4x02
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ATTORI:
DAVID
DUCHOVNY Agente Speciale Fox Mulder
GILLIAN
ANDERSON Agente Speciale Dana Scully
SCRITTO
DA:
DIRETTO
DA:
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Traverse City, Michigan
(Sta piovendo molto forte. Una
Wolkswagen gialla si ferma davanti ad un drugstore. Dentro ci sono Mary e Billy.
Billy si guarda intorno nervosamente, mentre Mary aggiusta lo specchietto
retrovisore e si mette il rossetto.)
BILLY: E' soltanto una foto per il passaporto. Non
è la copertina di Vogue.
MARY: Questo non vuol dire che devo venire
orrenda. Quindi sta tranquillo, non ti agitare.
BILLY: Abbiamo tempi stretti.
MARY: Lo so benissimo.
(Billy riaggiusta lo specchietto e
vede qualcosa.)
BILLY: C'è una pattuglia.
(Una macchina della polizia li
oltrepassa.)
MARY: Dieci minuti e sono qui.
BILLY:
Facciamo cinque, è meglio. Ti aspetto qua dietro.
MARY: Tranquillo, Billy.
(Mary esce dall'auto, apre l'ombrello
ed entra nel drugstore.)
(Dentro, il negoziante si sta
preparando per fare una foto a Mary. Mary sta abbassando lo schermo di sfondo.)
NEGOZIANTE: Lo abbassi un pochettino. Sì, quello. Un bel
sorriso... Ferma così... (Scatta una foto di una sorridente Mary) Deve fare un bel viaggio?
MARY: Niente di speciale. Ma è meglio averlo, il
passaporto.
NEGOZIANTE: Oh, sembra stia schiarendo. Forse sarà una
bella giornata. Ci vorranno un paio di minuti. Se intanto vuole pagare sono
$6.95.
(Un uomo con un impermiabile giallo
entra nel drugstore. Mary cerca il suo portafoglio.)
MARY: Oh, accidenti. Ho lasciato i soldi in macchina. Arrivo subito.
NEGOZIANTE: L'aspetto.
(Mary apre l'ombrello ed esce sotto
la pioggia. L'ombra di un uomo incappucciato appare sull'ombrello di Mary.
L'uomo la scontra.)
MARY: Ow!
Hey, imbecille!
(L'uomo con l'impermeabile giallo, lo
stesso del drugstore, la oltrepassa. Mary esamina la sua spalla destra e
continua a massaggiarla mentre si avvia verso la macchina di Billy.)
MARY: Ma cosa? Billy? Billy? Billy, sto male, mi
hanno fatto qualcosa...
(Mentre si avvicina alla portiera del
guidatore, vede Billy riverso sul sedile, immobile, con del sangue che esce dal
suo orecchio sinistro. Mary geme, cerca di reggersi alla macchina, poi perde
l'ombrello e cade a terra. Lotta per restare cosciente, mentre a mala pena
intravede un'auto che si avvicina e l'uomo incappucciato scendere e avvicinarsi
a lei.)
(Dentro, il negoziante sembra impaziente.)
NEGOZIANTE: Che fa, non torna?
(Rimuove la pellicola di carta dalla
foto. Al posto della sorridente Mary che aveva fotografato, la foto mostra l'immagine
di Mary che urla terrorizzata.)
NEGOZIANTE: Oh mio Dio!
Sigla
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Long
Lake Road, Northern Michigan, 5:10 AM
(Mulder sta guidando mentre Scully
sta leggendo un file, che include la fotografia che il negoziante aveva
scattato a Mary LeFante.)
MULDER: Tu che cosa ne pensi?
SCULLY: Chi ha rapito questa donna ha contattato la
polizia?
MULDER: No.
SCULLY: Niente richiesta di riscatto?
MULDER: No, e sono passati già tre giorni.
SCULLY: Qualche altro indizio?
MULDER: No, niente capelli o altre tracce. La
pioggia ha portato via tutto. Ma abbiamo l'autopsia sul suo ragazzo. Ha
avuto... perforato il timpano sinistro fino a raggiungere il cervello con un
punteruolo o con un grosso ago.
SCULLY: Ancora non mi è chiaro cosa c'entriamo noi
in questa indagine.
MULDER: Non l'hai vista la foto?
SCULLY: Sì, immagino che sia stata scattata da chi
l'ha rapita.
MULDER: E' stata scattata da un negoziante
sessantacinquenne subito prima del rapimento. Una foto per un passaporto fatta
in un drugstore. Il signore che l'ha scattata è l'ultimo ad aver visto Mary
LeFante. Però dice che non è quella la foto che ha fatto. Sostiene di averne
scattata una normale sotto ogni aspetto. E' andato alla polizia solo quando ha
sentito che la donna era sparita.
SCULLY: E' evidente che chi ha scattato la foto
quantomeno sapeva del rapimento.
MULDER: Questo è quello che pensi tu.
Nel drugstore
(Il negoziante mette la macchina
fotografica sul bancone.)
NEGOZIANTE: Maledetto arnese. Eccolo qui, non l'avevo
più toccato. Lo tenevo sotto chiave.
SCULLY: Dove lo tiene sempre?
NEGOZIANTE: Sì.
SCULLY: posso dare un'occhiata?
NEGOZIANTE: Prego, si accomodi. All'inizio ho pensato di
aver combinato qualche pasticcio. C'è quella striscia di carta da tirar fuori,
bisogna farlo nel modo giusto.
(Scully si inginocchia dietro al
bancone, dove vengono tenuti i rullini. Nota che il negoziante ha un sostegno
metallico sulla sua gamba destra.)
