Eccezionale scoperta di due italiani ! Fusione fredda ingresso 600 W uscita 12KW ! Costo 1 centesimo a KW !

Reattore a fusione fredda creato da due italiani C'è una notizia che da venerdì 14 gennaio 2011 sta rimbalzando in tutti i network : due italiani, un inventore e un fisico dell' Università di Bologna, avrebbero messo a punto un reattore per produrre energia dalla fusione fredda. Che la notizia non sia stata ripresa da testate nazionali e internazionali potrebbe essere facilmente spiegato col fatto che di apparati del genere, se ne sono visti parecchi, senza che un solo prototipo facesse quello che i suoi inventori dichiaravano di aver raggiunto: fusione fredda in modo efficiente. ( Piu' energia di quanto servisse per far funzionare il prototipo ). Ma alcuni dati sul prototipo di Andrea Rossi e Sergio Focardi lascerebbero ben pensare. La conferenza tenutasi a Bologna venerdì scorso vedeva la partecipazione di giornalisti e scienziati pare abbia convinto, anche se solo parzialmente, parte del mondo accademico. Non si sa esattamente come funzioni questo reattore, sia per ovvie ragioni che riguardano la segretezza dell'impianto, sia perchè gli stessi Rossi e Focardi non hanno bene capito perchè il loro prototipo funzioni. Attualmente, non esiste una teoria valida che possa spiegare perchè questo reattore a fusione fredda produca energia. Sono molti anni che la comunità scientifica internazionale cerca di imbrigliare questa incredibile potenza all'interno di reattori a fusione calda, come il Tokamak, senza però ottenere risultati soddisfacenti. I problemi con la fusione nucleare non sono soltanto nel controllo di temperature ma anche di una questione energetica: produrre più energia di quella necessaria ad azionare il reattore stesso. La fusione fredda risolverebbe il problema . Rossi e Focardi sostengono di aver creato un reattore a fusione fredda in grado di funzionare per lunghi periodi di tempo secondo un meccanismo fisico-chimico che loro stessi non hanno pienamente compreso. Questo reattore, durante la dimostrazione, è stato in grado di produrre circa 12kW di energia consumando soltanto 600 watt. E questo e' solo il prototipo,figuriamoci il rendimento di un sistema ottimizzato !

Questo impianto può essere messo in serie o in parallelo con altri impianti analoghi. I limiti del singolo apparato sarebbero ben superiori agli attuali 12-15kW. Ma per ragioni di sicurezza, il prototipo è stato limitato . Secondo Rossi, lo stesso risultato fu ottenuto nel 2009 da un impianto sperimentale dell' ENEL installato nella fabbrica EON di Bondeno, Ferrara. Ma Rossi pare essere stato il primo a porre il brevetto su questo sistema di produzione di energia . Quando anche un secondo brevetto sarà accettato, tutti i dettagli sul funzionamento del reattore verranno resi pubblici. Il costo della produzione di energia tramite questo reattore a fusione fredda sarebbe inferiore a 1 centesimo per kilowattora, diverse volte più economico di qualsiasi altro metodo di produzione di energia . Si tratta dell'ennesima promessa che verrà tradita in un futuro più o meno prossimo, o di qualcosa di reale, con le potenzialità di rivoluzionare il settore energetico mondiale? Solo il tempo potra' dimostrarlo.

Poiche' l'elemento principale usato e' il Nichel,sembra che avvenga una transizione Nichel-Rame ( vedi disegno ) e che nello scambio ci sia anche la produzione di un raggio gamma .Infatti la radioattivita' aumenta ,basta schermare con un foglio di piombo di modeste dimensioni .Peraltro l'aumento e' minimo e non desta preoccupazioni .

Hanno Essén e Sven Kullander sono due professori di fisica che hanno assistito lo scorso 29 marzo a un nuovo esperimento di fusione a freddo che si è tenuto a Bologna. I risultati raggiunti sono i medesimi che si sono sviluppati durante l’esperimento dello scorso gennaio e che ha visto l’E-Cat (Energy Catalyzer) in azione. I due scienziati li hanno pubblicati in un rapporto. Per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, in un capannone avvolto dalla nebbia nella zona industriale di Bologna, è stato realizzato un processo di fusione nucleare fredda, utilizzando nichel ed idrogeno, capace di produrre una energia incredibilmente superiore a quella utilizzata per creare la reazione. E' la strada per ottenere energia pulita. "La novità assoluta sta nel fatto che tutto ciò viene prodotto da una macchina che funziona come una stufetta elettrica di casa", spiega l'inventore, Andrea Rossi, ingegnere. Con lui Sergio Focardi, professore emerito dell'Alma Mater, fisico di calibro, in passato preside della facoltà di Scienze. Questo è stato il primo esperimento condotto con osservatori esterni: giornalisti e fisici, in gran parte dell'Ateneo come Paolo Capiluppi, direttore del dipartimento di Fisica, Gianfranco Campari, Ennio Bonetti. L'esperimento, "industriale più che scientifico", dicono i docenti universitari, è condotto in una stanzina di un capannone in via dell'Elettricista, dove è stato installato un catalizzatore di energia che occupa lo spazio di un tavolo. Dura solo alcune ore per dare una dimostrazione ai convenuti ma durata molti giorni sino allo spegnimento manuale con le prove condotte prima della convocazione dei giornalisti. Rossi spiega il funzionamento della macchina, il ricercatore Giuseppe Levi illustra una stima dell'energia prodotta sulla base della misura di quanta acqua viene vaporizzata al secondo. E al termine Rossi conclude: "Si sono consumati 600Wh e se ne sono prodotti 12mila Wh". Il prototipo, già coperto da brevetto di proprietà di Maddalena Pascucci, moglie di Rossi, è ora pronto per la produzione industriale e la commercializzazione. "Sarà il prossimo passo", dice Rossi. I fisici obiettano: "Dovremmo poter riprodurre l'esperimento in un nostro laboratorio, ma c'è il segreto industriale sul processo". "Ci vuole cautela, il metodo scientifico esigerebbe verifiche, ad oggi non sappiamo cosa avviene dentro la macchina", dicono Capiluppi e Bonetti. "Siamo un'azienda, se mi chiedono di aprire la scatola dovrei pagare i danni agli investitori", replica Andrea Rossi. Lo stesso ingegnere ammette: "Dietro questo processo non c'è una base teorica: per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato". Il professor Focardi spiega perché un esperimento simile avvenga fuori dai laboratori accademici: "I miei colleghi non ci credono, sono scettici. Non so come un protone di idrogeno possa entrare nel nucleo di nichel, ma avviene. Ed è la strada dell'energia per l'umanità". Comunque sia, sembra un grosso passo avanti. Essén è associato di fisica teorica e docente presso il Royal Institute of Technology nonché presidente della Skeptics Society, mentre Kullander è professore emerito presso l’Università di Uppsala nonché presidente della Commissione Energia dell’Accademia Reale Svedese. Scrive 22 passi, il blog che ha seguito l’esperimento di due settimane fa: La nuova prova è stato condotta in modo molto simile a quella di gennaio e si è protratta per quasi sei ore. Secondo le osservazioni di Kullander ed Essén, è stata generata una energia totale di circa 25 kWh. Spiega il prof. Kullander del perché sia convinto che si tratti di una reazione nucleare: Purché il rame non sia uno degli additivi utilizzati come catalizzatore, gli isotopi 63 e 65 del rame possono essersi formati solo nel corso del processo. La loro presenza è quindi una prova che si verificano reazioni nucleari nel processo. Tuttavia, è da rimarcare che il nickel-58 e l’idrogeno possono formare rame-63 (70%) e rame-65 (30%). Questo significa che nel processo, il nickel-58 originale dovrebbe essere cresciuto rispettivamente di cinque e sette unità di massa atomica durante la trasmutazione nucleare. Tuttavia, ci sono due isotopi stabili del nickel con bassa concentrazione, il nickel-62 e il nickel-64, che, plausibilmente, potrebbero contribuire alla produzione del rame. Scrive Essén nella sua relazione: In qualche modo un nuovo tipo di fisica sta succedendo. È un enigma, ma probabilmente non sono coinvolte nuove leggi della natura. Noi crediamo che sia possibile spiegare il processo con le leggi della natura che sono note.

