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di
Guido Donati * Anche per il cancro della
portio uterina, come per altri tumori, è sempre più certa la relazione con
i virus, ed in particolare con il papillomavirus (HPV
- Human Papilloma Virus). Questi microrganismi possiedono un DNA e sono
capaci di inserirlo in quello delle cellule infettate, potendone determinare
la trasformazione in senso neoplastico. Essi, già conosciuti 2000 anni fa
col nome di "creste di gallo" per la morfologia che acquisiscono i
tessuti genitali, sono chiamati condilomi.
Vi sono circa 80 tipi
diversi di HPV che causano sia le comuni verruche sia i condilomi, alcuni sono altamente cancerogeni, altri a basso rischio o nullo.
A seconda del loro DNA sono identificati con un numero: i più comuni sono il 6 (65 %), l’11 (20 %) e il 16
(meno del 10 %), quelli più pericolosi sono il 16, 18, 45,
31 ed altri. E' perciò estremamente importante per identificare il
rischio oncogeno del virus, la tipizzazione, cioè l'identificazione del
virus tramite amplificazione genica.
Il rischio oncogeno nella portio
uterina è 1000 volte
superiore rispetto a quello della vulva e della vagina. Comunque pare non
sia sufficiente l'infezione da
HPV a provocare la trasformazione neoplastica ma occorrono altre
concause quali: fattori
immunologici, cancerogeni chimici, fumo, associazione ad altre malattie
veneree
(Herpes simplex, Chlamydia). I
condilomi si trasmettono per lo più per via sessuale, talora per scarsa
igiene (asciugamani comuni, palestre, piscine,
ecc.). Sono una delle malattie veneree più comuni; perciò devono essere
combattute dagli specialisti
in venereologia nell'ambito dei centri MST (Malattie Sessualmente Trasmesse).
La
presenza di leggere escoriazioni o di microlesioni del tessuto genitale può
predisporre all'ingresso del virus, le cellule del sistema immunitario riescono a sconfiggerlo nel 30-40% dei casi.
Il virus non dà manifestazioni visibili, per un periodo che può andare da un minimo di
3 settimane fino ad 8 mesi.
La lesione è visibile ad
occhio nudo in una minoranza dei casi, solo con il Pap test o con la
colposcopia, si ha una diagnosi sicura; questi mezzi diagnostici sono di
facile applicazione, rapidi ed indolori. Il Pap test si effettua prelevando
con una apposita spatolina le cellule di sfaldamento del collo dell'utero e con una
microspazzolina quelle del canale cervicale
che vengono colorate ed
esaminate al microscopio, va eseguito una volta l'anno ed è raccomandato
a tutte le donne anche molto giovani dal primo rapporto sessuale; è
fondamentale per la prevenzione dei tumori del collo dell'utero.
La colposcopia si avvale di un particolare microscopio (colposcopio) con il
quale vengono esaminate le aree genitali, prima al naturale e poi
applicando sostanze che reagiscono con i tessuti colorando in modo
differente le zone sane e quelle malate. Nelle zone anomale si può
effettuare un piccolo prelievo di tessuto il cui esame istologico
permetterà una diagnosi certa. Con la biopsia effettuata senza l'ausilio
del colposcopio si rischia di prendere il tessuto da una zona sana e
di dare falsi negativi.
La colposcopia permette, inoltre, di delimitare
precisamente la lesione.
La migliore terapia soprattutto per i condilomi vulvari e vaginali
è
la crioterapia che determina il minor danno con migliore "restitutio ad
integrum" ed ottimi risultati di guarigione; per quanto riguarda la terapia con il laser, si è costatata la
presenza di virus nei fumi emessi durante il trattamento, che contaminando
l'ambiente potrebbero infettare l'operatore con un certo rischio di
evoluzione in carcinoma a cellule squamose
della laringe, dei seni nasali e dei polmoni.
* Dott.
Guido
Donati - specialista in venereologia |
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