MULDER: E sicuramente così avrà fatto.
SCULLY: Questa pellicola è scaduta.
NEGOZIANTE: (confuso) E' grave? E' contro la legge?
SCULLY: No, facevo solo un'osservazione.
NEGOZIANTE: Non mi chiedono spesso le foto per i
passaporti, sa? La copisteria in fondo al viale le fa pagare meno. (il telefono suona) Eh, scusatemi. Io spero che ritroviate
quella ragazza sana e salva.
(Scully ha notato una stufetta giusto
sotto lo scaffale dove vengono tenuti i rullini. Il negoziante si dirige nel
retro per rispondere al telefono.)
MULDER: (sorridendo) Allora, chi di noi due procede all'arresto
di quel pericoloso invalido?
SCULLY: D'accordo, in effetti non ha tanto l'aria di
un sospetto. Mulder, dà un'occhiata. Le vedi queste macchie, qui? Credo che
siano dovute al calore. Con la stufetta messa sotto le pellicole l'emulsione
deve essersi rovinata.
MULDER: E questo può essere il motivo per cui ha
posato urlando per la foto?
SCULLY: Poi c'è la pellicola, che era vecchia.
MULDER: Ah, già.
(Mulder annuisce con un lieve sorriso
in viso. Scully lo nota e sembra sempre meno convinta mentre continua a
parlare.)
SCULLY: Si... si sarà alterata chimicamente. I
coloranti... i coloranti si modificano. D'accordo, qual è la tua teoria?
MULDER: Temo di non avere una teoria.
(L'agente Trott entra nel negozio e
si avvicina a Mulder e Scully.)
TROTT: Scusatemi. Siete gli agenti dell'FBI?
MULDER: Sì, agenti Mulder e Scully.
TROTT: Ci dispiace di avervi chiamati. Forse vi
abbiamo fatto perdere del tempo.
Residenza di Mary LeFante
(Alcuni agenti sono sul posto,
raccogliendo prove e scattando foto. Mulder e Scully entrano, guidata da Trott
fino in cucina.)
TROTT: Ispettore Puett. Gli agenti Scully e Mulder.
(Trott se ne va.)
PUETT:
Agenti.
SCULLY:
Salve.
MULDER:
Buongiorno.
PUETT:
Sono un Ispettore del servizio Postale. Il mio ufficio sta indagando su dei
furti postali che portano alla persona scomparsa, la signorina Mary LeFante.
SCULLY:
Era impiegata alle poste?
PUETT:
Lavorava allo smistamento, all'ufficio di Kurland Hills. Guarda caso una serie
di carte di credito non firmate in transito in quell'ufficio non sono mai
arrivate ai titolari.
(Mostra loro un sacchetto pieno di
carte di credito.)
MULDER:
Le intercettava Mary LeFante?
PUETT:
E le firmava il suo defunto fidanzato. Abbiamo controllato, aveva fatto di
tutto: frodi, assegni in bianco...
(Mulder sta guardando delle foto
attaccate al frigorifero.)
SCULLY: La foto per il passaporto! Sapete quando
aveva intenzione di andarsene? (Puett
scrolla la testa) E lei sapeva della vostra indagine?
PUETT:
Probabilmente, anche se ci siamo concentrati su di lei solo questa settimana,
dopo la sua scomparsa.
SCULLY:
Quindi pensa che abbia simulato il rapimento?
PUETT:
E' molto probabile.
MULDER:
Sì, ma perchè ha bucato l'orecchio al suo fidanzato? Non l'amava più? Aveva una
macchina fotografica?
(Puett scuote la testa.)
(Mulder e Scully salgono al piano
superiore, nella stanza di Mary.)
SCULLY:
Pensi che ce l'abbia lasciata lei quella sua foto nel drugstore?
MULDER:
A quale scopo, scusa?
SCULLY:
(fa spallucce, confusa) Eh...
(Mulder entra nel ripostiglio.)
MULDER:
Eccola qua. (ne esce con una Polaroid.) Scully stai indietro, è carica!
(Mette la mano sull'obiettivo e
scatta alcune fotografie.)
SCULLY: Cosa fai?
MULDER:
negli anni '60 un cameriere, Ted Serios, si fece una certa fama per quelle che
lui chiamava "pensierografie". Sosteneva che concentrandosi su di una
pellicola non impressionata poteva creare delle rappresentazioni fotografiche
di quello che vedeva con la mente. Fece dei paesaggi, delle cattedrali, la
Regina d'Inghilterra...
SCULLY:
"Pensierografie?"
MULDER:
Dette anche "psicografie". La letteratura sulle foto del pensiero
risale ai tempi di Louis Daguerre.
SCULLY:
Ciò la rende attendibile?
MULDER:
Guarda qua.
(Le immagini sulla carta fotografica
incominciano a formarsi: ciascuna mostra la distorta figura di Mary,
esattamente come quella del drugstore.)
SCULLY:
Oh mio Dio!
MULDER:
Dev'essere stato qui!
SCULLY:
Ma chi?
MULDER:
Il rapitore di Mary. Per me è venuto a spiarla. (Esce nel portico, e dà un'occhiata in giro. Poi si avvicina alla
finestra) Può essere venuto di qua, e si è messo a guardarla dalla finestra,
così, da vicino. Tanto da impressionare la pellicola.
SCULLY:
Psicografia... Mulder, io trovo evidente che qualcuno ha ritoccato queste
fotografie e le ha lasciate qui perchè fossero trovate. Per confondere le acque
probabilmente.
