...si arrabbiò molto.

Allora cercò di uscire, ma non c’era alcuna speranza. La povera Befana triste triste dovette rimanere dentro quella calza per tutta la notte. La mattina seguente con la Befana c’era un castoro che stava rosicchiando la calza. La Befana disse al castoro: «Che cosa ci fai qui, piccolo roditore?».

Il castoro rispose: «Io sono caduto, ecco perché sono qui e sono venuto pure prima di te!».

La Befana ribatté: «Puoi fare il buco grande grande?» «Va bene» disse il castoro. E così si mise al lavoro. Quando finì, la Befana si incastrò alla calza; allora disse al castoro: «Salvami, ti prego!». Il castoro un’altra volta si mise a lavorare.

Mentre il castoro mordeva la calza non era tanto attento e morse anche la Befana, che gridò: «Perché non stai attento?»

«Va bene» disse il castoro.

Quando finì di liberare la Befana era giunta l’ora della vendetta: la Befana prese una ranocchia verde con le orecchie blu a puntini rossi e gialli. Poi prese anche una cavalletta con le antenne gialle, le zampe rosa, il corpo rosso e marrone, gli occhi blu; andò nella camera del bimbo, scoprì le lenzuola del letto, ci mise la rana e la cavalletta e se ne andò. Così, mentre il bambino dormiva, gli animaletti gli dettero un po’ di fastidio e, quando si svegliò, aveva tutte bolle rosse e la faccia rossa rossa.

Capì che era stata la Befana e capì anche che aveva esagerato con la calza grande grande e lunga lunga.

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