Interviene il ricercatore Levi: Dato che sono stato direttamente chiamato in causa e che ho svolto, insieme al Dr. Bianchini e al Prof. Villa, quella prova (anzi 2 come riporto nel mio brevissimo e preliminare report), mi sento in dovere di intervenire. Sono un ricercatore confermato dell’Università di Bologna. Da anni conosco il prof. Focardi, che è professore emerito, e con lui ho collaborato in una misura accurata della costante G. Da molti anni il prof. Focardi lavorava sui sistemi Ni-H. Sono sistemi molto diversi da quelli noti come “Fusione Fredda”. Nei sistemi Ni-H non vi è produzione di He tramite fusione di due nuclei di deuterio. Da poco più di due anni il prof. Focardi mi ha iniziato a collaborare con Rossi e da quel momento mi ha mostrato numerosissime evidenze coordinate che dimostravano che il reattore di Rossi stava in effetti funzionando. Dato che si trattava di esperimenti per sviluppo industriale non ebbi modo di parteciparvi. Solo da due mesi ho potuto esaminare il reattore e, da subito alcune cose mi hanno colpito:

1.La potenza prodotta: nell’ordine di 12 kW

2.Il fatto che nella prima prova il reattore sia stato in grado di sostenere la reazione senza potenza esterna.

3.La sostanziale ripetibilità dell’esperimento.

E' chiaro, come del resto dico nelle conclusioni del report, che le prime due prove fatte sono da considerarsi estremamente preliminari perché troppo brevi. Stiamo organizzando una prova più lunga, da tenersi in Dipartimento in condizioni più strettamente controllate delle altre coinvolgendo anche colleghi in modo da avere un controllo reciproco. Riguardo alla bombola di idrogeno. Il peso perso è stato valutato <1g. Avevamo una bilancia molto sensibile e un pezzo di scotch usato per fissare la bombola vi era rimasto attaccato. il quantitativo di idrogeno che avremmo dovuto consumare per produrre quell’energia sarebbe stato due ordini di grandezza maggiore. Riguardo al modello teorico fusione Ni+p è stato per ora confutato. Non abbiamo osservato gamma da annichilazione di positrone (58Ni + p 59Cu che decade Beta+) (e meno male perchè il flusso sarebbe stato tale da uccidermi). Leggete i report di Bianchini e Villa. Facendo funzionare il reattore in Dipartimento per abbastanza tempo (>10-15h) potremo escludere (sono già estremamente improbabili ) qualunque fonte chimica. Vi è un limite alla densità di energia chimica immagazzinabile. Per il resto… se mi trovo difronte a dati sperimentali correttamente acquisiti e mi manca una spiegazione teorica… beh vorrà dire che avremo molto lavoro da fare. Osservo infine che l’atteggiamento dell’Ing. Rossi è completamente diverso da quello di un qualsiasi “claimant”. Potremo fare misure sull’apparato in modo indipendente e con nostre apparecchiature. Ed è quello che faremo.

Kullander ed Essén ebbero il loro primo contatto con Rossi a metà febbraio, in occasione di una discussione sulla fisica dell'Energy Catalyzer, organizzata da Ny Teknik. Dopo avere ottenuto risposte da Rossi a diverse domande, espressero un giudizio cautamente ottimista sulla tecnologia. In un primo incontro con Rossi, a fine febbraio, venne fornito loro un campione della polvere di nickel puro destinata a essere utilizzata nell'Energy Catalyzer, e un altro campione di polvere di nickel che, secondo Rossi, era stato usato nel reattore per 2 mesi e mezzo. La loro analisi ha mostrato che la polvere pura è composta essenzialmente da nickel puro, mentre la polvere usata contiene diverse altre sostanze, in primis un 10% di rame e un 11% di ferro. "Purché il rame non sia uno degli additivi utilizzati come catalizzatore, gli isotopi 63 e 65 del rame possono essersi formati solo nel corso del processo. La loro presenza è quindi una prova che si verificano reazioni nucleari nel processo," ha detto Kullander (vedi dettagli più avanti). Proprio l'incontro di febbraio ha portato al loro coinvolgimento nella nuova prova tenutasi a Bologna. "La mia convinzione che ci sia uno sviluppo di energia ben superiore a quanto sarebbe da aspettarsi è stata rafforzata in modo significativo, in quanto ho avuto occasione di vedere il processo personalmente ed effettuare le misure," ha detto Kullander. "Tutto ciò che abbiamo trovato finora collima. Non vi è niente che dia l'idea di essere strano. Tutte le persone coinvolte sembrano oneste e competenti, " ha aggiunto Essén. In linea con ciò che esternarono durante la discussione a febbraio, credono che la fisica del catalizzatore di energia può forse essere spiegata con una combinazione di fisica atomica, molecolare, nucleare e del plasma. Allo stesso tempo, sono scettici rispetto a teorie dettagliate e ipotetiche suggerite in questa fase, e hanno sottolineato invece la necessità di ulteriori dati. Ritengono che Focardi e Levi abbiano la stessa impostazione e sostengono il loro punto di vista. Focardi, che ha lavorato con Rossi durante lo sviluppo dell'Energy Catalyzer, è professore emerito presso l'Università di Bologna, mentre Levi sarà ora responsabile della ricerca sull'Energy Catalyzer al Dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna, ricerca commissionata da Rossi che paga 500.000 euro in base a un accordo tra la sua azienda (Leonardo Corporation) e l'Università. Kullander ed Essén non sono coinvolti in questo progetto. Durante la loro visita a Bologna si sono incontrati con il Rettore dell'Università di Bologna, il professor Ivano Dionigi, ed hanno discusso con lui, Rossi, Focardi, Levi e Bianchini sul progetto. Secondo Kullander e Levi, una futura collaborazione per la ricerca è possibile. Le analisi della polvere di nickel usata nell'Energy Catalyzer di Rossi, mostra che si forma una grande quantità di rame. Per Sven Kullander questa è la prova di una reazione nucleare. Perché dal nickel venga a formarsi rame, il nucleo di nickel deve catturare un protone. Il fatto che questo forse si verifica nel reattore di Rossi è la ragione per cui è stato accennato al concetto di fusione fredda - che comporterebbe la fusione tra nuclei di nickel e idrogeno. Un termine che molti considerano essere più corretto, comunque, è LENR (Low Energy Nuclear Reaction) ovvero reazione nucleare a bassa energia. Secondo quanto ci è stato riferito da Rossi, la polvere è stata usata ininterrottamente per 2 mesi e mezzo con una potenza in uscita di 10 kW. Ciò corrisponde a un'energia totale di 18 MWh, con un consumo fino a 100 grammi di nichel e di due grammi di idrogeno.

Se quell'energia fosse stata prodotta bruciando petrolio, sarebbero state necessarie due tonnellate di petrolio.

Il risultato è stato di 200 volte l’energia termica d’ingresso e di 100 volte quella elettrica. E tutto senza produzione di neutroni !

Una reazione semplice, che apre le porte all’energia pulita ed illimitata per l’uomo.

Un motivo in più per dire NO al nucleare a FISSIONE di I°, II°, III° o IV° generazione che sia.

Ecco cosa dice Andrea Pallini:

Così come per la Fusione Nucleare Calda o Fusione Termonucleare (quella che avviene all’interno di una stella, tanto per capirci), anche per ottenere la fusione nucleare fredda è necessario avvicinare i nuclei atomici a distanze tali da vincere la reciproca forza di repulsione dei nuclei carichi positivamente. Tra i vari modi per effettuare questo avvicinamento l’Ing. Rossi e il Dott. Focardi hanno provato anche quello della Cella Elettrolitica 'Asciutta': un contenitore di materiale isolante riempito con idrogeno in forma gassosa, con al suo interno due elettrodi conduttivi metallici (1gr di nichel in questo caso). Il primo elettrodo, chiamato catodo, è in grado di 'assorbire' gli atomi di idrogeno, ed è inoltre collegato al polo negativo di un apposito alimentatore a corrente continua. Il secondo elettrodo, chiamato anodo, è collegato al polo positivo dell'alimentatore.

In tali catodi, con opportune tecniche, può essere accumulato un grosso quantitativo di gas. La quantità di gas accumulabile all'interno del reticolo cristallino del metallo può arrivare a circa un atomo di gas per ogni atomo di metallo. Un accumulo così elevato, a certe condizioni non ancora del tutto note (e tantomeno spiegate dai due ricercatori Italiani ) può innescare fenomeni di generazione anomala di calore, quindi ottenere più energia di quella che si è immessa per dare vita al fenomeno stesso.

D'altronde, in una delle sue interviste, Focardi dice che basta scaldare la polvere in presenza di idrogeno (anche ventilato, quindi niente alte pressioni) perchè la reazione avvenga.La temperatura elevata e la purezza del Nichel con l'aggiunta di un'altro elemento sono le premesse necessarie per la realizzazione della "fusione"...

"Dietro questo processo non c'è una base teorica: per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato", sostiene Rossi e sul perché questi esperimenti non avvengano in ambito accademico il Focardi spiega: "I miei colleghi non ci credono, sono scettici. Non so come un protone di idrogeno possa entrare nel nucleo di nichel, ma avviene. Ed è la strada dell'energia per l'umanità". Energia pulita ed inesauribile per tutti, e a costi ridicoli. Che sia l’inizio di una rivoluzione energetica? Per tutta l’umanità e il pianeta, lo speriamo.

