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Quasar [Rx01]
(di Monica M. Castiglioni)
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle.
(G.Pascoli, "La Mia Sera")
Foreste dello Yucatàn,
Messico
21 marzo 1968
notte fonda
Non era sua. Questo lo sapeva bene. Ma neppure era loro. Doveva proteggerla.
Il rumore di foglie secche, sotto i suoi piedi, permetteva di individuare la
sua posizione. La luce della luna bastava appena per non scontrarsi contro
gli alberi. Il terriccio era umido, a causa dell'abbondante pioggia di quel
giorno. Ma ora, le stelle erano uscite allo scoperto, e, per un momento,
credette che vegliassero su di loro. Forse li aveva seminati. Forse la pazza
corsa era finita. Scivolò dentro ad un tronco cavo e si rannicchiò il più
possibile, stringendo al petto il fagottino di cotone. L'aria, umida e
calda, rendeva difficile respirare. Stette all'ascolto per alcuni istanti.
Non c'erano più i rumori di passi, spari, inseguitori... Il fiato gli
mancava per la corsa. Restò fermo, immobile per alcuni secondi. Quindi uscì
dalla tana, lasciandovi all'interno il prezioso pacco. Si guardò in giro.
Poi un improvviso rumore. Cadde indietro, crocifisso ad un albero da un
proiettile.
"Bueno. Al fin." [Bene. Finalmente.] Una voce a lui fin troppo nota.
"No haga daño a Enola, señor Elpiso." [Non fare del male a Enola, signor
Elpiso.] furono le sue ultime parole.
"No te preocupar." [Non preoccuparti.] sibilò l'omicida, Eduardo Elpiso,
vedendo, impassibile, l'altro spirare. S'inchinò davanti al tronco e ne
estrasse il fagottino. I suoi uomini non erano stati abbastanza veloci, ma
lui ce l'aveva fatta da solo. Come al solito. "Bienvenida, hija mia."
[Benvenuta, figlia mia.] Scostando il panno di cotone, scoprì il viso
angelico di una bambina.
La piccola aprì gli occhi. Sorrise. Come fanno tutti i bambini prima del
settimo mese. La carnagione chiara, lunare, gli occhi grandi, scuri.
Eduardo la alzò in alto, tenendola saldamente tra le mani: "Hija mia. Te
consagro a las estrellas." [Figlia mia, ti consacro alle stelle.]
Improvvisamente sulla foresta si abbatté un fortissimo vento, che corse tra
gli alberi, sfiorando gli scagnozzi di Eduardo, sibilando un canto misto di
gioia e malinconia. Si attorcigliò attorno ai tronchi, spazzandone la
corteccia, quindi salì tra le chiome, lasciando tracce di movimento vitale
tra le foglie. Svoltò e ridiscese verso la terra, frantumandosi in più
lingue, come il delta di fiume. Le correnti s'incunearono tra i tronchi
abbattuti, muovendo le foglie secche, facendo rabbrividire il seguito di
Elpiso, ma non lui stesso. Le lingue si riunirono in un solo vento. Girò
intorno ad Eduardo che tendeva al cielo la bambina. Il vento si strinse
sempre di più intorno a loro, finché, appena sfiorandoli, salì verso le
stelle e scomparve.
Era una notte stupenda. Una di quelle notti come ne abbiamo conosciute solo
in gioventù. Un cielo così terso e stellato che, a contemplarlo, veniva
spontaneamente da chiedersi: "Possibile che esistano dei malvagi, sotto un
cielo simile?"
(F.Dostoevskij, "Le Notti Bianche")
Tenuta di Eduardo Elpiso
Messico
7 luglio 1990
10:13 p.m.
Musica inglese usciva rimbombante da una stanza al secondo piano, tanto
forte da far tremare gli stipiti.
Eduardo salì le scale, non proprio contento di quel baccano. Pestò il pugno
sulla porta. "¡Enola! ¡Baja en seguida la mùsica!" [Enola! Abbassa subito la
musica!]
"No me aburras, papà." [Non mi stressare, papà!] la voce, dal dentro, si
sentiva appena.
"¡Enola!" Eduardo batté ancora sulla porta. "¡Enola, abre enseguida!
¡Enseguida!" [Enola! Apri subito! Apri subito! Subito!]
"Padre, estoy desnuda." [Padre, sono nuda!] mentì lei, mentre aspirava una
profonda boccata da un sigaretta fai-da-te.
"Enola, tù non està desnuda. Tù estàs drogada." [Enola, tu non sei nuda. Sei
drogata.]
La ragazza rise in silenzio e spense lo spinello nel posa cenere. La canzone
era finita ed ora c'era un gran silenzio nella stanza. "Estoy brillando.
Brillando mucho." [Sono ludica. Molto lucida.] Si stirò e si alzò ad aprire
la porta. "¿Chè quieres?" [Che vuoi?]
"¡Estàs drogada!" [Sei drogata!] urlò Eduardo. "Completamente."
[Completamente!]
"No." [No.] replicò Enola, sedendosi sul letto.
"Tù no sales esta tarde." ['Sta sera non esci.] Così dicendo, Eduardo chiuse
la porta dietro di sé, lasciando sola la ragazza.
"¡Hijo de puta!" [Figlio di puttana!] gli urlò dietro lei. Si sedette
davanti allo stereo, contemplando per qualche istante la foto sul CD degli
OMD. "Oh, mi amor." [Oh, mio amore.]
Si alzò, mise la custodia in una zaino e uscì lentamente dalla finestra del
bagno, calandosi cautamente con una corda. "Adiòs, muerte." [Addio morte!]
Iniziò a correre verso il bordo del giardino, infine, quasi mezzo chilometro
più in là, scavalcò il muro di cinta, facendo scattare tutti gli allarmi
della casa.
Quando Eduardo si accorse che la figlia era scappata le sguinzagliò dietro
il suo esercito, molto più forte e potente di vent'anni prima. Uscendo sul
balcone della camera della ragazza, si mise a urlare, rivolgendo lo sguardo
alle stelle. "¡Hija Enola! ¡Hija Enola! ¡Consagradas a las estrellas! ¡Para
ti èsti es un don maldito!" [Figlia Enola! Figlia Enola! Consacrata alle
stelle! Questo sia per te un dono maledetto!]
Stava ormai correndo da mezz'ora e non ce la faceva più. Sentiva gli
inseguitori dietro di sé. Una sensazione che aveva già provato, ma non
ricordava quando. Alzò lo sguardo verso il cielo. La luna, le stelle. Cadde
nell'erba fresca, inciampando in un sasso. Sentiva il suo cuore battere in
un modo strano, come se all'interno del suo corpo si formasse un'eco
indefinita. Si tirò in piedi, girandosi poi di scatto verso gli inseguitori.
"¡Basta!." [Basta!] Alzò le mani, come per difendersi. Chiuse gli occhi. Non
molto e le sarebbero stati addosso, per ritrascinarla da suo padre. Sentì un
forte calore entrarle dalle mani, un'energia incredibile scorrerle per tutto
il corpo. Vide la scena dell'inseguimento che il suo patrigno, Eduardo
Elpiso, aveva scatenato contro un uomo... Non il suo vero padre, ma un
uomo... diverso... Enola aprì gli occhi. Non vedeva più nessuno rincorrerla.
Poi guardò attentamente. Tutto l'esercito era steso intorno a lei. Tutti
morti. Enola si guardò in giro inorridita ed impaurita. Osservò le proprie
mani. Tutta la loro energia era stata risucchiata. "Dios mìo..." [Mio
Dio...] sussurrò. Quindi riprese il suo cammino.
1997
Talvolta, ci scordiamo di guardare il cielo...
(C.A.Mend, "Le Memorie degli Alberi", 021296)
FBI, Ufficio degli X-Files,
Washington
3 aprile 1997
8:27 a.m.
Mulder entrò nell'ufficio di corsa, lasciando aperta la porta. Aveva addosso
un paio di jeans ed una T-shirt sotto una giacca di pelle di poche pretese.
