Ciao a tutti, scrivo questo messaggio perchè ho voglia di rivivere un po' le bellissime sensazioni provate ieri quando ho fatto e finito la mia prima maratona
VII MARATONA DELLA CITTA’ DI ROMA
L'operazione maratona ha inizio Mercoledì mattina quando mi precipito alla ASL per effettuare la visita medica agonistica per l'atletica leggera; a parte qualche problema di ordine burocratico, già in quella stanzetta di ambulatorio la magia della maratona fa il suo effetto: il cardiologo che mi deve visitare è un ottimo podista e di maratone ne ha fatte tante e in giro per il mondo. Londra, New York, Venezia il suo elenco è lungo e fortunatamente non manca di dispensarmi consigli che cerco ovviamente di incamerare; qualche perplessità in merito la mostra il medico sportivo che il certificato lo deve firmare: "Certo fare la maratona con un'ernia del disco non è proprio l'ideale...." ma il cardiologo mi dà una mano e il problema è risolto. Due giorni dopo, quando vado a ritirare il certificato, il medico è ancora più scontroso ma dopo avermi salutato mi lancia un "Massacrali tutti!!" accompagnato da un sorriso che mi allieta la giornata.
Lo stesso giorno, nel pomeriggio devo recarmi a ritirare il pettorale e il pacco gara al villaggio Maratona all'Eur. Devo dire onestamente che ci vado controvoglia; non capisco perché mi devono fare arrivare fino a là. non me lo possono dare prima della partenza, ma ci devo andare se no niente maratona. Là ho modo di ricredermi, tutti sono molto gentili e accoglienti e quando apro il pacco il pettorale non vedo l'ora di iniziare. Quando esco dal villaggio sono fomentatissimo. Non è la prima volta che vado in un ambiente del genere fatto di stand, ma in qualche modo questa volta ne sono protagonista, ed è molto divertente.
Sabato sera; con Patrizia ci mettiamo d'accordo su dove ci possiamo incontrare lungo il percorso e poi a nanna; domani la sveglia è presto e mannaggia, c'è anche l'ora legale. La radio si accende alle 6:15; ho sonno ma allo stesso tempo sono impaziente. Riesco a mangiare controvoglia qualcosa oltre a bere il latte, ci sarà bisogno di energia e con questo pensiero la merendina riesce ad arrivare allo stomaco. Mi vesto, ho scelto un completo interamente bianco per l'occasione ma l'estetica non c'entra niente: Sabato c'era un sole che spaccava le pietre, penso bene di evitare di attirarlo con completi scuri ma non ce ne sarà bisogno. La giornata quando esco di casa alle 7:15 appare calda ma nuvolosa con molta umidità. Non è proprio l'ideale, avrei gradito il sole e il freddo ma chissà che alla partenza le condizioni non cambino! Patrizia è puntuale all'appuntamento e zaino in spalla un quarto d'ora dopo entriamo in metro dove incontriamo i miei primi compagni di viaggio; ci guardiamo tutti, un po' avversari, più compagni di squadra uniti nello sforzo comune, finire la maratona. Alle 8 siamo in prossimità del Colosseo, c'è tanta gente ma niente in confronto a quello che ci sarà dopo. Mi spoglio e sotto l'arco di Costantino un addetto alla corsa mi fa separare da Patrizia, entro nella zona riservata agli atleti, sono un po' emozionato, il viaggio sta per iniziare. Mi blocco davanti ad un piccola folla ferma davanti ad una rete metallica, sono venti persone e mi sembrano tutti più forti e allenati. Il tempo passa ma il cancello rimane chiuso e così le persone si accumulano, ho modo di scambiare qualche parola con i miei vicini tra cui non figura neanche un romano e dopo mezz'ora finalmente ci fanno entrare in via dei Fori Imperiali dove c'è la partenza. Sono tra i primi del mio gruppo che è anche l'ultimo e il più numeroso. Davanti a me fremono gli amatori tra cui cerco di riconoscere il cardiologo ma non lo trovo. Mancano dieci minuti, intorno a me ci sono molte persone agitate e nervose per la partenza e al contrario io sono molto tranquillo tanto che stanco di attendere mi siedo per terra. 