interviste a
JACQUES BREL
La canzone non è né un'arte maggiore né un'arte minore. Non è un'arte. É un campo molto povero perché imbrigliato da tutta una serie di discipline. lo vi sfido a esprimere chiaramente un'idea benché minima in tre strofe e tre ritornelli... Fare una poesia vuol dire sedersi, prendere una penna e lasciarsi guidare dalla propria immaginazione. II verso libero offre una grandissima libertá. Anche l'alessandrino pone meno costrizioni rispetto alle discipline che reggono la canzone. D'altronde, la musica, che è una cosa meravigliosa e per la quale ho il massimo rispetto - non penso che siano "rumori che costano cari" come sostengono certi intellettuali - perde gran parte delle sue qualità a partire dal momento in cui la si mette a servizio del testo. Non c'è niente di piú fastidioso che mettere una nota sotto una parola...
Da un'intervista di Jean Clouzet del 1964, in Clouzet, Jean.,
- Spesso compare l'insuccesso nelle tue canzoni e si direbbe, non so, che sia come un'ossessione. D'altra parte vi si trova altrettanto spesso la rivolta, magari all'interno dello stesso periodo. Non ti sembra contraddittorio? No, l'insuccesso non è un'ossessione, è una constatazione. Come si constata che si hanno due piedi, così io constato che l'insuccesso fa parte della vita; e che non sapere che si va verso l'insuccesso, credere che la vita andrà avanti come fosse un regalo, rende infermi, è uno sbaglio enorme. Bisogna poter prendere delle torte in faccia. Allora, la rivolta e l'insuccesso, non mi sembra contraddittorio, mi sembra logico. - E' l'insuccesso che sfocia nella rivolta o... E' sempre la rivolta che sfocia nell'insuccesso. - Tutto ciò, per te, sfocia in una visione politica della vita del mondo? Una "visione"... è una parola grossa, io non sono un visionario.
Ma insomma, il fatto politico è un fatto importante. - E ad esempio cos'è? Il fatto politico? E' l'amore; sì. Allora gli puoi dare tutti i nomi di questo mondo, ma è l'amore: un uomo di sinistra è un uomo che prova amore per gli altri; un uomo di destra è un uomo che prova amore per sé. Allora, qualunque sia l'etichetta... grosso modo, semplicemente, come un cantante di varietà ha diritto di esprimersi, è così... credo. Da un'intervista di Jacques Vassal, in Rock & Folk, n. 64, maggio 1972. - Sei curioso? Sì, bisogna essere come "scolaretti". Credo sia necessario essere umili e dire "io non lo so, vado a vedere". Non lo so, ma ci sono due modi di reagire di fronte a tutto ciò che non si sa: uno è decretare che è un'idiozia e l'altro è andare a vedere, e io preferisco andare a vedere, e confesso di avere un debole per gli uomini che vanno a vedere. [...] - Qual è il tuo ideale? E' cercare, ecco, credo sia questo, cercare, tentare, insomma cercare. - Tentare delle belle cose? Tentare delle belle cose è tentare d'amare il più a lungo possibile, perchè in fatto di fenomeni di invecchiamento l'unica cosa un po' delicata è che all'inizio, se si è un po' pratici, si amano spontaneamente tutti quanti e poi l'universo si restringe un pochino, no?! E la difficoltà consiste nel restare vigili e dirsi che quando non si ama qualcuno, è comunque nove volte su dieci perchè ci si sbaglia. Si tratta di andare a vedere, perchè si va meno veloci a 45 anni che non a 20, no?! Diciamo che andiamo a vedere ma non sempre andiamo a vedere; allora bisogna darsi un calcio nel culo e andare a vedere. Da un'intervista di Jacques Chancel su Radioscopie, 21-5-1973. - Hai paura di essere ricco? Sì, non mi piacerebbe per niente, perché il potere rende idioti e il potere assoluto rende assolutamente idioti, come diceva qualcun altro, e i soldi sono la stessa cosa. Le persone che hanno dei soldi pensano solo ai soldi che gli mancano; è davvero terrificante, e poi i soldi fissano gli uomini, li rendono immobili, ora, un uomo è fatto per essere mobile, di questo sono