MULDER:
Per nascondere che cosa? Qui non si tratta di un furto alle poste. Quello è un
caso fortuito. E se ci fosse... qualcuno con questa capacità? Quelle foto
sarebbero una sbirciata nella sua mente.
SCULLY:
Nelle sue fantasie oscure.
MULDER:
Le fantasie di un assassino.
Vicino ad una strada statale
(Mary LeFante esce dalla boscaglia e
cammina fino alla strada. Indossa una camicia da notte. Con sguardo assente
cammina lungo la strada, scansata da alcune auto, finchè dietro di lei non si
ferma una pattuglia della polizia.)
All'ospedale
(Mary LeFante è trasportata su una
barella nel corridoio dell’ospedale. Un dottore, Mulder e Scully la seguono.)
DOTTORE:
Non risponde agli stimoli. Abbiamo fatto una prima analisi tossicologica:
tracce di morfina e scopolamina.
SCULLY: Il sonno dell'alba.
MULDER: Non è un anestetico?
DOTTORE: Diciamo un cocktail antidolorifico. E' molto
usato dai dentisti.
MULDER: Può spiegare il suo stato?
SCULLY: No, affatto.
(Scully sta esaminando le pupille di
Mary mentre proseguono lungo il corridoio.)
MULDER: Allora cos'ha?
SCULLY: (al
dottore) Facciamole subito una TAC.
(pochi minuti dopo, un tecnico
sistema Mary dentro l’apparecchio per la TAC.)
TECNICO: Siamo pronti.
(Nella stanza adiacente Mulder,
Scully e il dottore lo schermo che mostra l’immagine del cervello di Mary.
Scully fa una smorfia quando vede l’immagine.)
SCULLY: Oh mio Dio.
MULDER: Che cos'ha?
SCULLY: Ha che le è stata fatta una lobotomia
transorbitale, detta anche lobotomia del punteruolo. Una specie di punteruolo
viene inserito in una cavità oculare...
MULDER: Quindi si tratta di un medico? Di un
chirurgo?
DOTTORE: No, non è un professionista.
SCULLY: Chiunque l'ha fatto, l'ha fatto male.
(Attraverso gli altoparlanti sentono Mary
sussurrare dall’altra stanza.)
MARY: un ... un ... unruhe ... unruhe ...
MULDER: (schiacciando
l’interfono) Mary?
MARY: un ... un ...
MULDER: Tiratela fuori.
DOTTORE: Subito.
(Il dottore e I tecnici vanno
nell’altra stanza e fanno uscire Mary dalla macchina.)
MARY: Unruhe ... un ... unruhe ...
(Trott entra nella stanza dove sono
Mulder e Scully.)
TROTT: C'è stato un altro rapimento. Ci hanno
appena avvisato.
Luogo sconosciuto
(Si accende una luce, mostrando una
donna, apparentemente immobilizzata ad una sedia, con del nastro adesivo sulla
bocca. Si lamenta e si divincola. C’è un uomo con lei che parla.)
UOMO: Hab keine Angst. Ich werde dir helfen. Du
wirst deine unruhe bald vergessen ... deine unruhe vergessen.
(Mentre la donna si divincola, lui
sistema un punteruolo su un tavolino di metallo vicino a lei.)
Midlothian Corporate Park
POLIZIOTTO
#1: La polizia è arrivata. Avverti il
medico legale.
POLIZIOTTO
#2: Va bene.
(Scully scende dall’auto. Cammina
lungo una specie di tunnel costituito da impalcature coperte da teloni
plastificati, e oltrepassa i paramedici, che stanno spingendo una barella con
un corpo coperto sopra. Trova Mulder in un ufficio dentro l’edificio. Altri
agenti stanno raccogliendo prove sul luogo.)
SCULLY: Mulder.
MULDER: Charles Selchik, ragioniere abilitato (indica la sagoma di un corpo disegnata sul
muro.)... ucciso con una pugnalata nell'orecchio. L'hanno trovato quelli
delle pulizie.
SCULLY: E la donna rapita?
MULDER: La sua segretaria, Alice Brandt, 32 anni.
Sappiamo che doveva lavorare fino a tardi ieri sera.
SCULLY: Che relazione con la prima vittima?
MULDER: Sembrerebbe nessuna, ma il modus operandi è
lo stesso.
SCULLY: Già, e il tempo passa.
MULDER: Esatto. Continuo a pensare a quella parola
che ripeteva Mary LeFante - "unruhe." Ho guardato sull'elenco del telefono: ci sono tre cognomi del
genere, ma tutte persone che abitano distante.
SCULLY: Potrebbe essere una parola straniera.
MULDER: Ci ho pensato anch'io, infatti. A quanto
pare in tedesco significa "tormento", "ansia".
SCULLY: "Inquietudine".
MULDER: Hai fatto tedesco al liceo, Scully?
SCULLY: Al College.
MULDER: Inquietudine, huh?
SCULLY: Sto studiando le foto fatte sul luogo del
primo rapimento. Se siamo fortunati possiamo avere a che fare con uno che prova
piacere a tornare sulla scena del delitto.
MULDER: Lui non c'è tornato.
SCULLY: E come lo sai?
MULDER: Avrebbe alterato le foto. Trovato niente? (Rivolto a Trott)
TROTT: No, niente. Qui non ci sono ne' macchine
fotografiche, ne' pellicole. Sono uffici di contabilità, non vedo cosa
dovrebbero fotografare.
SCULLY: E' questo che stai cercando? Altre prove
sulla psicofotografia?
MULDER: Potrebbero essere le uniche.