"Scully!" chiamò, appena fu lì.
Lei, intenta ad archiviare alcuni fascicoli si girò verso di lui. "Che c'è,
Mulder?"
"Scully, è vero?"
"Vero come il sole." disse lei, passandogli un plico.
"O come le stelle." sussurrò Mulder.
Dana fece il giro intorno alla scrivania. "Mi spieghi che cosa centriamo noi
con questo caso?"
Fox sfogliò per alcuni istanti il fascicolo che lei gli aveva passato, poi
lo mise da parte come se fosse completamente inutile. "Marzo 1991. Uno dei
primi casi che ho trattato, da quando ho fatto riaprire gli X-Files." Si
avviò verso una cassettiera. "E' tanto vecchio che credo che il fascicolo
non sia più stato toccato da almeno... sei anni." Difatti, tirandolo fuori,
lo trovò ordinato. "Eccolo."
Scully ricevette il fascicolo. "Com'eri venuto a conoscenza di questo caso?"
Mulder si appoggiò al bordo della scrivania. "Da luglio '90 si susseguivano
morti inspiegabili. Sembrava che l'assassino riuscisse a risucchiare
l'energia dal corpo delle vittime."
Scully alzò un sopracciglio: "Risucchiare l'energia?"
Lui la ignorò: "Si diceva che in Messico fosse stato abbattuto un interno
esercito di un boss della droga, in quel modo. Le morti avvenivano anche qui
negli Stati Uniti. All'inizio si pensò ad un'epidemia sconosciuta. Ma dalle
autopsie non emerse nulla. Io m'interessai al caso, dal gennaio '91, quando
seguii passo a passo tutti i luoghi dei delitti."
Scully, appoggiandosi ad uno scaffale, lo interruppe: "Seguivano una linea
particolare?"
"No. Sembrava che l'assassino fosse arrivato dal Messico, dove c'era stata
la strage dell'esercito, entrando negli Stati Uniti risalendo verso il
Texas, passando poi dall'Oklahoma, Colorado, Utah, Nevada, ed infine
California."
"E qui intervieni tu." disse Scully.
"Be', ecco..." balbettò lui. "Sì, più o meno."
"In che senso?"
"A questo punto, mentre sono in California, una tipa cerca di farsi tirare
sotto da me."
"Cercava di farsi investire?" Dana sgranò gli occhi.
"No..." riprese Mulder. "Voleva un passaggio e mi disse che nessun altro si
era fermato. Così ha detto: "Col prossimo adotto il metodo
dell'investimento". Aveva un vago accento spagnolo, ma parlava inglese
discretamente."
"Enola Elpiso?" chiese Scully.
Mulder strizzò un sorrisetto. "Sì, almeno, lei si presentò come Enola
Quasar." Ricordò quella serata, 21 marzo 1991.
L'amor che move il sole e l'altre stelle.
(Dante, Paradiso, v. 145)
Aldebaran Ville
California
21 marzo 1991
8:07 p.m.
Si preannunciava una meravigliosa notte stellata. Mulder aveva deciso che si
sarebbe fermato al motel successivo. Stava percorrendo una strada sterrata,
in puro stile far west, quando ad un tratto, vide comparire davanti a sé una
figura esile, che gli sbarrava la strada.
"Mio Dio!" esclamò, inchiodando la macchina.
La ragazza, scura di capelli, magra e bassa, con la pelle chiara e gli occhi
neri, saltò a fianco della vettura. Mulder abbassò il finestrino a destra.
"Mi scusi." esordì lei. "Me lo darebbe un passaggio?" Aveva con sé solo uno
zaino, sulla cui stoffa era stato scritto in ogni modo possibile, "OMD".
Fox, più sconvolto che spaventato, annuì ed aprì la portiera.
"Grazie." sorrise lei, entrando.
"Usi sempre questo metodo, per convincere gli automobilisti a fermarsi?"
"No." disse lei, mentre ripartivano. "E' solo che passano poche macchine di
qua. Nessuno si è fermato e così ho pensato: col prossimo, uso il metodo
dell'investimento." Aveva una parlata allegra e veloce.
"Credo che mi sarei fermato lo stesso." ribatté lui, pensando: --Altrimenti
a che servono gli agenti dell'FBI?--
"Gentilissimo." sussurrò la ragazza. "Enola Quasar." gli tese la mano, ma
subito la ritirò: "Ops, sta guidando."
"Fox Mulder." si presentò lui, sorridendo.
Enola gli chiese qual era la sua destinazione.
"Un motel." rispose Fox. "Il primo che incontro."
"Perfetto. Non vedo l'ora di farmi una bella dormita." La ragazza sorrise.
"Hai bisogno d'aiuto? Ti sei persa?" le chiese lui, gentilmente.
"No, no." rispose lei. "Questa è la mia casa." disse, indicando tutto
intorno.
"Una casa molto grande. Non c'è il rischio di smarrirsi?"
Enola sorrise di nuovo. "No, ci sono le stelle, che indicano la strada."
Arrivati al motel, Enola ringraziò calorosamente Fox, che però dovette
rifiutare l'invito a cena della ragazza, a causa di un paio di fascicoli da
rivedere ed alcune mappe da segnare.
Quando ormai il sole era calato del tutto, Enola bussò alla porta della sua
stanza. "Ciao Fox." disse, porgendo avanti un vassoio di pasticcini. "Vuoi
festeggiare con me?"
Mulder sorrise. "Stavo lavorando, ma faccio volentieri un break." La fece
entrare. Enola appoggiò il vassoio sul tavolino.
"Festeggiare cosa?" chiese lui.
"Il mio compleanno."
"Ah, auguri." sorrise lui. "Quanti anni compi?"
"Ventitré." rispose lei. "Maggiorenne e vaccinata." aggiunse.
Mulder sorrise e si sedette ai piedi del letto. Lei, porgendogli il vassoio,
lo squadrò per qualche istante. "Tu fai il giornalista?"
Fox scosse la testa, raccogliendo un pasticcino.
"Non dirmelo." lo fermò. "Lo scrittore?"
"Nemmeno."
Enola mangiò velocemente una pasta, sfregandosi poi le mani prima sui jeans,
poi tra di loro.
Fox sentì ad un tratto un colpo di stanchezza. Chiuse gli occhi per qualche
istante. --Che cavolo mi succede?-- si chiese. Respirò profondamente un paio
di volte, quindi riaprì gli occhi. Gli sembrava di star già meglio.
Enola socchiuse gli occhi. "Agente dell'FBI."
Lui sorrise. "Come hai fatto?"
"Magia." rispose lei. "No, scherzo. Non so come faccio. Ma forse mi
iscriverò a psicologia, l'anno prossimo."
"A-anch'io ho fatto psicologia." disse lui.
"Wow." Enola sorrise. "Che figata." Si alzò e si sedette accanto a lui. "E
ora, che caso stai seguendo?"
"M-Mi dispiace, non posso dire nulla."
"Ok." fece Enola, sorridendo sempre. "Devi proprio lavorare, 'sta sera?"
Mise una mano sulla coscia di lui. "Vedi... Non è bello dover passare il
compleanno tutta sola..."
"Ehm... sì, se vuoi possiamo... ehm... ecco..." Fox iniziò a balbettare. La
mano della ragazza sulla sua coscia era tremendamente calda, e quel contatto
stava provocando in lui cambiamenti che, in quel momento, lui non avrebbe
assolutamente desiderato. "E-Enola... io..."
La ragazza si alzò. "Un altro pasticcino?"
Mulder non rispose. Osservò il vassoio e poi la ragazza.
"E dai, mica sono avvelenati." sorrise lei. "Non penserai che sia una serial
killer che gira l'America ad uccidere la gente con pasticcini al cianuro?"
Fox sorrise e scosse la testa. "No, no. E' che non ho fame. Grazie."
"Ok." Enola appoggiò il vassoio sul tavolino, prendendo a sua volta una
pasta.
