NOTA: PAGINA DI
PROVA PRODOTTA DA DAVIDE RONDELLI, MATERIALE DA CONTROLLARE E SISTEMARE
Le droghe:
La droga, in sostanza, è un veleno. L'effetto
che produce dipende dalla quantità assunta. Infatti, mentre una piccola
quantità funziona come stimolante, una quantità maggiore agisce come sedativo e
una quantità ancora più grande agisce esattamente come un veleno e può causare
la morte della persona. Una droga è una sostanza assunta per evitare una
condizione fisica o mentale indesiderata. Qualsiasi droga interferisce
negativamente sulla fisiologia naturale dell'organismo. Qualsiasi droga si
comporta in questo modo. Ad esempio prendiamo il caffè, nel quale è contenuta
la caffeina che è una droga. Cento tazzine di caffè ucciderebbero una persona.
Dieci tazzine, quasi certamente la farebbero addormentare. Due o tre tazzine,
agirebbero da stimolante. Il caffè è una droga molto comune e non molto
dannosa, in quanto per esserlo, se ne dovrebbe assumere una grande quantità.
Per questo è nota soprattutto come stimolante. L'arsenico è conosciuto come
veleno. Tuttavia, in piccolissime quantità, agisce da stimolante e, in dose ben
calibrate, da sonnifero. Diversamente, alcuni decigrammi causano la morte.
In ordine alfabetico, una
lista delle droghe più diffuse
ALCOOL:
Con questo termine
s’intendono tutte le sostanze che contengono alcol etilico: vino, birra,
superalcolici. In altre parole qualunque liquore, ottenuto per distillazione o
fermentazione o qualsiasi bevanda o i suoi vapori, contenenti una qualche
percentuale di alcol.
L’alcol è
farmacologicamente una droga che, secondo le dosi, ha effetti euforizzanti,
disinibitori, stimolanti o calmanti. Inoltre se assunto a lungo dà dipendenza.
La sindrome di
astinenza è più drammatica di quella dell’eroina, negli stadi iniziali si
manifesta con il tremore delle mani, nei casi estremi si hanno il delirio e
convulsioni.
L’intossicazione da
alcol (ubriachezza) provoca mancata
coordinazione dei movimenti, lentezza dei riflessi, difficoltà a parlare, e
soprattutto tendenza all’aggressività. Secondo le ricerche eseguite in tutti i
paesi l’alcol fra tutte le droghe è quella che provoca il più alto livello di
violenza verso sé stessi e verso gli altri.
Negli ultimi anni si è
discusso molto e a lungo riguardo alcune tossicodipendenze ereditarie.
L’alcolismo si è
detto, qualche volta è un male di famiglia. Comunque non è stato mai trovato un
gene connesso all’alcolismo o alla tossicodipendenza.
ANFETAMINE:
I soggetti che abusano
di anfetamine sono attratti dal senso di benessere, di vigore, di sicurezza in
se stessi dato da queste droghe. I forti consumatori sono identificabili da
loquacità, presenza di tremore alle mani, cute sudata, midriasi, ipermotilità,
anche con gesti ripetitivi. La via di somministrazione preferita è quella
endovenosa, anche se le anfetamine possono essere assunte per via orale,
inalazione o fumo.
A differenza della
dipendenza da eroina , che insorge più rapidamente se la sostanza è assunta per
via endovenosa, e della dipendenza da cocaina, che è più rapida e accentuata se
questa viene fumata o iniettata, la dipendenza da anfetamine non è influenzata
dalle modalità di assunzione della sostanza.
L’uso continuo o di
dosi elevate amplifica gli effetti collaterali, senza aumentare quelli
piacevoli.
La persona che fa uso
di anfetamina perde l’appetito e si trova a non toccare cibo per più giorni;
non prova più sonno e può rimanere sveglia per giorni interi, sino a crollare
in uno stato di prostrazione e stati d’ansia. La persona che abusa di
anfetamina può arrivare ad avere atteggiamenti paranoici e sentire voci che non
esistono. Fattori di rischio aggiuntivi sono gli effetti devastanti che, a
breve o a lungo termine, questa droga può provocare sul cervello. Esiste un’
intossicazione acuta da anfetaminici, una cosiddetta “overdose”, caratterizzata
clinicamente da un quadro di insufficienza cardiocircolatoria acuta ed
irreversibile che porta ad un rapido decesso.
CANNABIS:
Convenzionalmente, il
termine “cannabis” viene usato per indicare soltanto la pianta coltivata per
ottenere prodotti psicoattivi o medicinali, e viene esteso alle sostanze
psicoattive che vengono ottenute dalla pianta. Il più importante principio
attivo della cannabis è il tetraidrocannabitolo
(THC). I principali derivati della
cannabis sono HASHISH e MARIJUANA.
HASCISC E
MARIJUANA:
L’uso della marijuana
e delle altre droghe “leggere” danneggia la concentrazione, le registrazioni
mentali ed il ricordo di immagini mentali precedentemente registrate. Queste
droghe possono far svanire il senso di timidezza, possono far sentire
disinibita la persona inibita , far sentire forte la persona debole,
soprattutto nei confronti del sesso.
La persona che fa uso
di queste droghe ha un radicale cambiamento di personalità e perde l’ambizione
nella vita. La perdita di ambizioni è il punto di partenza: l’adolescente
concentra tutta la sua attenzione a questi stati di “benessere” e rinuncia a
qualsiasi altro interesse come lo sport, la lettura dei testi scolastici, i
suoi hobbies. Uno degli effetti più ovvi del fumare la marijuana o hascisc è la
stanchezza.
Queste droghe dirigono
verso l’interno o “interiorizzano” l’attenzione di una persona; il risultato è
una persona che non ha più il controllo dell’ambiente e delle persone che la
circondano, ma perennemente con “la testa fra le
nuvole”.
Senza una dovuta
attenzione, una buona memoria non si sviluppa e diventa molto difficile
ricordare ciò che è stato registrato precedentemente.
Possiamo dire con
sicurezza che l’uso di queste droghe può contribuire a causare nella persona
stanchezza, pallore, problemi di memoria e cambiamenti di personalità.
Ci sono 400 prodotti
chimici nel fumo della marijuana. Tra questi è stato dimostrato che 60 causano
il cancro. Questi prodotti chimici rimangono nel corpo per anni. La marijuana
contiene THC, una neuro tossina,
ossia un veleno che intacca cervello e nervi.
COCA:
Pianta psicoattiva
(nome botanico Erythroxylon Coca)
che cresce nelle pendici orientali delle Ande e nelle zone adiacenti dell’
Amazzonia, in un’area che interessa Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia,
Venezuela, Argentina, Brasile.
La parte psicoattiva
della pianta sono le foglie, che vengono raccolte tre volte all’anno e sono
pronte all’uso dopo essere state seccate al sole. Il principio attivo della Coca è la cocaina,
contenuta nelle foglie di coca in una proporzione fra 0,35 % E 0,90 %.
Gli effetti della coca
sono fondamentalmente stimolanti, ma molto più blandi della cocaina. L'uso
delle foglie di coca è proibito ma è tuttora diffuso tra le popolazioni andine.
Non esiste praticamente un traffico illegale di coca fuori dai paesi di
produzione perché la foglia si deteriora rapidamente.
COCAINA:
Anche questa è una
droga eccitante come l’anfetamina. A questa droga vengono riconosciuti effetti
afrodisiaci, sensazione di forza e bellezza, fa sentire la persona che la usa
“al centro del mondo”. In realtà ha effetti collaterali devastanti : la persona
che ne abusa può perdere la ragione, avere il cervello rovinato, avere manie ed
idee fisse che la portano a vivere una dimensione irreale, con sintomi
paranoici.
L’assunzione della
cocaina avviene per via endovenosa, per inalazione o fumandola.
La persona che usa cocaina,
assume questa droga molte volte durante la giornata; il suo effetto dura poco,
per cui la persona deve assumerne in continuazione. Irritabilità e depressione
subentrano quando l’effetto di questa droga diminuisce sulla persona; la
paranoia solitamente segue queste fasi.
COBRET
(Crack):
E’ un derivato
dell’eroina con una quantità di principio attivo piuttosto bassa, nato di
recente sul mercato illegale per una certa fascia di consumatori: quelli che si
“impasticcano” con gli psicostimolanti.
Dopo una notte in
ecstasy, il cobret calma e rilassa. E’ una polvere marroncina che si fuma o si
inala. I pericoli però sono esattamente quelli dell’eroina.
ECSTASY:
Contrariamente a
quanto si pensa, l’ecstasy è un vecchio farmaco.
Nasce infatti
all’inizio del secolo insieme all’anfetamina, ma viene ritirato dal commercio
dopo brevissimo tempo, a causa di effetti eccessivamente stimolanti come
insonnia, inquietudine, aggressività. Così come avviene per le altre sostanze,
l’ ecstasy può essere tagliata con altre droghe in funzione di uno “sballo”
difficilmente controllabile. Per raccogliere una casistica sugli effetti di
questa droga, l’ambiente non è più l’ospedale, ma l’uscita delle discoteche. Le
manifestazioni collaterali sono tanto acute quanto momentanee. In una persona
labile, si possono scatenare fenomeni di grave dissociazione e turbamenti
psichici. Uno dei rischi prodotti da questa droga sull’individuo che ne abusa è
un delirio di onnipotenza, per molti aspetti simile a quello determinato dalla
cocaina.
Quando l’effetto della
droga sparisce, la persona si sente abulica, depressa, con stati d’animo
ansiosi. Recenti ricerche hanno dimostrato che l’ecstasy crea danni al sistema
nervoso. Un programma recente su MTV ha parlato addirittura di casi con danni
irreversibili al cervello ed anche di veri e propri buchi nel cervello stesso,
causati da questa droga.
EROINA:
L’eroina è un derivato
della morfina. Elaborata originariamente per curare le crisi d’astinenza della
morfina, ha un effetto sedativo. L’eroina, tra le droghe “di strada”, è la più mortale. L’intossicazione
fisica sopraggiunge dopo pochi mesi, se l’approccio è saltuario. La persona che
ne abusa giornalmente, può trovarsi intossicata e dipendente fisicamente già
dopo poche settimane.
La via di somministrazione
preferita dal dipendente di eroina è quella endovenosa, anche se l’eroina si
può inalare o fumare.
La trappola, per la
persona che comincia a farne uso è la convinzione che “io non finirò mai come gli altri” oppure “se questa è l’eroina io smetto quando voglio”.
La persona che fa uso
di questa droga, deve continuamente aumentare la dose giornaliera per poterne
sentire gli effetti; mentre gli effetti collaterali che questa droga crea sul
corpo della persona sono devastanti e possono culminare con l’overdose e la
morte. Un tossicodipendente da eroina perde ogni tipo di valore etico, morale e
di rispetto sia nei propri confronti e sia nei confronti delle persone che lo
circondano; siano questi genitori , la moglie, il marito e/o i figli. Il
bisogno di soldi per poter soddisfare la quantità necessaria di droga
giornaliera che la persona necessita, la portano a pensare solo a racimolare i
soldi che gli permetteranno di avere la sua dose.
GHB:
Abbreviazione per “acido gamma-idrossi-butirrico” : è un
medicinale usato in passato come anestetico generale, ed attualmente è usato
per il trattamento della sindrome di astinenza da alcolici. Viene usato come
sostanza psicoattiva (chiamata in gergo anche GBH) in particolare assieme o
dopo l’ecstasy. Ha effetti rilassanti in dosi moderate, a dosi forti dà
spossatezza e disorientamento. Pericoloso specialmente se mescolato con
l’alcool (può anche essere mortale).
ICE:
Letteralmente
significa “ghiaccio” dall’aspetto
dei cristalli che si fumano come il crack, ma è
più tossico di quest’ultimo. E’ un particolare tipo di anfetamina scoperta nel
1893 in Giappone (dove si chiama “SHABU”, nome
diffuso anche in Italia). In America è arrivato negli anni ottanta e lo
considerano già la droga del futuro. Può anche essere masticato. E’ un
fortissimo stimolante del sistema nervoso che fa sentire eccitati, euforici,
quasi invulnerabili, e i suoi effetti durano dalle 8 alle 24 ore. Scatena
aggressività, allucinazioni, depressione e porta a disturbi renali. E’ facile
diventarne dipendenti.
KETAMINA:
Chiamata anche SPECIAL K, KET,
Vitamina K.