SCULLY: Sto facendo venire una squadra della
scientifica da Detroit.
MULDER: Cosa dovrebbero trovare? Questo tale sa
quello che fa, non si lascia dietro testimoni, neanche l'ombra di un'impronta. Lascia
solo quelle foto, il che mi fa pensare che non sappia di avere quella capacità.
SCULLY: Ma non abbiamo più trovato neanche altre
psicofoto.
(Scully vede qualcosa fuori dalla
finestra, poi guarda una delle foto che ha in mano.)
SCULLY: Aspetta un secondo.
(Si avvicina alla finestra per
guardare meglio Sta guardando un’insegna sull’impalcatura dove era passata
prima.)
SCULLY: Ho visto una cosa.
(Lei e Mulder tornano indietro lungo
il tunnel. Raggiungono l’insegna della compagnia di costruzioni Iskendarian.)
SCULLY: Ecco qui. Questo. (gli mostra una foto scattata sulla prima scena del delitto che mostra
la stessa insegna) E guarda. E' la stessa ditta. Se il rapitore fosse uno
che lavorava in tutti e due i cantieri? Avrebbe avuto una posizione vantaggiosa
da cui spiare le donne.
MULDER: Hai ragione, devi controllare. Fammi sapere
che cosa scopri.
SCULLY: Perchè? Dove vai?
MULDER: Devo tornare a Washington. La faccio
analizzare al laboratorio
fotografico.
Voglio una risposta.
SCULLY: E se non ci fosse, Mulder? Non c'è molto
tempo per questa ragazza.
MULDER: E' un motivo in più per indagare a fondo
sull'unico elemento di
prova
che abbiamo in mano. Mi faccio vivo.
Il luogo sconosciuto dove Alice
Brandt è tenuta prigioniera
(L’uomo sta mettendo addosso ad Alice
una camicia da notte, simile a quella che indossava Mary LeFante quando venne
trovata.)
UOMO: Das ist fuer dich. Es ist wie das, das sie
getragen hat.
(Il nastro adesivo sopra la bocca di
Alice comincia a scollarsi.)
ALICE: No, lasciami andare! Stammi lontano!
Bastardo! Lasciami andare! No! No!
UOMO: Shh ... shh ... (le chiude la bocca con un altro pezzo di nastro) Bald... sehr,
sehr bald.
FBI
Special Photographic Unit, Washington D.C.
(Mulder e un tecnico stanno lavorando
sulla fotografia di Mary LeFante, ingrandita su un monitor.)
MULDER: Puoi rendere più nitida l'immagine qui?
TECNICO: Sì, devo solo circoscrivere l'area e poi il
computer fa il suo lavoro.
(I teschi intorno al viso di Mary
prendono forma e diventano volti ghignanti dai denti aguzzi.)
TECNICO: Ecco qua. Accidenti, guarda. Questo qui è un
artista.
MULDER: Perchè lo dici?
TECNICO: Comunque abbia fatto, comunque l'abbia messa
insieme, non ci sono... non ci sono giunzioni.
(Mulder indica un’altra immagine
sfuocata sullo schermo.)
MULDER: Questa faccia qui, puoi evidenziarla meglio?
TECNICO: Beh, ci provo... forse posso metterla a
fuoco.
MULDER: Sì.
(Il tecnico evidenzia l’area e lavora
sulla forma finchè non compare il volto di un uomo.)
Stazione di polizia di Traverse City
(Scully entra e si avvicina
all’agente Corning.)
SCULLY: Che novità?
CORNING: Stiamo controllando gli operai dell'impresa
di costruzioni. 18 hanno lavorato in tutti e due i cantieri. Li verifichiamo
uno per uno, ma finora niente.
SCULLY: Lavoratori giornalieri?
CORNING: Il signor Iskendarian dice che la sua ditta
non prende lavoratori fuori libro paga...
ISKENDARIAN: Non voglio avere problemi col fisco.
CORNING: ...ma che un caposquadra potrebbe assumere
qualche giornaliero a sua insaputa. Ha sette cantieri e altrettanti
capisquadra.
SCULLY: Va bene, continuate i controlli. (a
Iskendarian) Chi è il coposquadra al Midlothian Corporate Park?
ISKENDARIAN: Quel lavoro è finito.
SCULLY: Voglio sapere dov'è oggi. Me ne occupo
io. (Se
ne va.)
ISKENDARIAN: (ad un
altro agente) posso telefonare?
FBI
Special Photographic Unit, Washington D.C.
(Mulder e il tecnico stanno ancora
lavorando sulla foto. Mulder sta parlando al cellulare.)
MULDER: Va bene, grazie. (riaggancia) Nei nostri schedari non c'è una faccia come quella. (indica due linee nere vicino alla testa
dell’uomo) Queste due linee qui, cosa sono? (le ingrandiscono e notano che le linee proseguono fino in cima alla
foto) Senti, puoi girarla in modo che sia laterale? E' un'ombra?
(Aumentano il contrasto e le linee
scure delineano la sagoma di un uomo, con delle gambe molto lunghe.)
TECNICO: Eh sì... è l'ombra di una persona.
MULDER: E' l'ombra del rapitore. E' come se incombesse
su di lei, è come se... se la guardasse dall'alto, si apprestasse a guidicarla,
come un dio.
Fuori da un edificio in
ristrutturazione
(Scully scende dall’auto, quindi
entra nell’edificio.)
SCULLY: Buongiorno. C'è nessuno? (sale una scala) C'è nessuno? (sente alcuni rumori e si dirige nella loro
direzione) C'è qualcuno?