"Da dove vieni?" chiese lui.
"Dal Messico."
"Come mai in giro da sola?"
Il viso di Enola si illuminò di un sorriso etereo. Prese una sedia e vi si
sedette a cavalcioni al contrario, appoggiando le braccia allo schienale.
"Mi piace girare il mondo da sola. Prima di intraprendere il lavoro che ti
porterai a dietro finché sei vecchio, dovresti avere la possibilità di
capire cosa vuoi veramente."
"E tu vuoi fare la psicologa?" chiese Fox.
"Ma... Non lo so. Sì, ho qualche dote in proposito. Ma non vorrei passare la
vita ad ascoltare i problemi degli altri... Ma ti immagini che noia?" Enola
sorrise e si alzò in piedi. "Io voglio fare l'astronoma."
"Ti piacciono le stelle?" Fox si morse la lingua: --Domanda idiota.--
"Le adoro." Enola camminò finché non arrivò davanti a lui. "Mi danno forza e
felicità. Sono bellissime. Sono la mia vita."
L'idea di chiederle se credeva negli extraterrestri, se ne aveva mai visto
uno, balzò alla sua mente come un lampo. Enola era in piedi davanti a lui,
lo attraeva a sé in una maniera folle. La sua posizione sicura, i piedi ben
piantati a terra, distanti una ventina di centimetri, le spalle alte e il
suo sguardo rivolto verso di lui, erano indice di una forte personalità.
"Volevo chiederti..." iniziò lui.
Enola fece qualche passo indietro. "Ho smesso di fumare erba quando sono
uscita dal Messico."
Fox sorrise imbarazzato. "No, non intendevo questo... Tu credi agli
extraterrestri?"
"Io sono un'extraterrestre." rispose lei.
Mulder non fece in tempo a replicare. Lei si sedette sopra le sua cosce ed
iniziò a baciarlo.
"Enola..." sussurrò lui, annaspando, cercando di sottrarsi.
Ma la ragazza lo spinse dolcemente, finché non fu steso sotto di lei.
Un certo prigioniero, non so chi fosse, disse una volta che nessun vincolo
lo legava a questa vita, e l'unica cosa che gli sarebbe dispiaciuto lasciare
era il cielo.
(Y.Kenko, citato in T.Williams,
"Il Canto di Acchiappacoda")
Strada 43
Miami
3 aprile 1997
11:21 a.m.
Mulder e Scully stavano percorrendo la strada che li portava dall'aeroporto
di Miami al penitenziario dal quale Enola Elpiso era fuggita.
Scully chiuse il fascicolo che stava leggendo e si rivolse al collega. "Come
andò a finire, quella sera, con lei?"
Mulder, scacciando un velo d'imbarazzo, riprese: "Quindici minuti dopo
eravamo a letto assieme."
"Ma non la conoscevi neppure, Mulder." fece lei, stupita.
"Lo so. Ma che vuoi che ti dica? Ne ero stregato." Fox sospirò. "Poi, verso
mattina, ad un tratto lei si siede sopra di me, mettendomi le mani sul
petto. Non riesco più a respirare, sento che le forze mi stanno
completamente abbandonando. Cerco di dirle qualcosa, ma ad un tratto lei mi
lascia e cade al mio fianco, come se fosse morta. Non so come, le forze
lentamente ritornano. Mi giro verso di lei, e mi accorgo solo in quel
momento che lei si era ammanettata al letto. Stava parlando, dicendo
qualcosa. Era come in trance." Mulder non dovette aprire il fascicolo, per
ricordarsi la frase. "'Bellissima barra e bombe atomiche su Juppiter, luglio
94'."
"Che significava?" chiese Dana.
"L'arrivo della Shoemaker-Levy."
"La cometa che colpì Giove tre anni fa?"
Mulder parcheggiò nel posteggio davanti al penitenziario. "Sì, proprio
quella." Mulder scese dalla macchina.
"Ma come faceva a saperlo?" Scully raccolse il soprabito e lo seguì.
"Non ne ho la minima idea. Quando... quando uscì da quello stato, le chiesi
di preciso che cosa volesse dire tutta quella storia. Mi disse che era lei
l'omicida che stavo cercando. Diceva che... che lei non era normale, aveva
strani doni, strani poteri che la perseguitavano, la obbligavano in qualche
modo ad uccidere gli altri, per farsi strada."
"Poi che successe?"
"Davanti alla corte si dichiarò colpevole, ma non ci furono mai prove contro
di lei. Da una cella della prigione di Raleigh fu trasferita dopo appena due
settimane in una sorta di torre in cima a quella di Miami."
"Come mai?"
"Iniziò a star male, realmente, venne ricoverata tre volte in ospedale per
tremende convulsioni. Le mancavano completamente le forze. Lei diceva che
era perché non poteva vedere il cielo. Così, venne messa in questa prigione
e tutto andò bene. Fino a ieri, dunque."
Scully lo fermò: "Che vuoi fare ora, Mulder?"
"L'altra volta si era consegnata spontaneamente nelle mie mani. E' ora che
io la insegua di nuovo."
"Ok." disse Scully, seguendolo all'interno del penitenziario. "E per quanto
riguarda il percorso? Era casuale?"
"E' l'unica cosa che non sono riuscito a farmi dire. Comunque, credo di sì.
Andava dove voleva, faceva quello che aveva voglia."
Arrivati all'ufficio del direttore della prigione, Scully mise da parte le
domande verso il collega.
Il direttore era un uomo grosso e non troppo giovane, che sembrava non aver
molto da fare. Ma la fuga di Enola non lo aveva messo in buona luce, ed ora
si stava affannando come un pazzo per riuscire a risbatterla dentro. Salutò
gli agenti, nei quali non poteva vedere altro che la salvezza del suo
fondoschiena.
Fu Mulder a prendere la parola. "Elpiso è stata trasferita qui da Raleigh,
nell'aprile del '91, esatto?"
"Elpiso?" farfugliò lui.
"Sì, Enola Elpiso." replicò Mulder.
"Ah, sì, certo. Noi... Qui la chiamavano Estrella."
Fox annuì. Sapeva quella storia: era il soprannome che lei diceva che suo
padre, che non era Eduardo Elpiso, le aveva dato. In spagnolo "Estrella"
significava "stella". "E' rimasta qui per sei anni. Che cosa pensa l'abbia
portata ad evadere?"
"Ecco... vede Estrella era una ragazza molto tranquilla. Molto pacifica. Ma
determinata. Ricordo che quando le altre o le guardie... ehm... insomma, la
gente a volte cercava di irritarla. Ma lei non si scomponeva. Alzava una
mano, come per farli tacere."
"E loro tacevano." sussurrò Mulder.
"Sì, infatti. Non aveva nemici, ma... neppure amici. Tutti la vedevano come
una sorta di santone, ma lei non degnava nessuno delle sue parole o della
sua compagnia. Faceva tutto quello che doveva."
"Enola... Estrella stava seguendo qualche corso, qualche reintegrazione?"
"Sì, seguiva spontaneamente tutti quelli che esistono. Ma..." Il grasso
direttore si avvicinò a loro. "...Intendiamoci, agenti... io non credo nella
colpevolezza di Estrella. Era una ragazza meravigliosa."
"Ma ha dichiarato la sua colpa." disse Scully.
"Sì, ma... Non so. Forse è meglio che parliate con l'ultima psicologa che
seguì il suo caso."
In principio Dio creò i cieli e la terra.
(Primo Libro della Bibbia)
Studio di Angela Carter
3 aprile 1997
1:12 p.m.
Dopo aver mangiato, Mulder e Scully recarono dalla psicologa Angela Carter,
una donna alta e mora, che dava tutta l'impressione di essere stata
un'atleta fino a pochi giorni prima.
"Estrella, alias Enola Quasar, alias Enola Elpiso, alias Enola Sideris.