Prodotto usato in
medicina come anestetico generale. Viene usato come droga (per via orale,
intranasale, ma anche fumata o iniettata), per i suoi effetti che possono
essere calmanti o allucinogeni, spesso insieme all’ecstasy. E’ particolarmente
pericolosa perché può provocare una paralisi temporanea e insensibilità ai
dolori: è quindi facile subire lesioni senza accorgersene.
LSD:
L’LSD (dietilamide
dell’acido lisergico, chiamato in
gergo anche ACIDO) è un derivato sintetico della segale
cornuta, scoperto nel 1943 da Albert
Hoffman, un chimico svizzero che lavorava alla Sandoz (industria
farmaceutica). Gli effetti dell’LSD sono tipicamente “psichedelici”.
L’LSD determina
un’alterazione delle percezioni: immagini distorte, colori più vivaci,
fantasie, talvolta allucinazioni. Gli effetti si manifestano dopo 30-60 minuti
dall’indigestione, raggiungono il picco in 2 o 3 ore si estinguono dopo 6-10
ore.
Una dose anche normale
di LSD può provocare disturbi psichici transitori; i disturbi possono avere
anche conseguenze più gravi e prolungate in alcuni casi. L’effetto negativo più
frequente è l’ansia: il soggetto è spaventato dalla sensazione di non poter
controllare i propri pensieri. In qualche caso la una malattia mentale latente
può aggravarsi e persistere anche a lungo dopo la cessazione degli effetti.
MESCALINA:
La mescalina (trimetossifeniletilamina) è il principio
attivo del PEYOTE, cactus a
effetti psichedelici.
Gli effetti della
mescalina sono meno violenti di quelli del peyote e sono desritti come analoghi
a quelli dell’LSD.
METADONE:
Il metadone è un
oppiaceo sintetico, una droga quindi come la morfina e l’eroina. Come queste,
il metadone porta la persona a una dipendenza pesante e a seri danni fisici, a
un aumento di depressione nella personalità del dipendente e a un “freno psichico” nello sviluppo delle capacità
di lavoro e di esperienza. Un consumo prolungato provoca danni al fegato, ai
reni e così via. Un’overdose o una combinazione con altre droghe, provoca la
morte. Inventato per curare gli eroinomani, è in realtà molto peggio e di
nessuna utilità curativa.
MORFINA:
Principio attivo degli
OPPIACEI. La morfina estratta
dalla pianta viene prodotta legalmente come farmaco analgesico. Ha proprietà
simili a quelle dell’eroina, anche riguardo a dipendenza, tolleranza e
tossicità.
OPPIO:
Lattice che si ottiene
dall’incisione delle capsule non mature del papavero da oppio (Papaver Somniferum). Per i suoi effetti
psicoattivi (fondamentalmente depressivi) viene fumato o mangiato. E’
praticamente la più antica e diffusa droga conosciuta dall’uomo. Il suo uso è
segnalato fin dall’epoca dei Sumeri, 4000 anni prima di Cristo. In medicina è
usato come analgesico almeno dal
III secolo a.C. Una
soluzione di oppio al 10%, chiamata LAUDANO,
è usata dall’inizio del 1500 fino al secolo XIX come medicina ma anche per i
suoi effetti psicoattivi.
POPPERS:
Nome in gergo del nitrito di amile, prodotto medicinale venduto
in fiale che vengono inalate e provocano abbassamento della pressione e
dilatazione dei vasi sanguigni; usato in passato per lenire i dolori del angina
pectoris. Qualcuno lo usa come droga per i suoi effetti di stimolazione
sessuale, prolungamento dell’orgasmo, e anche distorsione delle percezioni. Gli
effetti sono immediati e durano 2 – 3 minuti; provoca effetti negativi (nausea,
vomito, mal di testa, gonfiore al naso). Particolarmente pericoloso se
inghiottito (può uccidere) o
fumato (è infiammabile).
PSICOFARMACI:
Termine generico per
definire tutte le medicine che hanno effetti psicoattivi: farmaci stimolanti,
antidepressivi, dimagranti, analgesici, tranquillanti, ipnotici ecc.
SPEED
(STIMOLANTI SINTETICI):
Nel gergo anglo -
americano vengono chiamati SPEED (=
velocità). Gli stimolanti vengono spesso classificati come ANFETAMINE, un nome che definisce la formula chimica
di una categoria di sostanze. In realtà, alcuni stimolanti sono anfetamine (fra
tutte, molto nota nel passato era la BENZEDRINA)
ma altri hanno formule chimiche diverse; inoltre molte anfetamine hanno effetti
diversi da quelli stimolanti (ecstasy).
Alcuni stimolanti sintetici sono prodotti legalmente e usati in medicina come
dimagranti in quanto fanno perdere l’appetito (noti anche come ANORESSIZZANTI). Vengono venduti come pillole
ma possono essere usati anche per via intranasale, fumati o iniettati endovena.
Farmaci stimolanti sono stati somministrati alle truppe durante la Seconda
guerra mondiale in Germania, USA; Gran Bretagna e Giappone. In Italia gli
stimolanti sintetici venivano usate senza ricetta dagli studenti negli anni
quaranta, cinquanta e sessanta, esclusivamente per motivi “scolastici”: per rimanere svegli la notte a
preparare gli esami, era inoltre un fenomeno strettamente individuale. Negli
anni sessanta si è diffusa fra i giovani la “moda”
delle anfetamine, come abitudine collettiva, con una motivazione del tutto
diversa : quella di ballare, di fare sesso, di “sballare”.
Evidentemente nell’uno e nell’altro caso gli effetti ed i comportamenti dei
consumatori erano del tutto diversi. Gli effetti provocati dagli stimolanti
sintetici sono: stimolazione cerebrale, sensazione di energia e di lucidità,
prolungamento dello stato di veglia ed eliminazione della stanchezza,
accelerazione del polso, sudorazione, bocca asciutta, pupilla dilatata,
inappetenza. Possono provocare inoltre: aumento della pressione, collasso,
tremori, ansia, insonnia, disturbi circolatori e cardiaci, perdita di peso e
dell’appetito, disturbi mentali .Per uso endovenoso rischio di morte. L’uso
continuo di stimolanti può dare dipendenza. La sindrome di astinenza si
manifesta con: depressione, stanchezza, crampi, sonnolenza e si intreccia coi
sintomi di intossicazione cronica. Forte è anche la dipendenza psichica. L’abuso
di stimolanti può indurre, per compensazione, a usare droghe depressive (alcol,
tranquillanti, sonniferi).
Descrizione
dettagliata di alcune tra le più diffuse droghe (leggere e pesanti):
ALCOL:
L’alcol è la droga
numero 1 del popolo e occupa uno spazio importante anche fra le droghe da
party. L’alcol costa poco, è reperibile ovunque, in qualsiasi momento, ed è
socialmente accettato. Ovunque, dove le persone si incontrano si beve. Dove si
festeggia ci si ubriaca.
Sebbene le droghe come
l’ecstasy vadano poco d’accordo con l’alcol e il consumo misto produca effetti
molto pericolosi, anche sulla scena dei party si beve alcol.
Comunque quando si
parla di problemi di droga e dei suoi effetti, l’alcol viene menzionato
raramente,ma le cifre parlano da sole. In Germania ci sono oltre due milioni e
mezzo di alcolisti. Ogni anno decine di migliaia di persone muoiono a causa
degli effetti diretti o indiretti del consumo di alcol. Più o meno la metà
degli incidenti stradali mortali e una percentuale consistente dei reati di
violenza sono da ricondursi a una coscienza annebbiata dall’alcol.
La
storia:
E’ probabile che già i
cacciatori e i coltivatori della preistoria fossero a conoscenza dell’effetto
stupefacente dei frutti fermentati. Di certo così sono nate le coltivazioni dei
popoli dei commercianti, l’arte di curare la vite e la semina dei cereali allo
scopo di produrre bevande alcoliche. Vino e birra erano in uso nell’antico
Egitto come offerte sacrificali agli dei e come medicamenti per gli uomini. Il
cristianesimo fece del vino un sacramento. Simbolizza il sangue del redentore
ed è parte integrante della comunione. L’alcol è da sempre considerata una
sostanza prelibata, stupefacente e nutritiva. Bevevano birra gli schiavi che
costruirono le piramidi. Gli antichi Greci adoravano Dionisio il Dio del vino e
dell’ebbrezza. Gli antichi romani preferivano la degustazione continua, ma
moderata. Il nome alcol, che significa “il meglio di una cosa”, lo dobbiamo
invece agli arabi. E fino a tutto il Medioevo il bere fino al tracollo era una
cosa ovvia in tutto il territorio tedesco. La birra si produceva soprattutto
nei monasteri. Prima che la patata si affermasse come alimento di base, nel
Diciottesimo secolo, la birra era un elemento importante nell’alimentazione
quotidiana. La crescente produzione su scala industriale e la
commercializzazione condusse, a partire dal Sedicesimo secolo, alla diffusione
di liquori e grappe come potenti mezzi di sconvolgimento. La Rivoluzione
industriale si compì alle spese di una manovalanza estremamente sfruttata, che
si anestetizzava e si nutriva a basso costo con distillati ad altissima
gradazione. Da allora l’alcolismo viene considerato il flagello dei popoli. La
dipendenza dall’alcol, la miseria ed il malessere a esso collegati portarono
allo sfociare del contro- movimento puritano degli astemi. Negli Stati Uniti si
tentò invano, con l’introduzione del proibizionismo, di prendere il controllo
della situazione: il proibizionismo durò dal 1919 al 1933 ed ebbe come prima
conseguenza l’aumento della criminalità organizzata. Alla proibizione la
maggior parte delle nazioni ha preferito il controllo sulla produzione e sulla
vendita, soprattutto a causa degli altissimi proventi dalla tassazione sugli
alcolici. Lo stato tedesco incassa ogni anno otto miliardi di marchi in tasse
sugli alcolici.
La
sostanza:
L’alcol o alcol
etilico si ottiene dalla fermentazione di prodotti naturali contenenti
carboidrati con il lievito. Un bicchiere di vino (1 dl), un bicchiere di birra
(3 dl) e un bicchiere di liquore (3 cl) contengono all’incirca la stessa
quantità di alcol (7 grammi). L’alcol è presente anche nei prodotti alimentari
e nei medicinali. In Germania la legge vieta la vendita di bevande ad alto
tasso alcolico ai ragazzi con età inferiore ai 18 anni e la vendita dei
cosiddetti alcolici leggeri ai minori di 16 anni.
Gli
effetti dell'alcol:
L’alcol ha un effetto
calmante, mentre in dosi ridotte provoca invece un senso di eccitazione. Ci si
sente leggeri, rilassati, caldi e a proprio agio. Si diventa euforici,
disinibiti e la lingua si scioglie. Diminuisce la disposizione e la prontezza
all’autocritica nel giudicarsi. La perdita delle inibizioni e
dell’autocontrollo portano spesso a comportamenti aggressivi e aumentano la
predisposizione agli atti di violenza. In stato di ebbrezza il coordinamento
dei movimenti è disturbato, diminuiscono la prontezza di riflessi e la
sensibilità al dolore. In caso di pesante ubriachezza si comincia a balbettare
e a barcollare, si diventa particolarmente loquaci, si parla da soli. Se
l’ubriachezza è eccessiva può provocare vomito, forte perdita dell’equilibrio e
condurre a uno stato di disperazione. Infine cessano di funzionare i nervi
motori, si spegne la coscienza e incombe la minaccia di un’intossicazione con
conseguenze letali.
ALLUCINOGENI:
Cosa
sono?
Gli allucinogeni sono
droghe che causano allucinazioni – profonde distorsioni del modo di percepire
la realtà da parte di una persona. Sotto l’influenza di allucinogeni, le
persone vedono immagini, sentono suoni e percepiscono sensazioni che sembrano
reali sebbene non esistano. Alcuni allucinogeni producono anche rapidi ed
intensi cambiamenti d’umore. Gli allucinogeni producono i loro effetti rompendo
l’interazione fra le cellule nervose ed il neurotrasmettitore serotonina.
Distribuita attraverso il cervello ed il midollo spinale, il sistema della
serotonina è coinvolto nel controllo del comportamento, della percezione e dei
sistemi regolatori fra cui quelli riguardanti l’umore, la fame, la temperatura
corporea, i comportamenti sessuali, il controllo muscolare e la percezione
sensoriale.
LSD (abbreviazione per “lysergic
acid diethylamide”) è la droga più comunemente identificata col
termine “allucinogeno” è la più diffusa fra questo tipo di droghe. E’
considerata l’allucinogeno tipico e le caratteristiche della sua azione e gli
effetti descritti in questa ricerca possono essere associati agli altri
allucinogeni, fra cui la mescalina, la psilocibina e l’ibogaina.
