LA FINE DI X-FILES
MORGANA - dal sito del Corriere della Sera, a cura di Aldo Grasso
Prematuro. Lo so che lo e’. Incominciare a commentare qualcosa che non si e’ ancora visto, o e’ da idioti, o e’ quantomeno prematuro, appunto. E invece, no. Non riesco a far tacere la mia voce. La sensazione di essere arrivati al capolinea e’ spiacevole. O malinconica...come volete.Nella testa si sommano anni di emozioni, di puntate, di discorsi. X-files e’ finito. Viva x-files. La cosa strana e’ che per me, viene quasi spontaneo esprimere questi miei impeti di affetto nei confronti di questa serie, anche se ho in testa una gran confusione a riguardo. Quando penso a x-files, ormai si accavallano personaggi, stagioni, dialoghi...titoli italiani di puntate si mischiano nella mia memoria ai titoli originali. Qualche spezzone di frase qua’ qualche fotogramma la’... Non e’ che di nove anni di storia mi sia rimasto molto. Ma una cosa, salda e ferma nella mia testa c’e’ senz’altro: due personaggi dipinti in maniera ineguagliabile – vuoi per la bravura degli attori, vuoi per la loro empatia con i personaggi interpretati, vuoi per la stesura stessa del loro vissuto umano, non e’ questo il luogo in cui desidero discuterne – due personaggi che sono usciti dal loro ruolo di fantocci della televisione, burattini trascinati dalle braccia degli attori, per diventare persone in carne ed ossa. Per me, Mulder e Scully esistono. Hanno credibilita’. Nella loro folle corsa alla verita’, alle loro vite strampalate, difficili, piene di pericolo, di misteri, di indagini...sono veri, esistono...hanno anima e corpo. Nelle loro esistenze fuori da ogni schema, hanno credibilita’.Hanno spessore. Sanno essere umani e delicati, forti e determinati. Tutto e niente. Credo che questa sia la formula magica che e’ servita alla mia testa per innamorarmi di loro. Dico di ‘loro’ perche’ l’uno senza l’altra non avrebbe senso. Non avrebbe motivo d’esistere...ne’ nel contesto della storia, ne’ nell’economia dei personaggi, tant’e’ che nell’ottava serie e nella nona, la’ dove l’assenza di Mulder pesava e pesa tutt’ora, portando nell’abisso la serie televisiva, i personaggi minori, ma anche i comprimari venivano scomparendo, perdevano di spessore, trasfigurati in questa impossibilita’ a sopravvivere senza il loro fulcro. Un Mulder giganteggiante su tutti gli altri personaggi, talmente importante e primario da far rimanere poche briciole persino del personaggio di Scully, suo alter-ego (o forse sua meta’, o negativo...insomma *complementare* ed indivisibile come solo le persone che si amano sanno essere) che da questa assenza rimane svuotato, irriconoscibile, privo di spessore.
Un esempio? Ottava
stagione. Perche’ mai un medico, serio ed affermato, un patologo per giunta,
non dovrebbe interessarsi all’autopsia del suo ‘collega’ trovato morto, per di
piu’ dopo un ventilato rapimento alieno? Perche’ mai una donna sterile dovrebbe
con tanto egoismo desiderare a tutti i costi un figlio, ben sapendo che la vita
che conduce, il tipo di lavoro che l’ha portata sul limite del baratro tante
volte, non sarebbe adatta neppure a possedere un gatto, figuriamoci un bambino!