Ecco la notizia riportata da autorevoli riviste statunitensi: By Sterling D. Allan, with Buddy of Georgia, USA Pure Energy Systems News Cold Fusion getting hot with 12kw heater prepping for market Italian inventor, Andrea Rossi, claims to have an industrial product ready to manufacture that produces large amounts of energy reliably, safely, and much cheaper than coal or natural gas power. It utilizes the fusion of hydrogen and the common element nickel at relatively low temperatures. Andrea Rossi, left, demonstrates the 12 kW heat generating device during the Italian press conference last Friday. Photo by Daniele Passerini, the who reported the day's proceedings in his blog. Last Friday, January 14, we reported about a press conference held in Bologna, Italy in which Professor Sergio Focardi and Eng. Andrea A. Rossi, both of the University of Bologna, announced to the world that they have a cold fusion device capable of producing more than 12 kilowatts of heat power, while only consuming a fraction of that. This is the first public demonstration of a nickel-hydrogen fusion reactor capable of producing a few kilowatts of thermal energy. At its peak, it is capable of generating 15,000 watts with just 400 watts input required. On Saturday, a forum was opened allowing for questions online from around the world. This recent public demonstration alone is is a huge development, but what's more, they also claim to be going into production, expecting to have these available for purchase commercially within a year. This would become the world's first commercially-ready "cold fusion" device. The first units are supposed to ship in three months, with mass production commencing by the end of 2011.

Il brevetto è di una semplicità ESTREMA, quasi imbarazzante ed infatti non è stato, al momento, accettato per difetto di spiegazione e per mancanza di innovazione!... " Marconi docet "... Mentre noi ci "scervelliamo" sugli addittivi /catalizzatori , se concedere il prevetto perche' i nostri fisici non ci capiscono niente...anche per la figuraccia di averci lavorato per 20 anni ,senza risultati !

Possibile che un "tecnico" come l'ing.Rossi digiuno di fisica nucleare ( tante' che si e' dovuto accoppiare con il fisico Focardi che ha gia' lavorato con la "fusione fredda" per avere una certa credibilita'...) ci sia riuscito ? Gia' mentre loro preferiscono pensare alla trinita': Dio-Spirito Santo - Bosone di Higgs ,c'e' chi stringe accordi per interi continenti... infatti negli USA è appena nata una nuova azienda, Ampenergo, che avrebbe ottenuto la licenza per lo sfruttamento dell'invenzione di Rossi nelle due americhe!

Senza parlare dell'accordo con una ditta greca per costruire una centrale che utilizza 100 E-cat in parallelo per la produzione di 1 MWh e dalla quale Rossi otterra' il compenso solo a risultato raggiunto ! Ci sembra una buona cosa anche perche' Rossi ha avuto precedentemente dei problemi con la giustizia a causa di un suo progetto per trasformare i rifiuti in petrolio che non aveva avuto buon esito...perche' non funzionava o perche' dava fastidio alle compagnie petrolifere ?

intervista all'Ing. Andrea Rossi, di Daniele Passerini e quindi alla fine Intervista a Christos Stremmenos Professore di Fisica presso l'Università di Atene e Melis intervista di Radio 24 - puntata di Mr Kilowatt del 04/05/11 e mercoledì 4 maggio 2011 Un nuovo articolo di Steven Krivit Steven Krivit, direttore di New Energy Times

Complimenti Ing. Rossi, la notizia dell'invenzione dell'E-Cat ha avuto ampio risalto in Grecia dove è stata localizzata la Newco che si occuperà della sua produzione e commercializzazione, la Defkalion Green Technologies di Atene. Immagino che in tutto ciò abbia giocato a favore avere come sponsor il Prof. Christos E. Stremmenos, che è stato oppositore del regime dei colonnelli, ex Ambasciatore della Grecia a Roma, Professore di Fisica presso l'Università di Atene, praticamente un eroe nazionale greco. In Italia al contrario i mass media hanno pressoché ignorato la notizia e se ne discute soltanto nel web, spesso aspramente. Le domande che le faccio sono ispirate appunto a interrogativi, dubbi e critiche che ho raccolto su internet. Per esempio, un punto molto dibattuto è quanto l'E-Cat possa essere considerato sicuro. I moduli da 10 kW che produciamo sono sicuri e non danno problemi: è da anni che li stiamo testando e usando, sono state fatte tutte le misure possibili delle radiazioni emesse dal reattore e tutte ne hanno sempre comprovato la massima sicurezza. Lo dominiamo come vogliamo, lo accendiamo e lo spegniamo, lo facciamo salire e scendere di potenza, non può mai superare una certa potenza perché l'abbiamo strutturata in modo tale che comunque non possa esserci una superficie di reazione Idrogeno-Nickel superiore ai limiti di sicurezza e soprattutto non esistono radiazioni fuori dal reattore che modifichino in maniera rilevante la radiazione di fondo. È vero invece che, allo stato attuale delle conoscenze, non sappiamo cosa succederebbe se partendo dallo stesso progetto di un reattore da 10 kW ne costruissimo uno da 1000 kW facendo il cosiddetto scale-up, cioè ingrandendolo. Infatti ci guardiamo bene dal farlo. Per ottenere potenze maggiori combiniamo in serie e in parallelo, come fossero batterie, i reattori da 10 kW: collegandoli in parallelo si aumenta la quantità di energia prodotta a temperatura costante, mettendoli in serie si moltiplica la quantità di energia prodotta a temperatura crescente, perché si moltiplicano i ?T. Combinando le due architetture, serie e parallelo, si può ottenere quel che si vuole restando rigorosamente negli stessi parametri di sicurezza. Parliamo sempre di potenza termica, giusto? Sì, la conversione in altre energie avrà le perdite di efficienza di qualsiasi altro sistema: nel ciclo di Carnot l'efficienza normalmente è tra il 30 e il 35% a seconda dell'efficienza del sistema, questo significa che se noi convertiamo 1 MW termico in potenza elettrica possiamo ottenere 300-350 kW elettrici ed energia termica il resto. Quindi si potrebbe produrre entrambe le cose contemporaneamente: calore ed elettricità. Con il ciclo di Carnot si fa così, certo, nulla si crea e nulla si distrugge: alla fine il bilancio energetico deve risultare 100. Di conseguenza se trasformo di 100 kW in 35 kW elettrici gli altri 65 restano termici, questo in teoria, poi chiaramente qualche punto percentuale si perde in dispersioni. Ricapitolando, se serve potenza termica l'E-Cat fornisce direttamente quella, basta solo uno scambiatore di calore e il gioco è fatto. Se invece serve elettricità solo una parte dell'energia termica può essere trasformata in elettricità, restando comunque utilizzabile anche il termico che avanza. Quindi un piccolo paese di 50-100 famiglie con una unità da 1 MW potrebbe essere reso energeticamente indipendente sia dal punto di vista del riscaldamento che dell'energia elettrica. Ah sì, questo senz'altro. Se ho capito bene, una volta fornita al reattore la potenza necessaria all'accensione (a Bologna si è parlato di 1-2 kW), nel momento in cui la macchina è a regime potrebbe funzionare in modo autonomo, senza una presa di corrente o una batteria, visto che la potenza assorbita (dell'ordine di 0,4 kWh) è ampiamente dentro i circa 3,5 kW elettrici ottenibili. Certamente. Rimane poi però il problema del drive [sistema di controllo] che comunque è un attimino più complesso: ogni reattore è implementato di un drive elettrico per motivi di sicurezza quindi deve essere attaccato a una linea di corrente. Proprio in virtù di questi controlli possiamo garantire che non ci sono problemi intrinseci di sicurezza nei nostri E-Cat da 10 kW, così come nelle nostre unità da 1 MW, costituite da 100 reattori da 10 kW ciascuno dei quali ha il suo sistema di controllo. Da 10 kW a 1 MW non facciamo altro che conservare il grado di sicurezza acquisito. Resta il fatto che ancora non esiste una spiegazione scientifica di cosa avvenga dentro la macchina. Se non sapete questo come fate ad essere sicuri di poter controllare il reattore in ogni condizione, anche quelle più imprevedibili? Bene, prima di tutto un'idea abbastanza precisa dei motivi teorici per cui la macchina funziona ce l'abbiamo. Rimangono da precisare molte cose e ci stiamo lavorando, con la collaborazione dell'Università di Bologna. Ma vede, anche nella normalissima combustione della legna che cosa succeda esattamente in realtà non lo sa nessuno. Cioè tutte le varie e successive reazioni che avvengono tra la formulazione chimica di partenza e la formulazione chimica finale dei prodotti di combustione non si conosce con esattezza. Ciononostante si progettano camere di combustione in condizioni di sicurezza, perché sapendo qual è la situazione iniziale e quale è la situazione finale si prendono tutte le misure di sicurezza conseguenti. Quindi, per esempio, noi mettiamo degli schermaggi sovradimensionati rispetto a quelli che sarebbero sufficienti, e otteniamo un surplus di sicurezza come si usa in qualunque altro impianto. Con questo intende dire che i raggi gamma che il Prof. Villa ha riportato non avere riscontrato durante l'esperimento del 14 gennaio erano semplicemente ben schermati e non uscivano dalla macchina? Con l'Università di Bologna procederemo per l'appunto a un lavoro approfondito sui gamma. I gamma ci sono, per forza, perché se non ci fossero non avremmo energia. È un problema non solo di schermaggio ma anche di posizionamento dei contatori. Ci sono grossissime prudenze in questo momento da parte mia su questo punto, almeno finché il brevetto non sarà approvato. Noi al nostro interno le misurazioni dei gamma le abbiamo fatte, ma cerchiamo di evitare che altri le facciano, perché misurando i gamma si ottiene - come dire - l'impronta digitale di tutto quello che c'è dentro il reattore. Quello che lei ha detto a Celani durante la conferenza stampa del 14 gennaio... Eh sì, il motivo per cui a un certo punto ho chiesto gentilmente al Prof. Celani di spegnere il suo contatore è proprio che so quanto sia in gamba... finché ho visto che stava controllando se dentro ci fosse qualche trucco l'ho lasciato fare, perché in poche parole il suo scopo, con quella macchinetta che si era portato, era controllare se noi non avessimo nascosto dentro al reattore qualche sostanza radioattiva e fosse quella la vera fonte di calore. In questo caso l'emissione dei gamma sarebbe stata costante e precisa, mentre nel caso di gamma che nascono lì al momento per via di reazioni nucleari si verifica un'emissione discontinua, scoppiettante, quella che Celani ha riscontrato. Mi perdoni se insisto - questo mi pare un punto abbastanza controverso - ma come si concilia l'affermazione che voi avete un'idea abbastanza precisa di quello che avviene dentro la macchina col fatto che al momento il primo modello teorico formulato Focardi è stato negato proprio dall'assenza di gamma (mi riferisco al report del Prof. Villa)? In poche parole per una misurazione dei gamma veramente ben fatta noi dovremmo creare un varco a 360° nel reattore per consentire al contatore di leggere bene tutto quello che succede lì dentro. Cosa che però implica dare la tecnologia completamente in mano a una persona preparata in grado di interpretare i dati. Per strutturare i sistemi di sicurezza anti-spionaggio di una tecnologia di questo genere non basta circondarsi di collaboratori onesti e onestissimi... io stesso andrei in crisi se qualcuno mi venisse a dire "ti diamo una cifra che ti cambierebbe la vita dall'oggi al domani a te e alle tue prossime cinque generazioni, in cambio devi solo dirci...". Un'offerta di questo genere metterebbe seriamente alla prova anche l'onestà di un Santo.