Sideris, parola latina che significa "della stella"." Carter teneva aperto
il fascicolo. "Comunque, sempre quella ragazza. Sì, ho in mente bene il suo
caso. Nel dicembre del 1991 si ritrovarono le sue origini. Era figlia di un
boss della droga messicano. Lei rinnegò i suoi natali e chiese agli Stati
Uniti la possibilità di rimanere nella prigione di Miami. Non voleva tornare
in Messico, anche se avrebbe potuto commutare la sua pena in arresti
domiciliari, o addirittura libertà. Riuscii a parlarle in privato, una
volta. Mi disse che sua madre l'aveva lasciata nelle mani di un uomo
"diverso", probabilmente perché lei stava per morire o per andarsene. Questo
uomo sarebbe stato ucciso da Eduardo Elpiso, il patrigno. Non riuscii ad
andare molto a fondo, per quanto riguarda il discorso di un certo dono che
le sarebbe stato fatto alla nascita. Diceva di aver smesso di fumare
marijuana..." Carter sfogliò il fascicolo in cerca della data.
"Appena è uscita dal Messico." la prevenne Mulder. "Il direttore della
prigione ci ha parlato del fatto che Enola sia riuscita sempre a mantenere
la calma."
"Sì, ma era agitata dentro. Lei non riusciva a darsi pace."
"Per cosa?" chiese Scully.
"Per quel dono. Non ho mai capito cosa fosse."
"Si sono mai verificate morti all'interno del carcere?"
La psicologa annuì. "Sì, un paio."
"Le cause?"
"Se non sbaglio avvelenamento e strangolamento. Ma cosa c'entra questo con
Enola? Io non credo che lei abbia mai potuto... uccidere."
"No, non in questo modo." sussurrò Mulder.
"Ah, aveva richiesto, più o meno due anni fa la libera uscita per una
settimana." Angela Carter tirò fuori dalla cartelletta un foglio e lo porse
agli agenti.
Mulder lo raccolse.
"Nel 1995 ha richiesto la libera uscita per l'altro ieri?" chiese stupita
Scully.
"Sì, la cosa parve strana anche a noi."
"Ma non le fu concessa." replicò Mulder, rendendo il foglio.
"Già."
"Come mai?"
Angela alzò le spalle: "Il direttore non ha voluto. Non è una cosa molto
comune, lasciar uscire carcerati. Anche se..."
"Anche se?" la incalzò lui.
"Sì, ecco, il processo diede ad Enola dodici anni di galera. Non c'erano
vere prove contro di lei. Per buona condotta sarebbe uscita a luglio. Ma
ora..."
"Già... Perché scappare a tre mesi dall'uscita?" replicò Scully.
"Forse perché non voleva essere rilasciata." rispose Mulder, soprappensiero.
"Enola ha fatto esami clinici?"
"Sì, qui dovrebbe esserci tutto." Passò ai due agenti una cartelletta.
Scully diede un'occhiata ad una radiografia del torace. "Mio Dio..."
sussurrò.
"Nella sua scheda c'è scritto che ha una grave malformazione cardiaca."
lesse Mulder.
"Sì, ma Enola non ha mai avuto problemi di salute, da quando è arrivata
qui." precisò Carter.
"Ma, Mulder... Questa non è una malformazione cardiaca." replicò Scully.
"Come?" fece lui.
"Questi sono due cuori. Sono proprio due cuori."
"Come può avere due cuori?" disse timidamente la psicologa.
"Alcuni trapiantati hanno, oltre al cuore nuovo, anche quello malato, quando
non è del tutto necrotico: serve ad evitare infarti in caso di rigetto."
Mulder indicò la data sulla lastra: 4 aprile 1991. "Enola non ha subito un
trapianto."
"E allora come te lo spieghi?" ribatté Scully.
Fox scosse il capo e le passò il fascicolo.
Dana diede una veloce occhiata agli esami. Quindi voltò pagina. "Sembrerebbe
che Enola sia un agglomerato di stranezze: un metabolismo di molto superiore
alla media, un componente... non identificato... presente nel sangue, una
milza doppia..."
"La ragazza più energica che io abbia mai incontrato." concluse la
psicologa.
Chiuso tra cose mortali
(Anche il cielo stellato finirà)
Perché bramo Dio?
(G.Ungaretti, "Dannazione")
Motel Moonlight Holly
stanza 133
3 aprile 1997
5:05 p.m.
Scully si recò nella camera del collega. Voleva delle risposte ed era
convinta che Mulder, almeno in parte, avrebbe potuto soddisfare questo
bisogno. Lo trovò ancora impegnato a riguardare le lastre e gli esami di
Enola.
Si sedette davanti a lui. "Allora, chi pensi che sia?"
Mulder si sfilò gli occhiali. "Scully... se ti dicessi che secondo me quella
ragazza non è terrestre?"
Dana lo fissò per qualche istante. "Ti risponderei che hai bisogno di
dormire."
Fox rise e spostò le radiografie dal letto, per avvicinarsi alla collega.
"Insomma, Scully... Hai visto anche tu gli esami."
"Non vuol dire niente, Mulder. Enola può avere malformazioni strane ed
essere comunque sana e umana. E poi avrebbe potuto subire un trapianto da
bambina. Essendo figlia di un magnate della droga, poteva benissimo ricorre
poi alla chirurgia plastica."
Fox annuì. "E quella sostanza non identificata?"
"Mulder..." Scully si alzò in piedi. "Enola si drogava da quando aveva
quattordici anni."
"Una nuova droga?" chiese lui.
"E' possibile. Molto di più del fatto che Enola sia aliena."
Fox sospirò. "Io credo... credo di conoscerla più di chiunque altro."
Lei annuì. "La troveremo."
"Mi chiedo solo perché lei sia scappata. Se voleva restare in prigione...
Farsi incarcerare di nuovo, le sarebbe bastato... che so, cominciare a dare
i numeri. Comportarsi da idiota. Non ha senso Scully. C'era qualcos'altro.
Enola è scappata perché aveva qualcosa da fare."
"Cosa?" replicò lei.
"Non lo so. Non ho idea." Alzò lo sguardo verso di lei. "C'è in programma
qualche concerto degli OMD?"
Scully rise. "Mulder, gli OMD non fanno più nulla da anni."
Fox si buttò indietro sul letto. "Ma allora..."
"Tu sei ancora... attratto da lei, Mulder?"
Lui si alzò di scatto a sedere. "No, Scully, no."
Dana abbassò lo sguardo. La risposta così immediata del collega le faceva
intendere il contrario. "Ok. Ci rimettiamo sulla pista domani?"
Fox annuì. --Scoperto.-- pensò.
Scully uscì dalla stanza e Mulder si rimise a guardare le radiografie. E ad
un tratto un ricordo: la pista. Scattò in piedi ed uscì di corsa nel
corridoio. Dana stava entrando in camera sua.
"Scully!" la chiamò.
"Che succede, Mulder?"
"Arizona. E' la che è diretta."
Guardando su in cielo, vide una spruzzata di stelle spuntare nell'oscurità
che s'addensava, sciami di luci brillanti che ammiccavano con un'intensità
da pietra preziosa.
(K.J.Anderson, "Punto Zero")
Arizona
Strada 30
4 aprile 1997
2:13 a.m.
Mulder aveva convinto la collega a volare a Phoenix, per poi mettersi alla
disperata ricerca di una ragazza che, a prima vista, era il famoso ago nel
pagliaio. Ora erano su un'autostrada che li portava nella provincia, fuori
dai centri abitati. Non sapeva di preciso dove andare, ma sentiva un
richiamo, una sorta di istinto. Aveva spiegato a Scully che, secondo lui,
Enola stava riprendendo la sua linea, dalla California sarebbe passata in
Arizona. Un cerchio: come una sezione di stella. E forse erano proprio le
stelle che la portavano a vagabondare in quel modo. Le stelle...
Fox lanciò un fugace sguardo alla sua destra. Scully stava dormendo,
appoggiata alla portiera. Si era addormentata due ore prima. Lui stava
guidando ma gli sembrava che il sonno gli fosse passato del tutto da quando
aveva saputo che Enola "Estrella" Quasar era evasa.
