Argil: il nostro progenitore europeo

di Guido Donati

Da quando Carl von Linné (Linneo) nel 1735 classificò, nel Systema naturae, uomini e scimmie nella stessa famiglia tassonomica e da quando nel 1871 Charles Darwin pubblicò l'Origine delle Specie, affermando per la prima volta che l'essere umano si è evoluto da progenitori comuni agli altri primati, passo dopo passo gli scienziati hanno messo nuovi tasselli nel mosaico dell'evoluzione umana, che hanno via via confermato le tesi iniziali. Nonostante ciò c'è ancora qualcuno che dubita dell'origine comune tra uomini e primati. E c'è chi interpreta questa discendenza comune a proprio comodo. Così l'errore nella lettura delle tracce lasciate dai nostri progenitori determina visioni del tutto opinabili. Il rappresentare gli ominidi come specie sanguinarie e aggressive, e immaginarli dotati di un'innata crudeltà giustificherebbe certi comportamenti tipici di una società violenta come la nostra.

Cranio visto lateralmente

Cranio visto frontalmente

Ciò si traduce nel togliere la speranza in un mondo migliore, se siamo "geneticamente" cattivi non vi è possibilità di migliorare, e questo è un messaggio che spesso trapela dai mass-media, dal cinema, dai documentari, ecc. L'altra interpretazione pericolosa è quella di vedere nell'evoluzione razze superiori e razze inferiori. 

Uno degli uomini che ha contribuito alla ricostruzione della nostra storia è Italo Biddittu, che dopo anni di assidue e appassionanti ricerche, nel Marzo del 1994, è stato l'autore del ritrovamento dell'uomo di Ceprano, il fossile umano più importante d'Europa. Nella valle del Sacco tra Pofi e Ceprano (FR) 800.000 anni fa viveva Argil, come viene amichevolmente chiamato dal suo scopritore, era il nostro più  antico progenitore europeo, una sorta di "anello mancante" tra la linea evolutiva dell'Homo di Neandertal ed una probabilmente africana.