Cosa sono
le droghe dissociative?
Droghe come il PCP (fenciclidina) e ketamina, che sono state
inizialmente sviluppate come anestetici generici nella chirurgia, distorcono la
percezione della vista e dei suoni e producono sensazioni di distacco –
dissociazione – fra l’ambiente e se stessi. Ma questi effetti di alterazione
mentale non sono allucinazioni. PCP e ketamina sono perciò più giustamente noti
come “anestetici dissociativi”. Il destrometorfano, una medicina contro la
tosse molto diffusa, se presa in dosi elevate può produrre effetti simili a
quelli di PCP e ketamina.
Le droghe dissociative
agiscono alterando la distribuzione del neurotrasmettitore glutamato attraverso
il cervello. Questo neurotrasmettittore è coinvolto nella percezione del
dolore, nella risposta all’ambiente esterno e nella memoria. PCP è considerata
la tipica droga dissociativa e la descrizione dell’azione e degli effetti del
PCP che viene fatta in questa ricerca può essere in gran parte applicata alla
ketamina ed al destrometorfano.
Perché la
gente assume allucinogeni?
Gli allucinogeni
giocano un ruolo importante nella vita umana da migliaia di anni. Tutte le
culture dai tropici all’Artide hanno usato le piante per creare degli stati di
distacco dalla realtà e per percepire le “visioni”,
che si pensava fornissero la comprensione mistica. Queste piante contengono
residui chimici, come la messalina, la psilocibina e l’ibogaina, che sono strutturalmente
simili alla serotonina e producono il loro effetto danneggiando il normale
funzionamento del sistema della serotonina. Storicamente, le piante degli
allucinogeni sono state ampiamente utilizzate per rituali sociali e religiosi,
e la loro disponibilità è stata limitata dalle condizioni climatiche e dalle
caratteristiche del terreno di cui hanno bisogno per crescere. Dopo lo sviluppo
dell’LSD, un composto sintetico che può essere prodotto ovunque, l’abuso di
allucinogeni si è diffuso maggiormente e dagli anni Sessanta è cresciuto in
maniera drammatica.
Caratteristiche
fisiche dell’LSD:
L’LSD è una sostanza
solubile in acqua, chiara o bianca, senza odore, sintetizzata dall’acido
lisergico, un composto derivante da un fungo della segale. L’LSD è la più
potente droga conosciuta capace d alterare le percezioni e l’umore: dosi orali
anche di soli 30 microgrammi possono produrre effetti che durano da 6 a 12 ore.
L’LSD è stato
inizialmente prodotto in forma cristallina. Il cristallo puro può essere ridotto
in polvere e miscelato con agenti agglutinanti per produrre barrette note come
“microdots” o sottili quadrati di
gelatina chiamati “window panes” (vetri di finestra); più spesso è dissolto,
diluito e applicato sulla carta o altri materiali. La forma più diffusa di LSD
è chiamata “blotter acid” (acido da carta assorbente) – fogli di carta
impregnata di LSD e suddivisi in piccoli quadrati che costituiscono una dose
individuale. Differenze nei modi di produzione e la presenza di sostanze
contaminanti possono produrre l’LSD in una gamma di colori cangiante dal chiaro
o bianco, nella sua forma più pura, sino al marrone e perfino al nero. Anche
l’LSD non contaminato inizia a degradare e scolorirsi poco dopo essere stato
prodotto, e perciò chi distribuisce la droga spesso applica l’LSD su carta
colorata, rendendo difficile per l’acquirente valutare la purezza o la
freschezza della droga.
Gli
effetti dell’LSD:
Non è ancora chiaro il
preciso meccanismo attraverso cui l’LSD altera la percezione. Test di
laboratorio hanno suggerito che l’LSD, come le piante allucinogene, agisce su
certi gruppi di recettori di serotonina noti come i recettori 5-HT, e che i
suoi effetti interessano principalmente due regioni cerebrali: una è la
corteccia cerebrale, un area che riguarda l’umore, la cognizione e la
percezione, l’altra è il “locus ceruleus” che riceve segnali sensoriali da
tutte le aree del corpo e che è stata descritta come il “rivelatore di novità” del cervello per quel
che riguarda importanti stimoli esterni.
Gli effetti dell’LSD
solitamente iniziano da 30 a 90 minuti dopo l’ingestione e possono durare anche
12 ore. Gli utenti fanno riferimento all’LSD e ad altre esperienze con
allucinogeni col termine “trip” (viaggio) ed alle gravi esperienze negative col
termine “bad trip” (brutto viaggio). Sebbene la maggior parte dei
“viaggi” causati dall’LSD includa
sia aspetti piacevoli che aspetti non piacevoli, gli effetti della droga sono
imprevedibili e possono variare in relazione alla quantità ingerita ed alla
personalità, alle aspettative, al carattere del consumatore nonché all’ambiente
in cui esso vive.
Chi fa uso di LSD può
sperimentare degli effetti fisiologici, come incremento della pressione sanguigna
e della frequenza cardiaca, capogiri, perdita di appetito, bocca secca, fatica,
nausea, intorpidimento e tremori; ma i principali effetti della droga sono
emozionali e sensoriali. Le emozioni del consumatore possono passare
rapidamente dalla paura all’euforia, con cambiamenti così repentini da far
apparire l’utente come se sperimentasse diverse emozioni simultaneamente.
L’LSD ha anche effetti
notevoli sui sensi. Colori, odori, suoni e altre sensazioni sono molto
amplificate. In alcuni casi, le percezioni sensoriali possono mescolarsi in un
fenomeno noto come sinestesia, in cui ad una persona sembra di ascoltare o
percepire colori e di vedere suoni.
Le allucinazioni
distorcono o trasformano forme e movimenti, e possono creare l’impressione che
il tempo si muova molto lentamente o che il corpo del consumatore di LSD stia
cambiando forma. In qualche “trip”
gli utilizzatori sperimentano sensazioni che sono piacevoli e mentalmente
stimolanti e che producono un senso di suprema comprensione. I “bad trip” includono pensieri terrificanti e
opprimenti sensazioni di ansietà e disperazione che includono paura della
pazzia, della morte e della perdita di controllo.
I consumatori di LSD
sviluppano rapidamente un alto livello di tolleranza agli effetti della droga.
Dopo un uso ripetuto, necessitano di dosi crescenti di droga per ottenere
effetti simili. Inoltre, l’uso di LSD produce tolleranza ad altri allucinogeni,
come psilocibina e mescalina, ma non a droghe come marijuana, anfetamine e PCP,
che non agiscono direttamente sui recettori di serotonina interessati dall’LSD.
La tolleranza per l’LSD è di breve durata e si perde se l’utilizzatore smette
di prendere la droga per diversi giorni. Non vi sono prove che l’LSD produca
sintomi fisici da crisi d’astinenza quando si smette di fare un uso cronico di
questa sostanza. Due effetti di lungo termine sono stati associati all’uso di
LSD: psicosi persistente edisturbo persistente della percezione da
allucinogeno, più comunemente noto come “flashback”.
Psicosi:
L’effetto dell’LSD può
essere descritto come psicosi indotta dalla droga – distorsione o
disorganizzazione della capacità di una persona di riconoscere la realtà, pensare
razionalmente o comunicare con gli altri. Alcuni utilizzatori di LSD hanno
sperimentato devastanti effetti psicologici che persistono una volta che il
“trip” è terminato, producendo uno stato simil-psicotico di lunga durata. La
psicosi persistente indotta dall’LSD può includere drammatici cambiamenti
d’umore da mania a profonda depressione, vividi disturbi visivi e
allucinazioni. Questi effetti possono durare per anni e possono affliggere
gente che non ha mai manifestato disturbi di questo tipo o altri sintomi di
disordini psicologici.
Disturbo
persistente della percezione da allucinogeno.
Alcuni degli
utilizzatori di LSD di lunga data vivono esperienze generalmente denominate
“flashback” e chiamate HPPD (Hallucinogen
Persisting Perception Disorder – Disturbo
persistente della percezione da allucinogeno) dai medici. Queste
manifestazioni sono ricorrenze spontanee, ripetute e talvolta continue di
alcune delle distorsioni sensoriali originariamente prodotte dall’LSD. Questo
tipo di esperienze possono includere allucinazioni, ma più spesso consistono in
disturbi visivi come nel vedere movimenti inesistenti ai margini del campo
visivo, flash luminosi o colorati, aloni e tracciati lasciati dagli oggetti in
movimento. Questa situazione solitamente è persistente ed in alcuni casi rimane
invariata per anni dopo che un individuo ha smesso di usare la droga.
Dato che i sintomi
dell’HPPD possono essere confusi con i sintomi di altri disturbi neurologici
come ictus o tumori cerebrali, chi soffre di questi disturbi può consultare
diversi specialisti prima di ottenere una diagnosi esatta del proprio malanno.
Non esiste una cura riconosciuta per l’HPPD, sebbene alcuni antidepressivi
possono ridurre i sintomi. La psicoterapia può aiutare i pazienti per quello
che riguarda la confusione associata con le distrazioni visive e a ridurre la
paura, espressa da alcuni, di soffrire di danni cerebrali o di disordini
psichici.
Cosa si
sa sulle droghe dissociative?
Aspetto ed effetti del
PCP.
PCPIl PCP, sviluppato
negli anni 50 come un anestetico chirurgico endovenoso, è classificato come un
anestetico dissociativo: i suoi effetti sedativi ed anestetici portano ad una
specie di trance, ed i pazienti sperimentano la sensazione di essere “fuori dal loro corpo” e staccati dal loro
ambiente. Il PCP è stato usato in medicina veterinaria ma non ne è mai stato
approvato l’uso sugli esseri umani a causa dei problemi che ha presentato
durante gli studi clinici, inclusi delirio ed estrema agitazione manifestati
dal paziente che si risveglia dall’anestesia.
Negli anni ’60, il PCP
in pillole ha raggiunto una notevole diffusione, ma l’uso illecito di questa
droga è andato rapidamente riducendosi in quanto i consumatori erano
insoddisfatti del lungo periodo necessario perché la droga manifestasse i suoi
effetti e dei comportamenti imprevedibili e spesso violenti associati al suo
uso. Il PCP in polvere – conosciuto come “ozone”,
“racket fuel”, “love boat”, “hog”,
“embalming fluid” o “superweed” – è apparso negli anni ’70.
Sottoforma di polvere, la droga è spruzzata su marijuana, tabacco o prezzemolo
e dopo viene fumata, in questo modo gli effetti della droga si manifestano
velocemente. I consumatori a volte assumono la droga sniffandola, se in
polvere, o ingoiandola sottoforma di compresse. Il PCP ha l’aspetto di una
bianca polvere cristallina, ma solitamente è colorato con tinture solubili in
acqua o in alcol.
Quando è sniffato o
fumato, il PCP viene trasportato rapidamente fino al cervello per interrompere
il funzionamento delle aree che costituiscono il complesso dei recettori del
NMDA (N-metilico-D-aspartato), che
sono recettori del neurotrasmettitore glutammato. Questi recettori giocano un
ruolo importante nella percezione del dolore, nella cognizione – compresi
apprendimento e memoria – e nelle emozioni. Nel cervello, il PCP altera anche
l’azione della dopamina, un neurotrasmettitore responsabile dell’euforia e del
“flash” associato a molte droghe da abuso.
Piccole dosi di PCP (5
mg o meno) producono come effetti fisici respiri poco profondi e rapidi,
aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca ed elevate
temperature corporee. Dosi di 10 mg o più causano pericolosi cambiamenti nella
pressione sanguigna, nella frequenza cardiaca e nella respirazione, spesso
accompagnati da nausea, visioni confuse, vertigini ed una minore percezione del
dolore. La contrazione muscolare può causare movimenti non coordinati e
posizioni innaturali. Nei casi gravi le contrazioni muscolari possono provocare
fratture ossee o danni al rene. Dosi molto elevate di PCP possono originare
convulsioni, come, ipertermia e morte.
Gli effetti del PCP
sono imprevedibili. Di solito compaiono dopo pochi minuti dall’ingestione e
durano per diverse ore. Alcuni utenti dicono di aver sentito gli effetti della
droga per dei giorni. A volte l’assunzione della droga può produrre sensazioni
di distacco dalla realtà, compresa distorsione dello spazio, del tempo e
dell’immagine corporea; un’altra può produrre allucinazioni, panico e paura.