Alcuni istanti dopo, Dana si svegliò.
"Dormito bene?"
"Mhm..." farfugliò lei. "Ho bisogno di un caffè."
Quando si fermarono ad un autogrill, per rifocillarsi, il primo istinto di
Mulder fu di guardare il cielo. Le stelle brillavano sublimi. "Ehi Scully."
disse, fermandosi alcuni istanti.
Dana rivolse lo sguardo in alto. "E' proprio una bella nottata." disse.
"Bisognerebbe prender su i sacchi a pelo ed andare in campagna per dormire
una notte all'aperto."
"Potremmo farlo, una notte. Ti andrebbe?"
"L'hai detto, Mulder. Ci conto."
Si sedettero ai tavolini e si fecero portare entrambi un caffè. Il gusto
amaro e forte della bevanda fece rinvenire Scully dal suo stato di coma
profondo. Mulder, invece, sembrava tremendamente immerso nel caso. Osservò
fuori dalla finestra. Le stelle diventavano invisibili, con le luci
invadenti del fast-food.
"Mulder."
"Cosa?"
"Dove siamo diretti?"
Fox tardò alcuni istanti a rispondere. "Se tu avessi il potere di togliere
la vita solo alzando il palmo della mano, dove andresti?"
"In un negozio di guanti." suggerì lei.
Fox sorrise. "Non riesco ad immedesimarmi in lei, Scully. Non ce la faccio."
"Mulder. Tu sei troppo coinvolto in questo caso. Te ne rendi conto?"
Lui scosse la testa. "Scully, io non sono mai stato innamorato di quella
ragazza." Altra reazione inconsciamente troppo veloce. Finì il caffè.
"Voglio seguire la linea."
Dana si alzò. "Vengo con te."
Viaggiarono fino all'alba. Alle sei del mattino, su una strada sterrata,
trovarono un posto di blocco della polizia dell'Arizona. Nuove stranezze:
quattro poliziotti furono ritrovati nelle rispettive vetture, privi di
sensi, ma ancora vivi.
"Sembrano tutti morti di stanchezza." disse Mulder alla collega. "Qui c'è lo
zampino di Enola. Sta iniziando a prendere controllo del suo potere."
Rientrando in macchina, Scully gli chiese: "Come facevi a sapere che era
qui?"
Mulder scosse la testa. "Non lo so, Scully, non lo so davvero."
E quando miro in cielo arder le stelle,
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito seren? ed io che sono?
(G.Leopardi, "Canto Notturno di un Pastore Errante dell'Asia")
Motel Enya
Arizona
4 aprile 1997
10:13 p.m.
Un giorno intero di ricerche non portò a nulla. Dopo aver ucciso quattro
persone, Enola sembrava essersi volatilizzata nel nulla. Per di più, ora, le
intere forze dell'ordine erano state reclutate, e Scully aveva ricevuto una
telefonata da Skinner, che li avvertiva che mezzo FBI era stato smobilitato
per tutta l'America, alla ricerca di quella ragazza.
"Ma bene!" esclamò Mulder, sbattendo la portiera della macchina. "Non si
rendono neppure conto di quello che hanno davanti."
"Mulder. Tu non mi hai ancora detto tutto. Come uccide? E perché lo fa?"
riprese Scully.
"Alza una mano e riesce a sottrarre tutta l'energia in un corpo umano. Tutto
qui. Non so dirti di più. Probabilmente si nutre così." Fox sospirò
all'evidente scetticismo della collega. "Se Skinner le scatena dietro tutta
la cavalleria, Quasar non avrà altro da fare che prepararsi a fare il pieno.
E allora potrebbe... Sai cosa, vero, Scully?"
Dana rimase in silenzio per qualche istante. Poi riuscì a seguire il
pensiero del collega: "Potrebbe arrivare a sterminare la popolazione umana."
"Pur di trovare nuovo nutrimento."
Ma Dana scosse la testa. "Ma allora perché dichiararsi colpevole? Perché
insistere a farsi imprigionare, per poi scappare in questo modo?"
"Non lo so, Scully. Lei è sempre stata impaurita dai suoi poteri. Sta
cercando di scappare da se stessa."
"Potrebbe tornare in Messico." disse lei.
"No, ha un odio atavico per il patrigno."
Dana indicò le stanze. "Mulder. Hai bisogno di dormire." gli sussurrò.
"Questo caso ti sta buttando a terra. Te la stai prendendo troppo."
"No, Scully, no." Fox si voltò verso di lei. "Non è questo."
Scully si avvicinò a lui. "Mulder. Non è colpa tua, se Quasar è scappata."
Mulder la fissò.
"L'hai presa una volta. Tutto il tuo lavoro..."
"Lavoro? Scully, quella si è tuffata da sola in prigione. Io non ho fatto
nient'altro che indicarle la strada."
"Mulder! Sei troppo coinvolto. Hai bisogno di riposare..."
"Sì, Scully, sì. Hai ragione." detto questo recuperò la sua valigia dalla
macchina e si diresse verso il motel.
Scully sospirò. Guardò verso l'alto. Le stelle brillavano. Erano bellissime.
Ma erano lontane... Le stelle continuavano a starsene là a guardare. Senza
far nulla.
Quando guardo su, verso il paradiso, tutto ciò che vedo sono le stelle.
(F.Mulder, "Non Aprire fino a Natale")
Motel Enya
Arizona
5 aprile 1997
5:05 a.m.
Dana Scully uscì sulla balconata davanti alla sua stanza. Era l'alba. Era
stata sveglia quasi tutta notte pensando a Mulder e Quasar. Guardò le ultime
stelle scomparire nel cielo azzurro, poi rientrò e si fece una doccia.
Quando uscì di nuovo, vide Mulder che stava scendendo dalla scalinata. Lo
vide aprire la macchina e buttarci dentro a qualche modo la borsa. Quando
risalì le scale la vide. "Buongiorno, Scully." disse. "Pronta a partire?"
Lei annuì. "Ok. Arrivo subito."
Quando salì in macchina, si decise a parlargli. "Mulder, ora dove pensi che
sia?"
"Non lo so." rispose lui. "Ma sono convinto che stia seguendo una pista.
Deve esserci una fine."
"Mi chiedo dove sia."
"Anch'io."
Nella mattinata ricevettero un'altra telefonata di Skinner. Li aveva seguiti
fin là con mezzo Bureau, per porre fine a quel maledetto inseguimento.
Uscendo dell'autostrada, Mulder e Scully si erano inoltrati nelle stradine
malmesse in mezzo ai boschi. Mulder aveva una gran fretta di raggiungere la
ragazza, prima che lo facesse l'esercito, Skinner o il Governo stesso.
"Il Governo, Mulder? Perché credi che l'esercito possa essere sulle tracce
di Enola?" gli chiese Scully, mentre guidava facendo lo slalom tra gli
alberi.
"Enola è un'arma." le rispose, mentre scorreva la cartina della zona. "Credi
che il Governo non sarebbe interessato ad avere una persona che può aspirare
energia senza far fatica? Anzi, traendone addirittura nutrimento?"
Scully non rispose.
"Non ci credi, eh?"
"Mulder, forse dalle autopsie non sono potute emergere le cause della morte.
Ma potrebbero essere più terrene di quanto tu pensi."
Lui annuì, immerso nella cartina. "Ok. Poniamo che sia così. Ma Enola ha
ucciso un sacco di persone. E il nostro compito è risbatterla in galera."
Scully aveva passato la guida al collega ed ora stava osservando la cartina,
cercando di tracciare la linea del percorso di Quasar. Le idee di Mulder non
le erano molto chiare, ma quando mai lo erano state? Ripiegò la cartina,
appoggiandola sul cruscotto. "Mulder credi che..."
La sua frase fu interrotta dalla brusca frenata di Mulder.