(Un uomo, Gerry Schnauz, da una
stanza indossando una tuta da lavoro e dai trampoli.)
SCHNAUZ: Salve, desidera?
SCULLY: Cercavo... è il caposquadra?
SCHNAUZ: Sì, in persona. Gerry Schnauz.
SCULLY:
(mostrando il suo tesserino) Sono l'Agente Speciale Dana Scully.
Volevo farle qualche domanda a proposito dei lavoratori giornalieri.
SCHNAUZ: Cioè per la previdenza sociale?
SCULLY: No, non c'entra niente.
SCHNAUZ: I ragazzi della mia squadra adesso sono a
pranzo... però sono tutti quanti regolarmente assunti, per quanto ne so io.
(Il telefono di Scully suona)
SCULLY: Ah, mi scusi.
SCHNAUZ: Sì, certo.
SCULLY:
(si gira e si allontana, rispondendo al telefono) Agente Scully.
MULDER: (al
telefono) Scully, forse ho qualcosa
per te. Le gambe del rapitore sono strane...
SCULLY: Sì?
MULDER: ...sono insolitamente lunghe, sono...
sproporzionate. Secondo me è molto alto, oppure non lo è ma vorrebbe esserlo.
Scully? Scully, Ci sei?
(Scully si volta verso Schnauz, che è
ancora sui trampoli. Riaggancia il telefono senza aggiungere altro.)
SCULLY: Unruhe.
(Schnauz appare immediatamente
nervoso. Scully impugna la sua pistola.)
Resti dov'è!
(Schnauz si volta e usa I trampoli
per fuggire, ma perde l’equilibrio e cade da essi. Scully lo insegue.)
SCULLY: Non si muova!
(Schnauz si rialza e scende le scale.
Scully è ancora al piano superiore.)
SCULLY: Fermo o sparo!
(Schnauz continua a scappare, ma
Scully spara, colpendo una colonna giusto di fronte a lui. Schnauz si ferma e
alza le mani. Scully scende le scale continuando a tenerlo sotto tiro e gli si
avvicina. Lo fa voltare con la faccia contro la colonna.)
SCULLY: Mani dietro la testa! Avanti!
(Schnauz esegue gli ordini. Scully
controlla se ha delle armi. Quando controlla la tasca della sua tuta sussulta e
ritira immediatamente la mano, trovando una goccia di sangue sul suo dito.
Ispeziona nuovamente la tasca, questa volta con più attenzione e ne estrae un
punteruolo, identico a quello che prima era sul tavolo vicino ad Alice Brandt.)
Stanza per gli interrogatori della
stazione di polizia
SCHNAUZ: Chi?
SCULLY: Alice Brandt.
SCHNAUZ: Chi è?
SCULLY: La seconda ragazza che ha rapito.
SCHNAUZ: Non la conosco.
SCULLY: E' questo il suo nome, Gerry. Dov'è Alice
Brandt?
SCHNAUZ: Io... non lo so. Guardi che io non ho idea
di che cosa lei stia parlando...
SCULLY: Deve dirci dov'è, Gerry.
SCHNAUZ: Senta, mi dispiace. E' evidente che c'è un
equivoco, un errore di persona. Ed io onestamente... onestamente non ho idea di
che cosa lei stia parlando.
SCULLY: (mostrandogli
una busta di plastica contenente il punteruolo) Ci spieghi questo.
SCHNAUZ: Dobbiamo montare delle lastre di marmo oggi.
Quello lo uso per cominciare i buchi che servono a fissarle.
SCULLY: No. L'ha usato per uccidere i due uomini.
SCHNAUZ: Quali due uomini?
SCULLY: E lo ha usato contro Mary LeFante.
SCHNAUZ: Chi? No, aspetti, un momento fa era Alice
Brandt. Non ci posso credere, non è possibile, questo è un brutto sogno.
MULDER: Ci vuole parlare della prima volta che è
stato arrestato?
SCULLY:
Nel 1980, ha aggredito suo padre con una scure. Gli ha procurato lesioni tali
da costringerlo per il resto dei suoi giorni su di una sedia a rotelle.
SCHNAUZ: Non mi hanno mandato in carcere, mi hanno
ricoverato in una casa di cura. Avevo una specie di squilibrio chimico.
MULDER: Già. Gerald Thomas Schnauz, affettoda
sindrome paranoide schizofrenica, sei anni nell'opsedale psichiatrico Malvoin.
dimesso nel 1986. Cosa ha fatto dopo il 1986?
SCHNAUZ: Ho avuto cura di mio padre. Sono stato al
suo fianco, l'ho assistito 24 ore al giorno. Ho fatto ammenda. Lui, purtroppo è
morto, in gennaio.
MULDER: E lei che cosa ha provato?
SCHNAUZ: Tristezza.
MULDER: Qui dice che ha una sorella. Dov'è sua
sorella?
SCHNAUZ: Anche lei è morta.
MULDER: Qui dice che si è suicidata nel 1980. Che anno
spaventoso. Che cos'altro è successo nel 1980, Gerry?
SCHNAUZ: Per esempio hanno sparato a John Lennon!
Dove cavolo vuole arrivare? Chi è lei? Sigmund Freud? Perchè non la pianta con
questa stronzata?
SCULLY: D'accordo, allora torniamo ad Alice Brandt.
Dov'è? Ce lo dica.
SCHNAUZ: (fissandola) Lei ha l'aria... angosciata.
MULDER: Gerry. E' suo padre?
(Gli mostra un’immagine dell’uomo
ricavata dalla fotografia.)