Mi permetta di chiederle allora come reagirebbe lei se le facessero la stessa offerta per non produrre mai l'E-Cat! Oh, uno deve trovarsi dentro certe situazioni per sapere veramente come si comporterebbe... però posso dirle che questo progetto è la mia vita e per me non ha prezzo.

Torniamo ai motivi della sua prudenza, stiamo parlando degli altri elementi segreti oltre al Nichel e l'Idrogeno che partecipano alla reazione? È questo che verrebbe fuori da un'analisi approfondita dello spettro dei gamma, giusto? Chiaro, proprio questo... la composizione della polvere che si trova dentro la macchina è l'essenza della reazione, perché usando solo Idrogeno e Nickel non viene fuori niente. Quindi che compromesso abbiamo trovato? Ho fatto mettere al Prof. Villa i contatori in una posizione e secondo un'angolazione che secondo me poteva essere tutelante, far vedere qualcosa ma non troppo, però mi sono tutelato talmente che alla fine i contatori non hanno preso niente, questo è il problema

Può dirci a che punto dell'iter siete in questa procedura di brevetto? Siete in dirittura di arrivo sì o no? Ritengo di sì, anche se naturalmente la certezza l'avrò solo quando i nostri avvocati (lo Studio Cicogna di Milano) ci comunicheranno il lieto fine. Ho sentito l'Avv. Cicogna una settimana, fa per avere chiarimenti, dopo che il chimico nucleare Camillo Franchini aveva diffuso la notizia che il nostro brevetto era stato respinto in malo modo. L'avvocato mi ha risposto che avrebbe dovuto essere stato avvertito per primo se questo fosse realmente successo, ha comunque controllato e dopo mezz'ora mi ha telefonato rassicurandomi che quei rumors erano solo fesserie! Evidentemente Camillo Franchini si riferiva alle contestazioni relative alla prima fase di dibattimento in sede di Ufficio Brevetti.

Quando uno produce una macchina come questa e deve metterla sul mercato, al di là del discorso del brevetto, di quali autorizzazioni c'è bisogno? Potrebbero sorgere problemi per il fatto che manchi ancora il modello teorico? Dunque, il nostro cliente greco ha già ottenuto le autorizzazioni per la macchina che verrà prodotta. Ai fini della sicurezza noi dobbiamo dare la prova scientifica del fatto che l'impianto non dia luogo ad emissioni di radiazioni e lavori in condizioni controllate di pressione in modo da mantenersi entro determinate energie. Nel momento in cui dimostriamo che riusciamo a controllare perfettamente le pressioni e le temperature del processo, non abbiamo più problemi. Perché torniamo all'esempio della combustione, come dicevamo prima: nessuno sa esattamente cosa avvenga. Ma non solo, le dirò di più, come funzionino gli atomi in realtà nessuno lo sa, se lei prende uno dei più aggiornati testi sui modelli atomici, il Marhoon, non c'è un capitolo dove non si legga “potrebbe essere così, ma potrebbe anche non essere così”. Se la mancanza di un modello teorico fosse un motivo per non autorizzare l'E-Cat allora a questo punto non dovrebbero essere autorizzate nemmeno tante macchine usate in medicina nucleare. Pensi ad esempio a una PET (Positron Emission Tomography), teoricamente è una macchina pericolosissima. Come funzionino esattamente le reazioni nucleari che danno luogo al funzionamento di queste macchine non si sa per il semplicissimo fatto che nessuno sa come funzioni il nucleo di un atomo. Hanno realizzato al CERN quell'immenso anello proprio per cercare di cominciare a capire veramente come sono fatti gli atomi, perché non lo sanno. Ma la PET si usa lo stesso, perché a prescindere dall'aspetto teorico - tutt'altro che chiarito - in pratica si conosce la radiazione che esce durante una tomografia e la sua pericolosità è sotto controllo. La stessa cosa facciamo noi: la radiazione che esce dai nostri reattori è perfettamente controllata, abbiamo fatto migliaia di misure, le abbiamo fatte con gli stessi esperti che fanno i controlli sulle macchine di medicina nucleare.

Immagino che il giorno in cui i fisici e i chimici nucleari troveranno un modello scientifico per spiegare quello che avviene dentro la macchina a quel punto potrà essere implementata e sviluppata. Siamo appena all'inizio di una nuova tecnologia, come i primi motori a scoppio di oltre un secolo fa confrontati con quelli di oggi. Assolutamente sì. L'esempio è giusto: nel 1905 ipotizzare di fare un motore a scoppio che tirasse fuori potenze di centinaia di cavalli sarebbe stata pura utopia, avrebbero detto "tu sei matto, questa roba qua è una bomba". Diciamo che noi oggi abbiamo dimensionato la macchina per essere sicura in proporzione alle conoscenze che abbiamo. Un secolo fa la chimica della combustione del petrolio all'interno dei cilindri era in buona parte ignota, però i motori giravano ed erano sicuri, perché a quelle potenze di pochi cavalli vapore non c'erano problemi.

Cambiamo discorso, che alla fine abbiate scelto di produrre all'estero invece che in Italia non mi stupisce... No, in Italia non intendo più fare niente, a parte la ricerca. Lei oggi mi trova in Italia perché sto lavorando con l'Università di Bologna altrimenti sarei negli Stati Uniti.

Proprio questo volevo chiederle. Perché proprio in Grecia e non negli Stati Uniti dove si trovano le sue attività principali? Negli Stati Uniti noi abbiamo una fabbrica di reattori. In Grecia c'è questa Newco che è partecipata da grosse compagne europee che lavorano nel settore dell'energia, si sono proposte e abbiamo fatto un contratto...