Alcuni consumatori hanno descritto sensazioni di invulnerabilità e di potenza
senza limiti. Chi usa PCP può diventare disorientato, violento o suicida.
Un uso ripetuto del
PCP può portare alla dipendenza, e recenti ricerche suggeriscono che un uso
ripetuto o prolungato del PCP può causare sindrome da crisi d’astinenza quando
si smette di far uso della droga. Sintomi come perdita della memoria e
depressione possono persistere anche per un anno dopo che il consumatore ha
smesso di usare il PCP.
Natura ed
effetti della ketamina:
La ketamina (“k”,
“special K”, “cat Valium”) è un anestetico dissociativo sviluppato nel 1963 per
rimpiazzare il PCP ed è correntemente usato come anestetico sugli esseri umani
e in medicina veterinaria. La maggior parte della ketamina venduta sul mercato
illecito proviene dagli uffici dei veterinari. Benché sia prodotta sottoforma
liquida per essere iniettata, nel suo uso illecito la ketamina viene fatta
evaporare per formare una polvere che può essere sniffata oppure compressa per
formare delle pillole.
La
struttura chimica della ketamina:
I suoi meccanismi
d’azione ed i suoi effetti sono simili a quelli del PCP, ma la ketamina è molto
meno potente del PCP e produce effetti di durata molto inferiore. I consumatori
descrivono sensazioni che vanno da una piacevole impressione di volare alla
sensazione di essere staccati dal proprio corpo. Alcune volte l’uso di ketamina
produce terribili sensazioni di un quasi completo distaccamento sensoriale che
è paragonabile ad un’esperienza prossima alla morte. Queste esperienze, simili
ai “bad trip” dell’LSD, sono chiamate “K-hole”.
La ketamina non ha
odore e sapore, così può essere aggiunto alle bevande senza essere rilevato, e
produce amnesia. A causa di queste proprietà, questa droga è talvolta
somministrata a vittime ignare e usata talvolta per commettere crimini sessuali
e stupri.
Natura ed
effetti del destrometorfano:
Il destrometorfano
(talvolta chiamato “DXM” o “robo”) è un ingrediente usato in diversi
farmaci utilizzati per curare la tosse. Come il PCP e la ketamina, il
destrometorfano agisce come antagonista del recettore del NMDA. La fonte più diffusa del destrometorfano
è lo sciroppo per la tosse extra-forte, che di solito contiene 3 milligrammi di
droga per millilitro di sciroppo. Se si rispettano le dosi consigliate per
curare la tosse (da 1/6 ad 1/3 di oncia del medicinale, contenente dai 15 ai 30
mg di destrometorfano) la droga è sicura ed è efficace nel trattamento della
tosse. Dosi più elevate (4 once o più) possono produrre effetti dissociativi
simili a quelli della ketamina e del PCP.
Gli effetti variano in
relazione alla dose e i consumatori del destrometorfano descrivono una varietà
di situazioni che vanno da un lieve effetto stimolante con percezioni visive
distorte per piccole dosi (circa 2 once) ad un senso di completa dissociazione
dal proprio corpo per dosi di 10 once o più. L’effetto solitamente dura circa 6
ore. I farmaci che possono essere acquistati senza prescrizione, contenenti
destrometorfano spesso contengono anche antistaminici ed agenti
decongestionanti, e dosi elevate di queste sostanze possono accrescere
seriamente il rischio di abuso di destrometorfano.
Cos’è la
cocaina?
La cocaina è uno
stimolante molto potente che agisce direttamente sul cervello. La cocaina è stata
etichettata come la droga degli anni Ottanta e Novanta per la sua popolarità in
quel periodo. Ad ogni modo la cocaina non è una droga “nuova” ma una delle droghe conosciute da più
tempo. La cocaina pura è una sostanza usata da oltre 100 anni e le foglie di
cocaina, da cui si ottiene la cocaina, vengono ingerite da migliaia di anni.
La cocaina è stata
estratta per la prima volta durante la metà del 19° secolo dalle foglie di
alcuni arbusti del genere delle Eritoxilacee, che crescevano soprattutto in
Perù e Bolivia. Nei primi del Novecento la cocaina è stata impiegata come
ingrediente principale di numerosi “tonici” utilizzati nella cura di diverse
malattie. Oggi è considerata una tra le più potenti droghe d’abuso, ma può
essere talvolta utilizzata per usi medici, ad esempio come anestetico locale.
Ci sono essenzialmente
due forme chimiche in cui si presenta la cocaina: il cloridrato e la base libera. Il cloridrato si presenta come una
polvere, può essere sciolto in acqua, iniettato in vena o inalato. La base
libera si presenta invece sotto forma di scaglie o tavolette di varia forma e
dimensione e di colore dal bianco sporco al marrone. La base libera normalmente
viene fumata.
La cocaina solitamente
venduta nelle strada si presenta come una polvere
sottile, bianca e cristallina. Gli spacciatori spesso “tagliano” (mischiano) la cocaina con sostanze
come l’amido di granturco, lo zucchero a velo, il bicarbonato, il talco o anche
con altre droghe e stimolanti come procaina (anestetico locale) o anfetamine.
Cos’è il
crack?
Crack è il nome in
gergo che viene dato ai cristalli di cocaina (base libera) quando viene
trasformata dalla sua forma in polvere in una sostanza che può essere fumata.
Il nome “crack” deriva dal particolare rumore che questa sostanza produce quando
viene fumata. Dato che viene fumato, il crack produce una forte euforia in meno
di dieci secondi. Questo effetto euforico immediato ha originato la enorme
popolarità di questa sostanza nella meta degli anni ’80. Un’altra ragione della
sua popolarità è da ricercare nei bassi costi di produzione e di acquisto.
Come
viene utilizzata la cocaina?
La cocaina può essere
assunta per via orale, attraverso il naso, per endovena e per inalazione. Con
l’inalazione, la sostanza attiva passa attraverso le mucose nasali nel sangue.
L’iniezione immette la droga direttamente nel sangue e produce effetti
istantanei e più intensi. Il fumo può essere assunto tramite inalazione o
attraverso speciali pipe e passa dai polmoni nel sangue quasi con la stessa
velocità dell’iniezione. Alcuni tossicodipendenti combinano la cocaina con
l’eroina ottenendo lo “speedball”.
Il consumo di cocaina
può variare da occasionale a ripetuto e compulsivo, con una varietà di
sfumature entro questi due estremi. Non esiste una modalità sicura o priva di
rischi di utilizzarla. Tutti gli usi della cocaina possono portare
all’assunzione di quantità tossiche di sostanza, provocando seri problemi
cardiovascolari o cerebrali che possono causare anche una morte improvvisa.
L’uso ripetuto di cocaina, in qualunque forma essa sia assunta, può dare
origine a dipendenza ed altri danni alla salute.
Quali
sono gli effetti della cocaina?
Molte ricerche sono
state effettuate per studiare il modo in cui la cocaina produce i suoi
“piacevoli” effetti e la ragione per cui provoca dipendenza. Un meccanismo è
dovuto agli effetti prodotti sulle strutture profonde del cervello. Gli
scienziati hanno scoperto alcune aree del cervello che, se stimolate, producono
una sensazione di piacere. Uno dei sistemi neurali che sembra maggiormente
stimolato dall’utilizzo della cocaina si trova in una regione situata molto in
profondità nel cervello, chiamata Area ventrale del tegmento (AVT). Le cellule nervose che partono dall’area
ventrale del cervello si estendono alla regione del cervello conosciuta come “Nucleus accumbens”, uno dei centri del piacere
chiave del cervello. Ad esempio, attraverso studi effettuati su animali si è
appreso che tutti i tipi di stimoli che producono piacere, come il cibo,
l’acqua, il sesso e molte droghe da abuso originano un incremento di attività
del “nucleus accumbens”.
I ricercatori hanno
scoperto che lo svolgimento di un’azione che provoca piacere è accompagnato da
un grande aumento della dopamina rilasciata nel “nucleus accumbens” dai neuroni
originati nella AVT. Nel normale processo di comunicazione, la dopamina è
rilasciata da un neurone nella sinapsi (la connessione fra due neuroni), dove
lega con particolari proteine (chiamate “ricettori
di dopamina”) del neurone vicino e quindi invia un segnale a tale
neurone. Le droghe riescono ad interferire proprio con questo processo di
comunicazione. Gli scienziati hanno scoperto, ad esempio, che la cocaina
impedisce l’eliminazione della dopamina dalla sinapsi, ed in questo modo
provoca un accumulo di dopamina. Questo origina una continua stimolazione dei
neuroni e produce l’euforia notoriamente riconosciuta fra gli effetti della
cocaina.
L’uso continuo di
cocaina crea tolleranza. Perciò saranno necessarie dosi sempre maggiori ed un
uso più frequente della cocaina perché il cervello registri lo stesso livello
di piacere sperimentato durante i primi tempi di utilizzo. Recenti ricerche
hanno evidenziato che, durante il periodo di astinenza dall’uso di cocaina, il
ricordo dell’euforia associata all’uso di tale droga, o anche il semplice
contatto con situazioni e indicazioni che hanno delle relazioni con la cocaina,
può causare il desiderio incontrollabile di assumere nuovamente la droga, anche
dopo lunghi periodi di astinenza.
Quali
sono gli effetti a breve termine derivanti dall’uso di cocaina?
Gli effetti della
cocaina si manifestano quasi subito dopo una singola dose e possono scomparire
dopo pochi minuti oppure dopo ore. Presa in piccole quantità (fino a 100
milligrammi), la cocaina fa solitamente sentire chi la usa euforico, energico,
disposto alla conversazione e mentalmente attento alle sensazioni visive,
uditive e tattili. La cocaina può anche diminuire temporaneamente il bisogno di
mangiare e dormire. Alcuni consumatori osservano che la droga gli consente di effettuare
alcuni semplici sforzi fisici ed intellettuali più rapidamente, mentre altri
hanno sperimentato gli effetti opposti.
La durata degli
immediati effetti euforici della cocaina deriva dal modo in cui è stata
utilizzata. Quanto più veloce è l’assorbimento della droga, tanto più intenso
sarà il suo effetto e più breve la sua durata. Gli effetti dell’inalazione sono
abbastanza lenti e possono durare dai 15 ai 30 minuti, mentre quelle derivanti
dal fumo possono durare dai 5 ai 10 minuti.
Gli effetti fisiologici
a breve termine prodotti dalla cocaina comprendono: contrazione dei vasi
sanguigni, dilatazione delle pupille, aumento della temperatura corporea, del
ritmo cardiaco e della pressione sanguigna. Grandi quantità (diverse centinaia
di milligrammi o più) intensificano gli effetti sul consumatore ma possono
portare a comportamenti strani, insensati e violenti. Questi consumatori
possono provare tremori, vertigini, spasmi muscolari, paranoia e, dopo ripetute
assunzioni, una reazione tossica molto simile a quella prodotta
dall’avvelenamento da anfetamina. Alcuni consumatori di cocaina riferiscono
sensazioni di agitazione, irritabilità ed ansietà. In rari casi l’uso di
cocaina per la prima volta può causare una morte improvvisa. I decessi per
cocaina sono spesso originati da un arresto cardiaco o da convulsioni seguite
da blocco respiratorio.
Quali
sono gli effetti a lungo termine derivanti dall’uso di cocaina?
La cocaina è una droga
che origina una forte dipendenza. Una volta provata, un individuo incontrerà
molte difficoltà nel controllarne o limitarne l’uso. Si ritiene che gli effetti
stimolanti e di assuefazione provocati dalla cocaina siano principalmente il
risultato della sua capacità di impedire l’assorbimento della dopamina da parte
delle cellule nervose. La dopamina è rilasciata dal cervello come sistema di
gratificazione, ed è alla base, direttamente o indirettamente, delle proprietà
di assuefazione di tutte le maggiori droghe da abuso.
Una elevate tolleranza
alla cocaina può essere sviluppata da chi la assume, infatti molti
tossicodipendenti affermano di non riuscire più ad ottenere lo stesso livello
di piacere delle prime volte. Alcuni consumatori aumentano di frequente le loro
dosi per intensificare e prolungare gli effetti euforici. Insieme alla
tolleranza, alcuni soggetti possono diventare maggiormente sensibili agli
effetti convulsivi ed anestetici della cocaina, senza aumentare le dosi
consumate. Questa accresciuta sensibilità può causare decessi dopo
apparentemente poche dosi di cocaina.
L’uso continuativo
della cocaina ed a dosi sempre più elevate, conduce a stati di crescente
irritabilità, agitazione e paranoia e può portare a situazioni di paranoia
psicotica in cui l’individuo perde il contatto con la realtà e sperimenta
situazioni di allucinazioni uditive.