Guardò in avanti.
Quasi impaurita.
Capì perché il collega aveva inchiodato in quel modo.
Davanti alla vettura era apparsa Enola Quasar.
Sorridendo, la ragazza appoggiò le mani sul cofano. "Ehi, Fox, il nostro
destino è incontrarci in questo modo."
Scully saltò giù dall'auto, ben presto seguita dal collega, le pistole
spianate.
Enola continuava a sorridere. Alzò le mani e le girò in aria. "Mettete giù
le pistole, tanto non vi servono." disse.
"Tieni le mani in basso, Enola." urlò Mulder, tenendole contro la pistola.
"Di solito non si dice il contrario?" La ragazza rise. "Sono sei anni che
non ci vediamo, Mulder, e non mi dai nemmeno un bacio?" Girò sui tacchi e
fece qualche passo indietro, allontanandosi una decina di metri dagli
agenti.
"Ferma o sparo!" urlò Scully.
"E spara allora!" replicò Enola, voltandosi verso di loro con una mezza
giravolta.
Scully alzò l'arma al cielo e premette il grilletto. Come se fosse scarica.
Non ne uscirono colpi, nulla. --Oh Dio.-- pensò, mentre faceva scattare un
altro proiettile in canna - come se fosse prosciugato.
"Mettete giù le pistole, prima che qualcuno si faccia male." disse lei.
E Mulder lasciò cadere la sua arma. "Non sei cambiata, Enola."
"Speravo che venissi a trovarmi qualche volta."
"Ho avuto da fare."
"Sì, lo so." replicò lei. Rivolse a Dana una sorriso ostile. "Ho detto di
abbassare la pistola."
"No." replicò lei.
Enola sospirò. "Mi dà fastidio avere una pistola puntata addosso, anche se è
scarica!" esclamò, alzando una mano verso Scully.
A quel punto Dana fu costretta a lasciare cadere la pistola. Non si seppe
spiegare come, ma le sue dita rimasero senza forza e i suoi polsi sembravano
stretti in una morsa.
Mulder guardò verso la collega. "Tutto bene, Scully?"
"Sì, sì." disse lei, senza fiato.
"Scusa, ma te l'avevo detto." fece Quasar.
"Enola, tu sei una criminale. Devi ritornartene in galera." le parlò Fox.
"Ehi, 'sta volta là dentro non ci torno. A parte il fatto che sono tutti
molto cattivi con me... Io non posso. Non ho tempo."
"Tempo? Enola, di che diavolo stai parlando?"
La ragazza inspirò. "Non credere che io abbia voluto questo dono. Avrei
preferito vivere tranquillamente come una ragazza normale." Guardò l'uomo
negli occhi. "Sapevo che saresti venuto a cercarmi. Due anni fa, ti ho
cercato io."
"Mi hai cercato?"
"Sì, non hai ricevuto un disegno?"
Mulder stette a pensare. "Una... sorta di... medusoide?"
Enola rise. "Ok, ok. Sono sempre stata una frana a disegnare. Ma ora, visto
che sei qui, ho bisogno di te. E della tua energia."
"Forza, Enola, perché non mi fai fuori come hai fatto con quasi trenta
persone, negli ultimi sette anni?" Fox avanzò verso di lei.
"No, non voglio farti fuori. Sei l'unico che è stato gentile con me. Però
ora fermati."
Ma Mulder avanzò di nuovo.
"Fermati." replicò lei. "Hai fatto male a venire con un'altra persona. Ora
ti ho totalmente in pugno."
Dietro di lui Dana cadde a terra.
"Scully!" Fox corse verso di lei.
"Un buon modo per farti ritornare indietro." spiegò la ragazza.
Mulder si chinò accanto a lei. "Scully... rispondimi, Scully."
Dana aprì gli occhi. "Che cosa succede, Mulder?"
"Niente. Andrà tutto bene."
Scully richiuse gli occhi, le forze le stavano mancando del tutto. Mulder si
girò verso Enola, che teneva i palmi aperti verso la donna. "Enola,
smettila!"
La ragazza abbassò le mani. "Vedete, io sono proprio come la bomba atomica:
scappata da una gabbia, esplose contro coloro che l'hanno rinchiusa." Poi si
rivolse direttamente a Mulder. "Ho bisogno di te." sussurrò lei. "Sali in
macchina."
"Non andare, Mulder." sussurrò Scully.
Fox strinse la mano della collega. "Tornerò."
Entrò dalla parte del guidatore, quindi anche Enola montò in macchina.
"Parti." disse.
Fox la guardò: "Perché non usi la tua forza per accendere?"
Quasar sorrise. Allungò una mano verso la chiave di accessione e la girò.
"Fatto." disse. "Ora parti."
"Scully?" chiese lui.
"Si riprenderà tra poco."
Puro e disposto a salire alle stelle.
(Dante, "Purgatorio", v. 145)
Luogo imprecisatoArizona5 aprile 19979:00 a.m.
"Fermati qui." la voce di Enola risuonò nella macchina in una maniera
strana.
Fox le lanciò uno sguardo, senza rallentare. Erano in mezzo alle montagne,
tra la boscaglia e lui non riusciva a capire dove diavolo si trovassero.
"Ho detto di fermarti." ripeté la ragazza.
Fox accostò e frenò.
Enola rise. "Ti sei tolto dalla strada... Credi che passi qualcuno, di qui?"
"Non vorrei prendere una multa." ribatté lui.
Quasar, girandosi verso di lui con tutto il corpo, lo guardò di profilo, con
fare interrogativo.
"Che vuoi?" le chiese Fox.
"Mettiamola così. Cosa pensi che io sia?"
"Un'assassina."
La ragazza slacciò la cintura di sicurezza di Fox, lei non l'aveva neppure
messa.
"Perché sei fuggita?"
Enola si girò e si sedette sopra le cosce di Mulder. "Perché non mi avevano
permesso di uscire."
"Ma ti mancavano solo pochi mesi." disse lui.
"No, poche ore. Poche ore e sono libera."
"Tornerai in Messico?"
"No, torno a casa." Enola si mise a giocherellare con la cravatta
dell'agente. "Ma vedi, per farlo ho bisogno di ancora un po' di energia."
"Allora, falla finita."
"No, io non voglio ucciderti. Vedi, Fox, la tua è energia pregiata. Non
quanto quella delle stelle, ma più facilmente raggiungibile."
Fox si morse il labbro: "Ma di che diavolo stai parlando?"
"La tua è energia piena di emozioni. Speranza, ostinazione, tenacia,
virilità..." Si avvicinò alle labbra di lui, sfiorandole appena. "...odio...
amore..." Appoggiò le mani sul suo petto ed iniziò ad assorbire la sua
energia.
Ma Fox, prima che lei riuscisse a indebolirlo del tutto, la spinse
violentemente indietro, contro il parabrezza. Aprì la portiera,
strascinandola fuori.
Enola non restò impressionata dalla reazione. Saltò in piedi prendendogli i
polsi tra le mani.
Nonostante il dolore, Fox cercò di non cedere, spingendola indietro contro
la carrozzeria. Al momento la ragazza lasciò la presa, permettendogli di
indietreggiare un po'. Ma Enola aprì i palmi verso di lui. Fox si allontanò
di scatto, conoscendo il significato di quel gesto. E le conseguenze. Iniziò
una disperata rincorsa reciproca attraverso la foresta scura. Mulder non
doveva farsi vedere, mentre a Quasar non interessava: bastava che riuscisse
a mettere le mani sul suo corpo e in breve avrebbe preso tutta l'energia
così velocemente da non lasciargli neppure il tempo di accorgersene.
--Il gatto e il topo.-- pensò Mulder, mentre cercava di riprendere fiato,
appoggiato ad un tronco. --Il topo sono io.-- Non riusciva a pensare ad un
metodo per mettersi in salvo. Prenderla alle spalle, forse, legarle le
mani... Quella ragazza era una vera e propria potenza incontrollata.