Un momento, questo mi era sfuggito. Mi sta dicendo che ci sarà una fabbrica in Grecia e un'altra anche negli Stati Uniti? Sì le è sfuggito, negli Stati Uniti una fabbrica c'è già. I reattori che sono stati prodotti adesso e anche la prima unità da 1 MW li stiamo costruendo nello stabilimento che abbiamo negli Stati Uniti.

Quindi l'unità da 1 MW che sarà presentata ad ottobre verrà costruita negli USA e portata in Grecia. Esattamente. In Grecia ora si sta preparando lo stabilimento che produrrà per il mercato europeo, suppongo, anche se poi dipenderà da quello che deciderà il consiglio d'amministrazione della Defkalion Green Technologies.

A questo punto ci può dire chi sono gli investitori europei e statunitensi? Mi dispiace, vogliono per il momento mantenere l'anonimato entrambi. Non lavoro per soddisfare la curiosità della gente, lavoro per produrre macchine che funzionano e rispetto la volontà di chi ci mette i capitali. Posso solo aggiungere che loro chiaramente conoscono benissimo tutti i segreti industriali della macchina, proprio per questo hanno deciso di investire in essa.

Conferma che i primi clienti saranno a loro volta industrie e non privati? Assolutamente sì, anche perché torniamo al discorso della sicurezza, un conto è ottenere le autorizzazioni per utilizzare questi impianti in una situazione industriale, dove ci sono strutture e attrezzature adeguate e addetti specializzati. Un conto è un elettrodomestico che viene comprato in un qualsiasi grande magazzino e messo in un qualsiasi appartamento. È evidente che sia lo sviluppo tecnologico sia le autorizzazioni e certificazioni necessarie per produrre l'elettrodomestico implicheranno molto più tempo per essere concluse e implementate. Più si va nel grande è più si ha a che fare con una struttura industriale con addetti addestrati a fare la manutenzione e controllo. È quando si va a casa della signora Maria che il discorso diventa più difficile da un punto di vista autorizzativo, perché li non c'è un addetto o un esperto. Dentro l'E-Cat avvengono pur sempre delle reazioni nucleari, anche se non viene utilizzato né prodotto materiale radioattivo, o meglio, si producono isotopi con un tempo di decadimento brevissimo, una emi-vita nell'ordine dei minuti.

Insomma il limite per ora per ora è nel piccolo, non nel grande. Ma questo significa che come si mettono insieme elementi da 10 kW per ricavare unità da 1 MW, allo stesso tempo si potrebbero mettere insieme unità da 1 MW per ricavare potenze maggiori? Per fare una centrale da centinaia di 100 megawatt per esempio? Certamente. L'unità da 1 MW sono 100 unità da 10 kW. A quel punto di unità da 1 MW ne possiamo mettere insieme quante vogliamo.

È fantascienza immaginare che tra 50 anni ci sarà la caldaietta domestica a fusione fredda in ogni appartamento? Anche meno, potrebbero bastare una decina di anni. Fermo restando il discorso autorizzativo molto più complesso che dicevamo prima, che invece è già stato superato per gli impianti industriali in costruzione.

Sì però c'è una via di mezzo molto interessante a mio avviso: il teleriscaldamento. Già oggi esistono interi quartieri collegati a una unica centrale termica. Le infrastrutture sono già belle pronte, basterebbe sostituire la centrale a metano con una a fusione fredda. Senz'altro, questo è fattibile sin da ora, perché siamo comunque nel campo dell'applicazione industriale, anche se l'uso finale è domestico, non si va a mettere un reattorino dentro un appartamento come fosse un televisore o un forno a micro-onde, nelle case corrono solo i tubi dell'acqua calda prodotta da una centrale con tutti gli standard di sicurezza che servono. Ed è proprio quello che si farà in Grecia, dove sono più interessati al termico che all'elettrico.

Ci conferma i costi che ha dichiarato alla conferenza stampa di Bologna, cioè 2000€ al kW per l'acquisto degli impianti e 1 centesimo a kWh? No, queste cifre sono in dollari e centesimi di dollaro, se parliamo di euro i prezzi si abbassano, in funzione del cambio attuale naturalmente. Ricordo che attualmente un kWh ottenuto da fonti energetiche tradizionali viene sui 13-14 centesimi.

Una bella differenza, non c'è che dire. Ok, possiamo concludere qui. La ringrazio per questa seconda intervista concessa in esclusiva al blog Ventidue passi d'amore e dintorni.

Daniele Passerini

Ecco mentre l'ing.Rossi controlla il funzionamento dell' E-Cat a Bologna...

lunedì 25 aprile 2011 Intervista a Christos Stremmenos (da Radio Città del Capo)

Ecco il testo dell'intervista al professor Christos Stremmenos, messa on line come file audio sul sito della radio bolognese lo scorso 23 aprile.

Trascrizione autorizzata per il blog Ventidue passi d’amore e dintorni ...e questo, naturalmente, ci ha fatto pensare che veramente, Fleischmann e Pons avevano trovato qualcosa di molto importante, perché se ci si spostava di un micron da queste [condizioni sperimentali]... si trovava palladio e basta... o ossido di palladio e l'ossido di palladio non esisteva, perché il giorno prima il palladio era lucido, splendeva... Quindi questo avrebbe voluto dire che c'era stata una.....trasmutazione!

Erano trasmutazioni prodotte da un processo... questo è successo dopo venti giorni. Abbiamo pensato con [Gian Paolo] Cammarota [direttore dell'Unità Complessa di “Scienze Chimiche, Radiochimiche e Metallurgiche dell'Università di Bologna, ndr] di sottoporre i nuovi campioni a una specie di deformazione, insomma come fanno gli orefici che passano attraverso un... in modo da deformare un pochettino il reticolo. Abbiamo seguito lo stesso protocollo dell'esperienza [di Flieschmann e Pons], però stavolta dopo cinque giorni (creando della struttura difettosa sul palladio) avvenivano gli stessi fenomeni, con le stesse caratteristiche, con la stessa – diciamo così – quantità di elementi formati sempre in quelle zone e così via. La cosa che uno pensa subito è che la struttura difettosa sia la più adatta, quindi mi è venuto in mente subito di sperimentare con una struttura estremamente deformata, che è polvere di palladio, e siccome il palladio ce lo dovevamo procurare dall'Inghilterra, io dico “ma perché non usiamo un altro elemento meno costoso? – perché non c'erano neanche tanti soldi – prendiamo il nickel”. Contemporaneamente ho avuto l'occasione di leggere qualcosa che Focardi aveva pubblicato sul Nuovo Cimento, quindi, come colleghi nella stessa università a Bologna, abbiamo cominciato a scambiare pareri, informazioni et cetera, quindi in parallelo abbiamo lavorato finché io sono andato in pensione. Una cosa molto importante sulla polvere. L'ultimo mio studente che faceva la tesi con me – che per caso era un Greco – aveva osservato una cosa molto interessante con le polveri di nickel. Le polveri di nickel da sole non è che assorbissero un gran quantità di idrogeno. Messe lì naturalmente in una cella – avevamo fatto una cella calorimetrica raffinata dove si misuravano variazioni di temperatura e di quantità di calore prodotto in maniera molto rigorosa – abbiamo constatato circa 1, 2 o 3 watt nei migliori dei casi e lo stesso anche Sergio Focardi. Focardi però era indirizzato anche allo studio – come professore di fisica nucleare – di parametri nucleari, ma nello stesso tempo anche di cambiamenti di struttura, insomma eravamo complementari su questa questione. Comunque – questo è molto importante, perché l'ho osservato e l'ho detto allora a Sergio – facendo degassare la polvere di nickel, stavolta a una pressione bassissima (cioè 10-6, cioè un milionesimo della pressione atmosferica) per una settimana e a una temperatura di 500 gradi [centigradi, ndr] in modo che tutti gli ossidi dalla superficie dei micrococchi [probabilmente Stremmenos intende "microparticelle", ndr] del nickel venivano eliminati (tutti gli ossidi formati perché siamo immersi in un'atmosfera di ossigeno), ebbene: il caricamento mi ha “succhiato” – come posso dire – una enorme quantità di idrogeno (perché usavo idrogeno...) e da 500 gradi che era, la temperatura è cominciata a salire in maniera molto, molto considerevole, insomma verso l'alto, superando i 1000 gradi. Io ho preso paura e ho spento tutto [ride] perché mi dico: "qui mi scoppia tutto!". Andava su in maniera molto veloce la temperatura. Probabilmente si aggiungeva anche una reazione chimica (formazione di idruri in quel caso lì). Non ho avuto la pazienza di aspettare che arrivasse a regime, ma gli esperimenti precedenti che così, a livello di produzione esotermica dal nickel... mi è durato anche sei mesi questo eccesso [di calore], quindi ha fatto... ma assorbiva poco idrogeno, quindi ho capito che il trucco era di purificare il nickel al massimo... Quindi polvere di nickel... lei ha detto degassare, cioè togliere l'ossigeno... Togliere tutti i gas che assorbe… più gli ossidi formati nella superficie dei micrococchi [probabilmente Stremmenos intende "microparticelle", ndr] del nickel. E come si fa a fare questo procedimento con la polvere di nickel? Scaldando. Scaldando a temperatura attorno a 500 gradi e creando una depressione di (io sono andato molto avanti) 10-6 che significa un milionesimo di atmosfera. Comunque forse bastava anche poco e naturalmente uno doveva lasciare il campione più giorni e quindi… Mi scusi professore se la interrompo, ma quello che mi sta dicendo è molto simile a quello che ha detto l'ingegner Rossi quando il 14 parlava della temperatura dentro l'energy catalyzer, lui parlava di circa 400, 500 gradi... Sì. Ecco Rossi ha avuto il grande merito di attivare il sistema attraverso questo catalizzatore... da passare dai watt ai kilowatt, e questo se lo tiene segreto, fa benissimo... Il famoso ingrediente segreto di cui parlava Rossi durante la presentazione. Questo va bene... fa benissimo e naturalmente, quando avrà sistemato tutte le questioni con il brevetto e così via, sarà di dominio pubblico, almeno a livello di dominio scientifico. E abbiamo ancora delle idee da [sviluppare] a livello di ricerca... di sollecitare il sistema anche con altri metodi, non chimici puramente (perché un catalizzatore ha un'azione chimica), ma altri modi chimico-fisici per sollecitare e migliorare il sistema, renderlo un pochino più flessibile in modo da poterlo un domani – non so tra quanti anni – usare per le macchine, per gli aerei a reazione eccetera, insomma c'è ancora molta strada da fare, ma è una strada fantastica. Ecco professore, venendo un po' ai giorni nostri, siamo in una vicenda che è stata presentata a Bologna, ma ha un cuore in Grecia adesso, e su questa vicenda appunto è stato detto dall'ingegner Rossi che in una città greca si sta sviluppando uno stabilimento. Ha fatto anche il nome di una ditta, la Defkalion, mi sembra che si chiami… Io sono il vicepresidente [ride]....di cui lei è il vicepresidente, esattamente. Ecco, stiamo parlando di un vero e proprio impianto industriale, quindi non si parla più di sperimentazioni …