Quali
sono le complicazioni mediche derivanti dall’uso di cocaina?
Esistono numerose
complicazioni mediche derivanti dall’uso di cocaina. Alcune delle più frequenti
sono: effetti cardiovascolari, comprendenti irregolarità nella frequenza del
cuore e malattie cardiache; problemi respiratori come dolori al petto ed
insufficienza respiratoria; effetti neurologici, come ictus, convulsioni ed
emicranie; complicazioni gastrointestinali, come dolori addominali e nausea.
L’uso di cocaina è
collegato a numerosi tipi di malattie cardiache. Si è appurato che l’uso di
cocaina causa fibrillazione ventricolare, accelera i battiti del cuore e la
respirazione, aumenta la pressione sanguigna e la temperatura corporea. I
sintomi fisici possono includere dolore al petto, nausea, visioni confuse,
febbre, spasmi muscolari, convulsioni e coma.
Differenti modalità di
assunzione della cocaina causano differenti effetti negativi. La regolare
inalazione di cocaina, ad esempio, può provocare una perdita di sensibilità
dell’olfatto, causare emorragie nasali, problemi di deglutizione, raucedine ed
una irritazione del setto nasale che può condurre ad una condizione cronica di
infiammazione del naso. L’ingestione di cocaina può provocare cancrena
all’intestino, dovuta ad un ridotto afflusso di sangue. Le persone che si
iniettano la cocaina hanno segni evidenti di iniezioni, solitamente negli
avambracci. Chi si inietta la cocaina tramite endovena può sviluppare reazioni
allergiche, sia alla cocaina che ad alcune sostanze da taglio presenti in essa,
che possono, nei casi più gravi, portare al decesso. Siccome la cocaina tende a
far ridurre l’assunzione di cibo, molti consumatori abituali di cocaina perdono
l’appetito e possono sperimentare significative perdite di peso e
malnutrizioni.
Delle ricerche hanno
rivelato un’interazione potenzialmente pericolosa tra cocaina e alcol. Quando
sono assunte contemporaneamente, le due droghe vengono trasformate in
cocaetilene. L’azione del cocaetilene sul cervello ha una durata superiore ed è
più tossica delle due droghe prese autonomamente. Anche se devono essere
effettuate ulteriori ricerche, è assodato che la commistione di cocaina ed
alcol è la più comune combinazione di due droghe, e porta a numerosi decessi.
Esistono
rischi di contrarre l’AIDS o le epatiti B e C per chi usa cocaina?
Si, chi fa uso di
cocaina, ed in particolare quelli che si iniettano la sostanza, sono esposti ad
un crescente rischio di contrarre malattie infettive come l’AIDS o le epatiti. L’uso ed abuso di droghe,
compresi crack e cocaina, è una dei principali fattori di rischio nei più
recenti casi di sieropositività. La diffusione del virus dell’AIDS a causa
dell’uso di droghe deriva dallo scambio di siringhe ed altri oggetti infetti
fra tossicodipendenti. Può anche trattarsi di trasmissione indiretta, ad
esempio la trasmissione del virus da madre a figlio. Questo è particolarmente
preoccupante dato che oltre il 60 per cento dei nuovi casi di AIDS riguardano
donne. Ricerche hanno dimostrato che l’uso di droghe può interferire con la
capacità di valutazione dei rischi e può portare a ridurre le precauzioni nei
rapporti sessuali, a scambiare siringhe ed aghi o a prostituirsi in cambio di
droga, sia per quanto riguarda gli uomini che le donne.
Inoltre, l’epatite C
si sta rapidamente diffondendo tra coloro che si iniettano droghe; le stime
attuali parlano di un tasso di infezione tra il 65 e il 90 per cento fra queste
persone a rischio. Allo stato attuale, non esiste un vaccino per il virus
dell’epatite C e l’unico trattamento esistente è molto costoso, spesso
inefficace e può produrre rilevanti effetti collaterali.
ECSTASY:
Che cosa
è l’ecstasy?
L’ecstasy è una
sostanza psicoattiva sintetica che agisce sia come stimolante che come
allucinogeno, fa sentire pieno di energia chi la usa e produce effetti di
distorsione nella percezione oltre ad aumentare la sensibilità del tatto. È
conosciuta anche come MDMA, un acronimo del suo nome chimico (methylenedioxymethamphetamine, "MDMA") viene assunto per via orale,
solitamente in pastiglie, ed i suoi effetti durano da 3 a 6 ore. Chi fa uso di
ecstasy può prendere una seconda dose appena gli effetti della prima cominciano
ad attenuarsi. L’MDMA o ecstasy danneggia il cervello ed è tossica a livello
dei neuroni. L’ecstasy può interferire con la capacità del corpo di regolare la
propria temperatura ed in questo modo può portare a gravi conseguenze mediche
ed in alcuni casi alla morte. Inoltre l’ecstasy può causare un aumento della
frequenza cardiaca e della pressione sanguigna.
Benché l’MDMA sia
universalmente conosciuto col nome di ecstasy, degli studi hanno dimostrato che
le pastiglie di ecstasy spesso contengono numerose altre sostanze oltre all’MDMA,
che sono dannose. Fra queste sostanze troviamo: metamfetamina, caffeina,
dextromethorphan, efedrina e cocaina. Inoltre, come molte altre droghe,
l’ecstasy solitamente non viene preso da solo; spesso viene assunto insieme ad
altre sostanze, ad esempio alcol e marijuana.
Breve storia dell’MDMA
L’MDMA, o ecstasy, è
stato sviluppato in Germania nei primi anni del 1900 con l’obiettivo di
sintetizzare altri farmaci. Durante gli anni ’70 negli Stati Uniti alcuni
psichiatri hanno cominciato ad usare l’MDMA come uno strumento psicoterapeutico
nonostante tale droga non abbia mai subito test clinici approvati dall’ U.S.
Food and Drug Administration (FDA)
per l’utilizzo sugli esseri umani. Solo nel 2000 l’FDA ha approvato i primi utilizzi sperimentali
dell’MDMA sull’uomo. Lo spaccio nelle strade dell’MDMA si è diffuso tra la fine
degli anni ’70 ed i primi anni ’80.
Quali
sono gli effetti dell’ecstasy?
L’ecstasy è diventata
una droga popolare a causa degli effetti piacevoli che una persona prova dopo
circa un ora dall’assunzione, anche prendendone un’unica dose. Questi effetti
includono stimoli mentali, sensazioni empatiche, un generale senso di benessere
e una riduzione dell’ansietà. A causa dei suoi effetti stimolanti, quando viene
usata in una discoteca, l’ecstasy consente alla gente di ballare per lunghi
periodi di tempo. Una parte dei consumatori comunque sperimenta effetti
indesiderati immediati, come ansia ed agitazione.
Ma l’ecstasy non è una
droga innocua. Produce numerosi effetti collaterali sulla salute, fra cui
nausea, brividi, calore, involontario serramento dei denti, crampi muscolari e
vista sfocata. E’ possibile anche l’overdose da ecstasy, I cui sintomi sono un
aumento della pressione sanguigna, debolezza, attacchi di panico e nei casi più
gravi, perdita di conoscenza.
A causa delle sue
proprietà stimolanti e dell’ambiente in cui è solitamente assunto, l’uso di
ecstasy è associato ad un’intensa attività fisica per lungi periodi. Questo può
portare ad uno degli effetti negativi più gravi (sebbene rari) ossia ad un
elevato aumento della temperatura corporea (ipertermia). La cura
dell’ipertermia richiede immediati interventi medici dato che può causare danni
muscolari e danneggiare i reni. Inoltre, in individui sensibili, possono
verificarsi casi di disidratazione, ipertensione e danni cardiaci, riducendo la
capacita del cuore di far circolare il sangue.
L’ecstasy è
rapidamente assorbita nel flusso sanguigno ed interferisce con la capacita del
corpo di metabolizzare la droga. Perciò dosi aggiuntive di ecstasy possono
produrre livelli sanguigni insolitamente alti, peggiorando gli effetti tossici
e cardiovascolari della droga.
L’uso dell’ecstasy
causa una significativa riduzione nelle capacità mentali dell’individuo, nelle
ore successive all’assunzione della droga. Questi effetti, in particolare gli
effetti sulla memoria, possono durare anche più di una settimana in chi fa uso
regolare di ecstasy. Il fatto che l’uso di ecstasy riduca le capacità di
elaborare informazioni, può causare notevoli pericoli durante lo svolgimento di
determinate attività più o meno complesse, come ad esempio durante la guida di
un automezzo.
Nel corso della
settimana successiva ad un uso moderato di ecstasy, il consumatore prova
diverse emozioni fra cui ansia, irritabilità e tristezza. Questo, in alcuni
individui può portare a gravi forme di depressione. Sintomi riscontrati in
consumatori abituali di ecstasy sono livelli di ansia molto elevata,
impulsività, aggressività, disturbi del sonno, perdita di appetito, perdita di
interesse nel sesso e perdita delle sensazioni di piacere ad esso collegate.
Alcuni di questi disturbi potrebbero non derivare dall’ecstasy ed essere
attribuibili alle altre droghe spesso usate insieme all’ecstasy, come cocaina o
marijuana, o ad altre sostanze adulteranti contenute nelle pastiglie di
ecstasy.
Quali
sono gli effetti dell’ecstasy sul cervello?
L’ecstasy influisce
sul cervello incrementando l’attività di almeno tre neurotrasmettitori
(molecole che trasportano le informazioni da un neurone all’altro all’interno
del cervello) fra cui serotonina e dopamina. La serotonina è un
neurotrasmettitore che svolge un ruolo importante nella regolazione dell’umore,
del sonno, del dolore, dell’appetito, delle emozioni e di altri comportamenti.
Questo eccessivo rilascio di serotonina dà luogo alle sensazioni piacevoli
derivanti dall’uso di ecstasy. Il rilascio di elevate quantità di serotonina
rende il cervello deficitario di questo importante neurotrasmettitore e
contribuisce a generare quei comportamenti pericolosi e quegli effetti negativi
che caratterizzano chi fa uso per diversi giorni di ecstasy.
Numerosi studi su
animali hanno dimostrato che l’uso di ecstasy può danneggiare i neuroni che
sono implicati nel trasporto della serotonina, anche per lungo termine. Delle
ricerche hanno dimostrato che alcuni consumatori abituali di ecstasy hanno
sperimentato, per lunghi periodi, confusione, depressione, perdita di memoria e
riduzione nella capacità di elaborazione. Studi hanno rivelato dei cambiamenti
nell’attività cerebrale delle regioni che riguardano la cognizione, le emozioni
e le funzioni motorie, ma ulteriori studi sono necessari per confermare i
risultati e conoscere l’esatta natura degli effetti dell’ecstasy sul cervello
umano. Bisogna anche considerare che molti consumatori di ecstasy possono
inconsapevolmente far uso di altre droghe vendute come ecstasy, o possono
intenzionalmente utilizzare alte droghe, come la marijuana, che contribuiscono
ad ampliare gli effetti dell’ecstasy. Inoltre, solitamente questi studi non
dispongono di informazioni comportamentali riguardanti i soggetti prima
dell’uso di droga e pertanto non possono valutare con estrema precisione gli effetti
che la droga ha prodotto sul soggetto.
Fattori come il modo
di utilizzo, le dosi, la frequenza e l’intensità dell’uso, l’età in cui è
iniziato l’uso di ecstasy, l’uso di altre droghe, oltre che i fattori genetici
e ambientali, possono avere un ruolo nei deficit cognitivi che si riscontrano
in chi fa uso di ecstasy e dovrebbero essere tenuti in considerazione negli
studi sugli effetti della droga negli esseri umani.
Dato che la maggior
parte dei consumatori di ecstasy sono giovani, può succedere che qualche donna
faccia uso di ecstasy pur essendo incinta, consapevolmente o meno, confidando
nella falsa convinzione che si tratta di una droga sicura. I possibili effetti
negativi dell’ecstasy sul feto sono da tenere in grande considerazione. Studi
su animali hanno individuato effetti negativi significativi sulle capacità di
apprendimento e sulla memoria sebbene ulteriori ricerche siano necessarie,
anche per valutare i danni nello sviluppo del sistema nervoso.
L’ecstasy
provoca dipendenza?
