso la "macchina fotografica" di Opera, un ammasso super sofisticato di meccanica, elettronica, rivelatori del bel peso di 1800 tonnellate e il risultato sembra esserci oltre ogni ragionevole dubbio. Pensiamo alla delicatezza di questa misura: gli orologi di Cern e Gran Sasso sono stati sincronizzati entro 10 nanosecondi e la distanza fra i due laboratori misurata e rimisurata ai 20 centimetri. L'effetto, i neutrini che arrivano prima della luce, è stato osservato ben 16.000 volte.
Per la verità qualcosa del genere lo si era sospettato già nei mesi scorsi nel corso di un esperimento americano, Minos, in Illinois, che però non aveva prodotto altro che sospetti prima di essere chiuso.
Il responsabile di Opera, un esperimento che è bene ricordarlo ha già dato dei risultati fondamentali e ripagato abbondantemente la spesa scoprendo per primo la massa di alcuni tipi di neutrini, è un italiano, Antonio Ereditato. Mostra comprensibile entusiasmo e al tempo stesso straordinaria prudenza, ben conscio di una delle leggi non scritte ma queste si invalicabili della Scienza: "grandi scoperte richiedono grandi conferme" . E infatti Ereditato dichiara che uno dei motivi per cui sono usciti con i risultati, oltre alla ragionevole sicurezza di avere fatto il lavoro al meglio, è proprio la speranza che qualcun altro raccolga in un altro esperimento la sfida di confermare questi risultati, o annullarli. Gli scettici infatti non mancano, come sempre, e con ottime ragioni. Ad esempio John Ellis, un fisico teorico del Cern stesso, mette già le mani avanti e dice che se il tutto fosse vero da molti fenomeni che accadono nell'Universo, come ad esempio le gigantesche esplosioni di Supernovae, dovremmo rivederli?
Siamo abituati a immaginare la comunità scientifica internazionale come a un oasi di pace e tolleranza nel cupo mondo delle faziosità politiche, religiose, etniche, nazionalistiche. In teoria dovrebbe essere proprio così, dato che nella scienza esiste un principio di apertura indiscriminata delle ricerche e delle scoperte a tutto il mono. Quando, alla fine degli anni ’30, i primi scienziati atomici reclutati negli Stati Uniti si confrontarono con la necessità di nascondere al resto del mondo le loro ricerche sulle potenzialità militari dell’energia nucleare, emersero non poche perplessità. Certo, c’era in gioco la sicurezza nazionale: nessuno voleva che gli scienziati di Hitler, leggendo le ricerche d’oltreoceano, scoprissero come fabbricare la bomba atomica. Ma era una questione di principio; tant’è vero che, finita la guerra, qualcuno a Los Alamos (dove le prime bombe erano state fabbricate) pensò di condividere le scoperte con i colleghi sovietici, scatenando la furia dei servizi segreti.
La realtà è che gli scienziati sono esseri umani, e tante volte il desiderio di vedersi riconoscere una scoperta ha portato a sceneggiate poco edificanti. La “scoperta del secolo”, come già alcuni giornalisti enfaticamente – e prematuramente – l’hanno definita, quella secondo cui i neutrini potrebbero superare la barriera einsteiniana della velocità della luce, sta rischiando di trasformarsi in una di queste sceneggiate.
Un nuovo test al Gran Sasso ha confermato i risultati dello scorso settembre sulla capacità dei neutrini di superare la barriera della velocità-luce, ma il dibattito nella comunità scientifica continua, nascondendo anche gelosie molto umane.
Il 6 novembre ,infatti,si è svolto, presso i laboratori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso, un nuovo test per verificare la correttezza delle precedenti osservazioni, rese note a settembre, riguardo le proprietà “superluminali” dei neutrini. Nell’ambito dell’esperimento OPERA (Oscillation Project with Emulsion-Tracking Apparatus, nato per verificare le “oscillazioni” dei neutrini, cioè la loro capacità di cambiare improvvisamente la propria massa), in collaborazione con il CERN di Ginevra, il nuovo test ha prodotto 20 eventi nel corso di dieci giorni, vale a dire venti neutrini raccolti dai rilevatori del Gran Sasso (sembrano pochi, ma in realtà sono parecchi, considerando che i neutrini possono penetrare tonnellate di piombo per interi anni-luce senza mai interagire con la materia).
Ebbene, anche questa volta i risultati sembrano incontrovertibili: i neutrini hanno impiegato 60 nanosecondi in meno per arrivare in Abruzzo da Ginevra rispetto ai fotoni – i quanti di luce – con un’approssimazione di soli 10 nanosecondi. Nella giornata di oggi i risultati di questo test sono stati ufficialmente confermati, benché voci al riguardo si erano già diffuse da alcuni giorni sulla Rete. Anche in questo caso, comunque, fa notare Science, 15 scienziati non hanno condiviso i risultati e non hanno firmato la relazione finale, contro 180 che invece l’hanno accolta: lo stesso numero del settembre scorso. Curiosamente, quattro scienziati dei “refrattari” di settembre si sono convinti e hanno firmato, ma altri quattro invece hanno cambiato idea e si sono chiamati fuori. Perché? Secondo alcuni, l’esperimento soffrirebbe di lacune strumentali, avendo un margine d’errore troppo alto; altri ricordano invece che i test non sono stati ancora verificati da fonti indipendenti, per cui – anche se la scoperta fosse vera – i risultati non dovrebbero essere così pubblicizzati. In tutti i casi, c’è la possibilità di errori teorici o sperimentali non presi in considerazione.
Dagli Stati Uniti la risposta è stata immediata: il nuovo test non conferma niente. Bisogna attendere che gli americani o i giapponesi portino a termine i loro esperimenti indipendenti di verifica per poter confermare o smentire l’osservazione. La qual cosa non avverrà prima del 2013. C’è insomma il sospetto che gli europei, e gli italiani in particolare, stiano andando troppo di fretta. Certo, anche il presidente dell’INFN, Fernando Ferroni, ha precisato che “una misurazione così delicata e che comporta profonde implicazioni per la fisica richiede un eccezionale livello di approfondimento”.Secondo noi sarebbe meglio fare l'esperimento con una scala di distanze piu' ampia:Ad esempio perche' non far esplodere un'atomica (tanto ne abbiamo tante) sulla Luna e vedere la differenza di arrivo delle varie radiazioni ? Con quasi 400.000 Km la differenza di tempo avrebbe maggiori possibilita' e meno errori...nessuna deriva dei continenti ect...sarebbero contemplate !Se poi si enunciasse il pretesto che per la misura occorrerebbero diverse esplosioni...allora basterebbe mandare una testata multipla e far esplodere le varie testate con tempi diversi nello spazio,per non creare zone radioattive nel Ns satellite.Oltretutto si potrebbe fare la prova quando "Opera" si trova dalla parte opposta del Sole in modo da avere una schermatura dell'intero pianeta e non dei 2 Km della montagna.Questo non tanto per i neutrini provenienti dal Sole ma per il mix di radiazioni che da quest'ultimo ci giungono...Sarebbe anche il pretesto per far girare un po' di soldi con i vettori e togliersi un po di "merda" senza che questa prenda la strada verso nazioni "bisognose" con Iran,Cina ect.
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