Il 6 dicembre 1978 alle 23.30 l’allora ventiseienne metronotte Pier Fortunato Zanfretta (nella foto a sinistra all'epoca) stava facendo il solito sopralluogo notturno delle villette di Marzano di Torriglia in provincia di Genova. Avvicinandosi alla villa “Casa Nostra” scorge dinanzi la facciata di questa alcune luci bianche che si stavano muovendo.Pensò ad un furto, quindi ferma l'auto, una 126 munita di radiomobile, ma, mentre cerca di comunicare con la centrale, la radio, le luci e tutti i circuiti elettrici cessano di funzionare. Impugnate pistola e torcia elettrica si avvicina alla villa e, dinanzi allo spigolo di uno dei muri della casa, riceve una violenta spinta che lo butta a terra; si rialza, si volta, e vede una creatura alta tre metri dalla pelle molle e verde, con due grandi occhi triangolari giallognoli e delle specie di spine ai due lati della testa.
Apparentemente la creatura era senza indumenti e senza capelli. Aveva delle vene sporgenti che trasparivano sulla sommità, entro cui si vedeva scorrere il suo sangue. Aveva una rete al posto della bocca e otto dita terminanti con delle ventose per ogni mano. Ai piedi, delle dita acuminate (vedi le foto nella pagina). In preda al panico, Zanfretta si rialzò e, preso da un sano istinto, iniziò a correre verso il cancello della villa, dove aveva lasciato la sua auto. Mentre correva, si voltò un istante, giusto il tempo di vedere un oggetto luminoso di forma triangolare schizzare su nel cielo ad una velocità inverosimile. Giunge all'auto, la cui radio aveva nel frattempo ripreso a funzionare, e dà l'allarme.
Un'ora dopo, i colleghi lo ritroveranno in stato di shock e col corpo e i vestiti caldi e asciutti, nonostante l'ora notturna e la stagione. Nel prato antistante la villa, il giorno successivo i carabinieri riscontreranno una evidente traccia circolare.
Questo è solo il primo di tutta una serie di incontri che al termine della vicenda ammonteranno ad un totale di ben undici. Il 27 dicembre alle ore 23.46 accadde infatti ancora qualcosa di simile. Zanfretta era in auto e stava nuovamente facendo il suo giro d’ispezione, quando venne avvolto da una strana nebbia. L’auto iniziò ad andare da sola e ad acquistare velocità. L’uomo verrà ritrovato, poco distante dalla sua auto, tra i cespugli. La vettura, sul ciglio di una scarpata, con le lamiere roventi, pur essendo inverno. Vicino a lui vennero trovate delle impronte lunghe 50 cm e larghe 20 e, lì vicino, una circonferenza di vegetazione sradicata e bruciata larga circa tre metri. Il 30 luglio 1979 la storia si ripeté. Se le prime volte provava una naturale paura, ormai dopo diversi incontri, imparò ad accettare la cosa con una certa rassegnazione. In uno di questi incontri, ebbe addirittura il coraggio di avvicinarsi ad uno di loro per spingerlo senza che questo si mosse nemmeno di un centimetro, pur essendo stato spinto con forza. Le sue mani toccarono il corpo dell’essere che, al tatto, sembrò essere duro e ruvido.Zanfretta ebbe modo di confermare le sue esperienze in decine di episodi di regressione ipnotica, condotte dal professor Moretti dell' Universita' di Genova, durante le quali non cadde mai in contraddizione, nonostante le continue provocazioni degli inquirenti. D'altra parte è significativo che egli accettò di sottoporsi ad una seduta ipnotica con l'ausilio del penthotal, un potente siero della verità. La somministrazione di questo farmaco sblocca totalmente i freni inibitori del paziente, rendendogli praticamente impossibile la menzogna. Anche in questo caso Zanfretta confermo' le proprie posizioni, e la prova fu definita dai ricercatori assolutamente positiva. Quest'ultimo fatto non dovrebbe lasciar adito a dubbi, almeno sulla buona fede del testimone.
Egli racconta che questi esseri iniziarono a comunicare telepaticamente con lui, gli dissero di essere i Dargos e di provenire da Titania, nella terza galassia. Si dimostrarono sempre pacifici; se avessero voluto fargli del male, l’avrebbero già fatto.
In un’occasione, racconta Zanfretta, gli diedero una scatola di circa 60 cm di lato, contenente una sfera, contenente a sua volta, una piramide, che avrebbe dovuto consegnare per loro conto ad un noto ufologo il quale, però, morì prematuramente. Così, il misterioso oggetto venne deposto in un luogo di massima sicurezza per essere visitato, almeno due volte al mese, solamente da Zanfretta. Solo a lui è permesso avvicinarsi alla scatola. Gli basta porre la mano su questa per vederla aprirsi e funzionare. La piramide all’interno della sfera incomincia a roteare vorticosamente e ad emettere luce. Dopo circa un’ora, tutto ritorna come prima, la scatola si richiude e lui se ne ritorna a casa. Più di una volta aveva provato a fotografare questa scatola, almeno per dare una prova della sua onestà, ma non era mai riuscito nel suo intento. Nelle foto venivano impresse solo cinque piccole luci, nient’altro.Pier Fortunato Zanfretta ora, a distanza di una trentina d’anni da quel 6 dicembre, è un uomo che ha perso molto, proprio in seguito a questa storia. In molti hanno creduto nella sua infermità mentale. Ha rischiato di perdere il lavoro, ha perso la sua famiglia e la felicità propria di una persona dalla vita normale, comune.
Zanfretta ha sempre affermato che ha portato alla luce questa sua esperienza perchè la gente deve sapere, deve conoscere la verità, ma non gli piace essere intervistato, non ha mai cercato il successo. Il suo desiderio è sempre stato quello di trovare la verità e di farla vedere agli altri.
(tratto da varie fonti dal web)