Ma ad un tratto, Enola gli fu addosso, come se fosse piovuta dal cielo. Non
riuscì a scansarla da sé. Ponendo le mani sul suo petto, Quasar assorbì la
sua energia. Mulder smise di lottare. Si lasciò andare, non aveva più forze.
Poteva solo vedere Quasar sopra di lui, che assorbiva la sua energia, la sua
vita... Le sue braccia caddero, le sue gambe si lasciarono andare contro il
terreno.
"Enola..." sussurrò.
Lei tolse le mani dal suo petto.
Mulder si sforzò di guardarla... Si accorse che la ragazza stava piangendo.
"Fox, mi dispiace." disse, sfiorandogli il viso con il dorso della mano. "Mi
dispiace, tanto."
"Enola..." ripeté.
"Riprenderai le forze. Te lo prometto. Te lo giuro. Ma ne avevo bisogno. Mi
dispiace. Mi dispiace tanto anche per lei..."
"Lei...?"
"Scully. Mi dispiace, per quello che le è successo. Spero troverete una
cura." Enola si abbassò sul suo volto. "Mi hai passato anche i tuoi
ricordi... Parte dei tuoi ricordi. Sapevo già di Samantha... Loro..."
"Loro... Enola... Loro...?"
Enola appoggiò un dolce bacio sulla sua guancia. "Ti voglio bene. Addio."
Mulder vide Enola alzarsi da sopra lui e iniziare a correre. Poi tutto
quello che aveva davanti svanì, scurito come se ad un tratto un dragone
cinese e il cane Venris assieme avessero inghiottito il sole.
Gli ultimi momenti del Sole che si stende avevano trasformato in fiamme il
cielo sopra la grande foresta. Il riverbero del sole calante si propagava
attraverso l'intrico dei rami e chiazzava il tappeto di foglie ai piedi di
Acchiappacoda. [...] Improvvisamente, come se fosse stata inghiottita dal
Cane Venris, la luce scomparve.
(T.Williams, "Il Canto di Acchiappacoda")
Luogo imprecisato
Arizona
5 aprile 1997
8:30 a.m.
Era stato Skinner a ritrovarla. Mulder aveva ragione, il vicedirettore sia
era portato dietro mezzo FBI, probabilmente per ordini superiori, e ben
presto Enola sarebbe potuta sfuggire al loro controllo, molto di più di
quanto non lo era già. Ora, Scully stava bevendo una tazza di caffè, intenta
ad osservare, seduta nel sedile anteriore della macchina del vicedirettore,
le operazioni confuse di una squadra. Enola Quasar era un'arma, ed ora mezzo
mondo la stava cercando. Smobilitando anche il grande capo Skinner.
"Sa dove si è diretta?" le chiese.
Scully scosse la testa. "No. Non ho visto nulla. Comunque, il terriccio è
bagnato, l'automobile dovrebbe aver lasciato delle impronte."
"Abbiamo trovato le vostre armi sparse qua intorno. Mi sa spiegare che cosa
è successo ai proiettili?"
"No, signore." rispose Scully. "Non ne ho idea. Secondo l'agente Mulder,
Enola riesce a sottrarre l'energia."
"E Mulder dov'è?"
"Con lei. O, più probabilmente, è già stato ucciso."
Lasciando che gli agenti del suo seguito setacciassero la zona, Skinner e
Scully partirono sulle tracce della macchina con la quale Enola e Fox si
erano allontanati. "Avete ritrovato Enola. Come avete fatto?"
Scully alzò le spalle: "L'ha trovata Mulder. Sapeva dove lei era diretta, ma
non capiva come."
Non molto tempo dopo, ritrovarono la macchina. Dana scese dalla vettura di
Skinner, quando questa era ancora in moto, correndo verso l'altra. Sul
parabrezza c'era una leggera macchia di sangue, tanto scuro da tendere al
blu. "Blu cielo..." sussurrò Scully. Ma se Mulder non era lì dentro... Enola
non poteva averlo portato con sé, era fuori da ogni buon senso... anche per
una come Quasar... Scully si guardò in giro. La foresta sembrava immensa.
"Mulder!" urlò. "Mulder!"
Si inoltrò qualche passo nel bosco, mentre il vicedirettore perquisiva senza
speranze la macchina.
"Mulder! Mulder, rispondimi!" Finalmente trovò delle impronte, dei segni
evidenti di lotta nel terriccio e sul tappeto di foglie. --Mulder ha
resistito.-- pensò.
Quando si voltò, lo vide. Fox era steso, le braccia allargate, le gambe e il
corpo completamente abbandonati. Come crocifisso. "Oh no..." sussurrò lei.
Corse verso il collega, inginocchiandosi accanto a lui. "Mulder,
rispondimi!" Fox sembrava proprio morto. "No, Mulder, non puoi farmi
questo..." sussurrò. "Mulder!"
Cercò di sentirgli il battito cardiaco. Non lo trovava, o almeno sperava che
fosse lei a non trovarlo. Poi ad un tratto, lo sentì: il battito di un cuore
tremendamente lento, affaticato, ma ancora vivo. Ostinatamente vivo.
Skinner arrivò da lei poco dopo.
"E' ancora vivo." gli comunicò, sopprimendo ogni inclinazione nella propria
voce.
Il vicedirettore evitò di chiederle che cosa gli fosse successo. Temeva di
saperlo.
I primi astronomi sono stati i poeti.
(F.Ross, "Passepartout")
Motel Tony
Arizona
5 aprile 1997
8:09 p.m.
L'immagine di una donna apparve indistinta davanti ai suoi occhi. Quando
riuscì a mettere a fuoco, capì che era Dana Scully, stava leggendo un
fascicolo.
"Scully..." sussurrò.
"Ehi, ciao." sorrise lei, mettendo da parte il plico e prendendo tra le mani
la sua. "Come ti senti?"
"Dimmi che era tutto un sogno." la implorò.
"Enola?"
Mulder annuì./
"Purtroppo no. Tutto vero, come le stelle."
Fox si tirò faticosamente in vita, aiutato dalla collega, che gli porse un
bicchiere di succo di frutta ipervitaminico.
"La squadra di Skinner la sta ancora cercando, nei punti in cui ci hanno
ritrovato."
"Sarà tutto inutile." disse Mulder, svuotando il bicchiere.
"Come?" fece Scully.
"So dov'è diretta, Scully." Quindi si alzò in piedi e si diresse verso la
porta.
"Mulder, aspetta, non hai ancora recuperato le forze."
"No, Enola aveva ragione. Avrei recuperato le energie più velocemente di
quanto pensassi. Vieni con me, Scully?"
Dana annuì. "Dove siamo diretti?"
Aprendo la porta, si era trovato davanti Skinner. "Agente Mulder, dove sta
andando?"
"All'MMT." rispose lui. "Se siete con me, seguitemi."
Le stelle sono buchi nella notte dai quali filtra la luce dell'infinito.
Multi Mirror Telescope
Mount Hopkins
Arizona
5 aprile 1997
11:29 p.m.
Skinner parcheggiò proprio sotto il picco di Mount Hopkins.
Mulder saltò giù dalla vettura. "Qualsiasi cosa succeda," li avvertì. "non
mettetevi contro di lei. Dobbiamo convincerla con le buone a tornare
indietro. Non abbiamo armi contro di lei."
"Un piccolo ordigno nucleare?" propose Skinner.
"Temo che non servirebbe neppure quello."
Salirono verso la stazione astronomica. Entrando nell'anticamera trovarono i
due guardiani svenuti, ma vivi.
"E' qui." fece Fox.
Salirono verso la parte alta del telescopio. Quando finalmente arrivarono
sulla balconata più alta, sentirono un noto motivo degli OMD, cantato da una
voce femminile. La voce di Enola.
"Le parlo io." disse Fox. Si alzò in piedi sul balcone. "Enola!"