9:18 mi alzo, ci siamo ed infatti poco dopo lo sparo sancisce l'inizio. Passo sotto il cartello della partenza dopo 50 secondi, sono molto fortunato: lungo il percorso ho modo di sapere che alcuni sono passati alla partenza dopo 14 minuti. Arrivare presto è servito a qualcosa anche se non me ne sono accorto. Parto con il ritmo che volevo fare anche se in realtà il ritmo non lo faccio io ma il serpentone di persone, non si può andare né più lenti né più veloci; mi guardo molto intorno, c’è molta gente che applaude. Non mi accorgo neanche che ho passato il primo Km, siamo veramente tanti e sono più impegnato a guardare chi mi precede che il contorno. Passo sotto il cartello dei 2 Km dopo 11 minuti: troppo forte mi dico così non arrivo. "Già" mi dice un signore sui sessant'anni. Incominciamo a parlare, scopro che non è italiano, è di Chicago ha già fatto 12 maratone e anche lui ha esperienza da vendere; in un tratto di strada mi trascina letteralmente al centro della carreggiata " qui è piatto, si corre meglio ai lati è in pendenza alla fine questo si paga". Lo ringrazio e insieme arriviamo al primo rifornimento dove prendo una bottiglietta d'acqua, in realtà non ho ancora sete ma gli anni passati da telespettatore di maratone e di ciclismo mi hanno insegnato che è importante bere in continuazione per non finire disidratati :sacrosanto! Al Km 7 passo in via della Giuliana dove avevo appuntamento con Patrizia, rimango un po' deluso nel non vederla ma subito sono impegnato nell’afferrare la spugna del primo spugnaggio, Km 7,5. Non fa caldissimo quindi faccio fatica a buttarmi l’acqua addosso, in compenso non ho alcuna remora a succhiare la spugna di tanto in tanto ( lo so fa schifo ma il peggio deve ancora arrivare). Nel frattempo sono riuscito sempre in compagnia del signore a stabilizzare il passo al "mio" 6 minuti a km e come un orologio passo ai 10 Km dopo un’ora di corsa. Sono fresco come una rosa ma rimango perplesso dall’enorme quantità di persone che mi sorpassano: in realtà ce la farei anche a tener testa ma la solita paura di scoppiare mi fa desistere. Ringrazio Dio di non averlo fatto. Poco dopo il signore mi saluta, è pronto per aumentare il passo, ci facciamo gli in bocca in lupo di rito e rimango da solo.
Nei successivi 10 Km entro nel vivo della corsa: sono lucido e consapevole dei miei mezzi, mi sento bene e riesco sempre a tenere il mio ritmo; incomincio a bagnarmi la testa con le spugne e ai rifornimenti gatorade e acqua non si sprecano. Tutto questo bere causa però altre urgenze che nella zona nord del percorso, quella nei pressi dello stadio e della moschea, viene risolto dalla maggior parte degli atleti ai bordi della strada senza attendere i bagni, eccessivamente distanti essendo posti ogni 5 Km. Anche io non mi sottraggo alla regola e per due volte sono costretto a fermarmi in prossimità di cespugli. Sono le uniche pause che faccio nei primi 20 Km a parte i consueti rallentamenti ai rifornimenti. Le due ore di corsa sono passate molto rapidamente concentrato nel tenere il passo ed in un certo senso ad ambientarmi nel clima della maratona. Va bene così. Passo alla mezza maratona Km 21.093 dopo 2 ore e 10 minuti. Sto bene ma le gambe incominciano a sentire le due ore di corsa continua, il mio progetto di finire entro le 4 ore e mezza è pienamente rispettato ma non mi lascio prendere dall’entusiasmo; sempre dalla televisione ho imparato che tutti i maratoneti temono il muro dei 30 Km. Io lo temo ancor di più perché so che il mio allenamento da calcio mi consente di stare tranquillo per 2 ore e rotti poi chi lo sa, si improvvisa. Inoltre nei successivi chilometri, in particolare fino al 25 Km, sono impegnato in una brutta lotta; scopro infatti che devo andare di corpo e farlo ai bordi della strada in prossimità del centro è impossibile; devo aspettare il Km 25, passo 20 minuti molto difficili con lo stomaco che incomincia a dolere e il terrore di dovermi fermare da un momento all’altro per quella che è in fondo è una stupidaggine. Finalmente a Piazza Augusto Imperatore vedo come un miraggio la cabina blu del bagno. Mi ci piombo e con mia amara sorpresa scopro che è occupata. Dopo circa un minuto di attesa, a quel punto inspiegabile, incomincio ad essere impaziente e quasi offendo l’occupante che fortunatamente apre la porta e se ne va senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Appena entrato capisco perché ci aveva messo tanto: evidentemente il mio problema era anche il suo ma io non ho tempo di schifarmi e in un batter d’occhio faccio quello che devo fare, esco e ricomincio a correre.