No, no, stiamo parlando di un impianto industriale che stiamo preparando in maniera molto precisa, ma mi consenta, in questo momento, di non focalizzare la nostra discussione su questi aspetti. Ci sarà il momento, a ottobre, senz'altro sarà un exploit di questa faccenda, ma in termini molto seri... Le volevo fare solo una domanda di questo tipo: visto che lei, appunto, ha una passata esperienza anche di rappresentanza diplomatica in Italia, quindi proprio sul suo specifico ruolo lei si è adoperato con il governo greco per agevolare la sperimentazione di questo impianto... qual è il suo ruolo? Ho capito la domanda dottore [ride]. Questa cosa naturalmente è come sono i vecchi amori: quando sono andato in pensione volevo fare il mio laboratorio e continuare queste mie ricerche in santa pace. Però informavo Giorgio Papandreu, l'attuale primo ministro, che allora era il presidente del Pasok. Nel Congresso in cui è stato eletto erano stati creati dei gruppi di lavoro per vari aspetti economici della Grecia. Insomma, per formulare il programma del partito che era in auge di andare nel governo. Quindi io ho detto: “Giorgio, guarda – gli ho spiegato – continuo a lavorare su questa cosa”. E allora al Congresso subito lui mi ha detto: “ma sai che ci credo anch'io a questa cosa, ma chissà quando verrà”. “Non lo so – dico – la verità e il destino non lo abbiamo, ma dobbiamo sostenere e perseguire questo filone...”. Focardi mi ha telefonato due anni fa: “Guarda Christos che il salto di qualità c'è stato, perché Rossi ha trovato una maniera di...”. “Ma hai fatto le misure di...”? “Sì, le ho fatte io le misure e ho visto una amplificazione di 200 volte l'energia entrata, e non solo questo...”. Io non lo conoscevo Rossi ancora, perché stava negli Stati Uniti. “Non solo questo – dice – sono testimone del fatto che la Eon, lì vicino a Ferrara - a Bondeno - ha riscaldato un grosso capannone di Rossi, non so quanti metri quadrati o cubi...”. Non ci credevo neanch'io: “ma dico, sei sicuro, Sergio?”. “Ma si – dice – tu dubiti di me?”. “Di te non dubito assolutamente, ma passare dai watt ai kilowatt è un miracolo! Bravo questo ingegnere, lo voglio conoscere!”. Quando è venuto Rossi qui... anzi prima che venisse gli ho mandato una email: “Gli amici dei miei amici sono anche i miei amici, io quando verrai voglio conoscerti. Vogliamo discutere a livello scientifico e ho anche una proposta: vorrei seguire la cosa anche in Grecia perché in questo momento ci sono dei problemi economici seri nel mio paese”. Mi ha risposto subito, Rossi è sempre molto gentile, sempre aperto.

Quindi può essere una cosa molto importante per un paese come la Grecia che ultimamente ha avuto problemi economici grossissimi, tensioni sociali... potrebbe essere anche uno sviluppo importante... Esatto, questo lo vedremo in seguito. Con i piedi di piombo, dobbiamo fare le cose serie. E non è solo la Grecia... è per l'intero pianeta questa cosa, se viene sviluppata con le dovute maniere, in modo da non soccombere attraverso il marketing dei petrolieri e tutti gli altri. Con le altre forme di energia rinnovabile, alternativa, io credo che possa esserci una convivenza abbastanza costruttiva. È chiaro che il problema è che dobbiamo eliminare l'anidride carbonica da questo pianeta. Il cambiamento climatico non è un'opinione, non è un verdetto scientifico, è una realtà che viviamo giorno per giorno e quindi bisogna lavorarci. Mi chiederà perché si sono convinti sia Rossi che Focardi che la Grecia sia un paese adatto: perché noi fonti primarie di energia non ne abbiamo al di fuori dell'idroelettrico e naturalmente della lignite, ma non esiste un combustibile più inquinante di quello... Però la Grecia ha tanto nickel...

Esatto, ha il nickel, e il presidente della Società del nickel è stato mio studente qui a Bologna, Sakis Barakos [?]... quando gli ho raccontato: "guarda che una volta ti ho bocciato in Fisica, adesso non lasciarti bocciare una seconda volta. Devi stare con le orecchie e gli occhi aperti su questa faccenda, perché potrebbe essere una cosa molto importante". Insomma, considerando il clima, la predisposizione dell'attuale governo in Grecia... anche l'opposizione adesso ha chiesto di essere informata su questa questione... quindi questa faccenda viene accolta in maniera non pregiudiziale in Grecia, nessuno non si impegna... qui Rossi ha ragione, c'è poco da fare: gli interessi a livello scientifico sono molto conflittuali e molte volte sono “servitori”... lei mi capisce... e quindi sarà il mercato... il mercato è in grado di valutare scientificamente? No, ma comunque... Ecco professore: sta parlando con un profano come sono poi anche gli ascoltatori della radio. Io volevo chiederle però una cosa, e Lei già in qualche modo l'ha accennato. Una comunità scientifica, estremamente scettica però, relativamente sia a questi studi ma sia anche alle evidenze presentate dal 14 Gennaio in poi, magari adesso un po' meno scettica perché ci sono anche altri studiosi che hanno cominciato a interessarsi... perché tutto questo scetticismo? Ecco. La discriminante fra gli scettici e i favorevoli è che i favorevoli hanno lavorato, si sono occupati in termini sperimentali o teorici, gli scettici pontificano solo. Pontificano senza occuparsi, senza vedere la realtà sperimentale di questo sistema, della fusione fredda in generale. Pontificano anche in maniera arrogante, perché non hanno l'umiltà di riconoscere questo. D'altronde la Fisica, la Chimica, sono scienze sperimentali e questo bisogna sottolinearlo. Prevale non il modello – il modello segue, è frutto del nostro cervello – prevale l'evidenza sperimentale, è quella che conta, altrimenti la scienza sarebbe ancora al livello di "neanderthalensis"! [ride] Però alcuni scienziati, non scettici prevenuti, dicono: "Certo, abbiamo visto delle cose, però – essendoci queste limitazioni di carattere economico, produttivo, di mercato – non si può vedere dentro l'Energy Catalyzer, non si possono conoscere queste sostanze additive di cui parla Rossi... e quindi non si può vedere, non si può conoscere". Queste sono scuse! Ammesso che Rossi lo apra, [troverebbero] della polvere! Dunque, il discorso è di prendere in esame tutti i possibili approcci per capire 1) come si può superare la barriera di Coulomb, cioè la repulsione fra i protoni e i nuclei; 2) come non vengano fuori le previste [radiazioni] in base a quel meccanismo, che potrebbe essere anche un altro meccanismo nucleare. Ma è compito loro: anziché pontificare così – per "farsi belli" – è bene che collaborino con chi ha lavorato, che si scambino [idee] per il bene di... d'altronde la Scienza ha quella finalizzazione lì: di aiutare l'Uomo, non i capitalisti – perché Lei ha capito che io sono dalla parte socialista, della società... ma di fronte al valore Uomo... l'Uomo ha due necessità: una, quella di mangiare e l'altra di muoversi, di utilizzare l'energia. Se riusciamo a decentralizzare questo discorso dell'energia abbiamo risolto al 50% i problemi esistenziali di una società. Grazie dottore, credo che abbiamo detto tutto! [ride] Le faccio un'ultima domanda, perché siamo un po' sul politico adesso, abbiamo parlato tanto di scienza, e di questioni complesse. Ecco, sicuramente una scoperta come questa e soprattutto la sua applicazione industriale di massa, allargata, avrebbe effetti rivoluzionari sulla produzione di energia, ma talmente rivoluzionari che, visto che insomma attualmente...

