Anno 2 Numero 46 Mercoledì 19.02.03 ore 23.45

Gente e Paesi

Direttore Responsabile Guido Donati

 

ARPINO: PATRIA DI CICERONE, CAIO MARIO... 

di Piero Palumbo 

“Arpino”, dicono i dizionari geografici “comune in provincia di Frosinone con 7800 abitanti a 450 metri sul livello del mare, patria di Cicerone, di Caio Mario e del pittore Giuseppe Cesari noto come “Cavalier d’Arpino”. Notizie fondatissime ma manchevoli di un dettaglio essenziale: perché oltre ad essere un’amena cittadina ricca di memorie storiche, Arpino è all’alba del terzo millennio l’ultimo bastione della lingua latina. Qui e non altrove studenti provenienti da ogni parte d’Europa si radunano infatti ogni anno per tradurre e commentare brani tratti dall’opera di Cicerone. Il “Certamen ciceronianum arpinas”, questo il nome della manifestazione, festeggerà in maggio i ventidue anni. Il massimo oratore di Roma è naturalmente il maggiore orgoglio della città: lo ricordano la statua in bronzo che sorge nella piazza principale e il busto marmoreo che adorna con quelli di Mario e di Vipsanio Agrippa la facciata del liceo-convitto già citato, che di conseguenza si chiama “Tulliano”. 
Per tradizione ormai consolidata, il “certamen” sisvolge nel mese di maggio. Piacerebbe che i discorsi e i saluti fossero pronunciati in latino. Purtroppo non tutti gli assessori che interloquiscono sono in grado di esprimersi nella lingua di Cicerone e le esenzioni sono inevitabili. Ma il preside del Tullianum, professor Filippo anzi Philippus Materiale, si rivolge in latino a tutti i presenti (“omnibus qui vicesimo primo certamini ciceroniano arpinati intersunt”) e deplora anzi che i candidati alle recenti elezioni non abbiano seguito l’esempio del grande Arpinate, “qui semper patriae salutem suis commodis anteposuit”. Sono tempi tristi, mala tempora: e il preside Materiale non manca di ricordare le scelleratezze emerse negli ultimi mesi dalla cronaca, a cominciare dal feroce eccidio di Novi Ligure: “Paucis ante diebus enim audivimus de itala puella, Erica nomine, quae matrem et fratrem minorem, altero puero socio, occidit…”. Non c’è più rispetto per gli avi, dice il preside sempre in latino; appena possibile ce ne liberiamo segregandoli nelle case di riposo (“gerontocomiis parentes senes tradimus”, affidiamo i vecchi ai gerontocomi) mentre dovremmo seguire l’esempio di Enea che fuggendo dalla tragedia di Troia non esitò a caricarsi sulle spalle il padre Anchise (“tollere genitorem non dubitavit”). 
La premiazione è il momento più significativo e solenne del certamen, insignito dell’alto patronato del Presidente della Repubblica e apertamente sostenuto in passato da eminenti personaggi della cultura e della politica nazionale, primo fra tutti il senatore Andreotti. La consegna dei premi si svolge nella piazza principale di Arpino, preceduta da una serie di manifestazioni culturali in vario modo attinenti al tema dell’attualità di Cicerone: letture di classici con la partecipazione di attori noti al pubblico, incontri con letterati e critici europei, mostre d’arte, concerti, visite guidate alle città ciociare; e naturalmente discorsi di saluto, allocuzioni appropriate, scambi di opinioni e di propositi. 
Il “Certamen” nacque nell’ambito del più antico e prestigioso liceo della Ciociaria, appunto il “Tulliano”. Attraverso varie vicissitudini, l’istituto esiste dal 1626, quando un cittadino facoltoso e provvido, Desiderio Merolle, finanziò la fondazione di un collegio intitolato ai santi Carlo e Filippo: due secoli dopo, precisamente il 2 giugno 1814, il re di Napoli e delle due Sicilie Gioacchino Murat emanò il decreto che ribattezzò il Collegio San Carlo in “Collegio con convitto Tulliano”. Dopo l’unità d’Italia, la vita del Collegio dichiarato “Convitto nazionale” fu nettamente separata dalle sorti del liceo che accolse e formò molte generazioni di studenti laziali e marsicani. L’idea di richiamare ad Arpino studenti di ogni luogo nel nome di Cicerone balenò ventun anni or sono nella mente del preside del tempo, Ugo Quadrini, e trovò subito i necessari consensi. La prova si svolge nell’arco di una mattinata, durata massima cinque ore, e consente l’uso del vocabolario. Oltre diecimila studenti hanno partecipato finora al concorso, assurto al rango di evento culturale di rilievo internazionale: fra i ventidue vincitori del primo premio l’albo d’oro segnala uno studente polacco, uno tedesco, una studentessa ungherese e una svizzera. 

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