A questo punto subentra la fatica, il problema intestinale mi aveva infatti distolto da un male che comunque c’era e andava crescendo. Al rifornimento dopo pochi metri del Km 25 per la prima volta vado di passo, mi riempio le mani con acqua, Gatorade mela banana e crostata e dopo aver mangiato sempre passeggiando riprendo a correre leggermente rinfrancato. Adesso viene incontro il percorso, passare per Piazza Navona, Piazza del Popolo e Piazza di Spagna è sicuramente di aiuto come anche il calore della gente ai bordi del percorso che non manca di incitarti. Certo frasi come " La maratona siete voi" lasciano un po’ perplesso così come ti verrebbe di mandare a quel paese quelli che ti dicono "dai che ormai è finita" quando ancora mancano più di quindici Km che sai saranno essere i più lunghi. Inoltre intorno al 27 Km dovrei avere appuntamento con Patrizia vicino via Condotti; nella mia mente io avevo progettato di fare in sua compagnia una buona pausa di qualche minuto ma quando la vedo, mi sento acclamato a gran voce da un gruppetto di persone che evidentemente avevano fatto compagnia a Patrizia nell’attesa del mio passaggio, che mi incitano a continuare e quindi la mia pausa dura in realtà pochi secondi. Ma questa scenetta e il sorriso un po’ sorpreso di Patrizia che, scoprirò dopo, non mi aspettava così fresco mi danno nuove energie. Così dopo Fontana di Trevi ( il passaggio più suggestivo) arrivo al fatidico muro dei 30 km e qui per me finisce la maratona o forse inizia veramente la corsa; le gambe cominciano ad essere rigide il cervello poco lucido i pensieri sempre più sconnessi. In via dei Cerchi Km 31 c’è una salitella, niente di eccezionale, ma sono costretto a farmela tutta a piedi, e poi c’è il Circo Massimo, tra i pezzi più brutti di tutti e 42 km; non sono in piena crisi, ma il morale sta scendendo a livelli vertiginosi, la strada è larga e molti sono ai lati che camminano o fanno stretching, siamo frantumati in piccoli gruppetti, alcuni sono soli come me e i sorrisi sono spariti, ci sono solo smorfie di fatica.
Alla fine del Circo Massimo c’è un tratto in cui il percorso si ricongiunge con l’ultimo km; anche dall’altra parte soffrono ma a loro manca un solo chilometro, è finita veramente, li invidio, a me mancano ancora 10 Km, mi chiedo come farò. Km 33:Piramide, incomincio a fare il conto alla rovescia pensando che l’arrivo sia ai 40 km, penso che gli ultimi due saranno facili, più tardi scoprirò di aver sbagliato terribilmente. Via Ostiense è brutta quanto è lunga, però è dritta ed è asfaltata bene, ormai vado quasi a 8 minuti a km e a ogni rifornimento oltre a mangiare e bere sono costretto a fare degli allungamenti ma le gambe non ne vogliono sapere di piegarsi. Al 36,5 Km incontro di nuovo Patrizia. Le dico che non ce la faccio quasi più. Mi dice che è finita. E’ vero ma anche le energie sono finite, vado avanti grazie alla forza della volontà; finalmente sono sulla via del ritorno e poi sono a 4 km dai 40 Km. Ormai è una vera lotta per la sopravvivenza; abbasso la testa e come un mulo proseguo, ogni tanto sollevo lo sguardo e nella migliore rappresentazione di un miraggio desertico intravedo la piramide; siamo sempre gli stessi: chi prima chi dopo tutti ci fermiamo per fare qualche metro a piedi ma alla fine formiamo un piccolo gruppetto che si autosostiene, autoincitandosi a tenere duro.2 Km, sulla salita di Viale Aventino mi sorpassa una vecchietta, avrà 70 anni come minimo ed è 5 volte più fresca di me, come fa? Non riesco neanche a rispondermi.1Km, sono di nuovo al Circo Massimo dai è finita, curva a destra e ultimo rifornimento. Il gatorade mi ha ormai nauseato così come tutto il