(non parlo di cani, non vorrei suscitare ancora ricordi dolorosi). Non
desidero, ora, indagare su tutte le altre cose fuori luogo che ci hanno
regalato in x-files nelle ultime due stagioni, sarebbero troppe, aumenterebbero
la mia nausea, la domanda che, ogni volta che ci rifletto, sale alla
mente...del perche’ hanno trascinato le puntate, perche’ hanno continuato
l’agonia. Ma sto allontanandomi dal fulcro del discorso. Dal motivo delle mie
parole. Dalla sensazione che volevo condividere: quella di aver visto, vissuto
le immagini del finale. Si, adesso mi sta bene che ci sia la parola fine. Non
importa come e quanti dubbi siano risusciti a dipanare. La verita’ che hanno
voluto spiegare era sotto ai nostri occhi sin dal Pilot. Non importa se hanno
spiegato un ennesima volta, come si e’ spento nel labirinto delle puntate il
sorriso di Samantha, dissolto e abbandonato in Closure. Rammendato e coccolato
come una ferita dalle mani di Scully che accarezzano quelle del collega. Che
consolano, che cicatrizzano ferite profonde dell’anima. Non importa se ci
faranno vedere quale sorte e quale destino hanno seguito Krycek, Marita, L’uomo
che Fuma... non importa piu’ nulla. A forza di dire e contraddire, se inizialmente
erano i contenuti a distinguere x-files da altri ‘prodotti’ simili, a farlo
risaltare rispetto ad una mare di mediocrita’, adesso...tutto questo - annegato
in antibiotici che donano la vita eterna, resurrezioni, donne sterili che
partoriscono, personaggi mediocri incollati al programma come figurine
sbiadite, immagini soltanto lontanamente simili dall'originale – l’unico segno
di distinzione, l’unica nota di merito...e’ aver salvato i due personaggi. Le
due creature, quelle che hanno preso vita propria a dispetto del loro stesso
creatore. Quei due soggetti cosi’ umani, cosi’ fragili e cosi’ forti da essere
sfuggiti a sceneggiatori, ad attori, a creatori. Novelli Pinocchio del duemila,
sono sfuggiti dalla loro corazza di legno (o sarebbe il caso di dire di
celluloide) per diventare umani, prendere il soffio divino degli essere
viventi. E con loro abbiamo partecipato, abbiamo sofferto, pianto. Con la gola
riarsa in attesa che un soffio di vita tornasse negli occhi di Mulder, per
vederlo ancora sorridere e schernire in Deadlive. Per vedere ancora quelle
piccole rughe formarsi sotto i suoi occhi, nei sorrisi. Per vedere le labbra di
lei dischiudersi, dono cosi’ raro e prezioso, in un sorriso che leniva le
ferite, allontanava i dolori. Abbiamo vissuto lontananze forzate, occhi vuoti
di sguardi, giornate lente vissute senza la meta’ piu’ importante. Ma Mulder e’
tornato, e questa volta non se ne andra’ piu’ via, se non con lei. Mulder e’ al
suo fianco, la carezza piano, la stringe... Non c’e’ altra verita’. Ne’ la’
fuori ne’ altrove... e il cerchio si chiude, non a caso, con la stessa scena
del pilot. Cieco chi non lo nota. La sola verita’ e’ che le nostre, le loro
vite, possono essere attraversate da qualsiasi abisso, da qualsiasi dolore, da
qualsiasi entita’ aliena, ma alla fine, il solo vero ed unico motivo che ci
spinge a camminare lungo i nostri giorni, e’ che spesso non si e’ soli. Che di
qualcuno, almeno di una persona al mondo ci si puo’ fidare. E amare con tutti
noi stessi, equivale ad essere immortali, al dila’ di qualsiasi cosa.
Foss’anche la fine del mondo, questa cosa...
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MELISSA - 22/5/2002, 15:56:42 - dal sito di Lalla & Lup
Quello di cui mi sono resa conto é che l'ultimo anno non e' passato inutilmente. Se c'e' una cosa che ho capito e' che anche una cosa bella come XF puo' essere rovinata dalla testardagine e dalla caparbietà. Non penso ci sia nulla di male a voler fare piu' soldi possibile, ma in questa ingordigia la FOX e CC hanno coinvolto attori che non si meritavano di partecipare a questa debacle. Basta leggere i commenti postati ovunque per rendersi conto che Annabeth Gish non e' il cane d'attore che sembrava. Le fan di Skinner sono felicissime perche' finalmente hanno visto il loro idolo tornare in se' ed essere il "duro" che era. Possibile che tutti dicano la stessa cosa e si sbaglino? Molti pensavano che andandosene quel lamentoso scassaca**i di Duchovny tutto sarebbe andato al proprio posto, invece il risultato e' stato storie insignificanti, prima, e