Creerebbe squilibri......le attuali guerre si verificano per l'energia, insomma, che sia petrolio o...

Per il 50% del fabbisogno dell'Umanità. L'altro 50% è quello di mangiare! Di mangiare, certamente. Però con l'energia attualmente, se vediamo i disastri delle guerre e i disastri delle centrali nucleari – vedi il Giappone – abbiamo diversi problemi. Beh, le classi politiche internazionali si devono rassegnare: l'evoluzione scientifica, come non si è fermata con l'Inquisizione di Galileo, non può fermarsi ora. È bene che contribuiscano ad introdurre questo discorso – dal loro punto di vista, che io non condivido – ma non si può fermare l'evoluzione della Scienza. Questo è un “principio teleologico” – chiamiamolo così – del progresso dell'umanità, e in questo momento l'umanità è in crisi per le difficoltà che i sistemi politici generali creano su questi settori: 50% sull'alimentazione e 50% sull'energia. Se viene affrontato in maniera graduale... non è necessario "scannarsi" per accettare l'innovazione scientifica. La biotecnologia ha fatto dei salti molto importanti per la salute dell'Uomo; bisogna dare il dovuto contributo all'evoluzione scientifica a livello energetico. Non è un peccato, capisco che non la pensano tutti come me, ma questo è inevitabile: non si può bloccare l'evoluzione della Scienza, del sapere umano. Io, poiché, spero di avere ancora qualche genoma dei miei vecchi antenati, seguo due cose. Una, quella di Socrate: "Una cosa conosco, che non conosco niente". E un'altra di Aristotele che ha detto: per natura l'uomo ha la vocazione del sapere. Quindi è insito in noi, differiamo dal mondo animale in questo, appunto. [ride] Quindi ci diamo appuntamento a Ottobre, in Grecia.

mercoledì 4 maggio 2011Di nuovo l'ingegner Rossi a Mr Kilowat

Melis intervista di nuovo l'ingegner Rossi (parte 1) Radio 24 - puntata di Mr Kilowatt del 04/05/11 Buonasera da Maurizio Melis. Chi segue Mr. Kilowatt sa che nelle ultime settimane abbiamo parlato più volte di "fusione fredda", o meglio di "reazioni nucleari a bassa energia" cercando per quanto possibile anche di ricostruire il contesto di queste ricerche. Ma, se l'argomento è tornato in auge lo dobbiamo all'E-Catalyzer, un oggetto non più grande di un tubo, più o meno di mezzo metro di lunghezza, inventato da un italiano: Andrea Rossi, sulla base degli studi di un altro italiano: Sergio Focardi, fisico e professore benemerito all'Università di Bologna. Ricordo tutto questo a coloro che non hanno seguito le precedenti puntate. Ecco, secondo Rossi e Focardi l'oggetto in questione produrrebbe energia termica, quindi calore, mediante una "fusione fredda" tra nickel e idrogeno, quindi energia pulita e pressoché illimitata, in pratica saremmo in presenza di una vera e propria rivoluzione. La notizia, attenzione, non sta tanto nell'annuncio, l'ospite che di qui a poco presenterò, non me ne vorrà, ma di annunci mirabolanti se ne sentono tanti, ma nel fatto che almeno tre fisici del tutto estranei alla vicenda, un italiano e due svedesi, tra cui il presidente dell'Accademia svedese, hanno confermato la produzione di energia con una modalità, attenzione alle parole che hanno usato, che non sarebbe riconducibile ad alcuna reazione chimica nota, e quindi si tratterebbe di un qualche tipo di reazione nucleare. Cosa c'è dentro la macchina però non lo sappiamo, perché i test sono stati effettuati per precisa richiesta dell'inventore a scatola chiusa per una questione di protezione brevettuale, a scatola chiusa cioè misurando quanta energia entra e quanta energia esce, ed è proprio l'inventore Andrea Rossi che abbiamo in linea con noi stasera. Buonasera Rossi, benvenuto a Mr.Kilowatt.

Buonasera, buonasera a tutti voi. Si trova nel suo laboratorio, credo, in questo momento Sì, sono nel mio laboratorio, stiamo proprio facendo degli esperimenti con delle miscele nuove di catalizzatore. Allora senta: proviamo a fare un po' il punto sulla situazione anche perché ci sono molte voci che circolano su Internet, allora vediamo cosa è vero e cosa no. La prima cosa che le chiedo è: quanti E-Cat sono in funzione attualmente? Allora, noi stiamo costruendo l'impianto da 1 MW che verrà inaugurato in Ottobre. Per fare questo impianto ci vogliono 330 E-Cat. Noi li stiamo costruendo e mano a mano che vengono costruiti vengono messi in funzione in modo da testarne singolarmente il comportamento. Poi alla fine a Settembre faremo l'assemblaggio di tutti quanti. Ad oggi ce ne sono in funzione 147. Stiamo continuando a farli, la produzione industriale inizierà a Novembre quindi li facciamo letteralmente uno per uno, e infatti questo "tac-tac" che si sente è una pompa peristaltica che sta provando il prossimo che poi verrà messo in funzione... ...che serve a pompare acqua attraverso questa specie di tubo, giusto? Esatto. Ecco, senta: questi 147 E-Cat dove si trovano? Nei tre stabilimenti in cui noi lavoriamo: uno è a Bologna e due sono negli Stati Uniti, uno in Florida e uno nel New Hampshire.

mercoledì 4 maggio 2011 Un nuovo articolo di Steven Krivit

Steven Krivit, direttore di New Energy Times Iniziamo la giornata con la traduzione in italiano di un articolo uscito due giorni fa negli USA. Ho infatti stretto con New Energy Times un accordo di collaborazione simile a quello già sperimentato con Ny Teknik, in modo da offrire al pubblico di lingua italiana, pressoché in contemporanea, articoli che escono in inglese sulla rivista USA e sulla rivista svedese riguardo l'Energy Catlyzer.

Indagini e osservazioni sull’apparato di Rossi.

Mats Lewan, giornalista di Ny Teknik misura dei livelli memorabili di calore in eccesso in un apparecchio LENR. di Steven Krivit - 2 maggio 2011 Traduzione di Alex Passi, in esclusiva da New Energy Times per 22passi