resto che c’è sui tavoli del rifornimento ma devo fermarmi a bere lo stesso, la bocca è quasi arida ; poco dopo sono al Km 40: il microfono annuncia che il tempo ufficioso è di 4 ore e mezza, il cronometro dell’organizzazione me lo conferma; il mio cronometro è ormai andato, ha preso troppa acqua o meglio troppi liquidi. Penso "ce l’ho fatta", ma 2 km a questo punto sono una mazzata altro che finita. I miei piedi non ne vogliono sapere più di muoversi, incomincio a trascinarli, corro ancora ma in realtà farei prima a camminare velocemente ma anche il cervello non si muove e non lo capisce e poi alla fine non si può camminare, bisogna correre. Vedo persone che tornano indietro verso casa, hanno finito, incitano più degli altri, capiscono la tua fatica, riesco a ringraziarli. Il Colosseo si avvicina con una lentezza assurda ma ormai sono ai suoi piedi; ultima salita," ma che è il Mortirolo o il Gavia ? ", sono veramente allo stremo ma non me la sento di camminare; mi ripeto che all’arrivo è brutto camminare devo arrivare correndo. A metà salita uno mi dice che mancano 700 metri, un calcio sui denti farebbe meno male, pensavo ne mancassero meno, mi sembra mezz’ora che ho passato il cartello dei 41.Finalmente la salita finisce, inizia la discesa ma quasi non me ne accorgo, vedo il traguardo, non sono più stanco non sento più niente, sono in trance. All’arrivo Patrizia mi dirà che mi ha chiamato ad alta voce poco prima del traguardo, non ricordo. Gli ultimi metri sono su un tappeto azzurro, alzo gli occhi al cronometro, 4 ore 47 minuti i secondi non me li ricordo,ci ho messo 17 minuti per fare gli ultimi due chilometri, incredibile. Sono arrivato, riesco a malapena a sollevare gli avambracci in segno di esultanza. Cerco Patrizia la trovo con gli occhi, mi rendo conto che è finita e sono troppo felice; la gioia mi inumidisce gli occhi ma è un attimo. Mi coprono con un foglio di un materiale che sembra domopak, tiene caldissimo. Faccio qualche passo e mi cingono il collo con una medaglia facendomi i complimenti; sarò esausto ma la medaglia mi pesa come un macigno, quasi mi sbilancia in avanti. Ultima fermata: consegno il sensore per il rilevamento del tempo ed è veramente finita. La mente è attraversata da mille pensieri, sono quasi in estasi Sono separato da Patrizia da una rete metallica e dopo un po’ riusciamo a trovare un passaggio attraverso il quale uscire; l’unica cosa che riesco a dirgli è: "mi devo buttare per terra" ed infatti alla prima aiuola con un po’ di spazio libero mi lascio cadere e chiudo gli occhi per qualche secondo, credo di non aver pensato a nulla. Seduto a terra, sono molto più lucido tanto è vero che riesco a parlare con Patrizia in maniera sensata e con la mamma a cui ho dovuto telefonare per assicurarle il continuare della mia esistenza. Il morale è adesso alle stelle, anche Patrizia è emozionata; anche lei aveva delle perplessità sulla mia riuscita nell’epica impresa, ma adesso è fiera e non manca di dimostrarlo. Pure io sono fiero di me stesso come mai mi ci sono sentito. L’unico problema sono le gambe che si sono trasformate in due tronchi di legno Prendere la metro e tornare a casa è stato difficile ma alla fine sono arrivato. Ho fatto un bagno caldo e oggi, martedì, cammino quasi bene. Stasera ho gli allenamenti e non so cosa succederà quando farò il primo passo di corsa. In questi giorni ho raccolto i complimenti di chi mi conosce, tutti mi hanno confidato che non credevano che ce l’avrei mai fatta, solo io pensavo in quale tempo finire. Oggi ho scoperto di essere arrivato 4501esimo; su circa 10mila partenti non è nemmeno male ma non importa, mi sento come se fossi arrivato primo.