SCHNAUZ: (sussulta) E questa dove l'ha presa?
MULDER: L'ha lasciata lei per me. L'ha lasciata come
un'impronta.
SCHNAUZ: Come sarebbe?
MULDER: E' questo quello che vede quando chiude gli
occhi?
(Mostra a Gerry la fotografia
completa. Gerry la studia con attenzione.)
MULDER: E' questo che vede?
SCHNAUZ: Sì...
MULDER: Gerry... mi dica dov'è Alice Brandt.
SCHNAUZ: L'ho salvata... dagli ululanti. Sta bene.
Lei sta bene adesso.
MULDER: Gerry ... Mi dica come faccio a trovarla.
In una zona rurale
(Una processione di auto della
polizia marcia lungo una strada di ghiaia. Si fermano e i poliziotti, Mulder e
Scully, salgono su una collinetta. Qui giace il corpo di Alice Brandt, vestita
con una camicia da notte. Scully esamina il cadavere, notando due sottili
fiotti di sangue intorno alle cavità oculari. Scully è dapprima visibilmente
scossa, poi arrabbiata. Si volta e scende velocemente dalla collinetta,
lasciando gli altri agenti intorno al corpo di Alicee torna in macchina. Poco
dopo, Mulder la raggiunge. Scully è seduta nel posto di guida, ovviamente
pronta ad andarsene. Mulder rimane appoggiato al finestrino del passeggero.)
MULDER: Scully, quella parola "unruhe",
"inquietudine", mi tormenta. Forse lui pensava di curarle in qualche
modo, di salvarle dalla dannazione, da quelle cose, gli ululanti.
SCULLY: Il caso è chiuso.
MULDER: E allora, quella foto non sarebbe una sua
fantasia, ma un suo incubo.
SCULLY: Ma che importanza ha?
MULDER: Insomma, io voglio sapere.
SCULLY: E io no.
(Accende l’auto. Mulder la osserva per un attimo, quindi
entra in macchina.)
Stazione di polizia
(Gerry è con l’agente Trott.)
TROTT: Allora, Gerry. Metti tutto qui dentro.
portafoglio, orologio, tutto.
(Gerry lascia I suoi averi in una
scatola. E’ ammanettato al tavolo e l’agente gli sta prendendo le impronte.
Attimi dopo, si prepara a scattargli la foto segnaletica.)
TROTT: Guarda davanti a te. (scatta la foto) Ora vieni al tavolo.
(Trott ammanetta di nuovo Gerry al
tavolo, quindi si volta verso la stampante per recuperare il documento che ne
sta uscendo. Esso mostra una foto nell’angolo in alto a destra. Ma, invece di
essere la foto di Gerry, è la foto di Trott con una pallottola in fronte e un
muro imbrattato di sangue alle sue spalle.)
TROTT: (guardando
la foto) Ma che cosa...
(Gerry si protende in avanti e
afferra la pistola di Trott dalla sua fondina, puntandogliela addosso. Si sente
uno sparo.)
(Più tardi, Mulder sta esaminando il
documento, che ora è davvero ricoperto di sangue. Il corpo dell’Agente Trott è
steso al suolo. Scully entra e Mulder le si avvicina.)
SCULLY: Mulder.
MULDER: Nella foto la ferita è nel posto sbagliato.
Gli ha sparato alla gola. Questo non cercava di salvarlo.
SCULLY: Hanno appena segnalato una rapina a mano
armata nel drugstore dove è sparita la prima vittima.
Nel drugstore
(Alcuni poliziotti stanno esaminando
il luogo, mentre un dottore sta medicando una ferita sulla testa del
negoziante.)
SCULLY: (al
dottore) Come sta?
DOTTORE: Ora controlliamo il polso.
SCULLY: Posso interrogarlo?
DOTTORE: Sì, un momento.
(Intanto Mulder va verso una cabina
per le foto e inserisce dei soldi.)
NEGOZIANTE: Poi è uscito e questo è tutto.
SCULLY: (concludendo
la sua conversazione con il negoziante) La ringrazio. (raggiunge Mulder) E'
Gerry.
MULDER: Ha preso la macchina fotografica e tutti i
rullini del negozio.
SCULLY: Ha preso anche morfina, scopolamina, bromuro
e siringhe da insulina. Ciò che serve al sonno dell'alba.
MULDER: Vuole continuare il suo lavoro.
(Si sente un beep e quindi si vede un
lampo. E’ il flash della machina fotografica della cabina.)
SCULLY: Sai il posto dove stava lavorando e dove
l'ho arrestato? Chissà se... se aveva già scelto la prossima vittima.
C'erano... c'erano tanti appartamenti intorno.
MULDER: Cioè hai interrotto il suo appostamento?
SCULLY: Andiamo.
MULDER: No, un secondo. Tu porta la macchina qui
davanti, io aspetto questa. Arrivo subito.
(Scully gora intorno all’edificio e
compone un numero sul cellulare.)
CORNING: (al
telefono) Pronto?
SCULLY: Corning?
CORNING: Sì.
SCULLY: Mandate delle unità al palazzo in
ristrutturazione di Belmont Avenue e controllate tutte le case circostanti.
Crediamo che stia tornando lì.
CORNING: Va bene.
SCULLY: Grazie.
(Chiude la comunicazione e cammina
verso l’Explorer. Quando è di fronte alla portiera e sta per infilare la
chiave, una mano emerge da sotto la macchina e le inietta qualcosa nel piede
con una siringa. Scully urla per il dolore, indietreggia e cade a terra.
Afferra la pistola, ma non riesce ad usarla, perdendo presto conoscenza.