L’ecstasy può portare
alla dipendenza. Un esame di adolescenti e giovani consumatori di ecstasy ha
rilevato che il 43% di coloro che fanno uso di tale droga presenta le
caratteristiche mediche riconosciute in fatto di dipendenza, fra cui l’uso
continuato della droga nonostante i riconosciuti effetti dannosi che essa
provoca, gli effetti della crisi d’astinenza e la tolleranza, ed il 34%
presenta le caratteristiche mediche che identificano l’abuso di droghe. Almeno
il 60% della gente che fa uso di ecstasy avverte i sintomi della crisi
d’astinenza, compresi fatica, perdita d’appetito, depressione e problemi di
concentrazione.
Come si
può prevenire l’uso di ecstasy?
Dato che il contesto
sociale sembra giocare un ruolo importante per quanto riguarda il consumo di
ecstasy, il ricorso a programmi di prevenzione può essere un utile approccio
per ridurre la diffusione dell’ecstasy fra adolescenti e giovani. Le scuole
possono svolgere un ruolo importante nel trasmettere informazioni riguardo agli
effetti dell’ecstasy. Fornire accurate informazioni scientifiche sugli effetti
dell’ecstasy è molto importante se si desidera ridurre l’effetto dannoso di
questa droga. L’educazione è uno degli strumenti più importanti da usare nella
prevenzione dell’abuso di ecstasy.
EROINA:
Cos’è
l’eroina?
L’eroina è una droga
illegale che dà forte assuefazione. E’ l’oppiaceo più diffuso e quello che
agisce più rapidamente. L’eroina è ricavata dalla morfina, una sostanza
naturale estratta dal guscio dei semi di alcune varietà di piante di papavero.
E’ generalmente venduta sottoforma di polvere bianca o marrone, oppure
sottoforma di barrette dal colore scuro. Sebbene l’eroina pura stia diventando
più diffusa, l’eroina di strada è per lo più “tagliata” con altre droghe o con
sostanze come zucchero, amido, latte in polvere o chinino. L’eroina venduta
nelle strade può anche essere tagliata con stricnina o altri veleni. Chi fa uso
di eroina, non conoscendo la reale potenza della droga o il suo reale
contenuto, può correre il rischio di overdose e morte. L’eroina causa anche dei
problemi per quello che riguarda la trasmissione dell’AIDS ed altre malattie
che possono derivare dallo scambio di siringhe ed altri utensili usati per
iniettarsi l’eroina.
Come
viene usata l’eroina?
L’eroina viene
solitamente iniettata, inalata o fumata. Solitamente, chi abusa di eroina può
arrivare ad iniettarsi la droga più volte al giorno. Le iniezioni endovenose
producono un effetto più intenso e lo stato di euforia subentra molto
rapidamente (dai 7 agli 8 secondi), mentre le iniezioni intramuscolari
producono un sopraggiungere più lento dello stato di euforia (dai 5 agli 8
minuti). Quando l’eroina viene sniffata o fumata, l’apice del suo effetto viene
raggiunto solitamente dopo 10 - 15 minuti. Benché fumare o sniffare l’eroina
non produca effetti così velocemente come l’iniezione endovenosa, i ricercatori
del NIDA hanno confermato che tutte e tre le forme di somministrazione
dell’eroina provocano assuefazione.
Chi assumere eroina
per via endovenosa continua ad essere il metodo più diffuso di utilizzo
dell’eroina, sebbene degli studi recenti abbiano dimostrato che c’è stato uno
aumentodella percentuale di consumatori che la inalano o la fumano.
Con questo cambiamento
nel modo di utilizzare l’eroina si diffonde un diverso gruppo di consumatori. I
vecchi consumatori (persone con più di 30 anni) continuano ad essere uno dei
gruppi che maggiormente utilizzano eroina. Ad ogni modo anche i giovani
consumatori sono attirati dal basso prezzoe dalla purezza dell’ eroina che può
essere inalata o fumata anziché iniettata.
Quali
sono gli effetti immediati (a breve termine) derivanti dall’uso di eroina?
Poco dopo l’iniezione
(o l’inalazione), l’eroina attraversa le barriere cerebrali. Nel cervello,
l’eroina è convertita in morfina e lega rapidamente con i recettori di
oppiacei. Chi usa eroina solitamente afferma di provare una sensazione di
piacere, come un flash. L’intensità di questo flash dipende dalla quantità di
droga assunta e dalla rapidità con cui la droga raggiunge il cervello e lega
con i recettori di oppiacei. L’eroina provoca notevole assuefazione perché
raggiunge il cervello molto rapidamente. Con l’eroina, il “flash” è solitamente
accompagnato da vampate di calore sulla pelle, labbra secche, pesantezza delle
articolazioni, che possono essere accompagnati da nausea, vomito e forte
prurito.
Dopo gli effetti
iniziali, chi fa uso di eroina solitamente accusa sonnolenza per diverse ore.
Le funzioni mentali sono annebbiate dagli effetti dell’eroina sul sistema
nervoso centrale. Le funzioni cardiache e respiratorie rallentano notevolmente
a volte causando anchela morte. L’overdose di eroina è particolarmente diffusa
nelle strade, in quanto la quantità e la purezza della droga non può essere
facilmente individuata.
Quali
sono gli effetti di lungo termine derivanti dall’uso di eroina?
Uno degli effetti più
nocivi dell’eroina, a lungo termine, è la dipendenza:
La dipendenza è un
disagio cronico, caratterizzato da un incontrollabile ricerca ed uso della
droga, e da cambiamenti neurochimici e molecolari nel cervello. L’eroina
produce anche grosso aumento della tolleranza e della dipendenza fisica, che
porta all’usocompulsivodi droga. Come chi abusa di altre droghe che provocano
dipendenza, chi abusa di eroina solitamente impiega sempre più tempo ed energie
per ottenere ed utilizzare la droga. Una volta diventato dipendente, il primo
scopo nella vita dell’eroinomane diviene cercare ed usare la droga. La droga
modifica letteralmente il suo cervello.
La dipendenza fisica
viene sviluppata con dosi elevate di droga. Con la dipendenza fisica, il corpo
si abitua alla presenza di droga e, se l’uso di eroina si interrompe
bruscamente, si presentano sintomi di astinenza. La crisi d’astinenza può
sopraggiungere dopo poche ore dall’assunzione dell’ultima dose. I sintomi della
crisi d’astinenza comprendono agitazione, dolori ai muscoli ed alle ossa,
insonnia, diarrea, vomito, brividi di freddo, pelle d’oca, e tremolio alle
gambe. I sintomi principali della crisi d’astinenza da eroina raggiungono
l’apice dalle 24 alle 48 ore dopo l’assunzione dell’ultima dose e si riducono
dopo circa una settimana. In alcuni casi i sintomi di astinenza possono
persistere per molti mesi.La crisi d’astinenza causata dall’eroina non è mai
fatale per gli adulti in buona salute, ma può causare la morte del feto nella
donna incinta.
Ad un certo punto
durante l’uso continuato di eroina, una persona diventa dipendente dalla droga.
A volte i tossicodipendenti resistono a numerosi dei sintomi della crisi d’astinenza
per alcuni giorni per ridurre la tolleranza della droga e potere nuovamente
provare l’effetto delle prime volte.
Una volta si credeva
che la dipendenza fisica e l’insorgere dei sintomi della crisi d’astinenza
fossero il motivo che spingeva una persona a continuare ad usare droghe. Adesso
sappiamo che non è esattamente così, dato che desiderio e ricadute possono
manifestarsi settimane e mesi dopo che i sintomi della crisi d’astinenza sono
spariti. Sappiamo anche che pazienti con dolori cronici che necessitano di
oppiacei (a volte per lunghi periodi) non hanno nessun problema, o ne hanno
molto pochi, nell’abbandonare gli oppiacei dopo che il loro male è guarito.
Questo perché il paziente che ha dei dolori sta semplicemente cercando sollievo
dal dolore e non il piacere cercato dal tossicodipendente.
Quali
sono le complicazioni mediche per chi fa uso di eroina?
Le conseguenze mediche
dell’ abuso cronico di eroina comprendono vene segnate da cicatrice, infezioni
dei vasi sanguigni e delle valvole cardiache, ascessi ed altre infezioni dei
tessuti molli,malattie renali o del fegato. Complicazioni polmonari (compresi
diversi tipi di polmonite e tubercolosi)
possono derivare dal cattivo stato di salute del tossicodipendente come anche
dagli effetti depressivi che l’eroina ha sulla respirazione. Molti degli
additivi dell’eroina di strada comprendono sostanze che non si dissolvono
rapidamente e producono un intasamento dei vasi sanguigni con conseguenti danni
ai polmoni, al fegato, ai reni ed al cervello. Questo può causare infezioni o
anche la morte di alcune cellule di organi vitali.
Sicuramente, lo
scambio degli oggetti usati per iniettarsi l’eroina può portare a severe
conseguenze come epatiti B e C, AIDS ed altri virus. Questi virus possono
essere trasmessi da chi fa uso di eroina ai loro partner sessuali ed ai loro
bambini.
Quali sono gli
effetti dell’eroina durante la gravidanza?
L’uso di eroina può
causare gravi complicazioni durante la gravidanza, compresi aborto e parto
prematuro. Tra i figli di madri tossicodipendenti esiste un elevato tasso di
mortalità infantile. Ad ogni modo durante la gravidanza i medici sconsigliano
l’interruzione dell’uso di oppiacei perché accresce il rischio di aborti
spontanei o parti prematuri; perciò la terapia con metadone è particolarmente
indicata. Anche se vi è il rischio che il metadone causi dipendenza fisica nel
bambino, questa può essere curata facilmente.
Perché
chi usa eroina è particolarmente a rischio di contrarre AIDS ed epatite B e C?
I tossicodipendenti
che fanno uso di eroina rischiano di contrarre AIDS, epatite B, C ed altre
malattie infettive. Questo avviene attraverso lo scambio ed il riutilizzo di
siringhe ed altri utensili utilizzati da persone infette. Inoltre, possono
prendere il virus dell’AIDS e, meno spesso, il virus dell’epatite C attraverso
rapporti sessuali con persone infette. Si stima che negli Stati Uniti un terzo
dei casi di AIDS e più della metà dei casi di epatite C derivino dall’uso di
siringhe usate per iniettare droga.
Ricerche finanziate
dal NIDA hanno dimostrato che la prevenzione e la cura dell’abuso di droga sono
molto efficaci nel prevenire la diffusione dell’AIDS, in quanto eliminano l’uso
di droghe ed i correlati comportamenti a rischio (come scambio di siringhe e comportamenti sessuali a rischio).
METANFETAMINE:
Cos’è la
metanfetamina?
La metanfetamina è un
potente stimolante che da assuefazione e causa gravi danni al sistema nervoso
centrale. Questa droga viene realizzata facilmente in laboratori clandestini
con ingredienti relativamente economici e facili da reperire, anche senza
ricetta medica. Questi fattori collaborano a rendere la metanfetamina una droga
con un elevato potenziale di diffusione.
La metanfetamina è
comunemente conosciuta come “speed”,
“ice”, “crystal” o “crack”.
Si tratta di una polvere cristallina bianca, senza odore e dal sapore amaro che
può essere facilmente disciolta nell’acqua o nell’alcol. Questa droga è stata
sviluppata agli inizi del secolo a partire dalla sua droga “madre”, l’anfetamina,
ed è stata usata originariamente in decongestionanti nasali ed inalatori
bronchiali. La struttura chimica della metanfetamina è simile a quella
dell’anfetamina, ma ha effetti più pronunciati sul sistema nervoso centrale.
Analogamente all’anfetamina, la metanfetamina origina un incremento
dell’attività, una riduzione dell’appetito ed un generale senso di benessere.
Gli effetti della metanfetamina possono durare dalle 6 alle 8 ore. Dopo lo
“slancio” iniziale, solitamente si verifica uno stato di agitazione molto
elevato che, in alcuni individui, può portare a comportamenti violenti.
In America, la
metanfetamina è considerate uno stimolante con alto potenziale d’abuso ed è
pertanto disponibile solo dietro prescrizione medica. Sono poche le prescrizioni
mediche per cui può essere usata. Fra queste vi è il trattamento della
narcolessia, dei casi di deficit o disordine nelle capacità di prestare
attenzione e nel trattamento dell’obesità (ma per periodi molto brevi). L’uso
per finalitàmediche è molto limitato.
Come è
usata la metanfetamina?
Le metanfetamine si
presentano in diverse forme e possono essere fumate, sniffate, ingerite o
iniettate. La droga altera l’umore in diversi modi, a seconda del modo in cui
viene assunta.
Subito dopo aver
fumato la droga o averla iniettata per via endovenosa, la persona prova un
intenso “flash” che dura solo pochi minuti ed è descritto come molto piacevole.