dopo anche recitate male. Tutto questo non poteva non lasciare una traccia piu' che indelebile. Quello che e' successo nel fandom (gruppi di fan che boicottavano l'iniziativa di altri fan come nel caso dei Thank You Ad, per esempio) la dice lunga su cosa possa succedere quando non si sa sfruttare in modo parsimonioso una ricchezza come quella - appunto - dei fan. Sono loro che spendono patrimoni per gadget di ogni tipo, sono loro che si trasformano in pubblicità vivente (e gratuita) per il tuo prodotto. La Fox e Carter avrebbero dovuto quantomeno cercare di non inviperire la totalita' dei fan, cosa che sono riusciti invece a fare proprio con quello che - a detta di molti - e' stato davvero un bell'episodio. Non si trattava di mettersi a 90 gradi, sarebbe bastato non cercare di farci ingoiare Doggett a forza, sarebbe bastato non cercare di trattenere i fan di Mulder con il patetico espediente della gravidanza, sarebbe bastato darsi una regolata con l'ecatombe di comprimari. Tutte queste cose non possono essere dimenticate, IMHO. Mulder e Scully sono speciali e di certo DD e GA farebbero faville in qualsiasi programma TV, ma nel ruolo di M&S hanno avuto il vantaggio di disegnare due personaggi meravigliosi che Carter ha manipolato come della creta fino a trasformarli in dei mostri. Il Mulder che ho intuito esistere in The Truth non ha nulla a che vedere con quello che abbiamo visto in parecchie apparizioni fugaci di fine season 8. Questo Mulder si ricollega direttamente a quello freddo e triste di Three Words. Ho visto un Mulder depresso, schiacciato dalla disperazione e dalla consapevolezza di essere totalmente impotente. Talmente disperato da preferire la morte all'idea di far vivere in una terribile angoscia le persone che gli vogliono bene. Talmente solo da immaginarsi i compagni di viaggio ormai defunti che gli parlano e che gli tengono compagnia. Mulder e' ormai poco meno di un pazzo psicotico che vaga - in preda allo shock piu' totale- per gli Stati Uniti alla ricerca di una soluzione che sa non esistere. Scully e' evidentemente incapace di capire, ma lo segue comunque. Lo segue perche' ha capito che e' LEI l'unica persona che puo' tenere Mulder con i piedi per terra. Non importa se non riusciranno a sventare la catastrofe. L'unica cosa che importa e' che - fino ad allora - Mulder non impazzira', non cerchera' la morte come aveva gia' fatto in 3 o in Grotesque. Scully e' li' per legarlo alla vita, a qualcosa che Mulder non ha mai apprezzato davvero, se non dal momento in cui Scully e' arrvata e forse neppure allora. Tutto questo pathos emerge, ma non posso fare a meno di chiedermi perche' lo si e' voluto nascondere per tutto questo tempo. Per il Dio denaro? Va bene, e' un ottimo motivo. Ma ora che abbiamo la prova che tutto quello che abbiamo sperato da questa serie poteva esistere e' dannatamente difficile accettare che, per cupidigia o forse semplicemente per il fatto di non aver voluto ammettere i propri limiti di autore e produttore (parlo ovviamente di CC), tutto questo sia stato ridotto ad una pantomima per quasi tre anni (e ci metto anche la season 7 che certo non e stata un gran che).
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ANNAX - 25/5/2002, 16:37:09 - dal sito di Lalla & Lup
La verità è una chimera, forse la più luminosa… e fino a qui non rivelo nulla di sorprendente. La verità è sfuggente tanto da poter essere paragonata ad uno riflesso di luce in continuo movimento… non lo puoi catturare, nemmeno con lo sguardo. La verità è talmente vasta da perdere ogni contorno. Indefinibile. La verità non può essere un obiettivo. Ma può diventare una tendenza, una calamita, uno specchio per le allodole o forse la più grande delle menzogne. La verità non appartiene a Mulder. Mulder appartiene alla verità, permea il suo spirito e la sua mente. La ricerca è il suo solo mezzo per tener fede alla tacita promessa di un bambino di dodici anni. In promessa fatta di lacrime e di dolore. La ricerca è la sola via che a Mulder è rimasta per redimersi da una esistenza che gli ha dato poco, e gli ha tolto tutto. Una vita spesa al limite della sanità mentale, sommersa da vecchi files, diapositive, improbabili foto sfocate di avvistamenti UFO e da una sensibilità tanto particolare da essere eccezionale. Tetro e spettrale, paranoico