Schnauz esce da sotto la macchina e la afferra.)
(Dentro il drugstore, Mulder esamina
la foto scattata dalla macchina della cabina. E’ simile alle precedenti, ma
questa volta con un immagine di Scully. Corre fuori dall’edificio, ma non la
vede. L’Explorer sbuca da dietro un camioncino e sfreccia lungo il viale.
Mulder cerca di raggiungerla di corsa.)
MULDER: Scully!
Scully!
(L’Explorer svolta alla fine del
viale e scompare.)
MULDER: Scully!
Stazione di polizia
(Mulder sta studiando attentamente la
foto di Scully. Oltre agli ululanti, ci sono sei oggetti di fianco al suo viso
che sembrano sei dita.)
CORNING: Signore? La macchina dell'agente Scully è
stata ritrovata in un parcheggio al 30 km della statale 81.
MULDER: Nient'altro?
CORNING: Uh, dallo stesso parcheggio risulta rubato
un fuoristrada.
MULDER: Sta cambiando macchina. Lo farà altre due o
tre volte almeno. (tornando a guardare la
foto) (a se stesso) In questa foto ci sono sei dita...
CORNING: Scusi?
MULDER: (a se
stesso) Ci sono sei dita qui. (a Corning) Controllata la sua
abitazione?
SECONDO
POLIZIOTTO: C'è una pattuglia che la
sorveglia, ma non si è fatto vedere.
MULDER: Sappiamo di amici, parenti, colleghi? Ha una
casa in campagna? Un garage?
CORNING: Sembra che non abbia niente di niente.
Stiamo controllando un paio di numeri trovati nel portafoglio ma...
MULDER: Me lo faccia vedere.
(Corning glielo lancia. Mulder ne
tira fuori un articolo di giornale.)
CORNING: Il necrologio del padre.
(Una foto, nell’articolo mostra
alcune lapidi, e una bara ricoperta con una bandiera americana in un cimitero.)
MULDER: (leggendo
dall’articolo) Decorato con la medaglia di bronzo durante la guerra di
Corea... Harold Schnauz, Sr., DDS. Cioè
faceva il dentista.
Ufficio di Gerald Schnauz, Sr.
(Mulder
dà un calcio alla porta ed entra insieme ad altri agenti. L’uffico sembra
abbandonato da molto tempo. Vede un’insegna: “Il Sonno dell’Alba. Chiedilo al
tuo dentista.”)
MULDER:
Il sonno dell'alba.
(Entra in un’altra stanza, dove ci
sono tutte le attrezzature da dentista a parte la poltrona. Mulder vede delle
impronte per terra intorno a dove dovrebbe essere la poltrona.)
CORNING: E' abbandonato da anni.
MULDER: E' stato qui.
CORNING: Perchè avrà preso la poltrona?
Luogo sconosciuto dove Alice Brandt
era tenuta prigioniera
(Scully sta riprendendo conoscenza.
E’ in una piccola stanza con I muri imbottiti. I suoi polsi e le sue caviglie
sono legati ad una poltrona da dentista con del nastro adesivo. C’è un tavolino
a fianco a lei, e sopra di esso il punteruolo. Vede la figura di Schnauz,
dall’altro lato della stanza.)
SCULLY: Laciami andare.
SCHNAUZ: Shhhh ...
(Schnauz le si avvicina. Strappa un
altro pezzo di nastro adesivo.)
SCHNAUZ: Es ist alles in Ordnung.
SCULLY: E' finita, Gerry. Lasciami andare,
immediatamente.
SCHNAUZ: Ich werde dir helfen. Du wirst deine Unruhe bald vergessen.
(Sta per coprire la bocca di Scully
con il nastro.)
SCULLY: Aufhoeren! [sottotitolo: Fermati!] Ich habe keine unruhe. [sottotitolo: non ho nessuna inquietudine.] Ich habe keine unruhe.
[sottotitolo: non ho nessuna
inquietudine.] Ich brauche nicht gerettet zu werden. [sottotitolo:
Non ho bisogno di essere salvata.]
SCHNAUZ: E invece sì. Tutti devono essere salvati, ma
specialmente tu.
SCULLY: Perchè, Gerry? Perchè io? E' perchè ti ricordo tua sorella? Per
quale motivo si è uccisa? Che cosa le faceva tuo padre?
SCHNAUZ: Lui non faceva niente. Erano gli ululanti.
SCULLY: D'accordo, allora parlami degli ululanti.
SCHNAUZ: Loro vivono dentro la tua testa. Ti spingono
a dire cose, a fare cose che tu non faresti mai. E anche con tutti i tuoi buoni
propositi, non riesci a mandarli via. Hai bisogno di aiuto. Tu ce gli hai - qui
dentro. (tocca il viso di Scully proprio
in mezzo agli occhi) Dentro al tuo cervello.
SCULLY: Non è vero, non ce gli ho affatto, Gerry.
SCHNAUZ: Vedi? Sono loro che adesso ti stanno facendo
dire questo, perché sanno che io li voglio ammazzare.
(Prende il punteruolo dal tavolo.)
SCULLY: Ma se tu ti sbagliassi, invece? Se non
esistessero gli ululanti? Se fossero un'invenzione della tua testa... per
spiegare quello che secondo tua sorella le faceva tuo padre?
SCHNAUZ: E che ho fatto?! Adesso ti fanno anche parlare
come Sigmund Freud. (gridando)
Attenti, però! Io non ci casco! Li conosco i vostri trucchi! (con voce pacata) E poi, li ho visti,
capisci? In quella foto che mi ha fatto vedere il tuo collega. Le fotografie
non mentono. Li hai visti anche tu.