Se la droga viene sniffata oppure è assunta tramite l’ingestione, produce
euforia- una sensazione molto forte ma non con lo stesso livello del “flash”
che si ha assumendo la droga per via endovenosa. Se viene sniffata la droga
produce i suoi effetti in 15-20 minuti.
Negli anni ’80, l’ice,
una forma fumabile di metanfetamina, ha iniziato a diffondersi. L’Ice è un cristallo
solitamente limpido che viene fumato in pipe di vetro come il crack. Il fumo è
senza odore, lascia un residuo che è a sua volta fumabile e produce effetti che
possono durare per 12 ore o più.
Quali
sono gli effetti immediati (a breve termine) dell’abuso di matenfetamine?
Essendo uno stimolante
molto potente, la metanfetamina, anche in piccole dosi, può accrescere
l’incapacità di dormire e l’attività fisica e ridurre l’appetito. Una
sensazione breve è molto intensa è provata da chi fuma o si inietta la
metanfetamina. Se viene sniffata o ingerita, anziché una sensazione breve e
violenta, provoca un effetto destinato a durare più a lungo, con una intensità
minore ma sempre elevata. Questa sensazione può durare anche mezza giornata. Si
ritiene che entrambe queste sensazioni derivino dal rilascio di notevoli
quantità di dopamina (un neurotrasmettitore)
nelle aree del cervello che regolano le sensazioni di piacere.
La metanfetamina ha
effetti tossici. Si è visto come, negli animali, una elevata singola dose di
questa droga danneggi le terminazioni nervose delle regioni del cervello
contenenti dopamina. Si ritiene che le elevate quantità di dopamina rilasciate
dalla metanfetamina contribuiscano agli effetti tossici sulle terminazioni
nervose cerebrali. Dosi elevate possono far crescere la temperatura corporea a
livelli pericolosi e talvolta letali e possono causare convulsioni.
Quali
sono gli effetti a lungo termine derivanti dall’uso di metanfetamina?
L’abuso a lungo
termine di metanfetamina origina molti effetti dannosi, fra cui la dipendenza.
La dipendenza è una malattia cronica soggetta a ricadute, caratterizzata dalla
ricerca e dall’uso ossessivi della droga e si accompagna a cambiamenti
molecolari e funzionali del cervello. Oltre alla dipendenza da metanfetamina,
chi abusa stabilmente di metanfetamine manifesta sintomi come comportamenti
violenti, ansia, confusione e insonnia. Chi utilizza metanfetamina può inoltre
presentare caratteristiche psicotiche come paranoia, allucinazioni auditive,
disturbi della personalità ed sensazioni non reali (ad esempio, la sensazione
di insetti che ti strisciano sulla pelle, come un formicolio). La paranoia può
portare a pensare al suicidio o all’omicidio.
Con l’uso cronico si
può sviluppare la tolleranza dalla metanfetamina. Cercando di rendere più
potenti gli effetti desiderati, chi usa metanfetamine può essere portato ad
assumere dosi sempre maggiori di droga, ad assumerla sempre più spesso o a
cambiare le modalità di somministrazione. In alcuni casi, i consumatori di questa
droga rinunciano al cibo ed al sonno continuando ad assumere la droga ogni 2-3
ore per numerosi giorni finché non ne rimangono sprovvisti. L’abuso cronico può
portare a comportamenti psicotici, caratterizzati da paranoia intensa,
allucinazioni visive e uditive ed incontrollabili attacchi di rabbia che
possono sfociare in comportamenti estremamente violenti.
Benché non ci siano
manifestazioni fisiche della sindrome d’astinenza quando si smette di usare la
metanfetamina, ci sono diversi sintomi che si manifestano quando una persona
che fa un uso abituale di questa droga smette di utilizzarla. Fra questi
possiamo indicare depressione, ansia, stanchezza, paranoia, aggressività ed un
intenso desiderio della droga.
Studi scientifici
hanno esaminato gli effetti sul cervello di un lungo periodo di
somministrazione di metanfetamina sugli animali. Questi studi hanno evidenziato
che il 50% delle cellule cerebraliproduttrici di dopamina possono essere
danneggiate da una lunga esposizione a livelli relativamente bassi di
metanfetamina. Hanno anche evidenziato che le cellule del sistema nervoso
contenenti serotonina possono essere danneggiate in modo anche più grave. E’
ancora da stabilire se questa tossicità è collegata alla psicosi osservata in
alcuni consumatori abituali di metanfetamina.
In cosa
la metanfetamina differisce da altri stimolanti, come la cocaina?
La metanfetamina è
classificata come psicostimolante, al pari di altre droghe d’abuso, come
anfetamine e cocaina. La metanfetamina è strutturalmente simile alla anfetamina
ed al neurotrasmettitore dopamina, ma è assai differente dalla cocaina. Sebbene
questi stimolanti abbiano degli effetti comportamentali e fisiologici simili,
ci sono importanti differenze nei meccanismi con cui agiscono a livello delle
cellule nervose. La metanfetamina, come la cocaina, causa un accumulo del
neurotrasmettitore dopamina e questa eccessiva concentrazione di dopamina
sembra originare la stimolazione e far percepire la sensazione di euforia
tipica dell’utilizzo di queste droghe. Al contrario della cocaina, che può
essere eliminata rapidamente e quasi completamente metabolizzata dal corpo,
l’azione della metanfetamina dura molto di più ed una percentuale maggiore
della droga rimane nel corpo senza essere metabolizzata. La metanfetamina resta
così più a lungo nel cervello, prolungando gli effetti stimolanti prodotti.
Quali
sono le complicazioni mediche derivanti dall’abuso di metanfetamina?
La metanfetamina può
originare diversi problemi cardiovascolari. Fra questi vi sono accelerazione
del battito cardiaco, battito irregolare, aumento della pressione sanguigna e
danni irreversibili ai piccoli vasi sanguigni del cervello con rischio di colpi
apoplettici. In caso di overdose possono verificarsi ipertermia (elevate temperature corporee) e convulsioni,
che se non vengono affrontate immediatamente possono portare alla morte.
L’uso cronico di
metanfetamina può portare ad una infiammazione delle pareti del cuore e, per
chi si inietta la droga, al danneggiamento dei vasi sanguigni e ad ascessi
sulla pelle. Chi usa metanfetamina può inoltre essere soggetto a comportamenti
violenti, paranoia, ansia, confusione ed insonnia. Chi fa un uso molto pesante
di questa droga manifesta un progressivo deterioramento dal punto di vista
occupazionale e sociale. I sintomi psicotici possono persistere per mesi o anni
dopo che l’uso della droga è cessato.
Un altro potenziale
rischio per chi abusa di metanfetamina è l’avvelenamento acuto da piombo. Un
metodo diffuso per la produzione illegale di metanfetamina prevede l’utilizzo
dell’acetato di piombo come reagente. Pertanto, errori di produzione possono
dare luogo a metanfetamina contaminata dal piombo. Esistono casi documentati di
avvelenamento da piombo in soggetti che hanno assunto la metanfetamina per
endovena.
L’esposizione del feto
alla metanfetamina è un altro problema importante. Alcuni studi indicano che
l’abuso di metanfetamina durante la gravidanza può causare complicazioni
prenatali, aumentare le probabilità di parti prematuri, alterare i modelli di
comportamento neonatali, ad esempio manifestando riflessi insoliti ed estrema
irritabilità. L’abuso di metanfetamina durante la gravidanza può essere
collegato anche a deformità congenite.
Chi abusa
di metanfetamina è a rischio di contrarre l’AIDS e l’epatite B e C?
Un incremento nella
trasmissione del virus dell’AIDS e dell’epatite B e C sono probabili
conseguenze di un incremento nell’uso di metanfetamina, soprattutto in
individui che si iniettano la droga e si scambiano gli oggetti usati per
iniettarsi la droga. L’infezione del virus HIV e altre malattie infettive si
sono diffuse fra chi usa la droga tramite iniezione principalmente a causa del
riutilizzo da parte di più persone di siringhe, aghi o altri oggetti
contaminati. L’uso di droga può in questo modo divenire una delle principali
cause di diffusione dell’AIDS.
Ricerche hanno
indicato che la metanfetamina e analoghi stimolanti psicomotori possono
incrementare la libido nei consumatori al contrario degli oppiacei che riducono
la libido. Comunque, l’uso di metanfetamina per lunghi periodi può essere
associato con una riduzione delle capacità sessuali, almeno negli uomini.
Inoltre, la metanfetamina sembra essere associata a comportamenti sessuali più
violenti, che possono portare ad abrasioni e perdite di sangue. La combinazione
di iniezioni e rischi sessuali potrebbe far divenire il problema dell’AIDS uno
dei problemi principali per i consumatori di metanfetamina più che per i
consumatori di oppiacei e di altre droghe.
Alcune ricerche
finanziate dal NIDA hanno evidenziato come, attraverso il trattamento
dell’abuso di droga, la prevenzione e le comunità terapeutiche, chi abusa di
metanfetamina può modificare i propri comportamenti a rischio. L’uso di droga
può essere eliminato ed i rischi associati a comportamenti sbagliati, come lo
scambio di siringhe e comportamenti sessuali insicuri, possono essere ridotti
significativamente minimizzando il rischio di esposizione. Perciò il
trattamento dell’abuso di droga è anche molto efficace nel prevenire la
diffusione dell’AIDS, dell’epatite B e dell’epatite C.
MARIJUANA:
Che cos’è
la marijuana?
La marijuana – spesso
chiamata erba, maria, fumo,
canna, spinello, porro,
paglia – è una mistura
grigio-verde di foglie,Maijuana gambi, semi e fiori secchi triturati di “Cannabis sativa” (la pianta della canapa). La
maggior parte dei consumatori di marijuana fuma questa droga attraverso
sigarette preparate manualmente chiamate spinelli (o “joint”) ed in numerosi altri modi; alcuni
utilizzano pipe o pipe d’acqua, chiamate “bong”. Si sta diffondendo anche l’uso
di sigari di marijuana, chiamati “blunt”.
Per realizzare i blunt, gli utilizzatori tagliano i sigari e sostituiscono il
tabacco con la marijuana, spesso combinata con un’altra droga, come crack o
cocaina. La marijuana può anche essere usata nel tè e talvolta miscelata col
cibo.
Il principale
principio attivo contenuto nella marijuana è il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), che origina gli effetti di alterazione
mentale caratteristici dell’intossicazione da marijuana. La quantità di THC
(che è anche il principio psicoattivo dell’hashish)
determina la potenza e, pertanto, gli effetti della marijuana. Fra il 1980 ed
il 1997, la quantità di THC presente nella marijuana è aumentata in maniera
preoccupante negli Stati Uniti.
Quali
sono gli effetti della marijuana sul cervello?
Gli scienziati hanno
appreso molto sul modo in cui il THC agisce sul cervello per produrre i suoi
numerosi effetti. Quando qualcuno fuma marijuana, il THC si trasferisce
rapidamente dai polmoni nel sangue, e la sostanza è trasportata agli organi
attraversando il corpo, compreso il cervello. Nel cervello, il THC si connette
a specifiche aree delle cellule nervose chiamate recettori di cannabinoidi ed
influenza l’attività di queste cellule. Alcune aree del cervello hanno numerosi
recettori di cannabinoidi; altre ne hanno pochi o non ne hanno affatto. Molti
di questi recettori si trovano nelle aree del cervello che influenzano il
piacere, la memoria, il pensiero, la concentrazione, la percezione del tempo e
la coordinazione dei movimenti.
Quali
sono gli effetti principali derivanti dall’uso di marijuana?
Gli effetti della
marijuana iniziano subito dopo che la droga ha raggiunto il cervello e durano
da 1 a 3 ore. Se la marijuana è consumata insieme a bevande o a cibi, gli
effetti a breve termine iniziano più lentamente, solitamente da mezz’ora ad
un’ora dopo l’assunzione, e durano più a lungo, anche 4 ore. Fumare marijuana
causa il deposito nel sangue di quantità di THC molto superiori rispetto a
quelle che derivano dall’assunzione della droga attraverso cibi e bevande.
Pochi minuti dopo aver
inalato il fumo di marijuana, il cuore di una persona comincia a battere più
rapidamente, i passaggi bronchiali si rilassano e diventano più ampi, i vasi
sanguigni degli occhi si espandono provocando i caratteristici occhi rossi. La
frequenza cardiaca, solitamente di 70 - 80 battiti al minuto, può crescere da
20 a 50 battiti o più per minuto e, in alcuni casi, anche del doppio. Questo
effetto è maggiore se altre droghe sono assunte insieme alla marijuana.