per antonomasia, focalizzato su se stesso e sulla sua ricerca tanto da poter risultare egoista e da rendere il mondo che lo circonda solo uno sfondo indistinto. Intelligente, irriverente e attraente forse anche per la sua apatia nei confronti del quotidiano, per la sua noncuranza nei confronti di tutto ciò che è *normalità*. Il dolore lo ha dotato di un senso dell’umorismo spiccato, tetro… come ultima barriera per difendersi da quello che è o che è diventato. E’ debole e vulnerabile, fragile come quel bambino di dodici anni… eppure caparbio e ostinato, a volte anche spietato nella sua determinazione. Solo. In un senso che va oltre il fisico. Solo nella sua ricerca e nel suo dolore. Solo contro i demoni che si risvegliano nelle sue notti interminabili e contro quelli che deve affrontare ogni giorno. Questo è il Fox Mulder che incontrò Dana Scully nel lontano 1993, soffocato dal disordine, relegato in uno scantinato freddo e male illuminato degli scintillanti uffici dell’Hoover Building. Un volontario emarginato per le sue idee e per la sua spiccata intelligenza, per il suo intuito al limite del paranormale. Un uomo che voleva rimanere solo, ma che da quel giorno non lo fu più. Non poté esserlo più e solo dopo si accorse di non voler più esserlo. Chi fu a rendergli necessario l’infrangere di quella regola che si era auto-imposto? Una scienziata con un viso troppo giovane per essere imprigionato in quella espressione tanto austera. Una donna che viveva di certezze, chiusa nel suo mondo di regole da seguire e verità che non potevano essere opinabili. Con una visione limitata solo a quello che era concreto, toccabile… spiegabile. L’antitesi, il perfetto contrario racchiuso in un pessimo completo e due occhi enormi e cristallini. Di una bellezza non immediata ma devastante. Una donna che si presentò alla sua porta, una notte, spogliandosi davanti a lui e suggellando una fiducia che sarebbe diventata eterna, un rispetto che non sarebbe mai stato intaccato da nulla. La donna con cui decise di dividere pezzi della *sua* verità, raccontandole eventi, congetture ma soprattutto ricordi… lasciandole intravedere quell’uomo che mai nessuno aveva visto, o voluto vedere. Fu una questione di fiducia. Fiducia, è la parola chiave…. Importante quanto la verità stessa… fondamentale. Un sentimento più intenso dell’amore, più duraturo. Ed è questo il vero punto di incontro, quello che li spinse a andare avanti. Mulder continuava a sfiorare la sua verità, senza pelle, poteva sentirne il fuoco sulla carne viva. E Scully continuava a seguirlo, non *appoggiarlo*, ma ad aiutarlo nella sua ricerca… aiutarlo ad inseguire quei ricordi che erano la vera essenza di Mulder. Questa fu l’origine, questo furono Mulder e Scully. Cristallizzati in una notte di pioggia nell’Oregon, in risate deliranti e pazze davanti a tombe scoperchiate. Il tempo non fu più una costante universale, non per loro… Nove anni di follie, nove anni scanditi da casi mai chiusi del tutto, da eventi leggeri ed altri tanto pesanti da intaccare le loro anime. Nove anni concentrati in una notte simmetrica eppure opposta. In cui Mulder e Scully si guardano negli occhi e si scoprono cambiati e quel ‘voglio credere’ che una volta era urlato al cielo quasi con rabbia e ostinazione, ora è diventato quasi una preghiera….. ‘Fammi continuare a credere’. Perché solo continuando a credere potrebbe ritornare ad essere ‘noi’. Ma credere nella verità? Quale? Quale delle miriadi di differenti verità che si sono prese gioco di loro nel corso di quei nove anni? Nessuno lo può dire, e Mulder non ne è più tanto sicuro. Credere nella fede simboleggiata da una croce eterna? Forse Scully può farlo, ma non Mulder. La remissività della pura fede è un concetto che ha sempre eluso l’irrequieto Mulder. Ed allora, cosa rimane… in cosa credere? Mulder risponde a questa domanda, abbracciando l’unica certezza che gli è rimasta – forse l’unica che abbia mai avuto – nel buio di una anonima camera di motel. Sussurrandolo come un segreto che nessuno può ascoltare. Suggellando per l’ennesima volta la fiducia eterna e soprannaturale di due persole legate nell’anima e nella vita. L’unica soluzione rimasta… è credere nella speranza. Solo la speranza, potrà salvarli entrambi.
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