SCULLY:
Se questi ululanti esistono davvero,
vivono soltanto, dico soltanto nella tua testa.
(Schnauz sospira, quindi si allontana
un attimo. Scully si divincola per raggiungere il tavolo, ma Schnauz ritorna
con la macchina fotografica del drugstore e allontana il tavolo. La punta
dapprima verso Scully, poi la gira verso se stesso e scatta una foto.)
Ufficio del padre di Schnauz
(Mulder sta camminando avanti e
indietro nervosamente.)
MULDER: Sei dita, accidenti.
CORNING: La polizia dello stato sta...
MULDER: Perchè sono sei? (a Corning) Che c'è?
CORNING: La polizia dello stato ha esteso le ricerche
fino a Grand Rapids. Ancora niente.
(Mulder prende una cartella da
Corning e ritorna a guardare la foto del drugstore.)
CORNING: Agente Mulder?
MULDER:
Non capisco.
CORNING: Cosa facciamo?
(Mulder guarda la foto dell’articolo
e conta le lapidi.)
MULDER: Ci sono cinque lapidi. Cinque... e con
quella del padre sei. Andiamo! (Esce di corsa.)
CORNING: (gridando
agli altri agenti) Muoversi! Muoversi!
Cimitero dove è sepolto il padre di
Schnauz
(Ci sono sei lapidi, inclusa quella
del padre di Schnauz, tutte in fila. Mulder e gli altri agenti le raggiungono.)
MULDER: A ventaglio. Cercate tra gli alberi.
(Mulder vede un’apertura nella siepe
da un lato del cimitero.)
Luogo sconosciuto dove Scully è
tenuta prigioniera
(Schnauz sta nervosamente guardando
la serie di foto che appena scattato. Le mostra a Scully.)
SCHNAUZ: Che... che cosa vuol dire?
SCULLY: Vuol dire che hai bisogno di aiuto, Gerry.
(Studia le foto per alcuni secondi.)
SCHNAUZ: No, io credo che quello che vuol dire è che
non mi è rimasto molto tempo.
(Riaccosta il tavolo alla poltrona e
si avvicina a Scully con il nastro adesivo.)
SCULLY: No, Gerry, no!
(Le copre la bocca con il nastro,
mentre Scully urla e si divincola. Prende il punteruolo e sta per usarlo quando
sente dei rumori all’esterno. Si avvicina alla porta, mentre Scully ancora
lotta per liberarsi. Schnauz guarda dallo spioncino e vede Mulder.)
(Mulder è di fronte ad un camper. Le
finestre posteriori sono tutte oscurate e non si riesce a vedere dentro. Va
fino al posto di guida e nota che le chiavi sono appese dentro l’abitacolo. Il portachiavi
è un grosso dente di plastica e capisce che appartiene a Schnauz.)
MULDER: (gridando) Scully!
(Scully riesce a liberare la mano
sinistra, si toglie il nastro dalla bocca e grida.)
SCULLY: Mulder! Sono qui!
(Mulder cerca di sfondare la porta
del camper. All’interno Schnauz si avvicina nuovamente a Scully con il
punteruolo, ma lei gli afferra il braccio con la mano libera.)
SCULLY: Mulder! Aiuto! Mulder!
(Fuori, Mulder afferra un tubo
metallico.)
MULDER: Scully!
(Colpisce il vetro della porta due
volte e lo rompe. Infila una mano all’interno, apre la porta e entra. Scully e
Schnauz stanno ancora combattendo. Schnauz si volta verso Mulder, che gli
spara. Schnauz cade a terra.)
MULDER: (a
Scully) Sei ferita? (Scully scuote la
testa)
CORNING: Ha bisogno di aiuto, agente Mulder?
MULDER: Un'ambulanza.
(Sia Scully che mulder respirano
pesantemente. Scully si libera l’altra mano, mentre Mulder la aiuta a
rialzarsi. Scully raggiunge la porta, ed è costretta a coprirsi per un attimo
gli occhi a causa della forte luce. Si gira un momento a guardare Schnauz,
quindi esce.)
(Mulder guarda Scully andarsene.
Quindi raccoglie una delle foto accanto al corpo di Schnauz. La foto mostra
Schnauz steso a terra nel camper, con intorno le fotografie, esattamente nella
stessa posizione in cui si trova ora.)
Appartamento di Scully
(E' notte. Scully sta scrivendo sul
suo portatile. Il file con tutte le fotografie è sul tavolo, vicino al
computer. Sembra stanca.)
SCULLY: Considerazioni complementari. Dopo la sua
morte, tra le cose di Gerry Schnauz è stato trovato un diario, scritto come se
si rivolgesse a qualcuno. Era probabilmente inteso come una lettera aperta a
suo padre. Vi sono riportati i nomi delle sue vittime, delle donne che
desiderava salvare. C'è il mio nome nell'ultimo paragrafo. Non ho spiegazioni
plausibili per quelle fotografie, né spero di riuscire a trovarne. La mia
prigionia mi ha imposto di capire, quasi di identificarmi con Gerry Schnauz. Da
ciò dipendeva la mia possibilità di sopravvivere. Ora vedo tutto il valore di
questa comprensione. Per dare veramente la caccia ai mostri dobbiamo capirli. (afferra la sua foto e la studia
tristemente) Dobbiamo avventurarci nelle loro menti. Ma nel farlo, non
rischiamo che loro si avventurino nella nostra? (una lacrima le scende dagli occhi)
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