Quando il THC raggiunge
il cervello fa sentire la persona euforica, agendo sul sistema di ricompensa
cerebrale (l’area del cervello che risponde a stimoli come il cibo e le
bevande), come la maggior parte delle droghe da abuso. Il THC attiva il sistema
di ricompensa cerebrale come quasi tutte le droghe da abuso, stimolando le
cellule cerebrali allo scopo di rilasciare dopamina.
Chi fa uso di
marijuana può sperimentare piacevoli sensazioni, i colori ed i suoni possono
sembrare più intensi ed il tempo sembra scorrere molto lentamente. La bocca
diventa asciutta e l’utilizzatore può sentirsi rapidamente avvertire
rapidamente gli stimoli della fame e della sete. Le mani potrebbero iniziare a
tremare e diventare fredde. L’euforia passa dopo un po’ e la persona potrebbe
sentirsi stanca o depressa. In alcuni casi l’uso di marijuana può produrre
ansia, paura, diffidenza o panico.
L’uso di marijuana
altera la capacità della persona di memorizzare e ricordare gli eventi e di
spostare l’attenzione da una cosa ad un’altra. Il THC inoltre interrompe la
coordinazione e l’equilibrio legandosi ai ricevitori nel cervelletto e alle
parti del cervello che regolano l’equilibrio, la postura, la coordinazione dei
movimenti ed il tempo di reazione. Attraverso i suoi effetti sul cervello e sul
corpo, l’intossicazione da marijuana può causare incidenti. Alcuni studi
dimostrano che approssimativamente dal 6 al 10 per cento delle vittime di
incidenti mortali risultavano positive al THC. In molti di questi casi è stata
rilevata anche la presenza di alcol.
Uno studio condotto
dal “National Highway Traffic Safety
Administration”, ha evidenziato che una singola dose, anche
moderata, di marijuana altera le prestazioni alla guida di un automezzo.
Inoltre, se una dose di marijuana, anche piccola, è assunta insieme a sostanze
alcoliche, gli effetti prodotti sono notevolmente più elevati rispetto agli
effetti che derivano dall’assunzione di una soltanto di tali droghe. Gli
indicatori di guida utilizzati per questi test includono il tempo di reazione,
la frequenza visiva di ricerca (l’autista che controlla le vie laterali), e la
capacita di percepire e/o rispondere ai cambiamenti nella velocità relativa
degli altri veicoli.
Gli utilizzatori di
marijuana che hanno assunto dosi elevate di droga possono manifestare psicosi tossiche
acute, come allucinazioni, illusioni e spersonalizzazione – una perdita del
senso di identità personale, o auto-riconoscimento. Benché le cause specifiche
di questi sintomi siano ancora ignote, sembra che questi sintomi si verifichino
più spesso quando una dose elevata di cannabis è consumata in cibo o bevande
piuttosto che fumata.
Quali
sono gli effetti della marijuana sulla salute fisica?
Si è constatato che
chi fa uso di marijuana incontra maggiori difficoltà nel tentativo di smettere
di fumare tabacco. Questo è stato recentemente evidenziato da uno studio fra
fumatori adulti che metteva a confronto chi fumava tabacco e marijuana e chi
fumava solo tabacco. La relazione fra l’uso di marijuana ed il continuare a
fumare era particolarmente forte in chi fumava marijuana quotidianamente al
momento dell’intervista iniziale, 13 anni prima dell’intervista successiva.
Uno studio su 450
persone ha evidenziato che chi fuma spesso marijuana ma non fuma tabacco ha
maggiori problemi di salute e perde più giorni di lavoro dei non fumatori. In
questo studio, molti dei giorni di malattia extra usati da chi fumava marijuana
derivavano da malattie respiratorie.
Perfino l’uso non
frequente di marijuana può provocare bruciore e rossore di bocca e gola, spesso
accompagnata da tosse pesante. Chi fuma marijuana regolarmente può presentare
molti dei problemi respiratori che affliggono i fumatori di tabacco, come tosse
e produzione di catarro quotidianamente, una frequenza maggiore di malattie
respiratorie in forma acuta, un rischio maggiore di infezioni polmonari ed una
tendenza maggiore a soffrire di ostruzione delle vie aeree.
L’insorgere del cancro
ai polmoni ed alle vie respiratorie può essere favorito dal fumare marijuana.
Uno studio che confrontava 173 pazienti ammalati di cancro e 176 individui sani
ha mostrato che fumare marijuana accresce la probabilità di sviluppare cancro
alla testa o al collo e che quanta più marijuana viene fumata tanto più aumenta
il rischio. Un’analisi statistica dei dati ha indicato che fumare marijuana
raddoppia o triplica il rischio di cancro.
La marijuana ha la
capacità di favorire lo sviluppo del cancro ai polmoni e ad altre parti del
sistema respiratorio perché contiene agenti irritanti e cancerogeni. Infatti il
fumo di marijuana contiene dal 50 al 70 per cento in più di idrocarburi
cancerogeni rispetto al fumo di tabacco. Il fumo di marijuana produce inoltre
alti livelli di un enzima che converte determinati idrocarburi nella loro forma
cancerogena, livelli che possono accelerare i cambiamenti che in definitiva
producono le cellule maligne. Chi fa uso di marijuana, di solito inala più a
fondo e trattiene il respiro più a lungo di chi fuma tabacco, il che incrementa
l’esposizione dei polmoni a fumo cancerogeno. Questo vuol dire che, a parità di
sigarette, fumare marijuana incrementa il rischio di cancro più che fumare
tabacco.
Alcuni degli effetti
negativi causati dalla marijuana possono derivare dal fatto che il THC altera
la capacità del sistema immunitario di combattere le malattie infettive ed il
cancro. Esperimenti di laboratorio effettuati sottoponendo cellule animali ed
umane al THC o ad altri componenti della marijuana hanno dimostrato che le
normali reazioni di prevenzione delle malattie, di molte delle principali
cellule immunitarie, sono inibite. In altri esperimenti, topi esposti al THC, o
a sostanze correlate, sviluppavano infezioni batteriche e tumori più facilmente
rispetto a topi non esposti a tali sostanze.
Una ricerca ha
indicato che il rischio di attacco cardiaco per una persona, che ha fumato
marijuana, nella prima ora successiva all’assunzione, è quattro volte superiore
rispetto al normale. I ricercatori suggeriscono che un attacco cardiaco
potrebbe verificarsi, in parte, perché la marijuana fa crescere la pressione
sanguigna e la frequenza cardiaca e riduce la capacità di trasportare ossigeno
del sangue.
Quali
sono le conseguenze dell’utilizzo di marijuana sulla scuola, sul lavoro e nella
vita sociale?
Gli studenti che
fumano marijuana ottengono voti inferiori ad hanno minori probabilità di
diplomarsi rispetto ai loro compagni non-fumatori. I lavoratori che fumano
marijuana hanno più spesso problemi sul lavoro rispetto ai loro colleghi.
Diversi studi hanno associato ai lavoratori che fumano marijuana un maggior
numero di assenze, lentezza, incidenti, lamentele e cambio di lavoro. Uno
studio fra i lavoratori comunali ha rilevato che gli impiegati che fumavano
marijuana sul lavoro o al di fuori dell’orario di lavoro manifestavano dei
comportamenti di rifiuto – come lasciare il lavoro senza permesso, sognare ad
occhi aperti, svolgere questioni personali durante l’orario di lavoroo
sottrarsi ai propri compiti, con conseguenze negative sulla produttività e sul
morale.
All’uso di marijuana
sono associati depressione, ansietà e disturbi della personalità. Le ricerche
dimostrano chiaramente che l’uso di marijuana ha la capacità di creare problemi
nella vita quotidiana o peggiorare l’esistenza di una persona. Siccome la
marijuana compromette la capacità di apprendere e di ricordare le informazioni,
quanto più una persona usa marijuana tanto più sarà incapace di svolgere
attività sociali, lavorative ed intellettuali. In uno studio sulla cognizione,
gli adulti sono stati analizzati sulla base delle loro prestazioni. Chi faceva
un notevole uso di marijuana ha ottenuto risultati notevolmente più bassi con
riferimento alle abilità matematiche ed alla capacità di espressione verbale,
rispetto a chi non fumava marijuana.
Inoltre, altre
ricerche hanno dimostrato che gli effetti negativi della marijuana sulla
memoria e l’apprendimento possono durare per giorni o settimane dopo che sono
svaniti gli effetti più acuti della droga. Ad esempio, uno studio su 129
studenti universitari ha rilevato che chi faceva un forte uso di marijuana (chi
aveva fumato marijuana in almeno 27 dei 30 giorni prima di tale studio),
presentava notevoli problemi riguardo alle operazioni che richiedevano
attenzione, memoria e apprendimento, anche se non aveva usato la droga nelle
ultime 24 ore. Gli utilizzatori abituali di marijuana, in questo studio,
avevano maggiori problemi a conservare e spostare la propria attenzione, nonché
a registrare, organizzare e usare informazioni rispetto a chi aveva utilizzato
marijuana non più di 3 volte negli ultimi 30 giorni. Di conseguenza, chi fuma
marijuana una volta al giorno può operare ad un livello intellettuale ridotto
per tutto il tempo. Recentemente, gli stessi studiosi hanno osservato che la
capacità di ricordare le parole di un elenco da parte di un gruppo di fumatori
abituali di marijuana è ancora compromessa una settimana dopo la cessazione
dell’uso di marijuana, e ritorna normale dopo 4 settimane. Di conseguenza,
perfino dopo un uso intenso di marijuana per un lungo periodo di tempo, se un
individuo smette di usare tale droga, può recuperare alcune capacità cognitive.
Altri studi hanno
prodotto ulteriori prove sul fatto che gli effetti della marijuana sul
cervello, a lungo andare, possono causare un deterioramento drastico delle
capacità fondamentali della persona. Gli studiosi hanno assegnato ad alcuni
studenti dei test per misurare la loro capacità di risolvere problemi e le loro
caratteristiche emotive. I risultati hanno dimostrato come gli studenti, che
già bevevano alcol e fumavano marijuana, erano svantaggiati rispetto ai loro
compagni; questa cosa si accentuava però significativamente con il passare del
tempo. Le analisi associano l’uso di marijuana, indipendentemente dall’uso di
alcol, ad una ridotta capacità di “auto-rafforzamento”, un gruppo di abilità
psicologiche che consentono all’individuo di conservare la propria fiducia e di
perseverare nel perseguimento degli obiettivi.
L’uso di
marijuana durante la gravidanza può nuocere al bambino?
·Alcune
ricerche hanno dimostrato che i bambini nati da donne che hanno fatto uso di
marijuana durante la gravidanza manifestano risposte alterate agli stimoli
visivi, un accresciuto tremito ed un pianto più acuto, che potrebbero indicare
problemi nello sviluppo neurologico. Si è osservato che i bambini esposti alla
marijuana, durante l’infanzia e gli anni pre-scolastici presentano maggiori
problemi comportamentali e problemi nello svolgere compiti che richiedono
percezione visiva, comprensione linguistica, attenzione continua e memoria, rispetto
ai bambini non esposti alla marijuana. A scuola, è più probabile che questi
bambini presentino dei deficit nelle abilità decisionali, nella memoria e nella
capacità di prestare attenzione.
L’uso di
marijuana crea dipendenza?
L’uso di marijuana per
lunghi periodi può portare alcune persone alla dipendenza; così, queste persone
usano la droga compulsivamente anche se ciò interferisce con la famiglia, la
scuola, il lavoro e le attività ricreative. Il “National
Household Survey on Drug Abuse” del 2001, stimava che 5,6
milioni di americani dai 12 anni in su avevano riportato problemi con le droghe
illegali nell’ultimo anno. Di questi, 3,6 milioni presentavano i sintomi medici
della dipendenza da droga. Più di 2 milioni presentavano le caratteristiche della
dipendenza da marijuana/hashish. Nel 1999, più di 220.000 persone che hanno
partecipato a dei programmi di disintossicazione, hanno affermato che la
marijuana era la droga che usavano maggiormente.
Insieme al desiderio,
i sintomi della crisi d’astinenza possono rendere difficile smettere di usare
la droga per chi ne fa uso da molto tempo. Chi prova a smettere sperimenta
irritabilità, difficoltà di dormire e ansietà, nonché un’accresciuta
aggressività nei test psicologici, che raggiunge il suo culmine circa una
settimana dopo l’ultima assunzione della droga.