sicuro, sono incapace di provarlo, ma ne sono sicuro. Un uomo è fatto per muoversi, non è fatto per fermarsi, è fatto per continuare e per morire in movimento, eventualmente, ma non è fatto per... tutta l'infelicità viene sempre dall'immobilità. Si consumano le cose rimanendo immobili. - Com'è che bisogna vivere in piedi? In piedi e in movimento e non aver mai l'aria stanca, perché la luce ti investe proprio sulla testa. - E' per questo che ci sono molti che si piegano, che si inginocchiano... Non so, non sono qui per dire che certi si piegano o si inginocchiano, io non so se si piegano, io non credo che ce ne siano moltissimi che si piegano o si inginocchiano. Ce ne sono molti che si fermano e rimangono immobili, questo è certo. Bisogna dire però che ci sono parecchio cose che fan sì che si fermino. Ibidem. [...] Io non ho mai avuto un Far West. Me l'hanno rubato. O meglio, non me l'hanno mai dato. Me l'hanno rubato nel momento in cui me ne hanno parlato, dal momento in cui me l'hanno vagamento promesso. Allo stesso modo ci promettono Babbo Natale e ci assicurano che l'amore è eterno, fino al giorno in cui confessano che era tutta una farsa. Quando ero piccolo si sono dimenticati di dirmi che il Far West e l'amore erano solo una farsa. [...] Avrei voluto avere un vero Far West, ma non è possibile [...] So che non ci sono più i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Da Clouzet, Jean. Op. cit., p. 80-81. - E qual è per te, Jacques Brel, l'ingiustizia più lampante del mondo? La nascita? No, non è la nascita. Credo che l'ingiustizia più lampante sia il comportamento degli adulti quando uno ha dieci o quindici anni. Perché in quel momento, non può farci niente, non è necessariamente con i suoi genitori, il ragazzo, insomma, ma in quel momento il comportamento agisce, perché in realtà credo che tutta la vita si decide nel momento in cui per la prima volta un essere dotato di ragione si chiede se sono gli adulti che sono "coglioni" o se è lui che si sbaglia, e, effettivamente, dato che è l'atteggiamento dei rari adulti a cui sta accanto in quel momento, è da quell'atteggiamento che dipende la risposta che è definitiva per il ragazzo, dunque a quel punto può esserci un'ingiustizia.
- Questa è una della ragioni che ti spingono a reinventare sempre il mondo dell'infanzia. Bisogna tornare indietro? No, non esistono gli adulti, è solo un atteggiamento, non si finisce più di correre dietro ai sogni che avevamo quando eravamo piccoli, è sicuro, è per questo che un uomo che non trema davanti a una donna, non devono venirmi a dire è virilità, è idiozia, - non è così - bisogna tremare fino a morirne davanti alle donne. Certo. Dall'intervista di Jacques Chancel, Radioscopie, cit.
- Quando canti la giovinezza, l'amore, canti cose perdute o cose che ritornano?
No, canto cose che non mi sembrano sufficientemente a punto, attualmente, se vuole, che mi sembrano... ne manchiamo, ecco, ne manchiamo. - Manchiamo di giovinezza o manchiamo d'amore? Ibidem. [...] Manchiamo di tenerezza, manchiamo di infanzia, insomma manchiamo di stupore. Sì, una volta si mostravano i morti, persino ancora quando io ero piccolo si vedevano i morti. Nelle famiglie c'erano persone malate, le vedevamo, ma non le vediamo più. Vedevamo i morti e ora non vediamo più i morti, penso che la gente adesso creda di essere in salute. E dal credersi in salute al credersi eterni c'è un passo. E, a volte mi sembra, gran parte dei loro problemi sono problemi da immortali, mentre siamo tutti mortali. E' per questo che voglio dire che bisogna andare a vedere, bisogna... bisogna sapere tutti i giorni che siamo mortali, e l'idea della morte non è un'idea triste, è un'idea di una salubrità eccezionale. Ci sono un sacco di problemi che sono problemi da immortali e che dunque, a me, non mi toccano, giusto?! Ibidem.
Jacques Brel, 1; De Bruxelles à Amsterdam.,