Gli esperimenti: Mats Lewan, giornalista della rivista svedese di tecnologia Ny Teknik, ha contribuito alla conferma di esperimenti che, a quanto pare, producono energia da un processo nucleare di nuovo tipo, che non emette radiazioni mortali e non produce rifiuti radioattivi. Gli esperimenti hanno avuto luogo il 19 e il 28 aprile a Bologna, in Italia. Il nocciolo dell’esperimento è l’invenzione di Andrea Rossi, un apparecchio di dimensione portatile che funziona a temperatura ambiente e adopera nichel e idrogeno come combustibili. Tutti i dati indicano che l’invenzione di Rossi, da lui battezzata Energy Catalyzer (E-Cat), sia significativa di un mutamento epocale nella ricerca sull’energia nucleare a bassa energia, e possa in futuro avere ulteriori e più ampie implicazioni nel campo dell’energia nucleare in genere. In passato, i ricercatori LENR hanno di norma osservato alcuni milliwatt di calore in eccesso; ma le misurazioni di Rossi avvengono in termini di chilowatt. Lewan, che ha una Laurea magistrale in ingegneria fisica dall’Istituto Reale di Tecnologia di Stoccolma, Svezia, ha riferito il risultato di due test positivi in un articolo dal titolo Ny Teknik ha testato l'Energy Catalyzer. La sua indipendenza, i dati, e una presentazione video molto chiara danno credibilità alle affermazioni di Rossi. Secondo i dati riportati da Lewan, il primo test è durato 2 ore e 10 minuti, nei quali si sono prodotti 20 megajoule di energia netta, con una potenza calorica netta di 2,6 chilowatt in media. Il secondo test è durato 2 ore e 58 minuti, ha prodotto 25 megajoule di energia netta, con un potenza calorica netta di 2,3 chilowatt in media. I dati sono simili a quelli offerti da altre dimostrazioni recenti del apparecchio di Rossi. Lewan non ha ideato personalmente i test né ha condotto di sua mano gli esperimenti nel laboratorio bolognese di Rossi, ma non si è limitato a fare l’osservatore. Su consiglio dei fisici svedesi, ha apportato tre migliorie all’apparato strumentale, come spiegato nell’articolo. Oggi, ha riferito al New Energy Times del proprio ruolo nei test, aggiungendo qualche commento. Lewan afferma: “ho eseguito le misure di persona: ho pesato l’acqua e l’idrogeno, ho misurato l’intensità di corrente e la tensione, ho controllato l’acqua in uscita e controllato il flusso di vapore”. “Ho anche discusso il set-up prima del test e fatto in modo, tra l’altro, che si mantenesse il tubo d’uscita dell’acqua sempre in piena vista, senza metterlo nello scarico del lavello, come invece si era fatto nei testi precedenti”. “Mi rammarico solo di essermi dimenticato di eseguire un controllo semplicissimo: mi sono limitato a misurare la corrente su un solo cavo, quello ”a zero” o “neutro”. Ovviamente, ciò lascia aperta una possibilità di inganno qualora venisse impiegata una corrente molto intensa sulla fase, distribuendola in parte (1,6 amp) sul neutro e in parte sul cavo di terra (sarebbero stati necessari circa 10 amp per arrivare a 2,5 kW). “Di questo ho parlato però sia con [Giuseppe] Levi sia con Rossi, e lo ritengo del tutto improbabile per vari motivi — non ultimo dei quali il fatto che Levi, nel test durato 18 ore, aveva misurato la potenza in ingresso con un wattmetro che controllava tutti e tre i cavi”. Tecnologia sconvolgente e scienza sconvolgente. Da ventidue anni a questa parte, fra chi ha seguito la ricerca sulle reazioni nucleari a bassa energia, è insorto il sospetto che questo genere di ricerca potesse divenire sconvolgente. A mano a mano che l’apparecchio di Rossi si fa più credibile a seguito di dimostrazioni sempre più ampie, gli sconvolgimenti saranno probabilmente significativi. Gli attuali ricercatori nel settore LENR saranno i primi ad avvertirne l’impatto, se non lo avvertono fin d’ora. Ma se l’apparecchio di Rossi verrà riconosciuto su vasta scala, i ricercatori che non sono riusciti a distinguere tra la realtà della LENR e la mitologia della fusione fredda non saranno pienamente redenti. E non si tratta di una mera questione di semantica. Per alcuni tra i più fervidi adepti della fusione fredda, forse la redenzione non ci sarà affatto, perché hanno respinto per vent’anni i lavoro dei loro colleghi sul nichel-idrogeno. Lo stesso Rossi nega che il suo apparecchio sia fondato sulla “fusione fredda”; si baserebbe viceversa sulle interazioni deboli. L’effetto sconvolgente che Rossi ha sul concetto di fusione fredda segue uno sconvolgimento teorico avvenuto cinque anni fa, nel 2006, quando Lewis Larsen e Allan Widom pubblicarono una teoria d’avanguardia, secondo cui la LENR non sarebbe da spiegare in termini di fusione, ma fondamentalmente come risultato di interazioni deboli. Quando il New Energy Times ha dato credito alla teoria della “non-fusione” di Widom e Larsen, acluni adepti della fuzione fredda come Scott Chubb e Andrew Meulenberg hanno reagito con un furore viperino, accusando Widom e Larsen di violazioni “etiche” e imbrogli privi di fondamento e non dimostrati. “Sembra un’operazione di pressing”, ha scritto Meulenberg. Presi assieme, la teoria di Widen e Larsen, e l’esperimento di Rossi — sempre che continui a crescere in credibilità — sono come un “doppio gancio” in boxe. Peter Gluck, che da anni si occupa del settore, è riuscito a cogliere lo sconvolgimento potenziale che Rossi avrebbe potuto arrecare alle linee di ricerca prevalenti in fusione fredda, nonché i buoni motivi che i ricercatori di “fusione fredda” avrebbero per screditarlo o quantomeno rallentarne il progresso. Se il nichel, a buon mercato e abbondante, funziona in combinazione con l’onnipresente idrogeno, non ci sarà NESSUNO — sponsor od organizzazione che sia — tanto “generoso”, vale a dire imbecille, da acquistare palladio, raro e prezioso, e il deuterio, che è costoso. Finita la commedia [in italiano nel testo, NdT]. Basta con i finanziamenti… basta con i giochini, con le teorie inutili. Pertanto, per la CMNS [Condensed Matter Nuclear Science] è indispensabile che la demo di Rossi scompaia. Un mese dopo, nel febbraio del 2011, proprio come aveva predetto Gluck, molti dei partecipanti al XVI Convegno sulla scienza nucleare sulla materia condensata a Chennai, India, si sono espressi con cinica acredine su Rossi e sulle sue affermazioni. Michael Melich, che ha una preparazione in fisica teorica ed è uno dei leader all’interno del sottogruppo della fusione fredda, si è alzato al termine di un intervento di un collega, lanciandosi per dieci minuti in una polemica improvvisata contro Rossi e il suo esperimento. Kenneth Grabowski e David Knies del Naval Research Laboratory, in un paper che non riportava il nome dell’apparecchio di Rossi, ma che era stato chiaramente scritto sugli sviluppi [ottenuti da] Rossi, hanno puntualizzato che il NRL aveva le abilità e i requisiti necessari per replicare tale dispositivo. “Prima che apparecchi simili possano transitare in una area di mercato”, scrivono Grabowski e Knies, “sono necessarie prove indipendenti e affidabili. Una messa alla prova di questo genere è il requisito preliminare a ogni vendita di prototipi esistenti o evoluti, all’acquisizione di qualsiasi diritto di proprietà intellettuale, o a ulteriori investimenti nelle tecnologie incorportate in prototipi esistenti”. Rossi ha già concesso licenze per l‘uso della sua proprietà intellettuale. Un altro dei partecipanti all’ICCF-16 [XVI Convegno sulla fusione fredda], il teorico della fusione fredda Vasudev Godbole, ha scritto oggi al New Energy Times rivelando l’amarezza, la gelosia e l’invidia che aleggiano tra certi fautori della “fusione fredda”. “Rossi”, scrive Godbole, “non ha mai detto nulla in favore della teoria W-L. Tutto il suo strafare per la segretezza è per noi un pessimo segnale. I brevetti, gli affari commerciali e via dicendo stano diventando il lato osceno della ‘scienza’. Ma in effetti non appartengono alla scienza. Rossi sta inaugurando o seguendo una tendenza infelice, se non malvagia. L’agire disinteressato, quella vecchia virtù, abbandonata e derisa, è quello di cui la nostra civiltà ha urgente bisogno. Rossi mi delude. Dove sta un Einstein, e dove sta questo Rossi?”. Il commento di Godbole, e quello di altri come il suo, incentrati sull’essere “disinteressati”, sono scarsamente professionali. La maggior parte dei teorici e dei ricercatori LENR che hanno avuto idee nuove hanno cercato di brevettarle al fine di un guadagno personale e sociale, per il tramite di uno sviluppo commerciale. A quanto pare, un concorrente scientifico diventa “osceno” o “malvagio” rispetto ai propri pari solo nel momento in cui lui o lei s’impegna fortemente per brevettare o sviluppare un prodotto. Non stupisce quindi che Widom, Larsen e Rossi abbiano optato di non cercare l’approvazione della comunità della “fusione fredda” con interventi ai convegni di quest’ultima.

13 Gennaio 2013 Piantelli ottiene il brevetto contestato a Rossi !

Certo la fonte e' stata ritenuta piu' attendibile di quella di Rossi...e poi (diciamo noi) l'apparato di Piantelli genera cosi' poca energia da non creare problemi alle multinazionali dell'energia...

C'e' da dire che Rossi (per paura di essere copiato) ha dato una descrizione assai povera della sua invenzione mentre Piantelli ha messo anche le motivazioni fisiche del funzionamento (fregandosene del problema "Coulomb"...).

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