"It's eight fifteen and that's the time that it's always been..." canticchiò
Quasar, lo sguardo rivolto al cielo. "Ciao Fox. We got your message on the
radio, conditions normal and *you're coming home*... Sapevo che mi avresti
raggiunto."
"Enola, devi venire con me."
Lei scosse la testa: "Non ti preoccupare, non ti darò più fastidio, oggi me
ne vado."
"Enola, ascoltami, se tu ti consegni potresti avere la condizionale..."
"Fox. Ascoltami tu. Nessuno ha capito seriamente perché sto scappando.
Quello che ho ricevuto non è un dono. E' una maledizione. Per me non c'è
posto sulla Terra. Sono maledetta."
"Enola, avresti potuto..."
"Mi capitava inconsciamente, all'inizio, di uccidere persone. Lo facevo
senza volerlo. Pensi che sia bello?"
Lui scosse la testa. "No."
"Senti, Mulder, vuoi capire perché sono scappata? Guarda in alto, verso
nord-ovest."
L'agente fece quello che lei diceva. Davanti ai suoi occhi apparve il valido
motivo della fuga di Quasar. "La Hale-Bopp." sussurrò.
"Non è meravigliosa?"
"Sì, Enola, è una cometa stupenda."
"E dovevo perdermi un'occasione del genere? La vista di quella cometa da
questo osservatorio vale un secolo di prigione. E' la cometa più bella che
io abbia mai visto. Noi siamo fatti della stessa materia delle stelle, Fox."
"Enola, io ti devo..."
"Shhh. Ti prego, non rovinarmi questi ultimi attimi di vita."
"Era... era una cometa quel..."
"Medusoide? Sì, la Hyakutake."
Mulder si appoggiò alla ringhiera, sospirando. "Dovresti scrivere un libro:
"Il Senso di Enola per le Comete". Hai sentito la Shoemaker-Levy nel '91, la
Hyakutake e la Hale-Bopp nel '95."
"Fox... Tu... Se io avessi avuto la possibilità di perdere questo dono per
sempre... E se l'avessi fatto... Tu... Tu mi avresti amato?" Lo sguardo di
Enola era sempre rivolto verso il cielo.
"Sì." rispose Mulder.
Enola si girò verso di lui. "Sei un ragazzo meraviglioso. Ti auguro ogni
bene." Si alzò in piedi ed indicò la cometa. "Non scordatelo."
Fece qualche passo verso la ringhiera, quindi, alzando lo sguardo e le mani
verso al cielo, sorrise alle stelle. "Mi estrallas, mis amores. Enola
Quasar. Sideris!"
Improvvisamente sul picco Hopkins si abbatté un fortissimo vento, che corse
tra gli alberi, sulle rocce, sfiorando Mulder, Scully e Skinner, sibilando
un canto misto di gioia e malinconia. Si attorcigliò attorno ai muri
dell'osservatorio, quindi salì tra i tralicci del telescopio. Si appiattì
sullo specchio, quindi svoltò e ridiscese, scontrandosi contro la ringhiera,
frantumandosi in più lingue. Le correnti si incunearono sul balcone,
strofinandosi contro i loro tre corpi. Infine le faglie si riunirono in un
solo vento. Girò intorno ad Enola che tendeva le mani al cielo. Il vento si
strinse sempre di più intorno a lei, finché, appena sfiorandola, salì verso
le stelle e scomparve. Un fortissimo lampo si sprigionò da lei, salendo
verso il cielo sereno. Il corpo della ragazza cadde a terra, esanime.
Poi quiete.
Solo quiete.
Mulder si avvicinò ad Enola. La sua espressione era serena, gli occhi aperti
guardavano ancora al cielo. Si inginocchiò davanti al corpo. Scully lo
raggiunse, gli mise una mano sulla spalla. Fox si girò verso di lei, senza
parlare.
Dana gli massaggiò leggermente la spalla.
"Se n'è andata." disse lui, infine. "E' tornata da dov'era venuta." Alzò lo
sguardo al cielo. "Scully, la Hale-Bopp."
Lassù, senza tanto chiasso, le stelle si stavano spegnendo.
(A.C. Clarke, "I Nove Miliardi di Nomi di Dio")
FBI, Ufficio degli X-Files,
Washington
7 aprile 1997
7:07 p.m.
Scully entrò nell'ufficio. Mulder era seduto alla propria scrivania,
osservando assente una foto della cometa del secolo e la copertina di "Enola
Gay - Annex", il più grande successo degli OMD.
"Mulder..."
Lui si girò verso di lei. "Cos'è emerso, dall'autopsia?"
"Non ho scoperto molto di più di quello che sapeva già dagli esami. Ma
quella sostanza non identificata, non c'era più." Sospirò. "Aveva proprio
due cuori, non era un trapianto. Avevi ragione tu."
Lui annuì.
"Aveva anche il sangue arterioso molto più blu del normale."
"Era nobile." fece lui.
"Già." Scully si sedette accanto a lui. "Mulder..."
Lui si voltò verso di lei, osservandola come se cercasse risposte.
"Da Miami è arrivato il testamento di Enola."
"Sapeva che doveva morire." Fox appoggiò i gomiti alla scrivania, sostenendo
il mento con le mani.
"Mulder... tu... sei l'unico beneficiario." Gli passò un foglio, scritto con
un'allegra grafia ondeggiante. "Ti ha lasciato tutto quello che aveva."
Mulder osservò il testamento attraverso la cartellina trasparente:
"Testamento di Enola "Estrella" Quasar, un tempo Elpiso. Ho un CD degli OMD,
un gattino di plastica, ho una moneta maya, un bracciale di rame. Lascio
tutto a Fox Mulder, l'unica persona che è stata gentile con me."
"A proposito. Ho scoperto un'altra cosa." Gli diede una busta di plastica
trasparente, dentro la quale c'era il bracciale di rame, che Enola teneva
sul polso sinistro.
Mulder aprì la busta ed estrasse l'ornamento. Lo rigirò tra le mani.
All'interno erano ben visibili diverse saldature che erano servite per
allargarlo. Era alto poco più di tre centimetri, rappresentava un serpente
piumato che mordeva la propria coda. "Il caan maya: rappresenta il cielo."
sussurrò Mulder. Sul ventre del serpente erano state incise le costellazioni
della fascia equatoriale.
"Teneva questo bracciale per proteggere una croce sotto la pelle del polso
sinistro, formata dai capillari venosi." gli spiegò Scully, passandogli una
fotografia.
Fox la osservò per qualche istante. "Era una "niña de crux". Si dice che i
niñi de crux abbiamo particolari poteri e potenza erotica. Di solito sono
uomini." disse Mulder. "Probabilmente Enola neanche sapeva di esserlo."
concluse, indicando la data incisa all'interno dell'oggetto di rame, 21
marzo 1968.
"Mi dispiace." sussurrò Scully.
Mulder si girò verso di lei.
"Mi dispiace che se ne sia andata. Per te, mi dispiace."
"Grazie." Mulder sorrise e si alzò. "Ho un'idea per questa sera, Scully:
andiamo al planetario. Offro io. Ti va?"
Scully ricambiò il sorriso ed annuì. Presero i soprabiti ed uscirono
dall'ufficio degli X-Files.
La Hale-Bopp, con le sue tre meravigliose code, se ne stava andando, lontano
dal Sole, dando appuntamento alla Terra per un'altra sera, tremila anni
dopo.
Intanto, nell'alto dei cieli, le stelle stavano a guardare.
E quindi uscimmo a rivedere le stelle.
(Dante, Inferno, v. 139)
F I N E
I wonder if the stars sign the life that is to be mine and would they let light shine enough for me to follow I look up to the heavens but night is clouded over no sparks of constellations no Vela no Orion. (Enya, "Anywhere Is")
A Fiorangela e a Chris, i "creatori". Nre'fa-o, cu'nre, nre'fa-o az iri-le! ("Buona danza, amici, buona danza a tutti!" da Tad Williams, "il Canto di Acchiappacoda", il più bel libro che io abbia avuto l'onore di leggere)